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Competenza sociale: Regole sociali implicite e esplicite - Antropologia e Etnoografia, Appunti di Antropologia Culturale

La comprensione di una competenza sociale attraverso la presentazione di regole sociali esplicite e implicite. L'autore discute l'importanza di osservare altre culture attraverso strumenti specifici e una postura metodologica appropriata. L'antropologo è descritto come colui che riflette critica e osserva se stesso nella relazione con l'altro, con una specifica oggettazione: le culture, una metodologia: l'etnografia e un progetto conoscitivo delle tradizioni culturali. L'etnografia è una descrizione di una cultura, dalla descrizione oggettiva alle forme di rappresentazione dell'alterità. La disciplina si afferma nel xix secolo come risposta alle esigenze occidentali per conoscere le culture conquistate durante l'espansione politica europea. La cultura è intesa come quel repertorio di modelli comportamentali, cognitivi ed emotivi in dinamico divenire attraverso la pluralità di incontri che qualificano la vita contemporanea.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 07/05/2019

AdiAlessia
AdiAlessia 🇮🇹

4.3

(30)

15 documenti

1 / 22

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Scarica Competenza sociale: Regole sociali implicite e esplicite - Antropologia e Etnoografia e più Appunti in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! Appunti antropologia culturale Riflessione: chi è l’latro? Si è altro rispetto ad un ‘noi’, è altro da noi. L’altro è ■ L’esotico e il lontano: culture non occidentali, il selvaggio che sta nel bosco, lontano da noi cittadini, inferiore perché non ha regole civili ■ L’altro è un altro: si considera altro all’interno del ‘qui’ -> fenomeno immigrazione ■ Alterità generazionale: i bambini hanno un loro modo di vivere, cambia dagli altri. Primitivi -> eravamo noi -> forma di alterità ■ Alterità progressi migratori Cosa significa osservare? osservare la diversità culturale aiuta ad avere: • Una competenza sociale: regole sociali implicite ed esplicite • Strumenti per osservare: metodo per comprendere altre culture • Postura metodologica: domande opportune o meno Il bravo antropologo è colui che sa riflettere criticamente, osservare se stesso nella relazione con l’altro, che un’etnografia, ossia descrive una cultura, rappresenta l’altro, da voce all’alterità tramite: I. Una scrittura convincente: scienza traduttrice di mondi, rende comprensibili mondi ignoti II. Una capacità riflessiva: riflette sulle proprie conoscenze (NODO CENTRALE) III. Agisce localmente ma pensa globalmente (strabismo: un occhio attento al particolare l’altro a collocare il particolare al globale) IV. Studia piccoli contesti nel minimo dettaglio (2 lenti: orologio e cannocchiale) 1 Dare voce all’altro è una forma riflessiva ma problematica Che cos’è l’antropologia? è una disciplina scientifica che osserva le differenze e che si pone come obbiettivo finale comprendere(diverso da conoscere) l’altro (oggetto di studio) per essere in grado di fare analisi (permette di passare dalla descrizione oggettiva alla comprensione). Per arrivare al suo obbiettivo deve usare 3 dimensioni: 1. Raccogliere dati, interpretarli e arrivare a una conclusione 2. Modelli culturali: comprendere come funzionano i processi e come sono (in continua evoluzione) 3. Sensibilità sociale: imparare la diversità attraverso uno sguardo critico su stereotipi e pregiudizi (categorie ineliminabili Può essere definita come il sapere della differenza: • il termine “sapere” per indicare che l’antropologia è nata in Occidente e si è sviluppata secondo le modalità che costituiscono la conoscenza entro la tradizione scientifica e accademica occidentale • Il termine “differenza”, viceversa, per delimitare la specificità dell’ambito disciplinare antropologico, appunto discorso che parla degli altri”. È una disciplina scientifica in quanto ha avuto: • uno sviluppo storico e teorico, in parte cumulativo • uno specifico oggetto di indagine • una specifica metodologia • nell’ambito di un progetto conoscitivo proprio alla tradizione della cultura occidentale Ruolo: decostruzione stereotipi in quanto radicati nella specie umana, la quale si caratterizza per la sua