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Anime ellettriche. Ippolita, Sintesi del corso di Filosofia morale

riassunto del libro Anime elettriche. Capitoli: Metamorfosi, Confessione, Genius.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 12/05/2019

lorfes20
lorfes20 🇮🇹

4.3

(4)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Anime ellettriche. Ippolita e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia morale solo su Docsity! ANIME ELETTRICHE — IPPOLITA METAMORFOSI Profilare per controllare Che la si chiami economia dell'identità o comportamentale, economia della condivisione e del dono, si parla sempre della stessa cosa da diverse angolazioni: estrarre valore economico dalla capacità umana di incontrarsi, comunicare, mostrarsi, generare senso, e articolare la complessità dei legami sociali. Profilare = modellare l'utente in modo sempre più preciso e dettagliato è fondamentale per convincere le aziende ad investire in pubblicità, il profitto delle aziende dipende dalla loro capacità di sviluppare tecnologie di monitoraggio. Il controllo sociale è proposto come unico orizzonte per l'innovazione. È il controllo delle nostre identità e dei modi in cui cambiano. Controllo dell'identità non solo delle nostre identità in senso statico, ma di come cambiano: c'è il desiderio delle agenzie di predire il comportamento futuro, di scoprire la società di oggi per vedere quella del futuro. Si tratta di possedere una base dati di relazioni umane mediate da un dispositivo di condivisone. Il contenuto o il servizio sono un pretesto per raccogliere informazioni. Qualsiasi servizio web è corredato da strumenti social per essere condiviso o per promuovere l'interazione tra utenti (metti il like). Lo scopo è creare un contesto per le interazioni: la presenza dei componenti social è la cosa più importante perché si raccolgono dati. Le aziende riescono ad ottenere attraverso il web una serie di informazioni personali che permettono, attraverso un'accurata analisi, di fare previsioni sui comportamenti, per indurre poi successivamente desideri di consumo. Tutto dipende dalla capacità di estrazione dei dati (dato mining): nell'economia del profiling digitale siamo contemporaneamente merce, produttori di merce e consumatori di merce. Negli anni di Paul Ricoeur, le narrazioni tramite dati digitali che le agenzie di profiling vanno a controllare facendo poi delle connessioni significative riguardano l'identità Idem, le nostre identità fino a quel momento fotografate, ma anche le nostre identità Ipse, cioè il fatto che possiamo cambiare. Per Paul Ricoeur l'identità Ipse era caratterizzata da poter essere diverso da come sono, c'è il virtuale, poter fare molte scelte. Il fine del profiling è predire il futuro: come potrei essere. Una parte della mia identità viene indirizzata verso qualcosa che ancora non c'è. La profilazione è quell'insieme di tecniche che permette di identificare e suddividere gli utenti in base al loro comportamento. Il profiling digitale mutua le proprie metodologie dalla psicologia comportamentale, in particolare dalla profilazione criminale, che identifica l'autore di un reato sulla base della sua modalità di esecuzione. Studiando il suo modus operandi si possono prevedere le intenzioni future e così intervenire per assecondarle, plasmarle, deviarle. Si notano corrispondenze con l'antropologia criminale di Cesare Lombroso, che si basava sulla fisiognomica, cioè l’idea che un individuo esprime il suo carattere attraverso i tratti del viso. Facce e maschere Il problema della faccia e della maschera non può essere ridotto alla fisiognomica perché il volto di un soggetto è il regno delle mille metamorfosi: Elias Canetti, in contrasto con Lombroso. “Fra tutte le creature l'essere umano possiede la mimica di gran lunga più ricca", Il volto è un crocevia di significati e segni, non solo consci, È la nostra interfaccia privilegiata con il mondo, esce completamente a controllare. Si ritrova la dialettica idem (il mio volto è sempre uguale, ha una sua morfologia ben identificabile) e ipse (la come noi ci presentiamo al mondo, ma non è qualcosa che si sua capacità intrinseca di continuo cambiament: forma). Nel gran teatro dei media sociali, la collezione delle nostre facce serve per creare sistemi che ne sappiano I volto non è sempre uguale perché esprime e cambia interpretale lo stato emotivo: non si parla solo delle espressioni mimiche del volto, ma anche della scrittura, della velocità di condivisione e di interazione Ogni giorno impersoniamo delle parti, ciò accade anche nella vita analogica, disconnessa, ma in questo caso le regole si possono eludere o