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Analisi sulla “Morte dell’autore “ secondo Barthes e Foucault, Appunti di Critica Letteraria

Analisi sulla “Morte dell’autore “ secondo Barthes e Foucault , riassunto delle dispense caricate dalla professoressa Medaglia al fine di sostenere l’esame di critica letteraria

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 31/03/2023

FrancescaNero_._
FrancescaNero_._ 🇮🇹

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Scarica Analisi sulla “Morte dell’autore “ secondo Barthes e Foucault e più Appunti in PDF di Critica Letteraria solo su Docsity! BARTHES Non appena un fatto è raccontato per fini intransitivi e non piú per agire direttamente sul reale ⬇l’autore Si avvicina alla sua morte e parallelamente comincia la scrittura. ● In letteratura é stato il positivismo, punto d'arrivo dell'ideologia capitalistica, ad attribuire la massima importanza alla «persona» dell'autore. ⬇che - regna ancora nei manuali di storia letteraria - nelle biografie di scrittori - nelle interviste dei settimanali ⬇ Anche se l'impero dell'Autore è ancora assai potente, certi scrittori hanno tentato di minarne le basi: 1. Mallarmé—> per lui è il linguaggio a parlare e non l’autore ⬇ Scrivere significa, attraverso una preventiva spersonalizza azione, raggiungere quel punto in cui solo il linguaggio agisce, nella performance sua e non dell’io. ⬇ Tutta la sua poetica consiste nel sopprimere l’autore a vantaggio della scrittura 2. Valéry—> Mette incessantemente in dubbio ed in ridicolo l’autore ⬇ accentuando La natura linguistica e casuale della sua attività 3. Proust—> si affida il compito di mescolare, affidandolo sino all’estremo, il rapporto tra scrittori e personaggi. ⬇ Ha dato alla scrittura moderna la sua epopea; invece di mettere la propria vita nel romanzo ha fatto della sua vita stessa un’opera di cui il libro è il modello 4. Surrealismo—> non attribuiva al linguaggio un posto di prima grandezza ⬇poiché pretendeva romanticamente che venisse affidata alla mano il compito di scrivere più rapidamente possibile ciò che la mente ignora. ⬇ Contribuisce però a distaccare l’immagine dell’autore. 5. La Linguistica—> prezioso strumento analitico che ha rivelato che l’enunciazione è un procedimento vuoto e che funziona senza che serva consumarlo con degli interlocutori. ⬇dal punto di vista linguistico Il linguaggio conosce un “soggetto” non una “persona” ⬇tale soggetto vuoto al di fuori dell’enunciazione stessa che lo definisce, è sufficiente ad esaurire il linguaggio TESTO MODERNO L’Allontanarsi dell’autore trasforma radicalmente il testo moderno ⬇poiché Il testo è ormai rifatto e letto in modo che in esso l’autore risulti assente: ⬇ 1. IL TEMPO NON È PIÙ LO STESSO L’autore ,finché ci si crede, è sempre visto come il passato del suo stesso libro ⬇ È come se il libro e l’autore si disponessero sulla stessa linea, organizzata con un prima e un dopo; l’autore è il prima e intrattiene con il libro lo stesso rapporto di antecedenza che un padre ha con il figlio. ⬇ Lo scrittore moderno invece: - nasce contemporaneamente al suo testo - non è dotato di un essere che precede la sua scrittura - non esiste un altro tempo se non quello dell’enunciazione 2. DIVERSA CONCEZIONE DI SCRIVERE Scrivere non può più designare un’operazione di rappresentazione o registrazione⬇bensì Una forma verbale rara in cui l’annunciazione non ha altro contenuto che l’atto stesso che si enuncia. ⬇ Lo scrittore moderno non può credere che la sua mano sia troppo lenta per il suo pensiero o la sua passione e che quindi debba lavorare all’infinito la sua forma. ⬇Per lui La sua mano traccia un campo che non ha altra origine che linguaggio stesso. AUTORE-SCRITTORE Un testo non è una serie di parole esprimenti un significato univoco ⬇ma Uno spazio a più dimensioni in cui si congiungono e si oppongono svariate scritture, nessuna di queste mai originale. ⬇ 2. La PARENTELA DELLA SCRITTURA CON LA MORTE rovescia un tema millenario: - Prima si scriveva per rendere il proprio eroi mortali - Oggi la scrittura è legata al sacrificio della vita, ad un eclissarsi volontario che non deve essere rappresentato nei libri poiché si compie nell’esistenza stessa dello scrittore. ↪L’opera ha acquisito il diritto di uccidere il suo autore ⬇ Questo