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Anna Niccolò Ammaniti, Appunti di Letteratura Italiana

Riassunto Anna Niccolò Ammaniti. Appunti libro e integrato con serie tv.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 06/04/2022

carlot-
carlot- 🇮🇹

4.3

(4)

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Anna Niccolò Ammaniti e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ANNA  Versante orrorifico: scheletri, ossa, decomposizione animale, ceneri...  Genere: romanzo di fantascienza, distopico  Genesi: durante un soggiorno a Creta Ammaniti osserva un gruppo di bambini soli sulla spiaggia e da lì nasce la storia. “io di solito capisco se un’idea è buona quando produce in me delle domande e quando tali risposte ne generano ulteriore” Come vivrebbero i bambini senza gli adulti?  Tema dell’alcool e dell’adultizzazione  Tema della guida: Pietro ha la passione per le moto ma proprio per questa morirà  Scelta di una protagonista femminile: mondo visto da una donna, lei è all’inizio bambina poi diventa adolescente nella ricerca del fratello, quindi madre e moglie nella vita che si costruisce con Piero e Astor. Vedova e alla fine vecchia nel momento in cui si imbatte nella nuova generazione di piccoli, che non ha memoria dei cani da compagnia perché non li aveva mai vissuti.  Scelta dell’ambientazione siciliana: luogo dove convivono bellezza e abusivismo. Sicilia come se fosse un continente, riportata alle dimensioni di un ragazzino l’isola è sufficiente a definire il mondo.  Importanza della lettura: per la madre leggere è la chiave alla sopravvivenza. Ammaniti condivide questa idea: pensa che il confronto con la memoria sia fondamentale, leggere significa non dimenticare.  Gli eroi bambini: i bambini perché sono inconsapevoli di essere eroi e possono incarnare un problema etico e risolverlo attraverso l’intuizione e il cuore.  Titolo: nome della protagonista, palindromo (si legge al contrario)  Modelli e suggestioni letterarie di questo testo: Stephen King in L’ombra dello scorpione; La maschera della morte rossa di Edgar Allan Poe;  Libri ispiratori: Struttura: “Il signore delle mosche” di William Golding; “La Strada” di Gormac McCarthy; “La nube purpurea” di Shiel; “Io sono leggenda” di Richard Matheson; “I vampiri” di Matheson. Si apre con una donna in ospedale che muore per un virus con a fianco il figlio piccolo... Sembra essere ambientato a Liegi in Belgio PRIMA PARTE -il podere in gelso- CAPITOLO 1 1. Anna corre per l’autostrada inseguita da un branco di cani randagi. Descrizione dei cani: creature disperate, alla deriva in un mare di cenere. Ne aveva incontrati tanti, con i buchi nel pelo, i grappoli di zecche che gli pendevano dalle orecchie, le costole di fuori. Si sbranavano per i resti di un coniglio. Gli incendi dell’estate avevano bruciato la pianura e c’era rimasto poco o niente da mangiare. Descrizione del paesaggio abbandonato e bruciato da incendi. 2. Anna era partita di notte per andare alla ricerca di cibo, a causa degli incendi che vi erano stati, alimentati dal vento, era sempre più difficile reperire da mangiare e la ragazzina doveva camminare per chilometri per trovare qualcosa. Ora tornava a casa con lo zaino pieno di cibo in scatola. 3. Anna accelera il passo perché un cane nero la sta raggiungendo, sta per tramontare il sole. Non vi è una descrizione puntuale di Anna ma vi sono alcuni dettagli: soprannominata canguro perché abile saltatrice, ha un bel sorriso. Descrizione cane: <<Non era nero, ma bianco, il mantello era ricoperto di cenere e aveva un orecchio mozzo. Era il cane più grande che avesse visto in vita sua. E se non ti muovi ti mangia.>> Scontro fisico tra Anna e il cane. 4. Anna si ripara in una macchina dove vi sono i resti di una donna: <<Sul sedile del passeggero le faceva compagnia uno scheletro ricoperto di guano bianco. I resti incartapecoriti del piumino Moncler si erano fusi con la tappezzeria della poltrona, e dagli squarci nel tessuto spuntavano piume e costole gialle. Il cranio penzolava sul petto tenuto dai tendini rinsecchiti. Ai piedi portava degli stivali scamosciati con i tacchi alti.>> <<Lo sguardo le finí su una pagina di quaderno sporca. Sopra c’era scritto in stampatello: AIUTO PER L’AMORE DI DIO! Doveva essere stata quella davanti. Diceva che si chiamava Giovanna Improta, che stava morendo e che aveva due bambini a Palermo, Ettore e Francesca, all’ultimo piano di via Re Federico 36. Avevano solo quattro e cinque anni e sarebbero morti di fame se qualcuno non andava a salvarli. Nel cassetto del comò dell’ingresso c’erano cinquecento euro. Anna gettò via il foglio, poggiò la nuca contro il finestrino e chiuse gli occhi.