ignorare. Al contrario, nello spazio espressivo dei media digitali commerciali, la possibilità di intervenire nel sistema regolativo è nulla. Tutto è apparentemente libero, ma in realtà è tutto predisposto, condizionato. I social e i comportamenti che scatena non sono lo specchio della realtà, sono un'altra realtà: siamo in uno spazio panottico (carcere in cui il sorvegliante può osservare (ottico) tutti (pan) i detenuti da un punto centrale senza che questi possano mai sapere se sono osservati o meno). Uno spazio completamente trasparente, dove si è chiamati ad esibirsi in pubblico: Michel Foucault ha teorizzato che i legami sociali siano degli aspetti di controllo nascosti e che gli individui vengono controllati, non da qualcuno, ma da qualcosa di totale. La nostra faccia (face) diventa una superfi (surface) sulla quale applicare una maschera che possa difendere e coprire la verità sul nostro proprio essere. La maschera trasforma l'individuo non solo agli occhi di chi lo vede, ma anche a se stesso: il successo dipende dall'immagine di successo che si sa trasmettere agli altri. L'individuo a furia di indossare una maschera finisce per assumere la personalità data dalla maschera. Personalità — volto: indosso una maschera, ne sono consapevole e nell'uso della maschera la divisione con la persona si complica notevolmente e si finisce per dimenticare di indossare la maschera. La figura pubblica deve essere iper-coerente, subito riconoscibile, indipendentemente dalla sua percezione negativa o positiva è importante che non sia mai in contraddizione con se stessa (bisogna stare nel personaggio per incrementare il proprio capitale reputazionalle). La narrazione non deve avere crepe o attimi di esitazione, altrimenti si avrebbe una perdita di credibilità: non ci si può presentare ogni volta in modo diverso. Ipercoerenza narrativa: non significa assenza di contraddizione, la maschera può essere caratterizzata dalla contraddizione. Maschera e metamorfosi Più si indossa la maschera, più la si conosce e più diventa comoda, diventa parte di noi. Dietro una maschera ci possono essere tante altre maschere, ma non è possibile trasformarsi interamente in esse perché un residuo della personalità nascosta rimane sempre vigile e consapevole. Facebook: maschera in senso complesso, il profilo, cosa cerco, come appaio al di là dello schermo; indosso una maschera da me creata, a partire da un nome, una foto. Foto come maschera: che possono rappresentare me ma anche altro. Queste immagini possono cambiare più volte al giorno: perché? Perché non sono soddisfatto del tipo di riconoscimento: idea che dietro ai movimenti si nasconda una quota di processi di formazione della nostra identità e idea di come vorremmo essere visti dall'altro. Tre elementi: esigenza singolare, espressione del se, relazione con l'altro. nostro intrappolamento, quando non troviamo più il senso di ciò che stiamo facendo e ci accorgiamo di Birare in tondo, fermi sul posto, in preda a qualcosa che ci sovrasta. È giunto il momento di rinegoziare, abbiamo bisogno di una metamorfosi della fuga efficace: se la nostra esigenza è quella di comunicare, di mostrare noi stessi e raggiungere gli altri, se pensiamo che questa esigenza sia un diritto inalienabile, allora dobbiamo costruire tecnologie che non siano gabbie, perché per quanto siano invisibili e leggere sono sempre gabbie costruite per il benessere economico di altri. La questione dell'identità rimane cruciale perché è su questa che si basa la possibilità di governante che i media digitali commerciali sottraggono allo stato. Nei termini di Canetti, la domanda sull'identità è la prima e la più arcaica: chi sono io? Può essere considerata una sorta di incatenamento che vincola l'individuo a una versione particolarmente povera e subalterna di sé. In questi media c'è il rischio di un'identità impoverita che ci vincola. La seconda domanda riguarda il luogo: dove sono? Altro elemento ormai diventato completamente psicogeografico grazie alle tecniche di geolocalizzazione: il sistema sa dove siamo, c'è un controllo quasi integrale delle nostre esistenze. Dove si, chi sei, come stai? Idea che tutte queste domande vengono usate per acquisire potere nei nostri confronti, acquisire dominio: una schiavitù che ci rende allegri e sereni. Quello dei network commerciali è un interrogatorio morbido e confortevole, esercita uno smart power. La popolazione vi si sottopone con gioia, felice di schedarsi in cambio del servizio gratuito. Siamo arrivati a ciò che per Foucault era il punto ideale della penalità, ossia una disciplina illimitata: un interrogatorio che non ha termine. Chi se lo può permettere