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Antropologia Culturale: Definizioni, Ramificazioni e Connessioni, Appunti di Antropologia

L'antropologia culturale, una disciplina olistica che studia la natura, la società e il passato dell'uomo. Esploriamo le ramificazioni di questa disciplina, come l'antropologia biologica, la linguistica e applicata, e il loro impatto sulla comprensione della cultura e della società. Vediamo anche come la cultura è un prodotto biologico e come la biologia rende possibile la sopravvivenza biologica dell'uomo.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 01/07/2019

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Scarica Antropologia Culturale: Definizioni, Ramificazioni e Connessioni e più Appunti in PDF di Antropologia solo su Docsity! ANTROPOLOGIA CULTURALE Definizione: studio della natura, della società e del passato dell’uomo. E’ la disciplina che mira a descrivere cosa significa essere uomini. Si può considerare con 3 aggettivi: OLISTICA:in quanto attinge da tutte le discipline che concernono l’umanità e le sue creazioni (letteratura, arte, politica). COMPARATIVA: il suo compito è generalizzare, trovare elementi comuni tra società diverse, scovare differenze tra uomini e società animali; per fare ciò deve avere bene chiara la totalità delle società che popolano il pianeta, per compararle e giungere a tali conclusioni. Questa necessità porta gli antropologi a sfociare nella sfera della biologia, poiché si deve indagare sulle società antiche e anche preistoriche. Un grande contributo che l’antropologia ha dato allo studio dell’evoluzione umana è stato evidenziare come storia biologica e storia culturale dell’uomo siano differenti e abbiano inciso in modo eclatante sullo sviluppo della civiltà. EVOLUZIONISTICA: siccome le culture e le società sono in continua evoluzione, e gli antropologi sono interessati a documentare e motivare i cambiamenti, la disciplina antropologica è da considerarsi evoluzionistica, poiché si prende cura di tutte le fasi di sviluppo della società. Cultura: insieme di idee e comportamenti appresi che gli esseri umani acquisiscono in quanto membri della società. Gli uomini si servono della cultura per insediarsi nel mondo in cui vengono alla luce, viverci e trasformarlo. Per sopravvivere, noi specie umana abbiamo un disperato bisogno di apprendere; non abbiamo istinti che ci indichino la via per non soccombere, e dobbiamo necessariamente metterci nelle mani degli adulti e copiarne i comportamenti. L’apprendimento è l’asse centrale dell’infanzia. Molti antropologi rifiutano lo scisma che si è venuto a creare nel dibattito se l’uomo sia più influenzato dalla biologia o dalla cultura, e asseriscono che gli esseri umani sono organismi biculturali [la nostra costituzione biologica, che ci ha donato il cervello, i geni e il sistema nervoso, ci consente di creare la cultura. Noi usufruiamo dei prodotti biologici per creare cultura, e quindi in un certo senso si può affermare che la cultura sia un prodotto biologico; la biologia rende possibile la cultura, e la cultura consente la sopravvivenza biologica dell’uomo]. Essendo, come abbiamo notato, l’antropologia una disciplina olistica, troviamo diverse ramificazioni da quello che è il suo livello più alto (lo studio di natura, passato e società dell’uomo): ANTROPOLOGIA BIOLOGICA: tende a considerare gli esseri umani come organismi biologici, e vuole scoprire in cosa siano differenti e in cosa simili alle altre specie animali. I primissimi antropologi fisici elaborarono delle tecniche per dividere le popolazioni umane in gruppi mediante le loro caratteristiche fisiche. Nacque così il concetto di razza(e di razzismo), che finì per degenerare in convinzioni del tutto errate secondo cui ci fossero razze “superiori” ad altre, nate dal fatto che alcuni gruppi etnici spadroneggiavano su altri. Si cercò di combattere questa idea che prendeva fortemente piede negli USA, insegnando la biologia e la cultura umana parallelamente. I più accaniti contestatori si fecero chiamare bioantropologi, e si specializzarono in discipline quali la primatologia(studio dei primati) e la paleoantropologia(studio delle ossa e dei fossili degli antenati dell’uomo). Il loro elemento distintivo era il fatto che considerassero l’antropologia una disciplina olistica, comparativa ed evoluzionista, e non si ponevano al centro dell’universo, considerando la propria era come un capitolo della storia globale, e non il più perfetto. ANTROPOLOGIA CULTURALE: la cultura è ciò che fa in modo che le specie umane adottino usi e costumi differenti: non tutti si cibano di insetti, sposano 5 mogli e pregano un solo Dio. La cultura nasce in grembo alla società, si modifica, è soggetta a continue evoluzioni. Gli antropologi culturali solitamente raccolgono le informazioni che cercano conducendo una ricerca sul campo, vivendo cioè per un periodo della loro vita a contatto con il gruppo sociale di loro interesse. Al termine della loro esperienza stilano delle