variabilità grazie alla sua capacità di adattamento. Ha infatti uno specifico oggetto d’indagine: le culture, una specifica metodologia: l’etnografia e un 2 La comprensione dell’altro o la comprensione delle differenze non è scontata. De Martino: «scandalo dell’incontro etnografico» = è proprio l’insufficienza della «ragione occidentale egemone» che impone lo sforzo della comprensione continuamente richiamata a ripensare concetti/metodologie con cui opera, tesa a colmare il divario fra lo sguardo dell’osservatore e lo sguardo dell’osservato = riflessività. Riuscire a capire le ragioni dell’eterogeneità culturale significa riuscire a superare lo sconcerto iniziale provocato dal confronto tra le varie culture. Ma in che modo reagiamo quando i significati che gli altri attribuiscono all’esperienza differiscono dai nostri? È difficile analizzare le nostre credenze e pratiche andando oltre le apparenze quotidiane, più difficile comprendere pratiche e credenze altrui che consideriamo sbagliate, orribili o strane. Oggi, la contemporaneità è attraversata da nuovi processi di costruzione identitaria non riconducibili semplicemente alla pluralità di appartenenze sociali e culturali “originarie” di cui sarebbero portatori, ma alla specificità delle mescolanze culturali e dei conflitti che caratterizzano, seppur secondo modalità esse stesse caratterizzate dalla differenza culturale, le comunità locali nel loro essere attraversate da processi, spesso violenti, di natura trasversale e globale Marcel Mauss , nel suo libro ‘le tecniche del corpo’, 1932, illustra come il corpo sia un oggetto di studio antropologico. si può costruire la teoria della tecnica del corpo partendo da uno studio, da una esposizione, da una descrizione delle tecniche del corpo. Intendo con questa espressione i modi in cui gli uomini, nelle diverse società, si servono, uniformandosi alla tradizione, del loro corpo. In ogni caso, bisogna procedere dal concreto all’astratto, e non viceversa. Un esercizio manuale si apprende solo lentamente. Ogni tecnica propriamente detta ha una propria forma, Ciò vale anche per ogni atteggiamento del corpo. Ogni società ha abitudini proprie (es: educazione sul modo di camminare, posizione braccia, mani). Tali abitudini non variano solo da individui e individui ma anche dalle società. Ed è in questo modo che l’uomo si distingue dall’animale: nella trasmissione delle sue tecniche. 5 Classificazione tecniche del corpo: Divisione delle tecniche del corpo tra i sessi, Variazione delle tecniche del corpo con le età, Classificazione del corpo rispetto al rendimento, Trasmissione della forma delle tecniche. Baumann Concepisce la cultura come l’eredità collettiva di un gruppo cioè come un catalogo di idee e di pratiche che modella sia la vita collettiva e individuale sia i pensieri dei singoli membri del gruppo,come uno stampo che plasma la vita o come una fotocopiatrice gigante che continua a sfornare copie tutti identiche Se la cultura non fosse sinonimo di cambiamento culturale allora non esisterebbe. Esiste infatti solo nell’atto di essere eseguita, non può fermarsi o ripetersi. (da statica a dinamica). La cultura si configura come il processo di co-costruzione di significati culturalmente definito nello spazio della relazione attraverso cui “diamo senso” alla vita. Claude Lévi-Strauss, negli anni 60, afferma che tutte le culture considerano la propria migliore ma ognuna deve qualcosa alle altre. Quelle piccole, infatti, si estinguono e quelle grandi inglobano. Tutte le culture non sono pure ma sono un esito di incontri. Variabilità culturale: ricerca/studio relativo al variare di epoche e culture Perché studiare le culture primitive selvagge? Per conoscere il punto di vista dell’altro, evitare la scomparsa e imparare un nuovo modo di vivere. Solo calandoci nell’altro è possibile avere uno sguardo critico. L’antropologia viene, infatti, definita come un sapere aperto. Capire la ragione dell’eterogeneità significa superare lo sconcerto iniziale provocato dal confronto; è molto difficile però analizzare le nostre credenze andando oltre le apparenze quotidiane o comprendere le pratiche che consideriamo sbagliate o strane. Margaret Mead, fondatrice dell’antropologia dell’educazione, nel suo scritto L'adolescente in una società primitiva afferma che la cultura è tutto ciò che abbiamo acquisito e che l’educazione è il modo in cui un bambino apprende (diverso dagli animali) e si trasforma in un individuo che condivide una specifica cultura. 