ha già smesso da tempo di usare i servizi gratuiti e cura i propri affari in sicurezza. Tutti gli altri (scuole, università, piccole aziende) investono in tecnologia spazzatura. CONFESSIONE Diari e cura del sé Una delle forme espressive più utilizzate sulle piattaforme di social networking è la forma fica: genere di scrittura che invita a descrivere e condividere gli eventi della giornata, anche in poco spazio. La forma diaristica era largamente utilizzata nei periodi ellenistico e imperiale. La pratica socratica del prendersi cura di se diventa indissociabile dalla pratica della scrittura. Secondo Foucault questo fatto non è dunque una caratteristica della modernità, ma si tratta invece di una delle più antiche tradizioni della cultura occidentale. La trascrizione delle azioni quotidiane, le trame e i sentimenti venivano annotati scrupolosamente per farne un'analisi e poter giungere alla conoscenza di se. Per i greci non puoi conoscere te stesso in modo introspettivo, ma lo fai portando all’esterno, in base alle azioni che hai fatto. Questo esame di se non vuole cercare una verità nascosta nei meandri della nostra conoscenza, ma appartiene a un percorso strutturato, il percorso del vivere filosofico. Confronto con Cavarero: corpo che spinge a scrivere se stesso, come se volesse essere verbalizzato, come se volesse avere una traccia di ciò che ha fatto. Piottaforme confessionali La pratica della scrittura diaristica nei social media trae le proprie mosse dalla pratica della confessione, Il cristianesimo assimila gli eserci; e stoico-epicurea. L'exagoreusis è una verbalizzazione i scrittura di ori dei pensieri, realizzata tramite la completa obbedienza all'autorità del confessore, A differenza del pensiero greco, che vedeva il se come qualcosa da costruire, in questo caso il se assume il ruolo di un oggetto di interpretazione, la verità è nascosta all’interno della coscienza individuale: cristiana di anima in cui in fondo vi è la verità in ciascuno di noi. Il cristianesimo impone di testimoniare la lea verità su se stessi. Obiettivo dell'exagoreusis è stabilire se un pensiero sia buono o cattivo, imparare a distinguere tra il bene e il male: occorre affidarsi a un direttore spirituale che fornisce i consigli adeguati. l'obbedienza assume un valore sempre più vincolante: l'obbedienza significa sottomissione completa del proprio comportamento al controllo del maestro, e non prevede alcuna situazione finale di autonomia del discepolo. La confessione di tutti i propri pensieri al maestro spirituale, aiuta a comprendere come si sia formata della trasparenza radicale: non bisogna nascondere nulla al confessore, allo stesso modo non bisogna nascondere nulla allo scrutinio delle macchine. In entrambi i casi l'obbedienza e l'affidamento sono un prerequ 0. La pubblicazione sui social network è un esercizio di scrittura personale praticato da una massa e la scrittura in forma diaristica nei social è un vero e proprio allenamento quotidiano, dove ci si prende cura di se in una prospettiva di self branding (autopromozione). Questo esercizio commerciale è un rituale di confessione che vincola completamente l'individuo, integrando tecniche di dominio (il modo in cui gli individui sono governati da altri) e tecnologie o tecnologie del se (il modo in cui gli indî lui gevernano se stessi), L'autonomia dell'individuo è tale solo all’interno di regole previste, che vengono imposte in primo luogo dal default power (termini del servizio che nessuno legge ma tutti approvano), in seconda istanza dalla logica dell’opt-out (si può scegliere di non accettare, ma questa scelta porta alla rinuncia), infine dal sistema delle notifiche che incitano all'osservanza delle regole. Il risultato è che più tempo passiamo sulla piattaforma a costruire il nostro profilo, più ci sembra fondamentale continuare ad esserci. Apertura della coscienza ed ermeneutica delle macchine Una volta che abbiamo cominciato ad affidare i nostri pensieri alle piattaforme, la nostra confessione è affidata a un sistema che ci guida senza palesare la propria presenza. La funzione guida è rappresentata dal rapporto con gli altri utenti. Nei social riceviamo i nostri primi feedback dagli altri ed è a loro che confessiamo la nostra identità e i nostri pensieri. Ciò che sta alla base dello scambio tra pari è una sorta di condizionamento operativo: innescato il racconto, pubblicata una foto, ricevo segnalazioni di apprezzamento, like e commenti; nel momento in cui una delle persone che ha fatto un apprezzamento pubblica qualcosa, mi sento in dovere di ricambiare. La funzione di guida è un habit loop = un rito dell'abitudine: il segnale