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Antropocene o capitalocene, J. Moore, Dispense di Antropologia Sociale

Riassunto dettagliato antropologia sociale secondo modulo

Tipologia: Dispense

2019/2020
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Caricato il 28/05/2020

michelacassina
michelacassina 🇮🇹

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Scarica Antropocene o capitalocene, J. Moore e più Dispense in PDF di Antropologia Sociale solo su Docsity! ANTROPOCENE O CAPITALOCENE? SCENARI DI ECOLOGIA-MONDO NELL’ERA DELLA CRISI PLANETARIA Jason W. Moore is an environmental historian and historical geographer at Binghamton University, where he is professor of sociology, americano INTRODUZIONE: IL SINTOMO-ANTROPOCENE Eugene Stoermer: microbiologo che conia il concetto di “Antropocene” (anni ’80) Paul Crutzen: premio Nobel per la chimica che rende celebre il concetto di “Antropocene” Il concetto di “Antropocene” è diventato una sorta di moda, una parola accattivante soprattutto nell’ambito delle scienze sociali à polisemia della nozione di “Antropocene” à confusione e malintesi ma anche largo spettro analitico. Def. Antropocene (di Paolo Vignola) = sintomo del sociale e contemporaneo, dei suoi conflitti e della sua violenza; condizione che necessita di una pratica di una critica radicale e di una cura collettiva per essere agita consapevolmente e trasformata; in particolare è un sintomo della crisi del modo in cui le scienze sociali hanno messo a tema il rapporto moderno tra natura e società. Riguardo il rapporto natura-società nell’età moderna: - i moderni si percepiscono come esseri viventi che sulla natura si organizzano in società, innestando su di essa saperi riflessivi il cui scopo è quello di renderla visibile ed eventualmente oltrepassarla à l’Antropocene segnala che tale oltrepassamento è ormai in atto; - crisi del materialismo dei limiti; - crisi del costruttivismo dei rischi. - se si assume il rapporto natura-società come chiave per l’analisi del presente, l’Antropocene può diventare una razionalità storico-sociologica à accettare l’ipotesi dell’Antropocene significa confermare l’idea cartesiana degli uomini come “signori e possessori della natura” e dell’homo sapiens come picco evolutivo. Quando l’eccezionalismo umano prende coscienza della propria potenza geologica e celebra la sua più schiacciante vittoria, l’esigenza di smantellarlo si pone come questione di vita o di morte per la sopravvivenza del sistema-Terra à da futuro promessa a futuro minaccia In Italia, almeno fino al 2006, l’eco di questa discussione compiutamente globale risulta davvero flebile ma la situazione è sul punto di cambiare. PROBLEMATICHE FONDAMENTALI E LINEE DI SVILUPPO DEL DIBATTITO SULL’ANTROPOCENE 1. DEFINIZIONE DI ANTROPOCENE: COS’E’? Etimologia: anthropos = umano + cene = nuovo; 1 Prospettiva geologica: riguarda le influenze antropiche sulla composizione e sulle funzioni del sistema-Terra e delle forme di vita che lo abitano (estinzione delle specie, riduzione disponibilità combustibili fossili, più emissioni di gas serra…) quindi sull’ambiente; Da un punto di vista temporale: la magnitudine e la durata dell’impatto umano sembrano suggerire che il presente non deve essere incluso nell’Olocene ma ad una nuova era (pozzi e perforazioni saranno visibili ai geologi futuri) dato che la classificazione geologica delle scale temporali è determinata dalle trasformazioni globali della Terra; Da un punto di vista politico: l’Antropocene non è una questione meramente scientifica ma implica una serie di considerazioni di natura etica e politica à l’umanità dovrebbe assumersi la responsabilità del degrado ecologico e porsi come guardiana della Terra magari sfruttando la geoingegneria; Antropocene è il nome di un inedito regime di governance dell’ambiente globale. Due elementi del dibattito: 1) Controversia : la proposta di far seguire all’Olocene una nuova epoca contraddistinta dall’attività antropica non è in procinto di essere approvata nell’immediato né tantomeno è circondata da un unanime consenso, nonostante per molti sia una realtà già in essere il cui punto originario si collocherebbe a partire dagli ultimi sussulti della Seconda guerra mondiale, quando le bombe atomiche vennero sganciate e cominciò la dipendenza da carbone e petrolio (“grande accellerazione”) MA la comunità dei geologi è concorde sul fatto che una grande quantità di dati incontrovertibili segnali che oggi l’attività antropica influenza gli equilibri biosferici come mai in passato, e che questa capacità trasformativa lasci tracce geologiche definitive 2) Cambiamento climatico : il centro nevralgico della struttura concettuale dell’Antropocene è il cambiamento climatico, in particolare il riscaldamento globale; un aspetto frequente delle discussioni sul cambiamento climatico è la supposta incapacità dell’uomo di comprenderne natura, sviluppi e pericolosità à T. Morton, iper-oggettualità (del riscaldamento globale) = forma dell’essere definita dall’impossibilità di essere compreso da una posizione di esteriorità epistemologica; il soggetto conoscente non guarda gli iper-oggetti ma è ospitato in essi e a loro è legato; da questa internità il soggetto si sforza di comprenderli cercando di allontanarli anche se è impossibile che si separi da loro; gli iper-oggetti sono viscosi nel senso che più sappiamo a loro proposito più ci rendiamo conto di non poterli mai davvero conoscere à la “storia universale negativa” è l’unica forma di politicizzazione capace di opporsi alla tecnocrazia ecologia della green economy o del carbon trading? à L’alternativa è la prospettiva sintomatologica: criticare e prendersi cura diventano strumenti inscindibili di una strategia di politicizzazione. 2. ORIGINE DELL’ANTROPOCENE: QUANDO COMINCIA? La scelta del punto d’origine dell’Antropocene non riguarda solo la riflessione geologica ma anche il dibattito politico. Di seguito alcune delle proposte maggiormente discusse:  T. Morton (2016): l’origine dell’Antropocene si può datare all’epoca della diffusione delle prime pratiche agricole, nello specifico presso la Mezzaluna Fertile, dove nacque l’agrilogistica = attitudine pratico- epistemologica volta all’imposizione di un ordine umano alla natura esterna; fenomeno legato all’inconscio sociale, non un passato pre-agricolo à è necessaria una psicoanalisi dell’Antropocene per 2 L’Antropocene è governato dal regime di visibilità General Intellect = fabbriche del sapere che informano riguardo l’esperienza atmosferica planetaria attraverso la scienza climatica; astrazione reale del lavoro, principio organizzativo della produzione contemporanea; pone le condizioni di possibilità per vedere il cambiamento climatico; si innesta sul capitalismo cognitivo = sfruttamento generalizzato del lavoro-coscienza; la percezione politica dell’Antropocene è possibile solo grazie ad una rete globale di sensori, data centers, super computer e istituzioni scientifiche. Il cambiamento climatico infatti, benché noto fin dal XIX secolo, è divento un problema pubblico e una questione politicamente visibile solo a partire dagli anni ’80, cioè nel momento in cui la razionalità neoliberale ha permesso di scorgere una strategia di sviluppo per il capitale dentro ad una crisi di produzione creata dal capitale stesso. Dipendere da sapere trasmesso dal General Intellect non riduce la concreta materialità dei cambiamenti climatici né in riferimento all’individuazione delle loro multiple cause, né alla distruttività dei loro effetti. Strategie di evasione dall’Antropocene: - riflettere più in profondità sul concetto di lavoro nell’epoca della sua rilevanza geologica; - superare l’opposizione lavoro/natura nel Capitalocene, epoca che mostra il deterioramento