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antropologia delle immagini belting, Dispense di Antropologia

riassunto del libro di antropologia delle immagini di beltig

Tipologia: Dispense

2019/2020
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Caricato il 07/02/2020

cioccolatocfdf
cioccolatocfdf 🇮🇹

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Scarica antropologia delle immagini belting e più Dispense in PDF di Antropologia solo su Docsity! Antropologia delle immagini - antropologia: scienza che studia la natura umana a livello morfologico, fisiologico e Psicologico; -immagini: forma esteriore di oggetti e corpi percepibili tramite la vista Libro pubblicato in Germania nel 2001 da Hans Belting dopo che un gruppo di ricercatori ( filosofi e psicologhi) si riunì per studiare le immagini Hans Belting è uno storico dell'arte tedesco, specializzato soprattutto nell'arte del Medioevo, del Rinascimento e del XX secolo. È anche un teorico dei media, un critico d'arte e uno specialista di Imagologia. (Imagologia= studio delle immagini, e dei pregiudizi e degli stereotipi di una società). L’immagine vive spesso in un opera d’arte ma non coincide con essa (netta distinzione tra immagine e arte). Le immagini personali create dal nostro io (sogni, immaginazione…) interagiscono con le immagini del mondo visibile. Per Belting l’iconologia (Branca della storia dell’arte che studia e classifica simboli e immagini) dovrebbe essere del tutto ridefinita. L’arte greca rispecchia il pensiero contemporaneo. Pierre Vernant ( antropologo) mostra come lo statuto artistico greco delle immagini fosse indirizzato ai simboli e alle somiglianze proprio come nel pensiero odierno ( ed è per questo che ne siamo così affascinati). Per Belting invece l’immagine è in stretta relazione con il corpo e il mezzo. Immagine e morte Corpo e mezzo sono strettamente collegate alle immagini funerarie poiché il corpo assente del defunto viene sostituito da un’immagine. L’immagine però ha bisogno di corpo artificiale (materia) per avere visibilità. Tale corpo viene definito mezzo. RENDONO VISIBILE L’ASSENZA FISICA TRASFORMANDOLA IN PRESENZA ICONICA. (Colleghiamo l’invisibilità all’assenza!) ciò che è materia nel mondo reale con l’immagine diventa mezzo. La differenza tra forma e materia è radicata nella differenza tra immagine e mezzo (forma =immagine mezzo=materia). Il corpo è la via di comunicazione con l’immagine; essa ha bisogno di due atti per compiersi: 1- fabbricazione; 2-percezione ( processo con cui un dato sensibile acquisisce un significato) entrambi bisognosi di un corpo umano per avverarsi. L’immagine è datata nella sua fabbricazione ma lo è anche nella sua ricezione. Quando si crea un icona il significato dell’immagine viene deciso e ancorato definitivamente. Questo avviene sia per le immagini visibili che per quelle mentali. Questo RESTRINGE IL CAMPO SEMANTICO DELL’IMMAGINE E IL PENSIERO DELL’UOMO. ( difficoltà nel creare un pensiero latente. Ricordiamo che anche nelle sedute spiritiche il medium umano diventava il riflesso dell’avo ormai deceduto. Il corpo umano diventa il MEZZO OSPITANTE di immagini e il PRODUTTORE di altre. Il mezzo è colui che porta l’immagine dall’invisibile al “qui e ora”. UN’IMMAGINE è TALE SOLO SE VIENE ANIMATA DAL SUO OSSERVATORE. Immagine, corpo e mezzo L’immagine (qualcosa di visibile) ha bisogno dei media (vie di comunicazione) come mezzo per diventare visibili. Il corpo si classifica come un MEZZO VIVENTE in quanto produce, riceve immagini. L’immagine contiene in sè il paradigma della presenza nell’assenza. L’immagini testimoniano l’assenza di ciò che rendono presente attraverso il nostro sguardo. ( riusciamo a intravedere un qualcosa di sensoriale e simbolico dove in realtà non cè) Assenza=invisibilità presenza= visibilità necessarie per un’esperienza corporea. L’immagine nasce come un prodotto di una simbolizzazione collettiva o personale. Tutto ciò che appare alla vista può diventare o essere trasformato in un’immagine. Esse ci permettono di comprendere il mondo per ciò deve essere un’interpretazione il più possibile aperta e interdisciplinare. Sono considerate MEZZI COGNITIVI EQUIPARABILI