Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

"Antropologia Culturale" di Richard H. Robbins, Sintesi del corso di Antropologia

Riassunto del manuale "Antropologia Culturale" di Richard H. Robbins, a cura di Gabriella D'Agostino e Vincenzo Matera.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 27/06/2019

RiassuntiDettagliati
RiassuntiDettagliati 🇮🇹

4.5

(291)

26 documenti

1 / 45

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica "Antropologia Culturale" di Richard H. Robbins e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia solo su Docsity! ANTROPOLOGIA CULTURALE di Richard H. Robbins UNITÀ 1: CULTURA E SIGNIFICATO Introduzione L'Antropologia Culturale va oltre la realtà quotidiana e riesce a vedere significati nascosti. Ad esempio, prendiamo una banale sedia. Essa può essere uno strumento di controllo, soprattutto a livello scolastico, mentre un simile sgabello ha invece una funzione di socializzazione. In un'aula ci sarebbero anche altri modi per imporre disciplina e controllo, come tramite la distribuzione di persone in uno spazio, o l'uso di strumenti come orologi e campanelle. L'Antropologia Culturale studia, tra le tante cose, anche come la disposizione di oggetti influisca sui comportamenti. Domanda 1: perché gli esseri umani pensano e si comportano in modo diverso? I membri di una società vedono il mondo simile perché condividono la stessa cultura. Pertanto, se gli individui hanno visioni diverse, è perché le loro culture sono diverse. Ci sono eventi identici ovunque nel mondo, come la nascita o la morte, benché possano essere concepiti in maniera diversa. Cambiano invece i modi per corteggiare, per educare i bambini, le consuetudini per scambiare merci… Differenti sono anche le abitudini alimentari: nessuna cultura considera tutto ciò che è commestibile come buono da mangiare. L'essere umano è l'unico animale che interviene sull'ambiente e dà significato a quello che fa: questa è la cultura. Le differenze culturali sono date dal fatto che i diversi gruppi di esseri viventi danno diversi significati a nascita, morte e cibo in base alla loro cultura. Domanda 2: quali criteri utilizziamo per giudicare credenze e pratiche altrui? La condanna a determinate pratiche e usanze altrui può essere dettata dall'etnocentrismo, ovvero dalla credenza che le usanze della propria cultura siano giuste, e le altre sbagliate. Gli antropologi stanno tentando da anni di dimostrare che le usanze che potrebbero sembrare assurde hanno un significato nel loro contesto di riferimento. Con il Relativismo Culturale, ci si oppone all'etnocentrismo, e sostiene che per comprendere il significato di un'usanza sia necessario prendere in esame il sistema di significati a cui è collegata. Tuttavia, questo approccio implica il pregiudizio relativistico, ovvero la tendenza a non esprimere giudizi neanche sulla più crudele delle usanze, e ciò comporta una posizione moralmente insoddisfacente. Il conflitto tra relativismo ed etnocentrismo non è solo teorico. Il maggior dubbio pratico è il seguente: restare obiettivo davanti alle usanze che si studiano o esserne coinvolti attivamente (come la mutilazione genitale femminile)? Prendiamo in esame l'esperienza e la presa di posizione dell'antropologa Nancy Scheper-Huges. Lei tornò in una baraccopoli brasiliana dove aveva già lavorato come operatrice sociale. Le donne del villaggio si lamentavano perché la Scheper-Huges non le aiutava più nella lotta ai soprusi. Inizialmente, l'antropologa cercò di spiegare che la sua nuova figura professionale le imponeva di restare ad osservare; poi, ripensandoci, espresse l'opinione che l'antropologo dovrebbe essere politicamente schierato. Anche gli attivisti si schierano contro il Relativismo Culturale, sostenendo che rimanendo passivi, i diritti umani non hanno senso di esistere. Domanda 3: è possibile vedere il mondo attraverso lo sguardo altrui? L'antropologo, per comprendere una cultura estranea, deve abbandonare i preconcetti. Il metodo etnografico consiste nell'immersione nella vita delle persone che si osservano. Si usano l'osservazione partecipante e la partecipazione attiva. Domanda 1: in che modo il linguaggio influisce sui significati che vengono attribuiti all'esperienza? Edward Sapir sosteneva che il linguaggio non fosse solo un mezzo di comunicazione, ma anche uno strumento di percezione dell'esperienza. Benjamin Lee Whorf sosteneva che la lingua costituisse un sistema che determina la visione del mondo del popolo che la parla. Per i due studiosi, il lessico varia in base all'ambiente sociale e naturale del popolo che lo utilizza (es. Inuit, molte parole per dire neve). Sapir e Whorf hanno studiato il rapporto esistente tra grammatica e modalità di pensiero (es. la grammatica inglese suggerisce la visione tipicamente anglosassone di un mondo costituito da oggetti). Whorf compara inglese e hopi, una lingua del Messico. La prima ha tre tempi verbali, passato, presente e futuro, la seconda ne ha due, soggettivo ed oggettivo. Ciò determina differenze nella concezione del tempo e dei nessi tra gli eventi. Le metafore permettono di usare termini relativi ad un'area dell'esperienza in un altra. Ad esempio, vengono utilizzati termini bellici per parlare della lotta contro una malattia, e ciò implica vedere la malattia come una guerra. Le metafore, quindi, non sono solo espressioni per rendere un concetto più chiaro, ma costituiscono dei veri e propri modelli per intendere e concepire la realtà. Le metafore dei Kwakiutl ruotano tutte attorno al mangiare, un'attività alla quale questa popolazione dà particolare importanza. • L'anima viene liberata dal cadavere dopo che i corvi ne mangiano le carni; • L'anima, reincarnata in un salmone, viene definitivamente liberata quando esso viene mangiato; • La fame è associata all'avidità; • La fame è associata ai bambini, che se lasciati fare mangerebbero tutte le provviste. Basando la loro visione del mondo sul cibo, i Kwakiutl credono che il controllo della fame sia la risposta per risolvere i problemi di avidità, conflitto ed allevamento dei bambini. Domanda 2: in che modo l'azione simbolica rafforza una particolare visione del mondo? Il linguaggio non è l'unica modalità con cui formare la nostra visione del mondo, ampia importanza hanno i rituali, i miti, la letterature, l'arte, il gioco e la