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Antropocene o capitalocene - Riassunto, Sintesi del corso di Antropologia Sociale

Antropocene o capitalocene - Riassunto

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 09/11/2021

Nina.
Nina. 🇮🇹

4.3

(3)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Antropocene o capitalocene - Riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Sociale solo su Docsity! Introduzione Da una prospettiva geologica, Antropocene rimanda alla scala planetaria delle influenze antropiche su composizione e funzioni del sistema-Terra e delle forme di vita che lo abitano, e secondo alcuni non dovrebbe essere incluso nell’Olocene (iniziata 12.000 anni fa). Tuttavia, l'esistenza o meno dell’Antropocene non è meramente una questione scientifica, ma anche etica e politica in quanto indica un inedito regime di governance dell'ambiente globale. Non deve essere sottovalutata l'ambiguità della tesi secondo la quale l’"umanità” dovrebbe assumersi la responsabilità del degrado ecologico, dato che la sua grande maggioranza non ha giocato alcun ruolo storico nell’aumento delle emissioni di gas a effetto serra. Il riscaldamento globale è la manifestazione più evidente della diseguaglianza sociale ed economica su scala globale. I media mainstream hanno descritto l’Antropocene come una realtà in essere, mentre è importante sottolineare come all’interno della comunità dei geologi i confronti continuino. In tutti i casi, il golden spike sarebbe da collocarsi nella grande accelerazione, ovvero alla fine della Seconda guerra mondiale. Il centro nevralgico della struttura concettuale dell’Antropocene è fornito dal cambiamento climatico. Un aspetto frequente delle discussioni a questo proposito riguarda la supposta incapacità umana di comprendere la natura, ma si è appena detto che il concetto di Antropocene implica il regime umano sulla natura. In risposta a questa ambiguità Morton dichiara che il riscaldamento globale è il paradigma di una nuova forma dell'essere, l’iper- oggettualità. Il soggetto conoscente non “guarda” gli iper-oggetti, è piuttosto “ospitato” in essi. Quanto più sappiamo a proposito degli iper-oggetti, tanto più ci rendiamo conto che non potremo mai veramente conoscerli. Criticare e prendersi cura diventano elementi inscindibili di una strategia di politicizzazione alternativa rispetto alla green economy e al carbon trading. Proposte maggiormente discusse riguardo il punto d'origine dell’Antropocene: ). T. Morton: all’epoca della diffusione delle prime pratiche agricole, ovvero da quando è stata assunta un'attitudine pratico-epistemologica volta all’imposizione di un ordine umano alla natura esterna. Questa teoria si focalizza solo sul rapporto tra specie umana e ambiente, mentre nessuna attenzione viene dedicata al capitalismo. ) S. Lewis e M, Maslin: la data d’inizio coinciderebbe con l’orbis spike, ovvero la drastica riduzione della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera dovuta al columbian exchange. Il risvolto tragico di questo processo fu la decimazione della popolazione nativa, che portò alla rigenerazione di circa 50 milioni di ettari di foreste. Un possibile difetto di questa teoria sta nell’incapacità di mettere in luce la specificità quali-quantitativa rappresentata dalle rivoluzioni industriali del XVIII e XIX secolo. ) P. Crutzen: rivoluzione industriale in Inghilterra, in quanto la macchina a vapore ha effettivamente dischiuso il potenziale dei combustibili fossili. ) W. Steffen: opzione maggiormente accettata, ovvero quella della grande accelerazione (era atomica). Il problema di questa teoria è quello di trascurare l’analisi delle cause del degrado ecologico, rendendo quindi ardua la ricerca di soluzioni. Jason Moore parte da quest’ultima considerazione, dicendo che le cause storico-sociali del degrado ecologico vanno cercate nel regime di accumulazione emerso alla fine del XVI secolo, ovvero il periodo in cui si formano le relazioni di potere, sapere e capitale che hanno prodotto il mondo moderno. Riconosce a Crutzen il merito di aver spostato il focus del dibattito scientifico e pubblico sul tema della crisi ambientale e di aver favorito il dialogo transdisciplinare (scambio di consilienze), ma anche in questo caso il primo nodo di criticità si trova nella riflessione sulla genealogia dell’antropocene. In secondo luogo, parte dal presupposto che l’idea di una natura esterna sia un duplice riduzionismo: all’inizio del processo vedendo l’ambiente come una risorsa infinita e gratuita, e alla fine come discarica. Moore critica questo dualismo sostenendo che il concetto di ecologia- mondo dovrebbe prevedere una commistione originaria tra dinamiche sociali ed elementi naturali, che sono sempre coesistenti e coprodotti. Infine, intende in un duplice senso l’espressione “produzione della natura”: esito