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Il Grande Cambiamento: L'Italia dall'agricoltura alle industrie e ai consumi (1958-1963), Sintesi del corso di Storia Della Pedagogia

Il grande cambiamento socio-economico in italia tra fine anni '50 e inizi anni '60. Dal vecchio mondo contadino emerse una italia caratterizzata dall'industrializzazione e dal consumo massivo. La nuova scenaria internazionale, le proteste giovanili, la modernizzazione, le industrie principali, la chiesa, i consumi e la nuova identità italiana. Vengono descritte le riforme scolastica e nazionalizzazione, la nascita del centro-sinistra, la urbanizzazione e la crescita industriale in aree meridionali.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 23/04/2019

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marta-cambi 🇮🇹

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Scarica Il Grande Cambiamento: L'Italia dall'agricoltura alle industrie e ai consumi (1958-1963) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! 1. Il grande cambiamento   Fine di gennaio inizio febbraio del 1958 → il vecchio mondo caratterizzato da un’Italia  contadina cede il posto ad una costiera dei consumi caratterizzata dall’industrializzazione .   Le trasformazioni che investo il paese incidono anche sugli aspetti strutturali e politici di  esso.  Nuovo scenario internazionale →   1960 elezione del nuovo presidente, J.Kennedy, degli  Stati Uniti d’America .  In Italia → 1960 le manifestazioni di protesta contro il governo democristiano hanno una  forte partecipazione giovanile, che però fallirono.  Il cammino che porta al centrosinistra manifesta i ritardi e le insegua terze della classe  dirigente → studi accertano l’incomprensione verso le mutazioni del tessuto sociale : ampio  flusso delle migrazioni interne che scaturisce nuovi bisogni e la formazione di una nuova  identità dei lavoratori che condiziona esigenze e aspettative.  1962→ si inaugura il primo governo di centro­sinistra, che attua 2 riforme importanti :  ● Scuola media unificata , che innalzò l’obbligo scolastico a 14 anni;  ● Nazionalizzazione dell’energia elettrica con l’istituzione dell’ Enel   Chiesa → 1958 ​elezione di papa Giovanni XXIII : chiesa più vicina ai bisogni dei fedeli , in  relazione con la società   1961→ prima marcia per la pace Perugia Assisi voluta da Aldo Capitini  La modernizzazione incide anche sugli stili di vitae sul costume, configurandosi così nuove  biografie economiche e sociali → nasce una nuova Italia  Le industrie continuano a crescere con una ampia rete di infrastrutture insieme agli impianti  energetici che si estendono in nuove aree.  I settori principalmente investiti nello sviluppo sono :  ● Automobilistico ( Fiat, Alfa Romeo, Lancia)  ● Petrolchimico ( raffinerie e impianti dal Nord al Sud)  Questo porta ad un cambiamento radicale dei paesaggi agricoli, il campo è invaso da mezzi  meccanici e la strada diventa il palcoscenico del via vai delle macchine e di uomini in tuta.  SUD → Puglia, Sicilia e Sardegna sono i centri per l’installazione di nuovi impianti.  L’industrializzazione di intere aree determina l’acquisizione di una nuova posizione dell’Italia  nel quadro economico internazionale.  Si assiste però ad un esodo delle campagne perché braccianti, mezzadri, salariati lasciano  la terra alla ricerca di un’occupazione, per sconfiggere la miseria.  Urbanizzazione → ​le città crescono a dismisura , nascono le grandi periferie urbane a  Milano, Torino e Roma.  Ma alla fine degli anni 50 sono numerosissime le famiglie che migliorano il benessere e  l’agio in quanto delle promesse del boom sentono solo parlare e le loro condizioni di vita  restano simili a quelle delle generazioni precedenti.  Intatti la povertà regnava in ampie fasce della popolazione  e molti avevano là cerchione che  esistesse uno spartiacque tra Italia rurale ,basata sul lavoro manuale e sul sudore nei campi  e l’italia dei consumi ,considerata paese delle grandi trasformazioni .  Durante questo periodo le riviste femminili, le agende gastronomiche acquistarono una  nuova e ambia diffusione in quanto considerate utile passatempo delle signore della media  borghesia .  Neanche l’arte culinaria si sala dalla modernità , la tradizionale rivista si apre alla cucina  esotica e si vanno a perdere i ricettari scritti a mano tramandati da madri a figlie.  Sicuramente si poteva mangiare di più e meglio condizione NON valida per tutta la  popolazione MA il miglioramento era evidente.  1959 → anno della cinematografia italiana, ​La dolce vita di Fellini ​ apre uno spartiacque tra il  cinema di prima e quello successivo, traccia una linea di confine tra le due Italie , quella  contadina povera e quella nuova del “miracolo economico”.  1960 → anno della sperimentazione teatrale   Campo della letteratura → premio Nobel a S.Quasimodo.    2. ​Consumi     Negli anni 50 le case di campagna sono misere, i servizi igienici un lusso , li sostituiscono le  stalle, l’acqua viene presa alla fonte . Si cucina in spazi anneriti dal fumo , chi possiede una  cucina economica è avvantaggiato, candele lumi a petrolio vengono usati da chi vive in  quelle aree sprovviste di energia elettrica.  Il bucato viene fato al fiume mentre nelle grandi città ci sono lavatoi collocati su terrazze .  Ma presto anche il tranquillo nido domestico subirà un notevole cambiamento dovuto al  consumismo. → idea della cucina componibile “all’americana ”, in quanto c’è  voglia di  nuovo.  Tra gli elementi che intervengono nello scenario domestico ricordiamo il ​TELEFONO​, la  comunicazione diventa più rapida rendendo superfluo il lavoro delle centraliniste. Inoltre  anche l’inserimento  di elettrodomestici, che acquistano un significato di posizione nel  dibattito sull’emancipazione della donna , in quanto si dimostrano strumenti che aiutano la  donna ad avere tempo libero.  La ​lavatrice​ consente alle donne il risparmio di energie , infatti nelle città lavatoi e terrazze  condominiali si spopolano. Ma in campagna il bucato si fa ancora a mano nei fiumi o nei  torrenti , dove le donne avevano l’opportunità  di godere della compagnia di altre donne .  Il ​frigorifero​ è l’elettrodomestico che rende incredule le persone che lo possiedono, possono  mangiare quando hanno fame e avere la dispensa piena .  C’è  un grande cambiamento anche negli arredamenti dei salotti dove non può mancare la  Televisione esposta come un trofeo. → trasmissioni Rai iniziate nel 1954  La televisione diventa lo strumenti di integrazione sociale a cominciare dalla diffusione di  una medesima lingua, dalla percezione di vivere tutti nello stesso paese, di condividere  spazi, monumenti, luoghi di produzione le cui immagini scorrono sul canale TV e concorrono  alla formazione di un nuovo italiani .  Varia i consumi e con essi il volume della spesa ed anche i luoghi del consumo.  Il sistema di distribuzione si presenta molto frammentato: drogherie, macellerie, panetterie e  forni ecc.. sono i centri di approvvigionamento delle famiglie.  Non si stratta però solo di acquistare alimenti necessari per i pasti, in quanto fare la spesa si  traduce in uno spazio di sociabilità per le casalinghe , diventando un’occasione per uscire  dal chiuso delle mura domestiche.  Il ​supermercato ​→  gli italiani per la prima volta lo ammirano nel 1956 a Roma e nel 1957 a  Milano , ma hanno caratteristiche diverse da quelli presenti negli USA, in quanto quest’ultimi  sono dotati di parcheggio per le auto, diversa ampiezza dei locali e diverse merci proposte.  Il supermercato si pone tra i principali simboli del boom, specchio della società dei consumi ;  i prezzi sono competitivi, si risparmia denaro e tempo . Il self­service domina la scena,  diventa emblema della razionalità e dell’efficienza, della velocità e del risparmio.  A completare la ritualità del viaggio è il corredo di souvenir, oggetti testimonianza  dell’esperienza compiuta.  L’estate vivacizza i piccoli centri, i paesi si ripopolano, arrivano dalla città le famiglie che non  hanno altra opportunità.   Il campeggio : Questa è la forma alternativa di vacanza, all’insegna dell’economia, dei  rispetto della natura , della vita all’aria aperta.  Ma c’è  pur sempre una profonda alterazione del paesaggio naturale: interi villaggi di  pescatori sono stati travolti dalle ruspe , il litorale è costeggiato da pezzi di asfalto dove  sfrecciano automobili e camion, lungomari costellati da bar, night e ristoranti.    4. Carne da vagone  La terra del sud è avara, nonostante alcuni interventi abbiano migliorato la situazione. Le  riforme varate però sono state troppo deboli per agire in profondità, non capaci di eliminare  gli interessi del latifondo, o rimaste inattuate.    La terra del sud pretende schiene curve e tanto sudore, e ripaga con pochissime  soddisfazioni.  Lo stato d’animo dell’emigrante è diviso tra lacerazione, imposta dalla rottura dei legami, e  speranze nel futuro. Chi partiva portava con sé pochi vestiti, il minimo indispensabile.  L’abbigliamento diventerà un indicatore di appartenenza territoriale oltre che sociale.   La storia della canzone italiana testimonia la presenza del tema dell’emigrazione al suo  interno e il delinearsi di due filoni contrapposti   1. Un filone imperniato sul tema della nostalgia e dell’auspicato ritorno ( impronta  sentimentale )  2. Un filone improntato alla denuncia sociale.   Oltre a indumenti si portano anche alimenti per parenti e paesani già emigrati. I beni di  conforto, i richiami ai prodotti e alla cucina locale divengono proiezioni di un qualcosa che si  è lasciato, di quel mangiare insieme che implica comunità di affetti. La brusca rottura di  abitudini e tradizioni suscita desideri, e così si trova conforto nel ricordo di profumi e sapori.  L’emigrazione si traduce nella costruzione di un nuovo universo esperieniale dei soggetti  coinvolti, produce cambiamenti sostanziali negli stili di vita, nei costumi, nelle abitudini  quotidiane e nella mentalità. Queste trasformazioni, soprattutto nelle donne, si riflettono  sull’abbigliamento e sul portamento, che diventa più disinvolto.   Masse di italiani non hanno atteso che nel 1961 si abrogasse la legge che negava il diritto di  scegliersi la residenza. Ci fu così l’esplosione di iscritti all’anagrafe, risultato della  regolarizzazione di residenze clandestine. Una condizione che ha favorito l’immisione sul  mercato del lavoro di una manodopera. Trovare un lavoro adeguato in un contesto agricolo  privo di modernizzazione era molto difficile perciò molti si spostavano in Germania o per  l’Italia. La fabbrica Fiat, a Torino, rappresentava per molti una speranza. Lo stabilimento si  presentava agli emigranti immenso, anche se poi le aspettative venivano ridimensionate dal  duro lavoro e dalla solitudine.  Molti partivano per il nord, altri attraversavano gli oceani, e altri ancora si dirigevano nel  cuore dell’Europa. Nel secondo dopoguerra i movimenti interni verso poli del centro e del  settentrione si configurano come alternativa a quelli dell’estero. Questi flussi interni  acquistano maggiore visibilità dalla seconda metà degli anni 50 e raggiungono la punta più  alta tra il 1955 e il 1963. Gli emigranti erano per lo più lavoratori delle campagne ed è per  questo che si parla di “ esodo agricolo “.   La mobilità dettata dall’insoddisfazione e dalla miseria non riguardava solo il sud, ma anche  le aree centro settentrionali.   Fattori alle origini del fenomeno ­> internazionalizzazione del mercato agricolo e mancato  ammodernamento sul piano delle culture e della mentalità. Manca da parte degli enti statali  un atteggiamento imprenditoriale. Anche la meccanizzazione che investe l’agricoltura è un  fattore importante.   Questi cambiamenti e l’adesione alla società dei consumi non favorisce nuovi rapporti  sociali.   Nel dopoguerra e negli anni 50 presero corpo le lotte agrarie, alle quali il governo risponde  spesso con la repressione. Ciò dimostra una crescita del livello di politicizzazione, anche se  ancora ci sono molti ostacoli.  Durante il periodo di massima della mobilità, sono circa 9 milioni gli italiani che si spostano  dal settore agricolo a quello industriale, altri invece si spostano di campagna in campagna. Il  numero di mezzadri infatti scende notevolmente.   A queste ragioni vanno aggiunte quelle delle giovani generazioni, ovvero il desiderio di  autonomia, l’attrazione esercitata dalla città come simbolo di modernità. Anche per le donne  la ricerca di indipendenza sul lavoro e nella vita é un desiderio forte.   I racconti sull’esperienza migratoria mostrano agi e miglioramenti, e questi si possono  toccare con mano quando gli emigranti tornano a casa per le feste. I loro racconti  favoriscono una maggiore radicalizzazione del cliché sulla fortuna degli emigranti. Gli  emigranti mandano a casa i soldi e sia le mogli che lo stato ne sono grati a causa delle  rimesse.   La dimensione del viaggio acquista centralità nelle narrazioni sull’esperienza migratoria.   L’arrivo nella metropoli produce sparsamente, il timore di perdersi in un paesaggio inedito e  ciò impone la prudenza. Chi vedeva Milano di sera notava le insegne e le vetrine illuminate,  tanto da far scambiare la notte per il giorno. In questo rovesciamento temporale si esplicita  lo sparsamente, si annida la forza ammaliatrice della città, capace di intervenire sui ritmi  della vita, sui comportamenti e sui valori.   L’unica garanzia per chi partiva era la solidale maglia delle reti migratorie. L’inadeguatezza è  il sentimento che prevale nei primi mesi. La speranza di una vita migliore e le tante attrattive  che la città può offrire, sollecitano le partenze dei giovani. La città é sinonimo di consumi, di  modernità e di velocità.  Per chi viaggiava senza la famiglia, la prima preoccupazione era trovare un alloggio. Si  affittano soffitte piene di letti, si dorme in locande squallide o in baracche in prossimità dei  cantieri. La città si trasforma così in un ambiente stretto, incapace di soddisfare ai loro  bisogni. L’assistenza  sanitaria, come anche i servizi sociali, era insufficiente. Spesso era la  chiesa o l’associazionismo cartolico a favorire l’integrazione sociale.   Nel corso degli anni 50 a Milano gli immigrati si attrezzano con i loro risparmi in aree della  periferia, costruendo mattone su mattone la propria abitazione. Gli abitanti di quelle aree  periferiche sono ex braccianti divenuti manovali, muratori, commercianti.   “ I cubi “ venivano costruiti nel giro di una notte. Le coree sono interi quartieri che cingono  Milano, non sempre erano costruzioni di scarsa qualità e nemmeno abusive, bensì nuove  geometrie urbane. Chi si poteva permettere una casa, anche nelle coree, rappresentava una  fascia alta nella gerarchia degli immigrati, perché in grado di acquistare un lotto di terreno, i  materiali edili e di pagare un geometra. I limiti riguardavano sopratutto i servizi, come strade,  negozi, ambulatori, fognature ecc..   Le condizioni dell’arrivo spesso non erano migliori de quelle alla partenza. La carenza di  servizi, la mancanza di privacy, le pessime condizioni igieniche impedivano agli emigrati di  ricostruire il loro guscio. La meraviglia del primo impatto si affievolisce mano mano ci si  addentri nella città, sempre in continua espansione.   Le scuole mancano, tanto che gli alunni sono costretti a fare i turni. Vecchie abitazioni o  palazzine vengono adibite a scuole.   Se la ricerca di un’abitazione presenta difficoltà, si pensi alla ricerca di un’occupazione. Solo  pochi riuscirono a trovare un posto sicuro nelle grandi aziende, anche se con orari pesanti,  mole di lavoro enorme, nessuna assistenza. Chi non ha un posto sicuro delle sottostare alla  dura legge del mercato, non facilitata dalle normative che regolano l’occupazione, ancora  influenzare dalla legislazione del fascismo. Ex ­> per ottenere un lavoro era necessario  essere in possesso del libretto del lavoro, documento rilasciato nel comune di occupazione.  Per ottenerlo è opportuno il certificato di residenza, e per ottenere ciò era opportuno  possedere un’occupazione sicura.   Nelle grandi fabbriche erano spesso assunti gli emigrati venuti dalle campagne confinanti,  che quindi potevano godere di un miglior inserimento grazie alla presenza di familiari.   Le donne nubili provenienti dal meridione venivano impiegate in diversi settori. Nonostante  le difficoltà, la fabbrica si mostrò per loro come una esperienza di emancipazione, potevano  godere di un’indipendenza economica e di una certa libertà di scelta.  Gli orari di lavoro sono faticosi e le garanzie spesso inesistenti, causa i molti morti sul lavoro.   La perdita degli affetti emergono dai racconti e dalle testimonianze, si avverte una  condizione di inadeguatezza dell’emigrante.  Telefono pubblico ­> luogo molto affollato. La linea telefonica adesso accorcia le distanze e  permette di mantenere i legami nella lontananza.   Solitudine e inadeguatezza non risparmiano nemmeno i bambini. La scuola è il primo banco  di prova per tutti. Per gli immigrati meridionali c’erano le classi differenziate.   L’esperienza migratoria comporta la scoperta di un mondo nuovo di miglioramenti nelle  condizioni di vita. Si traduce in opportunità, nell’acquisizione  di una nuova dignità, fatta di  indipendenza e libertà.   La parola sciopero non era mai stata sentita né praticata da molti contadini e braccianti,  incarna la metafora della consapevolezza, della politicizzazione di tanti emigranti e  dell’accesso a nuovi rapporti di lavoro.   Le migrazioni interne producono un rimescolamento della popolazione, fenomeno inedito  nella storia Italiana. Erano spostamenti di carattere stanziale è tendenzialmente definitivo.   Un filone di studi sull’emigrazione ha dimostrato quanto le condizioni di partenza degli  immigrati producano disparità già al momento dell’arrivo. Ostacolano la parità i livelli di  istruzione, debole possesso della lingua.  L’assenza di rapporti di parentela o vicinato produce solitudine e malessere e ha profondi  effetti sull’accesso ad una occupazione e quindi sui destini sociali di intere famiglie.   I dati sulla difficoltà di integrazione si amplificano se l’analisi si rivolge alle donne che  avevano la necessità di conciliare, in una paese senza servizi sociali, il lavoro domestico e la  cura dei figli.        
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