della natura come espressione specifica dell’organizzazione capitalistica del lavoro; abbandonare la teoria energetica del valore- lavoro responsabile del degrado ecologico; - diminuire il lavoro salariato di matrice industrial-fordista che porta all’entropia (N. Georgescu-Roegen); - sviluppare una forma di lavoro neghentropico; - decapitalizzazione = strategia di lotta che aggredisca il capitalismo contemporaneo senza accettare l’aut-aut tra ottimismo accelerazionista e auto-restrizione decrescitista; - costruire un modo di produzione basato su reti peer to peer legati ai beni comuni e alla sostenibilità ambientale. Conclusione: l’eco-socialismo ha bisogno simultaneamente di una re-invenzione radicale del lavoro, di una ri- localizzazione della produzione e di una ri-appropriazione autonoma della tecnologia; l’autonomia sociale è la prima forma di resistenza all’entropia economica (1977, Andrè Gorz, rivoluzionario francese, Ecologia e libertà). PREFAZIONE: L’ALTERNATIVA TRA ANTROPOCENE E CAPITALOCENE. CHIAMARE IL SISTEMA CON IL SUO NOME L’Antropocene mostra il cambiamento climatico antropocenico, anche se sarebbe più corretto parlare di cambiamento climatico capitalocenico considerato che questo non è frutto dell’astratta azione umana ma di secoli di dominio del capitale. Antropocene geologico di Curtzen e Stoermer: - questione stratigrafica in cui il criterio necessario per designare una nuova era geologica ruota attorno ad un “segnale geologico” che deve essere sufficientemente ampio, chiaro e distinto su scala globale; - pare cominci con l’era atomica, attorno alla metà del XX secolo; 5 - concetto utile e formale della comunità scientifica; - fa una politica dell’Antropocene, ovvero un’antipolitica che si impegna con risolutezza a cancellare il capitalismo e la capitalogenesi dalla crisi planetaria; - pone correttamente la questione del dualismo Natura/Società senza tuttavia poterla risolvere a favore di una nuova sintesi; Antropocene alla moda: - popolare perché capace di legare l’umanità e il sistema-Terra; - ignora i rapporti storici costitutivi che hanno condotto il pianeta sul baratro dell’estinzione; - oscura l’Antropocene geologico; - modo specifico di pensare le origini e l’evoluzione della crisi ecologica moderna; - marginale fino al nuovo millennio, eccetto un breve momento nei primi anni ’70; - si adatta a una visione di popolazione, ambiente e storia governata dall’uso delle risorse e astratta dalle classi e dagli imperi; - ignora la “legge della popolazione peculiare del modo di produzione capitalistico”; -esclude l’analisi della prospettiva storica; - circoscrive le origini della crisi ecologica moderna all’Inghilterra, al XIX secolo, al carbone e alla macchina a vapore; - concetto ambientale la cui funzione è quella di negare la disuguaglianza e la violenza multi-specie del capitalismo e di suggerire che de i problemi creati dal capitale sono in realtà responsabili gli esseri umani; Capitalocene: - forma geopolitica di reazione alla popolarità dell’Antropocene; - tentativo di andare a cuore dell’Antropocene geologico e di pensare la crisi ecologica; - interviene a proposito del dibattito riguardo le origini e l’evoluzione della crisi ecologica moderna (Antropocene alla moda); - non è un argomento sulla storia geologica perché l’era del Capitale precede e accelera i segnali geologici necessari per distinguere una nuova era geologica; - contesta l’Antropocene alla moda, punto di riferimento per il pensiero green sin dagli anni ’70; - rifiuta la circoscrizione delle origini della crisi ecologica moderna all’Inghilterra, al XIX secolo, al carbone e alla macchina a vapore; - critica il sistema, non solo gli scienziati del sistema-Terra; - critica del capitalismo non inteso solo come un mercato e un sistema sociale astratto della vita ma come rischio di eccezionalismo umano (=l'idea che gli esseri umani siano esseri unici e distintivi a cui dovrebbe essere assegnato un valore morale fondamentale in accordo con quella distinzione); 6 - incorpora il rifiuto di cercare un’alternativa agli approcci basati su concetti indicatori, ovvero metafore influenti quali “impronta ecologica” o “frattura metabolica” (quadro concettuale che domina le scienze sociali che si occupano di ambiente); - concepisce il capitalismo e il mercato come facenti parte della rete della vita: straordinaria flessibilità del capitalismo rispetto alle proprie condizioni socio-ecologiche; - mostra il tratto capitalogenico del cambiamento climatico, non ne cerca le cause sociali; - non crede che il riscaldamento globale sia stato creato dalla Società ma crede che la trasformazione di idee, ambienti (culture) e organizzazioni (rivoluzioni scientifiche) co-producano i rapporti di produzione e di riproduzione; - mossa concettuale e metodologica fondamentale per ripensare il capitalismo in quanto “complesso storicamente determinato di metabolismi e assemblaggi”; - ha un centro di gravità storico-relazionale che lo distingue da tutte le altre teoriche anti Antropocene della moda; - ipotesi dialettica non generalizzante; - le sue argomentazini dialettiche procedono per mezzo di variazioni, non malgrado esse à mette a fuoco un processo storico nel senso attribuito da Marx alla caduta tendenziale del saggio di profitto, cioè come legge generale costituita attraverso le proprie contro-tendenze; - il deterioramento della natura è espressione specifica dell’organizzazione capitalistica del lavoro; - concepisce il lavoro come un processo geo-ecologico molteplice e multi-specista; - la tecnologia è un fenomeno radicato nelle nature co-prodotte dal capitalismo; - il capitalismo ha prosperato attraverso l’attivazione del lavoro della natura e dell’attività umana, configurandoli come “lavoro retribuito” e “non retribuito”; - le organizzazioni umane sono produttrici e prodotti della rete della vita, mosaico di diversità in evoluzione à il capitalismo è qualcosa di più che umane, è un’ecologia-mondo di potere, capitale e natura; - contesta il riduzionismo sociale e ambientale, si oppone alla periodizzazione del capitalismo derivata dalla categoria mitica di Società (umani senza natura). CAPITOLO PRIMO: NATURA E ORIGINE DELLA NOSTRA CRISI ECOLOGICA Quando e dove è iniziata la relazione moderna tra umanità e il resto della natura? à Antropocene: concetto coniato negli ultimi decenni, oggetto di un ampio spettro di interpretazioni tra cui la dominante ci racconta che le origini del mondo moderno sono da ricercare in Inghilterra, all’alba del XIX secolo; la forza trainante di questo cambiamento epocale sarebbero dunque il carbone e il vapore che riconducono direttamente all’Anthropos ovvero all’umanità come un tutto indifferenziato. Dissonanze del concetto “Antropocene” (sopra definito): 7 Moore: la storia del capitalismo non può essere spiegata come un ping-pong di interazioni tra natura e società; l’insieme delle trasformazioni negli ultimi anni del XVII (raccolte nell’energia a vapore) fu co-prodotto dalle nature umane e dalle nature extra-umane; il capitalismo riordina la biosfera ed è allo stesso tempo produttore e prodotto della rete della vita à gli schemi di co-produzione sono coerenti con gli specifici schemi della produzione-di-ambiente e si realizzano attraverso precise regole di riproduzione incarnate nei rapporti di valore = ciò che determina cosa si considera abbia valore e cosa no, diversi in ogni civiltà a seconda di quale forma di ricchezza, potere e produzione privilegiano (Europa feudale à produttività della terra; sistema capitalistico mondiale dal 1450 à produttività del lavoro). La legge del valore ha prodotto una forma di ricchezza particolare: il capitale - valore in movimento; - la sua sostanza è il lavoro sociale astratto (valore