>> 5. Anna si risveglia nella macchina di notte, deve fare pipì sulla moquette del bagagliaio ma in quel momento arrivano i cani fuori dall’auto e iniziano annusare, vogliono entrare ->Anna si distrae pensando al gelato. I cani non si sentono più. 6. Anna esce dall’auto e vede ancora il cane nero, era lì che aspettava  racconto flashback sulla storia del cane (rimando a Zagor in Io non ho paura): IL CANE CON TRE NOMI Il cane era nato in uno sfasciacarrozze alla periferia di Trapani, sotto la carcassa di una Alfa Romeo. La madre, un pastore maremmano chiamato Lisa, lo aveva allattato per un paio di mesi insieme ai cinque fratelli. Daniele Oddo, il padrone dello sfascio, pensa di regalare un cucciolo alla moglie per il suo compleanno, la donna non è entusiasta della creatura che combina danni e la chiama Salame. A causa della sua esuberanza maiale viene tenuto legato con una catena nell’officina dello sfasciacarrozze e mangia gli avanzi di un ristorante cinese in zona. Allo sfascio ci lavorava Christian, il figlio del signor Oddo. Forse lavorare non è la parola giusta, bivaccava di fronte al computer guardando video porno dentro un container trasformato in ufficio. Era un ragazzetto smilzo e nervoso, con la testa piena di capelli e un mento appuntito che enfatizzava con una barbetta caprina. Aveva anche un secondo lavoro, spacciava pillole svaporate davanti ai licei. Il suo sogno però era diventare un rapper. Amava come si vestivano, come gesticolavano, le donne che avevano e i loro cani assassini. Ma non era facile rappare con la r moscia. Christian vuole trasformare Salame in una macchina di morte, lo addestra attraverso siti per cani da combattimento e gli cambia nome in Manson, un famoso assassino. Con l’arrivo del virus tutti muoiono Manson riesce a liberarsi dalla catena e si unisce ad un branco di cani randagi nutrendosi della spazzatura o dei resti di corpi che trova in giro. Nel giro di poco tempo Manson diviene il capo branco. 7. scontro finale in macchina tra Manson e Anna. Anna lo ferisce e riesce a vincere sull’animale. 8. Anna si avvia verso casa lasciando l’animale morente in macchina. Descrizione paesaggio abbandonato 9. descrizione della scuola elementare: <<Il campo di basket alle spalle della costruzione era invaso dall’erba. Il fuoco aveva sciolto i tabelloni dei canestri. Attraverso le finestre senza vetri si scorgevano i banchi, le sedie, il linoleum coperto di terra. Sul muro della sua classe, la III C, era ancora appeso il disegno di una giraffa e di un leone che aveva fatto Daniela Sperno. La cattedra era sulla pedana, accanto alla Anna mise nello zaino una bottiglia d’acqua, una scatola di piselli, un coltello da cucina, delle pile elettriche ancora buone e un doppio cd di Massimo Ranieri. Pronta. CAPITOLO 3 1. Le esplorazioni di Anna in cerca di cibo: inizialmente stava vicino casa, presso la fattoria dei Mannino. Poi deve allargare il raggio di esplorazione All’inizio attraversava gli appartamenti con le mani sulla faccia, cantando e spiando i corpi attraverso le dita, ma le bastò poco per abituarsi e trattarli come presenze fisse e curiose = filetti di baccalà o poltiglie rivoltanti. Inizialmente per impedire ad Astor di seguirla o di farsi male, prima di uscire lo chiudeva nel ripostiglio sotto le scale. Astor raccontava che quando stava lì, al buio, dal pavimento spuntavano gli animaletti che vivevano sottoterra. – Sono come le lucertole, ma hanno i capelli biondi e parlano con me. Con il passare del tempo, però, Astor ricominciò a fare i capricci .Anna, per convincere il fratello a lasciarsi rinchiudere, ogni sera gli raccontava le storie del Fuori: fuori, oltre il bosco magico, nessuno era scampato alla furia del dio Danone. Loro due avevano la fortuna di vivere in quel bosco cosí nascosto e fitto che la divinità non riusciva a vederci dentro. In quel mondo si aggiravano i mostri di fumo servitori del dio Danone. Giganti fatti di gas nero che uccidevano chiunque li incrociasse. Se non ci sono i mostri di fumo l’aria è velenosa che uccide. Superi la rete e dopo pochi metri muori. Io sono magica. Quando morirò la magia passerà a te e potrai uscire e andare a prenderti da mangiare da solo. Per convincerlo, Anna porta il fratello alle stalle dei Mannino: le vacche erano morte di sete e le carcasse erano piene di vermi, avvicinandosi l’odore di putrefazione toglieva il fiato. Da quel momento Astor non volle più uscire da casa. 2. Storia di Paolo e Mario Michelini, gemelli omozigoti  Anna aveva scoperto che loro avevano ancora cibo nel negozio del padre così i ragazzi barattavano, in particolare volevano i cd di Massimo Ranieri. <<Nei mesi successivi ovunque andasse cercava i cd di Massimo Ranieri. Era pieno di Vasco Rossi e di Lucio Battisti, ma niente Ranieri. Poi, un giorno, in un autogrill, aveva trovato un album triplo che si chiamava Napoli e le mie canzoni. Con quello si sarebbe fatta dare gli antibiotici.>> 3. mentre si reca dai gemelli Anna ripassa davanti all’auto con il cane: La mano di Anna, quasi di propria iniziativa, si allungò e carezzò la fronte del cane. La bestia rimase immobile e indifferente, ma a un tratto la coda si alzò e ricadde in quello che poteva sembrare un fiacco scodinzolio. Anna dà al cane morente dell’acqua e del cibo. 4. arrivata al negozio dei gemelli Anna trova tutto chiuso, i gemelli hanno contratto la Rossa, Paolo è morto e Mario ha già delle macchie. – Tu quanti anni hai? – le domandò Mario. – Ho perso il conto. – Ma lo sai che dicono? Che un Grande è sopravvissuto. Quante volte aveva sentito queste storie? Tutti quelli che incontrava raccontavano che da qualche parte c’erano dei Grandi sopravvissuti. Balle. Il virus aveva sterminato tutti e continuava sereno a uccidere quelli che crescevano. E alla storia del vaccino, dopo tutti quegli anni, Anna non credeva piú. Però non disse nulla. Sperava ancora di rimediare le medicine. – Quello che me l’ha detto doveva avere almeno sedici anni. Aveva la barba e nemmeno una macchia. Ha detto che una femmina grande lo aveva salvato. Non una Grande normale, piú grande. La chiamano la Picciridduna. È alta tre metri e la Rossa l’ha presa, ma le è passata. La Picciridduna sta in un posto sulle montagne: L’Hotel delle Terme. Per guarire bisogna baciarla sulla bocca: ha la saliva magica, in cambio lei vuole della cioccolata. Anna si offre di accompagnare Mario dalla Picciridduna, in cambio si fa dare del cibo e le medicine per il fratello. Il piano di Anna era semplice. A Torre Normanna sarebbe scappata con la roba e addio Mario e Picciridduna. 