di un processo di messa in forma del “naturale” e parte attiva nei rapporti. Dunque, mette in luce la dimensione ecologica della teoria del valore-lavoro: da una parte il capitalismo non sarebbe stato possibile senza sostituire la produttività del lavoro a quella della terra, e dall’altra il lavoro sociale astratto può essere accumulato soltanto attraverso l'espropriazione dei beni “gratuiti” della natura. Anche tramite la schiavitù moderna, e quindi la devalorizzazione del lavoro, l'essere umano viene talmente impoverito da essere considerato natura, e quindi a buon mercato. Per questa ragione, la creazione di valore è dentro i rapporti socio-naturali: ci troviamo quindi nel Capitalocene. Il punto focale del dibattito sul surriscaldamento globale (anche dal punto di vista massmediatico) è il concetto di Antropocene”, la supposta nuova era geologica il cui operatore fondamentale sarebbero l’uomo e le sue attività. Il termine richiama l'impatto dell’anthropos, concepito come una totalità indifferenziata, sulla natura, concepita come un ambiente incontaminato e innocente. Moore parte dal termine stesso mettendo in luce come questo, portato fuori dall'ambito di definizione geologica, sottenda una mistificazione della relazione uomo/ambiente. Lo ridefinisce allora come “Antropocene alla moda”, una visione complessiva di popolazioni, ambienti e storie dominata dall’uso delle risorse e che non tiene conto della dimensione di classe e di potere. In poche parole, l’Antropocene in questo senso nega la disuguaglianza e la violenza del capitalismo, indicando come responsabile della catastrofe un astratto anthropos. La sua definizione di Capitalocene è quindi un tentativo di pensare la crisi ecologica, e non un argomento sulla storia geologica. L’inizio del Capitalocene sarebbe databile nel XVI secolo, motivo per cui entrambi sono caratterizzati da: ) Dualismo cartesiano, ovvero visione di una natura-risorsa completamente separata dall'uomo. (Punto di vista teorico) ) Modo di produzione capitalistico. (Punto di vista politico-economico) La Modernità sarebbe quindi fondata sulla netta divisione tra umano e natura e sul capitalismo, che ha prodotto e diffuso questa distinzione. Alla base della teoria di Moore si trova il ripensamento della teoria marxiana del valore (in senso economico e morale), secondo la quale il valore opererebbe attraverso una dialettica di sfruttamento e appropriazione. Secondo l'economista, i rapporti di valore si fondano su: o Lavoro sociale astratto: produzione, quindi lavoro retribuito e sfruttamento. o Natura sociale astratta: ri-produzione, quindi lavoro non-retribuito e appropriazione. Di fatto, bisogna integrare alla teoria marxiana la dimensione dell’appropriazione della natura sociale astratta, che è proprio quella che permette di spiegare il capitalismo come unità di potere, produzione e ricchezza. La rivoluzione industriale può di conseguenza essere soltanto un effetto di lunga durata del nuovo ordine della biosfera messo in atto dal capitalismo, che in questo senso è quindi un’ecologia-mondo: riordina la biosfera mettendo a profitto, oltre alla natura umana (forza lavoro), anche le nature extraumane (risorse). La vera e propria origine del Capitalocene si può identificare in tre elementi: 1. Rivoluzione della relazione lavoro-terra. 2. Istituzione della produttività del lavoro come misura di ricchezza. 3. Rivoluzione globale della zona di appropriazione (colonialismo). In definitiva, il Capitalocene è un insieme di accumulazione di valore e appropriazione della “natura astratta”, un miscuglio perfetto di produzione capitalistica e riproduzione imperialistica. La crisi ecologia e ambientale che stiamo vivendo è fortemente intrecciata a una crisi del capitalismo: è causata dall’incapacità di migliorare la produttività del lavoro e il reperimento e il rispristino dei fattori a buon mercato (forza-lavoro, cibo, energia, materie prime). Moore muove delle proposte relative alla strada da percorrere per uscire da una crisi allo stesso tempo economica e ambientale: - Superare il falso conflitto tra classe operaia e militanza ambientalistica, in nome di un'unità di intenti e di una collaborazione stretta. - Vedere la storia del capitalismo a partire da un’interpretazione ecologica e femminista. Il capitalismo infatti ha prodotto processi volti a standardizzare e codificare nature umane ed extra-umane al fine di agevolare l’accumulazione del capitale. “Nature, colonie e donne” in questa prospettiva non sono semplicemente depredate, ma attivamente create attraverso prassi simbolica, potere politico e accumulazione. Soltanto mettendo fine alla “trilettica” tra forza-lavoro, lavoro umano non retribuito e lavoro della natura (tipica del modo di produzione capitalistico) è possibile pensare nuove modalità in
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