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Analisi Primo Atto della Celestina, Sintesi del corso di Letteratura Spagnola

Analisi dettagliata utile per letteratura spagnola

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 30/03/2018

serena-mainardi
serena-mainardi 🇮🇹

4.7

(9)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Analisi Primo Atto della Celestina e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! LA CELESTINA - ATTO I Calisto, entrando in un giardino con l’intento di inseguire il suo falcone, incontra Melibea. Vedendo la bellezza della ragazza, il giovane afferma che in lei si concentra la bellezza di Dio. Nonostante il cortese complimento il ragazzo viene da lei prontamente respinto e cacciato. Il gesto di Melibea lascia Calisto molto angosciato, al punto di ordinare al servo Sempronio la chiusura immediata delle finestre, rimanendo così solo nell’oscurità. Il servo intuisce il suo mal d’amore e in un primo momento si decide a lasciarlo nella sua solitudine. Ripensa però a quanti dicono che questo genere di sofferenze si curino con la compagnia, oltre al pensiero della sua amata Elicia, e si propone di aiutarlo. Calisto pare delirare, pronunciando versi e identificando Melibea con Dio. E’ innamorato ormai a tal punto della ragazza da arrivare a definirsi, non più cristiano, ma “Melibeo”. Il servo rimane profondamente colpito, paragonando il peccato del padrone a quello di Sodoma. Il paragone provoca le risate di Calisto, che tutto avrebbe pensato meno che a quello. Il giovane comincia così a elencare tutte le doti della ragazza. Partendo dalla nobiltà della sua stirpe, alla sua grazia, alla sua bellezza, ai suoi lunghi capelli simili all’oro, ai suoi occhi verdi a forma di mandorla, alle sue lunghe ciglia, al naso perfetto, alla bocca piccola ma carnosa, ai denti minuti e bianchi, a quel colorito bianco, alle piccole mani con le dita affusolate. Paragona il suo corpo “perfetto” a quello di una vera e propria dea. Sempronio, stanco di ascoltare questo delirio, pensa a un rimedio. Comunica al suo signore di conoscere una vecchia di nome Celestina che potrebbe decisamente fare al caso suo. Il servo si reca così presso la casa della mezzana, dove vive anche la ragazza di cui egli è innamorato, Elicia. Mentre Sempronio parla con la vecchia donna, Calisto rimasto a casa ha un incontro con un altro suo servo, Parmeno. Poco dopo i due sono interrotti dall’arrivo di Sempronio e Celestina, che fanno il loro ingresso nella casa. Parmeno non è contento nel vedere la donna, questo perché in passato era stato suo servitore ed era venuto a scoprire quello che stava dietro a tutte le sue attività. Calisto però intima al suo servitore di smettere di pronunciare queste falsità, desideroso di scoprire come questa mezzana potrebbe risolvere la sua situazione. La natura della vecchia esce subito allo scoperto, si mostra, infatti, avida di denaro, mentre il servo Parmeno continua sottovoce a preoccuparsi per il suo padrone, caduto ora nelle grinfie di quella strega. Celestina non rimane certo ad ascoltare Parmeno, rispondendogli a tono. La mezzana racconta così del suo rapporto con la madre, che in punto di morte le aveva raccomandato il figlio e lei lo aveva sempre trattato come tale. Per questo motivo era felice di vederlo al servizio di Calisto ma allo stesso tempo gli raccomanda di non fidarsi mai fino in fondo dei signori come lui, provando in questo modo a tirarlo dalla sua parte. Quando Sempronio e il giovane Calisto si avvicinano i due cessano la conversazione. Celestina chiude il dialogo con il servo consigliandolo di farsi amico Sempronio, in modo tale da avere più possibilità di riuscita nell’impresa. Immediatamente i due servi si avvicinano e, dopo essersi scambiati l’informazione su quanto Calisto avesse pagato la mezzana per farsi aiutare, si beffano ridendo dell’ingenuità del loro padrone. Questo è ciò che accade nel primo atto della Celestina, atto che come si può leggere nella lettera “El auctor a vn su amigo”, è un atto ritrovato da Fernando de Rojas e che costituisce il punto di partenza per il completamento dell’opera da parte sua. Rojas non conosce l’identità dell’autore di questo primo atto, ne rimane però profondamente colpito. Lo stile elegante, il suo sottile artificio, la composizione e l’intenzione tematica lo spingono a provare il desiderio di rileggerlo più e più volte, come lo scrittore afferma nella lettera. Rojas definisce il suo personale continuo della narrazione, scritto nel corso di soli quindici giorni durante una vacanza nella città di Salamanca, come la parte “menos valiosa”, eccedendo forse nella modestia. Questa volontà di mistero, questa scoperta di un’opera d’arte frammentaria, scritta da mani sconosciute, insieme ad un gioco alternante di rivelazioni e occultazioni della sua personalità, ha provocato non poca incredulità e sospetto. In molti sono infatti a credere che l’alone di mistero che avvolge l’identità dell’autore “originale” della Celestina sia in realtà voluto da Rojas. Forse, dato la sua condizione di giurista, ha deciso di non firmare un’opera tanto scandalosa per paura della repressione dell’Inquisizione. Alcuni nomi di possibili autori di questo primo atto sono citati nella Carta introduttiva dell’opera, per esempio si potrebbe trattare di Juan de Mena o di Rodrigo Cota. La questione ha provocato numerose discussioni, creando ulteriore confusione e aumentando i vari dubbi già esistenti in merito. Nonostante queste due possibili identità, gli eruditi sono d’accordo nell’affermare che, per diverse ragioni, né Cota né Mena sembrano esserne gli autori. E’ l’atto iniziale, che ci introduce all’interno del mondo della Tragicommedia, ci porta a conoscenza dell’origine dei fatti narrati al suo interno. Avviene qui il primo, decisivo, incontro tra i due protagonisti, Calisto e Melibea. Il giovane posa per la prima volta gli occhi sulla ragazza, rimanendo folgorato dal suo fascino. Questo primo incontro avviene nel giardino della ragazza, il “locus amoenus” della tradizione cavalleresca. Qui si definisce “prigioniero di una dolcissima prigione”, “immerito” e “indigno”, poiché si sente decisamente inferiore rispetto alla donna amata, la quale è elevata al rango di dea. La corteggia proprio come farebbero gli eroi cavallereschi, risultando però per lo più parodico. Commette, infatti, un grave errore: si rivolge alla ragazza come se fosse già sua, dimostrando così un carattere irruento e impulsivo, esattamente opposto a quello di un eroe cavalleresco. Si dichiara “Melibeo”, questo passaggio è considerato uno fra i più famosi dell’opera, fatto che è considerato un’eresia, una blasfemia. Afferma, infatti, di credere più in Melibea che in Dio, un’affermazione che non poteva essere pronunciata all’epoca. La deificazione della figura di Melibea compiuta da Calisto rimanda alla descrizione di Dulcinea del Toboso fatta nel Don Quijote, ancor più aperta parodia al genere cavalleresco. Anche l’inizio dell’opera appartiene alla tradizione cavalleresca, come la perdita del falco, l’accesso al giardino, l’iniziale rifiuto di Melibea e il prostrarsi all’amata di
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