5. i due si avviano verso casa di Anna con una carriola carica di cibo. – Ti sono già venuti i peli? – Sí. – Fai vedere. Anna si slacciò i pantaloncini e se li abbassò fino alle ginocchia. Michelini, senza mollare la carriola, si piegò a guardare la strisciolina di peli neri. –Eletette? Anna si tirò su la maglietta. Sul torace si sollevavano due collinette sormontate dai coni rosa dei capezzoli. 6. incontro con i bambini blu: c’erano due piú grandi, un maschio grosso e una femmina scheletrica dipinti di bianco. Gli altri avevano l’età di Astor, erano nudi e dipinti di blu, e i capelli gli ricadevano sulle spalle in matasse aggrovigliate. Alcuni impugnavano dei bastoni. Anna scappa e si nasconde in una palazzina 7.Mario aveva sparato con il fucile attirando l’attenzione dei bambini blu, prova a fuggire ma viene colpito alla testa da un sasso. 8. Anna scappa dai bambini nella palazzina e riesce a trovare riparo in una casa. 9. L’appartamento era di Gabriele Mezzopane, laureato in Medicina generale a Messina. Il dottore era in salotto, davanti al televisore, sopra una grossa poltrona di velluto beige con lo schienale piegato in avanti. Il sedere era ancora sul cuscino, ma il busto era riverso su un tavolino basso, la fronte incollata al cristallo. Si era conservato bene. La pelle ancora attaccata al cranio sembrava cartone bagnato e seccato al sole. I capelli gialli e secchi come stoppa formavano una corona intorno al cranio squamoso. Le stanghette dorate degli occhiali poggiavano sulle orecchie accartocciate. Indossava una vestaglia a righe tarlata, il pigiama e un paio di pantofole di feltro. Anna trovò una bottiglia di grappa Nonino. Se la portò nella stanza da letto, poggiò la lampada sul comodino, si tolse le scarpe e si stese con un paio di cuscini dietro la schiena  ricorda quando suo papà il sabato sera andava a trovarli, dopo cena suo padre la metteva a letto e le rimboccava le lenzuola. Le dava un bacio. – Adesso sí che stai come un pascià. Dormi, mi raccomando». E spegneva la luce lasciando la porta socchiusa. Anna gioca con i vestiti da donna nell’armadio dell’appartamento «Anna, ma quanto sei vanitosa?» ricorda quando era piccola, in piedi di fronte allo specchio con le braccia rigide e le gambe larghe. Indossava un vestito a fiorellini rosa che le aveva regalato la nonna. Il cerchietto di velluto le teneva ordinati i capelli corti. Mamma era seduta sul letto accanto ai panni stirati e scuoteva la testa divertita. -> Anna cerca sul dizionario la parola vanitoso. 10. Anna sogna che all’improvviso torna l’elettricità e tutto intorno a lei prende vita. <<Il cadavere rinsecchito del dottor Mezzopane era spinto avanti e indietro sul tavolino, la testa piegata da una parte scivolava sul cristallo, trascinandosi la mandibola e fissando Anna con occhi sporgenti e bianchi come uova sode.>> 11. Anna lascia l’appartamento e torna a casa da Astor  Era contenta. Aveva gli antibiotici. E con tutto il cibo dei Michelini erano a posto per almeno un anno. Appena fossero ricominciate le piogge avrebbero avuto anche l’acqua. Adesso non aveva piú scuse, doveva insegnare ad Astor a leggere bene. CAPITOLO 4 FLASHBACK SULLA MAMMA: 1. Maria Grazia Zanchetta si era ammalata tre giorni dopo Natale ed era morta ai primi di giugno, continuando a ripetere alla figlia che doveva insegnare al fratello a leggere. Racconto della morte della mamma  quadernino COSA FARE QUANDO MAMMA MUORE: tenere la porta chiusa per 100 giorni, dopo portare il corpo della madre nel bosco, buttare il materasso e disinfettare tutto. 2. Un giorno dei corvi entrano in stanza quindi Anna entra per scacciarli: <<Era morta, non c’erano dubbi. La pelle era diventata gialla come il sapone che si usa per lavare i panni, ma lí, dove il corpo toccava il materasso, era rosso scuro. I tratti del viso erano scomparsi sotto una maschera gommosa, con una ciambella gialla al posto della bocca e il naso affondato tra le palpebre. Il collo, increspato da vene verdi, aveva inglobato il mento.>> Speranza di Anna di vedere nuovamente la mamma viva uscire dalla stanza. Passati i 100 giorni: Anna porta i resti della madre nel bosco -> anche se l’avesse coperta di sassi gli insetti se la sarebbero spolpata in pochi giorni, e dopo qualche settimana sarebbero rimaste solo le ossa. E se avesse permesso alle formiche di occuparsi della mamma? Le ossa si possono tenere in casa, non hanno nessun odore. Mamma sarebbe potuta tornare in camera sua, stendersi sul suo letto accanto alle sue cose e ai suoi figli. L’avrebbe ricomposta usando le figure dell’enciclopedia. Un mese dopo gli insetti avevano fatto il loro mestiere. Le ossa avevano ancora dei residui di carne essiccata, ma Anna non si scoraggiò, se le portò in camera e lí, a gambe incrociate, le ripulí con la punta di un cacciavite. Quando finí le venne l’idea di disegnarci sopra con un pennarello nero righe, cerchi e altre minuscole figure geometriche. Poi le dispose sul letto e ricostruí lo scheletro. Astor avrebbe fatto altrettanto con lei quando fosse venuto il suo momento. 