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Anatomia del parodonto, Appunti di Parodontologia

Riassunto del capitolo 3 e 4 del libro “Carranza” sull’anatomia del parodonto

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 14/04/2024

cecilia-carbone-1
cecilia-carbone-1 🇮🇹

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Scarica Anatomia del parodonto e più Appunti in PDF di Parodontologia solo su Docsity! ANATOMIA DEL PARODONTO (capitolo3) Il parodonto è una struttura anatomico-funzionale, costituita da: - Gengiva - Legamento parodontale - Cemento radicolare - Processo alveolare Il parodonto svolge innumerevoli funzioni, la più importante è quella di costituire un struttura di sostegno per l'elemento dentale; inoltre il parodonto rappresenta essere un'articolazione, ossia una diartrosi doppia che permette i movimenti vestibolo-orali e mesio-distatali. Fondamentale poi è specificare l'importanza che costituisce il legamento parodontale che dona una funzione di ammortizzamento, poiché l'elemento dentale, quando si va in massima intercuspidazione, tende leggermente ad intrudere andando così ad ammortizzare il trauma occlusale che, in assenza di questa intrusione, determinerebbe una compromissione dei tessuti duri dell'elemento che coinvolgerebbe anche la camera pulpare ed una probabile frattura dell'elemento. Infine il parodonto rappresenta essere un sigillo, grazie all'intima adesione data dall'epitelio giunzionale sulla superficie del dente, adesione emidesmosomiale. Quindi il parodonto è costituito da gengiva, legamento parodontale, cemento radicolare, processo alveolare; andiamoli a vedere nel dettaglio… GENGIVA Nell'adulto la gengiva normale riveste l'osso alveolare e la radice del dente, fino ad un livello appena coronale alla linea amelo-cementizia. La gengiva viene divisa in: gengiva marginale o libera, gengiva aderente, gengiva interprossimale. 1. Gengiva marginale o libera: rappresenta essere il bordo della gengiva che circonda i denti in maniera simile ad un colletto; la gengiva marginale e solitamente ampia circa 1 mm e forma la parete del tessuto molle del solco gengivale. IMPORTANTE: il punto più apicale della festonatura marginale gengivale, è chiamato zenit gengivale. SOLCO GENGIVALE: tra la superficie marginale della gengiva libera e la superficie del dente, vi è presente una fessura a forma di V, definita solco gengivale; il solco gengivale si può andare a misurare sia a livello istologico che a livello clinico ossia a livello della misurazione della profondità di sondaggio, questo perché molte volte questi due valori non coincidono in quanto nel secondo caso ciò che può variare è la pressione che va ad apporre il professionista (se la pressione non dovrebbe superare i 15-20 gr, che rappresenta essere la pressione che serve a far ischemizzare il letto sub- ungueale). In condizioni fisiologiche, avremo queste misurazioni: istologico: 1,8 mm clinico: da 0-3 mm (dai 4 mm in su entriamo in uno stato patologico). 2. Gengiva aderente: Rappresenta essere una gengiva solida, resiliente e strettamente legata al periostio sottostante che riveste l'osso alveolare. Rappresenta essere la continuazione della gengiva marginale, andandosi ad estendere fino a livello della linea muco-gengivale; nel cavo orale, vestibolarmente, possiamo apprezzare un distacco netto tra gengiva aderente e mucosa alveolare sottostante, mentre a livello palatale e linguale questo distacco è maggiormente impercettibile, poiché a livello del palato è bene ricordare che palato duro, gengiva libera e gengiva aderente fanno parte della stessa tipologia di mucosa (ossia mucosa masticatoria), mentre a livello linguale ovviamente abbiamo la presenza della lingua che va a rendere impercettibile il distacco a livello clinico e visivo. Mentre l'epitelio orale e sulculare svolgono principalmente un