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ANTROPOCENE E POLITICAL ECOLOGY - Geografia Umana, Appunti di Geografia

Appunti dettagliati della lezione tenuta dal prof. Claudio Minca relativa al corso di Geografia Umana.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 02/08/2020

irene-chiello
irene-chiello 🇮🇹

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Scarica ANTROPOCENE E POLITICAL ECOLOGY - Geografia Umana e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! 1.GEOGRAFIA ANTROPOCENE POLITICAL ECOLOGY (prof. Zinzani) 1 PARTE della lezione = ci si interrogherà sul concetto dell’Antropocene, un discorso che parte sostanzialmente dagli anni 2000, e si cercherà di vedere come le scienze sociali si siano interrogate su questo concetto, e in particolar modo la geografia. 2 PARTE della lezione = si introdurrà il campo di ricerca dell’Ecologia Politica, facendo un quadro su quelle che sono le sue radici teoriche, i concetti e le pratiche che essa porta avanti, sui suoi metodi di ricerca, e infine sulle sue tematiche di ricerca principali. FOCUS su due dei concetti chiave: giustizia ambientale e conflitto socio-ambientale. IL QUADRO DELL’ANTROPOCENE Nel grande quadro della Global Environmental Governance a partire dagli anni 2000 viene concettualizzata l’era geologica dell’Antropocene. L’azione e l’attività umana di sfruttamento dell’ambiente e delle risorse naturali ha comportato delle importanti trasformazioni. L’idea di Antropocene si interroga su quella che è l’azione dell’uomo e delle società umane rispetto all’ambiente naturale. Ci interrogheremo sull’origine del concetto di Antropocene, sul suo sviluppo discorsivo, sulla sua datazione, sul suo processo di evoluzione e sugli attori coinvolti nel determinare tutti quei processi che sono tutt’ora in corso nel grande ambito di trasformazione globale dell’ambiente. L’ANTROPOCENE 1990: Questo dibattito viene portato avanti grazie agli studi quantitativi sul clima dei climatologi e, più in generale, degli scienziati naturali, che si interrogano costantemente su come l’azione umana e le emissioni inquinanti abbiano alterato gli equilibri originari. 2000: Crutzen e Stoermer propongono la concettualizzazione di una nuova era geologica - in cui ci troviamo ancora oggi - che è dominata e plasmata dall’azione umana. Gli studiosi sostengono che siamo nella fase di chiusura dell’era geologica partita 11mila anni fa e chiamata Olocene e che stiamo, invece, entrando in una fase del tutto nuova, in cui non si parla esclusivamente di influenza umana sull’ambiente, ma di una forza di trasformazione e di influenza geologica, e cioè si parla del fatto che l’azione umana vista fino ad oggi ha delle ripercussioni sull’impianto geologico e stratigrafico del pianeta. Questo concetto apre un dibattito importante legato al mondo delle scienze naturali, e quindi geologia, climatologia, ecc. Se si esclude il campo delle scienze naturali e climatologiche, quindi, il concetto di Antropocene non esplode per molti anni a livello di politica civile e di scienza sociale . Questo concetto emerge in maniera dirompente e prende piede in ambito sociale soltanto pochi anni fa, indicativamente intorno al 2015, in concomitanza con l’organizzazione a Parigi della Cop21. Quindi, è in questa fase che il concetto di Antropocene esce dal dibattito scientifico delle scienze naturali e irrompe in una riflessione politica, sociale e internazionale. Negli ultimi decenni, gli scienziati sociali e, in particolare, i geografi vanno a interrogarsi su quella che è la concettualizzazione di Antropocene e su quelle che sono le dinamiche di questa era geologica. I principali punti su cui gli scienziati sociali si interrogano sono due:  Come l’azione umana è cambiata nella storia?  Come le relazioni socio-naturali si sono trasformate? ANTROPOCENE E SCIENZE SOCIALI Quando inizia l’Antropocene? Sulle origini di questa fase le scienze sociali si sono interrogate a lungo e sono emerse varie ipotesi di datazione: 1. Rivoluzione Industriale (1800) 2. 