di scambio ≠ valore d’uso) che può essere accumulato soltanto attraverso un vasto repertorio di recinzioni imperialistiche (enclosures) e di appropriazione dei beni gratuiti della natura a servizio della produzione delle merci à - àè valore-nella-natura; - àè un rapporto combinato di nature umane ed extraumane. Il valore opera attraverso una dialettica di sfruttamento e appropriazione che illumina il particolare rapporto del capitalismo con la natura e all’interno di essa: i rapporti di sfruttamento producono lavoro sociale astratto, i rapporti di appropriazione producono natura sociale astratta (valore d’uso della merce) e attivano l’accumulazione allargata del lavoro sociale astratto. Il sistema capitalistico avvia una codificazione di ciò che ha valore ed inserisce il lavoro umano all’interno delle merci à lavoro salariato = misura decisiva della ricchezza à lo sfruttamento del lavoro, quindi il lavoro non retribuito viene prodotto per il capitale, rende possibile la produzione della forza lavoro potenziale come “lavoro a buon mercato” che riguarda anche il lavoro non pagato della natura extra-umana à l’appropriazione di lavoro non retribuito diventa centrale. Appropriazione = processi extra-economici che identificano, assicurano ed incanalano il lavoro non retribuito esterno al sistema delle merci dentro il circuito di capitale à Lavoro (labor)= lavoro sociale astratto; valore di scambio; forme storicamente fondate dell’attività geo- e bio-fisica che si combinano con le differenti forme di socialità e di pensiero incarnate nell’umanità; parte del lavoro che diventa valore ≠ Opera (work) = valore d’uso; parte dell’energia che diventa lavoro. La crescita del tasso di sfruttamento dipende dai frutti dell’appropriazione derivante dalla natura a buon mercato (quattro fattori: forza lavoro, cibo, energia, materie prime). Le dinamiche ricorrenti che producono una natura sempre più a buon mercato possono essere comprese nella in relazione alla ciclica minaccia dei quattro fattori a buon mercato di diventare costosi. La natura costosa diventa a buon mercato mediate l’appropriazione del lavoro non retribuito. Questi movimenti della natura a buon mercato hanno contrastato la tendenza del capitalismo a consumare voracemente le accumulazioni geologiche e il lavoro non pagato. Lotta competitiva nella produzione à i capitalisti devono perseguire crescenti tassi di produttività del lavoro à aumento materiale del volume di prodotto nello stesso tempo à meccanizzazione à riduzione dei salari à sovraproduzione del capitale fisso e sottoproduzione de materie prime à caduta tendenziale del saggio di profitto. 10 Gli studiosi green analizzano il metabolismo dell’industrializzazione, della globalizzazione e del cambiamento agrario come pratiche metaboliche, modalità di organizzare la natura MA è necessario passare dall’ecologia politica/storia ambientale del cambiamento sociale ad un cambiamento sociale inteso come produzione-di- ambiente, spostando l’attenzione dalle conseguenze ambientali dei processi sociali ad una visione dei processi sociali come co-prodotti delle nature umana ed extraumana à ricostruzione storica che metta in discussione qualsiasi periodizzazione basata sul modello dualistico “causa sociale più conseguenze ambientali” tipico dell’argomento-Antropocene il quale per altro vede gli esseri umani come separati dalla natura, cancella il capitalismo dall’equazione e offre una concezione indebitamente ristretta del tempo storico data dalla fusione tra la concezione geologica del tempo e la periodizzazione del cambiamento storico + individuazione dei reali mutamenti della modernità solo a partire dal tardo XVII secolo à il Modello dei due Secoli ha oscurato la notevole ridefinizione della terra e del lavoro iniziata nel XVI secolo (tra il 1450 e il 1640) e il cambiamento economico della fase post bellica in Europa e nelle Americhe. L’industrializzazione è il Big Bang della modernità o è un fenomeno ciclico del capitalismo a partire dal XVI secolo? L’industrializzazione è davvero il modello più utile per spiegare i modelli di ricchezza, potere e natura nel capitalismo storico su vasta scala e nel lungo periodo? Gli anni ’70 hanno rappresentano una parentesi in cui vengono abbandonate le questioni ambientali legate alla Rivoluzione industriale per lasciar spazio alla concezione di Marx che consente una visione dell’industrializzazione come una cristallizzazione di tecnologia, classe e natura. Le vere innovazioni del pensiero marxista sono rinvenibili nella sociologia storica e nell’economia politica astratte dalle loro condizioni bio-geografiche. Gli anni ’70 formarono in modo decisivo il campo della ricerca orientato alle tematiche ambientali. Tra le conseguenze fondamentali per il pensiero verde ci fu un nuovo modo di pensare alla Rivoluzione industriale: 1) un fenomeno essenzialmente tecnico e relativo alle risorse, cioè astratto dai rapporti di classe; 2) il nesso esplicativo dei problemi ambientali moderni, quindi della modernità come tutto. Ma ancora non riuscì a prevalere la visione dell’industrializzazione come successione di industrializzazioni cominciate in Eu già nel XII secolo, non come fosse un singolo evento à concezione della storia mondiale nella quale ondate successive di industrializzazione avrebbero informato i vari periodi di innovazione socio-ecologica e quindi di crisi. Ancora oggi non abbiamo una storia ambientale completa della Rivoluzione industriale. L’industrializzazione è solo un’abbreviazione per indicare le tensioni tra ecologia e potere, tra “forze” e “rapporti” di produzione. Queste tensioni, problemi storici, sono sempre state inquadrate in termini dualistici (dualismo cartesiano) che rafforzano la narrazione egemonica dell’industrializzazione come azione sulla natura e non attraverso di essa. L’ecologia di sinistra tende ancora a pensare al capitalismo e alla natura invece che al capitalismo-nella-natura àla costruzione storica recente si basa sulla convinzione “umanità e natura” = i rapporti umani sono ontologicamente precedenti alla rete della vita VS umanità-nella-natura = esseri umani come parte della natura. Vedi nota 14 pag. 52 sul dualismo cartesiano Una lettura non convenzionale della crisi potrebbe iniziare con la dialettica tra e dentro gli esseri umani e il resto della natura, muovendo successivamente verso il cambiamento geologico e biofisico (invece che iniziare, come l’Antropocene, dalle conseguenze sulla biosfera per poi spostarsi verso la storia sociale) à i rapporti di potere e di produzione sono essi stessi co-prodotti all’interno della natura ed implicano delle conseguenze; sistema mondo moderno = ecologia-mondo capitalista = civiltà che unisce ricerca del potere, accumulazione di 11 capitale e produzione della natura come oggetto organico à capitale e potere non sono sulla natura ma si sviluppano attraverso essa; le crisi che sono punti di svolta nei processi storico-mondiali, sono un insieme di natura umana ed extraumana. Oikeios - vocabolo teorico che comprende “società” e “natura” come un unico campo concettuale, in modo tale che tutte le attività umane siano intese come simultaneamente produttrici e prodotti della rete della vita; - relazione creativa, generativa e multistrato di specie e ambiente; - metodo per andare oltre al tropo narrativo dell’ambiente esterno (come oggetto) in favore di un’elaborazione ambientale (come processo), a sua volta co-produzione dell’insieme delle nature umane ed extraumane; - astrazione generica che assume importanza storica solo in quanto fornisce le condizioni per la rielaborazione delle principali linee guida del cambiamento storico mondiale. L’idea che si è imposta di una natura esterna ai rapporti umani è una forza storica