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Antropocene o capitalocene?, Sintesi del corso di Antropologia Sociale

Scenari di ecologia-mondo nell'era della crisi planetaria

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 08/01/2020

Erisren
Erisren 🇮🇹

4.5

(21)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Antropocene o capitalocene? e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Sociale solo su Docsity! Antropocene o Capitalocene? – Jason W. Moore Introduzione Antropocene, termine coniato dal microbiologo Eugene Stoermer negli anni ’80 e reso noto dal Nobel per la chimica Paul Crutzen a partire dal 2000. Più che un accadimento, sembra un sintomo del sociale contemporaneo, dei suoi conflitti e della sua violenza. Secondo Paolo Vignola necessita di una critica radicale e di una pratica di cura collettiva per essere trasformato; è un sintomo della crisi delle scienze sociali, o meglio, del modo in cui esse hanno messo a tema il rapporto moderno internamente mediato tra natura e società. L’uomo si percepisce come essere vivente che sulla natura si organizza in società, e questo non è scontato, inoltre si tenta spesso di oltrepassare questa concezione. Accettare l’ipotesi dell’Antropocene significa confermare per via catastrofica l’idea cartesiana degli uomini come signori e possessori della natura (Descartes 1969) Proprio nel momento in cui l’eccezionalismo umano prende coscienza della propria potenza geologica, celebra la sua più schiacciante vittoria, l’esigenza di smantellarlo si pone come questione di vita o di morte per la sopravvivenza del sistema- Terra (Larrère 2016) Che cos’è l’Antropocene? Cruten e Stoermer> considerazioni ecologiche quali l’estinzione accelerata di un gran numero di specie, la progressiva riduzione della disponibilità di combustibili fossili e l’incremento delle emissioni di gas a effetto serra, tra cui anidride carbonica e metano. Olocene= epoca geologica iniziata 12.000 anni fa. Antropocene non è privo di fondamento: determinanti sono le trasformazioni globali dello stato della Terra dovute all’impatto dei meteoriti, al movimento dei continenti, alle eruzioni vulcaniche e così via. Non esistono dubbi sul fatto che l’attività umana sia oggi tanto globale quanto causa prima dei cambiamenti ambientali. L’esistenza dell’Antropocene non è una questione meramente scientifica ma implica considerazioni di natura etica e politica. Soluzione: geo-ingegneria o ingegneria climatica. Evidenza: i pericoli ecologici non vengono posti come fondativo ma derubricati dalla pratica del buon governo tecnico. Il riscaldamento globale è la manifestazione più evidente della diseguaglianza sociale ed economica su scala globale. !! Questa nuova epoca non è né in procinto di essere approvata nell’immediato né tantomeno circondata da unanime consenso. I media mainstream l’hanno descritto come realtà di essere. Il golden spike [segnale geologico che funge da confine tra due distinti intervalli temporali] sarebbe da collocarsi nella cosiddetta grande accelerazione, cioè dagli ultimi sussulti della seconda guerra mondiale, quando le bombe atomiche vennero sganciate e la dipendenza da carbone e petrolio contagiò l’intero pianeta. Geologi sono concordi nell’affermare che l’attività antropica influenza gli equilibri biosferici come mai in passato e questa capacità trasformativa lascia tracce geologicamente significative. L’Antropocene abbraccia uno spettro molto ampio ma la sua struttura concettuale è fornita dal cambiamento climatico. Dipesh Chakrabarty> pensando attraverso il lavoro dei climatologi è evidente l’effetto delle nostre azioni come specie. Questo momento ci pone una domanda universale che eccede la nostra capacità di provare il mondo. E’ evidente un condiviso senso di catastrofe. Si può sintetizzare come “storia universale negativa”, ci si chiede se questa sia l’unica forma di politicizzazione capace di opporsi alla green economy