musica, ovvero le azioni simboliche. Prendiamo ad esempio i rituali. Essi sono una rappresentazione simbolica della realtà. Nella danza cannibalica dei Kwakiutl, l'iniziato rappresenta il cannibale. Nei quattro giorni di rituale, egli viene "ammaestrato" a lasciare il suo desiderio cannibale e far parte della comunità con regole contro l'avidità. È lo stesso modo in cui viene vista la nascita. Il feto è un cannibale che si nutre della carne e del sangue della madre, ed alla nascita viene educato a non essere avido. Ogni mito ha un eroe, che allontanato dalla famiglia o dalla società, lotta per riconquistarle. Ogni mito veicola i valori della società a cui appartiene. Domanda 3: come si arriva a credere e come si continua a credere quando le credenze appaiono contraddittorie ed ambigue? Negli anni '90, fece scalpore in America una confessione religiosa che intimava ai suoi fedeli di bere veleno e maneggiare serpenti per manifestare la loro fede. Un fedele obbligò la moglie a fare ciò, e la donna lo denunciò. Come si fa a credere a certe cose? Come si fa a trasformare la propria visione del mondo? Tanya Luhrmann sostiene che ciò avvenga tramite un processo chiamato deriva interpretativa. Quando si inizia a praticare un nuovo credo, si inizia a notare nuovi nessi tra le cose. Ad esempio, mentre la Luhrmann stava studiando la magia, in particolare quella relativa alla forza del pensiero, ebbe un momento nel quale sentì una certa forza dentro di lei. La batteria del suo computer si sciolse improvvisamente, e l'antropologa ne rimase turbata. Un'altra volta che sentì tale potenza, il suo orologio smise di funzionare. Questi due aspetti semplici, uniti insieme in tale contesto, creano suggestione. La deriva interpretativa si ha anche quando l'"iniziato" comincia a credere alle prove fornite dagli altri per convincerlo della veridicità del culto. Perché si credeva che il Sole ruotasse attorno alla terra? Tale teoria era colma di contraddizioni, ad esempio ci si chiedeva come mai a volte gli astri cambiassero direzione. Alle contraddizioni vengono trovate giustificazioni, ed in questo caso era che gli astri ruotavano attorno alla Terra formando un 8, e quindi ad un certo punto sembrano cambino moto. Questo processo di giustificazione si chiama elaborazione secondaria. Una credenza può essere avvalorata anche dalla percezione selettiva, che induce a vedere solo ciò che vogliamo vedere (es. la terra è piatta perché i nostri sensi non percepiscono la sua sfericità). Le credenze, infine, trovano sostegno anche nella soppressione delle prove, nel ricorso alla fede ed alle autorità (es. la Bibbia era autorevole, quindi era ritenuto vero che il Sole girasse attorno alla terra, come su di essa è scritto). Domanda 4: in che modo il nostro modo di vivere influisce su credenze e rituali? È approssimativo affermare che le persone creino dio a loro immagine e somiglianza, o che egli sia una mera rappresentazione della società. Il nostro modo di vivere, ed in particolare la nostra organizzazione socio- economica, influiscono su ciò in cui crediamo. Anche la concezione che abbiamo dell'amore è culturalmente contestualizzata. In particolare, a mutare in ogni cultura, è il modo in cui mettere in scena l'amore. In America, ad esempio, è necessario il denaro, in quanto i doni sono ciò che dimostra l'amore. La messa in scena dell'amore è quindi influenzata dalla divisione in classi tipica della nostra società: - condizionata dal denaro; - benché generalmente non si scelga il partner in base al denaro, viene fatta una classificazione dell'aspetto fisico; - un'altra classificazione è data dalla capacità di esprimere l'innamoramento a livello linguistico, ma anche economico. Quale tipo di società rende possibile l'amore romantico? UNITÀ 3: LA COSTRUZIONE CULTURALE DELL'IDENTITÀ L'identità sociale è un qualcosa che apprendiamo. Impariamo a porci e relazionarci con gli altri, ad essere figli, studenti, mariti… La società è quindi un insieme di identità sociali, che consistono nella posizione di noi stessi e degli altri nella società. Le identità sociali sono importanti per relazionarci con gli altri. Ognuno è qualcuno solo in rapporto a qualcun altro. Domanda 1: in che modo varia il concetto di persona da una società all'altra? Nelle diverse società e nei diversi gruppi cambia anche il nome che viene usato nella presentazione. Gli uomini d'affari si presenteranno con il cognome, mentre i marocchini sono soliti presentarsi anche con la città d'origine. Il differente modo di presentare il proprio nome ci rivela come l'identità di un individuo si relazioni col gruppo. Shweder e Bourne ci presentano i concetti di persona in: - sé egocentrico: tipico occidentale, per il quale l'uomo è responsabile di ciò che è, ed i rapporti sono liberi; - sé sociocentrico: fondato sul contesto, e quindi sul ruolo occupato dalla persona (ad esempio in alcune popolazioni ci si presenta specificando la posizione sociale ricoperta). Facciamo un paragone tra una società bastata sul sé egocentrico, cioè quella americana, e sul sé sociocentrico, cioè quella giapponese. In Giappone, ai bambini viene insegnato che l'interdipendenza tra persona e gruppo è più importante dell'individualità, a differenza che in America. Inoltre, nella lingua giapponese, le scelte linguistiche dipendono dal rapporto tra la propria condizione sociale e quella dell'interlocutore. Le pubblicità che esortano a consumare un prodotto sono considerate offensive, per questo spesso hanno come protagonisti bambini, ragazze svampite e clown. Per gli americani è importante spiccare sugli altri, i giapponesi invece danno importanza alla riservatezza. Domanda 2: in che modo le società distinguono gli individui dagli altri? Le differenze e le somiglianze ci consentono di differenziarci e dividerci in gruppi. Tali somiglianze e differenze sono diverse in tutte le culture, ma ci sono strumenti identitari uguali per tutte, come la famiglia, il sesso e l'età. Altre caratteristiche, come il colore della pelle o il grado di benessere economico sono più o meno importanti in base alle società. La famiglia è il principio organizzativo centrale, nonché la struttura che differenzia di più l'identità sociale di una persona. Nelle società tradizionali la famiglia è così importante che essa determina i rapporti sociali: ad esempio, quando gli antropologi