6 L’idea che prima si maturi più si è forti viene scartata, questo periodo di dipendenza inizia alla nascita e varia da cultura a cultura in quanto ogni cultura ha il suo modo di educare -> essenzialismo - > visione che riduce la complessità di una cultura alla sua essenza, che è quella che la contraddistingue (es: esiste un’italianità). L’Evoluzionismo culturale (ambiente positivista fine 800) non è una scuola ma una prospettiva di analisi dei fenomeni culturali. Autori diversi (De Coulanges, Bachofen, Morgan, Maine, Tylor…) sono stati raggruppati in questo settore storiografico sviluppatosi nella seconda metà dell’Ottocento. Insieme al positivismo culturale influenzano l’antropologia inserendola in un clima scientifico. Ha l’obbiettivo di risalire alle origini delle forme culturali osservabili nel presente nelle culture ‘altre’. Per ricostruire i processi evolutivi culturali si serve del metodo comparativo: : i dati provenienti da diversi contesti culturali (geografici) e storici (temporali) possono essere messi a confronto come “pezzi” di un disegno complessivo che segue leggi di sviluppo universali Principio “uniformista”: l’evoluzione si muove in modo graduale, continuativo e costante, seguendo leggi universali, non si articola in eventi singoli e irripetibili, ma in fasi e stadi (esigenza classificatoria). le differenze culturali sarebbero riconducibili ad un unico modello di sviluppo delle culture caratterizzato da una sequenza “tanto naturale quanto necessaria” di stadi di sviluppo che si muove dalle culture selvagge alle culture civilizzate (L. Morgan). Tale modello di sviluppo sarebbe applicabile a tutte le culture e a tutta la storia dell’umanità (legge di sviluppo universale): 1. Stadio inferiore dello stato selvaggio 2. Stadio intermedio dello stato selvaggio 3. Stadio superiore dello stato selvaggio 4. Stadio inferiore della barbarie 5. Stadio intermedio della barbarie 7 oggettive dell’alterità all’interno di un percorso di lunga durata (viene utilizzato anche da altre scienze): • Osservare: obiettivo della ricerca di campo è osservare in modo preciso dettagliato e circostanziato la cultura di un gruppo in un certo periodo della sua storia • Partecipando direttamente alla vita del gruppo: abitando presso la comunità, vivendo con loro, partecipando delle loro attività quotidiane Comprensione: strumento d’indagine che permette di capire -> racconta il punto di vista del native (comprendere dal dentro) Notes and Queries on Anthropology by Royal Anthropological Institute (1870) spiega come costruire metodi d’indagine. Spedizioni etnografiche sottolinea due ruoli distinti: 1. Etnografico: ricercatore di campo etnologia descrittiva 2. Etnologo: teorico comparativista etnologia comparativa Haddon e la spedizione alle isole dello stretto di Torres fu una Vera e propria spedizione etnografica ma ancora basata sull’idea di una netta separazione tra lavoro del ricercatore di campo e quello del teorico comparativista Malinowski scrive il testo ‘argonauti del pacifico occidentale’ (1922), nella cui prefazione spiega il senso del racconto di una cultura lontana. È uno scritto scientificamente fondato in quanto l’ha vissuto in prima persona e i dati raccolti sono stati elaborati secondo un metodo -> metodo antropologico non inventato da lui ma fu il primo a codificarlo usando l’osservazione partecipante. vede nella stessa persona le 3 caratteristiche necessarie: etnologo, etnografico e antropologo. Il lavoro etnografico sul terreno percorre tre strade: a. L’organizzazione della tribù e l’anatomia della sua cultura devono essere registrate in uno schema solido e chiaro. Il 10 metodo della documentazione statistica concreta è il mezzo con cui deve essere elaborato un tale schema. b. All’interno di questa struttura vanno inseriti gli imponderabili della vita reale e il tipo di comportamento. Questi dati devono essere raccolti attraverso osservazioni minuziose e dettagliate in forma di una qualche sorta di diario etnografico, reso possibile da uno stretto contatto con gli indigeni. c. La raccolta