relazioni. Etnografia: descrizione di una particolare cultura. Etnologia: studio comparativo di due o più culture. ANTROPOLOGIA LINGUISTICA: il tratto culturale più sorprendente della nostra specie è il linguaggio; esso è il veicolo principale di trasmissioni culturali, e spesso molti antropologi hanno fatto da tramite tra società distanti portando esempi di lingue non occidentali. Gli esperti di antropologia linguistica studiano le correlazioni tra varianti linguistiche e differenze di genere, razza, classe e identità etnica. ARCHEOLOGIA: è sostanzialmente l’antropologia culturale del passato. Si cercano le prove di un’attività culturale dell’uomo nel passato, anche prima che nascesse la scrittura. ANTROPOLOGIA APPLICATA: usa i dati raccolti dalle altre discipline per risolvere problemi interculturali pratici: per esempio, si spera in uno scambio di idee tra scienza occidentale e tradizioni extraoccidentali per ovviare al problema dell’inquinamento del pianeta. La cultura è condivisa e appresa; molte cose non si insegnano direttamente, ma si intuiscono stando a contatto con costanti manifestazioni di quell’episodio. Tale tipo di apprendimento è chiamato “habitus”. Inoltre, la cultura è simbolica: si pensi all’alfabeto e alle sue diverse manifestazioni sonore o scritte. E’ fondata su 5 elementi: ° TRASMISSIONE: imitazione di comportamenti; può avvenire per osservazione o per istruzione. ° MEMORIA: non si svilupperebbe alcuna tradizione senza il perpetuarsi dei comportamenti appresi. ° REITERAZIONE: riproduzione continua di informazioni e comportamenti. ° INNOVAZIONE: capacità di inventare nuovi comportamenti ° SELEZIONE: capacità di decidere quali innovazioni mantenere e quali abbandonare. La cultura è il modo principale per cui i gruppi umani variano l’uno dall’altro, e sommerge le differenze biologiche. Dualismo e materialismo E’ la credenza che la natura umana sia composta da due elementi radicalmente opposti: corpo e mente. E’ una convinzione fortemente marcata nel pensiero occidentale, e affonda le sue radici nel pensiero di Platone [l’intera realtà è suddivisa in mente e materia; la mente è affinata e nobile e appartiene alla sfera ideale, mentre il corpo è viziato e grossolano, appartiene alla sfera terrena. Ogni persona è composta di spirito e materia, e il suo spirito appartiene alla sfera ideale, e lotta con il corpo che è trascinato in basso verso la sfera terrena.] Tale lotta tra le due parti di noi è detta dualismo conflittuale, ed è tipica anche della dottrina cristiana. L’idealismo è la concezione secondo cui l’uomo appartiene alla sfera nobile e celeste, sebbene sia costretto in un corpo materiale. FONOLOGIA: è lo studio dei suoni linguistici. Essi sono prodotti dall’apparato vocale composto dagli organi che consentono la produzione di tali suoni, e che appartiene solo alla specie umana. Nessuna lingua al mondo utilizza tutti i suoni che il nostro apparato vocale è in grado di produrre. MORFOLOGIA: regole della struttura interna delle parole. SINTASSI: studio della struttura delle frasi. SEMANTICA: studio del significato (a volte le parole sono ambigue) PRAGMATICA: studio della lingua nel contesto d’uso (poiché stesse frasi ed espressioni linguistiche, usate in contesti culturali diversi, possono suscitare impressioni differenti). LINGUE PIDGIN: lingua che nasce e si sviluppa nell’arco di una sola generazione a causa del contatto tra due gruppi linguistici, diversa dalle due lingue originarie. Ogni individuo padroneggia un insieme di linguaggi, pur conoscendo una lingua soltanto, e ciò è dovuto alla sua capacità di adattare gli usi linguistici e comunicativi al contento sociale in cui si trova (accademia, con amici, colloquio lavorativo, etc). questo fenomeno è definito eteroglossia. PROCESSI COGNITIVI I segnali che riceviamo dal mondo, siano essi parole, odori sapori o impulsi visivi, ammettono di solito più interpretazioni, rivelando una natura ambigua. La società tende a contestualizzare in schemi esperienze che tendono a ripetersi: il natale, che ogni anno è vissuto dai popoli occidentali, è composto da elementi quali il freddo, la neve, i regali, la messa. Noi accettiamo questi schemi riconoscendoli come cultura, e li utilizziamo come prototipi. L’universo cognitivo è aperto, in quanto vi sono diversi modi di concepire il mondo. Ciò che di solito influenza l’interpretazione è il background culturale di esperienze di ognuno; il passato gioca un ruolo fondamentale. Un individuo può recepire certi caratteri piuttosto che altri, semplicemente perché la loro cultura tende a sottolinearne alcuni ed escluderne altri. Quando apprendiamo, ricorriamo alle categorie preesistenti per interpretare le nuove esperienze. Il processo cognitivo si suddivide in tre aspetti; percettivo, intellettuale ed emotivo. Dopo aver percepito l’esperienza con l’ausilio dei cinque sensi, la interpretiamo in modo razionale con l’intelletto e/o passionale con le emozioni. La sfera percettiva è circoscritta, come abbiamo detto, ai cinque sensi, che