ruolo difensivo, le vitale giunzionale svolge molti più compiti fornendo anche quell'intimo adesione tra gengiva e superficie del dente. EPITELIO ORALE: va a ricoprire il bordo e la superficie esterna della gengiva marginale e la superficie della gengiva aderente; rappresenta essere un epitelio cheratinizzato o paracheratinizzato (la superficie prevalente tuttavia è quella paracheratinizzata). EPITELIO SULCULARE: va a rivestire il solco gengivale. Rappresenta essere un epitelio non cheratinizzato, ma ha una caratteristica molto importante, ossia ha il potenziale di cheratinizzare se viene scollato ed esposto alla cavità orale o se la flora batterica del solco è totalmente eliminata. L’epitelio sulculare è estremamente importante: può agire come una membrana semipermeabile, attraverso la quale i prodotti batterici dannosi passano nella gengiva e attraverso i quali il fluido crevicolare dalla gengiva passa nel solco. Però l'epitelio sulculare non viene fortemente infiltrato dai leucociti neutrofili polimorfonucleati, e rappresenta avere una minor permeabilità rispetto all'epitelio giunzionale. EPITELIO GIUNZIONALE: caratterizzato da tessuto epiteliale squamoso stratificato e non cheratinizzato (con l'età si ha un aumento della stratificazione dell'epitelio, fino ad arrivare a 10-20 strati); presenta un assottigliamento nella porzione coronale a livello della linea amelo-cementizia. Queste cellule epiteliali che formano questi vari strati, possono essere raggruppati in due strati: il primo è lo strato basale rivolto verso il connettivo sottostante, il secondo è lo strato sopra-basale che si estende fino alla superficie del dente. L'Italia giunzionale è formato dall’incontro tra epitelio orale ed epitelio ridotto dello smalto. epitelio ridotto dello smalto: una volta che la formazione dello smalto è completata, lo smalto è ricoperto da un epitelio ridotto dello smalto, che è adesso al dente grazie ad una lamina basale e a emidesmosomi. Quando il dente penetra nella mucosa orale, l'epitelio ridotto dello smalto si unisce all'epitelio orale e si va a formare quello che è l'epitelio giunzionale. Quando il dente rompe in arcata , questo epitelio si condensa lungo la corona e gli ameloblasto che si trovano all'interno di questo epitelio, si trasformano man mano in cellule epiteliali squamose. La trasformazione dell'epitelio ridotto dello smalto in epitelio giunzionale procede in direzione apicale senza interrompere però l'adesione con il dente e, secondo Schroeder e Listgarten, Questo processo richiede tra 1 e 2 anni. L'epitelio giunzionale è attaccato alla superficie del dente (da cui deriva il termine attacco epiteliale), grazie a una lamina basale interna costituita da una lamina densa, adiacente allo smalto, e da una lamina lucida a cui sono attaccati gli emidesmosomi. (INTIMA ADESIONE TRA EPITELIO GIUNZIONALE E SMALTO: ADESIVITA’ EMIDESMOSOMIALE) Le cellule dell'epitelio giunzionale sono coinvolte nella produzione di laminina (proteina fibrosa che troviamo nella matrice extracellulare, che svolge principalmente funzioni adesive, favorendo l'adesione delle cellule epiteliali alla lamina basale), e svolgono un ruolo chiave nel meccanismo di adesione. L'epitelio giunzionale è saldamente adeso alla superficie del dente, così da formare una barriera epiteliale contro i batteri della placca, impedendo una loro penetrazione nei tessuti sottostanti. In secondo luogo, le cellule epiteliali giunzionali presentano un rapido turnover, fattore che contribuisce ovviamente all'equilibrio tra ospite e parassita; difatti l’epitelio giunzionale è una struttura continuamente auto-rinnovante, dove le cellule epiteliali rigeneranti si muovono verso la superficie del dente e lungo di essa in direzione coronale verso il solco gengivale. Infine, l'epitelio giunzionale consente l'accesso del fluido crevicolare, delle