reale creata dal capitalismo che, come progetto, emerge attraverso pratiche-mondo le quali concepiscono la natura come un oggetto esterno da mappare, quantificare e regolare affinché possa servire l’insaziabile domanda di natura a buon mercato. Come funziona il capitalismo in quanto ecologia-mondo? Lewis Munford: il capitalismo cristallizza strumenti e conoscenze, natura e potere in una nuova prassi-mondo che riduce gli “uomo” e “natura” a semplici astrazioni; potere, produzione e capitalismo rappresentano e riproducono un vasto repertorio simbolico-culturale che è causa, condizione e conseguenza della specifica forma di modernità del progresso tecnico; le macchine, la tecnica e le violenze alienate nella civiltà capitalista si muovono all’interno e attraverso la rete della vita. Il pregiudizio consequenzialista (tutto comincia dal carbone) del pensiero verde e l’ostinata ossessione per il cambiamento climatico e la sua insistenza nel considerarlo una sfida ingegneristica e tecnologica guidata dall’immobile neutralità della scienza, ha portato il movimento ecologista in un ghetto da cui rischia di non uscire. Anche in quella sinistra che preferisce un approccio basato sulle relazioni di classe si manifesta un certo feticismo per i combustibili fossili intesi come scintilla che accende il motore del capitale MA è il capitale che dà forma al mondo indipendentemente dalla rete della vita e interviene sulla natura come una forza esogena introducendo violentemente e interrompendo un equilibrio tradizionale tra esseri umani e natura, riducendo la natura a una sostanza che può essere protetta o distrutta. Modo di pensare sostanzialista (Bourdieu) = pensare in termini di realtà che può essere toccata con mano; le sostanze formano prima di, e indipendentemente da, eventi e campi di relazioni, piuttosto che svilupparsi attraverso ambienti resi coerenti da eventi storici indefiniti à eccezionalismo umano: isola gli esseri umani dalle proprie condizioni extraumane di produzione à sostanza dell’umanità ≠ sostanza della Terra/Vita Natura storica e materialismo dialettico (Marx ed Engels) è spesso assente dalla critica e dalle prospettive ambientaliste (Vedi libro di filosofia) à la natura non è prefissata né esterna dunque il cambiamento storico è un movimento congiunto di esseri umani e di nature extraumane. 12  Dopo il 1550: in Europa si trasformano le ecologie umane con la cerealizzazione delle diete contadine e carnificazione di quelle borghesi;  XVIII secolo: ripresa della produzione di argento in Messico à disboscamento foreste messicane;  1530: rivoluzione produzione inglese del carbone;  Scambio di Colombo: malattie, animali e cereali dal Vecchio mondo al Nuovo, colture come patate e mais dal Nuovo al Vecchio. L’argomento-Antropocene considera l’industrializzazione come il risultato di due momenti decisivi della tecnica del capitalismo: 1) Crescita della massa di macchinari e degli input relativi al tempo-lavoro (ascesa della composizione tecnica del capitale di Marx o processi di meccanizzazione); 2) Standardizzazione e razionalizzazione che prefigura in forma embrionale la catena di montaggio e il taylorismo del XX secolo. Queste trasformazioni, da un punto di vista generale, potrebbero suggerire un cambiamento qualitativo nella relazione tra terra, lavoro, produzione e potere. Secondo Moore, bisogna però riconoscere che ci fu una transizione dal controllo della terra come modalità diretta dell’appropriazione di surplus, a un controllo della terra come condizione per l’aumento della produttività del lavoro, inserita nella produzione di merci e derrate. Questa transizione fu devastante e disomogenea: all’intero della prima Europa moderna, dove persisteva la coltivazione contadina non ci fu nessuna drammatica rottura mentre altrove si diffuse la produzione dei beni primari e il ritmo di trasformazione ambientale accelerò. Questo perché il mutamento ha molto a che fare con l’inversione della relazione lavoro- terra e con la supremazia della produttività del lavoro come misura della ricchezza che pone le basi per l’appropriazione della natura a buon mercato (non solo velocità dell’innovazione tecnologica) à formazione del capitalismo come regime di lavoro sociale astratto e delle discipline del tempo di lavoro socialmente necessario. VERSO UNA SINTESI PROVVISORIA: LE ORIGINI DEL CAPITALOCENE ?? Le trasformazioni sopracitate sono indizi di una transizione epocale, verso cosa? 1) Queste trasformazioni hanno rappresentato: - una rivoluzione moderna nella produttività del lavoro all’interno della zona di mercificazione (di produzione +scambio) = formazione di valore + tasso di sfruttamento; resa possibile da un rinnovamento delle tecniche di appropriazione globale (nuovo imperialismo) e dal nuovo modo di intendere e ordinare la realtà secondo cui la natura è rappresentata come esterna e secondo cui lo spazio e il tempo sono astratti -una rivoluzione globale nella zona di appropriazione (della natura a buon mercato) = costruzione di reti globali di sfruttamento e appropriazione, di calcolo e di credito, di proprietà e di profitto. La tecnica del primo capitalismo (ovvero la cristallizzazione di strumenti e potere, conoscenza e produzione) era appositamente organizzata per gestire l’appropriazione dello spazio globale come base per l’accumulazione di ricchezza nella sua forma di capitale, la cui sostanza è il lavoro sociale astratto. 15 2) Le trasformazioni ambientali, della produttività del lavoro e delle tecniche di appropriazione globale suggeriscono una revisione della legge del valore che si cristallizzò durante il XVI secolo à i rapporti di valore sono stati definiti come un fenomeno riconducibile al lavoro sociale astratto MA il cambiamento dei rapporti di valore è stato epocale: la legge del valore non è solo un fenomeno economico ma un processo sistemico, un modo di organizzazione della natura, un’ecologia mondo (nuova legge del valore); [Le relazioni dell’oikeios formano e riformano le contraddittorie e cicliche unità capitalistiche di sfruttamento di forza lavoro (lavoro pagato) e di appropriazione di zone globali di riproduzione (lavoro non pagato), dalla famiglia alla biosfera]. Nuova legge del valore è espressa da due movimenti epocali: 1) Proliferazione di conoscenze e regimi simbolici che costruiscono la natura esterna, lo spazio come piatto e geometrico e il tempo come lineare = natura sociale astratta; 2) Mercificazione della vita e del lavoro grazie all’appropriazione gratuita della vita e del lavoro non mercificati; la prassi mondiale dell’appropriazione di nature a buon mercato (umani inclusi) fu imposta con violenza (vedi deforestazioni) ma fornì la condizione decisiva per l’avanzamento della produttività del lavoro all’interno della produzione delle merci. CAPITOLO SECONDO: NATURA SOCIALE ASTRATTA E LIMITI DEL CAPITALISMO Capitalismo = civiltà co-prodotta dagli esseri umani e dal resto della natura. Nonostante l’ampio accordo filosofico secondo cui gli esseri umani sono parte della natura, si è fortemente consolidato un metodo storico basato sul dualismo società più natura perché esso coinvolge altre strutture binarie immanenti al pensiero modernista: struttura/sovrastruttura, locale/globale. Decostruire il dualismo Natura/Società è semplice ma ricostruire un metodo storico post-cartesiano implica la trascendenza anche degli altri due dualismi infatti l’umanità continua ad agire sulla natura piuttosto che svilupparsi attraverso di essa, i processi del capitalismo continuano ad essere concettualizzati come ontologicamente precedenti rispetto al pensiero e i processi sistemici vengono asseriti empiricamente o costruiti teoricamente ma mai elaborati storicamente attraverso l’interazione tra gli agenti