però sono soggetti a deformazioni (illusioni), anche a causa della cultura di appartenenza. Pensiero: processo cognitivo che richiede di andare oltre le informazioni ricevute. E’ qualcosa di diverso dal ricordare, e dall’apprendere; è una dialettica tra informazioni che già si possiedono e informazioni in cui si viene in contatto. Le emozioni si possono intendere come prodotto della dialettica fra eccitazione fisica e interpretazione cognitiva. Infatti, un’eccitazione fisica può indurci a riflettere sullo stimolo che l’ha provocata, e viceversa un’interpretazione di un’esperienza può sfociare in un’eccitazione fisica. Per produrre un individuo socialmente e culturalmente finito, bisogna che sia sottoposto a due processi: Socializzazione: vivendo a contatto con altri organismi simili, gli esseri umani fanno fronte alle regole di condotta sancite dalle rispettive società. Inculturazione: gli uomini devono venire a patti con i modi di pensare e sentire ritenuti opportuni dalle rispettive culture. IL GIOCO, L’ARTE, IL MITO E IL RITO Gioco: il gioco fornisce ai piccoli l’esercizio necessario per irrobustire l’organismo in vista delle asprezze della vita adulta. Nel gioco le attività sono organizzate in modo che fini e mezzi sono alterati; nell’attività ludica non c’è pressoché alcun limite di rovesciamento di realtà, i confini di ruolo vengono cancellati. In questo modo uno studente, un operaio, un soldato, un medico, sono solo “giocatori”. Attraverso la metacomunicazione, noi comunichiamo agli altri che stiamo giocando, spostandoci così in una sfera in cui è possibile un comportamento anche molto distante da quello che si adotterebbe nella normalità. Arte: gioco con la forma che produce una trasformazione esteticamente felice. Per esteticamente felice, si intende la reazione, positiva o negativa, che l’opera d’arte suscita nel destinatario. L’indifferenza è indice di insuccesso estetico. La forma artistica consente sia all’artista sia al suo pubblico di esercitare un ruolo attivo. Inoltre, l’arte comprende il processo che porta alla realizzazione del prodotto. L’arte si compie per mezzo di trasformazione-rappresentazione: l’esperienza si traduce, mediante rappresentazione simbolica, in un mezzo diverso. Non è detto che debba coincidere con l’esperienza di partenza, anzi potrebbe addirittura essere opposta. Per comprendere l’arte di una società è necessario essere immersi nella sua cultura; infatti l’arte, per essere definita tale, deve rispondere a certe definite regole culturali. Non è come nel caso del gioco, in cui le regole si possono trasgredire, anche perchè l’arte è uno strumento molto potente e preso molto sul serio, al contrario delle attività ludiche. Mito: storie dalla verità in apparenza ovvia, grazie alla sapiente integrazione delle esperienze personali con un più ampio insieme di assunti sul funzionamento della società e del mondo. I miti sono necessari, poiché tutte le società necessitano di postulati volti a regolare la civiltà, che tutti devono accettare. I miti sono il mezzo con cui le autorità persuadono i membri della società che la realtà è una sola, e va accettata. Infatti i miti, se presi alla lettera, insegnano da dove si viene, dove si va, e come si dovrebbe vivere. Malinowski sosteneva che miti spiegano perché la società è strutturata in quel dato modo. Lèvi-Strauss, invece, li considerava strumenti per superare delle contraddizioni logiche altrimenti insanabili. Rito: è una pratica sociale composta da una sequenza di attività simboliche conforme a uno schema culturalmente definito e in sintonia con uno specifico insieme di idee spesso codificate nel mito. In occidente si associa spesso il rito a una funzione religiosa, ma in termini antropologici le possibilità sono molto più estese: un esperimento scientifico, la cerimonia dei diplomi, la festa di compleanno di una bambino sono tutti esempi rituali moderni. Per esempio, alla festa di compleanno di un bambino, tutti i piccoli partecipanti impareranno ad associare gli elementi del rito(giochi, torta, scambio di regali) a momenti importanti della vita: apprenderanno che lo scambio di regali è importante nella definizione di rapporti sociali significativi. Riti di passaggio: riti che servono a segnare la trasformazione e il movimento dell’individuo da una posizione sociale ad un’altra. Il rito di passaggio vive tre momenti: Separazione: dalla vecchia condizione; l’individuo si lascia alle spalle i simboli e le pratiche dello status precedente. Transizione: l’individuo ha abbandonato la vecchia esistenza ma non è ancora integrato in quella nuova, è a metà strada, in un luogo pericoloso e ambiguo. Riaggregazione: l’individuo viene reintrodotto nella società con la sua nuova posizione. Victor Turner ha osservato come lo stadio più importante sia l’intermezzo, che lui definisce liminalità: l’individuo è né di qua né di là, né carne né pesce. La fase liminale è la più importante del processo, poiché costituisce la fase della trasformazione, e avviene in un