o al carbon trading. Quando comincia l’Antropocene? Timothy Morton> diffusione delle prime pratiche agricole, nello specifico presso la Mezzaluna Fertile. Agrilogistica> attitudine pratico-epistemologica volta all’imposizione di un ordine umano alla natura esterna che, oramai, copre quasi interamente la superficie terreste. Possiamo vederne gli effetti come in una reazione di polimerizzazione: sono catastrofici. Fenomeno legato all’inconscio sociale, non si tratta nè di tornare ad un passato pre-agricolo, né di razionalizzare una fuoriuscita dalla catastrofe ecologica. Egli propone di praticare un rapporto col mondo incentrato sulla contemplazione e sulla ricerca e di una possibile coesistenza tra le varie entità ospitate dagli iper-oggetti. Focalizzarsi sul rapporto tra specie umana e ambiente, mentre nessuna attenzione viene dedicata al capitalismo, concepito al più come un accidente tecnico nella marcia agrilogistica verso la catastrofe antropocenica. Simon Lewis e Mark Maslin> Orbis spike [lat. Mondo], drastica riduzione della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera dovuta allo scambio e il miscuglio profondo di organismi vegetali e animali, di oggetti e idee, tra l’emisfero orientale e quello occidentale. Dal punto di vista biologico, l’esito più rilevante di questo scambio è stata la globalizzazione del cibo. Il risultato finale fu una radicale riorganizzazione della vita sulla Terra, senza precedenti da un punto di vista geologico. Le conseguenza immediate di questo genocidio, quasi scomparsa dell’agricoltura e semi-cessazione nell’uso del fuoco comportarono la rigenerazione di circa 50 milioni di ettari di foreste che produssero un enorme assorbimento di anidride carbonica e un abbassamento delle emissioni in atmosfera. Dopo il 1492 gli esseri umani furono tutti connessi e il commercio divenne globale originano così il moderno “sistema-mondo” Crutzen> rivoluzione industriale in Inghilterra, più precisamente per la macchina a vapore inventata da James Watt nel 1784. Fuoco -> un potente strumento monopolistico inaccessibile alle altre specie, che ci ha decisamente incamminato lungo il sentiero che porta all’Antropocene. I capitalisti in un angolo del mondo occidentale investirono nel vapore e posero la prima pietra dell’economia fossile. Jason Moore> si rischia di trascurare le cause rendendo quindi più ardua la ricerca di soluzioni politiche al problema. Le cause storico-sociali del degrado ecologico vanno cercate nel regime di accumulazione emerso [1]lungo il 16° secolo. [2]Alla visione di natura come risorsa infinita e gratuita, esterna al processo economico. [3] Conferisce all’espressione produzione della natura un significato inedito. La creazione di valore non si dà sulla natura ma attraverso di essa, dentro i rapporti socio- naturali che emergono dall’articolazione variabile di capitale, potere e ambiente. Non ci troveremmo dunque nell’Antropocene bensì nel Capitalocene. Come si evade dall’Antropocene? Agnès Sinai > il fallimento è cominciato con Fukushima. Domanda: fino a che punto le società umane saranno in grado di dispiegare strategie di resilienza [assorbire un urto senza rompersi] di fronte alle tre grandi eredità dell’Antropocene: cambiamento climatico, radioattività diffusa, artificializzazione del mondo? 1. Il caso della dominazione dell’umanità sulla terra è costituito sulla base di un catalogo di cambiamenti biosferici: industrializzazione, urbanizzazione e popolazione. 