cellule infiammatorie e dei componenti della difesa immunologica ospite, a livello del margine gengivale (che rappresenta essere l'estensione coronale del solco gengivale). IMPORTANTE: IL FUIDO CREVICOLARE il fluido crevicolare, può essere descritto come un trasudato o un essudato. È un fluido ricco di mediatori biologici, cellule, batteri, ed immunoglobuline (IGM, IGA, IGG, quest'ultimo in particolar modo sono anche molto attive nella difesa contro i batteri cariogeni, poiché vanno a velocizzare l’opsonizzazione e di conseguenza velocizzano anche la fagocitosi di questi batteri). Contiene inoltre anche componenti del tessuto connettivo, dell'epitelio, cellule infiammatorie, siero e flora microbica che popolano il margine gengivale o il solco (tasca). È bene specificare come la sua presenza sia scarsa, se non del tutto assente, nei solchi gengivali di un parodonto sano; questo di fatti avvale la classificazione come essudato, poiché quest'ultimo si va a formare durante un'infiammazione, a causa di un’iperemia attiva, poi passiva, con conseguente diapedesi dei leucociti e formazione di essudato. Durante l'infiammazione, difatti, la quantità di fluido sulculare aumenta nei solchi gengivali e/o nelle tasche parodontali, e la sua composizione inizia a somigliare a quella di un essudato infiammatorio. Si ritiene che il fluido gengivale svolga i seguenti compiti: ripulire il materiale dal solco mantenere le proteine plasmatiche che possono migliorare l'adesione dell'epitelio al dente possedere proprietà antimicrobiche esercitare attività anticorpale per difendere la gengiva E’ bene specificare che la presenza e la quantità del fluido crevicolare, dipende da vari fattori, come: 1. la periodicita circadiana: ossia il ciclo che si compie all'incirca ogni 24 ore; vediamo di fatti che abbiamo un aumento di fibre, PER IL 60%, Caratterizzate principalmente da fibre di collagene di tipo 1; troviamo anche i minor quantità fibre di collagene di tipo 3, di tipo 4, fibre elastiche, fibre reticolari, però appunto la maggior quantità è rappresentata da fibre di collagene di tipo 1. Il tessuto connettivo della gengiva, viene anche definito come lamina propria, ed è formato da due strati: il primo che prende il nome di strato papillare, rivolto verso l’epitelio sovrastante, ed il secondo che prende il nome di strato reticolare, rivolto verso il periostio del processo alveolare sottostante. La sostanza fondamentale amorfa, e quindi la matrice extracellulare, va a riempire fondamentalmente lo spazio tra fibre e cellule. Come detto prima, troviamo principalmente fibre di collagene di tipo 1, che formano questi grandi cordoni strutturali che donano resistenza al contempo elasticità; i fasci di collagene, densamente impacchettati che sono ancorati Ehi soprattutto a livello della porzione acellulare del cemento fibroso, appena sotto la zona terminale della giunzione amelo-cementizia, formano quello che viene definito attacco connettivale. La stabilità di questo attacco è un fattore chiave nella limitazione della migrazione dell'epitelio giunzionale! FIBRE GENGIVALI: le fibre gengivali sono disposte in tre gruppi: 1. fibre dento-gengivali, sono le fibre sulle superfici vestibolari, linguali e interprossimali; queste sono incorporate nel cemento appena sotto l'epitelio, alla base del solco gengivale. Fondamentalmente le fibre dento-gengivali, si estendono dal cemento al margine gengivale, ha la superficie esterna e dall'esterno al periostio del piatto labiale. 