contesto in cui ci si allontana dalle abitudini. Si sperimenta la sensazione di essere svincolati dalla situazione di partenza, si sperimenta la trasgressione. È il recupero del ventaglio di scelte che si presentava prima che si decidessero quali scelte fare. L’”olusumba” dei Banande è un rituale d’iniziazione dei giovani maschi: consiste nell’allontanarli dalla comunità per un periodo di sei mesi da passare nella foresta ed affrontare prove di natura fisica e psicologica, la prima delle quali è la circoncisione. Gli “esperti” e gli iniziati intonano un canto in cui pregano il loro dio di concedere loro di “aprire gli occhi” e divenire uomini. L’esito della pratica è infatti incerto, non vi è sicurezza del buon fine. Lo scopo è spezzare la crosta dei costumi su cui si fonda la società, e mostrare l’originario ventaglio di scelte che si presentava prima di orientarsi a un certo tipo di vita: non significa mettere in discussione la propria cultura, ma ammettere che può non essere quella universalmente giusta e che ci sono altri modi di vivere. Quando in una società quasi ogni atto della vita di tutti i giorni è ritualizzato, si parla di ortoprassia; è frequente nelle religioni quali ebraismo e islam, i cui fedeli praticanti sono tenuti ad osservare rigide regole imposte dalla loro dottrina, e compiono continui sforzi per non distanziarsene. LA VISIONE DEL MONDO Con il termine visione del mondo, l’antropologo intende un quadro onnicomprensivo del reale creato dai membri di una società. Metafora: è costituita da un soggetto metaforico e da un predicato metaforico; il primo indica il soggetto a cui ci si riferisce, il secondo serve a chiarire il soggetto metaforico mediante una sfera esperienziale comune a tutti. Es: “Silvio è un pavone”. Simbolo: qualcosa che sta per qualcos’altro. E’ indice di una sfera esperienziale importante. I simboli segnalano l’importanza di date sfere di esperienza. Stregoneria: azione malvagia commessa da esseri umani che accolgono in sé un potere malefico, innato e non umano, non sempre deliberato. La morte è sempre la conseguenza di un maleficio. Magia: la si usa per vendicare la morte per stregoneria. Oracoli: forze invisibili a cui si chiedono quesiti e le cui risposte sono considerate veritiere. Vengono interpellati per smascherare gli stregoni e operare la propria vendetta. Metafore chiave: sono alla base della visione del mondo; esse comprendono: -metafore sociali: elevano l’ordine sociale a modello del mondo: è la teoria dello struttural funzionalismo, secondo cui il mondo è considerato come il corpo umana, composto da una serie di organi, che formano gli apparati, che insieme contribuiscono all’armonia della società. E’ una particolare forma di personificazione della società. -metafore tecnologiche: il predicato metaforico in questo caso sono gli oggetti fabbricati dall’uomo. La società è stata paragonata a una macchina, e successivamente ad un computer. Nella concezione occidentale, le società sono divise in moderne e pre-moderne: le prime si sono liberate dei concetti e dei comportamenti fasulli di magia, superstizioni e sacralità. Le seconde sono ancora soffocate da tutto ciò, e non possono cogliere il sapere universale, la scienza, che trova posto solo nella modernità occidentale[Weber]. Secondo Malinowski è inevitabile che una società sviluppi pensiero scientifico per la sopravvivenza. Lèvi-Strauss: il sapere scientifico presuppone una curiosità ad indagare nella natura al di là delle necessità elementari. Secondo queste ultime due concezioni, la scienza non sarebbe prerogativa solo delle società moderne, ma anche di quelle pre-moderne. Khun: tutti i paradigmi scoperti dalla scienza per comprendere la realtà sono in realtà scelte culturali apportate dagli scienziati, che prima o poi si riveleranno false. La realtà è troppo estesa perché noi la possiamo comprendere. Spesso vi è conflitto tra la natura immaginativa dell’uomo e quella reale, poiché il corpo deve sottostare alle norme dettate dai padroni. Marx denuncia il disagio degli operai nelle fabbriche parlando di alienazione per indicare la profonda scissione tra il loro senso di indentità e il lavoro che erano costretti a fare. Gramsci sostiene che in un sistema egemonico l’immaginazione dell’uomo pone rischi serissimi di interpretazione delle esperienze, perché potrebbe organizzarsi in gruppi e creare nuove e persuasive interpretazioni della realtà. I metodi di contrattazione per fare accettare una data interpretazione, si basano sul riferirsi ad elementi di una cultura e una storia comune. Il dibattito politico verte principalmente su quali lezioni del passato siano valide per il presente. PROCURARSI DA VIVERE La cultura ci dice come dobbiamo impiegare le risorse che l’ambiente ci mette a disposizione, poiché non c’è un unico modo di usarle. L’antropologia economica è una branca della disciplina che dibatte sui problemi della natura umana in rapporto con le decisioni dell’esistenza quotidiana per sopravvivere. Il termine economia, poi, è stato strumentalizzato per indicare un concetto: comprare a poco e vendere tanto. L’economia consiste nell’usufruire del massimo profitto con il minor costo possibile. Alla base di questo c’è il principio di scarsità, secondo cui le risorse che si impiegano per soddisfare i bisogni (come il denaro), non saranno mai sufficienti a ottenere tutto ciò che vogliamo: per cui, un individuo è costretto a darsi delle priorità sui metodi di impiego delle risorse che ha a disposizione. Per molti, questo dovrebbe essere il vero scopo dell’antropologia economica: investigare sulle priorità che ogni società si pone e studiarne l’effetto sulle decisioni di massimizzazione degli individui. Si può definire l’economia come il processo di approvvigionamento di mezzi materiali entro un sistema culturale. Strategie di sussistenza: Sussistenza è il termine impiegato per indicare il soddisfacimento dei bisogni primari più immediati e materiali. I metodi escogitati dalle diverse società per organizzare questo tipo di economia sono detti strategie di sussistenza, e si suddividono in due grandi insiemi: -raccoglitori di cibo: raccolgono, pescano e cacciano. Talvolta coltivano o allevano in minima misura, per integreare le risorse, ma principalmente vivono di procacciamento. -produttori di cibo: domesticatori di piante e animali. Essi si sono dovuti ingegnare per massimizzare il territorio in cui si sono stabiliti, per evitare di doversi spostare ad ogni nuovo raccolto. In tale direzione si sono istituiti due tipi di agricoltura: °estensiva: consiste nel bruciare la vegetazione per mettere a coltura terreni vergini, resi fertili dalla cenere. °intensiva: impiega aratro, buoi, animali da tiro e irrigazione per favorire l’estensione di terra messa a coltura. Con il progredire della tecnologia, si è giunti ad un nuovo tipo di agricoltura: °industriale meccanizzata: coltivazione o allevamento su grande scala con impiego massiccio di metodi produttivi industriali. La teoria economica neoclassica: Fu il primo tentativo, ad opera di Smith e i suoi allievi, di spiegare i meccanismi di funzionamento del capitalismo, con particolare riguardo alla distribuzione. Il sistema di retribuzione feudale si basava sullo status dei cittadini, cui venivano elargiti tanti beni quanti erano i loro obblighi e la loro posizione sociale. I nobili percepivano grandi quantità di beni, essendo obbligati in molte cose ed essendo il gradino più alto della gerarchia feudale. Secondo Smith, più c’è domanda più il prezzo del bene aumenta, poiché è conteso da più persone; tuttavia, tale interesse per il bene in questione fa gola agli imprenditori, che si moltiplicano in quel ramo e di conseguenza producono una gran quantità di beni, facendo sì che il prezzo torni a livellarsi affinchè rimanga accessibile a tutti. Formalisti: antropologi interessati alle attività economiche di popoli extraoccidentali, in cui hanno voluto riscontrare il sistema capitalistico occidentale, anche ove non era palesemente il fulcro dell’economia del luogo; però il comportamento di alcune pratiche veniva associato al capitalismo, come ad esempio l’usanza di scambiare le mogli con il bestiame. I formalisti sono stati aspramente criticati dai loro colleghi, e accusati di etnocentrismo. I loro più agguerriti oppositori sono i Sostantivisti: secondo loro, non si possono spiegare le attività economiche di una società se non si comprende a fondo la cultura della stessa. Accusano i formalisti di pretendere di distorcere la vita economica delle società non occidentali affinchè rientri nei canoni occidentali. Gli occidentali hanno istituito un sistema di scambio basato sul loro sistema di valori e istituzioni, e altrettanto hanno fatto le altre società non capitalistiche. Talune preferenze di consumo, apparentemente irrazionali, si spiegano inserendole nel contesto socio-culturale: è il caso del divieto di mangiare carne per gli islamici o la volontà di acquistare foglie di banano da parte delle donne delle isole tropicali. Anche gli europei e gli americani medi mostrano forme di consumo irrazionali, cioè motivati dalla cultura. Lavoro: attività che mette i gruppi sociali in rapporto con il mondo materiale. Gli uomini devono cooperare con energia per trasformare sostanze naturali in oggetti fruibili. Ideologia: per Marx: prodotti della coscienza, come religione, morale e metafisica, che si propongono di spiegare l’uomo e giustificarne le condizioni di vita. Ecologia: studio dei rapporti reciproci tra specie viventi e ambiente naturale. Ecozona: particolare insieme di specie animali e vegetali che popolano una data regione della terra. Opulenza: condizione di chi ha più del necessario per soddisfare i bisogni. LA PARENTELA La parentela si fonda sulla biologia, ma ogni società la interpreta secondo la propria cultura; è un’interpretazione culturale dei fatti culturalmente riconosciuti della riproduzione umana. Il sesso, ad esempio, non è di comune interpretazione in tutte le culture: alcune culture riconoscono più dei due sessi (maschile e femminile) che l’occidente accetta come “scientifici”. E anche ove si riconoscono biologicamente due sessi, si pone la questione del genere, cioè la costruzione culturale e non biologica di credenze e comportamenti ritenuti propri di ciascun sesso. Morgan effettuò uno studio sui termini di parentela, che definisce in due sistemi: sistema descrittivo(il nostro): distingue parenti in linea diretta e parenti collaterali. Secondo Morgan corrisponde alle distinzioni naturali. Sistema classificatorio(gli irochesi): classi più ampie che fondono parenti in linea diretta e parenti in linea collaterale. Gli irochesi hanno uno stesso termine per chiamare il padre di EGO e suo zio, il fratello del padre; un solo modo di chiamare la madre e la sorella della madre, un solo modo di chiamare i fratelli e i cugini. Tale classificazione non conosce distinzione tra parenti in linea diretta e parenti in linea collaterale. Il limite di Morgan è l’etnocentrismo, il concentrarsi troppo sulla distinzione noi/loro. Nel 1909 Afred Kroeber pubblica un articolo di undici pagine in cui riconosce la pluralità dei sistemi di terminologia di parentela dà spazio alla diversità. Vi sono state diverse concezioni di intendere le terminologie di parentela. Ne esaminiamo quattro: ‐ riconoscimento di un’unica possibilità: quando si ritiene che vi sia un unico modo di organizzare la terminologia di parentela, per ignoranza delle altre o per svaluta mento delle stesse. ‐ -riconoscimento di due sole possibilità: è il caso di Morgan, con la classificazione dei sistemi descrittivo e classificatorio. ‐ -riconoscimento di un numero determinato di possibilità, più di due: è il caso dell’evoluzionismo o della concezione stadiale, che prevede che tutte le società attraversino degli stadi lungo un percorso chiamato progresso. Kroeber fa parte di questa categoria. ‐ Riconoscimento di un numero indeterminato di possibilità: poiché non potremo mai conoscerle tutte e perché si rinnovano continuamente, a causa della forza creativa che distingue l’uomo. Modelli di discendenza Discendenza: principio basato sul riconoscimento culturale dei rapporti di filiazione che definiscono le categorie sociali di appartenenza. Sono due i criteri principali di discendenza: °discendenza bilaterale: è formata da un gruppo di persone che si considerano legate le une alle altre indifferente per tramite di madre o di padre: sono imparentate allo stesso modo al lato paterno e a quello materno. Esistono due tipi di discendenza bilaterale: -gruppo di discendenza bilaterale: persone che affermano di essere imparentate tra loro attraverso vincoli che per parte di padre o di madre risalgono ad uno stesso antenato: è raro. -parentado bilaterale: gruppo consistente nei parenti di una persona o di un gruppo di fratelli. È il gruppo di parentale più diffuso in Europa e America del nord; si forma intorno ad un certo individuo (EGO) e include tutte le persone che gli sono legate per tramite di ambo i genitori. L’intero parentado si riunirà in vista del matrimonio di EGO, del suo funerale, del suo battesimo. Ciascun componente del parentado di EGO ha , a sua volta, il proprio parentado. °discendenza unilaterale: i rapporti di parentela si tracciano attraverso la madre o attraverso il padre. Ciò non significa che i gruppi parentali siano costituiti solo da maschi o solo da femmine, ma solo che il principio per cui vengono spartite le parentele è da una parte o dall’altra. Si dividono appunto in: -patrilineari: le persone sono imparentate tramite il padre. -matrilineari: le persone sono imparentate tramite la madre. Lignaggio: gruppo di discendenza i cui membri sono in grado di ricostruire le proprie relazioni genealogiche. Clan: gruppo i cui membri si ritengono discendenti da un antenato comune, ma non sono in grado di ricostruire l’intera genealogia. Patrilignaggi: sono gruppi di persone imparentate per il tramite del padre. È la forma più diffusa di lignaggio. Le donne abbandonano il patri lignaggio al momento del matrimonio, andandosi ad unire Status: posizione sociale all’interno di un gruppo. Le società primitive erano organizzate in base allo status: un individuo riceveva beni e responsabilità in base al ruolo che aveva ereditato. Le società moderne sono organizzate in base al contratto, in cui le due parti stipulano volontariamente termini che stabiliscono diritti e doveri di ciascuno; soddisfatte le condizioni del contratto, le parti sono libere di sciogliere la relazione. Solidarietà meccanica: secondo Durkheim, un gruppo di parentela era in grado di svolgere tutte le attività necessarie alla sopravvivenza. Solidarietà organica: specializzazione di diversi gruppi di lavoro che, come organi in un corpo umano, danno ciascuno un contributo indispensabile alla sopravvivenza della società. Divisione del lavoro: specializzazione dell’attività produttiva basata sull’appartenenza a un dato gruppo. La divisione più elementare è per sesso ed età. Amicizia: affetto scevro di pregiudizio e interesse personale, sentimento affettuoso e disinteressato. Come ogni altro rapporto interpersonale, anche l’amicizia è soggetta ai vincoli culturali. In Camerun, l’amicizia si suggella con un rito simile al matrimonio, pur non implicando gli stessi vincoli. L’antropologo Micheal Moffatt ha studiato i rapporti di amicizia tra gli studenti americani, rilevando che l’amicizia genera una sorta di inquietudine nata dal fatto che “non si sa cosa l’altro provi per te”. Negli anni Ottanta, gli amici erano l’unico status che presupponeva una scelta da parte di ognuno, poiché le altre convenzioni sociali erano tutte imposte: famiglia, religione, lavoro, razza. L’amichevolezza è un tratto distintivo della società americana: essere amichevoli consiste nel manifestare amicizia a chi si è incontrato almeno una volta: mostrarsi felice di vederlo, salutarlo, calorosamente, cercare il contatto fisico. Sodalizi: forme di organizzazione sociale non fondate sulla parentela; i membri si possono reclutare in base a età, sesso, ruolo economico e interesse personale. Classi di età: in alcune società extraoccidentali, tali gruppi comprendono tutti i maschi nati nello stesso periodo che procedono in sequenza per giovinezza, maturità e vecchiaia. Società segrete: forme di organizzazione sociale non basate sulla parentela che iniziano i giovani alla maturità sociale.il segreto concerne il sapere trasmesso agli iniziati. Società egualitarie: società in cui non esistono grandi disparità di ricchezza, potere e prestigio, al contrario delle società stratificate. Caste: gruppi chiusi all’interno di una società gerarchicamente stratificata, senza possibilità di mobilità sociale. Ci si può sposare solo all’interno di una casta. Ormai le caste esistono solo più in India. In antropologia, il termine casta viene usato anche per indicare un’èlite dominante endogama che si innalza al di sopra dei governati. Le classi sono anch’esse gruppi all’interno di una società stratificata, ma la mobilità è consentita e avviene abbastanza di frequente. IL SISTEMA MONDIALE La storia dell’Occidente moderno è stata caratterizzata dall’ascesa del capitalismo, favorito dalla ricchezza portata in Europa dalle colonie, con la conseguenza di modificare anche le altre società del globo. Fuori dall’occidente vennero create città industriali e commerciali: i popoli colonizzati persero la loro autonomia, politica ed economica, e vennero sfruttati al fine di massimizzare il tornaconto economico. La successiva indipendenza politica delle colonie non le ha liberate comunque dallo strapotere economico esercitato dagli occidentali, per cui si parla anche dopo 100 anni dalla fine del colonialismo di neocolonialismo. La metafora chiave del capitalismo è che tutto il mondo è merce, e ogni cosa ha o dovrebbe avere un prezzo. Tale concezione era sconosciuta tra i popoli extraoccidentali, anche quelli la cui economia era organizzata efficientemente. Gli antropologi hanno individuato cinque teorie per mostrare come il capitalismo abbia cambiato il mondo: -teoria della modernizzazione: sostiene che il cambiamento sociale avvenuto nelle società colonizzate è stato il preludio necessario ed inevitabile ai superiori livelli di sviluppo sociale raggiunto dalle nazioni più moderne. E’ una teoria ovviamente etnocentrica, che ha via via suscitato dissensi tra gli studiosi nel corso degli anni. -teoria della dipendenza: sostiene che il successo delle nazioni capitalistiche ha richiesto il fallimento delle colonie, le cui economie sono state stravolte per soddisfare le necessità del capitalismo straniero. Si sono documentati casi in cui, in alcune società, il capitalismo ha sradicato concezioni culturali che costituivano la cultura di un popolo, come ad esempio il rapporto tra moglie e marito. -teoria del sistema mondiale: sostiene che il capitalismo ha cominciato a incorporare altre regioni e popoli in un sistema mondiale le cui parti erano collegate economicamente, ma non politicamente. Banche, finanza e produzione industriale erano localizzate nelle nazioni europee occidentali definite “centro”. Il centro sfrutta la periferia, che lavora per la produzione di materie prime destinate alle industrie del centro, condannando i lavoratori ad un tenore di vita basso. Si parla di semiperiferia quando stati che hanno sempre assunto la funzione di periferici, sono dotati di potere industriale e risorse sufficienti per poter elevarsi al grado di “centri”. Teoria neomarxiana: rivede alcuni scritti di Marx; secondo questa concezione, il modo di produzione capitalistico si è intrecciato con i modi di produzione indigena, non stravolgendoli totalmente. Teoria della globalizzazione: è il rimodellamento delle condizioni locali per opera di potenti forze globali a ritmo sempre più intenso. Altre violenze che furono tentate sugli indigeni colonizzati, furono tentate dall’egemonia secolare e da quella sacra. La prima, esercitata dalle autorità, cercava di convincere gli indigeni diventare sudditi dell’impero e conformarsi al loro stile di