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Antologia di letteratura, Schemi e mappe concettuali di Letteratura araba

tratta dell suddivisione del corano e anche altre parti di poesie

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 05/08/2023

martina-oteri
martina-oteri 🇮🇹

1 documento

Anteprima parziale del testo

Scarica Antologia di letteratura e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura araba solo su Docsity! Letteratura araba – Daniela Potenza (UniMe) Antologia di testi di letteratura araba Letteratura araba – Daniela Potenza (UniMe) 1. I principali generi poetici معلقة طرفة بن العبد YouTube - معلقة طرفة العبد مع الشرح - بصوت فالح القضاع (51) ِلَخـْولَةَ أْطـالٌل بِبُْرقَِة ثَْهَمـدِ تلُوُح َكبَاقِي الَوْشِم فِي َظاِهِر اليَدِ َمِطيَُّهـمْ ُوقُـْوفاً بَِها َصْحبِي َعليَّ دِ يَقُـْولُْوَن ال تَْهِلْك أسًى وتََجل ِ َكـأنَّ ُحـُدوَج الَماِلِكيَِّة ُغـْدَوةً َددِ َخالَيَا َسِفْيٍن بِالنََّواِصـِف ِمنْ َعَدْوِليَّةٌ أَْو ِمْن َسِفْيِن اْبَن يَاِمـنٍ يَُجوُر بَِها الَمالَُّح َطْوراً ويَْهتَـِدي َحبَاَب الماِء َحْيُزوُمَها بَِهـا يَُشـقُّ بِاليَـدِ فَايِلُ َكَمـا قََسَم التُّْرَب ال ِ أَْحَوى يَْنفُُض الَمْردَ نٌ د َشا وفِي الَحي ُمَظـاِهُر ِسْمَطْي لُْؤلٍُؤ وَزبَْرَجـدِ Mu‘allaqa Ṭarafa Ibn al-‘Abd 1. I resti del campo di Ḫawla sul duro terreno di Ṯahmad sono tracce di tatuaggio sul dorso di una mano. 2. I miei amici fermi sulle cavalcature mi dicono “Non morire per il dolore, fatti animo!” 3. All’alba le portantine dei Mālikiyya erano simili a nave ondeggiante negli ampi spazi di val di Dad. 4. Una nave di ‘Adawiliyya o di Ibn Yāmin che il marinaio fa deviare e andar diritta, 5. che fende le onde con il suo petto come un bimbo gioca e taglia la sabbia con la mano. 6. Nella tribù c’è una giovane gazzella dalle palpebre brune che scuote i semi di arāk mostrando fili e fili di perle e di crisolito, Letteratura araba – Daniela Potenza (UniMe) Dalla Mu‘allaqa di ‘Amr ibn Kulṯūm, vv. 1-9. Trad. D. Amaldi, ibid. p. 75 1. Alzati ragazza con la coppa e, al mattino, versaci da bere senza risparmiare i vini di al-Andarin, 2. Allungati e simili a zafferano mischiato con l’acqua tiepida. 3. L’ambizioso è distolto dalla sua passione quando li gusta e diventa mite; 4. Vedi l’avaro gretto disprezzare le sue ricchezze quando gli viene passato il vino. 5. O Umm ‘Amr hai allontanato da noi il bicchiere che doveva girare verso destra, 6. O Umm ‘Amr, non è il peggiore dei tre il tuo amico che hai negato la bevanda mattutina. 7. Certo ci raggiungerà la morte per noi decretata e a cui siamo destinati. 8. Fermati prima che ci separi, fermati o donna del palanchino, ti dirò la verità e tu mi parlerai 9. Del giorno della guerra, terribile per i colpi e i fendenti, quando gli occhi dei tuoi parenti si rallegrarono. Dalla Mu‘allaqa di ‘Antara, vv. 66-72. Trad. D. Amaldi, ibid. p. 66. 66. Quando mi usano come scudo contro le lance io non indietreggio, anzi la mia avanzata di fa incalzante. 67. Quando odo levarsi il richiamo dei Murrah e le figlie di Rabī‘a sono nella polvere scura, 68. mentre Muḥallim si affretta sotto le sue bandiere, e la morte è sotto le bandiere della sua famiglia 69. so che ci sarà nello scontro un colpo che farà volare ossa ben salde. 70. Quando ho visto la tribù avanzare in massa, incitandosi l’un l’altro alla battaglia, assalii di nuovo, non biasimato, 71. anzi chiamano “ ‘Antarah!” e le lance sono simili, sul petto del mio nero destriero, alle corde di un pozzo. 