di affermazioni etnografiche, narrazioni caratteristiche, espressioni tipiche, elementi di folklore e formule magiche deve essere fornita come un corpus inscriptionum, come documenti della mentalità indigena. Le tre linee di analisi conducono all’obiettivo finale, che l’etnografo non dovrà mai perdere di vista il punto di vista dell’indigeno; “afferrare il punto di vista dell’indigeno, il suo rapporto con la vita, rendersi conto della sua visione del suo mondo cioè la presa che ha su di lui la vita.” Es: la foto, in bianco e nero, che illustra la postura metodologica fa notare come non vi è empatia, vi è una dicotomia: oppone noi all’altro. L’esperienza di campo utilizza come strumento di registrazione dei dati il diario etnografico. Il diario non è destinato alla pubblicazione, viene redatto ogni giorno, scrivendo “a caldo” – ovvero il più presto possibile - tutte le informazioni che via via l’osservatore sta raccogliendo. Le informazioni sono narrate in “forma di diario personale” è, pertanto, uno strumento carico di “soggettività”: le note critiche, le riflessioni sul sé dell’osservatore sono importanti e vanno annotate via via che emergono (ogni giorno durante la ricerca di campo). Le conversazioni e i dialoghi vengono registrate in forma diretta (spesso registrati e poi deregistrati in forma letterale). la ricerca di campo prevedeva tradizionalmente un periodo di almeno un anno di permanenza. Questa impostazione muta nell’analisi della contemporaneità: 11 - velocità e globalizzazione dei processi osservati (processi sempre più in rapida trasformazione dei contesti) socioculturali - una maggiore focalizzazione dei temi - trasversalitá dei processi: etnografie multisituate portando, in alcuni casi, a osservazioni partecipanti condotte anche in poche settimane e giorni, magari in più volte. Perchè studiare le culture esotiche e lontane? Perchè significherebbe elevare all’umanità qualcuno che è considerato primitivo, inoltre confrontarci con la diversità ci permette di essere più aperti Elementi distintivi dell’osservazione partecipante: • Oggetto di indagine = piccole comunità, esotiche, lontane idealmente circoscritte e “isolate” • Osservazione = movimento unilineare • Osservatore = estraneità (culturale) dell’osservatore come fondamento metodologico dell’osservazione (il “nativo” non può osservare scientificamente se stesso) • Osservazioni precise, attente al dettaglio ancorate allo specifico contesto in cui avvengono (circostanziate) Visione olistica della cultura: La cultura è compresa e descritta come un tutto, I singoli elementi non possono essere compresi se non come parte di una totalità dotata di coerenza interna. La cultura può quindi essere descritta come un’entità organica in cui ogni parte dipende da ogni altra, compito dell’antropologo è proprio quello di comprendere le relazioni tra le varie parti. Quando siamo immersi in una cultura, essa ci informa e ci forma molto di più di quanto non ci faccia credere la nostra memoria cosciente e organizzata 12 Clifford Geertz parla di un’antropologia interpretativa(prospettiva teorica assunta dal movimento di “scrivere le culture”) che punta a rileggere la tradizione etnografica malinowskiana come una ‘forma di rappresentazione’ dell’alterità che è possibile definire come realista per le somiglianze con il realismo letterario (caratteristiche = registro descrittivo visuale, il «presente etnografico», l’impersonalità, l’oggettività). Le etnografie diventano riflessive e dialogiche o polifoniche (che inseriscono nel testo le voci dirette degli interlocutori della ricerca). Sia il pensiero che il comportamento - dal punto di vista antropologico - sono espressione dei valori dominanti e dei modelli di organizzazione di una particolare comunità. Il pensiero umano è fondamentalmente sia sociale che pubblico. Il suo habitat naturale è il cortile di casa, il mercato e la piazza principale della città. L’etnografia come descrizione densa consiste nello scoprire e ricostruire i livelli di significato non espliciti delle prospettive degli attori, cioè la molteplicità delle complesse strutture sociali che le informa. Rappresenta la ricerca di un “contesto” = “qualcosa entro cui eventi sociali, comportamenti, istituzioni, processi possano essere intelligibilmente, cioè “densamente” descritti Quindi => tre caratteristiche della descrizione etnografica: • è interpretativa; • quello che interpreta è il flusso del discorso sociale, • e l’interpretazione ad essa inerente consiste nel scavare il detto di questo discorso dalle occasioni evanescenti in cui fu fatta e fissarlo in termini che ne consentano la lettura Capire il mondo contemporaneo: globalizzazione, migrazioni, identità Siamo immersi in una cultura plurale Appare difficile descrivere il mondo contemporaneo, tra le sue dimensioni qualificanti: - L’emergere della questione della diversità culturale 15 - Globalizzazione: il ridefinirsi della relazione tra locale e globale - Migrazioni: non sono nuove, sempre state presenti, sono nuove nella misura in cui si collegano ad altri processi - Mondi in connessione globale: media e non solo - Dalla cultura ai processi di costruzioni identitaria «Ciò che è nuovo, non consiste nel fatto che il mondo abbia poco senso, meno senso, o non ne abbia affatto. Il punto è che noi proviamo esplicitamente e intensamente il bisogno quotidiano di dargliene uno: di dare un senso al mondo, non a tale villaggio o a tale lignaggio. Questo bisogno di dare un senso al presente, se non al passato, costituisce il riscatto di questa sovrabbondanza d’avvenimenti, corrispondente ad una situazione che potremmo definire di «surmodernità» per render conto della sua modalità essenziale: l’eccesso.» (Augè, 1993) augè nasce come africanista, passa a gruppi esotici per poi studiare piccoli mondi contemporanei -> antropologia come studio della diversità esso definisce la contemporaneità tramite la velocità 2 questioni: 1. Diversità culturale: si impone come qualcosa che ci condiziona 2. Globalizzazione: porta all’incontro La globalizzazione è stata anche descritta come «attraversamento delle frontiere» e «crisi dello stato nazione» Mobilità come circolazione di merci, uomini/comunità, comunicazione, sistemi finanziari Il dilemma della riemersione delle frontiere attuale : «per ogni chilometro di Muro di Berlino abbattuto sono stati costruiti, in Europa, 172 km di nuove frontiere (ufficiali, al 2007)» • «I migranti hanno a che fare con entrambe quelle frontiere, quelle visibili e ufficiali che separano gli Stati, e quelle 16 invisibili, ma non meno efficaci che segmentano al loro interno gli Stati, le regioni, le città, i quartieri. Le seconde sono di gran lunga più numerose delle prime…» • I migranti non sono tutti «uguali» (migrazioni interna vs internazionale; migrazione proveniente dai «paesi sviluppati» e dai paesi cosìdetti «in via di sviluppo» ecc.) Visione grafici -> la popolazione straniera residente in Italia dal 1996 al 2016 è aumentata, le regioni in cui vi sono più stranieri sono: Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e toscana. I motivi di queste migrazioni sono soprattutto per seguire la famiglia o altro (es: guerre, non lavoro). Nomadismo contemporaneo: Cogliere i processi della contemporaneità implica inevitabilmente un senso diverso di dimora di essere nel mondo. Significa concepire la residenza come un habitat in movimento, come un modo per occupare il tempo e lo spazio non come se fossero strutture fisse e conchiuse ma in quanto forniscono la provocazione critica di un´apertura la cui presenza interrogativa riecheggia nel movimento delle lingue che costituiscono il nostro senso di identità, di luogo, di appartenenza (I. Chambers 1997) È un mondo interconnesso, ma non integrato in un modo uniforme e continuo. I diritti, i doveri e gli ostacoli continuano a essere distribuiti in modo irregolare e il sistema capitalistico mondiale è a sua volta mutevole e contraddittorio, come dimostrano le sue crisi frequenti, raramente previste dagli esperti. Una contraddizione fondamentale consiste nella cronica tensione tra le forze universalizzanti della modernità globale e il desiderio di autonomia della comunità e della società locale. La tensione verso la standardizzazione, la semplificazione e l’universalizzazione è sempre contrastata dalla difesa dei valori, delle pratiche e delle relazioni locali. In altre parole, la globalizzazione non porta all’uniformità globale ma esaspera la tensione, tipica della modernità, tra il sistema mondo e il mondo della vita, tra ciò che è