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Anatomia : sistema cardiocircolatorio e linfatico, Appunti di Anatomia I

descrizione delle cavità corporee: mediastino rapporti e divisioni del mediastino pericardio: descrizione e componenti descrizione del cuore in veduta esterna descrizione del cuore in veduta interna sistema di conduzione del cuore ciclo cardiaco ed ECG circolazione coronarica struttura vene e arterie decorso delle arterie di collo e testa, arto superiore, torace, addome e arto inferiore vene circolazione fetale sistema linfatico: componenti e funzioni

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 14/02/2023

Giuliavero03
Giuliavero03 🇮🇹

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Scarica Anatomia : sistema cardiocircolatorio e linfatico e più Appunti in PDF di Anatomia I solo su Docsity! SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO Cavità corporee= spazi anatomici delimitati da membrane. 1. Cavità cranica+canale vertebrale delimitati dalle meningi: dura madre, aracnoide e pia madre 2. Cavità toracica: > cavità pleurica definita dalle pleure che avvolgono il parenchima polmonare > pericardio che accoglie il cuore > mediastino che è lo spazio anatomico che accoglie il cuore ma non solo. 3. Cavità addominopelvica avvolta dal peritoneo > cavità addominale > cavità pelvica Organi toracici Lateralmente troviamo i polmoni, medialmente lo spazio è occupato dalla massa cardiaca delimitata dal pericardio. In realtà i polmoni nascondono parte delle strutture toraciche tra cui i grossi vasi. Lo spazio compreso tra le due facce mediali evidenziano i limiti del mediastino tanto che si chiamano facce mediastiniche. La regione mediastinica comprende cuore e vasi, la trachea, i bronchi, l'esofago, la porzione linfonodale, tessuto adiposo. I limiti anatomici usati per definire i limiti del mediastino sono: - Anteriormente la faccia posteriore dello sterno che comprende anche la parte posteriore delle cartilagini costali - Posteriormente la colonna vertebrale nel tratto toracico - Lateralmente le facce mediali polmonari - Inferiormente il diaframma - Superiormente ci sono dei punti di repere: immaginiamo un piano trasversale che passa per la prima costa e divida C7 da T1 Il mediastino è diviso in anteriore e posteriore prendendo come punto di repere la biforcazione della trachea, qui facciamo passare un piano coronale che divide in anteriore e posteriore. Secondo la divisione proposta da CONDORELLI, la parete posteriore del mediastino anteriore non è artificiale, ma reale, e costituita da un setto connettivale che è uno sdoppiamento dell’aponeurosi cervicale media che scende sui grossi vasi della base del cuore e sul pericardio. Da questo punto il setto che divide mediastino anteriore da mediastino posteriore, è costituito dalla faccia posteriore del sacco pericardico. Nel mediastino anteriore possiamo trovare delle porzioni diverse: - Mediastino anteriore superiore: grossi vasi e timo - Mediastino anteriore inferiore: cuore e pericardio Nel mediastino posteriore troviamo: - Esofago - Aorta discendente - Nervo vago - Bronchi - Trachea Se proiettiamo lo spazio mediastinico sul torace osserviamo che le porzioni laterali sono in parte occupate dai polmoni che coprono buona parte del cuore. Lo spazio mediastinico non è uno spazio chiuso: esso comunica con la regione del collo, posteriormente con il mediastino posteriore, inferiormente con il tessuto preperitoneale della parete addominale anteriore attraverso lo iato che separa i fasci sternali del diaframma. Il pericardio Il pericardio è una membrana sierosa che avvolge il cuore e i grossi vasi. Ha la forma di un cono cavo appiattito in senso antero-posteriore, la cui base poggia anteriormente sul diaframma e posteriormente troviamo l'apice che ci porta verso i grossi vasi. Il pericardio è diviso in due parti: la parte esterna che è il pericardio fibroso e la parte interna che è il pericardio sieroso. La differenza è funzionale: il pericardio fibroso ha un ruolo strutturale cioè permette di definire la cavità pericardica e di mantenere l'organo cardiaco in quella sede. A tale scopo il pericardio fibroso rimane in continuità con dei legamenti che sospendono