72. Continuai a caricarli con la stella del suo muso e il suo petto finché si coprì di sangue. Al-Ḫansā’. Trad. F. Gabrieli, La letteratura araba, Sansoni-Accademia, 1967, p. 47. Da al-Lamiyyāt, Šanfarā. Trad. F. Gabrieli, ibid., p. 52. Quante giornate di canicola dal bagliore fondente, in cui le vipere si torcono sui ciottoli arsi dal sole, ho affrontate col viso senza riparo alcuno né velo, fuorché una bella veste rigata, ma ridotta a brandelli, e una fitta capigliature spiovente, da cui lati il soffio del vento fa svolazzare ciocche come feltro, spettinate, da lungo tempo non tocche da unguento né spidocchiate, con fitti grumi di disseccata lordura, priva da un anno di lavanda… Letteratura araba – Daniela Potenza (UniMe) Ğamīl Lo spirito mio si è avvinto al suo prima che fossimo creati, e dopo che fummo gocce maturanti alla vita, e nella culla. Crebbe come noi crescemmo, e vigoreggiò gagliardo, né, quando morremmo, romperà fede al patto giurato, ma sopravviverà in ogni ulteriore stato, e ci visiterà nella tenebra della tomba e del sepolcro. *** Giuro che non ti scorderò sinché brillerà un raggio di sole ad oriente, sinché un miraggio ingannerà nello sconfinato deserto. Sino a che rilucerà una stella sospesa nel cielo, e foglieranno i rami degli arbusti del loto. Trad. F. Gabrieli, ibid. pp. 107-8. ‘Umar ibn Abī Rabī‘a Trad. F. Gabrieli, ibid., p. 113. Letteratura araba – Daniela Potenza (UniMe) Al-Aḫṭal Trad. F. Gabrieli, ibid., p. 102 Ğarīr Se guardi a Hisham, riconoscerai in lui la natura di un eletto generoso. Amico della verità, guida le schiere del pellegrinaggio tra Zemzem e al-Hatim. Ei sente di dover verso i musulmani, come il padre amoroso e misericorde. Quando le annate inclementi ci riducono all’osso, ei compensa gli orfani della perdita dei genitori. Trad. F. Gabrieli, ibid., p. 103-4. Al-Farazdaq Trad. F. Gabrieli, ibid., p. 104. aria den” tc aradi Il Canzoniere nella traduzione di Celestino Schiaparelli A cura di Stefania Elena Carnemolla Sellerio editore Palermo Pin quando mi vorrete da voi esule e bandito? Ahimè! che trovo gli amici miei eguali ai miei nemici. Fissi destarono in me la sete ardente delle labbra vermiglie, ma la possibilità di dissetarmivi si dileguò lungi da esse. Mi furon contrari nella speranza da me riposta in loro. Quanti rimedi sorton lo stesso effetto del male! Non mi è possibile; e la scusa mia non può restare nascosta; è usanza della verginella l’ammansare l’uomo ostinato. O colei! Questo è l’occhio mio che fu visto bagnato di lacrime la mia mattina e la mia sera. Lo sguardo mio mi tirò adosso il male delle tue pupille, tal che îl corpo mio più non ha rifugio d’ombra alcuna. Ogni anno sterile ha le sue stelle di pioggia benefiche; per la sterilità del corpo mio non v'ha benefizio di stella! Affè mia! Che io sono fiamma di fedeltà, a cui si attinge luce, e tu cerchi di smorzarmi col tradimento. Per te fa eccezione il biasimo affermato nel proverbio che dice: “La privazione nel deserto tien lontano chi già vi si è perduto”. Qual favore mi posso io aspettare dal tuo rimprovero? Si arguisce forse la pace dalla guerra? La tua promessa non ha adempimento che io possa ottenere; come può spegner la sete il miraggio del deserto? O tu che mi rimproveri quando si scuote la mia calma imperturbabile; la mia calma non si scuote che presso una volubile. Lascia pure l’arte medica per guarire questo malato, chè la ricetta indicata è la saliva di colei dalle labbra coralline. 