lavorano in tali contesti, vengono "adottati" da una famiglia, così da far sapere al resto della società come rapportarsi con loro, altrimenti ne sarebbero tagliati fuori. Anche la lingua è un importante fattore identitario, nonché importantemente legato all'identità nazionale. Il genere è un costrutto culturale. In base al sesso biologico, al bambino viene dato un nome consono, vengono acquistati vestiti di colore diverso, e gli viene insegnato a parlare in modo relativo al sesso. Ai bambini maschi viene insegnato a sopportare il dolore, ad essere competitivi e forti. Alle bambine viene insegnato ad essere altruiste, gentili e, tramite le bambole, viene loro insegnato come una donna dovrebbe apparire e quali comportamenti sono consoni a lei. In alcune culture esiste il terzo genere, relativo agli individui di sesso maschile. Esso è riservato a individui dal sesso maschile, che possono decidere se seguire il genere maschile o quello femminile. Il linguaggio è uno degli strumenti più importanti per collocarsi in una società. Il tono di voce è in genere diverso tra maschi e femmine per via dell'estensione delle corde vocali, cosa che però i bambini ancora non differiscono. Tuttavia, tendono inconsciamente ad alzare o abbassare la voce in base alle aspettative di genere nei loro confronti. Le espressioni volgari sono riservate agli uomini e vietate a donne e bambini. Il genere viene comunicato anche nella scelta di parlare o non parlare. Inoltre, in alcune culture, le donne sono solite esprimere la loro subalternità con dispositivi linguistici che implicano il loro disimpegno diretto o la mancanza di opinioni decise (es. Probabilmente è tardi; Questo caldo è insopportabile, non è vero?) Tuttavia, in molti sostengono che tali dispositivi linguistici siano più legati al potere che al genere: molti uomini con poco potere li usano. Domanda 3: in che modo gli individui apprendono chi sono? L'identità non è innata, ma si costruisce, e pertanto, proprio per questa ragione, l'identità si modifica nel tempo. Van Gennep ci parla dei riti di passaggio, che contraddistinguono il passaggio da una certa identità ad un'altra. Essi sono divisi in tre parti: - separazione dalla vecchia identità; - transizione; - integrazione nella nuova identità. L'Antropologia ha anche studiato, ad esempio, i rituali per favorire la definizione dell'identità del lavoratore all'interno dell'azienda. Una società di cosmetici americana organizzava concorsi di bellezza per le commesse. Fondamentali sono, in molte società, i riti di passaggio dalla gioventù all'età adulta dei maschi (più frequenti di quelli delle femmine). Tra i Masai un vero uomo deve innanzitutto possedere del bestiame per essere in grado di difendere il gruppo. Quando il padre crede che il figlio sia sufficientemente maturo, viene fatta la circoncisione, intervento durante il quale l'iniziato non può mostrare dolore né muoversi, poiché altrimenti sarebbe considerato indegno di essere uomo. Domanda 4: in che modo gli individui comunicano la propria identità agli altri? Possiamo comunicare l'identità che pensiamo di avere attraverso gli oggetti (es. Stati Uniti —> felpe scolastiche, tribù africane —> acconciature diverse). Anche tramite lo scambio dei doni si può comunicare l'identità. Nonostante essi debbano essere disinteressati e basati sulla reciprocità, due regali dello stesso valore implicano parità, se il prezzo varia, uno dei due soggetti ha una condizione sociale superiore all'altro. UNITÀ 4: MODELLI DI RELAZIONI PARENTALI È possibile capire le dinamiche famigliari americane guardando le soap opera? Pur non rappresentando la vita della tipica famiglia americana, i personaggi e le dinamiche sono abbastanza realistiche da far comprendere qualcosa. Le soap sono un successo ovunque, seppur con trame diverse. Quelle americane ruotano attorno all'ambiente di lavoro, quelle brasiliane, invece, sono ambientate nell'ambito famigliare e trattano della vita privata e della mobilità sociale. Le soap sono utili per comprendere le dinamiche famigliari di una certa società. Domanda 1: in che modo è costituito il gruppo famigliare tipico? Per studiare la parentela, è necessario introdurre dei termini e dei concetti. La tipica famiglia americana come legami di parentela sia i parenti della madre che i parenti del padre, e si parla di parentela bilaterale. Il più delle famiglie americane è di tipo nucleare, basata su madre, padre, figli. Queste consuetudini non sono universali. Ci sono società basate sulla discendenza matrilineare o patrilineare, se vengono considerati parenti solo quelli dalla parte materna o paterna rispettivamente. La famiglia degli Ju/Wasi Gli Ju/Wasi vivono in gruppi di 10-40 persone, con parentela bilaterale, e vivono di caccia e raccolta. Il gruppo famigliare di base è di tipo nucleare. Gli Ju/Wasi sanno che il concepimento avviene tramite il rapporto sessuale. Vi è la regola del brideservice: dopo il matrimonio, il marito lavora per dieci anni per il suocero. Famiglia Trobriandese I Trobriandesi vivono in villaggi da 40-400 persone, circondati da coltivazioni di igname. Ogni villaggio è diviso in gruppi di matrilignaggio, ovvero insiemi di uomini legati da parentele matrilineari. I matrilignaggi sono di tipo gerarchico, il capo-villaggio è il più anziano membro del matrilignaggio più importante. Non ci si può sposare con un membro del proprio matrilignaggio. Si ritiene che l'uomo non abbia ruolo nella riproduzione: il feto è generato dalle anime degli antenati. Se la donna vuole concepire, invita il fratello a porre in camera una bacinella d'acqua, che attira gli spiriti. L'unico ruolo del padre è quello di nutrire il feto con il suo seme, attraverso i rapporti sessuali con la compagna. È solo questa la ragione per cui il bambino assomiglierà al padre. Ricerche più recenti a quelle di Malinowski dimostrano che i Trobriandesi abbiano compreso il ruolo maschile nel concepimento. La relazione di parentela più importante è quella di sorella-fratello, in quanto il padre è membro di un matrilignaggio diverso. I figli non ereditano nulla dal padre, ma dallo zio. Tutte le donne della stessa generazione sono chiamate "madre". Famiglia cinese La famiglia cinese tradizionale è fondata sul gruppo domestico esteso, con discendenza patrilineare, formato da coppia sposata, figli maschi, nuore, nipoti