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Analisi "Sei personaggi in cerca d'autore" Pirandello, Sintesi del corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo

Luigi PirandelloTeatro italianoTeatro del '900Teatro moderno

Analisi dell'opera "Sei personaggi in cerca d'autore" di Luigi Pirandello. Contiene un riassunto della vita dell'autore, la trama e i temi principali dell'opera.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 05/03/2020

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Scarica Analisi "Sei personaggi in cerca d'autore" Pirandello e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE Datazione: 1921. Prima nel maggio 1921 al Teatro Valle di Roma. La rappresentazione che ebbe maggior successo fu nel 1925. Autore: Luigi Pirandello (1867-1936). Ambientazione: di giorno, su un palcoscenico di teatro di prosa. Personaggi: Personaggi della commedia da fare: il padre, la madre, la figliastra, il figlio, il giovinetto, la bambina, Madama Pace Gli attori della compagnia: il direttore-capocomico, la prima attrice, il primo attore, la seconda donna, l’attrice giovane, l’attore giovane, altri attori e attrici, il direttore di scena, il suggeritore, il trovarobe, il macchinista, il segretario del capocomico, l’uscere del teatro, apparatori e servi di scena. CONTESTO L’affermazione del teatro di regia nella fine dell’Ottocento avvenne in un periodo in cui le modalità di rappresentazione legate al naturalismo entrarono in crisi sulla spinta delle grandi trasformazioni del secolo. Questi processi accelerarono con la Prima Guerra Mondiale. Si inizia a pensare che i valori morali umanistici del secolo precedente siano totalmente superati. Tutto questo porta all’affermazione da un lato delle avanguardie con proposte rivoluzionarie e dall’altra a ripensamenti del teatro tradizionale. Tutti gli autori degli anni ’20 e ’30 erano accomunati dai tentativi di rinnovamento delle istanze rappresentative. Spesso traevano spunto dai classici, mentre altre volte si ispiravano ad autori della fine dell’Ottocento come Ibsen e Cechov. L’Italia era indietro rispetto all’ambiente teatrale internazionale. Ci furono tentativi di rinnovamento tematico e stilistico da parte di Gabriele D’Annunzio, ma non rappresentativo. L’arretratezza rappresentativa italiana era dovuta al suo sistema economico e distributivo. Le compagnie addirittura non avevano sede fissa. AUTORE Luigi Pirandello è considerato uno dei più grandi autori teatrali del ‘900. Egli non è paragonabile alle avanguardie, ma ne condivide la posizione critica. Pirandello interpreta la crisi del teatro italiano di quel periodo. Inizialmente scrive testi su commissione e per ciò sviluppò l’idea dell’impossibilità del teatro di raggiungere l’analisi interiore. Unì questi temi alla sua prosa (c’è una grande reversibilità tra la sua prosa e il suo teatro). Negli anni ’10 scrive testi in dialetto siciliano poi tradotti in lingua (la patente 1917, Liolà 1917) e altri drammi, come Se non è così (1915), Così è (e se vi pare) (1917), Il giuoco delle parti (1918) dove fuoriesce la sua concezione umoristica. Questo teatro, definibile ‘del grottesco’, lo spinse all’analisi del rapporto tra realtà e finzione. Il culmine di questa analisi è appunto il suo dramma-manifesto Sei personaggi in cerca d’autore (1921), in cui rappresenta sia la crisi del dramma borghese, sia la crisi dell’individuo. Questo dramma lo porterà al successo mondiale (nel 1934 gli verrà assegnato il Nobel per la letteratura) e segnerà l’inizio della trilogia del ‘teatro nel teatro’ (Ciascuno a suo modo 1924, Questa sera si recita a soggetto 1930). In questa seconda fase Pirandello si avvicina di nuovo al teatro, attenuando la sua posizione critica. Fonda il Teatro d’Arte di Roma nel 1924. Si avvicina anche al teatro attoriale tramite una relazione con l’attrice Marta Abba. L’ultimo periodo vede Pirandello convinto delle grandi potenzialità del teatro, ma non riconciliato con la società borghese. Il suo ‘testamento’ incompiuto è I giganti della montagna (1936). TRAMA Atto 1:La scena si apre con un palcoscenico apparentemente in corso di allestimento per consentire le prove del secondo atto di un'opera teatrale dello stesso Pirandello (Il giuoco delle parti). Mentre gli attori 1 ed i membri della compagnia si organizzano per la realizzazione della prova, l'usciere del teatro annuncia al capocomico l'arrivo di sei personaggi, i quali lo seguiranno con aria smarrita e perplessa, guardandosi intorno. Il direttore-capocomico, inizialmente indispettito dall'interruzione delle prove, si lascia convincere dai personaggi i quali intendono raccontare il loro dramma, pensato dall'autore che li creò, ma mai vissuto fino in fondo. Preso dalla vicenda, il capocomico si decide a rappresentare il dramma dei personaggi sulla scena, utilizzando gli attori della compagnia con risultati poco convincenti. Saranno poi gli stessi personaggi a rappresentare, di persona, il loro dramma. In realtà la loro vicenda è in relazione con quella di un settimo personaggio, che si materializzerà a sua volta più avanti. Lo svolgimento dell'intera vicenda si evince soprattutto grazie alle battute del Padre e della Figliastra. Il Padre, uomo distinto sulla cinquantina, racconta di essersi ritrovato ad abbandonare la Moglie ed un Figlio, per il bene di lei e per consentirle di crearsi una nuova vita con un altro uomo, il segretario che viveva in casa loro. Ciò nonostante, il Padre non perde mai di vista il nuovo nucleo familiare che crescerà con la nascita di altri tre figli: la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. L'equilibrio della nuova famiglia crolla con la morte del segretario. La Madre e la Figliastra si trovano quindi a lavorare presso un atelier gestito da Madama Pace la quale, insoddisfatta del lavoro della Madre, punta gli occhi sulla Figliastra e, approfittando della sua bellezza e della sua giovane età, le propone di intrattenersi con degli uomini se non vuole che la Madre rimanga senza lavoro a crescer sola quattro figli. La ragazza accetta, ma il destino vuole che un giorno ella si ritrovi di fronte, in veste di cliente, proprio il padre. Madama Pace, che di fatto è il settimo personaggio, non è in scena fin dall'inizio; evocata più volte, farà la sua apparizione quando ricreano la scena del retrobottega dell'atelier. Ella entra dall'uscio in fondo ma fa solo pochi passi verso il centro del palcoscenico. Si tratta di una donna grassa e con capelli di lana color carota adornati da una rosa fiammante. Veste un abito di seta rossa ed ha un ventaglio di piume in una mano, mentre nell'altra tiene una sigaretta accesa. Gli attori della compagnia, spaventati dalla presenza improvvisa della megera, fuggiranno dal palcoscenico, lasciando in scena la stessa e la figliastra. Inizia in tal modo la scena in cui, con una ridicola parlata mezzo italiana e mezzo spagnola, la madama annuncia alla Figliastra l'arrivo di un cliente (il Padre). Il capocomico, convinto dell'effetto della scena, la fa subito provare agli attori ma, a causa dell'eccessiva artificiosità della rappresentazione, la Figliastra scoppia in fragorose risate, convincendo il capocomico a permettere che i personaggi stessi rappresentino se stessi sulla scena, perché gli attori non sono in grado di vivere appieno le emozioni provate dai personaggi veri. La rappresentazione continua fino all'arrivo della Madre in scena la quale cerca di separare il Padre e la Figliastra per impedire che il dramma si consumi; Madama Pace se ne va. La rappresentazione si interrompe bruscamente con l'abbassamento improvviso del sipario, provocato per sbaglio dal macchinista. Atto 2: La rappresentazione riprende ed è ambientata, stavolta, in un giardino dove il Figlio scopre la Bambina affogata nella vasca e, preso da orrore, scorge dietro un albero la figura del Giovinetto che, con occhi da pazzo e una rivoltella nascosta nella tasca, ha assistito alla scena. All'improvviso parte un colpo di rivoltella, seguito dal grido di disperazione della Madre. Allo sconcerto degli attori, che non sanno se il ragazzo sia morto o no, il Padre grida la verità di quegli avvenimenti. Il capocomico, indispettito per la giornata di prove perduta, ordina all'elettricista di spegnere le luci e licenzia tutti. Ma dietro il fondo, in cui si trovavano i personaggi andati a soccorrere il Giovinetto e la Bambina, si accende come per errore una luce verde che proietta quattro grandi ombre - quelle del Padre, della Madre, del Figlio e della Figliastra - sul capocomico, il quale scappa terrorizzato. Spento il riflettore escono dal fondo, nell'ordine, il Padre, la Madre e il Figlio, che si fermano in mezzo al palcoscenico. Ultima ad uscire è la Figliastra che, ripetendo la sua perdizione, corre verso le scalette e con una stridula risata rivolta agli altri scompare dalla scena. 2
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