2. L’umanità come un attore collettivo. Un visione che ignora il sistema-mondo moderno e i modelli di formazione della famiglia e i movimenti della popolazione. La forza trainante è il nesso tecnologia-risorse. Rimozione delle questioni di scarsità, dai rapporti esistenti di capitale, di classe e di imperi. L’attribuzione della responsabilità all’umanità piuttosto che alle forze del capitale e degli imperi. Dualismo cartesiano > l’attività umana appare come in una scatola e il resto della natura in un’altra. L’attività umana non produce soltanto un cambiamento biosferico. Sono le stesse relazioni tra esseri umani a essere prodotte dalla natura. Questa natura non è un natura risorsa ma piuttosto una natura matrice: una natura che opera solo al di fuori e all’interno dei nostri corpi ma anche attraverso i nostri corpi, includendo le nostre menti incarnate. La storia dell’uomo come un tutto, prodotta dalle relazioni non-lineari di potere e ricchezza, già legate con e all’interno della natura come un tutto. Ci si chiede se l’antropocene non oscuri forse più di quanto illumini. Il pensiero dominante dell’Antropocene oscura i rapporti effettivamente esistenti attraverso cui gli uomini e le donne fanno la storia con il resto della natura: i rapporti di potere, di riproduzione e la ricchezza nella rete della vita. Antropocene assume un carattere borghese, cancellando il capitalismo e affermando che le contraddizioni sociologiche del capitalismo sono responsabili di tutti gli esseri umani. Spegnere una centrale a carbone può rallentare il riscaldamento globale per un giorno; interrompere i rapporti che costituiscono la miniera di carbone può fermarlo per sempre. Stiamo vivendo nell’Antropocene, con il suo ritorno a una visione curiosamente eurocentrica dell’umanità e la sua dipendenza dalla nozione usurata di determinismo tecnologico? Oppure stiamo vivendo nel Capitalocene, l’epoca storica plasmata dai rapporti che privilegiano l’infinita accumulazione del capitale? Il capitalismo come modo di organizzare la natura La posizione di Moore è che la critica al dualismo natura/società è rilevante per l’analisi storica ma anche perché la storia del capitalismo non può essere spiegata come un ping-pong di interazioni tra natura e società. L’insieme delle trasformazioni raccolte nell’energia a vapore nel XVIII secolo fu co-prodotto dalle nature umana e extra umana. Questa prospettiva vede il capitalismo come produttore e prodotto della rete della vita. Gli schemi di co-produzione sono accidentali ma coerenti. Le considerazioni vanno ben oltre le considerazioni sul cambiamento ambientale. Tale coerenza si realizza e riproduce attraverso precise regole che sono incarnate nei rapporti di valore tra differenti civiltà che privilegiano diverse forme della ricchezza, del potere e della produzione. Lo sfruttamento del lavoro salariato funziona solo nella misura in cui i suoi costi di riproduzione possono essere controllati. L’errore è considerare il capitalismo come definito dal lavoro salariato più di quanto non sia definito dal mercato mondiale. Distinzione lavoro [labor] e opera [work]. Il lavoro indica le forme storicamente fondate dell’attività geo e bio fisica che si combinano con le differenti forme di socialità e di pensiero incarnate dall’umanità. Soltanto una parte dell’energia diventa lavoro, così come solo una parte del lavoro diventa valore. L’antropocene vede gli esseri umani come separati dalla natura e cancella il capitalismo dall’equazione. Si alimenta all’interno della lunga storia d’amore tra pensiero verde e modello di modernismo dei Due Secoli: società industriale, civiltà industriale, capitalismo industriale. Dopo gli anni ’70 il modello dei Due Secoli è tornato a ruggire all’alba del XXI secolo. Questo modello ha contribuito a oscurare la notevole ridefinizione della terra e del lavoro iniziata nel lungo XVI secolo. Soltanto occasionalmente queste analisi hanno fatto riferimento al capitalismo; per questi storici non v’era ragione di ritenere che le prime moderne trasformazioni delle economiche e dei paesaggi fossero dialetticamente legate tra loro. Due domande: l’industrializzazione è il Big Bang della modernità oppure un fenomeno ciclico di industrializzazione è il concetto più utile per spiegare i modelli di ricchezza, potere e natura nel capitalismo storico su vasta scala e nel luogo periodo? Questa congiuntura