e figlie nubili. Il patrilignaggio cinese è particolare, in quanto si considerano parte integrante della famiglia anche gli antenati, che spesso ricevono omaggi. Sono frequenti gli aborti dei feti femmina o l'uccisione delle neonate. Domanda 2: come si formano le famiglie e come è la vita famigliare? Indipendentemente dall'assetto che ha, la famiglia si basa ovunque sul matrimonio. Il modo in cui l'unione avviene è diverso da società a società. In America, i bambini iniziano a saper qualcosa di corteggiamento verso i 5 anni, facendo le prime esperienze amorose verso i 15 e sposandosi tra i 18 ed i 30. Vige in tutte le società il tabù dell'incesto. Il matrimonio si basa su amore ed attrazione fisica, ma non solo. La cerimonia è a carico della famiglia della sposa e dopo la luna di miele si va a vivere insieme. La relazione muta quando nascono i figli. Vediamo ora come questo processo avviene nelle società Ju/Wasi, trobriandesi e cinesi tradizionali. Ciclo famigliare dei Ju/Wasi I bambini dormono coi genitori, e giocano al matrimonio molto spesso, imitando le mosse dei genitori a letto. Le prime esperienze sessuali si hanno attorno ai 15 anni, mentre il matrimonio avviene tra i 18 ed i 25 anni, quando l'uomo è in grado di cacciare. La carne che l'uomo si procura va condivisa con il gruppo, ciò che raccolgono le donne, no. Le ragazze si sposano già verso i 12/14 anni, ed hanno totale libertà sessuale. Hanno meno interesse a sposarsi rispetto ai maschi, in quanto la carne viene a prescindere divisa con il gruppo. È interesse invece dei genitori maritare la figlia, in quanto otterrebbero il brideservice. La mano della ragazza viene chiesta dai genitori del ragazzo, e se l'accordo c'è, viene suggellato con uno scambio di doni. Non ci si può sposare con qualcuno che si chiami o che abbia parenti che si chiamino come i propri parenti. La sposa può rifiutare l'unione, sbraitando e scalciando, ma se alla fine rinuncia, il matrimonio avviene. In seguito all'accettazione, la ragazza viene condotta nella nuova capanna che condividerà col marito, a testa coperta, dove viene acceso un fuoco col carbone di entrambe le capanne di origine. Circa la metà dei primi matrimoni finisce in separazione, tant'è che gli Ju/Wasi si sposano diverse volte. Domanda 3: sesso, amore e ricchezza Sessualità, amore e ricchezza hanno un ruolo fondamentale nella vita americana. Sesso, amore e ricchezza per gli Ju/Wasi La ricchezza non ha valore per gli Ju/Wasi, mentre amore, bellezza e sesso sono fondamentali, soprattutto per le ragazze. Secondo gli Ju/Wasi, una donna non sviluppa la mente se da bambina non impara ad amare il sesso, e se non ha frequenti rapporti sessuali, ella è sempre scontrosa ed arrabbiata. È accettabile avere amanti. Sesso, amore e ricchezza per i Trobriandesi Per i Trobriandesi il sesso è importante. In quanto l'igname interessa solo per il matrimonio, prima di esso la donna punta sull'aspetto fisico. Dopo l'unione, invece, ella smette di enfatizzare la propria bellezza, preferendo mettere in risalto fertilità e maternità. La sessualità maschile è invece poco rilevante, in quanto essi non hanno ruolo nella riproduzione. La bellezza è però importante anche per loro, per attrarre compagne e ricchezza. In particolare la bellezza è molto rilevante per i capi, che devono così attirare diverse mogli, ed avendo di conseguenza più igname, conservare lo status di potere. Presso i Trobriandesi, per sposarsi l'uomo deve pagare la ricchezza della sposa, e per farlo ottiene risorse dal suo matrilignaggio, che compenserà con parte dell'igname della moglie. Sesso, amore e ricchezza per i Cinesi In Cina, la sessualità è tutt'altro che libera, e la donna deve mantenere la sua verginità fino al matrimonio. Alla vecchiaia, i figli sono obbligati a prendersi cura del padre, nonostante il poco affetto dimostrato da egli nella loro crescita, e non hanno questo obbligo nei confronti della madre. L'unico caso in cui la sessualità ha importanza è per le prostitute. Le prostitute sono viste di buon occhio, in quanto più interessanti delle altre donne. Domanda 4: cosa minaccia l'unità famigliare? Generalmente, in America il matrimonio finisce quando termina l'amore, per infedeltà, per scarsa attività sessuale o per ragioni economiche. Minacce per la famiglia Ju/Wasi Tra i Ju/Wasi il matrimonio può finire per i problemi relativi alla poligamia, che è permessa, ma poco praticata. È difficile che vi sia una separazione dovuta all'infedeltà, in quanto avere amanti conviene sia alle donne per ragioni economiche, sia agli uomini per avere esperienze passionali ed eccitanti. Tuttavia, in alcuni casi, le relazioni extra-coniugali implicano scontri violenti, in quanto le mogli sono fondamentali per l'uomo Ju/Wasi, poiché assicurano l'indipendenza. Minacce per la famiglia Trobriandese Le minacce non sono relative al rapporto tra coniugi, quanto allo status del matrilignaggio: ognuno di essi deve mantenere il suo status attraverso la presentazione cerimoniale di oggetti di valore, come l'igname, che vengono donati per ostentare ricchezza. Infatti, la ricchezza del marito, che contribuisce a quella del matrilignaggio, dipende dall'igname della moglie, che se reputato di scarsa qualità, può comportare dissidi. I Trobriandesi attribuiscono la morte alla stregoneria prodotta da un matrilignaggio rivale. La morte potrebbe implicare una crisi nel gruppo, e per dimostrare che non è così, durante il funerale vengono distribuiti beni e igname, per confermare lo status del matrilignaggio. Minacce per la famiglia cinese La più grande minaccia è il non avere figli maschi, in quanto non ci sarà nessuno ad occuparsi degli antenati. È frequente la violenza sui figli. Ci sono anche delle dispute per l'eredità, in quanto il padre può decidere di lasciare i suoi beni a tutti i figli maschi o solo ad uno di loro. L'ideale sarebbe continuare a vivere insieme, dividendo il patrimonio. Case study: combattere la diffusione dell'AIDS Lo studio dei rapporti con la famiglia è utile a vari progetti antropologici, come quelli relativi alla prevenzione dell'AIDS. La questione più importante è persuadere all'uso del profilattico. Negli anni '90, Hector Carrillo fece una ricerca in Messico per analizzare quanti rapporti non protetti c'erano nel paese sudamericano tra giovani, tossicodipendenti, gay e prostitute. I