socio-ecologici e i processi su diverse scale (vedi Antropocene). Teoria dell’ecologia-mondo = interpretazione storica che collega dialetticamente capitale, potere e natura; - struttura per interpretare il cambiamento storico per cui la natura include gli esseri umani, gli umani sono una forza naturale e le idee possono costituire forze materiali; - considera umanità e natura come co-produttori del cambiamento storico; - descrive il capitalismo come un’ecologia - mondo che unisce l’accumulazione del capitale, la ricerca del potere e la coproduzione della natura in un’unità dialettica, attraverso l’ottica dei rapporti di valore. Premesse metodologiche: 1) L’accumulazione del capitale è la trasformazione della terra e delle sue creature; 16 2) La sostanza del valore è il lavoro sociale astratto; i rapporti di valore comprendono e unificano la produzione di merci e la riproduzione socio ecologica; 3) Poiché il valore è presupposto nell’appropriazione di lavoro non retribuito al di fuori della zona di mercificazione, la riproduzione allargata dei rapporti di valore richiede sempre nuove frontiere di nature non ancora capitalizzate, cioè i quattro fattori a buon mercato; 4) Le nature non capitalizzate non sono date ma costruite attraverso prassi simboliche e trasformazioni materiali, prima di tutto unendo e alienando il lavoro mentale e quello materiale. Marx: il valore è un fenomeno economico con implicazioni sistemiche; Moore: i rapporti di valore sono un fenomeno sistemico con un peso economico. Accumulazione di lavoro sociale astratto (valore di scambio) = appropriazione del lavoro umano ed extraumano non retribuito; Merce = forma del valore = valore d’uso; Sostanza del valore = lavoro sociale astratto = valore di scambio; La merce (valore d’uso) e il lavoro sociale astratto (valore di scambio) dipendono dai rapporti di valore che configurano il lavoro salariato e quello non retribuito. La semplificazione, razionalizzazione e omogeneizzazione della vita socio-ecologica opera attraverso un processo simultaneo di sfruttamento di lavoro pagato e appropriazione di lavoro non pagato à natura sociale astratta = contrappunto relazionale al lavoro sociale astratto Sostanza della natura sociale astratta = produzione di astrazioni reali quali tempo lineare, spazio piatto, natura esterna. La condizione della trasformazione storica del lavoro retribuito in valore è la svalutazione della maggior parte del lavoro non retribuito. Moore: metodo centrato sull’analisi dei rapporti di valore nel cambiamento storico; adotta una prospettiva di ecologia mondo; intende i rapporti di valore come coprodotti della duplice dinamica d sfruttamento e appropriazione RAPPORTI DI VALORE NELL’ECOLOGIA MONDO I rapporti di valore / nuova legge del valore: - sono un modo per organizzare la natura e sono nati nel mezzo dell’ascesa del capitalismo (dopo il 1450); - permisero la transizione dalla produttività della terra à alla produttività del lavoro come misura della ricchezza e del potere; - sono una strategia di civilizzazione di cui si serve il capitalismo per realizzare la cristallizzazione di strumenti e idee, potere e natura al fine di appropriarsi della ricchezza della natura umana ed extraumana (schiavi, foreste, terreni) non mercificata ed intesa come al servizio della produttività del lavoro; - causano trasformazioni ambientai e biologiche epocali; 17 Abbiamo bisogno di unificare le differenti ma reciproche dialettiche del lavoro umano nel capitalismo attraverso il nesso lavoro retribuito/lavoro non retribuito ovvero produttivo/riproduttivo. Se consideriamo questo nesso significa che il capitalismo e le relazioni di valore non possono essere ridotti ai rapporti tra i proprietari di capitale e i possessori di forza lavoro. La nuova legge del valore attiva il tempo del lavoro socialmente necessario all’interno della produzione di merci e richiede un dominio espansivo di appropriazione della natura a buon mercato. Questo è ciò che il capitalismo fece sviluppando tecnologie e saperi eccezionalmente appropriati per identificare, codificare e razionalizzare la nature a buon mercato à nuovo modo di vedere il mondo: ecologia-mondo capitalistica. L’appropriazione delle nature a buon mercato rappresenta un’attività produttiva tanto quanto lo sfruttamento e, combinato con il mercato mondiale e con le innovazioni tecnologiche orientate verso l’espansione globale (incluse dinamiche coloniali), produce un sostrato affidabile per la nuova civiltà. Marx: modalità di produzione di plusvalore = 1) assoluta: più ore di lavoro; 2) relativa: più merci prodotte nella stessa quantità di tempo Anche dove la fertilità dei terreni era data, essa risultava ugualmente co-prodotta: senza la razionalizzazione dei territori, l’abbondanza delle frontiere sarebbe rimasta nient’altro che potenziale; era necessario un dispendio di energia per trasformare il lavoro della natura in capitale della borghesia. MA la grande rivoluzione della produttività del lavoro nel primo capitalismo è quasi universalmente ignorata perché i nostri quadri concettuali e narrativi sono stati incapaci di considerare il lavoro non retribuito nei rapporti di valore. La rivoluzione moderna della modernità attivò la specializzazione della forza-lavoro (A. Smith), il cambiamento tecnologico, l’innovazione organizzativa ma anche la nuova tecnica del valore tramite cui la natura a buon mercato fu mappata, organizzata e appropriata. Conclusioni: - il capitalismo si consolidò grazie alla sua abilità di appropriarsi delle straordinarie potenzialità delle nature non mercificate a livello planetario; - le frontiere sono co-prodotte; - la rivoluzione della produttività del primo capitalismo fu un misto di serendipità nella misura in cui le colture del Nuovo Mondo erano ad alto rendimento e di strategia nella misura in cui le nuove frontiere delle merci costruirono attivamente il loro sistema produttivo attorno a tali colture ad alta resa; - diminuzione del prezzo dei prodotti alimentari ≈ aumento della produttività del lavoro e del tasso di sfruttamento; -cibo a buon mercato e materia (materie prime) a buon mercato nel progetto capitalista possono essere realizzate unicamente attraverso regimi simbolici di natura sociale astratta; - la legge del valore si è dispiegata attraverso la dialettica di valore/non valoreà prodotto dalla zona di appropriazione, riguarda il lavoro non retribuito; - il capitalismo storico è stato in grado di risolvere le sue crisi perché è stato in grado di estendere la zona di appropriazione (della natura globale attraverso pratiche coercitive ed intensive) in modo più veloce rispetto a quella di sfruttamento soggetta a limiti naturali à produzione dei quattro fattori a buon mercato; 20 - l’appropriazione funziona nella misura in cui controlla e canalizza, ma non capitalizza immediatamente, la riproduzione delle capacità vitali a beneficio dell’accumulazione perché la capitalizzazione della riproduzione è soggetta alla tendenza a esaurirsi; - la modernità è un progetto di codificazione e controllo delle nature umana ed extraumana al servizio dell’accumulazione. NATURE STORICHE: VALORE, PRASSI-MONDO E NATURA SOCIALE ASTRATTA Dialettica di natura sociale astratta e lavoro astratto: la natura astratta indica i processi attraverso cui i capitalisti e le macchine statali mappano, identificano, quantificano, misurano e codificano la natura umana ed extraumana al servizio dell’accumulazione; questi processi sono immanenti alla legge del valore del capitalismo e sono costitutivi del lavoro astratto che è espressione economica del valore. Tale dialettica cristallizza gli intrecci di capitale, potere e natura ed è il cuore di quelle nature storiche che sono causa, conseguenza e sviluppo delle condizioni