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Analisi poesie Ungaretti, Schemi e mappe concettuali di Italiano

poesie analizzate: "In Memoria", "Porto Sepolto", "Levante", "Nasce Forse", "Ricordo D'Africa", "Notte di maggio", "Lindoro di deserto", "Girovago", "Silenzio"

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019
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Caricato il 11/01/2019

sarap16
sarap16 🇮🇹

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Scarica Analisi poesie Ungaretti e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! IN MEMORIA: La poesia è dedicata all’amico arabo Mohammed Sceab, con cui Ungaretti condivideva una stanza nel Quartiere Latino, morto suicida perché incapace di sopportare lo sradicamento dalla sua patria originale. Sceab non può integrarsi nell’ambiente parigino e nemmeno rimanere legato ai costumi della sua vecchia patria. Nomade non solo per motivi di sangue (i suoi mitici progenitori sono appunto “emiri nomadi”, v. 4), Sceab non possiede il dono della poesia, attraverso cui Ungaretti riesce invece a sopportare il medesimo destino. Ungaretti condivide con Sceab la condizione di sradicato (déraciné): il poeta nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani, e lì trascorre la giovinezza. Si trasferisce poi a Parigi nel 1912, entrando a contatto con i grandi intellettuali del tempo. Tuttavia, a differenza del compianto amico arabo, Ungaretti riesce a “sciogliere il canto del suo abbandono” (vv. 20-21) e salvarsi grazie alla poesia. PORTO SEPOLTO: Il “porto sepolto” di Ungaretti è quindi un'immagine carica di simbolismo, in cui il dato reale si fa tramite per comunicare una verità più remota ed universale. L'aggettivo porta infatti con sé l'idea di un mondo sottostante e precedente: da un lato, esso allude ad un porto di età tolemaica nella città di Alessandria, antecedente alla fondazione da parte di Alessandro Magno che colpisce la fantasia del poeta; dall’altro “sepolto” è simbolo di un mistero che ha in sé “un inesauribile segreto”, paragonabile a quello dell’animo umano, su cui il giovane Ungaretti riflette e si interroga mentre è nelle trincee della Prima guerra mondiale. A questo mistero si collega anche una specifica funzione del poeta e della poesia, che Ungaretti chiarisce nei primi tre versi del Porto sepolto: i versi devono riportare alla luce e poi disperdere - cioè, diffondere tra gli uomini - ciò che il poeta ha scoperto nel fondo del porto. La poesia e l'attività del poeta sono il compimento dell'illuminazione iniziale che ha permesso la scoperta del mistero stesso. La narrazione poetica e la parola rappresentano, agli occhi dell'autore e di tutta una tradizione letteraria, un mezzo di conoscenza di sé stessi e di comunicazione e fratellanza con gli altri, qualcosa attraverso cui indagare l'ignoto che vive dentro ciascuno di noi. Ed ecco che il ripercorrere le epoche, il discendere per riscoprire il "porto sepolto" (quasi recuperando il topos classico della discesa agli Inferi, diffuso dall’Eneide fino alla Commedia di Dante) si collegano con le tematiche prevalenti dell’intera raccolta. Dal punto di vista metrico, Il porto sepolto è emblematico della produzione poetica ungarettiana: la lirica è composta da versi liberi e molti brevi, inframmezzati da pause frequenti. La protagonista assoluta è la parola “nuda” e la punteggiatura è del tutto assente. LEVANTE: È una poesia sulla quale Ungaretti ha molto lavorato e che va messa in connessione con un'altra intitolata Nebbia. La lirica nasce dal ricordo della prima partenza di Ungaretti per l'Europa; composizione dalla genesi piuttosto tormentata, appare incentrata, nella sua stesura definitiva, sulla contrapposizione fra il poeta solo che medita su episodi del tempo trascorso nella terra della propria infanzia e altri passeggeri della nave che passano in baldoria un momento potenzialmente carico di tristezza