principali programmi di sensibilizzazione vogliono mostrare alle persone i rischi dell'AIDS, in quanto la psicologia insegna che, se informato dei pericoli, l'uomo si adopera razionalmente per evitarli. Ciò non avveniva in Messico. Innanzitutto, in Messico c'è una sorta di tabù riguardo a parlare di sesso in famiglia, e ciò implica l'assenza di eventuali discussioni riguardo alla preoccupazione di eventuali contagi. Un'altra barriera è la disparità tipica nelle relazioni amorose messicane, dove la donna è sottomessa all'uomo macho. Tale rapporto esiste anche nelle relazioni gay, dove il macho è il partner attivo. Ciò implica che la donna o il partner passivo non se la sentano di rifiutarsi ad avere rapporti non protetti. Inoltre, una donna che insiste nell'usare il profilattico, viene bollata come "di facili costumi". Inoltre, spesso l'esortazione ad usare il profilattico è interpretata come una velata dichiarazione di infedeltà. Inoltre, nella differenza tra amore e sesso, quest'ultimo implica un rapporto passionale ed irrazionale, ed il condom è l'esatto contrario. Carrillo, infatti, individua due approcci al sesso: uno irrazionale (dettato dalla passione) e l'altro razionale. Come conciliare questi due approcci? Come far conoscere i rischi del sesso non protetto senza disinibire la spontaneità del sesso? Ciò avviene soprattutto per i maschi, che puntano ad un lavoro pratico e virile, mentre studio ed attività mentale sono per femmine. Domanda 2: perché le disuguaglianze economiche e sociali continuano ad esistere? I valori occidentali sono contraddittori: promettono uguaglianza, ma profonde disparità continuano ad esistere. In ogni gruppo sociale, anche in quelli più semplici (cacciatori-raccoglitori), vengono fatte differenze per genere, età e capacità. Tuttavia, ciò è ben differente rispetto al creare disparità tali da rendere alcuni gruppi ricchi ed altri poveri. Il pregiudizio è spesso quello che vede i poveri essersi impegnati poco per cambiare la loro condizione, senza prendere in considerazione le barriere imposte dalla società, come la svalutazione del lavoro, il debito ed il "nuovo razzismo". Senza debito non c'è denaro; le banche creano denaro prestandolo. Per ogni dollaro depositato, la banca ne può prestare circa 9, contando sul fatto che non tutti verranno a ritirare i soldi nello stesso momento. Il problema, è che in seguito ad un prestito, sarà necessario ridare più di quanto si è ricevuto, indipendentemente che si tratti di un individuo, un'impresa o uno Stato. La svalutazione del lavoro vede la lotta tra chi detiene i mezzi di produzione e la manodopera. Negli ultimi anni, c'è stato un calo dei salari, ma la popolazione americana si è arricchita. Com'è possibile? Col basso dei salari, gli imprenditori trattengono una quota più alta di plusvalore. I ricchi si sono arricchiti, e i poveri si sono impoveriti. Due sono i fattori che più di tutti hanno alimentato le disuguaglianze: la delocalizzazione e la sistematica distruzione dei sindacati. Le grandi multinazionali preferiscono rinunciare alla manodopera occidentale a favore di quella dei paesi in via di sviluppo, che costa di meno. Il declino dei sindacati comporta minore protezione sul posto del lavoro, e la loro debolezza comporta una posizione di vantaggio delle multinazionali nel pattuire i contratti collettivi. A tutto ciò si aggiunge un nuovo tipo di razzismo, non basato sulle caratteristiche biologiche, ma su quelle culturali. Il più degli americani crede che il razzismo sia stato estirpato negli anni '60/'70 con il movimento per i diritti civili, ma in realtà il 46% dei Grandi Elettori repubblicani non sostiene i matrimoni misti e per un nero è molto più difficile ottenere un mutuo. I bianchi preferiscono vivere in quartieri dove almeno l'80% della popolazione sia bianca, e le scuole dei quartieri bianchi sono migliori. La mortalità infantile è più alta, così come l'incidenza dei tumori, visto l'inquinamento delle periferie disagiate. I neri sono presi di mira dal sistema penale. Chi critica le iniziative statali a favore degli afroamericani dimentica che per 300 anni essi non hanno avuto proprietà private. Anche in Europa episodi di razzismo sono presenti, a discapito dei migranti che vi si recano per lavorare. Domanda 3: per quale ragione le gerarchie sociali vengono considerate naturali? Spesso, le teorie razziste e sessiste sono legittimate da alcuni scienziati. L'ideologia americana crede che il posto nella gerarchia sociale sia dovuto sì all'impegno, ma anche dalla razza, dall'intelligenza innata e dal genere. Le società americane ed europee, hanno sostenuto per secoli un sistema per il quale era sufficiente appartenere ad una certa razza per avere una determinata posizione nella gerarchia sociale. Si affermava che alcune persone fossero inferiori per volere di Dio. Nell'Ottocento, autorevoli scienziati sostennero le teorie per cui i bianchi venivano considerati con una mente più sviluppata rispetto a neri ed asiatici. Ciò si basava sullo studio dei crani: quello degli inglesi e dei tedeschi era più grosso, e ciò, per la scienza dell'epoca, dimostrava superiorità intellettuale. Mettere in discussione queste discutibili teorie scientifiche, significa mettere in crisi l'intero sistema americano: se la povertà non è responsabilità della persona, è colpa dello Stato. Sarebbero necessarie riforme sociali e i privilegi di alcune classi andrebbero a sparire. Quando esse furono definitivamente confutate, la risposta si ebbe nel concetto di intelligenza: si tratta di un qualcosa di ereditario, e ciò spiega perché i figli di persone di successo abbiano successo. Anche questi assunti sono sbagliati, perché: 1. l'intelligenza non è un'entità singola; 2. si ritiene misurabile, ma non lo è; 3. si pensa non vari nel corso della vita; 4. si crede che porti a prescindere al successo; 5. si crede ereditaria. Il più degli americani, tuttavia, concorda con la teoria, cosa che non fa invece la maggior parte delle società del mondo. Coloro che sostenevano le teorie concernenti il nesso tra razza, intelligenza e classe, sostenevano anche la superiorità degli uomini sulle donne. Le donne vengono viste come semplici "macchine per procreare", e ciò si evince da un'analisi linguistica: il funzionamento del loro corpo viene sempre paragonato ad un macchinario. Inoltre, il