2. fibre circolari, scorrono attraverso il tessuto connettivo della gengiva libera e interdentale, e circondano il dente similmente come un anello 3. fibre transettali, si trovano a livello interprossimale, e vanno a formare fasce orizzontali che si estendono tra il cemento dei denti in cui sono incorporate (vengono alcune volte classificate con le fibre principali del legamento parodontale) Page e colleghi descrivono inoltre gruppi di fibre semicircolari e fibre trans-gengivali. PER CONCLUDERE, quali sono gli aspetti microscopici e le caratteristiche cliniche da valutare nel tessuto gengivale? Sicuramente: - COLORE: il colore della gengiva libera e della gengiva aderente viene definito come “rosa corallo”, questo perché è dato sì dalla vascolarizzazione sottostante, ma è dato soprattutto anche dalla quantità e spessore di cheratinizzazione dell'epitelio orale. Un epitelio di un parodonto sano, presenta il tipico aspetto “a buccia d'arancia”, caratteristica donata dalla presenza della adesività desmosomiale tra le cellule epiteliali; differente invece è la colorazione a livello della mucosa alveolare, che presenta un colorito rosso vivace un aspetto liscio e lucido, questo perché l'epitelio della mucosa alveolare è più sottile e non cheratinizzato, e i vasi sanguigni sono più numerosi. Il colore varia tra le diverse persone e sembra essere correlato alla pigmentazione cutanea; ad esempio è più leggero negli individui biondi con carnagione chiara, rispetto agli individui scuri e da capelli scuri. Ovviamente una caratteristica fondamentale rappresentata dalla presenza della melanina dell'epitelio; ovviamente la melanina è responsabile della normale pigmentazione dell'epitelio, è presente in tutti gli individui “normali” ma assente o gravemente diminuita negli Albini, la pigmentazione della melanina nella cavità orale è prevalente in individui di colore dove la gengiva presenterà una decolorazione diffusa di colore violaceo profondo o come macchie marroni e marrone chiaro di forma irregolare. - DIMENSIONE: caratterizzata dalla somma totale di elementi cellulari, intracellulari, dalla vascolarizzazione, ecc; ovviamente variazioni di dimensione sono caratteristiche tipiche della malattia gengivale - CONTORNO: il contorno o la forma della gengiva varia considerevolmente e dipende dalla forma dei denti, da loro allineamento inarcata, dalla posizione e dimensione dell'area del punto di contatto tra gli elementi, ecc. Il biotipo del tessuto gengivale varia in modo significativo; una gengiva sottile e chiara si trova in 1/3 nella popolazione e principalmente in femmine con tanti sottili e con una zona ristretta di tessuto cheratinizzato, mentre una gengiva chiara e spessa con un'ampia zona di tessuto cheratinizzato è presente in 2/3 della popolazione principalmente nei maschi. - FORMA: sicuramente a livello interprossimale, la gengiva interdentale variera la propria forma in base a vari fattori, come la presenza o meno del punto di contatto, presenza di diastemi, mancanza dell'elemento dentale adiacente, distanza tra punto di contatto e cresta del processo alveolare, ecc; inoltre troveremo maggiormente un aspetto piramidale nel settore degli elementi anteriori, mentre la papilla sarà più appiattita in direzione buccolinguale nella regione molare. - CONSISTENZA: la gengiva è solida e resistente, ed è strettamente legata all'osso sottostante (ovviamente ad eccezione della gengiva marginale); inoltre la presenza delle fibre contribuiscono nella consistenza del margine gengivale. - TESSITURA DI SUPERFICIE: caratterizzata dal tipico aspetto a buccia d'arancia, definito ed indicato come punteggiato, ben visibile se si va ad asciugare la gengiva. Importante però specificare che la gengiva aderente è punteggiata, mentre la gengiva marginale no. LEGAMENTO PARODONTALE È composto da un complesso tessuto connettivo, ricco di cellule, di fibre, e presenta un ricco plesso vascolare; circonda la radice del dente e collega quest'ultimo alla parete interna dell'osso alveolare. Fondamentalmente, il legamento parodontale, si continua con il connettivo gengivale e comunica con gli spazi del midollo attraverso i canali vascolari dell'osso. Ovviamente il legamento parodontale