3. incontro con Pietro Senna  un ragazzino con un cappello da cowboy la investisse con una mountainbike arancione. Doveva avere piú o meno l’età di Anna, ma era piú alto di lei di una decina di centimetri e con quel buffo cappello sembrava un fungo. Era magro e slanciato, con il viso abbronzato e due occhi vispi color nocciola. – Al Grand Hotel delle Terme. Ci vanno da tutta la Sicilia. Bruciano la Picciridduna. – Perché? – Si mangiano le ceneri. Dicono che ti passa la Rossa. Pietro continua a seguire Anna mentre lei vorrebbe essere lasciata sola 4. Pietro porta Anna sulla canna della bici  arrivati a casa di Anna Pietro le mostra una rivista con delle scarpe da ginnastica di pelle scamosciata gialla con tre strisce nere: «Adidas Hamburg, euro 95». L’articolo s’intitolava: Il grande ritorno del vintage sportivo. 5. vi erano tante teorie su come guarire dalla Rossa. Anna sapeva solo che aveva visto migliaia di Grandi ridotti a mucchi d’ossa e non aveva mai incontrato nessuno che avesse superato i quattordici anni. 6. Anna arriva a casa e non trova Astor, nota il vestito della mamma nel bosco. Esce a cercare il fratello ma non lo trova. <<Passò accanto a qualcosa di bianco e tondo che emergeva tra le erbacce. Si fermò, tornò indietro, lo prese in mano e per poco non cadde a terra. Tra le dita stringeva il cranio di sua madre.>> 7. Anna si risveglia nella Mercedes dopo aver bevuto una bottiglia di Gin. <<La camera della mamma profanata. Le ossa sparse ovunque. I gioielli rubati. I cassetti spalancati. La libreria rovesciata. La giraffa di peluche di Astor: le aveva strappato la testa a morsi, sentiva ancora in bocca il sapore sintetico dell’imbottitura. Aveva tirato un pugno allo specchio del bagno, ferendosi le nocche, e si era avvolta sanguinante nelle tende. Le labbra spalancate risucchiavano la stoffa sottile. La bottiglia di gin. Il pianto senza piú lacrime e i singhiozzi ruvidi come carta vetrata. L’odore terroso del muschio. Foglie che fremevano al ritmo del suo respiro. Il vestito viola della mamma.>> gente che le premeva addosso, la toccava e la spingeva le mancava il respiro. Aveva voglia di scappare, ma strinse i denti e si obbligò a rimanere in coda. Anna riuscì ad entrare offrendo la propria pila. Descrizione luogo: I gradoni di cemento grezzo digradavano fino a una vasca piena di spazzatura e acqua piovana alle cui spalle, dietro sei colonne corinzie, si vedevano ancora le recinzioni di un cantiere. Da cinque pire di pneumatici guizzavano fiamme alte che avvolgevano il teatro in un fumo acre e nero. Tutto era distrutto, cadente. La gente si accalcava ovunque. C’era una ragazzina con un cesto di bottiglie di plastica, tutti ne volevano una: chi beveva la sostanza iniziava a ciondolare, perdeva il controllo. La tensione che si percepiva fuori dai cancelli pareva svanita. Tra le folate di fumo apparivano figure scomposte che si agitavano come a una festa o a un concerto. Anna si sollevò di scatto, si sfregò le braccia cercando di scacciar via, come fosse uno sciame di mosche, la morte che le si era appiccicata alla pelle e inciampò nella caviglia di un ragazzino. Un odore acido di urina le riempí le narici. Il poveretto tremava scosso dai brividi. La faccia, il collo e il petto erano ricoperti di piaghe, le braccia rigide e i pugni stretti come se stesse combattendo. È una sala d’attesa. Le chiamavano cosí. Si diceva che a Palermo una fosse allo stadio e un’altra a Mondello. Ci si trascinavano i finiti, i mezzi morti, per crepare insieme. Anna trova riparo dietro ad un’impastatrice per il cemento e si addormentò. 3. Al risveglio Anna trova Pietro -> gli racconta della sostanza nera: le lacrime della Picciridduna, un mix di sonniferi, alcoll, pillole. Pietro si offre di accompagnare Anna da suo fratello, alla cava: il ragazzo era già stato in quel posto, conosce alcune persone. 4. Pietro e Anna si avviano verso la cava, Pietro racconta di conoscere l’Orso e Angelica: la ragazza era innamorata di lui e diceva di portarlo dalla Picciridduna, Pietro la crede pazza e per questo è scappato. 5. Anna e Pietro proseguono senza farsi vedere -> Anna non si fida moltissimo ma non ha alternative. 6. i due ragazzi passano dal bosco. Pietro racconta ad Anna perché vuole trovare quel paio di scarpe: storia del suo amico Pierpaolo Saverioni, stava per morire a causa della Rossa e chiese a Pietro di comprargli quelle scarpe: Adidas Hamburg numero 42. Il giorno dopo, ricevute le scarpe, Pierpaolo sparì (non poteva essersene andato da solo perché era ridotto male) e lasciò sul letto la foto delle scarpe. Pietro non lo rivide mai più. Pietro dice che l’amico era passato in un altro universo grazie alle scarpe: un universo dove la Rossa non c’è più. – Io non credo a niente. Io devo trovare mio fratello, ho promesso a mia madre che non l’avrei abbandonato. – E dopo? Che cambia? Tra un po’ tu muori e lui resta solo. – Ma prima lo porto nel continente. – In Calabria? – Magari lí dei Grandi si sono salvati e hanno il vaccino. – Lo vedi che anche tu credi in qualcosa. Anna chiuse gli occhi. Le dita di Pietro cercarono le sue. Lei gliele strinse. 