ciclo mestruale e le funzioni femminili sono sempre descritti negativamente, come se fossero meno pure di quelle maschili. Domanda 4: quali strategie adottano i poveri per adattarsi alla loro condizione? Per sopravvivere alle condizioni di povertà, le persone adottano strategie di adattamento. L'emarginazione e la povertà hanno portato alla nascita dell'inner city street culture, una rete di simboli, significati e valori in risposta a quelli della società dominante. Di fatto, questa subcultura è diventata parte integrante della cultura americana, ed è stata adottata da persone che non fanno parte dei ceti sociali più svantaggiati. L'antropologa Carol Stack studiò negli anni '60 una comunità in America particolarmente svantaggiata, con un tasso di disoccupazione al 20% e quello del lavoro sottopagato al 63%. Per far fronte alla difficile situazione, la popolazione creava dei fittizi rapporti di parentela, per assicurarsi aiuto nel momento del bisogno. In questa comunità, cibo, abitazioni e servizi venivano barattati aspettandosi la stessa cosa dagli altri nel momento del bisogno. Tuttavia, tali diritti sono spesso non rispettati o ignorati. La disuguaglianza economica e sociale determina ancora più condizioni per le violazioni dei diritti umani. La studiosa Caren Nanegast sostiene che gli antropologi abbiano una preparazione adatta per lavorare nell'ambito dei diritti umani. Essi conoscono le burocrazie, i processi globali, ed hanno inclinazione ad aiutare i più deboli. Le violazioni dei diritti umani dovrebbero essere risolte dagli antropologi sia progettando politiche pubbliche, sia erogando servizi. Gli antropologi collaborano anche con i gruppi a rischio di violazione dei diritti, aiutandoli a sviluppare strumenti per difendersi. Gruppi del genere sono, ad esempio, i nativi del Brasile. L'Antropologia aiuta anche nelle politiche relative a profughi e migranti. Quindi, per quale motivo la società è stratificata? • Teoria integrazionalista: è necessaria per coordinare le attività della società; • Teoria conflittualista: è data dal naturale predominio di un gruppo sugli altri per lo sfruttamento delle risorse. In generale, tuttavia, la gente si rassegna al fatto che essa sia dovuta a fattori biologici. UNITÀ 6: COSTRUZIONE CULTURALE DEL CONFLITTO VIOLENTO Durante le invasioni spagnole, ognuna delle due parti (Spagnoli e nativi Caribe), credeva di essere nel giusto, e che quello che facevano fosse morale e giusto. Gli Spagnoli giustificavano il tutto dicendo che la loro uccisione fosse opera di Dio; i Caribe appioppavano la colpa allo spirito di una tigre che impossessava i loro guerrieri. Il combattimento giustificato è presente in tutte le culture. C'è chi sostiene che l'aggressività sia nella natura umana, chi invece la sostiene parte della cultura. Domanda 1: in che modo le società creano una propensione alla violenza collettiva? Per spingere alla violenza collettiva, una società può ad esempio premiarla. Alcuni gruppi di nativi americani "misuravano" il valore della persona dai cavalli che possedeva, che venivano derubati alle tribù nemiche attaccate. Le società possono legittimare la violenza collettiva per proteggere risorse preziose, come i bambini e le donne. Alcune popolazioni native del Brasile (Yanomamo) sostengono che l'unico modo per difendere le risorse sia tramite la violenza, e educano i bambini ad essere violenti sin dai primi anni. Altre comunità possono essere spinti alla violenza da particolari codici d'onore, che implicano la vendetta dopo un sopruso, a patto che essa non lo superi in entità. La giustificazione della violenza ha anche spesso matrice religiosa, ed è presente nei testi sacri, parlando di battaglie tra il bene ed il male. Tuttavia, bisogna tenere conto che nel più dei casi, quando una violenza è determinata da motivazioni religiose, queste spesso nascondono ragioni economiche. Domanda 2: in che modo le società creano un rifiuto del conflitto violento? Le società pacifiche, che escludono la violenza, sono rare. Generalmente, non conferiscono meriti ai valorosi in battaglia, ma premiano coloro che sono miti e che risolvono le questioni diplomaticamente. Nelle società pacifiche, il conflitto per le risorse è risolto con la condivisione. Un altro modo per rifiutare la violenza si ha, in queste società, con la mal tolleranza del vanto e degli atteggiamenti di sfida verso l'altro. Ad esempio, preso i Ju/Wasi, non si ricevono complimenti per aver ucciso una preda. Nelle società pacifiche si evita di dire agli altri cosa fare e le emozioni vengono represse per mantenere un atteggiamento sempre gentile e disponibile. Un altro modo ancora è quello dei riti volti ad aumentare l'armonia del gruppo. Ad esempio, gli Ju/Wasi credono che ognuno sia dotato di una forza magica, presente nello stomaco, che ballando sale al cervello sottoforma di vapore, e può essere usato per guarire le persone con le mani. Tutti possono essere guaritori, quindi ci si aiuta gli uni con gli altri. Tuttavia, nonostante la rarità della cosa, le violenze esistono nelle società pacifiche. Thomas Hobbes sosteneva che la violenza sia insita nell'essere umano, e che possa essere controllata solo grazie ad un'autorità centrale. Invece, le società pacifiche sono prive di governi e dall'organizzazione sociale molto semplice. Domanda 3: quali sono le differenze politiche e sociali tra le società violente e quelle pacifiche? Nelle società senza autorità, dove regna la violenza, le risorse vanno difese con la forza. Ci sono prove che tuttavia dimostrano che la violenza non sia insita nella cultura degli Yanomamo, ma frutto del contatto con l'Occidente. Non solo epidemie, ma essi abbandonarono il nomadismo per insediarsi nei pressi delle industrie di coltelli della zona, che compravano o derubavano dagli altri gruppi, così da avere il monopolio della vendita nella zona. Per non essere sopraffatti in questo loro business, dovevano coltivare una nomea di popolo violento. Sono stati trovati nessi tra valori sessisti e conflitto violento. Gli Ju/Wasi, popolazione pacifica, riconoscono parità tra uomo e donna; gli Yanomamo invece sono caratterizzati dalla predominanza maschile. La ragione è che le guerre sono solitamente combattute dagli uomini. Uno studio ha dimostrato che l'intensità della violenza sulle donne è molto maggiore nelle società fortemente