il cuore nel mediastino: abbiamo i IL CUORE Immaginiamo di tagliare il pericardio e liberare l'organo cardiaco il quale si presenta con una forma a cono appiattito orientato in senso antero-posteriore. La base del cono è orientata in alto, posteriormente e verso destra. L'apice è orientato verso il basso, verso sinistra e in avanti. L'asse che attraversa il cuore è quasi orizzontale: il cuore è seduto sul diaframma. Nel cuore si distinguono delle parti più scure rossastre, altre parte rimangono più bianche (tessuto adiposo). Il tessuto adiposo si concentra dove la superficie cardiaca si approfonda formando dei solchi. I vasi coronarici usano questi solchi per distribuirsi sulla massa cardiaca e la presenza del tessuto adiposo crea la matrice in cui i vasi coronarici possono adeguatamente distribuirsi. Il volume del cuore corrisponde più o meno alla grandezza del pugno: larghezza e lunghezza di 10 cm, circonferenza di 20 cm e peso di circa 270 g. Il peso varia anche in base a sesso, età, attività fisica dell'individuo. Un ipertrofia del muscolo cardiaco è normale negli sportivi. Il cuore è tenuto in posizione dal pericardio e dai legamenti. Il cuore ha una maggior libertà di movimento a sinistra e oltre alla posizione del corpo segue i movimenti del diaframma. Morfologia Ha due margini: - Acuto - Ottuso nella parte latero-superiore Ha tre facce e l'apice anteriormente 1. Sterno-costale anteriore 2. Posteriore (base del cuore) da dove emergono i grossi vasi 3. Diaframmatica Veduta anteriore Possiamo osservare la superficie esterna del ventricolo destro che occupa la maggior parte della superficie anteriore e la individuiamo perché rimane delimitata tra due solchi riempiti da tessuto adiposo (solco coronarico che superficialmente indica il punto di divisione tra ventricolo destro e atrio destro e solco interventricolare anteriore che si approfonda nel tessuto). Superiormente rimane in continuità tramite tramite cono arterioso con il tronco polmonare che si divide in due dando origine alle arterie polmonari di destra e di sinistra. Scavalchiamo il solco coronario e osserviamo l'atrio destro da cui emerge l'auricola destra che è un'estroflessione mobile. Nell'atrio destro convergono le vene cave. Da una veduta anteriore riusciamo parzialmente a vedere il ventricolo sinistro. Veduta posteriore Osserviamo la base del cuore dove troviamo l'emergenza dei grossi vasi e osserviamo il ventricolo sinistro (margine diaframmatico) e troviamo il solco interventricolare posteriore. Ritroviamo le vene polmonari che sono in contatto con l'atrio sinistro che anche lui presenta l'auricola sinistra. Vediamo anche l'arco aortico che nasce dal ventricolo sinistro con l'aorta ascendente e poi si arcua. Veduta interna Riconosciamo i grossi vasi, gli atri in posizione supero-posteriore e i ventricoli in posizione infero- anteriore. Verso l'alto vediamo il tronco polmonare che si distingue in arteria polmonare destra e sinistra. Superando il setto interventricolare ci troviamo nel ventricolo sinistro. Andando medialmente troviamo gli elementi valvolari che portano all'aorta. Riconosciamo l'atrio sinistro posto superiormente al ventricolo sinistro. Ora immaginiamo di camminare dentro al cuore. Partiamo dell'atrio destro: guardando in alto e in basso troviamo gli orifizi delle vene cave. Le pareti degli atri sono lisce, abbastanza morbide e dallo spessore inferiore rispetto allo spessore dei ventricolo. Se osservo in basso oltre a vedere dietro l'orifizio della vena cava inferiore vedo l'orifizio che porta verso il ventricolo destro la cui apertura è regolata dalla valvola tricuspide. Leggermente spostato verso il setto Ogni valvola è circondata da un anello fibroso: anello fibroso polmonare, anello fibroso aortico, anello fibroso atrioventricolare sinistro e destro. Questi anelli sono in continuità grazie al cono tendineo tra le valvole semilunari. Invece tra le valvole atrioventricolari e la valvola semilunare troviamo il trigone fibroso destro e sinistro. Questo prende il nome di scheletro fibroso del cuore cioè il miocardio è muscolo che trova punto di adesione su questo scheletro fibroso. NB: la presenza di due o tre cuspide dipende dalla pressione del