degli anni ’70 formò in modo decisivo il campo della ricerca per gli storici e gli scienziati sociali orientati alle tematiche ambientali. Ancora oggi non abbiamo una storia ambientale completa della rivoluzione industriale, nemmeno nella sua struttura storica e geografica più convenzionale ossia l’Inghilterra tra il 1760 e il 1860. Industrializzazione è un’abbreviazione per indicare le tensione tra tecnologia e potere, tra le forze e i rapporti di produzione. Problema del dualismo cartesiano > rafforza industrializzazione egemone come azione sulla natura e non attraverso di essa. Ecologia di sinistra tende a pensare al capitalismo e alla natura invece che al capitalismo nella natura (esseri umani come parte della natura). Ciò significa che cpaitale e potere – e altre infinite relazioni strategiche – non agiscono sulla natura, bensì si sviluppano attraverso la rete della vita. Oikeios > relazione creativa, generativa e multistrato di specie e ambiente. Nel concetto di oikeios Moore vede un «modo per spostarsi al di là della retorica narrativa dell’‘ambiente’ (come oggetto) in favore invece del costruire/produrre ambiente (come processo), che mette in mostra la co- produzione di natura umana e non umana come specificamente legate. Dal punto di vista dell’oikeios gli esseri viventi non interagiscono con la natura come se quest’ultima fosse una risorsa, ma si sviluppano attraverso di essa come matrice o contesto favorevole. L’agency umana è pertanto interdipendente con quella non-umana, e dalla loro stretta relazione prende forma la possibilità stessa di introdurre azioni che successivamente saranno interpretate storicamente. Il rapporto di feticismo per i combustibili fossili fa dedurre che il capitale dà forma al mondo indipendentemente dalla rete della vita interrompendo un equilibrio tra esseri umani e natura. Il capitalismo è un modo di organizzare la natura nella sua dimensione storica più fondamentale. L’alternativa dell’ecologia-mondo afferma che le risorse sono relazionali e di conseguenza storiche. I rapporti sociali di coproduzione hanno trasformato il carbone da roccia a combustibile fossile. La geologia co-produce il potere e la produzione, legandosi con i progetti umani di potere. La geologia diventa geo-storia attraverso precise relazioni di potere e produzione; esse sono geografiche, il che dimostra come non si diano esclusivamente tra gli esseri umani. Il pensiero cartesiano è errato > la formazione statale, la struttura di classe, produzione di merci, scambi non sono relazioni tra esseri umani ma il prodotto della natura umana ed extra-umana. Le origini del capitalismo: dall’ecologia all’ecologia-mondo L’ascesa del capitalismo avviene dopo il 1450 e segnò un punto di svolta nella storia delle relazioni umane con la natura. Fu resa possibile da un epocale spostamento di scale, velocità e scopi della trasformazione ambientale attraverso l’espansione geografica. Trasformazioni della terra e del lavoro: 1. Rivoluzione agricola dei Paesi Bassi 2. Rivoluzione nell’estrazione mineraria e nel settore metallurgico dell’Europa centrale 3. Zucchero-schiavitù a Madeira 4. Spostamento della frontiera dello zucchero nell’arcipelago di Sao Tomè 5. Il Brasile rimpiazza l’isola di Sao Tomè diventando leader nell’economia mondiale dello zucchero 6. La frontiera della schiavitù africana si sposta dal Golfo di Guinea all’Angola e al Congo 7. Potosì come produttore di argento a causa dell’esaurimento in Sassonia e Boemia 8. Esaurimento delle miniere e risorse metallurgiche nell’Europa centrale – favorì la produzione inglese di ferro e la crescita di ferro e rame in Svezia 9. Frontiera di legno della zona fra Polonia e Lituania, verso l’entroterra di Danzica e successivamente verso Konigsberg, Riva e Viborg 10. Granai della Vistola dove esportavano brano a buon mercato verso i Paesi Bassi – esaurimento agro-eclogico dell’agricoltura polacca 11. Rivoluzione agricola inglese