svolge innumerevoli funzioni fondamentali, come:  Determina una protezione per vasi e nervi, da forze meccaniche  trasmissione delle forze occlusali all'osso  attacco dei denti all'osso  mantenimento dei tessuti gengivali nella loro corretta relazione con i denti  assorbimento degli urti Una particolarità da specificare è che lo spazio del legamento parodontale, è diminuito intorno ai denti che non sono in funzione, ma è aumentato nei denti che sono stati sottoposti a iperfunzione. FIBRE: Come descritto prima, il legamento parodontale presenta una grande quantità di fibre; gli elementi più importanti del legamento parodontale difatti sono le fibre principali, costituite principalmente da fibre di collagene di tipo 1, disposte in fasci e con un andamento ondulatorio. Le porzioni terminali, di queste fibre principali, prendono il nome di fibre di Sharpey; fondamentalmente la porzione delle fibre di sharpey, è quella parte terminale delle fibre principali che si va letteralmente a CALCIFICARE tra le lamelle del cemento (a livello del cemento radicolare troviamo maggior quantità delle fibre di sharpey soprattutto nella porzione inorganica, e quindi acellulare), e a livello dei canalicoli ossei del processo alveolare, passando attraverso il periostio. IMPORTANTE: a livello dell'osso e del cemento, troviamo abbondanti proteine che influiscono positivamente su questa calcificazione, proteine come l’osteopontina e la sialoproteina ossea; difatti si pensa che queste proteine contribuiscano alla regolazione della mineralizzazione e alla coesione del tessuto nei siti di maggiore sforzo biomeccanico. Tornando alle fibre principali, queste sono composte principalmente da collagene di tipo 1, ma nel legamento parodontale troviamo anche fibre reticolari, composte da collagene di tipo 3, a livello della lamina basale troviamo il collagene di tipo 4, e ancora collagene di tipo 6 e di tipo 12 (tipi di collagene che sono stati immunolocalizzati nel legamento parodontale nella gengiva). La cosa meravigliosa di queste fibre che compongono le fibre principali del legamento parodontale, è che la configurazione molecolare fornisce loro una resistenza alla trazione superiore addirittura a quella dell'acciaio! Le principali fibre del legamento parodontale sono disposte in 6 gruppi: 1. FIBRE TRANSETTALI: Queste fibre non hanno adesione sull'osso, difatti possono essere considerate come appartenenti alla gengiva; fondamentalmente si estendono, a livello interprossimale, Sulla cresta ossea alveolare e sono incorporate nel cemento dei denti adiacenti 2. FIBRE DELLA CRESTA ALVEOLARE: si estendono in maniera obliqua, dal cemento che si trova subito al di sotto dell'epitelio giunzionale, alla cresta alveolare; queste sono fondamentali perché impediscono l'estrusione del dente e resistono ai movimenti laterali di quest'ultimo. L'incisione di queste fibre durante la chirurgia parodontale, non aumenta la mobilità del dente, a meno che non sia presente una significativa perdita di attacco 3. FIBRE ORIZZONTALI: si estendono dal cemento all'osso alveolare, ad angolo retto rispetto all'asse lungo del dente 4. FIBRE OBLIQUE: costituiscono il gruppo più grande del legamento parodontale; si estendono dal cemento, in direzione coronale in maniera obliqua all'osso. Queste sopportano il peso delle tensioni masticatorie verticali e trasformano queste in tensione sull'osso alveolare. 5. FIBRE APICALI: si irradiano in modo piuttosto irregolare, dal cemento all’osso verso la sua regione apicale; una caratteristica molto importante è che non si riscontrano in radici non completamente formate (elementi con radici beanti quindi). 