ventricolo. Parte elettrica del cuore Il sistema di conduzione del cuore origina dal nodo seno-atriale che si trova nella porzione in cui arriva la vena cava superiore. Nel nodo seno-atriale troviamo delle cellule pacemaker che sono in grado di autodepolarizzarsi. La depolarizzazione si propaga a livello atriale tramite il tratto internodale anteriore, medio e posteriore che si portano al nodo atrioventricolare che si trova molto vicino all'orifizio della valvola tricuspide. Il nodo atrioventricolare si trova sulla punta del nodo di Koch. Il lembi valvolari della valvola del seno coronarico creano un ispessimento che è il secondo margine: nel punto di intersezione tra il tendine di Todaro (nella parte posteriore dell'anello fibroso della valvola atrioventricolare) e il lembo di Eustachio troviamo il nodo atrioventricolare. Il nodo atrioventricolare viene depolarizzato e la depolarizzazione attraversa il fascio di Hiss cioè il tratto comune che porta la depolarizzazione verso il setto interventricolare. Il fascio di hiss si sdoppia nella branca destra e sinistra che si portano verso la parete del ventricolo sinistro e destro e dall'apice risalgono sulle pareti dei ventricoli. Queste fibre vengono chiamate con il nome di fibre del Purkinje. CICLO CARDIACO Alternanza di sistole e diastole. Fase 1= diastole ventricolare o di riempimento Il sangue passa dall'atrio al ventricolo quindi il ventricolo si riempie e le pareti del ventricolo sono rilassate. Se il sangue passa dall'atrio al ventricolo la pressione intraatriale causa l'apertura delle valvole atrio-ventricolari. Il ventricolo si riempie e l'atrio si contrae (sistole atriale) al fine di svuotare l'atrio. Fase 2= contrazione isovolumetrica dei ventricoli Adesso la pressione spinge dal basso verso l'alto poiché la pressione è maggiore nei ventricoli rispetto agli atri. Il ventricolo a questo punto va in sistole e si contrae. Il volume del ventricolo non cambia, ma la contrazione crea un aumento pressorio. Fase 3= eiezione o contrazione isotonica del ventricolo Si aprono le valvole semilunari quindi il sangue prosegue e si porta sul tronco polmonare e sull'aorta. La pressione nei ventricoli diminuisce. Fase 4= rilasciamento isovolumetrico I ventricolo si rilassano il che porta come conseguenza un abbassamento della pressione intraventricolare e nel frattempo il sangue torna a riempire gli atri, la pressione negli atri aumenta e si ritorna alla prima fase del ciclo. Toni o rumori cardiaci I rumori hanno: - Una componente valvolare: chiusura delle valvole atrioventricolari, semilunari - Una componente di flusso: rapido riempimento ventricolare - Una componente muscolare: contrazione atriale ELETTROCARDIOGRAMMA Tutto parte dal nodo senoatriale dove le cellule pacemaker danno l'impulso della contrazione. La prima manifestazione elettrica è rappresentata nell'ECG dell'onda P (depolarizzazione degli atri), segue un breve tratto rettilineo che precede il complesso QRS che ci dice che l'attività elettrica sta passando attraverso il setto interventricolare (fascio di Hiss e branche) e c'è stata un ripolarizzazione atriale. Le vene sfruttano il lavoro muscolare ovvero la contrazione dei muscoli scheletrici che circondano le vene che schiacciano le pareti delle vene e impongono il ritorno del sangue verso il cuore. Nelle arterie invece non ci sono le valvole perché è un sistema ad alta pressione. L'arteria ha una parete molto più spessa e resistente per resistere all'alta pressione del sangue. La vena invece è più lassa perché altrimenti l'attività di "spremitura" dei muscoli scheletrici sarebbe ostacolata. La struttura delle arterie è diversa a seconda che siano più o meno vicine al cuore. <<<<<<<<<Più sono vicino al cuore maggiore è la pressione quindi le arterie vicino al cuore sono arterie elastiche che hanno una meccanica che restituisce meccanicamente la spinta pressoria. La tonaca avventizia è, dunque, molto robusta. Per aumentare l'elasticità si sovrappongono degli strati di elastica dalla tonaca media a quella avventizia. Nell'arteria muscolare lo strato medio è molto più spesso e con una minor componente elastica, questo perché siamo lontani dal cuore e la pressione è diminuita. Nelle arteriole