7. Passaggio del fantoccio con le sembianze di uno scheletro umano: costruito con assi di legno unite da articolazioni di corde. Tranne mezza gamba sinistra e il braccio destro, ancora da finire, era interamente rivestito di ossa. Dagli omeri pendevano omeri, femori dai femori, clavicole dalle clavicole. Ma la cosa piú stupefacente era il cranio, composto da teschi disposti in spirali. La spina dorsale era un mosaico di vertebre. Le ossa, libere di muoversi, sbattevano tra loro mosse dal vento. Pietro spiega ad Anna che quel fantoccio serve per la festa della Picciridduna. I due scendono alla cava: cumulo di ossa divise per tipo 8. I due ragazzi, nascosti in un’autocisterna, vedono arrivare 3 carretti carichi di bambini. <<Anna si ricordò di quando il pulmino giallo della scuola la lasciava davanti ai cancelli delle elementari e insieme a un mucchio di compagni scalmanati correva nel cortile. La differenza era che questi qui erano nudi e magri come lucertole.>> Pietro: – Quella è Angelica – Accanto a lei un tipo grosso, con le spalle cadenti e i fianchi sformati, prendeva da un bidone manciate di polvere blu e le gettava addosso ai bambini, che scomparivano in una nube color cobalto. – E quello è l’Orso, Rosario.  Anna li riconosce: sono quelli che hanno ammazzato Michelini Anna vede Astor tra i bambini che stanno lavorando e corre a prenderlo, Pietro non riesce a fermarla. 9. La ragazzina si rialzò e vide sotto la pittura blu gli occhi azzurri di sua mamma, il naso di suo papà, i denti storti di Astor. Aveva le sopracciglia rasate. Gli sorrise. – Astor. Lui la fissò perso, come se non la riconoscesse, poi deglutí un groppo e balbettò: – Anna... Anna... – E scoppiò in un pianto dirotto. Astor non vuole seguire la sorella: Astor abbassò gli occhi. – Tu sei cattiva. Mi hai detto che erano morti tutti. Non ci sono i mostri, non esiste il Fuori –. Ricominciò a piangere. 10. I bambini blu assalgono Anna -> dialogo con Angelica che chiama Astor Mandolino. Orso: – Qui non conta se sei fratello, cugino o amico –. Indicò i bambini con un gesto del braccio. – Loro appartengono alla Picciridduna. Pure Mandolino. Poi chiede ad Astor come si chiama e il bambino risponde: “Mandolino” 11. Negli ultimi quattro anni di vita Anna aveva sofferto e superato dolori immensi. Dopo la morte dei suoi genitori era precipitata in una solitudine cosí sconfinata e ottusa da lasciarla idiota per mesi, ma nemmeno una volta, nemmeno per un secondo l’idea di farla finita l’aveva sfiorata, perché avvertiva che la vita è piú forte di tutto. La vita non ci appartiene, ci attraversa. Eppure, lí nella cava, questa certezza vacillò. Quel «Mandolino» pronunciato a voce bassa le spalancò nuovi e piú limpidi orizzonti di dolore. Ebbe la sensazione che il cuore le si seccasse nel petto come un fiore in una fornace, mentre il sangue che le riempiva le vene si riduceva in polvere. 12. ASTOR CONTRO I MOSTRI DI FUMO: 3 giorni prima Astor era a casa da solo, è più libero di fare quello che vuole: si rasa le sopracciglia. Astor entra nella camera della mamma con la chiave segreta e prende il grande libro dei dinosauri, prova un vestito della mamma che dal colore viola gli ricorda un dinosauro. Vede arrivare dal vialetto delle figure umane. Astor rimane immobile convinto siano fantasmi che spariranno. Un bambino inizia a parlare con Astor: scopre che sa leggere e che suona il mandolino. Astor e i bambini blu escono dalla casa carichi di cose, Angelica prende il cranio della madre e lo getta tra le erbacce. Arrivati al cancello Astor si blocca, ha paura del fuori così scappa nel bosco ma viene raggiunto da Angelica e Rosario, alla fine Astor si arrende e scende dal ramo che lo reggeva, solo ora si rende conto di essere nel Fuori. Astor è spaventato, ha paura dei mostri e crede di star per morire, i bambini lo prendono e lo portano via. CAPITOLO 7: 1. Anna litiga con Pietro -> linguaggio rozzo, da adulto: quel cagasotto, minchionaccio non l’aveva aiutata Promessa di Pietro di aiutare Anna a riprendere il fratello  Anna è molto arrabbiata, i due litigano e si dividono. Arriva ad una piscina e vi ci si immerge dentro bevendo da una bottiglia trovata sul posto con del liquido nero Ripensa al fratello che è cresciuto e non la vuole più, vede delle teste che le si avvicinano ma non ha la forza di reagire. Chiude gli occhi e si lascia andare. “Le palpebre le pesavano e in quei vapori opalescenti non riusciva a distinguere i volti. Sembravano foche.” Flashback della mamma a Natale che faceva i tortellini Gli uomini che stanno intorno a lei provano a violentarla, inizialmente non riesce a parlare né a reagire ma poi prende coscienza di cosa sta succedendo. Anna riesce a scappare, nonostante i forti giramenti di testa causati dal liquido nero, cerca dei vestiti e si nasconde. Anna scoppia a piangere esausta e aspetta che finisca l’effetto del liquido bevuto. 2. la notte del fuoco si celebrava il 2 novembre 2020: in Sicilia si credeva che i parenti defunti tornassero dai loro cari portando regali. Ma la cognizione del tempo era ormai andata persa, non si celebrava più niente. “Ora era la Rossa che scandiva il tempo con macchie, noduli e pustole. Se qualcuno aveva al polso un orologio era per vanità. Nel mercato del baratto un orologio valeva quanto un cellulare, un computer o un Boeing 747. Meno di uno Smarties.” 