6. FIBRE INTERRADICOLARI: si estendono dal cemento al dente, nelle aree di forcazione di denti pluriradicolati. Sono presenti nel tessuto connettivo interstiziale tra questi 6 gruppi di fasci di fibre, fibre di collagene meno organizzate, contenenti vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi; queste piccole fibre di collagene associate alle maggiori fibre di collagene principali, corrono in tutte le direzioni e formano un plesso chiamato: plesso induttivo di fibre. CELLULE: Nel legamento parodontale sono stati identificati quattro tipi di cellule fondamentali: - cellule del tessuto connettivo, che includono fibroblasti, cellule mesenchimali, cementoblasti e osteoblasti. Ovviamente le cellule più importanti sono i fibroblasti che, oltre a sintetizzare il collagene, No esercitare funzioni di fagocitosi attraverso l'idrolisi enzimatica. Il turnover del collagene sembra essere regolato dai fibroblasti, che seguono un processo di degradazione del collagene che avviene direttamente dentro al tessuto (degradazione che non avviene ad opera delle collagenasi quindi). molto inferiore sicuramente a quella dell'osso (65%), dello smalto (97%) e della dentina (70%). Il cemento acellulare, quindi privo di cellule, è il primo cemento formato e copre approssimativamente il terzo cervicale o metà della radice, e che svolge un ruolo principale nel supporto del dente. Le fibre di Sharpey, costituiscono la maggior parte della struttura del cemento acellulare; queste sono completamente calcificate con i cristalli minerali che si trovano a livello del cemento, ad eccezione di una regione larga da 10 a 50 micron, regione che si trova vicino alla linea amelo- cementizia. Il cemento cellulare, si forma dopo che il dente raggiunge il piano causale ed è più irregolare; contiene cellule, quindi cementociti, in lacune che comunicano tra loro attraverso un sistema di canali di anastomosi. Qui troviamo una minor presenza delle fibre di Sharpey. Pensando alla permeabilità, il cemento presenta una permeabilità maggiore nei soggetti giovani rispetto ai soggetti adulti; quindi, si può sottolineare come la permeabilità del cemento diminuisca con l'età. Per quanto riguarda lo spessore del cemento è bene specificare che la deposizione del cemento è un processo continuo che procede a velocità variabile per tutta la vita; basti pensare che a livello della metà coronale della radice, lo spessore del cemento equivale a quello di un capello, mentre raggiunge il suo massimo spessore a livello del terzo apicale radicolare e sulle forcazioni. Inoltre, presenta un maggior spessore nei settori distali dell’elemento, rispetto ai settori mesiali. Tra gli 11 ed i 70 anni lo spessore medio del cemento aumenta di 3 volte. Variazioni di spessore del cemento possono presentarsi come un’assenza o una scarsità di cemento cellulare (aplasia cementizia o ipoplasia) o come un’eccessiva deposizione di cemento (iperplasia cementizia o ipercementosi) (IPERCEMENTOSI: ispessimento prominente del cemento, correlato nella maggior parte dei casi all’età e può essere localizzato su un unico dente o sull’intera dentatura; ipercementosi in se non richiede trattamenti). CEMENTO-LINEA AMELOCEMENTIZIA: il cemento immediatamente al di sotto della linea amelo-cementizia è di particolare importanza clinica nelle procedure delle levigature delle radici. A livello della linea amelo- cementizia si possono presentare 3 diverse situazioni: 1. Cemento e smalto si sovrappongono leggermente (60-65% dei casi) 2. Cemento e smalto fanno testa a testa (30% dei casi) 3. Cemento e smalto non si toccano e a livello della linea amelo- cementizia abbiamo della dentina scoperta (5-10% dei casi) RIASSORBIMENTO: i denti permanenti, a differenza di quelli decidui, non subiscono un riassorbimento fisiologico; tuttavia, il cemento radicolare dei denti erotti, ma anche dei denti non erotti, è soggetto a cambiamenti di riassorbimento che possono essere microscopici o ben valutabili a livello radiografico. Il riassorbimento del cemento può essere causato da fattori locali o