rapporto della scrittura con la morte si manifesta anche nell’eclissarsi dei caratteri individuali del soggetto scrivente ⬇ La traccia dello scrittore sta solo nella singolarità della sua assenza. PRESA DI COSCIENZA DELLA MORTE DELL’ AUTORE Da tempo la critica e la filosofia hanno preso atto di questa scomparsa/morte dell’autore ma non sono state comprese tutte le conseguenze di ciò, né l’ampiezza dell’avvenimento ⬇ Un certo numero di nozioni oggi è destinate a sostituirsi al privilegio dell’autore lo stanno in realtà bloccando, schivando tutto ciò che dovrebbe essere liberato. ⬇ Due di queste nozioni particolarmente importanti sono: 1. La Nozione Di Opera—> la critica ha capito di non doversi occupare dei rapporti tra opera-autore ma di dover analizzare l’opera nella sua struttura interna. ⬇Il problema Nasce dallo stabilire che cos’è un’opera: la teoria dell’opera non esiste, non basta affermare “facciamo a meno dello scrittore, dell’autore e studiamo l’opera” ↪in sé stessa la parola opera e l’unità che designa sono problematiche quanto l’individualità dell’autore 2. La nozione di scrittore ⬇questa Dovrebbe consentirci di fare a meno di ogni riferimento all’autore ma nello statuto attribuitogli attualmente non si intende - né il gesto dello scrivere - né l’impronta di ciò che qualcuno avrebbe voluto dire ⬇ma Si cerca di pensare con grande profondità alla condizione in genere di qualsiasi testo, dello spazio in cui si disperde e del tempo in cui si dispiega. ⬇Questa nozione Traspone, in un anonimato trascendentale, caratteri empirici dell’autore. ⬇Talvolta Si cerca di cancellare le tracce troppo visibili dell’empiricitá dell’autore facendo agire parallelamente: - la modalità critica - la modalità religiosa. ⬇ Attribuire alla scrittura uno statuto originario è un modo di ritradurre in termini trascendentali - l’affermazione teologica del suo carattere sacro - l’affermazione critica del suo carattere creativo. ⬇ Ammettere che la scrittura è sottoposta all’oblio e alla repressione equivale a rappresentare in termine trascendentali: - il principio religioso del significato nascosto con la necessità di interpretarlo - il principio critico dei significati impliciti con la necessità di commentarli. ⬇ Pensare la scrittura come assenza non è che ripetere in termini trascendentali il principio religioso della tradizione e il principio estetico della sopravvivenza dell’opera, della sua conservazione dopo la morte e del suo eccesso di enigma verso l’autore. ⬇⬇ Tale uso delle nozioni di scrivere rischia di conservare i privilegi dell’autore ⬇poiché La sua scomparsa è sottomessa alla prigionia trascendentale IL NOME DELL’AUTORE Il nome d'autore è un nome proprio, che pone gli stessi problemi di quest'ultimo. ⬇ Non è possibile fare di un nome proprio un riferimento puro e semplice poiché questo equivale ad una descrizione. ↪"Aristotele" equivale a una descrizione del tipo "il fondatore dell'ontologia". ⬇ Il legame del nome proprio con l'individuo nominato e il legame del nome d'autore con ciò che nomina non sono uguali. Ecco alcune differenze: 1. Il nome d'autore non è un nome proprio come tanti altri. ⬇ - Mentre un nome proprio comune, che designa un’ipotetica persona a cui non è attribuita nessuna caratteristica autoriale, non può mutare di significato - Il significato di un nome d’autore può cambiare se si rivelano false delle caratteristiche letterarie, o se si scopre che è un altro autore conosciuto. ⬇ Tali differenze sono dovute forse al fatto che - un nome d'autore non è solo un elemento in un discorso —> soggetto o complemento, sostituibile da un pronome - Ma stabilisce una funzione classificatoria —> permette di raggruppare un certo numero di testi, delimitarli, escluderne alcuni, opporli ad altri 2. Il nome d'autore caratterizza un certo modo di essere del discorso: lo legittimizza. ⬇ Il nome dell'autore dà vita a un certo gruppo di discorsi e al suo modo particolare di essere. Nella nostra civiltà alcuni discorsi hanno la funzione "autore", mentre altri ne sono sprovvisti: - Una lettera privata può avere un firmatario ma non un autore; - un contratto può avere un garante ma non un autore; ⬇ La funzione-autore è quindi caratteristica di un modo di esistenza, circolazione e funzionamento di certi discorsi in una società. LA