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Antigone di Sofocle, Appunti di Greco

Un'analisi della tragedia Antigone di Sofocle, con particolare attenzione alla figura dei protagonisti Antigone e Creonte e al tema della sepoltura. Vengono esplorate le diverse interpretazioni politiche e religiose della tragedia, con un focus sulla contrapposizione tra legge umana e legge divina. Viene inoltre sottolineata l'importanza del dualismo come elemento cardine della tragedia.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 11/03/2022

Sidonem
Sidonem 🇮🇹

4.6

(5)

24 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Antigone di Sofocle e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! ANTIGONE Opera famosissima ancor’oggi rappresentata. È una tragedia dai toni molto alti, incalzante nel ritmo. La datazione e intorno al 442-441 aC perché nella ypothesis, il “riassunto” che veniva fatto in età alessandrina che introduceva l’opera, “l’argumentum” in latino, viene riportata una notizia cioè durante la guerra contro Samo, Sofocle col grande successo ottenuto in questa tragedia venne nominato stratego. Questa insieme all’Aiace e alle Trachinie appartengono alla fase iniziale della sua produzione perché è una delle tragedie divise in due parti, qui nella prima parte la protagonista è antigone che muore a metà, nella seconda parte il protagonista invece è creonte. È quindi una divisione in due parti distinta proprio dalla presenza di due personaggi diversi. La vera e unica protagonista resta però sempre e solo antigone, creonte è comunque un personaggio importante che è tormentato e subisce una metabole, una trasformazione, in quanto all’inizio vediamo un re potente con tutti i tratti tipici del tiranno che però alla fine risulta un personaggio impaurito, umiliato che ha perso la moglie ed il figlio, la tragedia si conclude con la disperata solitudine di Creonte che si potrebbe intendere come un co-protagonista. Antigone, come nell’Aiace, è un personaggio risoluto, fermo, nonostante sia una ragazza va avanti nei suoi propositi e tutti gli altri personaggi sono inferiori a lei, la sua grandezza viene messa in luce proprio dai confronti, dai dialoghi, che si istituiscono con gli altri personaggi. La differenza rispetto all’Aiace sta proprio nella presenza di Creonte, mentre nell’Aiace lui era protagonista assoluto, qui invece c’è antagonista che è appunto Creonte e si scontra con Antigone perdendo i suoi cari. Il vero personaggio che ha la statura eroica e però comunque solo Antigone, che supera sempre tutti gli altri personaggi. Di fronte alla determinazione di Antigone creonte si adira ma alla fine anche lui soccombe alla sua grandezza. Il tema principale è quello che già in parte era stato introdotto nell’Aiace, un tema molto caro a Sofocle ossia quello della sepoltura. Ad Atene i traditori non venivano mai seppelliti ma il loro cadavere veniva gettato oltre i confini della città, polinice era un traditore e quindi non meritava di essere seppellito. Creonte ritiene che i due fratelli siccome hanno agito in modo diverso meritino un trattamento differente appellandosi a delle leggi, che era la legge scritta, cioè leggi applicate non veramente scritte, che distinguono nella morte chi tradisce e chi no. Tutti i morti hanno diritto però ad una sepoltura perché solo questa garantisce l’ingresso nel regno dei morti, mondo in cui non si possono applicare i giudizi che valgono per i vivi perché di fronte alla morte sono tutti uguali, traditori e non. Antigone sostiene che i defunti debbano essere tutti sepolti perché lei si appella a leggi non scritte ma che esistono nell’animo dell’uomo, lei parla di AGRAPTA NONIMA, ossia le leggi non scritte, quelle eterne. Lei afferma che la validità di una legge umana deriva proprio da quanto questa legge si conforma a quella divina. Sono due posizioni non conciliabili, creonte ragiona in nome dello stato, della legge, della giustizia, Antigone parla di sentimenti, di pietas, di doveri familiari, vuole rispettare il legame che ha col fratello. Alvin Leski diceva che l’Antigone non è un dramma a tesi, cioè non si contrappongono due tesi, qui ci si chiede se lo Stato possa arrivare a rivendicare la validità di una legge oppure se lo Stato deve tener conto anche di leggi che non ha emanato, ossia le leggi divine che sono eterne. I due nella parte centrale si confrontano, creonte parla in assoluto per imporre la sovranità del diritto pubblico anche in ambito privato, la legge, il NOMOS, vige su tutto ed è indiscutibilmente valido; Antigone invece risponde parlando sempre di NOMOS ma si intende la legge divina, la legge religiosa che le permette di infrangere una legge umana. I due non si capiscono nonostante utilizzano le stesse parole nel discorso. Un altro esempio oltre al termine NOMOS (per creonte la legge scritta per Antigone quella divina) è il termine FILIA, per creonte è la lealtà che esiste rispetto ad uno stato che lega uno stesso gruppo familiare o sociale, per Antigone invece si tratta della vicinanza che hanno due persone che possiedono lo stesso sangue, quasi un vincolo di fraternità. Lei poco prima di morire dirà che tra un fratello, uno sposo e addirittura un figlio sceglierebbe sempre il fratello perché il vero legame di sangue è quello che esiste tra fratello e sorella. Hegel disse che tra Antigone e creonte esiste un’antitesi, Antigone simboleggia la famiglia, la donna, creonte lo Stato e quindi l’uomo. La critica moderna si è mossa quindi proprio dalla lettura di Hegel considerando il dualismo l’elemento cardine di questa tragedia. Sono state date una serie di interpretazioni: una di stampo politico di Carlo Diano, che afferma che dietro all’Antigone c’è in realtà una denuncia è una condanna del primo stato laico, cioè lo Stato di Pericle, dietro la figura di creonte secondo Diano ci sarebbe Pericle, avvalorando la sua tesi col fatto che al v. 8 quindi proprio all’inizio della tragedia, creonte viene definito come STRATEGOS, invece di BASILEUS, e STRATEGOS era l’appellativo di Pericle divenuto guida politica di Atene attraverso lo strategato. Un’altra visione politica è quella proposta da Giovanni Cerri, secondo cui l’immagine di creonte sarebbe il tipico TYRANNOS, e s andrebbe a configurare così come una critica verso la figura del tiranno. L’altra interpretazione è quella religiosa, che si
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