lo strato avventizio scompare fino ad arrivare ai capillari in cui si perde sia lo strato avventizio sia lo strato medio per facilitare gli scambi gassosi. Le vene sono più semplici poiché dinguiamo: 1. Capillari fenestrati 2. Venule 3. Vene di medio calibro 4. Grandi vene PRINCIPALI PATOLOGIE VASCOLARI Quando la morfologia dei vasi si modifica anche la funzione ne risente. Aneurisma Sono dei rigonfiamenti a livello vascolare che si creano a causa di fenomeni che vanno a degenerare la parete del vaso che perde le caratteristiche meccaniche. Si presentano di solito in punti vitali come l'aorta. L'aneurisma non fa male finché la deformazione non comprime elementi anatomici prossimi. L'aneurisma se progredisce può rompersi e se si rompe l'aorta non è bello. Stenosi Formazione di una placca nell'arteria. Quando questa placca chiude eccessivamente blocca il passaggio del sangue. Quando questo succede a livello coronarico si ha un infarto. VASI CORONARICI La vascolarizzazione del cuore dipende dall'arteria coronaria destra e sinistra le quali originano dal primo tratto ascendente aortico. Superiormente ai lembi coronarici (lembo destro e sinistro della valvola aortica) troviamo gli orifizi di origine delle arterie coronariche. Il motivo per cui si trovano lì è per dosare la pressione con cui il sangue entra nelle coronarie. Il sangue durante l'eiezione non entra nelle coronarie ma entra quando le valvole sono chiuse quindi in ritorno. L'aorta nel suo punto di origine ha tre dilatazioni: quei rigonfiamenti corrispondono ai seni aortici dove troviamo l'origine delle coronarie destra e sinistra. Da una veduta anteriore si vede che il percorso delle coronarie può avere anche una certa tortuosità. Coronaria destra Ha un percorso più semplice: origina dal seno di Valsalva destro e procede con un primo tratto orizzontale percorrendo il solco coronarico ponendosi inferiormente all'auricola destra. Da questo primo tratto origina un primo ramo che decorre inferiormente andando a vascolarizzare il cono arterioso. Si spinge con altri rami secondari a vascolarizzare la parete anteriore del ventricolo destro. Troviamo una seconda emergenza presente nel 60% degli individui che si porta superiormente per poi spostarsi posteriormente. Questo ramo va a vascolarizzare la parte del nodo seno-atriale. Nella rimanente parte dei casi la stessa parte viene vascolarizzata dall'arteria circonflessa. Sempre dalla coronaria destra originano dei rami che vascolarizzano la rimanente parte del ventricolo destro fino ad arrivare al margine acuto. Il tratto orizzontale termina quando arriviamo al margine, a livello del margine la coronaria segue il solco atrio-ventricolare portandosi posteriormente fino ad arrivare a un punto chiamato crux cordis in cui il solco interventricolare posteriore si interseca con il solco atrioventricolare. La porzione posteriore della coronaria destra crea una curvatura e prosegue nel solco interventricolare posteriore dando origine all'arteria interventricolare discendente. Dal tratto posteriore della coronaria destra, precedente alla crux cordis, troviamo un altro ramo che vascolarizza il nodo atrioventricolare. Dal ramo discendente originano i rami perforanti che entrano nei tessuti del cuore e vascolarizzano i tessuti profondi del setto interventricolare. Nel punto in cui si porta posteriormente e arriva al margine acuto emette l'arteria marginale destra. Coronaria sinistra Origina con un primo tratto comune di circa 1 cm. Questo primo tratto è orizzontale e viene chiamato tronco comune. Successivamente la coronaria sinistra emette due rami: il primo si porta anteriormente e decorre nel solco interventricolare anteriore e si chiama arteria discendente anteriore. Da questa arteria originano altri rami perforanti che si spingono in profondità e completano la vascolarizzazione del setto interventricolare con un approccio anteriore. Il secondo ramo che origina dal tronco comune è l'arteria circonflessa che decorre portandosi inferiormente rispetto l'auricola sinistra e segue il solco atrioventricolare fino ad arrivare al margine ottuso, a questo livello emette un ramo che si porta inferiormente seguendo il margine e permette di ottimizzare la vascolarizzazione della parete ventricolare sinistra. La circonflessa si porta posteriormente e arriva da sinistra alla crux cordis e nella maggior parte dei casi lì termina. Questo tipo di circolazione si chiama circolazione coronarica a dominanza destra. Circa nel 7% degli individui vi è una dominanza bilanciata cioè la coronaria destra piega e percorre il solco interventricolare posteriore e lo stesso fa la circonflessa sinistra. Nel restante 8% dei casi vi è una dominanza sinistra cioè si vede la coronaria destra che termina all'altezza della crux cordis, invece la circonflessa piega e prosegue nel solco interventricolare. Ci sono poi dei rami incostanti: una percentuale di individui nel punto in cui originano la circonflessa e la discendente anteriore origina il ramo intermedio. Come si disocclude una coronaria? Con gli stent cioè si arriva con un catetere che parte dalla femorale o dalla radiale, percorre i grossi vasi per raggiungere la zona occlusa. A quel punto c'è un palloncino che si gonfia con una rete metallica. Quando il palloncino si sgonfia viene evoluto e lo stent viene lasciato in loco. L'American Heart Association ha schematicamente suddiviso l'albero coronarico in 16 segmenti. I tratti prossimale, intermedio e distale della coronaria destra sono rispettivamente i segmenti 1, 2 e 3. Il segmento 4 corrisponde alla discendente posteriore. Il tronco comune della coronaria sinistra corrisponde al segmento 5, mentre i segmenti 6, 7 e 8 rispettivamente alle porzioni prossimale, intermedia e distale della discendente anteriore. Successivamente l'arteria facciale oltrepassa l'arteria nucale fino a raggiungere l'angolo mediale della cavità orbitaria dove dà origine all'arteria angolare che si spinge superiormente andando a vascolarizzare i tessuti superficiali della regione della glabella. Questa regione contribuisce alla vascolarizzazione della regione perioculare; si crea così un'anastomosi con l'arteria oftalmica (origina dalla carotide interna). Troviamo più in alto l'arteria occipitale che decorre inferiormente rispetto la base del cranio, si spinge poi posteriormente vascolarizzando tutta la parte postero-inferiore della volta cranica. Più in alto troviamo l'arteria mascellare interna (origina dalla carotide interna) che durante il suo percorso emette rami che vanno a vascolarizzare la regione masseterina e la regione alveolare per vascolarizzare gli alveoli dell'arcata dentaria inferiori e spostandosi in avanti si divide in un ramo che va verso gli alveoli dentari superiori e un ramo (arteria infraorbitale) che attraversa la fessura orbitaria inferiore e si porta in profondità per poi uscire anteriormente nel foro infraorbitario. Una parte di vascolarizzazione prosegue andando a creare anastomosi con l'arteria facciale. Alcuni rami emessi dalla mascellare interna sono ancora più profondi tant'è vero che a partire dall'arteria sfeno-palatina partono i rami che si occupano di vascolarizzare la mucosa nasale. Questi rami in parte si portano verso le cavità nasali ma in parte vanno a vascolarizzare i tessuti molli del palato. Torniamo sulla carotide esterna e proseguiamo superiormente poiché questa arteria emette un ramo posteriore che irrora la regione auricolare e infine troviamo l'arteria temporale superficiale che si divide in ramo parietale e ramo frontale. Il decorso della carotide interna rimane più profondo fino ad arrivare alla base del cranio e si porta internamente attraverso il canale carotideo lateralmente rispetto alla sella turcica dello sfenoide. L'arteria vertebrale passa nei fori trasversari delle vertebre cervicali per poi entrare nel forame magno dove convergono nel tronco basilare che poggia sul processo basilare dell'occipitale. Dall'arteria basilare emergono dei rami che vanno a vascolarizzare la parte del cervelletto e in parte il tronco encefalico in particolare il tratto continuo. L'arteria basilare quando arriva nella parte posteriore del corpo dello sfenoide dà origine alle arterie cerebrali posteriori da cui emergono le arterie comunicanti posteriori. Queste decorrono lateralmente rispetto alla sella turcica incontrano il punto in cui la carotide interna entra nella base del cranio. Troviamo a questo punto le arterie cerebrali medie. Anteriormente ritroviamo l'origine delle arterie cerebrali anteriori che hanno un decorso anteriore, poi superiore a circondare il corpo calloso, poi si distribuiscono sia ai lobi frontali sia spingendosi verso la parte parietale. Prima di portarsi al corpo calloso abbiamo l'arteria comunicante anteriore che crea un'altra anastomosi. - Succlavia= subito dopo l'emergenza delle arterie vertebrali troviamo l'arteria tireocervicale che si divide in arteria trasversa del collo che si porta posteriormente fino ad arrivare alla porzione nucale dando origine all'arteria cervicale superficiale e in arteria tiroidea. Un altro tratto del tronco tiro- cervicale è l'arteria soprascapolare. Dalla succlavia originano i vasi che vascolarizzano l'arto superiore. Ritorno venoso Il ritorno refluo encefalico è garantito dai seni venosi cerebrali. Il seno trasverso trova spazio nella parte endocranica dell'osso occipitale e raccoglie il sangue sia dalle porzioni superficiali sia da quelle profonde che vedono la presenza dei seni petrosi e cavernosi. È presente poi il seno retto che raccoglie il sangue dalla parte profonda mediale dove troviamo il seno sagittale inferiore. Superficialmente troviamo a decorrere nella scissura longitudinale che individua i due emisferi il seno sagittale superiore. A raccogliere il sangue dalla regione encefalica troviamo il seno sigmoideo. Questi seni si riversano nelle vene giugulari interne ed esterne. Queste vene si raccolgono nelle vene brachiocefaliche che raccolgono anche anche sangue degli arti superiori e terminano nella vena cava superiore. L’ARTERIA SUCCLAVIA Nel primo tratto ha le prime emergenze che sono le arterie vertebrali che si portano superiormente e attraversano i fori trasversari delle vertebre cervicali. Poi troviamo il tronco tireocervicale che poi si divide in diversi rami: arteria tiroidea inferiore, arteria trasversa del collo che si porta posteriormente e emette rami che vascolarizzano la regione cervicale decorrendo nella parte posteriore delle vertebre cervicali e l'arteria sovrascapolare che vascolarizza la regione della spalla (vascolarizzata anche dall'arteria dorsale della scapola). Un'altra emergenza della succlavia è il tronco costocervicale che si divide in un ramo che si porta superiormente a vascolarizzare la parte nucale e l'altro ramo si porta inferiormente e vascolarizza la parte delle prime coste posteriormente. L'arteria succlavia prosegue dando origine all'arteria ascellare. vascolarizza la parete toracica anteriore e la ghiandola mammaria. AORTA DISCENDENTE Nel primo tratto toracico troviamo delle emergenze che vanno a vascolarizzare trachea, bronchi ed esofago. Altri vasi che emergono sono i vasi intercostali che si portano lateralmente a seguire la distribuzione di ciascuna costa e decorrono inferiormente sul margine inferiore di ciascuna costa. Oltrepassando il diaframma l'aorta prende il nome di aorta addominale. Le prime emergenze si occupano del diaframma e sono le arterie freniche inferiori che si distribuiscono inferiormente rispetto la cupola diaframmatica. Anteriormente abbiamo il tronco celiaco che si divide in tre rami: 1. Arteria epatica comune che si porta verso destra. Andrà verso il fegato ma è comune ad altri vasi che vascolarizzano altri organi. Da questa arteria si dirama l'arteria epatica propria che si divide nell'arteria epatica destra (da cui origina l'arteria cistica) e sinistra. Dall'arteria epatica propria origina l'arteria gastrica di destra che si distribuisce sulla piccola curvatura dello stomaco. Sempre dalla epatica comune emerge l'arteria gastroduodenale che passa posteriormente rispetto al duodeno e dà origine alle arterie pancreatico-duodenali e l'arteria gastroepiploica o omentale che decorre sulla grande curvatura dello stomaco. La gastro-omentale destra crea un anastomosi con la gastro-omentale sinistra. 2. Arteria gastrica di sinistra che si porta verso sinistra e che andrà a creare una zona anastomotica sulla piccola curvatura dello stomaco 3. Arteria lienale o splenica che passa posteriormente allo stomaco e arriva alla milza. Troviamo delle emergenze tra cui l'arteria pancreatica dorsale che decorre posteriormente rispetto al pancreas. Troviamo altri rami minori che si distribuiscono sul margine superiore del pancreas. Nella parte più distale troviamo l'emergenza dell'arteria grande pancreatica. Poi prosegue fino ad arrivare alla milza. L'arteria splenica non si occupa solo di milza e pancreas perché nella sua parte distale emette le arterie gastriche brevi. Nella parte distale troviamo un ramo che decorre sulla grande curvatura dello stomaco cioè l'arteria gastro-epiploica sinistra. Inferiormente rispetto al tronco celiaco di pochi centimetri troviamo tre emergenze: 1. Arterie renali= si portano lateralmente a vascolarizzare i reni. La lunghezza delle due arterie non è identica perché l'aorta rimane un po' spostata a sinistra quindi l'arteria renale di sinistra è più breve. L'arteria renale emette le arterie surrenali inferiori perché il surrene secerne ormoni che devono andare in circolo. Troviamo anche le arterie surrenali superiori che originano dalle arterie freniche e le arterie surrenali medie che originano dall'aorta. L'arteria renale entra nel parenchima renale con le arterie segmentali (superiore o apicale, antero-superiore, posteriore e inferiore). I reni usano il sangue per nutrire i tessuti ma anche per produrre urina prodotta per filtrazione del sangue. 2. Arteria mesenterica superiore= si porta anteriormente rispetto alla vena renale e poi si porta inferiormente per vascolarizzare l'intestino. Questa arteria sul margine sinistro dà origine alle arterie intestinali che decorrono sul mesentere e si distribuiscono sul tessuto intestinale. Formano delle arcate (arterie arcuate) anastomotiche dalle quali emergono le arterie rette. Dal primo tratto dell'arteria mesenterica emergono le arterie pancreatico-duodenali inferiori. Troviamo le arterie coliche che originano dal lato destro della mesenterica superiore. Troviamo l'arteria ileocolica, l'arteria colica di destra e l'arteria colica media. Tutte queste arterie portandosi verso l'intestino crasso formano delle arcate che formano l'arteria marginale da cui emergono i rami retti che si distribuiscono a tutto l'intestino. L'ultima emergenza dell'aorta addominale è l'arteria mesenterica inferiore da cui Nella parte addominale abbiamo la vena porta che permette il passaggio del sangue refluo attraverso il fegato. Il fegato filtra il sangue. La vena porta distribuisce il sangue refluo venoso nel lobo epatico di destra. Il libro sinistro riceve il sangue refluo dalla porzione sinistra dell'addome. Nel braccio troviamo alcuni elementi sovrabbondanti. Abbiamo la vena basilica che decorre medialmente. Lateralmente abbiamo la vena cefalica. Anteriormente l'articolazione del gomito troviamo la vena cubitale media che crea continuità tra la vena cefalica e la vena basilica. Nella cubitale intermedia decorre la vena intermedia dell'avambraccio. Gli elementi venosi convergono nel tronco brachiocefalico e poi nella vena cava superiore. Nell'arto inferiore abbiamo le vene safene (grande safena medialmente e che rimane tributaria della vena femorale e piccola safena che decorre tra i ventri del gastrocnemio e rimane tributaria della vena poplitea). CIRCOLAZIONE FETALE Dalla placenta emergono dei vasi che decorrono nel cordone ombelicale: due arterie ombelicali e una vena ombelicale. La circolazione fetale non usa la circolazione polmonare. La vena ombelicale si porta verso il fegato del bimbo ed uscendo dal parenchima epatico dà origine al dotto venoso di aranzio che va alla vena cava inferiore. Alla nascita perde il significato vascolare, atrofizza e diventa un legamento. Dall'atrio destro va al ventricolo destro e direttamente all'altro sinistro tramite il foro ovale di Botallo. Dall'arteria polmonare si può andare direttamente all'aorta tramite il dotto arterioso di Botallo. Il sangue prosegue in aorta scendendo e dividendosi nelle arterie iliache e dando origine alle arterie ombelicali che tornano alla placenta. SISTEMA LINFATICO Le componenti del sistema linfatico sono: 1. Linfa: liquido viscoso simile al plasma 2. Vasi linfatici: dove scorre la linfa ed è in continuità col sistema venoso 3. Organi linfoidi: milza, tonsille, timo, ecc… 4. Linfociti e cellule fagocitarie Funzioni Produce, mantiene