1945, con il boom industriale e l’affermazione del Capitalismo 3. Negli anni ’70 Le scienze sociali, quindi, esprimono un po’ di lacune riguardo questo particolare argomento, fornendo semplicemente una data potenziale e senza mettere in luce la necessaria importanza di andare a ragionare sulle configurazioni sociali, politiche ed economiche che ne hanno contraddistinto l’avvio. A partire dalla fine del 2010 si va a costituire nell’ambito dell’Istituto Nazionale della Stratigrafia l’Antropocene Working Group, che si pone l’obiettivo di andare a fornire delle evidenze o dei fenomeni che possano rafforzare l’idea di una nuova era geologica in cui l’azione umana va a plasmare non solo gli equilibri climatico-ambientali, ma anche il substrato stratigrafico del pianeta. Tali fenomeni/evidenze (AWP) sono:  i processi erosivi legati all’urbanizzazione e all’intensificazione dell’agricoltura a livello globale = questi processi ad una scala così intensa mai visti prima hanno comportato delle dinamiche erosive dei suoli.  Global warming/sea level rise = abbiamo dati che certificano come le temperature medie a livello globale siano cresciute in un trend mai visto nei decenni precedenti. Stessa cosa per l’aumento del livello dei mari.  Perdita di biodiversità = perdita a scala globale delle varie tipologie di flora e fauna dovuta all’intensificazione dell’agricoltura, ai processi di disboscamento e desertificazione.  Rifiuti e plastiche = aumento a scala globale della produzione dei rifiuti e di plastiche. ANTROPOCENE E CRITICA GEOGRAFICA In questo dibattito entra la geografia che si interroga su vari aspetti legati alla dimensione epistemologica, politica e sociale dell’Antropocene. Punti di critica:  Il primo punto di critica dei geografi è quello legato al dualismo fra la società e la natura, ovvero legato al fatto che l’Antropocene ancora pone in qualche modo le società umane in una condizione di separazione rispetto a quello che è il mondo naturale e l’ambiente. Sostanzialmente i geografi sostengono che non si possa considerare una divisione tra la società e la natura.  Un altro punto di critica che emerge è l’idea di catastrofe, ovvero l’idea che ci si trovi in una fase di potenziale catastrofe ambientale e climatica planetaria, e che ancora non venga proposto un ragionamento su quelle che potrebbero essere le politiche di mitigazione a questa condizione.  Un altro punto che emerge è quello relativo alle relazioni di potere, ovvero si sostiene che in questa narrazione di una nuova era geologia plasmata dall’azione umana manchi totalmente una riflessione su come rapporti di potere a scala globale abbiano prodotto e gettato le basi per l’ingresso in questa nuova fase.  Castree sostiene l’importanza di riflettere sulla dimensione sociale nella costruzione naturale dell’Antropocene, ovvero l’Antropocene viene definito come un concetto “naturalizzato” (= privato di una dimensione sociale e politica) ed è quindi fondamentale andare a ragionare su quello che è il costrutto sociale del concetto di Antropocene.  N. Castree aggiunge poi un altro punto sostenendo che l’Antropocene sia un’etichetta, un “label” per l’assemblaggio, ovvero per l’accettazione di un insieme di relazioni socio-naturali.  Swyngedouw sostiene che l’Antropocene sia una politica di depoliticizzazione. Cosa significa? In altre parole, Swyngedouw sostiene che l’aver promosso e sostenuto il concetto dell’ “esser entrati A partire dal 2000, e in particolare nel contesto anglosassone, i geografi forniscono un contributo estremamente rilevante al campo dell’Ecologia Politica. Questo contributo nasce dalla necessità di andare a riconcettualizzare in modo critico quelle che sono le interazioni fra la società e l’ambiente. Collegandosi al contributo di Harvey e Smith (vedi concetti di “prima natura” e “seconda natura”) degli anni ’80, in questa fase contemporanea i geografi che fanno riferimento al campo dell’ecologia politica sostengono l’idea della produzione dell’ambiente, ovvero l’idea secondo cui l’ambiente è un prodotto ed è necessario andare a ricostruire quelle interazioni sociali e politiche che portano alla produzione dell’ambiente. In questa fase, quindi, l’ecologia politica ha come obiettivo quello di ripoliticizzare l’ambiente e, in particolare, di andare a riflettere in modo critico su quella che è la dimensione socio-politica e sulle dinamiche di potere all’interno dei processi di governance ambientale. Abbiamo visto, infatti, come la governance ambientale negli ultimi anni sia il meccanismo di governo politico dell’ambiente e, sulla base di questo, l’ecologia politica sostiene la necessità di andare a interrogarsi su quella che è la natura sociale, politica e di potere di questi processi. Swyngedouw e Castree sono alcuni dei geografi che hanno contribuito ad “aumentare” il ruolo della geografia in questi processi. In parallelo, abbiamo la concettualizzazione della nozione di “Socio-Natura”. Ovvero Castree, riprendendo il contributo di Smith negli anni 2000, nel 2003 pubblica un contributo fondamentale avanzando il concetto di “socio-natura” come processo di costruzione socio-naturale. E cioè sostiene che non si possa parlare al giorno d’oggi di natura senza andare a interrogarsi sui processi conflittuali e contrastanti di produzione della natura stessa. In particolare, è necessario analizzare l’influenza dell’espansione a scala globale del capitalismo neoliberale e come questa neoliberalizzazione si inserisca all’interno dei rapporti socio- ambientali, e nello specifico in riferimento ai meccanismi di governance delle risorse e alle politiche dello sviluppo. E’ estremamente importante andare a capire quali siano gli attori, le forze (politiche, istituzionali, sociali), le visioni e i particolari interessi interni alla politica che trasforma l’ambiente. Abbiamo un insieme di visioni e di interessi contrastanti, e di conseguenza risulta fondamentale andare a riflettere sulle relazioni di potere fra questi soggetti. Dunque, se vogliamo andare a capire la natura socio-politica nella produzione dell’ambiente è necessario decostruire le relazioni di potere interne a questi meccanismi. In particolar modo, sostenendo questo approccio di ricerca, l’Ecologia Politica si pone l’obiettivo di andare a riflettere sulle problematiche legate alla neoliberalizzazione dell’ambiente, ovvero di andare a studiare quelle che sono le diseguaglianze, le ingiustizie, i processi di marginalizzazione sociale e il conflitto che emerge in vari casi dalla contrapposizione fra le visioni e gli interessi degli attori coinvolti nei processi di governance ambientale. SCIENZA, CONOSCENZA E PRATICHE E’ importante andare a definire che l’Ecologia Politica non si considera una disciplina, ma si considera uno spazio, un approccio e, allo stesso tempo, anche una pratica politica. Questo perché l’Ecologia Politica si basa sull’interazione tra saperi teorici-epistemologici (geografia, antropologia, sociologia dell’ambiente, ecc.) e saperi, esperienze, pratiche di quelli che sono gruppi e movimenti sociali, ambientalisti, comunità indigene e, più in generale, della società civile. Infatti, per andare realmente a capire quelle che sono le problematiche ambientali presenti in determinati territori, la cosa migliore è andare ad appoggiarsi alla conoscenza radicata e profonda di chi quei territori li vive da sempre. LA METODOLOGIA NELL’ECOLOGIA POLITICA E’ importante sottolineare il ruolo dell’Etnografia socio-ambientale. Ovvero, se vogliamo andare a decostruire, analizzare e studiare quelle che sono le nature socio-ambientali nei processi di governance, l’idea di una ricerca strutturata nell’ambito di movimenti e comunità territoriali è fondamentale per capire quali sono le conoscenze che vengono messe in pratica nella valorizzazione di queste problematiche. Di conseguenza l’etnografia, e quindi la capacità di conoscenza di quelle che sono le realtà sociali di determinati territori, risulta fondamentale per produrre le conoscenze necessarie nella decostruzione di questi processi. In parallelo, per andare a capire i discorsi e la natura delle policy, è importante anche analizzare il discorso politico stesso al fine di capire quelle che sono le progettualità, le visioni e le narrazioni dei vari attori. Quindi, è indispensabile mettere in relazione un approccio di tipo Etnografico, legato alle rivendicazioni dei movimenti socio-ambientali, con l’analisi delle policy e dei discorsi. FARE ECOLOGIA POLITICA: FOCUS E RICERCHE Nel corso dell’ultimo decennio, l’Ecologia Politica si è concentrata su vari aspetti:  Decostruzione di governance e politiche ambientali (Swyngedouw, Loftus)  Dinamiche di privatizzazione delle terre e degli spazi pubblici, andando a interrogarsi su quelle che sono le conseguenze a scala globale di deforestazione, di sfruttamento e di degradazione delle terre o “land grabbing” (Bakker, Castree)  Sviluppo e progetti di sviluppo del “Sud Globale” (Budds)  Risorse idriche, infrastrutture, water grabbing (Mehta)  Movimenti e conflitti socio-ambientali  Rivendicazioni di giustizia ambientale e climatica  Aspetto urbano = politiche, movimenti, turistificazione, gentrificazione
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