grazie alle carenze polacche a partire dal 1700 12. Foreste inglesi espropriate – Svezia il ferro divorò le foreste 13. Spostamento in Irlanda della frontiera del ferro con la formazione di schiavi per l’esportazione – copertura dal 12,5% al solo 2% 14. Regine energetico olandese basato sull’estrazione della torba come carburante a buon mercato – rapido esaurimento – produzione chiodi di garofano 15. XVII Coste atlantiche bonificate 16. Espansioni iberiche e italiane del primo XVI produssero un esaurimento relativo ma diffuso delle foreste del Mediterraneo 17. Ricollocazione dei cantieri navali spagnoli a Cuba e portoghesi a San Salvador de Bahia e Goa 18. Nascita importanti centri navali legati alle frontiere forestali in Nord America 19. Pesca di aringhe e merluzzi che divorarono le fonti del Nord Atlantico 20. Ricerca di pellame in Nord America e Siberia 21. Crescita domanda di zucchero – rivoluzioni produttive nelle Indie occidentali, dalle Barbados nel 1640, alla Giamaica e a Santo Domingo 22. Ecologie trasformate > disomogenea cerealizzazione e carnificazione aristocrazie e borghesi 23. Produzione argento in Messico nel XVIII e connesso disboscamento 24. Produzione inglese di carbone dal 1530 25. Scambio colombiano= malattie, animali e cereali del vecchio mondo che giunsero nel Nuovo mondo e le colture che giunsero nel Vecchio mondo Si considera l’industrializzazione come il risultato di due momenti decisivi della tecnica del capitalismo. Uno è l’industrializzazione come crescita della massa di macchinari e degli input relativi al tempo lavoro, ovvero la meccanizzazione. L’altro è l’industrializzazione come sinonimo di standardizzazione razionalizzazione che prefigurerebbe la catena di montaggio e il taylorismo. Trasformazioni: invenzione della stampa, mulini da zucchero, nuove navi come il fluyt olandese, diffusione di utensili in ferro in agricoltura, pressa a vite, Saigerprozes nel combinato rame-argento-metalli, motore per un efficacie drenaggio in Svezia, ruota Sassone, raddoppio mulini ad acqua e meccaniche a molla etc.. Suggeriscono un cambiamento qualitativo nella relazione tra terra, lavoro, produzione e potere. Ovunque si diffuse la produzione di beni primari, il ritmo di trasformazione ambientale accelerò e questo ha a che fare con l’inversione della relazione lavoro-terra e con la supremazia della produttività del lavoro come misura della ricchezza, che pone le basi per l’appropriazione della natura a buon mercato. Il capitalismo deve mercificare la vita e il lavoro, ma dipende dalla appropriazione gratuita di vita e lavoro non mercificati. CAP 2 : Natura sociale astratta e limiti del capitalismo Essa ci permette di superare il dualismo struttura-sovrastruttura nella storia della trasformazione ambientale capitalistica. I rapporti di capitale, lavoro e potere si muovono attraverso la natura non sopra di essa. Il capitale non interagisce con la natura come oggetto esterno ma è piuttosto una forza naturale specificamente imbrigliata. Nel mondo moderno le nature storiche sono state prodotte attraverso la dialettica della mercificazione dell’appropriazione. Da un lato dalla monetizzazione di terra e lavoro e dall’altro dallo sfruttamento delle attività non retribuite al servizio della mercificazione. Stephen Shapiro > definisce correzione culturale (cultural fix). I cultural fixes servono a normalizzare l’appropriazione di nature globali, umane ed extra-umane. Proposta: il tempo di lavoro socialmente necessario non può essere determinato dalle scuole tecniche di mercificazione. Il tempo di lavoro si forma anche attraverso i rapporti di potere e sapere che identificano il permesso alla parte non retribuita di confluire nella determinazione del lavoro retribuito. La rivoluzione metrica trova il suo presupposto nella nuova coscienza planetaria del primo capitalismo. Il metro fu definito come la decimillesima parte della distanza dal Polo all’equatore. In