vitali e distribuisce in tutto il corpo i Linfociti che sono la nostra difesa contro i patogeni. I Linfociti vengono prodotti negli organi linfoidi ma hanno una stretta collaborazione con altri tipi cellulari come i macrofagi prodotti nel midollo osseo. Come funziona la circolazione linfatica Il plasma che scorre nei capillari filtra negli spazi interstiziali e lì ristagna. Questo ristagno serve a dare utilità al sistema linfatico perché circa il 20% di questi fluidi viene riassorbito dai vasi linfatici che riportano il contenuto nella circolazione venosa. Tutto questo avviene perché c'è una pressione osmotica che permette di filtrare il sangue. Vasi linfatici La rete dei vasi linfatici inizia con i capillari linfatici che si ramificano all'interno dei tessuti. Differiscono dai vasi sanguigni perché: - Nascono a fondo cieco= non c’è un vero punto di inizio del vaso linfatico ma c'è una sorta di struttura capillare che si raccoglie - Sono di dimensioni maggiori - Hanno parete più sottile= troviamo uno strato di cellule endoteliali che si sovrappongono leggermente per facilitare l'attività di riassorbimento. Ci sono poi delle invaginazioni della tonaca intima circondate da tessuto muscolare liscio. Presentano poi delle valvole come le vene per lo stesso funzionamento. - In sezione appaiono collassati e con profilo irregolare A livello dei capillari della circolazione sistemica abbiamo una rete di capillari linfatici che raccolgono i fluidi interstiziali e li trasportano verso le vene cave (soprattutto inferiore). Tessuti linfoidi Nelle vie aeree troviamo le tonsille al fondo della cavità buccale dove c'è una parte di promiscuità tra apparato respiratorio e digerente (anello di Waldeyer). Le tonsille sono a stretto contatto coi patogeni. Gli elementi tonsillari sono attivi durante lo sviluppo dei bambini quando il sistema immunitario è immaturo. Un altro tratto dove si trova un'alta concentrazione di tessuto linfoide è il sistema MALT nelle vie digerenti (nella mucosa dell'intestino tenue e nell'appendice vermiforme) e nelle vie urinarie. Questi tessuti linfoidi non hanno una capsula, hanno diametro di circa 1mm e hanno un centro germinativo in cui vengono raccolti i linfociti e dove essi proliferano. Organi linfoidi Linfonodi Se osservati al microscopio hanno un'organizzazione diversa rispetto ai tessuti e sono rivestiti da capsula. Hanno una parte corticale e una midollare. Abbiamo dei vasi afferenti che portano la linfa nel linfonodi e un vaso efferente che decorre parallelamente alla struttura vascolare sanguigna. Nei linfonodi troviamo i linfociti B. Se pur ci sia una prevalenza di linfociti B, ci sono anche i linfociti T. Timo Si trova posteriormente allo sterno nel mediastino anteriore. Ha una superficie liscia ma lobulare e il colore è tendente al rosa. Raggiunge la grandezza massima entro i primi 2 anni di vita poi va incontro a crescita fino alla pubertà finché non raggiunge i 40 g di peso. Ha due lobi destro e sinistro e si distinguono i lobuli. Troviamo una porzione corticale e una midollare e la presenza di Linfociti disseminati nella struttura parenchimale. Dalla pubertà inizia la sua involuzione e il tessuto inattivo diventa fibroso. Milza Una delle sue utilità funzionali è quella di produrre Linfociti. È grande circa 12 cm per 150 g e si trova nell'ipocondrio sinistro. Abbiamo all'interno la polpa bianca (ha significato immunologico) e la polpa rossa. Vasi linfatici Ci sono due grossi vasi collettori: 1. Dotto linfatico destro= raccoglie la linfa della metà destra del corpo ma solo la parte sopra il diaframma. Il dotto linfatico destro termina nella vena succlavia destra. 2. Dotto toracico= raccoglie la linfa dal resto del corpo. Un punto di raccolta importante è la cisterna del chilo che raccoglie il drenaggio linfatico dalla porzione addominale e dagli arti inferiori e lo porta alla vena succlavia sinistra. La distribuzione del drenaggio nel dotto linfatico destro e nel dotto toracico avviene anche grazie ai tronchi che sono il tronco giugulare destro, il tronco succlavio destro e il tronco bronco mediastinico destro che portano la linfa nel dotto linfatico destro.
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