maschiliste. Questo perché, se le donne sono viste come subalterne, la violenza su di loro è in qualche modo legittimata. Secondo vari studiosi, la parità tra uomo e donna vi è fin quando vi sono abbastanza risorse per tutti. Quando esse vengono a mancare, gli uomini si impongono con aggressività e distruzione. Domanda 4: quali sono gli effetti della guerra sulle società? Gli effetti della guerra sono molto più visibili nelle società piccole, dove la percentuale dei morti sulla popolazione è molto più ampia. La storia del mercato inizia con l'utilizzo delle conchiglie e di altre merci come merci di scambio. Si è poi passati alla merce-moneta, monete di materiali prezioso che ne indicavano il prezzo. Seguì la carta-moneta, con la quale, dopo un acquisto, ci si poteva recare da una banca che ci consegnava l'oro che ci si aspettava. Il problema è che le banche prestavano più denaro di quanto ne avessero in realtà, e così nacque negli Stati Uniti la Federal Reserve, incaricata di controllare e gestire l'offerta di moneta. Non bastò, e nel 1931 lo Stato Americano impedì ai cittadini di scambiare la carta-moneta con l'oro, e slegò definitivamente il valore del dollaro da quello del metallo prezioso nel 1971. Visto lo "slegamento" dall'oro, un limite materiale, le banche poterono incominciare a prestare sempre più denaro. Se il benessere personale si misura col denaro, quello di un paese si misura col PIL, l'insieme di beni e servizi venduti ed acquistati nel corso dell'anno. La crescita del PIL implica la presenza di sempre più beni da acquistare. Domanda 2: da dove ha origine la ricchezza necessaria a sostenere la crescita? L'economia si mantiene viva con la conversione dei capitali. Il principio fondamentale della crescita economica è il seguente: più cose è possibile acquistare, più l'economia cresce. Pertanto, eventi dannosi come un terremoto o un divorzio, sono positivi per l'economia in quanto implicano un investimento, mentre eventi considerati positivi come la condivisione di un tosaerba tra due vicini, sono in realtà negativi. Le società sono diverse tra loro in base a ciò che possono ottenere senza bisogno del mercato. In alcune società, per esempio, il bisogno del cibo è soddisfatto da alcuni suoi membri che si recano a caccia o a pesca, condividendo poi il risultato. Nella nostra società, cose che non possono essere comprate sono ad esempio l'amore e l'amicizia. Tuttavia, le aziende tentano di trasformare anche questi in merce, associando ad esempio dei doni all'amore. La conversione di capitali è la trasformazione di un qualcosa che non ha valore in un qualcosa ottenibile sul mercato. - Se trasformiamo una risorsa naturale in capitale si parla di capitale naturale; - capitale politico: accesso all'informazione ed alla partecipazione politica; - capitale sociale: ciò che riguarda i rapporti sociali come il divertimento, l'educazione… Domanda 3: quale sistema economico è necessario per la crescita? Gli Stati hanno avuto sempre un ruolo fondamentale nell'economia, ma già dal Settecento molti intellettuali hanno iniziato a sostenere un minore intervento statale, confidando in un equilibrio naturale tra domanda ed offerta. Tuttavia, un mercato senza regole minaccia il lavoro, l'ambiente e la stabilità economica, nonché le famiglie. I governi hanno cercato di mantenere l'equilibrio del mercato in due modi: 1. massimo controllo dell'economia (stati socialisti); 2. sistema capitalista con minima presenza dello Stato e massima libertà d'iniziativa economica. L'economista Maynard Keynes sosteneva che, nel sistema capitalista, lo Stato dovesse intervenire in "maniera leggera" solo tramite spesa pubblica e legiferando sulle imposte. Secondo i neoliberisti, il benessere economico poteva essere raggiunto solo se sarebbe stato permesso agli imprenditori di agire in un sistema di piena proprietà privata, libero mercato e libero scambio. L'intervento statale si sarebbe ridotto alla spesa relativa all'esercito, stato ed alle strutture giuridiche. In caso di necessità, sarebbero dovuti entrare nel mercato settori come la scuola, l'acqua, la terra, il sistema sanitario e la sicurezza sociale (grosso modo il welfare). Un esempio di come questo sistema fu utilizzato si ha nell'Africa degli anni'70, in crisi visti i numerosi prestiti richiesti e la poca possibilità di ripagarli. Per onorare i debiti, le istituzioni economiche mondiali esortarono i paesi africani ad adottare forti politiche neoliberiste, che portarono al taglio drastico della spesa pubblica, ed a rimetterci furono soprattutto istruzione e welfare. Ai fini della limitazione dell'intervento statale vien utilizzata anche l'esternalità del mercato: in realtà oggi non paghiamo i reali costi di produzione, ma essi graveranno sui nostri figli nel domani. Domanda 4: qual è il ruolo dello Stato-Nazione nel sostenere la crescita? Vi è una contraddizione nel regime neoliberista che abbiamo adottato: lo Stato non dovrebbe intervenire poco, invece ha un ruolo piuttosto importante. Per capire il ruolo dello Stato nell'economia torniamo all'esempio della t- shirt. Come mai i tessitori cinesi invece di usare il cotone locale usano quello texano? Perché le piantagioni del Texas ricevono sussidi da parte dello Stato Americano tali da permettergli di vendere il cotone ad un prezzo molto più competitività di quello cinese. Gli Stati stipulano anche accordi tra loro riguardo al libero scambio, eliminando dazi e altre barriere. I cittadini possono anche chiedere agli Stati di intervenire ancora di più, magari a tutela dell'ambiente e dei diritti del lavoratore. E proprio qui nasce un dilemma da parte dello Stato: dare priorità a lavoratori ed ambiente o alle grandi aziende? Ci sono tre modi per rispondere al problema: 1. fare promesse a vuoto; 2. attribuire mansioni come la tutela dell'ambiente ad altri organi; 3. consentire ai mass media di condividere notizie che plachino i cittadini e li rassicurino. Lo Stato può creare il consenso con un potere "morbido", ma se questo fallisce, allora entra in gioco il potere forte, che si basa sull'uso della forza bruta. La forza può essere utilizzata per penetrare nei mercati altrui o per reprimere le proteste. La forza fu usata per imporre il sistema neoliberista in Iraq, durante l'occupazione del paese, dove vennero privatizzate più di 200 imprese pubbliche (provocando 500.000 licenziamenti) e adottando misure come l'abolizione dei dazi. In particolare, Leslie White sosteneva che fosse la tecnologia la forza dell'evoluzione. Più tecnologia = più cibo. L'idea di White viene ormai messa in discussione, in quanto si pensa che con il sistema di caccia e raccolta, in realtà, il cibo fosse molto di più rispetto a quello ottenuto con agricoltura ed allevamento. È provato che, contrariamente allo stereotipo, i gruppi di caccia e raccolta tutt'ora esistenti hanno una sussistenza ottimale anche con una tecnologia limitata. I Ju/Wasi, ad esempio, nonostante vivano in ambienti ostili della Namibia, hanno una dieta estremamente equilibrata e sanno bene dove cercare alimenti, che hanno una varietà inaspettata. Secondo visioni più recenti, quindi, il passaggio alla sedentarietà fu un male necessario. Il tutto sarebbe dovuto alla crescita della popolazione: i cerchi concentrici di ricerca del cibo di vari gruppi si incontrarono, e quindi fu necessario iniziare l'agricoltura itinerante. Si ipotizza che l'agricoltura fosse già conosciuta, ma iniziò ad essere utilizzata solo quando lo sforzo per la caccia e la raccolta divenne superiore a quello dell'agricoltura. Tuttavia, l'agricoltura itinerante richiedeva avere a disposizione molti campi, che bisognava lasciare a riposare per 20-30 anni per renderli nuovamente fertili. Fu questa la ragione che spinse all'agricoltura stanziale: meno campi, ma con maggior lavoro e migliori tecnologie per mantenerli fertili il più a lungo possibile. Pertanto, notiamo come il passaggio dal nomadismo, all'agricoltura itinerante, all'agricoltura stanziale non siano state scelte, ma decisioni dettate dalle necessità create dall'incremento della popolazione. Possiamo per lo meno affermare che la nostra agricoltura sia superiore a quella delle società tribali? Dopotutto, noi con 1 kcal di lavoro produciamo 210 kcal di alimenti, mentre nell'altro caso con lo stesso lavoro se ne producono meno di 10. C'è chi crede che tale calcolo delle calorie sia fuorviante, in quanto la nostra agricoltura utilizza anche "energie non umane", ovvero quelle dei macchinari. Inoltre, i processi produttivi industriali dell'agricoltura occidentale rendono l'alimento meno nutriente. Domanda 2: perché alcune società sono più industrializzate? Innanzitutto, è bene analizzare la storia della ricchezza nel mondo. Prima della Rivoluzione Industriale, la Cina era probabilmente il paese più ricco del mondo, in quanto terra colma di oro e argento, nonché esportatrice di prodotti di lusso come tè e sete. Anche in Africa c'erano paesi molto ricchi, per via delle risorse minerarie. Dal canto suo, invece, l'Inghilterra era un paese rurale ed agricolo. La prima innovazione si ebbe con l'istituzione del lavoro a domicilio: gli imprenditori fornivano gli operai di strumenti di lavoro direttamente nelle loro case, da dove avrebbero ritirato poi il prodotto finito. Nel Settecento si passò al sistema industriale, dove tutte le fasi di produzione del prodotto si trovavano nello stesso edificio. Lo sviluppo delle industrie comportò l'urbanizzazione e l'utilizzo di nuove tecnologie, prima idrauliche e poi a vapore. Progressivamente, l'Inghilterra divenne il paese più ricco del mondo. Vi era già concorrenza: ad esempio, nel settore tessile, la concorrenza era agguerrita con Spagna, Olanda e Francia. A rimetterci furono centri tessili prima floridi, come l'India. Il Subcontinente, era una colonia britannica, amministrata dalla Società delle Indie Orientali. L'India aveva una forte tradizione commerciale, avendo rapporti di scambio con Europa, Cina e Mondo Islamico. Con lo sviluppo delle industrie tessili in Inghilterra, il governo di Londra impose alla Compagnia delle Indie orientali di non permettere più le esportazioni verso l'Inghilterra, così da favorire l'industria locale. In questo modo, l'economia indiana venne annientata. L'industria tessile inglese aveva anche il vantaggio di usare il cotone americano, lavorato da una manodopera estremamente a basso costo: gli schiavi. Gli africani non furono le uniche vittime di questo sistema. Il Presidente statunitense Jefferson promise a Georgia, Nord e Sud Carolina di espandersi a Sud, in alcune terre occupate dai Cherokee. Questi, intimoriti, tentarono di adeguarsi all'economia ed alla società americane, diventando agricoltori, costruendo scuole e piantagioni, ed avendo propri schiavi, in un generale processo di modernizzazione. Ciò non fece cambiare idea, ed il Presidente Jackson obbligò la popolazione nativa ad emigrare in Oklahoma. Ecco perché ci sono differenze di industrializzazione: i paesi coloniali annientarono le industrie delle colonie, tramite gli schiavi privarono l'Africa di importante forza lavoro, e impedirono alle società tribali di rafforzare la loro economia. Domanda 3: perché i paesi poveri non si sviluppano e progrediscono come i paesi ricchi? La Rivoluzione Industriale portò benessere all'Occidente, mentre i paesi del Terzo Mondo videro decadere la qualità della loro vita. Resisi indipendenti, tali paesi vollero emulare lo stile di vita occidentale. Per fare ciò iniziarono processi di industrializzazione. Da parte sua, l'Occidente sosteneva lo sviluppo economico fosse l'unico modo di migliorare la vita delle persone del luogo. I paesi che intendevano progredire incominciarono a chiedere prestiti ed investimenti stranieri. Ruolo importante ebbe la Banca Mondiale, che offrì ingenti prestiti senza valutare i fattori politici ed economici di tali paesi, e senza riservarsi il diritto di interferire con le loro politiche. I primi paesi a beneficiarne furono quelli distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale; seguirono poi Brasile, Indonesia ed India. Ma perché, nonostante tali prestiti, ci fu un aumento della povertà? Prendiamo come esempio il Brasile. Con i fondi prestati lo Stato costruì strade, dighe e fabbriche. Tuttavia, per ripagare i debiti, il Brasile necessitava di denaro straniero. Per questo concentrò la sua produzione sui prodotti che esportava, cioè caffè e cacao. Furono costruite grandi aziende pubbliche, espellendo i contadini dai loro terreni. Essi vennero mandati nelle città in cerca di lavoro che non c'era o costretti a lavorare nelle nuove aziende a stipendi bassissimi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved