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"Antigone" di Sofocle, Dispense di Greco

Ripasso iniziale sulla condizione tragica dell'uomo nelle tragedie di Sofocle; riguardo l'Antigone sono riportate la trama e riflessioni sulle figure femminili e sulla natura dell'uomo, tema e interpretazioni (politica e idealistica)

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 10/09/2023

elisabettacompa
elisabettacompa 🇮🇹

42 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica "Antigone" di Sofocle e più Dispense in PDF di Greco solo su Docsity! SOFOCLE Riprendiamo da dove eravamo rimasti… Riflessione sul carattere universale dell’evento tragico in Sofocle La tragedia esprime la consapevolezza che l’uomo greco aveva del fatto che le proprie azioni erano limitate, anzi, talvolta addirittura impossibili da realizzare e destinate al fallimento, non per “colpa” ma per “errore inconsapevole”, per un incomprensibile volere del destino, degli dei o del caso, per forze che non poteva dominare . Pur sapendo di andare incontro alla sciagura, l’eroe tragico non si abbandonava all’inazione né si lasciava tormentare dai dubbi, atteggiamento tipico dell’eroe tragico moderno di cui Amleto con il suo essere o non essere è simbolo, ma, al contrario, questa situazione lo spingeva a lottare per l’affermazione della propria identità, ad agire e affrontare il proprio destino, accettando la sconfitta ed appropriandosi del dolore, considerato parte integrante della vita umana . Come vedremo meglio, caso esemplare di ciò è l’Edipo re , tragedia ritenuta perfetta proprio da Aristotele. La condizione dell'uomo rappresentata nei personaggi sofoclei Il concetto di u{briı rimane ma è affievolito e non si focalizza più l'attenzione sulle conseguenze di un atto di u{briı di una generazione ma si osservano gli effetti del destino. L’uomo tra grandezza e limiti Sofocle esalta la grandezza dell'uomo e la sua capacità di progredire (in Antigone, vv.332-333 si legge polla; ta; deina; koujde;n ajnqrwvpou deinovteron pevlei molte sono le cose prodigiose, ma nessuna è più prodigiosa dell'uomo) ma al tempo stesso si rende conto che egli ha dei limiti invalicabili rappresentati dal dolore e soprattutto dalla morte: da Ade soltanto non troverà scampo, anche se ha escogitato salvezza da morbi incurabili vv.361-364 (vedi più avanti per la ripresa del concetto). Ciò porta l'uomo alla sofferenza e alla solitudine, accentuate dal fatto che la divinità, con un processo di laicizzazione della società greca, appare lontana, vendicativa, ambigua e imperscrutabile . Proprio perché il dio appare distante e la sua volontà non è immediatamente comprensibile per l'uomo, egli può sbagliare pur comportandosi giustamente. Antigone, Edipo, Aiace, Filottete, Eracle, devono soffrire per aJmartiva(= errore), anche se innocenti e senza colpa. I personaggi sofoclei si rendono conto che è impossibile lottare contro il destino e realizzano la loro grandezza nella sua accettazione e nell' appropriazione del dolore, pur nella fragilità e finitezza della condizione umana. Magnanimi e soli, manifestano il loro eroismo chiusi nel loro dolore, nelle esperienze e nelle decisioni individuali -come la scelta della morte o l'accecamento - piuttosto che di fronte alla collettività come era in Eschilo (pensiamo ad esempio a Oreste che viene giudicato dalla collettività riunitasi nell'Areopago o alla decisione di Pelasgo rimessa alla volontà cittadina). L’instabilità del destino dell’uomo: Un altro tema è quello dell'instabilità del destino dell'uomo e dell'impossibilità di valutare la sorte di un essere umano, felice o infelice, prima che abbia compiuto interamente il suo percorso, non esiste per i mortali un profeta delle cose stabilite (Antigone v.1160): caso emblematico è la vicenda di Edipo, all’apice del successo ha il rovesciamento della sua situazione passando da una condizione di totale e invidiabile felicità alla catastrofe. Lo stesso concetto sulla mutabilità della sorte che può innalzare e abbattere l’uomo si ritrova nell’esodo dell’ Antigone (v.1155 ss.). Creonte un tempo, come afferma il nunzio, era un uomo invidiabile e padrone indiscusso di Tebe , ma poi , persa ogni gioia degli affetti per le sue decisioni irremovibili per gli inascoltati consigli altrui, si ritrova a una condizione paragonata a quella di un cadavere animato. Antigone Anno: 442 a. C. .Tetralogia:ignota Classifica: vittoria di Sofocle L'attenzione verso le figure femminili In questa tragedia notiamo l’attenta cura psicologica che Sofocle dedica alle figure femminili, subendo l'influenza di Euripide. Il teatro è infatti un modo per riconoscere ed esprimere la grandezza della donna, relegata nella vita quotidiana. La celebre introduzione del coro al primo stasimo dell’Antigone e la natura ambivalente dell’essere umano Il poeta sviluppa un’intensa riflessione sulla condizione dell’uomo attraverso il coro, che esprime la meraviglia e al contempo lo sgomento di fronte alla natura ambivalente dell’essere umano. Come si legge ai vv. 332-333 molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell'uomo . Il canto del coro da una parte esalta le potenzialità dell’uomo grazie alle quali si è avuto lo sviluppo e ripercorre le fasi del progresso umano tuttavia riconosce che tali potenzialità possono muovere non solo verso il bene ma anche verso il male ed essere pericolose se non finalizzate a principi etici. Il duplice aspetto della natura umana è reso in greco dal termine deinovı , vox media che, a seconda del contesto, può avere significato positivo di ”straordinario”, “eccezionale” o negativo di “ terribile” , “tremendo”. La trama Si riprende il mito di Edipo. La tragedia è la prosecuzione dei Sette contro Tebe di Eschilo (vedi parte finale del file in proposito ). Il sovrano Creonte decretò gli onori funebri per Eteocle e negò la sepoltura a Polinice, colpevole di aver organizzato la spedizione contro la città . La legge vietava che il corpo di un nemico fosse seppellito dentro i confini della città ma non fuori. Creonte però stabilì che il corpo dovesse essere divorato dagli animali . Chiunque avesse trasgredito il suo ordine sarebbe stato punito con la morte. Ma una guardia annunciò che il divieto era stato infranto. Il sovrano diede ordine di scoprire il colpevole. Antigone si proclamò orgogliosamente responsabile di aver coperto di polvere il fratello e si ebbe uno scontro verbale tra Creonte che per giustificare il suo ordine si appellava alle leggi stabilite e Antigone che invece si richiamava alle leggi degli dei, eterne ed immutabili, legate alla famiglia, ispirate dal sentimento e dal buon senso (v.449 ss.).
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