vita. La seconda, per contro, fu ad opera dei missionari, ed era volta a persuadere i colonizzati a modificare la loro religione: nacquero dei conflitti tra cattolici e protestanti. Nonostante molte di queste opere di persuasione siano andate a buon fine, e si sia ricorsi alla forza per addomesticare gli indigeni, alcune società si sono ribellate e hanno opposto resistenza all’invasione, talvolta mantenendo modi di produzione non capitalistica accanto a quella capitalistica, talvolta impiegando forze militari per scacciare i coloni. EVOLUZIONE BIOLOGICA E CULTURALE Kroeber: l’evoluzione umana è solo biologica fino al raggiungimento di una scatola cranica di 1500 cmcubi di capacità[homo sapiens]. A quel punto si innesterebbe la cultura e l’uomo si può definire animale culturale. È una teoria errata, perché è risaputo che la cultura è presente fin dallinizio della storia dell’umanità e condiziona la stessa evoluzione biologica dell’uomo: evoluzione bio-culturale. La cultura è un fatto zoologico, poiché l’etologia ci mostra che è presente anche negli animali. Il comportamento è determinato da: -informazioni interne all’organismo: patrimonio genetico -informazioni esterne all’organismo: cultura un certo comportamente diviene “cultura” quando, dopo l’invenzione individuale, viene imitato e ripetuto dagli altri. La trasmissione avviene per mezzo dei sensi (soprattutto udito e vista) per mezzo di: -apprendimento -imitazione -insegnamento esplicito il comportamento culturale è una scelta operata tra un ventaglio di possibilità. L’uomo è l’animale con più margine di scelta le scelte culturali non si radicano nel patrimonio genetico: non verranno trasmesse ai posteri per mezzo del DNA. Questo fa sì che la cultura sia estremamente fragile e pericolante, corre sempre il rischio di modificarsi o addirittura estinguersi. L’uomo è produttore di cultura, ma allo stesso tempo l’uomo viene formato dalla sua cultura. Kroeber ha formulato una visione stratigrafica della natura umana: essa è composta da uno strato biologico e da uno culturale. La cultura si aggiunge per favorire l’adattamento. Homo sapiens si è formato prima dal punto di vista biologico che da quello culturale. Un grande contributo allo sviluppo della cultura è stata l’acquisizione della postura eretta, che ha consentito di liberare gli arti superiori e di impiegarli in altre attività. La grande differenza tra adattamento biologico e adattamento culturale è che il primo non viene trasmesso geneticamente, e costituisce uno sfruttamento delle proprie potenzialità biologiche per creare delle circostanze favorevoli: il fuoco, p gli abiti che si indossano, sono invenzioni umane che rendono più facile vivere. Gli animali che si evolvono solo biologicamente impiegano milioni di anni. La cultura si insedia dove c’è possibilità di scelta. E l’abitudine consolida ciò che la cultura crea. Una volta appresi, i comportamenti vengono piano piano interiorizzati, in modo che venga poi spontaneo e naturale eseguirli senza pensarci. E’ lecito pensare che anche gli altri si comportino allo stesso modo, e questa scurezza di comportamento sta alla base della convivenza umana. Chi trasgredisce a queste norme coglie di sorpresa e può minare tale convivenza. La concezione attuale dice che la natura umana biologica si affievolisce con il tempo, per lasciare spazio all’indeterminazione, su cui si inserisce la cultura, su cui l’essere umano fonda se stesso. E’ un fenomeno definito antropo-poiesi culturale: dal greco pioesis, capacità di fare, fabbricare, modellare: fare umanità. Il compito antropo-poietico dell’uomo parte con la procreazione, e si sviluppa lungo tutto l’arco della vita. Alcune società realizzano tale compito mediante riti di iniziazione, che sono rituali di passaggio che introducono il giovane immaturo alla status di “uomo”. Spesso tali rituali comportano un allontanamento dalla società, un’esperienza collettiva, e inflizione di dolore fisico (scarificazione, circoncisione). Rapporto tra determinazione genetica e comportamento culturale: negli animali non culturali, il dg è massimo e il CC minimo; negli animali un po’ culturali, i due componenti si livellano, e negli animali molto culturali prevale il CC. Le differenze: -il patrimonio genetico agisce in modo necessitante - la cultura agisce nell’ambito delle possibilità. Il corpo è il primo strumento in mano all’uomo per cui è estremamente soggetto ad essere modellato: questo spiega la grande diversità di sport, andature, modi di accoppiarsi nelle società. Il modo di far perdurare la cultura è l’incorporamento: si crea un “habitus” di un certo comportamento, in modo che tutti lo apprendano. La naturalizzazione è il processo con cui l’uomo accetta i comportamenti culturali I rituali di iniziazione mirano a “spezzare la crosta delle possibilità” della cultura, rivelando l’intero ventaglio di possibilità che si presentava all’uomo prima che facesse le scelte che l’han reso animale- culturale.
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