AI TESTI MA CHE SI COMBINANO IN FORMA DIFFERENTE. In oltre l’immagine è divisa fra l’interiorità e l’esteriorità. Sia le immagini individuali che le icone hanno molteplici significati intrinsechi e ciò mette in dubbio la loro identificazione, almeno che il significato non sia palesemente materiale e quindi collettivo. LA PRODUZIONE FIGURATIVA A SEMPRE STANDARDIZZATO IL SIGNIFICATO DELL’IMMAGINE INDIVIDUALE PER RENDERLO COLLETTIVO. Alcune immagini individuali non sono interne, sono il frutto di una assimilazione totale di un interpretazione collettiva. Questo avviene perché LA PERCEZIONE VIENE INDIRIZZATA ANCHE GRAZIE AL CONTESTO TEMPORALE, SPAZIALE E SOCIALE IN CUI CI TROVIAMO. QUESTO VIENE CHIAMATO “ADATTAMENTO MEDIALE DELLE IMMAGINI”. La nostra percezione segue i mutamenti culturali. Immagine sul corpo, maschera: la maschera permette al nostro corpo di trasformarsi in immagine. L’immagine che si crea non è equiparabile al nostro corpo. Il nostro corpo nascosto (assenza) e la maschera (presenza) diventano un UNITà MEDIALE. La maschera è un corpo tecnico e inorganico senza vita che ha bisogno della nostra animazione per comunicare. L’antropologo Levi-Straus vede il volto come mezzo comunicativo tra corpo e segno. Solo mascherando il volto questo può diventare il mezzo del segno che incarna. Il corpo è di per sé un immagine in grado di diventare un mezzo di comunicazione. Il segno decora il corpo per sublimarlo ad altro, la scultura è un immagine imitatoria del corpo umano. La maschera costringe il corpo naturale a comportarsi come un’immagine sia nella mimica facciale cge nei gesti corporali. Indossando una maschera ogni nostra espressione viene velata perché essa si fissa su un’unica immagine. Anche il ritratto rappresenta una maschera della memoria e dell’identità sociale. Quando guardiamo una maschera o un ritratto di ogni genere, questa sembra che ci osservi a causa della somiglianza con il corpo umano, lo scambio di sguardi in realtà non esiste perché questo scambio di sguardi è in realtà unilaterale. ( la maschera funge come lo specchio). L’uomo da sempre instaura un rapporto con la maschera ( es: nell’antichità la maschera era ciò che metteva in relazione il mondo dei vivi con quello dei morti): Intermediale: che esprime attraverso più canali di comunicazione. L’intermedialità è una pratica molto diffusa nell’arte contemporanea, dove la riflessione sullo stile mediale si focalizza su l’osservatore. Essa presuppone la coesistenza e la rivalità di mezzi differenti. Esempio citato dal libro Gerard Ritcher . Immagini tecniche cioè derivate da analisi e precisione formale: Per l’uomo è più importante parlare di come si crea un immagine invece che proiettare su di esse i suoi desideri figurativi per creare nuove pratiche figurative. Il desiderio di figure autentiche e mimetiche richiede una garanzia tecnica di vero somiglianza ed è da sempre una tradizione. Il rinascimento, con il suo campo visivo estremamente calcolato, ne diviene un esempio chiaro. (leon battista Alberti e filippo brunelleschi). Un campo visivo estremamente mimetico richiede nell’osservatore un ATTO DI ASTRAZIONE poiché deve riuscire a guardare oltre lo spazio fisico bidimensionale della tela. Già allora il mondo reale poteva essere trasformato in immagine. La differenza fra antico e moderno e che precedentemente ogni immagine aveva bisogno del suo personale mezzo trasmettitore mentre con l’Avvento del computer si va a parlare di ipermezzo. La fotografia è sorta quando si iniziò a parlare di rappresentazione e immagine. Teorie mediali degli storici dell’arte: - Erwin Panosky : ( Storico dell’arte). Concetto di iconologia: Le immagini, specialmente nel rinascimento, sono allegorie figurative decifrabili attraverso i testi storici. (Interpretazione che si manifesta in modo diverso). Iconologia: branca dell’arte che mira alla spiegazione delle immagini e delle allegorie artistiche. Questo mostra come l’immagine nell’arte era precedentemente limitata al carattere di opera d’arte. Solo grazie a Aby Warburg (storico dell’arte) si separò l’insieme delle conoscenze artistiche dall’insieme delle scienze culturali. Nel 1931, dopo la morte di