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La Donna Scolarizzata: Il Ruolo delle Women nella Società del 800 e 900 a Milano, Appunti di Pedagogia

La situazione delle donne in Italia nel 800 e 900, con particolare riferimento a Milano. Le donne venivano allenate a parlare in pubblico e a intervenire con progetti condivisi. La scolarizzazione delle ragazze era un importante passo verso l'emancipazione. Il documento tratta anche del ruolo delle donne nel lavoro, della parità salariale e giuridica, e del femminismo pratico. Vengono citate figure chiave come Adelaide Coari e Sofia Bisi Albini.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 20/05/2022

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Scarica La Donna Scolarizzata: Il Ruolo delle Women nella Società del 800 e 900 a Milano e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! ANALISI STORICA E DEI SISTEMI EDUCATIVI 2 La donna diventa soggetto che elabora interventi educativa a soggetti di utenti diversi. Non è solo un cambiamento di prospettiva ma documenta il cambiamento nella società. La scolarizzazione dell’800 ha come conseguenza anche la conquista di nuovi ruoli inediti per la donna, anche se non era ancora adeguatamente riconosciuta. La donna fa parte dell’associazionismo sindacale ma non gode ancora del diritto di voto, non ha la parità giuridica con l’uomo. 1908 ricordiamo il congresso, si parla della donna conferenziera; le donne dovevano essere allenate a parlare in pubblico. La donna scolarizzata riesce a farsi interprete, conosce e vedere dei bisogni educativi nella società dell’800 e 900 e intervenire con progetti condivisi con altre donne o uomini. Allora la donna non è più destinataria ma è colei che mette a punto il progetto, lo elabora. L’intervento in ambito sociale è sempre legato ad un progetto politico, di sanificamento della società. Donna consapevole della sua capacità di cambiamento della società. Cultura magistrale nella Lombardia del primo Novecento. Il contributo di Maria Magnocavallo (Capitoli 1, 2,3 e 5). Tratta di questa maestra, Maria Magnocavallo (1869-1956). È una donna poco nota perché ,come abbiamo detto, si parla di un silenzio delle donne: non si parla di donne e non abbiamo testimonianze di donne. Quando questa rivista francese (Annales) sposta il punto di vista e dicono che la storia non è fatta solo di grandi eventi e di uomini, ma anche di donne. Questa rivista parla di storia sociale, degli ultimi. Va alla ricerca di documenti che diano voce agli ultimi, coloro che non avevano lasciato tracce importati nella storia politica. Gli storici, via via, recuperano anche la storia delle donne (che nell’800 iniziano a scrivere). Dagli anni ’70 del 900 comincia un’attenzione anche al ruolo delle donne. In questo contesto c’è anche un’attenzione alla figura della maestra, tra cui quella di Maria Magnocavallo. Non è una vittima. È una protagonista attiva, battagliera, consapevole del proprio ruolo. Maria Magnocavallo è di origine bresciane, prende la patente magistrale ed entra nelle scuole del comune di Milano. Quando il suo nome diventa noto? 1923 si celebrano i 100 di una rivista magistrale (scuola italiana moderna). Questa rivista dedica una giornata al convegno per i suoi 100 anni. Questa maestra era direttrice di una sezione di quella rivista. Si occupava di definire le attività didattiche nelle scuole elementari. 1916 diventa direttrice della didattica della rivista. Nel 1916 aveva già quasi 50, perché la rivista assegna questo compito a questa maestra? La famiglia non aveva conservato le sue carte alla sua morte. I maestri in generale non sono stati valorizzati nella storia, quindi, le loro carte sono state disperse, perché rispetto ad altri intellettuali il maestro è l’ultimo degli ultimi. A maggior ragione le donne hanno ancor meno consapevolezza, le donne hanno dato scarsa rilevanza perché son state educate ad una maggiore sobrietà. E se loro stesse non erano convinte del loro ruolo, perché doveva esserlo la famiglia? Questa maestra non ha conservato tutte le carte. Essendo le scuole elementari legate ad un comune, c’era una visione centrata sul comune. Il primo capito ricostruisce la scuola in cui entra negli anni 80. Il secondo capitolo si concentra sull’emancipazionismo femminile. Circolo rossari associazioni femminile milanese di area cattolica. Da qui si ricostruisce uno degli ambiti nel quale questa donna si afferma. Un altro ambito è quello dell’associazionismo magistrale, li emerge il suo ruolo di protagonista. È una delle fondatrice dell’associazione magistrale cattolica Niccolò T.. (CERACRE). Come nel femminismo, nell’associazionismo, porta avanti battaglie di tutela e porta avanti anche un impegno di formazione rivolta alle donne. 