e di speranza, quale quello del viaggio dell'emigrante. Rievoca il tema del viaggio e la sera della partenza da Alessandria d’Egitto, quando nel 1912 Ungaretti si imbarcò verso Parigi. Partire verso la Francia era un partire verso un futuro non chiaro. La poesia è formata da una serie di ricordi, suoni, odori, rumori della sera della partenza, quando l’io lirico da solo, in un angolo, ascoltava una sorta di dormiveglia ciò che avveniva in quella nave. “levante” ha un doppio significato: significa oriente, ma è anche il participio presente del verbo levare, nel senso di andare. La linea vaporosa è il fumo della nave che si disperde nel cielo. Percepisce dei rumori, dei colpi di mani che battono, sono “picchi”. Qualcuno suona un clarinetto che emette suoni striduli che sembrano cerchi che accompagnano la linea vaporosa del camino. È la folla che alla partenza si saluta e poi c’è qualcuno che suona il clarino. In questa lirica emerge il contesto multiculturale che contraddistingue la vita di Ungaretti, ad esempio quando dice che gli emigranti soriani ballano. Quel giovane solo a prua rievoca i sabati sera che sta abbandonando. Ciò che gli viene in mente è l’immagine di un funerale ebraico che sfila per i vicoli di Alessandria l’occhio si sposta verso il mare. L’acqua è confusa come quei rumori che provengono dalla coda della nave dove alcuni ballano e suonano. NASCE FORSE: Questa poesia è ambientata in una città avvolta dalla nebbia, una nebbia che cancella tutto, anche gli esseri, li rende invisibili. La città in questione è Milano, dove Ungaretti visse dopo aver conseguito la laurea in letteratura francese alla sorbona. La nebbia rappresenta lo smarrimento e la confusione esistenziale che ungaretti attarversa in quel periodo della sua vita e si contrappone al paesaggio africano della sua infanzia. Se il presente è negativo, il passato, per i processi memoriali, assume una connotazione positiva. Eppure, in mezzo alla nebbia del presente l’io forse intravede un fiume. Esso simbolicamente porta a una purificazione, che permette al pota di sentirsi in armonia col tutto, di percepire la propria esistenza e il proprio stesso corpo come una parte dell’universo, e a una regressione, che permette di recuperare il proprio passato individuale, facedone quasi un attributo del presente. tale regressione porta l’io lirico ad alessandria d’Egitto, sua città natale, dove ascolta il canto seduttore delle sirene. “la nebbia aveva mutato in quell’ora Milano, in un lago che come un miraggio mi richiamava alla mente il lago Mareotis, nel deserto vicino ad Alessandria. RICORDO D’AFRICA: è una lirica sul tempo che distrugge tutto e sul ricordo di ciò che è stato. La città è Alessandria d’Egitto, che viene rapita dal sole. Il sole porta luce e protezione, a differenza della nebbia. Tuttavia un sole troppo intenso, oscura la visione delle cose, non si vede più. È il ricordo d’africa della gioventù, che lentamente si sgretola sotto il peso della lontananza e del trascorrere del tempo. Neanche il ricordo dei cari, di chi non c’è più riesce a restare visibile sotto un sole accecante. NOTTE DI MAGGIO: è la visione notturna di Alessandria dall’alto. il cielo viene considerato come una figura umana che pone sopra i minareti, le torri delle moschee, ghirlande di lumi, cioè stelle che si dipingono a ghirlanda quasi ad omaggiare quei luoghi di culto che si protendono verso il cielo fondendosi con esso, creando un’armonia dialettica tra il cielo e la terra, oltrepassando i limiti della finitudine. LINDORO DI DESERTO: ha come scenario quello della guerra. L’io lirico soldato, dopo aver fatto la veglia al buio, viene illuminato da un’alata di sole. Di fronte a questa visione, l’io impallidisce. A Ungaretti appare quasi miracolosa la ricomparsa della luce dell’alba. La sua vita è un ghirigoro di nostalgie, un intreccio di
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