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Antropologia del Jazz: Una Musica Urbana e Controversa, Appunti di Pedagogia

La possibilità di applicare antropologia al jazz, un fenomeno musicale nato negli Stati Uniti con radici etniche e sociali complessi. sulla natura urbana del jazz, la sua relazione con la musica blues, la figura di Billie Holiday e le questioni che un'antropologia cognitiva potrebbe sollevare su questo genere musicale. una descrizione approfondita del jazz, delle sue origini e della sua evoluzione, oltre a riflessioni sul suo significato culturale e sociale.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 12/06/2018

cristina_marchesini
cristina_marchesini 🇮🇹

4.5

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Scarica Antropologia del Jazz: Una Musica Urbana e Controversa e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! È possibile un’antropologia del jazz? Il jazz è un fenomeno artistico, sociale spesso associato ad un popolo, una cultura. Tuttavia il jazz non presenta alcun quadro o area sui quali è abitualmente fondato e si esercita qualsiasi approccio antropologico o storico. Il stesso senso della sua denominazione/etimologia rimane approssimativo e confuso. Il fatto che il jazz sia apparso e si sia sviluppato negli stati uniti non basta a radicarlo in senso etnico, né in senso musicologico e ideologico. Il jazz tende ad esprimere e a sottolineare la scissione psicotica, la paura, la suspense, il grigore delle strade, la violenza degli atti, l’ambivalenza degli atteggiamenti o l’oscurità dei sentimenti. Uno dei tratti caratteristici del jazz è la sua urbanità, il suo volto underground. Fenomeno essenzialmente urbano è in città che il jazz avrà sviluppo e si trasformerà, tanto da poter stabilire una correlazione eccezionale nella storia di un genere musicale, tra mobilità sociale, geografica e innovazione artistica. La conseguente chiusura dei locali a New Orleans (luogo in cui si crede sia nato questo genere) ha causato l’infiltrarsi dei gangsters che sceglievano a copertura delle loro losche attività i night club dove si poteva ascoltare e ballare musica ‘rauca e selvaggia’ ma allo stesso tempo sensuale che soddisfa il bisogno di trasgressione e licenza morale di una società bianca troppo puritana. Il blues e in particolare i work songs si insinuano alle origini del jazz e ne costituiscono una protostoria rivisitata continuamente e rivitalizzata. Il jazz vede il primo disco della sua storia inciso nel 1917 da una formazione di musicisti bianchi. Attraverso la storia del jazz a partire dalle condizioni della sua comparsa, del suo sviluppo, della sua diffusione e della sua ricezione, alcuni concetti chiave dell’antropologia possono essere attivati o perfino ridefiniti il jazz verrebbe a sollecitare e, in senso stretto permetterebbe di testare anche le problematiche e i metodi di un’antropologia che ormai si ha l’abitudine di chiamare ‘cognitiva’. Uno dei primissimi autori ad aver abbozzato il jazz in una prospettiva risolutamente antropologica è il poeta LeRoi Jones (Amiri Baraka). Bluse e Jazz sono incollati l’uno all’altro e allo stesso tempo separati l’uno dall’altro. Il bluse da il suo colore al jazz ma allo stesso tempo costituiscono due entità distinte. Un’antropologia del jazz dovrebbe poter rispondere semplicemente alle seguenti domande: come questa musica, se è quella di una comunità, può ricevere l’adesione di personalità che, da vicino o da lontano non le sono legate? E come tali personalità possono arricchire questa musica e trovare in essa la loro piena crescita personale, o almeno ciò che esse ritengono sia tale? Billie Holiday poche musiciste hanno lasciato indifferenti, sulle vicende private, i critici e i giornalisti infatti non gli sono stati risparmiati nuovi e ripetuti insegnamenti. La vita di Billie nutrì la concezione essenzialista che molti commentatori ebbero in merito al jazz e ai suoi musicisti non gli mancarono mai di fargli notare le incoerenze e le stravaganze della sua vita proiettando su lei clichè e pregiudizi. Nonostante ciò essa si è sempre formata da autodidatta ascoltando dischi nei bordelli della Phila mai rispettata dai bianchi perché di colore. Billie rappresentava le trasformazioni che avevano coinvolto non solo la comunità nera ma la società nel suo insieme. Billie non sapeva leggere musica seppe invece ascoltarla e lavorarla a partire dall’ascolto, trovando un suo stile. Billie matura la convinzione che il discorso musicale non possa essere rinchiuso nelle sole regole fisse e autoritarie della battuta o dello schema, anzi inventò un nuovo modo di essere nel jazz che, abbandonando gli schemi lirici o le parole metaforiche del bluse assume le caratteristiche di uno stile a sé. Billie con la sua opera vocale credeva che bisognasse far suonare le parole come le note, far suonare sé stessi come uno strumentostrumento della sua voce.
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