3. le sette e dieci del mattino. Molti avevano smesso di soffrire durante la notte. In tanti dormivano sfatti dall’alcol, dalle medicine e dalle Lacrime della Picciridduna. Altri, agli sgoccioli, fissavano il vuoto con le pupille ghiacciate e le labbra contratte. Anna si sveglia e non ricorda nulla di ciò che è successo. Niente aveva senso senza Astor. Lei era cresciuta intorno a suo fratello come un albero cresce intorno al filo spinato, si erano fusi insieme e ora erano una cosa sola. Decide di andarsene ma non sa dove. 4. Anna incontra i sopravvissuti di una squadra di minibasket di Agrigento. Dopo l’epidemia si erano riuniti nella loro palestra e lí avevano vissuto insieme negli ultimi quattro anni, organizzando gruppetti di raccoglitori. Questi ragazzi le offrono del cibo. Parlano della Picciridduna, i due ragazzi sostengono che lei sia immune e per questo è sopravvissuta mentre Anna dice che secondo lei questa donna non esiste. “Vattene subito, – le disse il capitano. – Noi siamo sicuri che ci salveremo perché siamo i piú forti... – Guardò gli altri e portò la mano all’orecchio. – Chi siamo noi? – Il San Giuseppe Club! – urlarono tutti insieme sollevando le braccia” 5. Passò il resto della giornata cercando cibo e sonnecchiando. Un paio di volte le capitò di incrociare Pietro. Le ronzava attorno senza il coraggio di avvicinarsi. Incontro con mutandone (Era nudo, se si escludeva un paio di mutandoni tenuti da un elastico nero con su scritto «Sexy boy» che gli fasciavano le chiappe) che rivuole il maglione del nonno  mentre fanno a botte incitati dal pubblico: Un’esplosione fece vibrare la collina. Riaprí gli occhi. C’erano i fuochi d’artificio. La festa del fuoco era iniziata. 6. iniziati i fuochi la massa inizia a spingere in avanti trascinando anche Anna. La bambina si volta e vede un cammello con sopra 3 ragazzini. Breve descrizione del cammello: Lanciando bramiti disperati l’animale falciava chiunque intralciasse la sua corsa. La lingua gli pendeva dalla bocca come una enorme lumaca livida. Un paio di disperati si erano attaccati alla coda e si facevano trascinare cercando di rimanere in piedi. 7. Anna trova un posto in cui sedersi. All’improvviso si sentí una musica forte e la voce di una donna amplificata e distorta cantò. «Se vuoi andare ti capisco... Sí... Ancora... Di pigliarmi ancora... Sensuale sul mio cuore... Perché ti amo ancora...» canzone di Mina. Un refolo di vento soffiò nella valle e apparve il grande scheletro che galleggiava in aria appeso “Il solo pensiero che Pietro volesse abbandonarla la terrorizzava. Non poteva immaginarsi di nuovo da sola. Che cosa le stava succedendo? Non aveva mai avuto bisogno di nessuno e adesso dipendeva da quel minchionaccio. Il suo umore si accordava con quello del ragazzino. Se lui era contento, lei era contenta, se lui era troppo silenzioso, lei si incupiva. E bastava che la chiamasse Annina per trasformarla in un’imbecille. Come trovava uno specchio ci si piantava davanti, non le piaceva piú il suo naso e detestava il piccolo neo che aveva sullo zigomo. Per nascondere il canino scheggiato rideva senza sollevare le labbra e passava ore a provarsi i vestiti. Era cosí sfinita da se stessa che a volte, per sfogarsi, si scagliava contro Pietro e subito dopo se ne pentiva. Oppure provava a scappare, ma un elastico invisibile la riportava indietro” “Ogni minuto vissuto accanto a Pietro era un regalo. La noia era scomparsa. Quello scemo la faceva ridere, le mostrava il mondo con occhi meno seri e preoccupati dei suoi. In piú, doveva ammetterlo, era proprio bello. In quei mesi il suo naso, i suoi occhi, la sua bocca, il suo mento avevano trovato le giuste proporzioni. Ora erano perfetti. Ma una cosa, piú di tutto, la mandava ai matti, non aveva ancora capito se era o no la sua fidanzata”  Anna cresce, inizia a provare dei sentimenti e ad avere un comportamento da adolescente. 3. Descrizione dell’appartamento in cui vivevano i ragazzi 4. Pietro rientra in casa, i ragazzi si mettono a bere un liquore e si ubriacano. Pietro non si levava mai i vestiti, forse per nascondere le macchie della Rossa. Ormai i ragazzi non parlavano più della malattia. Pietro racconta ai ragazzi di aver trovato un orologio in una gioielleria che segnava anche la data: era il 12 marzo, compleanno di Anna  festeggiano con dello champagne portato dallo stesso Pietro Anna non si ricorda se compie 13 0 14 anni, Pietro le regala una collanina d’oro. Anna scoppia a piangere e si chiude in bagno. 5. Anna torna a tavola, i ragazzi giocano e dicono che per quel giorno sarebbero stati schiavi di Anna, lei propone di giocare al gioco degli animali 6. Anna si offende con i due maschi perché la prendono in giro e vi è una discussione con Pietro. Alla fine, i due fanno pace ma i ragazzi sono costretti a pulire. La sera nel letto Anna e Pietro parlano della vita: “A che pensi? – Ai cani. Che vivono al massimo quattordici anni, come noi. In quattordici anni fanno tutto. Nascono, crescono e muoiono. Alla fine, non conta quanto dura la vita, ma come la vivi. Se la vivi bene, tutta intera, una vita corta vale quanto una lunga. Non credi? La mano di Anna scivolò sotto la coperta e cercò quella di Pietro. La strinse, e con il pollice gli carezzò le dita.” 7. La mattina Anna si sveglia e legge sul libro preso in biblioteca una tecnica per andare sott’acqua. La ragazza decide così di andare in spiaggia e si immagina come poteva essere Cefalù qualche anno prima. “Adesso è meglio. Cefalú adesso è mia.”  Versi tratti dalla canzone di Mia Martini Minuetto: Anna percorse il lungomare cantando una canzone che sentiva in macchina quando la mamma la accompagnava a scuola: – E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti piú che mai, dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi. Tanto sai che quassú male che ti vada avrai tutta me, se ti andrà, per una notte... – Cominciò a saltare. – Na na naaaaa. Anna si immerge in acqua per provare la tecnica e vede il polpo  decide di prenderlo ma rischia quasi di annegare. Arrivata sulla spiaggia ritira il polso, si avvia verso riva per levarli l’inchiostro nero e si accorge che le sono arrivate le mestruazioni -> pensa di essersi ferita mentre stava per affogare, poi pensa che possa essere sangue del polipo. Infine, si infila le dita nella vagina e vede che sono piene di sangue marrone. 