di accumulazione. Questo approccio trascende il dualismo Natura/Società, illumina la compenetrazione di lavoro retribuito e non retribuito all’interno dell’accumulazione di capitale e permette di superare il dualismo struttura/sovrastruttura nella storia della trasformazione ambientale capitalistica. Nella letteratura sul cambiamento ambientale globale abbiamo assistito alla rinascita di un materialismo sprezzante del ruolo giocato dalla scienza e dalla cultura nella creazione del mondo, le cui conseguenti interpretazioni del cambiamento storico danno poco spazio al flusso delle idee nella storia del mondo moderno à il pensiero umano non è realmente inserito all’interno della rete della vita à eccezionalismo umano: ostacolo per l’analisi dell’umanità-nella-natura. MA le idee sono importanti perché: - le rivoluzioni difficilmente possono essere considerate come un epifenomeno dell’accumulazione di capitale; - le idee dominanti della società sono le idee della classe dominante; anche la produzione di surplus che colloca la classe dominate in quella posizione non è un semplice processo economico indipendente dalla coscienza sociale; - la produzione di conoscenza è una forza che costituisce la trinità della prassi mondo capitalista: lavoro sociale astratto, natura sociale astratta e accumulazione originaria; - la stessa scienza è una forza produttiva. Fondare la scienza, il capitale e il potere sulla rete della vita richiede una periodizzazione della storia “naturale” in cui l’attività umana svolga un ruolo importante ma il duplice dualismo sul cambiamento climatico impedisce una valida sintesi di questa analisi. Come ricostruire la dialettica del capitalismo-nella-natura? 1) Andare oltre i dualismi Natura/Società e struttura/sovrastruttura; 2) Trasformare la concezione della natura da risorsa a matrice; 3) Riconoscere che l’idea di una natura come cosa in sé è un feticcio ed un progetto storico teso a creare la “natura a buon mercato”; 21 4) Considerare le risorse come un insieme di rapporti piuttosto che come proprietà geo-biologiche in quanto tali, senza tuttavia negare queste ultime = passare dalla geologia alla geostoria; 5) formazione materiale-simbolica del potere all’interno dell’organizzazione umana, a sua volta già costruita in maniera relazionale nella rete della vita; 6) avere una visione ecologico-mondiale dell’agency delle risorse in modo da poter discernere i fatti geologici da quelli storici; 7) inserire gli oggetti non-relazionali che diventano merce (le risorse naturali) nel processo relazionale di accumulazione del capitale. Le risorse sono attivamente coprodotte; sono indicatori e creatori delle nature storiche che aiutano a definire il campo delle opportunità e dei vincoli nelle successive epoche dello sviluppo capitalistico, diventano un modo per definire una “merce di massa” la cui mano era presente in ogni relazione strategica del capitalismo; è per questo motivo che bisogna considerare la questione relazionale. Nature storiche (≈oikeios?) = - particolari condizioni che stabiliscono ciò che conta come risorsa che dà forma a intere epoche storiche (carbone à combustibile fossile); - danza dialettica tra parti (umanità) e intero (rete della vita), attraverso cui determinati limiti vengono alla ribalta; - coproduzione di specifiche combinazioni di parti-tutto (=civiltà nella natura) in cui specifiche condizioni geologiche, idrografiche, climatiche, biogeografiche entrano nei domini più intimi ed espansivi della storia umana; - campi su cui le condizioni e i vincoli dell’accumulazione di capitale (modalità con cui l’umanità co-produce specifici insiemi di relazioni) si dispiegano nel corso del tempo; - i movimenti a cascata della rete della vita entrano in particolari configurazioni storico-geografiche di potere e produzione; - la natura si fa vincolo e opportunità per l’accumulazione di capitale; - non è un output del capitalismo o di un sistema e nemmeno il capitalismo si modella sui cambiamenti naturali ma piuttosto le varie fasi del suo sviluppo sono causa e conseguenza di una riorganizzazione dell’ecologia- mondo. I rapporti di capitale, lavoro e potere si muovono attraverso la natura, non sopra di essa: il capitale non interagisce con la natura come oggetto esterno; si tratta di forze naturali specificatamente incanalate à il capitale coprodotto coproduce specifiche nature storiche; le economie mondiali non interagiscono con le ecologie-mondo perché le economie mondiali sono le ecologie-mondo. Nel mondo moderno le nature storiche sono state prodotte attraverso una dialettica di mercificazione (monetizzazione) e appropriazione (sfruttamento delle attività non retribuite). Cosa rende possibile l’appropriazione e dove risiede la sua centralità per la storia del capitalismo? 22 secolo, dunque sulla lotta di classe tra capitale e agenti del lavoro non retribuito, inclusa la natura extraumana à il mondo non vuole un mondo fondato sulle equivalenze economiche, dunque si ribella contro il nesso moderno valore/monocultura, resiste alla feroce costrizione (es. lotta di classe dei lavoratori, rivolta della natura extraumana nell’agricoltura moderna, vedi battaglia con i semi o infestanti che ostacolano l’agricoltura geneticamente modificata). Equivalenze economiche = tentativo del capitalismo come progetto di creare un mondo a immagine del capitale in cui tutti gli elementi delle nature umana ed extraumana sono interscambiabili/sostituibili. Queste contraddizioni spazio-temporali di compressione del tempo e semplificazione dello spazio sono state risolte nei seguenti modi: 1) Espansione geografica: ampliamento delle zone di mercificazione; 2) Ristrutturazione: ampliamento ed approfondimento delle zone di appropriazione. Questi due momenti distinti ma comuni hanno permesso di trasferire i costi dello spostamento e di appropriarsi di lavoro non retribuito. La natura sociale astratta è prodotta attraverso le conoscenze biopolitiche, geografiche, tecnico-scientifiche che assicurano le condizioni di cibo, lavoro, energia, materie prime a buon mercato à le nuove frontiere di lavoro non retribuito devono essere identificate e poi incanalate al servizio dell’accumulazione di capitale. Capitalismo come progetto: ciò che la legge del valore vorrebbe fare è creare un mondo che corrisponda all’interscambiabilità del valore; la civiltà capitalistica produce forme simboliche e rapporti materiali che conferiscono al dualismo un fondo di verità à la legge del valore riproduce un modo dualistico di osservare la realtà per il quale l’ambiente è oggetto esterno e non come oikeios (=rapporto creativo tra specie all’interno della trasformazione ambientale) à gli studi ambientalisti hanno confuso questa creazione storica con la realtà Capitalismo come processo: coproduzione degli esseri umani e del resto della natura basato sull’accumulazione di capitale al servizio del progetto utopico di valorizzazione infinita del lavoro sociale astratto. NATURA SOCIALE ASTRATTA E ASCESA DEL CAPITALISMO Il XVI secolo è un’era che si è lasciata avvolgere dalla violenza simbolica delle astrazioni matematiche idealizzate. In questo contesto troviamo la natura sociale astratta che è alla base della legge del valore (= tecnica che utilizza i meccanismi sia materiali che simbolici del potere, della produzione e della capitalizzazione e dell’appropriazione). Alcune rivoluzioni simboliche/innovazioni del modo di conoscere/astrazioni della prima fase della modernità, legate a processi materiali, furono particolarmente importanti per l’ascesa del capitalismo: - Rivoluzioni scientifiche; - Nuova era della cartografia: senza i nuovi sistemi di mappatura del mondo non sarebbe stato possibile creare il mercato mondiale, gli Stati e la proprietà