standardizzato e ciò che è unico, tra l’universale e il particolare» (T.H.Eriksen 2017) 17 «Ragionare per storie» significa fare attenzione alle traiettorie biografiche e alla loro relazione (significato) nei contesti che attraversano, alle forme dell’esperienza, alle relazioni tra contesti (in particolare scuola/famiglie). Gli elementi che definiscono la posizione delle persone nella società sono: • Genere: insieme di attributi e caratteristiche psico-attitudinali • Classe • Nazionalità • Orientamento sessuale Sex gender system: insieme di norme che strutturano le differenze tra uomini e donne Genitorialità: essere madre ed essere padre -> forma importante del fare genere culturalmente connotato Ricerce: • (CSGE 2010) su stereotipi di genere, relazioni educative e infanzie con scarsa partecipazione da famiglie straniere • Ravenna 2012-2014 sulle famiglie migranti Contesto di ricerca: 3 scuole d’infanzia, 1 nido comunale, 1 nido cooperativo Questioni: come cambiano i modelli di maternità e paternità, come influisce il sesso sul modo di essere genitori, come cambiano i genitori rispetto ai propri genitori Famiglie = oggetto d’indagine antropologico (soprattutto per la scuola evoluzionista) con 2 linee di sviluppo: statico (reti di parentela, origini) processuale (individuo e gruppo). Obbiettivo Malinowski: studiare contemporaneamente famiglie diverse per trovare un tratto universalmente presente. 20 Famiglia minima: luogo di produzione delle relazioni di parentela I. Relazioni esogamici: non ci si sposa con donne della stessa famiglia ma con donne di altre tribù. Si fanno questi incontri perché permettono di rafforzare poteri, avere reti economiche più importanti. II. Famiglia monogamica: 2 persone 1 figlio III. Taboo incesto IV. Famiglie matrilocali: il marito si sposta per lavoro per mantenere la famiglia. A volte era l’opposto, era la donna a spostarsi a divenire l’ospite ed a essere sottomessa dalla suocera V. Famiglie matrilineari: il fratello della donna ha un ruolo importante anche più di quello del padre VI. Famiglie transazionali: famiglie migranti Responsabilità genitoriale: le famiglie sono confuse, hanno bisogno di raccontarsi in quanto vi è un assenza di progettualità. E per farlo hanno bisogno di educatrici competenti che hanno chiara la situazione. Oggi vi è un nuovo bimbo: intelligente, curioso disponibile ma poco riflessivo (vuole tutto e subito), impacciato nella manualità, fragile emotivamente (ansia da prestazione e scarsa capacità nel gestire il conflitto) e tecnologico. Sono bambini ma grandi consumatori Vi è anche un nuovo genitore: sempre di fretta, non sanno dare regole e dire di ‘no’, sono fragili come i bambini, faticano ad accettare un rimprovero dell’educatore. Sono i genitori del ‘far fare’, riempiono i propri figli di attività (fisiche e non). Vi è dunque un assenza di cure, una forte pressione per la performance ed un disinteresse per ogni impegno sociale ma più che altro un’ossessione per il benessere e la felicità del bimbo. Inoltre questi nuovi genitori spesso vivono la dimensione 21 dell’impegno come costrizione quindi lasciano scegliere al bambino. La responsabilità viene, mediamente, intesa come qualcosa che grava su di noi e non come la capacità di trasmettere responsabilità al bimbo portandolo ad acquistare un’autonomia. È una rappresentazione culturale datata che nelle educatrici di oggi non viene ben vista, tant’è che alla domanda ‘quale responsabilità hanno oggi i bambini’ gli intervistati hanno guardato l’interlocutore con una faccia sorpresa in quanto vista come un’accezione negativa perché ritenuti troppo piccoli per avere responsabilità. Riti di passaggio: riguardano tutto il ciclo della vita ossia fasi di passaggio socialmente significative dell’esistenza individuale, le credenze e le pratiche connesse e le scansioni rituali. Simbolizza il passaggio da una fase ad un'altra (esempio: mutazioni genitali come la circoncisione). Struttura e forma: il rituale separa la persona dall’identità attuale, la persona entra in una fase di transizione e infine i cambiamenti portano ad una nuova identità. Oggi sono sempre più marginali (dare il nome significa dare un’identità) Arnold Van Gennep è l’autore di riferimento 22
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