8. Decide di recarsi in farmacia dove trova una confezione di tampax. Si cambia e torna a casa pensando a quanto fosse strano che le fossero venute proprio mentre era in mare e rischiava di annegare e proprio il giorno del suo compleanno. Tempo prima vedendo che molti bambini anche più piccoli e meno sviluppati di lei avevano già la Rossa si era illusa di poter essere diversa, ma ora queste illusioni erano cadute. “Riflettendoci ora, con quel tubo infilato dentro, si sentiva un’idiota. Era uguale a tutti gli altri.” Ripensa alle parole della mamma: ad ogni problema bisogna trovare una soluzione, non vivere nella speranza: il sangue non era la Rossa, prima del virus significava solo poter fare figli. Quindi non è detto che avere il sangue significa non essere immune. “La cosa certa era che passava del tempo tra il sangue e l’apparizione delle macchie. A volte poco, a volte molto. In ogni caso abbastanza per arrivare nel continente.” 9. Anna torna dal fratello e da Pietro che stanno aggiustando la moto e gli comunica che il giorno seguente sarebbero partiti. Qualora la moto non fosse stata pronta sarebbero andati a piedi. 10.Anna rientra in casa arrabbiata per via di Pietro che non la guarda abbastanza, si cambia l’assorbente e scoppia a piangere, alla fine si mise a letto. 11.Si risveglia all’improvviso, i ragazzi non ci sono e Anna continua a pensare a Pietro e a come avevano dormito abbracciati la notte prima. 12.Dopo il tramonto i ragazzi tornano con dei barattoli di pomodoro per cucinare il polpo, Anna si scusa con Astor per il comportamento avuto prima e nota che qualcosa nei suoi occhi era cambiato: aveva uno sguardo adulto. “Come una cagna con il suo cucciolo, si strinse forte a quel piccoletto pelle e ossa, e lo consumò di baci, sul collo, sulla fronte, finché lui cominciò a non poterne piú.” I ragazzi accendono il fuoco accatastando mobili e sedie in legno e versandoci sopra la benzina, il polpo puzza quindi cucinano solo i pelati. Infine, decidono che avrebbero potuto aspettare un giorno prima di partire e provare ancora a sistemare la moto, inoltre dovevano capire come portare il cane fino a Messina. CAPITOLO 11 1. Il giorno dopo Anna è seduta in spiaggia e sfoglia il quaderno della mamma per cercare il nome del sonnifero da dare al cane. Improvvisamente che anche lei potrebbe scrivere qualcosa sul quaderno, qualcosa che sarà poi utile ad Astor  IL MAIS 2. Improvvisamente arriva Astor e annuncia alla sorella che Pietro è riuscito a far partire la vespa. Pietro prova la moto inseguito dal cane ma ad un certo punto ne perde il controllo e vola giù da una scarpata. 3. Anna e Astor si affacciano per cercare Pietro, la ragazza rigetta i ceci mangiati a pranzo mentre il fratello scende alla ricerca dell’amico. “Il cielo era ceruleo. Le nuvolette bianche. Il mare grigio. La spiaggia gialla. Lo sfondo sereno e indifferente che non era mai cambiato da quando erano arrivati. Anna ebbe la certezza che nascondesse il male” I due bambini trovano Pietro incastrato sotto la moto e lo liberano “Pietro giaceva a braccia spalancate. La testa, piegata da una parte, affondava tra stracci e sacchetti di plastica. Sotto le ginocchia i pantaloni erano zuppi di sangue. Una caviglia si era disfatta, trasformata in un miscuglio di calzini, ossa e carne. Da un gomito usciva uno spunzone di osso rosato. Anna si inginocchiò e gli avvicinò l’orecchio alla bocca. – È vivo. Tre giorni dopo era morto.” 4. NeisuoiultimigiorniAnnasipresecuradiPietro,comesospettavaluiavevagiàdellemacchiedellaRossa.Idu e fratelli stettero al suo fianco, Anna cercò dei medicinali per alleviare i dolori ma Pietro peggiorò sempre di più. “Il terzo giorno Anna fu risvegliata dalla voce di Pietro che la chiamava. – Anna... Anna... Uscí dalle coperte, gli si inginocchiò accanto e gli prese la mano. – Eccomi. Sono qua. Il ragazzino strizzò le palpebre come se avesse un faro puntato negli occhi, sollevò appena la nuca e la fissò con lo sguardo cieco. – La ruota. Si è bloccata. Ho provato... – Un attacco di tosse gli squarciò il petto e sputò un grumo di sangue scuro. Le tastò le dita cercandola nelle tenebre. – Devi trovare le scarpe. Anna si asciugò le lacrime e gli carezzò la fronte sudata. – Sí, le troverò. – Devi trovarle, capito? Ti salveranno. – Capito. Adesso riposa. Le parole di Anna sembrarono rassicurarlo, forse un sorriso gli increspò le labbra e per qualche minuto rimase in silenzio, poi parlò a occhi chiusi. – Anna... prendi due buste. – Per fare cosa? – Due buste. Senza buchi.” 