moderna; - Nuove temporalità; - Nuove forme di controllo della proprietà; - Scuole di musica e pittura; 25 - Metodi contabili; - Razionalizzazione del tempo con il sinodo del 1574 della Riforma della Chiesa che abolì tutti i giorni santi es estese quelli lavorativi del 20%; - Ascesa dell’industria su larga scala; - Rivoluzione simbolica: astrazione di tempo, spazio e natura; - Rivoluzione metrica; - Rivoluzione di Linneo: utilizzo industriale e farmaceutico delle piante (XVIII secolo); - Nascita della prospettiva nella pittura rinascimentale e rinascita della geometria euclidea in Italia à spazio derubato dalla propria significatività sostanziale per diventare un sistema ordinato e uniforme di coordinate lineari astratte… Questo regime raggiunse il suo punto di non ritorno verso la fine del XVI secolo nei Paesi Bassi e nella Repubblica Olandese: - conoscenze cartografiche avanzate; - Compagnia delle Indie Orientali olandesi: ufficio interno di cartografia à mappatura coloniale; nuove forme al mondo monetario à creazione del credito; - Rivoluzione castale à mappatura castale; - Fondazione della Borsa di Amsterdam 1602 e dell’Amsterdam Exchange Bank 1609 à coordinamento materiale, razionalità simbolica à universalizzazione e intensificazione delle pratiche creditizie mondiali - Creazione della moneta legale. Mondo di ragionare favorevole agli ordinamenti feudali à modo di ragionare caratterizzato dall’astrazione matematica e dalla prospettiva cartografica + legge del valore = unità dialettica di lavoro; natura determinabile e accessibile a richiesta come un sistema chiuso accessibile alla ragione calcolante. Produttività della terra à produttività del lavoro à nuova legge del valore = duplice dialettica tra sfruttamento del lavoro sociale astratto e appropriazione della natura sociale astratta à accumulazione per capitalizzazione e accumulazione per appropriazione à aumento della produttività del lavoro per mezzo della crescente composizione del valore nella produzione e per mezzo dell’abbondanza di nature a buon mercato. Questo insieme di astrazioni furono centrali per la trasformazione rivoluzionaria dell’ecologia-mondo capitalistica ben tre secoli prima che la macchina a vapore raggiungesse la sua maturità. Ciascun movimento rivoluzionario implica una nuova natura storica che emerge dalle innovazioni della produzione capitalistica, della scienza e del potere, forgiando così nuove combinazioni di lavoro retribuito e non retribuito a livello mondiale à impostazione dinamica dei processi che creano e ricreano il capitalismo-nella- natura intesa come successione di “capitalismi storici” e “nature storiche”. La storia del capitalismo è una successione di rivoluzioni scientifiche di vasta portata che co - produssero attivamente nature storiche differenti all’interno e attraverso varie fasi dell’accumulazione di capitale; ciò generò nuove opportunità per il capitale e gli stati + trasformazione della nostra comprensione della natura nel 26 suo insieme à scienze della vita emergenti dopo il 1973 (invenzione DNA ricombinante): nuove accumulazioni basate su redistribuzione e speculazione (brevetti); le scienze del sistema-Terra assistite da quelle cartografiche hanno cercato di ridurre la Terra a poco più che una grande riserva permanente, centro di pronta fornitura di risorse o sito per il deposito dei rifiuti. Contabilità planetaria (Luke) = esaminare e valutare gli usi più produttivi dei flussi di energia, informazione e materia; non riguarda solo la biofisica ma anche la produzione di nuove tecniche finanziarie. Quantismo (Lohmann) = visione del mondo orientata a esplorare e valutare le opportunità maggiormente redditizie per l’accumulazione capitalistica. Riduzionismo quantitativo = modo di vedere e di conoscere che riduce la realtà a ciò che può essere contato à trasformazione dello spazio in qualcosa che può essere visto da fuori Momento originario della natura sociale astratta = epoca in cui la redditività del progetto coloniale era impostato sulla esplorazione naturale e storica e sulla precisa identificazione ed efficacie coltivazione delle piante extra-europee; reimmaginazione delle terre come geometrici e calcolabili per riformare la proprietàà processi di unificazione di scienza, capitale e potere ( in atto fin dai primissimi momenti dell’ecologia-mondo capitalista) à mostrano gli appetiti globali della natura sociale astratta e riflettono i profondi esercizi tassonomici che accompagnarono l’ascesa del capitalismo. La mappatura dello spazio fu la condizione costitutiva della conquista globale, non una semplice rappresentazione; allo stesso modo la mercificazione e l’appropriazione globale di lavoro retribuito e non retribuito attivarono una rappresentazione astratta delle attività pratiche utile al capitale e agli imperi (lavoro sociale astratto). La natura sociale astratta è ritrovabile anche nel commercio degli schiavi: considerazione degli esseri umani pari a quella riservata alle nature extraumane, alla proprietà locale o allo spazio globale in termini di equivalenza e interscambialità. Gli esseri umani si sono trovati sfruttati in modo non uniforme e appropriati dal capitale à ogni atto di sfruttamento implica un ancora più grande atto di appropriazione Legge generale della sottoproduzione = la capacità di trasformare le materie prime in merci vendibili cresce più in fretta della capacità di produrre quelle stesse materie prime à l’area dell’appropriazione è necessariamente più ampia geograficamente e demograficamente dell’area di sfruttamento. Il miraggio dell’abbondanza naturale e dei beni gratuiti prodotti dall’illimitata capacità del capitale di sostituire questo o quel prodotto biosferico con la creatività umana fu creato dai fondatori dell’economia neoclassica che erroneamente sostengono la conservabilità del sistema del mercato esattamente come è per quello fisico in cui produzione e consumo sono processi neutri. Conclusioni: - Il valore non è una categoria economica ma una formazione sistemica di rapporti costituita da piccole trasformazioni che trascendono o confini di economia, politica, cultura e favoriscono una prassi mondo matematizzata e meccanica; - Dopo il 1450 la mercificazione diede vita alle astrazioni materiali e simboliche che dai lavori concreti confluirono nel denaro-capitale: appropriazione del plusprodotto à accumulazione del plusvalore; 27 - attenzione alle conseguenze delle crisi dei nostri tempi sul terreno del cambiamento socio-ecologico; - La geobiosfera è l’insieme dei limiti naturali esogeni; - Le relazioni che formano e riformano i limiti del capitalismo iniziano con il boom dei combustibili fossili intorno al 1800; - vengono considerate prima le macchine e le risorse. Ecologia-mondo: - Modernità costituita attraverso la natura; - Umanità-nella-natura a partire dal XVI secolo; - Approccio dialettico: capitalismo-nella-natura = capitalismo come coprodotto da e attraverso gli esseri umani con il resto della natura; - Dislocazione delle conseguenze in uno spazio costitutivo delle nuove relazioni tra natura umana ed extraumana à il cambiamento climatico non è un fattore che intralcia le civiltà ma un elemento costitutivo della nascita e dello sviluppo delle civiltà, non solo delle loro crisi; - La geobiosfera è costitutiva del cambiamento storico; - Le relazioni che formano e riformano i limiti del capitalismo iniziano con le origini della modernità nel lungo XVI secolo; - Vengono considerate prima le relazioni del capitalismo. Il limite “ecologico” del capitale è il capitale stesso dal momento in cui si considera il capitale come un rapporto contemporaneamente di classe, ricchezza e natura (Burket e Foster). L’adozione di un punto di vista relazionale sul capitale e i suoi