cima alla lista c’è la storia di come un linguaggio razionale sia stato deliberatamente introdotto per spezzare le radici dell’economia dell’ancien regime e servire come linguaggio di scambio universale del moderno meccanismo di scambio. (?) Valore e natura sociale astratta La legge del valore è un modo per organizzare la natura. Il valore è co- prodotto dalla natura umana ed extra-umana. Nella lingua inglese il termine valore indica due grandi cose : oggetti con un valore economico e nozioni di moralità. La sostanza del capitale è lavoro sociale astratto. Ma i rapporti che rendono possibile la crescita del lavoro sociale astratto non possono essere ridotti alle sole sfere della tecnologia e dell’economia; essi devono essere fondati sulla tecnica del potere capitalista. Nell’immaginazione dell’economia neoclassica un fattore può essere sostituito da un altro. Questo tentativo di creare un mondo a immagini del capitale è ciò che Moore chiama progetto di corrispondenza del capitalismo, attraverso il quale il capitale cerca di costringere il resto del mondo a corrispondere al suo desiderio immaginario di un universo di equivalenze economiche. Ma naturalmente il mondo non vuole un mondo fondato sulla equivalenza economica. Questa lettura della legge del valore ci permette di cogliere la differenza tra il capitalismo come progetto storico e il capitalismo come processo storico. Come progetto, la società capitalista produce sia forme simboliche sia rapporti materiali che conferiscono al dualismo cartesiano un fondo di verità: la legge del valore riproduce infatti un modo dualistico di osservare la realtà. Il capitalismo come progetto crea l’idea dell’ambiente come oggetto esterno. In quanto processo storico mondiale il capitalismo è una coproduzione degli esseri umani e il resto della natura. Quindi la natura sociale astratta e il lavoro sociale astratto sono dialetticamente uniti. Natura sociale astratta e ascesa del capitalismo Le astrazioni della prima fase della modernità, che costituiscono un vasto ma debole regime di natura sociale astratta, furono registrate grazie alle rivoluzioni scientifiche. Il centro dinamico della natura sociale astratta furono i Paesi Bassi e dopo il 1600 la Repubblica olandese. In questo contesto, spazio, tempo e denaro furono razionalizzati e resi astratti come mai prima. Le conoscenze cartografiche erano così centrali nella Compagnia delle Indie olandesi che i piloti ricevavano precise istruzioni per mappare. Anche il tempo di lavoro fu soggetto a una razionalizzazione radicale dove si abolirono tutti i giorni santi e si estese l’anno lavorativo del 20%. Si cominciarono a scambiare azioni e un bel numero di merci. L’ascesa dell’industria su larga scala, co-prodotta attraverso una nuova fase di appropriazione (combustibili fossili) sarebbe stato impensabile senza queste rivoluzioni simbolico-materiali (tempo, spazio, natura). Questo insieme di convinzioni fu centrale per la trasformazione rivoluzionaria dell’ecologia-mondo capitalista incentrata sull’Atlantico Luke si riferisce alla produzione di nuove tecnologie finanziarie chiamandola contabilità planetaria. La novità del valore si manifestò molto presto in almeno due campi. Il primo potrebbe essere individuato in una serie di trasformazioni dei paesaggi e dei corpi. Il secondo è nell’emergere di un insieme di condizioni che permisero agli stati europei di considerare il tempo come lineare, lo spazio come piatto e omogeneo, la natura come esterna ai rapporti umani. La presunzione del capitale è stata quella di ri-presentare il mondo attraverso il trucco di Dio. Lo spazio fu derubato della propria significatività sostanziale per diventare sistema ordinato uniforme di coordinate lineari astratte. Questo fu fondamentale per i nuovi sistemi di mappatura del mondo, senza i quali il mercato mondiale, la formazione degli Stati e la proprietà moderna sarebbero stati impossibili. Possiamo trovare