5. FLASHBACK: Storia della famiglia di Pietro che vive a Vita, paesino dell’entroterra trapanese: si parla dei suoni nonni, le zie, la madre e il padre Mauro Serra, meccanico della Ducati. A piano terra viveva la signora Costanza, vedova di Domenico Lo Capo, proprietario di un’impresa edile morto a sessant’anni per un infarto fulminante. Al primo piano abitava Laura, la figlia maggiore, madre di Pietro, divorziata da Mauro Serra, meccanico della squadra corse Ducati. Il secondo piano era diviso in due appartamenti occupati dalle altre due figlie, Annarita e Celeste. Descrizione di Patrizio Petroni, fidanzato di Annarita  figura poco accettata in famiglia: Romano. Stazza superiore al quintale. Basso e largo, uno che facevi piú in fretta a saltarlo che a girargli intorno. Un casco di ricci neri incollato poco sopra il monociglio. Occhiali da vista con la montatura pesante sul nasone a patata. Il ventre gonfio traboccava dai pantaloncini da surf appesi alle chiappe basse e i polpacci, tondi come fusi di tacchino, spuntavano direttamente da un paio di scarpe da basket nere. Racconto del virus che inizia a diffondersi in tutta Europa, partendo dal Belgio. “Il pianeta era stato contaminato, dall’India agli Stati Uniti, neanche l’Australia era stata risparmiata. Ormai era chiaro che il contagio era avvenuto molto tempo prima dei casi documentati in Belgio... La velocità con cui mutava rendeva impossibile sintetizzare un vaccino. Nemmeno i ricercatori che ci lavoravano, nonostante le rigorose procedure anti-contaminazione, riuscivano a sopravvivergli.” La stessa famiglia Lo Capo viene colpita dal virus, Patrizio si chiude con Pietro in una cameretta per giorni. Quando i due escono dalla stanza vedono il corpo di Laura, steso senza vita sul pianerottolo: “era gonfia e coperta di mosche. Pietro si schiacciò contro il muro coprendosi gli occhi con le mani.” L’unica rimasta in vita era Annarita  Patrizio la vuole uccidere per non farla soffrire “Hai mai visto i video degli animali selvatici quando vengono rimessi in libertà? A volte succede che gli aprono le gabbie ma quelli non escono, e le guardie forestali sono costrette a spingerli fuori con i bastoni. Lo sai perché non escono? Perché hanno paura della libertà. Stessa cosa per l’anima” “– L’anima, quell’essenza misteriosa, quella particella di Dio che ha fatto vivere la carne della zia, è spaventata all’idea di lasciare il corpo. Ma appena lo farà proverà una gioia infinita. Noi saremo le guardie forestali. Hai capito? La libereremo.” Allora Patrizio prese due buste di plastica e, con l’aiuto di Pietro, soffocò Annarita. Lo stesso trattamento venne riservato per i pochi malati ancora vivi a Vita. I due si spinsero anche fuori dal paese fino a quando anche Patrizio iniziò ad avere delle macchie. Pietro si accorge delle macchie di Patrizio sulla schiena: Patrizio si sedette sul divano, prese il fucile, si infilò la canna in bocca, portò il pollice al grilletto e lo guardò. Pietro si tappò gli occhi con le ginocchia e le orecchie con le mani. Cercò di pensare a qualcosa di bello. A lui e a suo padre sulla Laverda. Alla volta che Il libro «La vita non ci appartiene, ci attraversa». In una Sicilia diventata un’immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un’isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono piú, dovrà inventarne di nuove. Con Anna Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo piú struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la «vita non ci appartiene, ci attraversa». Niccolò Ammaniti ha pubblicato Fango (1996, 2014), Branchie (1997, 2006, 2015), Ti prendo e ti porto via (1999, 2014), Io non ho paura (2001, 2014), Come Dio comanda (2006), Che la festa cominci (2009, 2015), Io e te (2010) e Il momento è delicato (2012). Analisi:  Padre e madre di Astor e Anna sono molto diversi tra loro: Mariagrazia una giovane intellettuale del nord originaria di Vassano, amante del caldo, del sole e dei siciliani -> decide di fare l’università a Palermo. Marito Franco è palermitano e lavora nell’azienda di taxi del padre. I due si incontrano su una barca con i gruppi dei rispettivi amici  attrazione degli opposti. I due poi si separano infatti il padre si trasferisce a Palermo. La made fa leggere alla figlia il libro “Donne che corrono con i lupi” / il padre porta la figlia a vedere le frecce tricolore.  Libri citati: Donne che corrono coi lupi, Il grande libro dei dinosauri, il principe felice, Cola pesce, Pesca in Apnea.  Canzoni: Mia Martini “Minuetto”, Mina “ancora, ancora, ancora”, Queen “we are the champions”, George Benson “The ghetto”, Amedeo Minghi, Massimo Ranieri. PUNTI DI CONTATTO <<Io e te – Anna>>  - Rapporto fratello e sorella  - Rapporto figlio/figlia – madre  - Fratello e sorella ballano insieme  - Lorenzo inventa storie di fantascienza  - Raccontare/ inventare storie  - Malattia  - Morte  - Bugie  - Promesse  - Animali:  - Libri, musica, televisione Copertina del libro versione con sfondo nero e con sfondo bianco: la copertina è una parte fondamentale del paratesto e ha la funzione di attirare l’attenzione del lettore  copertina che richiama al bosco fuori dalla casa di Anna, nel corso della vicenda Anna non ha più paura del buio, la supera (nero -> bianco). Anna in rosso rimanda al sangue e alla forza, il nome grosso sembra voler prevalere sull’oscurità, gli alberi rappresentano la natura, una presenza opprimente e forte che si sta riprendendo il suo spazio.  Nella città di Messina la natura sta rifiorendo rigogliosa, circolano liberi animali Comparsa della marionetta di ossa accompagnata da due canzoni:  - Ancora ancora ancora di Mina  - 1950 di Minghi Accostamento tra creatura deforme, mostruosa (scheletro) può suscitare ribrezzo, a questa scena Ammaniti associa una canzonetta melodica di Minghi (Ammaniti sostiene che se dovesse vedere un film con una scena del genere vorrebbe sentire sotto questa canzonetta).  associazione straniante Quando la madre muore i bambini trascorrono le giornate davanti alla tv, finita anche l’elettricità guardano delle cassette della madre  “L’ufficiale e gentiluomo”
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