limiti all’interno della rete della vita , indirizza la nostra attenzione al capitale come centro gravitazionale della trasformazione ambientale della modernità, come sforzo continuo per la riproduzione delle condizioni di accumulazione à il limite del capitale non è nell’ambito sociale o ambientale ma nei limiti dell’impero e del capitale, della classe e della nazione, della produzione di merci e della riproduzione socio-ecologica, all’interno della rete della vita co-prodotta. Qual è il metodo migliore per identificare storicamente questi limiti? Definendo i grandi movimenti della storia capitalistica come un intreccio di nature umane ed extraumane guidato dall’infinita mercificazione, si rende visibile l’attuale incapacità dei rapporti centrati sulle merci di compiere un balzo in avanti nella produttività del lavoro e ripristinare i quattro fattori a buon mercato. Causa di ciò è l’indisponibilità delle nature extraumane a cedere il proprio lavoro gratuitamente. Prendendo il “discorso sui limiti” come una proposta metodologica piuttosto che come pretesa empirica, siamo in grado di individuare i limiti e le crisi come storiche e relazionali. I limiti suggeriti dalla riduzione delle risorse e dall’esaurimento della strategia capitalistica della natura a buon mercato possono essere più efficacemente compresi all’interno dei modelli di lungo periodo del capitale, potere e natura. 30 Il problema di oggi non è quello dell’umanità che sta travolgendo le grandi forze della natura in un’opposizione binaria ma è quello di come il capitalismo stia esaurendo la capacità delle nature non mercificate di fornire lavoro non retribuito per l’accumulazione (grande segreto e grande traguardo del mondo di produzione capitalistico era proprio ottenere per nulla o per il meno possibile)à la fine della frontiera è la fine dei beni gratuiti e con essa la fine del capitalismo: il capitale deve iniziare a pagare per conto proprio ciò che le frontiere avevano ovviato. È la strategia della frontiera a portare sempre meno frutti e ciò spiega il surplus di capitale del XXI secolo: non appena le frontiere della natura a buon mercato si sono ridotte è cresciuto il surplus di capitale trovando un rifugio temporaneo nel settore finanziario. La finanziarizzazione del XXI secolo si è trasformata da un processo di reindirizzo del surplus verso nuovi centri di industrializzazione a un processo che sposta i fondi da un capitale all’altro, un meccanismo di redistribuzione di quote di plusvalore dal capitale produttivo a quello finanziario. Tutto ciò fu accompagnato dall’esaurimento del modello capitalistico di produttività del lavoro: la ciclica inversione delle fortune delle nature a buon mercato nel capitalismo (2003) ha rafforzato il rallentamento della crescita della produttività del lavoro (cominciata nel 1970). Passaggio alla finanziarizzazione à cambiamento delle strategie di accumulazione da produttiva a redistributiva Passaggio ad un nuovo modello di produttività à passaggio dal plusvalore relativo al plusvalore assoluto L’era neoliberale ha favorito la grande caccia alle frontiere di riproduzione della vita con il fine di spremere le ultime gocce di plusvalore assoluto e le ultime frontiere di lavoro non retribuito. Accumulazione del capitale = proletarizzazione del lavoro = appropriazione delle nature globali Dialettica: - Accumulazione per appropriazione = le produzioni dei quattro fattori a buon mercato sono appropriate con impegni minimi di capitale e di potere territoriale - Accumulazione per capitalizzazione = i quattro fattori sono messi al lavoro con innovazioni ad alt intensità di capitale e di miglioramento della produttività I rapporti di valore illuminano la logica fondamentale del capitalismo come ecologia-mondo ovvero come civiltà che unisce in un’unità dialettica produzione della natura + accumulazione di capitale + ricerca di potere e mediano tra l’accumulazione di capitale e la riproduzione della vita attraverso la creazione della natura a buon mercato. Triplice obiettivo del progetto capitalistico: 1) Ridurre la composizione di valore dei quattro fattori a buon mercato attraverso l’appropriazione del lavoro non retribuito; 2) Espandere il volume materiale della produzione; 3) Realizzare progressi significativi nella produttività del lavoro. Più che una crisi esterna causata la limiti fisici, la turbolenza globale di oggi ha le sue radici nell’esaurimento di quegli stessi rapporti che inizialmente fungevano da propulsore per le trasformazioni epocali nella modernità quali la messa a valore della natura e il passaggio dalla produttività della terra a quella del lavoro come misura 31 di ricchezza. Oggi la dialettica di capitalizzazione e appropriazione ha raggiunto un punto di rottura perché durante l’era neoliberale, la produttività del lavoro è diminuita piuttosto che aumentare. La preoccupazione per la fine della crescita è ormai diffusa e il capitale si sforza di invertire il rallentamento della produttività attraverso una serie di corse furiose per accaparrarsi le ultime briciole di natura a buon mercato. Come il capitalismo ha trasformato la biosfera negli ultimi cinque secoli? Premessa: nel corso della longue durée vennero globalizzati i modelli di potere, ricchezza e riproduzione che vengono intesi come significanti dell’umanità in quanto “forza naturale” ovvero già collegata con altre forze e condizioni della natura à ricomposizione delle coppie binarie natura/società, struttura/sovrastruttura, produzione/riproduzione, valore/condizioni storiche = estensione dialettica del valore che prende in considerazione l’idea che i processi storici contengono attivamente la propria negazione à il valore funziona solo nella misura in cui la maggior parte del valore non è valorizzata e la produttività del lavoro funziona solo nella misura in cui quella della terra non sta funzionando. Le efficienze globali della produzione capitalistica si fondano sull’accumulazione esponenziale dei rifiuti. Abbiamo raggiunto il punto dello sviluppo del capitalismo nel quale l’espansione geometrica della produzione di rifiuti minaccia la stabilità della biosfera. Ogni frontiera di merci è anche una frontiera di rifiuti. Conclusione: Tutto questo indica la realtà dei nostri tempi come il periodo declinante del Capitalocene = era del capitale- nella-natura. La sfida interpretativa posta dagli straordinari cambiamenti biosferici tracciata dall’Antropocene deve assumere in maniera fondamentale i rapporti di potere e riproduzione che hanno determinato i cambiamenti ambientali. Questi rapporti non possono essere ridotti a un determinismo tecnico e delle risorse perché sono proprio questi rapporti attivano le condizioni e i meccanismi necessari per trasformare il lavoro in plusvalore = implicazione sistemica dei rapporti di valore nella rete della vita à i rapporti di valore non sono solo un richiamo teorico al modo in cui il capitale lavora ma un metodo storico per indagare la storia dell’ecologia-mondo capitalistica, raggruppando i rapporti di accumulazione, potere e natura attraverso il grande arco della modernità. La sfida è quella di riconoscere le strutture di pensiero della modernità che continuano a condizionare l’habitus intellettuale quindi politico. Non è infatti possibile risolvere un problema utilizzando la stessa forma mentis che l’ha prodotto. Pagina 137-8 utile riassuntino della prospettiva metodologia di Moore CONCLUSIONE: VERSO UNA POLITICA RADICALE DELL’ENERGIA-LAVORO Capitalismo = specifico modo di produzione teso all’infinita accumulazione di capitale. Capitale = valore in movimento. Valore = cristallizzazione specifica delle fonti di ogni ricchezza, del lavoro umano e non umano. 32
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