FUNZIONE-AUTORE Come si caratterizza nella nostra cultura un discorso portatore della funzione-autore? Se si prende in considerazione solo l'autore di un libro o un testo, gli si possono riconoscere riconoscere quattro caratteristiche fondamentali: 1. Un libro o testo è oggetto di appropriazione: la forma di proprietà da cui queste caratteristiche prendono risalto è stata codificata ora, ma è stata storicamente seconda all'appropriazione penale. ⬇ I testi, i libri, i discorsi hanno iniziato ad avere realmente degli autori nella misura in cui l'autore poteva essere punito, ovvero nella misura in cui i discorsi potevano essere trasgressivi. ⬇ Il discorso non era, in origine, un prodotto, ma un atto posto nel campo bipolare del sacro e profano, del lecito e illecito, del religioso e blasfemo. ⬇ Da quando si è instaurato un regime di proprietà per i testi, quando si sono decretate regole rigide sui diritti di riproduzione, la possibilità di trasgressione dell'atto di scrivere ha preso sempre piú l'andamento di un imperativo della letteratura. ⬇Come se l'autore Dal momento in cui è stato collocato nel sistema di proprietà della nostra società, compensasse lo statuto praticando sistematicamente la trasgressione 2. La funzione-autore non agisce in modo uniforme e costante su tutti i discorsi: oggi riguarda solo i testi letterari, un tempo invece solo quelli scientifici. ⬇ Un tempo i testi "letterari" (narrazioni, racconti, epopee, tragedie, commedie) erano ricevuti, messi in circolazione, valorizzati senza che fosse posta la questione del loro autore. ⬇Invece I testi scientifici nel Medioevo erano accolti e ritenuti veritieri solo se segnati dal nome del loro autore. ⬇ ⬇ Tutti i discorsi provvisti della funzione-autore comportano questa pluralità di ego. - L'ego che parla nella prefazione di un testo di matematica e che ne indica le circostanze di composizione ⬇ rinvia a un individuo senza equivalente che, in un dato luogo e tempo, ha compiuto un certo lavoro - non è uguale né nella sua posizione né nel suo funzionamento a colui che parla in una dimostrazione e appare sotto la forma di un "Io concludo" o "Io suppongo ⬇ Designa un piano e un momento di dimostrazione che ogni individuo può occupare, purché abbia accettato lo stesso sistema di simboli, gioco di assiomi, insieme di dimostrazioni preliminari. - Ma nello stesso trattato si potrebbe anche rintracciare un terzo ego; quello che parla per dichiarare il senso del lavoro, gli ostacoli incontrati, i risultati ottenuti, i problemi AUTORE Finora abbiamo dato al termine "autore" un senso troppo ristretto: ci siamo limitati all'autore inteso come autore di un testo, un libro o un'opera di cui si può legittimamente attribuirgli la produzione ⬇ma Si può esser l'autore di ben piú che un libro, una teoria, una tradizione o una disciplina. Questi autori si trovano in una situazione "transdiscorsiva". ↪hanno svolto questo ruolo Omero o Aristotele, i Padri della Chiesa Nel XIX secolo sono apparsi in Europa dei tipi d'autore abbastanza singolari, che non potremmo confondere coi "grandi" autori letterari, gli autori di testi religiosi canonici o i fondatori di scienze ↪i "fondatori di discorsività" ⬇ Hanno questo di particolare: non sono solo gli autori delle loro opere, ma hanno prodotto la possibilità e la regola di formazione di altri testi. ⬇ad esempio - Freud non è solo l'autore della Traumdeutung o del Motto di spirito - Marx non è solo l'autore del Manifesto o del Capitale ↪hanno stabilito una possibilità indefinita del discorso. - Ann Radcliffe non ha solo scritto Il castello dei Pirenei e altri romanzi; ha reso possibile i romanzi del terrore dell'inizio del XIX secolo, quindi la sua funzione d'autore sovrasta la sua opera. ⬇⬇ Ciò che questi instauratori di discorsività rendono possibile (prendo ad esempio Marx e Freud poiché sono i primi e piú importanti) è tutt'altra cosa di ciò che rende possibile un autore di romanzi. ⬇ Quando parlo di Marx o Freud come "instauratori di discorsività," voglio dire che non hanno reso semplicemente possibile un certo numero di analogie, ma anche un certo numero di differenze. ↪Hanno aperto lo spazio per qualcosa d'altro che se stessi, che pertanto appartiene a ciò che hanno fondato. Subito nasce una nuova difficoltà: non è questo il