71 14 Un malato che risponde al saluto delle belle che lo visitano, è come il naufrago che implora soccorso col cenno. 15 Quando si chiede la guarigione ad una bella generosa, è qual se si curasse un male con un altro. 16 Non v'ha stella che possa sostituire il sole del meriggio, ne v'ha compagna di AsmA che possa sostituirla. II Descrive la canizie e ricorda l'amor suo per la patria 1 La preoccupazione della canizie bandì l’allegria della gioventù. La canizie, quando risplende, fa notte buja. Avevo raggiunto l’ombra meridiana del vigor giovanile, quand’essa si allontanò da me declinando. N 3 Sai tu recar conforto ai miei freschi anni perduti? Chi trova il male, cerca il rimedio. Tingerò io in nero i miei capelli bianchi, per far della notte cappa all’aurora ? A 5 Come posso io fidarmi della tintura quando non ho trovato fede nella giovinezza? 6 Un vento leggero, alito di zefiro, mormorava fresco e spirava soave. Viaggiavamo, e la pioggia, sua sorella della vita facea piangere il cielo sulla terra morta. 4 8 Sentivi il rombo del tuono che incalzava le nubi: ti parea di sentire lo stallone che muggiva alle camele. 9 Sui lembi di quelle guizzavano i lampi, come lampeggian le nude spade brandite. 10 Passai la notte avvolto nelle sue tenebre, [sclamando]: “Venite, albòri apportatori di luce!”. 11 E tu, o vento, se mai fia che le nubi in pioggia distempri, e ne abbeveri gli assetati accampamenti, 12 sospingi verso di me quelle asciutte, affinchè le imbeva dell’acqua delle mie lacrime, 13 ed il pianto mio innaffi la dimora della mia giovinezza; chè dessa nella siccità non cessò mai dall’essere innaffiata di pianto. 14 Fa’ che non abbian sete i resti di una dimora in patria, sia che si appressi nube pregna o che si allontani. 78 15 Se tu non la conosci, [sappi] che dei suoi rami il calor del sole brucia il profumo dell’aloe. Nè ciò ti maravigli, perchè nelle stanze d’amore l’olezzo della terra ne imbalsama l’aria. 17 Fra quelle sta il mio cuore innamorato; da quelle attingo l’ultimo anelito del mio corpo. 18 Stanze alle quali sen vanno i desideri come sen vanno i lupi alla foresta. Ivi fui compagno ai leoni delle boscaglie; ivi visitai le gazzelle nel loro covile. x AI di là di te, o mare, ho un paradiso in cui io vestii la delizia, non la sventura. ’ Quando io stavo aspettando che [spuntasse] da quello il mattino. tu interponesti a mio dispetto la sera. 22 Oh! se avessi potuto ottenere che i miei voti fossero esauditi, quando il mare mi impediva di incontrarlo, 1) l'avrei valicato prendendo la luna arcata per barca, fin che là avessi potuto abbracciare un sole. ill Cantò sulla ninfea Bevi sulla vasca della ninfea verde, dai fiori rosseggianti. Pare che dessi caccino fuori dall'acqua lingue di fuoco. \V Cantò d'amore i Venne a visitarmi, benchè temesse di essere osservata; parea una capretta spaventata dal lupo. 4 La canfora era nella bianchezza del suo colore, Il muschio nella fragranza del suo profumo. 4 Kawa stava per ispegnere di un travagliato d’amore la sete per la quale il cuore di lui andava in fiamme, x con un ruscello refrigerante, la cui ghiaja arno perle fresche infilzate. Ma quando volli attingere ad esso un sorso come fa l'uccello puardingo,
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