la natura sociale astratta anche nel commercio di schiavi che riduce l’uomo a “un pezzo delle Indie” ossia una unità di misura del potenziale di lavoro senza tener conto degli uomini come individui. Il passaggio dalla produttività della terra alla produttività del lavoro rivelò una nuova legge del valore. Si scopre quindi che il capitalismo stesso ha praticato un forma di ciò che i sociologi chiamano eccezionalismo umano, che restringe la nostra attenzione alla forza lavoro all’interno del circuito del capitale. Ciò che vediamo fin dai momenti dell’ecologia mondo capitalista è una legge del valore che emerge da un duplice dialettica : 1. lavoro sociale astratto, capitale e lavoro salariato 2. Dall’antropocene al capitalocene. La rivoluzione industriale non segna una rottura ma bensì un’amplificazione della logica della frontiera della prima fase del capitalismo fondata sulla strana configurazione del valore dello sfruttamento e appropriazione. I combustibili fossili hanno avuto un significato importante. Possiamo trovare l’origine nel XVI secolo e non nel XVIII secolo, mettendo a fuoco i rapporti di potere, di ri-produzione, di natura nel sistema-mondo. L’accumulazione per capitalizzazione per esempio nelle fabbriche di Manchester fu accompagnata da una rivoluzione veramente epocale nell’accumulazione per appropriazione. Per la prima volta nella storia umana la civilizzazione su scala planetaria è stata possibile attraverso la produzione di una ferrovia che circonda il globo e una rete di navi a vapore. Troppo facilmente ci si dimentica che la contraddizione principale del primo capitalismo non erano i troppo pochi acquirenti ma i troppo pochi fattori di produzione. La massa di capitale oggi è più ampia che mai, le frontiere sono in grado di fornire grandi flussi di lavoro non retribuito. Verso una sintesi: il capitale come limite ecologico mondiale La teoria dell’antropocene appartiene al materialismo Green forgiato in un epoca in cui la natura non contava molto. Fin dai primi vagiti negli anni ’70, l’approccio dominante sia dei radicali sia dei centristi, il pensiero green non era dialettico ma aritmetico. Moore sostiene che il limite ecologico del capitale è il capitale stesso, se si considera il capitale come un rapporto contemporaneamente di classe, ricchezza, natura. La fine della frontiera oggi è la fine dei beni gratuiti della natura e, con essa, del capitalismo opportunista. La natura, ovviamente, non è mai a buon mercato. Oggi la dialettica di capitalizzazione e appropriazione ha raggiunto un punto di rottura. Durante l’era neoliberale, la produttività del lavoro è diminuita piuttosto che aumentare, nonostante un piccolo miglioramento tra il 1996 e il 2004. Abbiamo raggiunto il punto dello sviluppo del capitalismo nel quale l’espansione geometrica della produzione di rifiuti minaccia la stabilità della biosfera inaugurata con l’inizio dell’Olocene. Ogni frontiera delle merci è anche una frontiera di rifiuti. Conclusione - Verso una politica radicale dell’energia-lavoro Il capitalismo è prima di ogni altra cosa uno specifico modo di produzione di capitale. E cos’è il capitale? Marx lo definirebbe valore in movimento. Il valore è una cristallizzazione specifica delle fonti di ogni ricchezza: il lavoro umano e extra-umano. Marx > il lavoro non è la fonte di ogni ricchezza. La natura è tanto la fonte dei valori d’uso quanto il lavoro, che è esso stesso solo l’espressione di una forza naturale della forza lavoro. Il lavoro è sempre lavoro nella natura. Il capitalismo non potrebbe sopravvivere un giorno senza un terzo momento del lavoro: l’appropriazione dell’attività umana non retribuita. Per questo una politica rivoluzionaria della sostenibilità deve riconoscere una divisione tripartita del lavoro nel capitalismo: la forza lavoro, il lavoro umano non retribuito e il lavoro della natura nel suo complesso.
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