innesca una routine che produce una gratificazione, da cui è possibile ricominciare il ciclo. Questa è la fase in cui impariamo il ciclo dell'exagoreusis digitale: impariamo come aprire la coscienza per costruire il racconto su noi stessi. I comportamenti vengono selezionati e tenuti operativi a seconda delle risposte che ricevono. Gli utenti individuano i comportamenti adatti per ottenere l'attenzione necessaria. L'esposizione al rischio della perdita di credibilità o al rischio dell’indifferenza non fa che aumentare il desiderio di partecipare. Le piattaforme sono in grado di darci anche dei consigli diretti, ad esempio gli amici che potremmo conoscere, cosa acquistare. Le interfacce grafiche sono progettate per guidare gli utenti in precisi schemi di interazione, in maniera tale che diventino leggibi quella di estrapolare maggiori dati possibili, è garantita dalla riduzione dei nostri comportamenti a una i per le macchine. La massimizzazione del profitto, che è serie di protocolli. Taggare foto, assegnare preferenze tramite condivisioni, geolocalizzare, sono tutti modi per organizzare le informazioni attraverso una logica comprensibile all'utente, ma contemporaneamente forniscono informazioni all'apparato. L'obiettivo dell'ambiente in cui ci troviamo è quello di diventare un luogo del truismo comunicativo: non importante è dirlo; ciò che conta è farsi sentire sempre presenti. importa cosa si dice, |" Uno sguardo tecno-politico In termini tecno-politici, cosa accade nel mondo dell'informatica commerciale? L'apparato usa i dati raccolti per migliorare l’esperienza dell'utente, ma al tempo stesso per manipolare l'utente stesso. L'essere trasparenti alle macchine implica un doppio livello di coinvolgimento: quello che possiamo razionalizzare e vedere con i nostri occhi, e quello che ci sfugge perché non abbiamo una visione complessiva. Non vediamo quel dietro le quinte che costituisce la parte più significativa dell'esperienza informatica. Il retroscena tecno-politico è permesso solo a chi possiede i dati di tutti gli utenti, cioè il servizio che stiamo usando. La piattaforma ha una visione complessiva e per questo è l’unica in grado di presentarci scelte possibili. L'obiettivo finale è quello di liberarci dal peso della scelta, liberarci dalla libertà. La vita digitale non è una realtà sminuita, marginale rispetto alla vita vera. Ma il fatto di passare troppo tempo nella realtà online può portarci a provare una sorta di senso di vuoto, di fatica nell'affrontare la realtà viva di tutti i giorni, ad esempio decidere dove andare, cosa fare, con chi andare; organizzarsi senza notifiche e suggerimenti è una fatica difficile. Viviamo in un mondo sempre connesso, tendiamo a seguire le queste operazioni ci procurano un piacere regole implicite ed esplicite della confessione digitale, per immediato. Il profilo che si crea attraverso le interfacce grafiche deve essere coerente ed è necessario che il personaggio ‘agisca in maniera conforme a se stesso. La confessione dev'essere lineare, la narrazione limpida, chiara, vendibile. La piattaforma è in grado di mettere in relazione anche comportamenti che, ai nostri occhi e a quelli degli altri, sembrano non avere nessi significativi. Anzi alcuni comportamenti potrebbero assumere significato solo perché la piattaforma decide di metterli in evidenza. Ogni scelta algoritmica è una scelta politica, nel senso che determina ciò che viene pubblicato o ripubblicato, o persino ciò che è necessario rendere pubblico per mantenere o raggiungere un certo stato emotivo. Teatralizzazione e sacrificio di se Nella confessione dire la verità è fondamentale, ma anche mostrare di averla detta. Nel cristianesimo delle origini vi era un'altra pratica confessionale: l'exomologesis = consisteva nell’obbligo di mostrare in pubblico il proprio status di penitente. Il cuore di questa confessione era la teatralizzazione, l'enfasi drammatica con cui si svolgeva la dimostrazione pubblica. Le due pratiche confessionali hanno i medesimi scopi e gli stessi effetti: la rivelazione della verità del se e la rinuncia di se. Nei social network le due pratiche sono materialmente coesistenti. La verità implica un sacrificio. Raccontando tutto, donando tutto, anima e corpo, racconto e teatralizzazione dell'emozione, accederemo a una realtà separata in grado di svelarci la verità su noi stessi. Nei social network cediamo noi stessi per avere in cambio la possibilità di personalizzarci attraverso i loro strumenti. Sacrifichiamo una parte di noi e riceviamo in misurazione del nostro capitale relazionale e la quantificazione del se.
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