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Analisi delle dinamiche sociali: Identità, Razzismo, Cultura e Parentela - Prof. Fusaschi, Appunti di Antropologia Culturale

SociologiaAntropologia socialeStoria della culturaAntropologia culturale

L'approccio antropologico allo studio delle dinamiche sociali, dalla definizione del concetto di razza ai sistemi di parentela, identità e culture diverse. Marc Augé, antropologo francese, introduce il concetto di 'razza' etimologicamente come 'allevamento di cavalli' e come base per il razzismo scientifico ottocentesco. La definizione di cultura di Tylor e il relativismo culturale sono anche discusse, insieme alla ricerca etnografica e la relazione coloniale.

Cosa imparerai

  • Come ha influenzato la definizione di Tylor il concetto di cultura?
  • Che significato etimologico ha la parola 'razza'?
  • Come si configura il sistema sesso/genere in antropologia?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 18/02/2022

Cecilia-baldassarre
Cecilia-baldassarre 🇮🇹

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4 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Analisi delle dinamiche sociali: Identità, Razzismo, Cultura e Parentela - Prof. Fusaschi e più Appunti in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! Che cosa è l’antropologia e quando nasce? Negli anni ’30 in uk. Disciplina che si basa sulle relazioni, non dandole per scontate. Come ha proposto a suo tempo il padre dello strutturalismo antropologico francese, Claude Lévi-Strauss (1966), l’Antropologia rappresenta il livello teoretico, ovvero lo stadio più astratto, in quanto studio comparativo e dunque impegnato nella ricerca di aspetti universali, dei fatti culturali. L’antropologia è dedita allo studio delle somiglianze e differenze esistenti fra le diverse società. Quindi, un’analisi delle dinamiche sociali nei suoi vari aspetti, quali: • Identità e sistemi di credenze • Sistemi di parentela • Aspetti economici • Cultura materiale • Potere. Si tratta di un sapere che, parte dal dettaglio, ovvero dalle singole specificità culturali e costruisce una riflessione che aspira all’universale. La tripartizione del complesso processo conoscitivo dell’antropologia cosi come proposto da Levi-strauss (1966): - Etnografia Serie di pratiche osservative e di partecipazione sul campo finalizzata alla descrizione dettagliata degli “usi” e dei “costumi” di una determinata società o fenomeno sociale. È un metodo - Etnologia  a seconda del momento storico e delle diverse tradizioni disciplinari ha assunto diverse valenze e significati. Per Levi-Strauss questa consisteva nell’organizzazione analitica ed il riordino monografico dei dati raccolti “sul campo” attraverso l’etnografia. - Antropologia  lavoro teorico, discorso che mira ad individuare delle leggi, delle costanti, elementi che risultano comuni a tutta la specie. L’antropologo francese Marc Augé (1992) definisce l’approccio antropologico come lo studio dei mondi contemporanei analizzando insieme le loro interrelazioni e il modo in cui lle logiche sociali e gli orizzonti di senso ne organizzano le differenze. La conquista delle americhe si è passati da un mondo in cui il pensiero si muoveva “nell’elemento della somiglianza” a un mondo in cui “gli osservatori cominciano a descrivere e laddove è possibile, Lo “stupore della diversità” (Pompeo) definisce la prima fase dell'incontro con l'assolutamente nuovo, come sospensione temporanea dei riferimenti, perdita di certezze. Propone l’analisi di un aspetto dinamico della relazione e dell’incontro con le diversità. (continua nel pdf) Nel XVI sec. I teologi si domandavano se gli indigeni avessero un’anima: il dubbio era se riconoscergli Statuto animale vs. umano; un’alternativa che sarebbe diventata tra animalità (negativa) vs. purezza primigenia (positiva). Tra XVII e XVIII sec. il nativo è “il selvaggio” ovvero secondo A. Pagden è «l'uomo naturale». Più precisamente attraverso una caratteristica oscillazione bene/male era definito : ❖come il “cannibale” il mangiatore di carne umana, di cui temere l’irrazionalità ❖come un “bambino” da educare alla civilizzazione ❖ europea in seguito, con una specifica dinamica di negazione del tempo e della storicità nasce « il primitivo »: un fossile umano, la testimonianza di come eravamo. Concetto di razza (viene dall’antico francese haraz, haras letteralmente “allevamento di cavalli”  viene a definirsi, in senso biologico tra il XVIII e il XIX secolo; si fondava sull’osservazione delle forme e caratteristiche esteriori del corpo (fenotipo); stabili tipologie fisiche delle varie “stirpi” animali ed umane; postulava l’ereditarietà sostanziale dei caratteri, quelli psicologico-morali. Presupponeva Il razzismo "scientifico" ottocentesco che tutte le differenze e le somiglianze tra le popolazioni umane, anche quelle socioculturali, dipendessero da un repertorio biogenetico fisso ed ereditario, limitato ad un determinato gruppo. L'esponente più rappresentativo del determinismo razziale ottocentesco il conte francese Arthur De Gobineau, nel suo essai sur l’inegalité des races humaines (1853), affermava: “la razza è tutto” in essa egli comprendeva tanto le caratteristiche fisiche quanto quelle morali. Joseph Gall e la frenologia “frenologia” inventata dal medico USA Gall nel 1825, per il quale la mente umana possedeva 37 facoltà intellettive, la cui intensità poteva essere constata misurando le corrispondenti regioni del cranio Le origini della Cultura: Il verbo latino colere indicava il lavorare i campi per ricavarne piante e frutti; ❖ il corrispondente sostantivo cultus si traduceva con "coltivazione". ❖ Da queste radici etimologiche deriva il significato metaforico di cultura come "coltivazione dello spirito"; l'aggettivo "colto" nel senso di "colui che l'educazione aveva raffinato", ha avuto storicamente un preciso significato di distinzione sociale. Il concetto antropologico di cultura: L’antropologo britannico Edward Tylor (1832-’19), in “primitive culture” (del 1871), propose la definizione secondo cui  la cultura, o civiltà intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo quale membro di una società. La definizione di Cultura di Tylor è stata recepita dal dibattito antropologico americano, per merito di Franz Boas (1858-1942) di origine ebraica fu vittima dell'antisemitismo degli ambienti accademici tedeschi, in origine come studioso di scienze naturali; divenne nel 1887 cittadino statunitense e fece della “cultura” l'oggetto specifico della sua ricerca, dedicandosi ad affrontare le questioni della diversità a partire dal superamento di quel concetto di “razza” che negli USA era criterio classificatorio che strutturava l’intera vita sociale, dal censimento alle politiche, a cui peraltro ancora veniva attribuita validità pseudo-scientifica. ■ Boas negli anni tra le due guerre intraprese un lavoro sistematico di revisione dei dati, dimostrando l'inconsistenza delle tesi razziste, proprio mentre oltreoceano le ideologie dei nazionalismi europei ed asiatici, stavano riproponendo in chiave politica il determinismo razziale ottocentesco. La cultura è acquisita non innata Relativismo culturale Boas con l’antropologia culturale ed il particolarismo storico, propose lo studio scientifico delle diverse realtà umane, rifiutando insieme il paradigma che spiegava con la biologia le dimensioni socioculturali, come ogni impostazione evoluzionistica, osservandole nelle loro singole vicende storiche, ponendole su di un piano orizzontale, senza nessuna impostazione gerarchica. Con i suoi allievi nel 1947 emerge l’idea del relativismo culturalesi intende il riconoscimento del principio della pari dignità di società e culture differenti, pensate come insiemi omogenei guidati da logiche specifiche, per cui la differenza deve divenire occasione per un accrescimento della conoscenza e della comprensione interumana. Ogni cultura in sé costituisce una totalità, un sistema organico, che l'antropologo studia attraverso l'osservazione diretta ed intensiva di un singolo gruppo, allo stesso modo il metodo antropologico può e deve applicarsi allo studio delle diversità interne di quelle stesse società “complesse” da cui è nata. In breve è il riconoscimento del principio della pari dignità di società e culture differenti. Il razzismo contemporaneo: si basa principalmente sulla diversità culturale; il meccanismo è sempre lo stesso le differenze osservabili costituiscono la base per la costruzione di stereotipi svalutanti che, a loro volta, alimentano il pregiudizio nei confronti di chi non si conosce. Allo stesso modo a categorie generalizzanti come “marocchini” …….. (vedi pdf) La conquista fu rapida ed estesa come mai in precedenza. ( vedi pdf sono cose gia fatte) Dall’Etnia all’Etnicità  Grecia classica le ethnè erano contrapposte alla polis, la citta-stato che era alla base del sistema politico, cosicché tutte le società di cultura greca che non erano strutturate secondo la polis erano ethnè. Polis – modello della comunità omogenea per leggi e costumi. Ethnos – come polis mancata porterà in sé le caratteristiche dell’indeterminatezza, della potenzialità e della deficienza. Se la polis è una categoria definita con precisione e ricca di valori, quella in cui si realizza pienamente l’esistenza dei greci, la categoria dell’ethnos, al contrario è un concetto fluido e svalutativo. Il concetto di etnia conserverà nella storia dell’occidente sino all’età contemporanea, una specifica e per alcuni aspetti paradossale, connotazione difettiva venendo ad indicare il contrasto tra l’esistenza di una comunità e la mancanza di un assetto politico-istituzionale definito. Questa considerazione negativa dell’antichità si trasmise nel cristianesimo, il riferimento all’etnico assunse il senso generico di non cristiani e pagani. l’ethnos è la forma di società altra, alla quale mancano realmente i veri segni distintivi della polis: integrazione, autosufficienza, divisione del lavoro. Le etnie verranno a rappresentare le società apolitiche e prive della capacità di essere soggetti delle loro stesse storie. L’antropologo, osservando la varietà della vita quotidiana, di fatto andava alla ricerca di strutture soggiacenti, di morfologie; nella lettura etnografica: le etnie ed i gruppi umani sono venuti a coincidere con una determinata struttura sociale e cultura. Situazione coloniale: situa di contatto e mutamento, la dominazione è imposta da una minoranza straniera ad una maggioranza autoctona, materialmente inferiore, la minoranza straniera è culturalmente diversa ma si impone attraverso le armi da fuoco, in nome di una superiorità, etnica o culturale, dogmaticamente affermata. Per mantenere la dominazione, la minoranza straniera ricorre sia alla forza ma anche ad una serie di pseudo giustificazioni e comportamenti stereotipati. Gli elementi di base della relazione coloniale, distinguendo tra le forme della dipendenza: - Un’accettazione attiva nel mettersi al servizio dei dominatori nella ricerca dei vantaggi; - Un’accettazione passiva, come sottomissione al sistema ed alle logiche tipiche del paternalismo coloniale. Un’opposizione nella situazione coloniale  un’opposizione passiva che balandier vuole maggioritaria, come rifiuto che non riesce ad esprimersi e che si sedimenta a livello psicologico e socioculturale come disagio generale, resistenza passiva, indolenza o ricerca di un altro piano di espressione nell’ambito del metastorico e del sacro. Un’opposizione attiva  che affronta direttamente la contraddizione di fondo delle società colonizzatrici che si legittimano facendo riferimento ad ambito di diritti universali, dunque comuni a tutta l umanità, che invece sono richiamati a “ esclusivo consumo” delle potenze coloniali e dei loro scopi materiali, ad un ambiguo e retorico diritto alla civiltà che è servito da movente a semplici rapporti di dominazione. Il colonialismo non solo determina strutturalmente quella che balandier definiva come una società globalmente alienata, ma riproduce al suo interno le logiche della distinzione sociale e della separatezza presenti nei suoi orizzonti ideologici. L’etnicità o identità etnica  espressione di un’appartenenza vista dalla parte del soggetto (fare parte di..) il che implica scelte e strategie precise o la rivendicazione identitaria di un determinato gruppo. Il genere, concetto polisemico: john money, pediatra cofondatore della gender identity clinic alla johns university Robert stoller prof di psichiatri riprende il termine nei suoi studi trans Seppur il termine genere non venisse utilizzato, dagli anni ’30 alcune etnografie iniziano a decostruire il fatto che il maschile debba essere considerata la categoria universale. Acune donne antropologhe cominciano a studiare le donne e le modalità culturali di apprendimento della differenza, non naturale ma socialmente costruita, tra maschile e femminile. Ad esempio, l’antropologa usa Margaret Mead, allieva di boas, ha incentrato il suo lavoro in nuova Guinea …….. La filosofa francese Simone de Beauvoir, scrivendo il testo miliare il secondo sesso, porta all’evidenza l’approccio costruzionista alla cosiddetta condizione femminile, dimostrando che ciò che definisce la donna è un processo relazionale e storico che non può essere ricondotto alla credenza in un’essenza femminile naturale. Nelle sue argomentazioni, l’approccio antropologico e i vari studi etnografici sulle molteplici modalità in cui le società si organizzano attorno ad una divisione del maschile del femminile si dimostrano fondamentali. Rapporti di potere anche i rapporti di potere tra uomini e donne iniziano ad essere illuminati in quel periodo. Nel ’75 gayle rubin scrive il testo il traffico delle donne: note sul eco politica del sesso. Rubin dimostrava che il genere non è solo l’identificazione con un sesso, ma “è anche l’obbligo ad indirizzare il desiderio sessuale verso il sesso opposto. La divisione sessuale è compresa in entrambi gli aspetti del genere: li crea maschio e femmina, li crea eterosessuali”. Il sistema sesso/genere si configura quindi come  “un termine neutro che si riferisce ad un determinato aspetto della vita sociale e indica che l’oppressione sessuale non è inevitabile ma è il prodotto di specifici rapporti, sulla base dei quali è organizzato. Per moore, bisogna adottare una concettualizzazione dell’attore sociale in termini di soggettività genderizzata multi posizionata”; significa che ogni soggettività assume simultaneamente e nella sua storia diverse posizioni fra loro anche contraddittorie, e diversi assi di differenza, pratiche e discorsi la attraversano e ne definiscono i posizionamenti. Il genere è ciò che sono gli uomini e le donne, come sono diventati e si sentono e quindi quali tipi di relazioni si istaurano o si dovrebbe istaurare tra loro, tutte queste nozioni non riflettono dei dati biologici o sono elaborate a partire da questi ultimi, ma sono soprattutto dei processi sociali e culturali. Quale principio dell’organizzazione sociale, il sistema di genere è storicamente……… Parentela è la relazione che lega degli individui sulla base della: - consanguineità (condivisione di comune ascendenza)  evidenzare le relazioni di consanguineità, anche dette di fratellanza, permette di spiegare la significatività sociale assunta dallo zio materno nel sistema dell’autorità locale di molte società – filiazione e (relazione padre figlio): l’ascendenza e la discendenza sono ?? alleanza (relazione matrimonio) la società prescrivono dei divieti in termini di partner matrimoniali (tabu dell’incesto) individuando gruppi di appartenenza, sia su base sociale che territoriale. Avremmo delle società caratterizzate dalla norma dell’: esogamia: obbligo di scegliere il /la partner al di fuori del proprio gruppo d’appartenenza (es matrimonio tra cugini incrociati) - endogamia: obbligo di scegliere il/la partner all’interno del proprio gruppo d’appartenenza (società strutturate su base castale, levirato, matrimonio tra cugini paralleli). È fondamentale sottolineare che i gruppi di appartenenza sono individuati in modo dinamico, e quindi tale classificazione va sempre situata. Poligamia più mogli, poliandria più mariti, monogamia Tipi di residenza: patrilocale/virilocale, matrimoniale/uxorilocale, avuncolocale (zio materno, piccolo nonno), neolocale Famiglia: mononucleare: padre, madre, figli e polinucleare, estesa (gruppo domestico composto da fratelli e sorelle, i loro consorti, figli, genitori prole sposata) Corpo e antropologia: da oggetto di cultura il corpo diventa un  soggetto; il corpo è una categoria storica; processi dinamici di costruzione sociale della corporeità; il corpo come un luogo della soggettività (di espressione). M. Mauss: non effettua ricerche di terreno, “le tecniche del corpo”  il corpo è il 1° e il più naturale strumento dell’uomo; gli individui si servono del proprio corpo e lo usano, imitazione prestigiosa, naturalizzare i gesti. Conoscere attraverso il corpo (P. Bourdieu): 1) memoria incorporata e disposizioni apprese; 2) il corpo è sito nella storia incorporata dell’attore sociale, 3) sistema di disposizioni durabili e trasferibili, strutture strutturate predisposte a funzionare come strutture strutturanti (incorporazione); 4) organizzare il proprio mondo. Queste disposizioni le abbiamo e le affiniamo fin da piccoli. Habitus  tutte le abitudini apprese e tutte quelle tecniche somatiche che rappresentano l’arte culturale di utilizzare il, ed essere nel, corpo (e nel mondo). Douglas: corpo sociale e corpo fisico  il corpo sociale circoscrive il modo attraverso cui il corpo fisico viene percepito, dal momento che tutte le categorie culturali sarebbero connesse con quelle per mezzo delle quali la società stessa è percepita, e anche perché anche queste categorie, attingono dall’idea di corpo, inteso come prodotto di un processo culturale.
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