1916 assume la direzione didattica e la rinnova appoggiandosi prima al positivismo di Gabelli, poi, con la riforma Gentile, guardando con maggiore attenzione a Lombardo Radice. Le Mariuccine. Storia di un’istituzione laica. L’Asilo Mariuccia (non fare il capitolo 3 e le pag. 375-414) Asilo come luogo di rifugio, luogo in cui trovare accoglienza. Non era rivolto a bambini piccoli ma a bambini e ragazzine minorenni che dovevano fuggire da realtà familiari difficili o che si erano allontanate dal tribunale perché erano vicine alla via della perdizione (via della prostituzione). Si ritenevano pericolanti, cioè non erano cadute nel peccato ma stavano per farlo. 1902 l’istituzione viene fondata a Milano. Istituzione voluta dall’associazione femminile socialista con lo scopo di raccogliere le ultime tra le ultime (ragazze pericolanti o le prostitute). Si intitola Asilo Mariuccia perché? Mariuccia è una ragazzina figlia di Luigi Maino, figura importate a Milano, imputato socialista, assessore di Milano. La moglie, Ersiglia Bronzini era impegnata dell’associazionismo all’interno dell’unione femminile nazionale. La coppia aveva tre figli, lei si trovava a Roma e mentre è a Roma la figlia Mariuccia sta male e quando arriva la figlia era già morta (12 anni). Questa donna non vive solo il lutto ma anche un grande senso di colpa perché non era a casa. Cade in depressione e le donne che insieme a lei fanno parte dell’unione nazionale femminile, decidono di chiamare questa istituzione in onore della figlia. La madre sarà poi presidentessa di questo istituto. Successivamente morirà anche l’altra figlia e rimarrà solo il figlio Edoardo che si prenderà cura dell’Asilo alla morte della madre. Qual è il progetto? È un progetto pensato dall’unione femminile nazionale per recuperare altre donne in difficoltà. Le socie capiscono che vi sono ragazze in difficoltà per le quali non vi sono istituzioni di educazione e assistenza adeguate. Istituiscono questo progetto vedendo prima quale sia il bisogno. Si rendono conto che ci sono adolescenti che non si definiscono pericolanti, ma ritengono che se c’è bisogno di un aiuto economico per le famiglie, loro vanno a lavorare (quindi lavoro minorile). In queste famiglie in genere vi è la madre e una figura maschile che non necessariamente è il padre. Queste ragazzine hanno un’idea di donna che è molto lontano dall’idea di donna o di famiglia tradizionale. Queste ragazzine sono l prime a meravigliarsi per l’etichetta che viene data loro (pericolanti). Sono state abituate che il loro corpo serve per portare soldi a casa. Quando arrivano all’asilo Mariuccia non accettano l’etichetta che viene data loro. Queste donne cercano dati in ordine alla devianza, disagio minorile, in ordine alla prostituzione clandestina prima di avviare questo progetto educativo. Capiscono che c’è un bisogno in città. L’obiettivo è che l’intervento non sia solo assistenziale ma rieducativo. Quindi rieducare quelle ragazze ad una nuova idea di donna e di famiglia. L’asilo Mariuccia continua a funzionare dal 1902. Il libro si chiude con un’ inchiesta volta a capire che fine hanno fatto le ex Mariuccine. Saranno state fedeli al progetto educativo. Per le strade del mondo. Liche e religiose tra Otto e Novecento. (pag 25-52 della prima parte più scegliere due parti tra la seconda, la terza e la quarta). Ci sono all’interno dell’800 e del 900, donne che segnano l’emancipazionismo femminile e sono suore o laiche ma non appartenenti a congregazioni religiose. Cioè il mondo femminile è coinvolto tramite religiose e laiche nella promozione del mondo femminile o di altre categorie di soggetti più deboli. Il progetto aveva l’obiettivo di studiare le proposte di laiche e religiose e vedere se il cammino delle laiche e delle religiose si incontra nei vari progetti. si rende conto che se continua a fare queste battaglie non potrà mai entrare nel mondo della scuola; le lascerà nelle mani di riviste. Allora il mondo cattolico si attrezza creando riviste dedicate al mondo della scuola, una di questa è “scuola italiana modera” (1903). Una rivista molto piccola che inizialmente fa fatica ad affermarsi. Nel 1904, viene rilanciata da una casa editrice “la scuola editrice”. Scuola italiana moderna nasce per essere una rivista magistrale animata da una visione cattolica ma che vuole entrare, vuole essere uno strumento di aggiornamento di tutti i maestri. Sarà la rivista in cui collaborerà anche Maria Magnocavallo. - Educazione scuola nella Milano “capitale morale”. Educazione scolastica dipende anche da quanto il comune investe. Secondo le inchieste, periodicamente lo stato promuove delle inchieste che vanno a mappare le attività scolastiche della scuola italiana, il dato che emerge dalle inchieste è che Milano insieme ad altre grosse città dell’Italia, gode di un sistema scolastico molto apprezzato. Un sistema scolastico che è ricco di potenzialità. Il modello di sviluppo economico incide sullo sviluppo dell’alfabetizzazione. Milano si trova in un contesto che ha tassi di analfabetismo minori. Solo 1/3 delle scuole italiane ottiene un giudizio positivo, cioè erano scuole buone. Se metà delle sedi scolastiche in Italia ottiene il giudizio di “buono”, a Milano il 70% delle scuole aveva il giudizio buono. Il giudizio di valente a livello nazionale era al 37% a Milano e provincia era il 58% e a livello del solo comune di Milano era dell’81%. Questo perché i grandi comuni selezionavano in base ai concorsi e ciò permetteva di avere i migliori insegnanti. È vero che Milano ha un buon sistema scolastico e nei dati del 1851, Milano e Torino sono le città con il minor numero con analfabeti, ma nel corso degli anni Milano fatica a diminuire il numero di analfabeti. Perché ha fatto fatiche? Perché dopo il 1881 il comune di Milano ha integrato il comune dei corpi santi (territorio che circondava Milano), quindi si contano più cittadini. Il comune dei corpi santi diventa la sede delle industrie milanesi, delle infrastrutture che servono per far funzionare Milano e la sua economia. Pur essendo un unico comune, le due realtà sono soggette a un sistema di tasse diverse. Fino al 1898 nel comune dei corpi santi non vengono tassati i beni di prima necessità (farina, burro, carne, ecc.). allor alle famiglie più umili decidono di trasferirsi nel circondario di Milano (comune del corpo dei santi). L’analfabetismo fa fatica a ridursi. Erano persona che per motivi lavorativi si trasferivano a Milano ma non erano persone analfabetizzate. Quindi l’economia Milanese che va verso l’industrializzazione, induce una maggiore migrazione e di conseguenza ha più difficoltà ad eliminare l’analfabetismo. Nel circondario di Milano vi erano cascine e ci sono i grandi proprietari terreni e ci sono i salariati agrari, quindi persone che lavoravano in quei terreni. Si costata che in Lombardia che le province che fanno più fatica sconfiggere l’alfabetismo sono quelli della parte basse della Lombardia, a sud prevalgono i salariati, contadini che si spostano per andare a lavorare in quella zona. La zona alpina è invece dominata da un’agricoltura ma non c’è la grande proprietà terriera ma la piccola. Dunque c’è un maggiore coinvolgimento del datore di lavoro, dove se deve vendere, comperare, firmare atti, deve saper leggere e scrivere e ritiene giusto investire sull’istruzione dei loro figli. Perché la Lombardia ha un maggior riscontro per la scolarizzazione? Perché la Lombardia era sotto il dominio austriaco e già nel 1818 vie era l’obbligo scolastico per bambini e bambine. Quindi già a metà dell’800 la popolazione si abitua a vedere l’istruzione come un bene. L’istruzione può migliorare la condizione sociale delle persone. Dal 1896 inizia la rivoluzione industriale in Italia, l’industrializzazione produce evasione dall’obbligo scolastico in Lombardia, nella lunga durata produce invece una maggiore scolarizzazione. In questo periodo si crea una maggiore sensibilità, consapevolezza della propria condizione esistenziale. L’istruzione è uno strumento che ti porta a batterti per le tue idee. Nel 1882 nasce il partito socialista italiano, si forma la coscienza operaia soprattutto a Milano. Sono gli anni dell’enciclica, in cui si viene a difesa contro il marxismo, viene detto ai capitalisti e ai datori di lavoro che la forza lavoro non è una merce ma è rappresentata da una persona e non può essere mercificata. Milano viene definita il laboratorio politico d’Italia, perché negli anni 90 si formano delle giunte comunali in cui i liberali si alleano con una delle opposizioni: liberali o socialisti. Milano in questi anni definisce sé stessa “capitale Morale” e lo fa in opposizione a Roma. Milano era la capitale politica, economica ma anche corrotta. Pero nel 1881 si mette in mostra questa Milano prevedente e benefica, cioè la Milano fatta di strutte volte a creare e promuovere la solidarietà sociale. In questo contesto l’istruzione è vista come una delle armi, strumenti che insieme alla beneficienza e al lavoro, sono le tre parole chiave a cui Milano punta per un processo di industrializzazione più umano, processo di industrializzazione che avrebbe dovuto evitare la conflittualità sociale che aveva connotato l’industrializzazione negli altri paesi stranieri. Milano è un contesto nel quale si ha cura dell’istruzione. Questo è concepito dal datore di lavoro, dal capitalista e dall’operaio. Troviamo una Milano che è fatta da maestri. Chi erano i maestri che lavoravano in queste scuole. Le grandi città sono scelte da maestri e maestre che si sottomettono a più concorsi, che sanno di dover dare il meglio ma che sono anche retribuite di più. Nelle grandi città si concentra l’élite magistrale del tempo. A Milano nascono alcune importanti riviste magistrali che segnano una svolta: Nel 1884 nasceil risveglio educativo rivista che comincia con una grande azione di propaganda. Nel 1897 nasce il corriere delle maestre rivista magistrale destinata alle maestre. Nel 1899 nascono i diritti della scuola si spostano a Roma in quanto più vicina al governo. Queste tre riviste sono stampate da case editrici che si occupano di scuola. Promuovono una pedagogia animata dal positivismo. Gli anni 90 sono gli anni in cui Maria Magnocavallo fa carriera all’interni della scuola. Questa maestra entra in scuola e in un contesto descritto precedentemente. Quindi vede l‘istruzione come un bene, un bene che promuove l’emancipazione della persona. Si inserisce in un contesto lavorativo professionale di alta qualità. Il secondo capitolo prende in esame l’impegno di Maria Magnocavallo per l’emancipazionismo femminile. A Milano nascono molte associazioni a favore dell’emancipazionismo. 1880 Lega promotrice degli interessi femminili (socialista). Tra le fondatrici troviamo Paolina Shift 1899 Unione femminile 1901 Lega femminile cattolica per la rigenerazione del lavoro. Promotrice Adelaide Coari 1901 fascio femminile democratico cristiano 1903 Federazione lombarda delle opere femminili affiliato al Consiglio Nazionale delle donne d’Italia L’emancipazionismo è espressione di presa di coscienza delle donne. Questa presa di coscienza si ha in area laica e in area cattolica. Non è un caso che Maria Magnocavallo partecipi alla vita sociale tramite l’emancipazionismo. Perché a Milano nasce questa consapevolezza dei diritti delle donne? Perché vi è una maggiore presenza del lavoro femminile. Quindi il lavoro femminile è una realtà che a un certo punto pone dei problemi. Inoltre il lavoro delle donne veniva svolto lontano dal nucleo familiare. Il 54% delle donne lavorava ma il 73% delle donne che lavoravano avevano tra i 15 e i 20 anni. Probabilmente dopo il lavoro e la nascita dei figli la donna smetteva di lavorare. Ciò significa che la maggior parte delle donne che lavoravano erano delle ragazzine che si spostavano lontano da casa. Questa consuetudine del lavoro femminile la si ritrova soprattutto nel lavoro magistrale. Queste associazioni mirano ad obiettivi comuni: - Il suffragio femminile  diritto di voto Non tutti però sono d’accordo, per alcuni il diritto di voto deve essere amministrativo e politico. Le socialiste chiedevano il diritto politico subito; per altri, invece, il diritto di voto deve essere solo amministrativo, comunale e solo successivamente arrivare al diritto politico. Quindi la conquista doveva essere progressiva. - Parità salariale  pari lavoro, pari stipendio Qua sono tutti d’accordo. - Parità giuridica  la donna non doveva più essere sottomessa all’uomo laddove doveva esercitare un diritto sulle proprie eredità. Significa anche poter accedere ai ruoli pubblici che l’uomo riveste (es. della vocatura). La donna non poteva rivestire un ruolo pubblico in quanto non è pari all’uomo. Solo dopo la legge del 1919 la donna può esercitare la vocatura. Nel 1919 perché gli uomini sono impegnati nella guerra e la donna deve ricoprire il ruolo maschile. Durante la guerra la donna si impegna anche nell’ambito dell’assistenza. La donna dimostra di avere la capacità di sostenere un ruolo pubblico, dimostra di essere cittadine quanto l’uomo. - Concessione della cassa maternità  riconoscere l’astensione prima e dopo il parto e che questa astensione debba essere retribuita. Si discute se questa cassa di maternità debba essere a carico dello stato, del datore o a carico dello stipendio. - Lotta alla prostituzione di stato  è lo Stato che è garante delle case di prostituzione, della pulizia, della situazione all’interno. Tutte le associazioni sono contro questa pratica in quanto ritengono che lo stato sia responsabile della prostituzione. Non a caso si dice abolizione della prostituzione di stato. Queste associazioni, tra loro diverse, si battono per degli obiettivi condivisi. Ma non solo si battono per gli stessi obiettivi, ma si battono con lo stesso metodo, ovvero tutte richiedono gli stessi diritti con gradazioni diverse ma tutte ritengono che per battersi per quei diritti devono essere in primis le donne, peccato che la maggior parte delle donne non erano consapevoli di quei diritti, ma non avevano neanche la cultura per potersi informare. Queste associazioni ritengono che se il femminismo vuole vincere la propria battaglia deve essere un femminismo che viene portato avanti da tutte le donne, non solo dalle intellettuali, perché sono una minoranza e la battaglia sarebbe già persa. All’inizio il femminismo era una battaglia di poche donne, donne attrezzate culturalmente, ma quel femminismo non si era tradotto in obiettivi concreti perché non aveva saputo parlare e coinvolgere le donne. La maggior parte delle donne non erano a conoscenza di questi diritti e non avevano il tempo di combattere per questi diritti. Il problema è creare occasioni perché queste donne vengano educate a capire i loro diritti, a capire che debbano combattere loro per i loro diritti. Quindi si cerca di creare delle occasioni per incontrale e educarlo. Perché il femminismo del primo 900 si chiama femminismo pratico? Perché vuoi tradurre gli obiettivi in qualcosa di concreto e perché crea attività assistenziali di educazioni rivolti alle donne. La convinzione dell’inferiorità della donna non è solo il frutto di una cultura razzista, ma esito del fatto che le donne ignorano, vi è un’ignoranza delle donne della condizione in cui vivono. Con il nuovo femminismo vi è una differenza dalla vecchia filantropia (carità, aiuto a chi ha bisogno). La vecchia filantropia era un aiuto e basta, quell’aiuto lasciava le donne nella stessa situazione in cui l’avevano trovate, cioè non lavorano. La filantropia agisce sul bisogno immediato ma non sulle cause che hanno procurato il bisogno. Se si capisce che quel bisogno ha delle cause, allora bisogna lavorare su quelle cause e lo puoi fare se hai un progetto politico. Un progetto politico è un progetto volto a costruire una società diversa, in cui le cause dell’emarginazione per la differenza di genere non ci siano più. Allora si deve capire il tipo di progetto che vuoi costruire. Il femminismo pratico fa ruotare questo progetto intorno al modello di donna nuova e di nuova cittadinanza. quel circolo a suo nome si voleva ricordare un uomo di scuola che si era legato all’unità nazionale, all’unità linguistica e culturale. Il giorno dell’inaugurazione il circolo Rossari ha come obiettivo l’istruzione e la formazione delle operaie. Il circolo Rossari organizza nei giorni festivi (la domenica pomeriggio) dei momenti di svago, cultura, istruzione e formazione. Individua come potenziali utenti quelle ragazze che frequentavano le scuole estive superiore, ragazze che tornavano a scuola per investire in una migliore opportunità professionali. Il circolo nasce nel 1898 e nel 1899 ha circa 100 iscritte. I primi articoli che la rivista pubblica sono firmati da Maria Magnocavallo. Un’altra finalità del circolo è quella assistenziale. Prevendeva una tassa di iscrizione che confluiva in una cassa comune messa a disposizione per le socie nel momento del bisogno. La cassa viene usata per aiutare le socie che si trovavano in particolare difficoltà. Inoltre funziona un po' come ufficio di collocamento. Si creano degli uffici di lavoro, in cui venivamo messe a disposizione le varie offerte di lavoro. Il circolo Rossari quindi si occupa di aiutare anche coloro che cercano lavoro. Quale tipo di cultura presente nel circolo Rossari: - Idea di femminismo che anima il circolo  conferenza di Ciro Luporini; viene pubblicata questa conferenza nella “rivista per signorine”. In questa conferenza si parla di femminismo, di diritti e del ruolo delle donne. Luporini parte dal tema della parità giuridica ed economica; esprime il suo pieno consenso per la parità salariale e cita, nel suo discorso, l’azione che sta svolgendo il movimento femminile. Il partito socialista non è del tutto d’accordo sulla parità salariale. Anna Culiciof (?) chiede la parità salariale al partito socialista, ma viene respinta. Si parte dall’idea che l’uomo è colui da cui dipende la solidità della famiglia. In virtù di questa ragione debba essere richiesto prioritariamente l’aumento di salario per gli uomini. Il lavoro femminile c’è ma è accessorio, c’è per aiutare la famiglia ma può non esserci. Per non penalizzare l’uomo nel ruolo di capo famiglia, il partito socialista chiede un innalzamento del salario (sia per donne che per uomini) ma non chiede la parità. Legge del 19 giugno del 1902, legge sul lavoro femminile e minorile; si dice che i ragazzi possono andare a lavorare solo dai 12 anni, da qui, nel 1904, l’innalzamento all’obbligo scolastico fino al dodicesimo anno di età. Luporini però dice no alla parità giuridica, quindi la donna per esercitare i suoi diritti doveva essere autorizzata dal marito. perché dice no alla parità giuridica? Perché evidenza la differenziazione dei ruoli. Sul diritto al voto non c’era contrarietà ma si diceva che la donna doveva dimostrate di essere all’altezza dell’esercizio di tale diritto. Si insisterà anche sulla ricerca della paternità, quindi obbligare l’uomo di prendersi la responsabilità dei figli illegittimi ed evitare l’infanticidio o l’abbandono. Quindi Maria Magnocavallo conosce un femminismo attendo ai diritti delle lavoratrici. Ma un femminismo più moderato sul riconoscimento giuridico della donna. Grazie a questa esperienza Maria Magnocavallo impara ad assumere ruoli direttivi, impara ad esporsi in pubblico. Le consente di avere competenze utili che serviranno quando sarà impegnata nell’associazionismo dei sindacati magistrali. Capacità di essere alla pari degli altri. Cosa impara dal circolo Rossari? La pone in contatto con la cultura dell’emancipazionismo nelle sue diverse sfaccettature. Porterà avanti una battaglia per la tutela del lavoro delle maestre. Idea di un femminismo moderato dai doveri, che porta a pensare che la donna deve sempre dimostrare di essere all’altezza. Questo femminismo dei doveri sarà presto superato. Vi è una grande sensibilizzata, da parte di Maria Magnocavallo, riguardo i doveri del lavoro. Il Circolo Rossari ha come collocazione la scuola di via della Spiga in cui sarà direttrice Maria Magnocavallo. Proprio in questa scuola il comune concede al circolo Rossari gli spazi che possono utilizzare la domenica pomeriggio. Maria Magnocavallo frequenta un femminismo moderato, meno avanzato verso il diritto di voto delle donne. Questa donna, agli inizi del 900 vive una maturazione in ordine alla tutela delle lavoratrici, della tutela delle donne. All’inizio del 900 il femminismo matura idee più solide grazie al gruppo di donne milanesi legato a Adelaide Coari. PASSAGGIO DA UN FEMMINISMO DEI DOVERI A UN FEMMINISMO DEI DIRITTI Agli inizi del 900 il femminismo cattolico compie dei passi. Congresso cattolico di Roma del 1900 vi parla Monsignor Radini Tedeschi, sostiene che la donna ha piena cittadinanza nella chiesa e ha pari doveri rispetto all’uomo nella promozione del cristianesimo nella società. La donna, quanto l’uomo, ha il dovere di diffondere il cristianesimo nella società. Monsignor dice che il femminismo cattolico ha una cultura diversa rispetto a quello laico. Quello laico ha origine dalla Rivoluzione francese, idea che tutte le donne hanno dei diritti come gli uomini. Quindi fa leva sulla rivendicazione dei diritti. Il femminismo cattolico ha una missione diversa, la parola chiave a cui fa leva è “servizio”, donne e uomo sono uguali perché hanno gli stessi doveri nell’affermazione del cristianesimo e quindi la donna, come l’uomo, si pone al servizio della società. Monsignor dice che questo ruolo della donna nella chiesa è un ruolo scarsamente visibile e riconosciuto dalle donne stesse e quindi le donne devono impegnarsi per dare visibilità alle azioni delle donne. L’idea di femminismo di Monsignor Tedeschi viene ripresa dalle donne milanesi. Le donne milanesi si organizzano e nascano queste due realtà associative: 1903, rivista femminile cattolica “pensiero e azione”. 1905, fondazione della federazione femminile presieduta da Adelaide Coari, che lega le realtà che sono impegnate nell’associazionismo femminile. Adelaide Coari porta avanti il progetto di arrivare ad individuare con il femminismo laico un programma femminista su cui tutti potessero essere d’accordo, aldilà dell’ideologia. Cioè da parte cattolica e laica ci si rende conto che bisognava superare le diversità ideologiche per individuare degli obiettivi comuni a cui tutti si riconoscevano; quindi, parità di salario ma il passo in più che fa il femminismo cattolico è accogliere la battaglia per il diritto di voto, parità giuridica, che era sempre stato un punto non totalmente condiviso e accettato. Coari è impegnata nelle battaglie delle lavoratrici e si rende conto che per portare alla conclusione la parità salariale le donne dovevano essere tutelate da un avvocato. Si rende conto che non c’era un avvocato donna e gli uomini non erano in grado di capire le richieste femminili. Quindi si rende conto che non abbracciare una parità giuridica significava ammettere che la donna potesse essere esclusa da certi rami lavorativi quali la vocatura. Quindi capisce che la parità salariale non si poteva ottenere se non ci sarebbe stato prima il diritto di voto. Quindi le donne cattoliche capiscono la logica che sta dietro la politica. Succede che con la federazione femminile di Adelaide Coari il femminismo cattolico fa un passaggio storico; si passa dall’affermazione del dovere della donna di aiutare l’uomo nella diffusione del cristianesimo alla richiesta del riconoscimento della parità di uomo e donna dentro la storia. Se non c’è parità nella vita sociale, dicono le donne cattoliche, non ti può essere riconosciuta una pari dignità a quella degli uomini. Senza parità sociale non si viene riconosciute come cittadine. Grazie al gruppo di Adelaide Coari, anche Maria Magnocavallo abbraccia il femminismo dei diritti e partecipa ai vari congressi. Idea è quella di trovare un accordo tra cattoliche e laiche. LE MARIUCCINE Cap.1 Ersilia Majno presidentessa dell’asilo Mariuccia L’asilo Mariuccia viene fondato nel 1902 e la nascita di questa istituzione è dovuta alle donne che fanno parte all’unione femminile nazionale. L’union femminile nazionale è legato al circuito laico-socialista, esponente dell’emancipazione. Donne impiegate nell’emancipazione femminile. Umanitaria nasce negli anni 90 dell’800, nasce con l’idea di essere vicino ai bisogni dei ceti più deboli, come luogo di assistenza e che cerca di preparare i ceti popolari al loro futuro professionale, di dare loro una formazione professionale; vi sono corsi di alfabetizzazione, di economia ed economia domestica. Questa istituzione sarà attiva agli inizi del 900 per quanto riguarda i corsi di alfabetizzazione di emigrati. L’umanitaria svolgerà quindi attività di assistenza, educazione e luogo di addestramento professionale. Altro luogo creato dal socialismo è l’università popolare, idea che chi ha un’istruzione elementare, può ascoltare conferenze e seguire corsi dati da intellettuali universitarie. Si creeranno in tutta Italia queste università popolari che non rilasciavano nessun attestato. Altro circuito che nasce le biblioteche popolari, esistevano già delle biblioteche pubbliche ma non erano accessibili a tutti. Quindi vennero create biblioteche accessibili a tutti. Altra iniziativa guardia ostetrica gratuita, offriva un servizio di cura alle donne in gravidanza che non avevano la possibilità di accede all’ospedale. L’asilo Mariuccia è dunque non invenzione che stava sola, è espressione di quella rete culturale, di quella Milano benefica e previdente. Si inserisce all’interno della tradizione dell’assistenza, della carità presente a Milano. L’asilo Mariuccia, a sua volta, è espressione di quel femminismo pratico. Femminismo pratico femminismo che persegue i diritti delle donne non in modo teorico, ma coniugando a questa battaglia a iniziative concrete. L’obiettivo era che le donne, anche le più umili, dovevano essere le protagoniste di quell’emancipazionismo. Il femminismo pratico lega la battaglia dei diritti ad iniziative volte ad aiutare le donne ad essere protagoniste. Perché l’asilo Mariuccia si configura come luogo di aiuto? Ha un progetto culturale che è di addestramento per l’emancipazione. L’idea è quello di preparare le ragazze che erano lì accolte a battersi per la loro emancipazione. All’interno del mondo femminile vede una fascia di donne escluse dall’emancipazione, tra cui le minorenni che rischiavano di cadere nel circuito dell’emancipazione. L’obiettivo è di fare addestramento all’emancipazione rivolgendosi alle ultime delle ultime. Le donne erano le ultime ma fra di loro c’era una gerarchia e le ultime delle ultime erano le prostitute. L’obiettivo era recuperarle e renderle consapevoli dei propri diritti. Ci sono due categorie di soggetti a cui l’asilo si rivolge: le discole e le giovani pericolanti. Le giovani pericolose/pericolanti pericolose sono coloro che hanno già fallito, che sono già cadute nella rete della legalità, della prostituzione. Le pericolanti sono coloro che stanno per cadere, coloro che sono a rischio, che vengono da ambiti familiari molto poveri materialmente e pericolose. Le discole si intende quelle giovani, minorenni che mettono in discussione l’autorità familiare, fuggono dalla famiglia, rifiutano l’autorità familiare. L’idea era di rivolgersi prioritariamente a questa utenza, l’aria del disagio. Le fondatrici sono inondate da un’utenza di pericolose e pericolanti. L’asilo Mariuccia nasce all’interno del femminismo pratico quindi l’idea era di trasmettere un modello educativo ben preciso, l’idea di donna forte. Formare queste ragazze ad essere donne nuove, colei che era in grado di conciliare l’impegno familiare e quello lavorativo. Il modello antropologico (quale tipo di donna voglio formare) è la madre di famiglia colei che ha capacita gestionali più sviluppate, sa gestire gli affetti della famiglia, l’economia della famiglia, i tempi della famiglia. Questo modello era proposto alle ragazzine che erano ospitate all’asilo Mariuccia. Ci sono due problemi: l’idea era di far arrivare l’idea di donna di famiglia a queste ragazzine, il problema è che c’è uno scarto culturale tra questo progetto educativo che guarda ad un modello antropologico troppo Allora, l’asilo Mariuccia diventa un ente con personalità giuridica e quindi può chiedere dei fondi. Il problema economico ci sarà sempre anche perché le rette pagate dalle ragazze dovevano essere pagate dal comune ma non era così. In questo caso il problema è che le ragazze non avevano famiglie e i comuni non facevano molto. Ciò nonostante, c’è un passaggio importante, negli anni successivi, l’asilo espande la sua proprietà, prende una villa confinante e quindi le ragazze accolte sono circa un centinaio. Via via l’asilo Mariuccia ha creato comunità mamma-bambino. CAP.6 Viene presentato il risultato, lo sbocco che queste ragazze hanno alla fine degli anni 30. In questi anni si pone nei vertici dell’asilo che fine abbiano fatto le Mariuccine, non solo per curiosità ma ance capire se l’intervento educativo dell’asilo era riuscito a preparare donne in grado di integrarsi nella vita sociale. è quindi una verifica dei risultati ottenuti. Lo strumento che la dirigenza ha disposizione sono due: ù  Servizio di assistenza/vigilanza materna la struttura vuole quindi essere come madre e creare donne nuovi che siano bravi madri a loro volta. Nasce idea di seguire le ragazze nel momento del loro uscita quindi viene creato questo servizio di assistenza etichettato come vigilanza materna. è un rete di volontariato che fa questo servizio.  Inchiesta promossa alla fine degli anni 30, promossa da figlio di maino ovvero Edoardo e da sua moglie che in quel momento guidavano l’asilo. Ciò che mina questi interventi è il pregiudizio che accompagna questa azione che deve essere di formazione permanente ma che è un po' limitata da pregiudizio che guida le donne che vanno a svolgere questo lavoro di vigilanza perché vanno a valutare l’esito della vita di queste ragazze secondo un giudizio formato precedente. ovvero vanno sempre a confrontare la donna che incontrano con la loro idea di donna che era quella di donna borghese. Queste ragazze se non erano ancora cadute nella vecchia strada, comunque non tutte avevano raggiunto l’obiettivo di donna borghese. È presentata la figura di collaboratrice che si chiama lea donati, lei svolge attività di vigilanza nella Milano fascista. Restituisce una Milano gravata da situazioni di estrema povertà. Ciò che differenzia le relazioni di donati è che proprio perché collabora da giovane con l’asilo si rapportò con le giovani non partendo dai pregiudizi di cui si parlava prima. Anzi si pone nei confronti di queste ragazze con atteggiamento di accoglienza, disponibilità, sorellanza. Certo la cultura dell’epoca continua a segnare i suoi giudizi, chi fa l’attrice, chi canta o balla, è considerata persa. Lo stesso avveniva anche in donati, pur non essendo così condizionata da pregiudizio rimaneva comunque complita dal fatto che donna si truccasse, rientrasse in ritardo tutto questo era segno di perdizione. L’inchiesta del 38/39 che mette in luce alcune criticità riscontrate. Le ragazze ospitate all’interno dell’asilo sin questi anni sono circa 1100, quelle coinvolte nell’inchiesta sono 700 vengono defalcate dai 1100 alcuni nomi che non si riescono recuperare. Vengono poi rintracciate circa 410, quindi non corrisponde al totale delle ospiti. L’inchiesta oltre questo aspetto critico ne presenta un altro: il modo con cui viene condotta è negativo. Vengono recuperati i dati delle ragazze, viene chiesto all’ufficio anagrafe di residenza se quella ragazza abitasse ancora lì. Ovviamente non esisteva legge sulla privacy. Chiedono anche al comune quale fosse la loro reputazione, si chiede quindi di come vengano valutate. Succede che i vigili vanno a chiedere al vicinato cosa fa la ragazza, se ha famiglia, cosa fa il marito, se sta fuori la notte. Queste ragazze quindi si sentono addosso la presenza di tutto il vicinato e questo crea ovviamente una serie di disagi! Le Mariuccine si lamentano di queste con l’asilo mariuccia. Quelle che abitano a Milano vengono visitate dalla vigilanza materna, anche loro seguono stessa strada: chiede reputazione che hanno. Alcune ragazze invece sono contente di essere contattate, colgono l’occasione per manifestare il loro riconoscimento nei confronti della maino e dell’asilo. Chiedere la reputazione delle ragazze fa ovviamente falsare i dati consegnati: chiede reputazioni significa che tu gà ti aspetti una determinata cosa e non fotografa la realtà. uno dei dati che veniva controllato era il non essere spostata era considerato un elemento negativo anche se facevano vita molto riservata. Lo vedevano come un atto di leggerezza, come la voglia di non volersi impegnare ed assumere delle responsabilità. molte di queste 410 donne contattate non rientrano nel modello di donna che si attendeva. L’esito dell’inchiesto è quindi quello che la dirigenza dell’asilo Mariuccia ritocca i dati ci sono quindi:  27 dubbi  13 cattivi  56 definite emigranti o sconosciute Se si fa il calcolo non si arriva a 410, vuol dire che questo totale che in origine indica veramente quelle rintracciate, nell’inchiesta restituita 410 indica il numero delle ragazze che sono state cercate. Si ritoccano i dati per il motivo che l’asilo Mariuccia ha una grande preoccupazione: difendere la propria rispettabilità, la fama dell’asilo Mariuccia. Ammettere l’esito negativo significa ammettere il fallimento. Emerge quindi dai loro dati per loro un alto tasso di mortalità, per molte una vita ancor all’insegna della precarietà sociale e relazionale (non sono numerose le ragazze che sono riuscite a realizzare il modello di famiglia che l’asilo sperava). Nei casi che le donne abbiano una relazione stabile la caratteristica è quella della fragilità delle figure maschile e che queste donne andasse a sostituire quella fragilità questo per la Buttafuoco è un elemento che indica la riuscita del loro progetto pedagogico: erano donne forti che sostenevano anche la fragilità delle persone che le stavano accanto. L’asilo Mariuccia on legge questo aspetto come un dato positivo, la Buttafuoco e la prof sì. A volte sono anche donne che vivono da sole con figlie illegittimi (nati fuori da matrimonio), ovviamente il giudizio dell’asilo Mariuccia è negativo. La Buttafuoco fa notare che queste donne, rispetto le lor madri un passo in più lo hanno fatto: si sono assunte al responsabilità delle nascite ed hanno intessuto in molti casi rapporti di solidarietà nei confronti di altre donne come loro in difficoltà. Due valori loro trasmessi durante permanenza nell’asilo ovvero rispetto e difesa per la vita, la cura dei figli, la loro educazione sono valori che sono stati assunti. Altro valore importante acquisito è quello della solidarietà reciproca. Quindi anche quando abbiamo crescita di queste donne l’asilo non riesce ad accoglierle. Ci sono però dei casi in cui la dirigenza dell’asilo si deve arrendere all’evidenza della forza della donna che hanno di fronte (a pag. 463 del libro c’è una testimonianza). La dirigenza in questa relazione si arrendono all’umanità di questa donna, lei dimostra di aver assunto valori di cura, responsabilità e solidarietà. Possiamo dire che c’è un bambino nato da unione illegittima, c’è pensionato che si approfitta della sua ospitalità, vengono curati anche i vicini e cura anche i bambini due una sua amica. L’inchiesta mette in luce la difficoltà di realizzare progetto educativo che aveva poche possibilità di essere realizzato perché molto lontano dalla realtà in cui queste donne vivevano. C’è inoltre la difficoltà da parte dell’asilo di riconoscere gli aspetti positivi raggiunti.
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