Warburg, edgar wind organizzo un congresso di estetica per riprendere il concetto di 2scienza della cultura” mostrando che le immagini avevano una nozione concettuale da estrapolare dall’essenza artistica. Julius Von Schosser: ( storico dell’arte) si avvicina nel 1911 ad un concetto antropologico dei mezzi figurativi. Si focalizzò sulle statue in cera per affermare che l’arte e i materiali di cui si compone sono nettamente differenti dalla vita reale e dai suoi materiali. La cera non ha liberato la forma dalla materia ed è proprio per questa nostra capacità di distinguere che ha incrementato le nostre capacità mimetica. Soltanto in ambito artistico il mezzo è importante in relazione alle immagini perché diventa uno stimolo forte per la nostra percezione. Questo stimolo rientra nell’ambito dell’estetica perché è suscitato dalle nostre sensazioni.( esempio pittura: la nostra sensibilità viene stimolata dalla superficie illusoria dello spazio). Per alcuni, come ad esempio il critico Clement Greenberg, la pittura si dobrebbe liberare totalmente delle immagini visibili del mondo per concentrarsi solo sul MEZZO VISIVO quali potrebbero essere tela e colore. ( Cezanne ad esempio dipingeva non curando l’aspetto naturalistico ma focalizzandosi sulla sperimentazione di forma e colore). Per questo capiamo che il l’arte non può essere intesa come concetto di figurazione e che la figuratività non può essere inclusa solo nell’arte figurativa. Polemica odierna e immagine digitale: l’immagine è in stretta correlazione con la “crisi della rappresentazione” . L’immagine è stata classificata come assassina del reale in quanto non gode degli stessi criteri di esistenza della realtà. Nel passato le immagini aveva quasi sempre uno scopo interpretativo religioso o sociale; ora le immagini non hanno più la necessità di referenziare un dato reale ed è proprio per questo che si è venuta a creare la crisi della rappresentazione. La crisi analogica è stata incrementata dall’immagine digitale, la tecnologia da un certo punto di vista ha creato una ANALOGIA TOTALE poiché all’interno di film e video sono stati annessi antichi privilegi che precedentemente appartenevano sono alla vita ( suono, movimento..). Acquistati i parametri vitali sono stati creati mondi virtuali che vanno di gran lunga oltre alla componente analogica in quanto possono esistere solo ed esclusivamente nell’immaggine. Più FINZIONI CI SONO Più PERDONO LA LORO CAPACITà ANALOGICA E SIMBOLICA. Oggi giorno le immagini vengono confuse con le loro tecniche figurative. Si è scoperto che La struttura neurale del cervello guida l’esperienza percettiva e quindi anche la rappresentazione interiore ed esteriore. L’immagine digitale inoltre diviene incorporea facendo sfuggire il legame fisico fra mezzo e immagine. Si crea un disordine mentale nell’uomo poiché l’uomo mantiene la sua percezione endogena mentre l’immagine ci nega le analogie empiriche portandoci impressioni esterne al copo. Si crea così un conflitto fra corpo e mezzo di comunicazione. In ogni caso non vi è mai stato un metodo tradizionale di approcciarsi alle immagini in quanto questo è sempre stato soggetto a trasformazioni storiche. L’ANALOGIA è UNA GRANDEZZA VARIABILE poiché DIPENDE DAI CRITERI DI RAPPRESENTAZIONE E SIMILITUDINE. Raymond Bellour sostiene che l’immagine digitale è sempre legata ad una rappresentazione perché è legata ai desideri figurativi dell’utente; per questo deve PRENDERE POSTO NELLA STORIA DELL’IMMAGINE E PRENDERE IN CONSIDERAZIONE L’OSSERVATORE E IL SUO COMPORTAMENTO RICETTIVO. Attraverso una sintesi produciamo in noi un immagine e attraverso l’analisi capiamo la sua tecnica mediale. Sintesi ultimo capitolo: L’imaginario collettivo ha trasformato lo sguardo che viene indirizzato alla medesima immagine.sogni visioni e ricordi sono la prova della nostra relazione con l’esterno. Tutte le immagini che chiamano sempre in causa altre. Ogni immagine ha un suo ruolo nel presente e quando questo cessa o si crea un’altra immagine o cambia significato per via del cambiamento dell’immaginario collettivo. Ogni immagine ha quindi un aspetto temporale e atemporale
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