sistemici, oppure può verificarsi senza apparente eziologia (idiopatica); le condizioni causa del riassorbimento possono essere: - Trauma da occlusione - Movimento ortodontico - Pressione dei denti non allineati in eruzione - Tumori o cisti - Denti inclusi - Denti con mancanza di antagonisti - Malattia periapicale - Malattia parodontale - Deficit di calcio - Ipotiroidismo - Malattia di Paget (problemi alle ossa) Il riassorbimento può compromettere da prima esclusivamente il cemento, per poi andare a minare la e la polpa sottostante, senza provocare però dolore o fastidi al paziente. La riparazione del cemento richiede la presenza di tessuto connettivo vitale; se l’epitelio prolifera in un’area di riassorbimento, la riparazione non avrà luogo (la riparazione può avvenire sia a livello di denti devitalizzati che vitali). ESPOSIZIONE DEL CEMENTO ALL’AMBIENTE ORALE: il cemento viene esposto all’ambiente orale in caso di recessione gengivale e come conseguenza della perdita di attacco nella formazione della tasca. PROCESSO ALVEOLARE Il processo alveolare è la porzione della mascella e della mandibola che forma e sostiene le cavità dei denti, gli alveoli. Il processo alveolare è strettamente dipendente alla presenza o meno dell’elemento dentale, poiché si forma a seguite della sua eruzione e tende man mano a scomparire gradualmente dopo che il dente è stato perso; inoltre, data questa stretta dipendenza tra denti e processo alveolare, la dimensione, la forma, la funzione degli elementi dentali, determinano la loro morfologia. Il processo alveolare consiste in: - una parete esterna di osso corticale, composto da osso compatto e maggiormente denso rispetto all’osso spongioso. - una parete interna di osso sottile e compatto, definito osso alveolare vero e proprio; istologicamente contiene una serie di aperture attraverso le quali i fasci neurovascolari connettono il legamento parodontale con la componente centrale dell’osso alveolare, ossia l’osso spongioso. (questa lamina ossea sottile formata da aperture, prende il nome di lamina cribrosa). La maggior parte delle porzioni facciali e linguali è formata da osso compatto, mentre l’osso spongioso circonda la lamina dura in aree apicali e interradicolari. L’osso è costituito per i 2/3 da materia inorganica e da 1/3 da materia organica. La materia inorganica è composta principalmente da idrossiapatite (65%) e quindi dai minerali calcio e fosfato, e poi idrossile, carbonato, citrato, e altri sali minerali come magnesio, sodio e fluoro; i sali INVECCHIAMENTO E PARODONTO (capitolo4) EFFETTI DELL’INVECCHIAMENTO SUL PARODONTO EPITELIO GENGIVALE: L’assottigliamento e la riduzione del tessuto cheratinizzato gengivale hanno luogo con l'avanzare dell'età. Questo si può tradurre come causa di un'aumentata permeabilità dell'epitelio nei confronti degli antigeni batterici, come causa di una diminuita resistenza ai traumi, o entrambe queste cause. Inoltre, altri cambiamenti che hanno luogo con il passare degli anni, comprendono l’appiattimento nella rete dei vasi sanguigni e la modifica della densità cellulare. L'effetto dell'invecchiamento sulla posizione dell'epitelio giunzionale è stato oggetto di numerose speculazioni; alcuni studi hanno dimostrato una migrazione apicale dell'epitelio giunzionale accompagnata dalla formazione di recessione gengivale, Mentre in altri studi non è stata rilevata questa migrazione. È bene ricordare che la migrazione dell'epitelio giunzionale in direzione apicale radicolare, può essere collegato all'eruzione passiva, dove vediamo che a causa della perdita del tessuto duro del dente dovuta ad un attrito, l'elemento tenta di mantenere un contatto occlusale con l'antagonista e il tutto viene accompagnato da una migrazione sempre più apicale dell'epitelio giunzionale. Da questi studi prende vita il concetto secondo il quale la recessione