caso di ogni fondatore di scienza, o di ogni autore che abbia introdotto una trasformazione feconda in una data scienza? ⬇ad esempio - Galileo non ha solo reso possibile coloro che hanno ripetuto dopo di lui le leggi che aveva formulato, ma anche enunciati ben diversi dai suoi. - Cuvier ha reso possibile la teoria dell'evoluzione, opposta al suo fissismo - Saussure ha reso possibile una grammatica generativa molto diversa dalle sue analisi strutturali. ⬇pertanto L'instaurazione della discorsività sembra dello stesso tipo della fondazione di una qualsiasi scientificità, ma c’è una grande differenza: ⬇ L'atto di fondazione di una scientificità può apparire, durante le trasformazioni ulteriori di questa scienza, come nient'altro che un caso particolare di un insieme molto piú generale che in quel momento si scopre ⬇e Può sempre essere reintrodotto nel macchinario delle trasformazioni che ne derivano. ⬇mentre L'instaurazione di una discorsività è diversa dalle sue ulteriori trasformazioni. Estendere una discorsività come la psicoanalisi instaurata da Freud non vuol dire darle una generalità formale che non avrebbe ammesso all'inizio, ma aprirle un certo numero di possibilità di applicazione. ⬇ Nell'opera di questi instauratori non si riconoscono alcune proposizioni come false: ci si contenta, di scartare gli enunciati non pertinenti ⬇ A differenza della fondazione di una scienza, l'instaurazione discorsiva non fa parte di queste trasformazioni ulteriori, ma rimane necessariamente nascosta o sovrastante. ⬇La conseguenza É che si definisce la validità teorica di una proposizione in rapporto all'opera di questi instauratori, nel caso di Galileo e Newton, l'opera di questi instauratori non si situa in rapporto alla scienza e nello spazio che essa disegna; ma è la scienza o la discorsività che si riportano alla loro opera come a delle coordinate primarie. DISTINZIONI ALL’INTERNO DELLA SCIENZA Occorre distinguere gli inevitabili "ritorni a un origine" dai fenomeni di "riscoperta" e "riattualizzazione" frequenti nelle scienze: ● Riscoperte—> gli effetti di analogia o isomorfismo che, a partire dalle forme attuali del sapere, rendono percepibile una figura che è stata confusa o che è scomparsa. ⬇Ad esempio Chomsky, nel suo libro sulla grammatica cartesiana, ha riscoperto una figura del sapere che va da Cordemoy a Humboldt: essa è costituibile solo partendo dalla grammatica generativa, poiché è quest'ultima che ne detiene la legge di costruzione; è una cifratura retrospettiva dello sguardo storico; ● Riattualizzazione—> il reinserimento di un discorso in un regno di generalizzazione, applicazione o trasformazione a lui nuovo. La storia delle matematiche è ricca di tali fenomeni ● Ritorno a—> un movimento che caratterizza le instaurazioni di discorsività. Perché ci sia ritorno è necessario che ci sia stata dimenticanza essenziale e costitutiva, non accidentale, non occultamento per un’incomprensione. ⬇ L'atto d’instaurazione è tale che non può essere dimenticato. ⬇ Questa dimenticanza non accidentale deve essere investita in operazioni precise, che si possano situare, analizzare e ridurre tramite il ritorno stesso all’atto instauratore. ⬇ La dimenticanza fa parte della discorsività, è questa che gli dà la sua legge; l'instaurazione discorsiva cosí dimenticata è la ragione d'essere della dimenticanza e la chiave per risolverla, in modo che la dimenticanza e l'impedimento del ritorno stesso non possano essere aboliti che dal ritorno. ⬇Inoltre Questo ritorno s'indirizza a ciò che è presente nel testo, più precisamente si ritorna al testo stesso, nella sua nudità, e nello stesso tempo si ritorna a ciò che è segnato come lacuna nel testo. ⬇Ne segue naturalmente Che questo ritorno, che fa parte del discorso stesso, non cessa di modificarlo, che il ritorno al testo non è un supplemento storico che si aggiunge alla discorsività e la raddoppia di un ornamento non essenziale; è un lavoro effettivo e necessario di trasformazione della stessa discorsività. ⬇ad esempio - Il riesame del testo di Galileo può cambiare la nostra conoscenza della storia della meccanica, ma non la meccanica stessa. - Invece il riesame dei testi di Freud modifica la psicoanalisi stessa, e quelli di Marx il marxismo.
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