gengivale non è una conseguenza inevitabile dell'invecchiamento, ma è il risultato cumulativo di traumi o della malattia parodontale. TESSUTO CONNETTIVO GENGIVALE: Con l’invecchiamento, il connettivo della gengiva diventa più grossolano e denso; sono stati osservati i cambiamenti sia a livello qualitativo che a livello quantitativo nel collagene. Questi cambiamenti determinano un aumento della conversione del collagene solubile in collagene insolubile, una maggiore forza meccanica ed un'aumentata temperatura di denaturazione. Non è sorprendente che sia stata trovata una quantità maggiore di collagene nella gengiva di animali anziani, nonostante vi sia, con l'avanzare dell'età, una minor sintesi di collagene. LEGAMENTO PARODONTALE: I cambiamenti che si verificano con l’invecchiamento nel legamento parodontale includono la riduzione del numero dei fibroblasti e la struttura più irregolare. Ci sono state ricerche che hanno sottolineato come sia presente una graduale diminuzione della produzione della matrice organica e dei residui delle cellule epiteliali, ed un aumento delle fibre elastiche. Studi che hanno confrontato le cellule del legamento parodontale di individuo e più anziani (età >60) con quelle di individui più giovani (età15- 20), hanno suggerito una maggiore espressione igienica delle citochine pro-infiammatorie. Tali risultati sono stati collegati ai cambiamenti dovuti all'età; comunque si è visto come ci sia una maggiore espressione di quei fattori implicati nella risposta infiammatoria. La proliferazione delle cellule del legamento parodontale è diminuita con l'età, e ciò suggerisce una compromissione del potenziale di riparazione, sebbene non sembri manifestarsi clinicamente. CEMENTO: E’ frequentemente riscontrato come ci sia un aumento dello spessore del cemento in correlazione con l'invecchiamento; tale aumento può essere di 5-10 volte maggiore con l'avanzare dell'età. Questo risultato non è sorprendente, poiché dopo l'eruzione del dente, si ha una continua deposizione di cemento. OSSO ALVEOLARE: I cambiamenti morfologici dell'osso alveolare, riflettono i cambiamenti correlati all'età in altri distretti ossei; Escludendo le varie osservazioni sui cambiamenti ossei correlati all'età, è importante scoprire che il potere di guarigione dell'osso nei siti di estrazione non sembra essere influenzato dall'invecchiamento; infatti, il successo degli impianti dentali osteointegrati, che dipende dalla risposta di guarigione dell'osso, non sembra essere correlato all'età. Ad esempio l'innesto di osso derivante da donatori con un'età superiore a cinquant'anni (materiale omologo), ha un potenziale osteogenico di gran lunga minore rispetto al materiale d'innesto dei donatori più giovani. PLACCA BATTERICA: Alcuni studi hanno dimostrato come l'accumulo di placca dentogengivale aumenta con il passare degli anni; questo può essere spiegato dall'aumentata area di tessuto duro esposto, risultato della recessione gengivale, e dalle caratteristiche della superficie radicolare esposta, substrato per la formazione della placca rispetto allo smalto. Ma altri studi non hanno dimostrato alcuna differenza in termini di quantità di placca durante l'invecchiamento. Per la placca sopra gengivale non sono state riscontrate differenze qualitative nella composizione; per quanto riguarda invece la placca sotto gengivale, uno studio ha dimostrato la presenza della flora sotto gengivale simile a quella normale, mentre in un altro studio è stato riportato un numero aumentato di bastoncelli e pseudomonas nelle persone più anziane. È stato ipotizzato che c'è stato un cambiamento nell'importanza di alcuni parodontopatogeni con il passare dell'età, in particolare un ruolo maggiore del Porphyromonas gingivalis e minore dell’Aggregatibacter actynomicetemcomitans.
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