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ANTROPOLOGIA RACCOLTA DOMANDE PEGASO 24 CFU, Appunti di Antropologia

DOMANDE ANTROPOLOGIA ORDINATE PER CITAZIONE

Tipologia: Appunti

2018/2019
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Caricato il 12/03/2019

serena-lambertoni
serena-lambertoni 🇮🇹

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Scarica ANTROPOLOGIA RACCOLTA DOMANDE PEGASO 24 CFU e più Appunti in PDF di Antropologia solo su Docsity! geertz   Noi antropologi abbiamo il mondo a nostra disposizione”. ......................................................................... 2  Senza i modelli culturali per e di gli umani non sarebbero quello che sono. Chiaro al riguardo il pensiero di Geertz: “[…] senza l’aiuto di modelli colturali l’uomo sarebbe funzionalmente incompleto, […] una specie di mostro informe senza meta né capacità di autocontrollo un caos di impulsi spasmodici e di vaghe emozioni” (1998, pp. 125-126). ........................................................................................................ 4  Per ottenere questo risultato occorre decentrare lo sguardo, “vedere noi stessi come gli altri ci vedono” (Geertz 1988, p. 22).  Per presentarsi in pubblico o per parlare di qualcuno i balinesi usano delle etichette, acquisite alla nascita e immodificabili. Tra queste etichette ci sono i marcatori relativi all’ordine di nascita. I nuovi nati avranno un proprio nome ma anche un marcatore: primo nato, secondo nato, terzo nato, quarto nato (l’ordine è evidentemente a base quattro, pertanto i successivi figli saranno di nuovo nominati primo , secondo, ecc…). Questi marcatori non hanno la funzione di identificare gli individui in quanto tali ma di suggerire una replica in quattro stadi di una forma imperitura (Geertz, 1988, p. 79) fabieti  Ugo Fabietti per introdurre al concetto di cultura si serve di una bellissima storia tratta dagli studi di De Coppet (1997), riguardante gli scambi tra gli spagnoli e il popolo degli Aré’ Aré.  L’esempio appena ricordato ci permette di arrivare a definire, nelle parole di Fabietti il significato di “cultura”: un complesso di idee, di simboli, di comportamenti e di disposizioni storicamente tramandati, acquisiti, selezionati e largamente condivisi da un certo numero di individui, con cui questi ultimi si accostano al mondo, in senso sia pratico che intellettuale (Fabietti 2015, p. 18).  Baluch (Pakistan meridionale): è uno di quei popoli che hanno adottato il sistema calendariale e cronometrico degli apparati statali dominanti ma anche conservato forme tradizionali e locali di scansione del tempo. Essi dividono l’anno in stagioni ma il giorno è scandito dall’alba, dal sole alto, dal tramonto e da cinque momenti della preghiera musulmana indipendentemente dal fatto che essi siano osservanti oppure no (Fabietti 1997).  Ecco allora che nella cultura umana c’è sempre la necessità di concepire un luogo dello spazio come punto di riferimento e di sicurezza. Gli esseri umani si sentono al sicuro in luoghi noti e controllabili, punti di riferimento o luoghi cari alla memoria di una comunità laica o religiosa che sia (Remotti-Scarduelli-Fabietti 1989). tylor  Tuttavia, la prima definizione antropologica di cultura si ascrive a Edward Tylor (in Primitive Culture 1871): “la cultura, o civiltà, intesa nel suo essere etnografico più ampio, è quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume, e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo i quanto membro della società”. Bourdieu  Pierre Bourdieu definisce come habitus: un sistema durevole di disposizioni, derivante dall’assimilazione di modelli culturali e dalla loro riproduzione. Esso potrebbe essere definito come una sorta di “ordine sociale incorporato”. L’habitus si ripercuote pertanto sulle pratiche degli agenti sociali, le quali ne disegnano le “traiettorie”, i percorsi che gli individui scelgono di seguire tra i vari possibili. L’habitus è quindi una struttura, strutturata e strutturante (Pierre Bourdieu).  Questo “essere nel mondo” sta alla base di ciò che Bourdieu ha definito habitus, ossia quel complesso di atteggiamenti psico-fisici mediante i quali gli esseri umani stanno al mondo. ...................................... 43  Ciò che sperimentiamo nel mondo è stata definita da Bourdieu (1998) come conoscenza attraverso il corpo. Si tratta di una conoscenza del tutto diversa da quella riflessiva e intenzionale con cui interroghiamo e interpretiamo il mondo in maniera sistematica. Essa è una conoscenza incorporata1. Keesing  Roger Keesing parla di controllo culturale (i comportamenti che ci vengono mostrati come ovvi e naturali e tipici sono di fatto le idee e i comportamenti di coloro che sono socialmente prevalenti) e di distribuzione della cultura (il modo in cui il sapere è ripartito non solo tra i diversi gruppi sociali ma anche tra individui appartenenti a generazioni diverse o a categorie sessuali diverse).  L’antropologo australiano Roger Keesing ha sollevato questo problema ossia che spesso il pensiero degli altri popoli è stato interpretato “alla lettera”, come se quanto venisse affermato fosse la loro concezione “ultima” e definitiva della realtà e si è chiesto se solo noi siamo capaci di pensare metaforicamente o ne sono capaci anche altri popoli. Balandier  L’antropologo Georges Balandier parla di dialettica delle dinamica esterna e della dinamica interna volendo dire che le culture si trasformano tanto secondo logiche proprie quanto secondo logiche di provenienza esterna Clifford,; Canclini).  Con l’espansione del capitalismo e della globalizzazione nuovi fenomeni si sono creati nel campo della cultura: un processo di incroci e mutuo arricchimento e di “inseminazione” fra forme culturali precedentemente separate (Clifford, 1993; Canclini 1998 Appadurai  Gli antropologi infatti studiano solo alcuni aspetti di una determinata cultura ma al tempo stesso per poterlo fare hanno bisogno di considerare il fenomeno in relazione a molti altri, estendendo la loro ricerca al di là della sola dimensione locale (Appadurai 2001). ............................................................... 7  Il carattere olistico della cultura non obbliga a conoscerla nella sua totalità. Gli antropologi infatti studiano solo alcuni aspetti di una determinata cultura ma al tempo stesso per poterlo fare hanno bisogno di considerare il fenomeno in relazione a molti altri, estendendo la loro ricerca al di là della sola dimensione locale (Appadurai 2001).  Pertanto, la diffusione dei media e la grande mobilità delle persone ha portato alla nascita di una “immaginazione da spostamento”: essa non costituisce un modo per uscire dal quotidiano ma è diventata una parte del nostro stesso quotidiano e serve a orientarlo (Appadurai 2000 Greenberg  Universalità semantica: tutte le lingue sono in grado di produrre informazioni relative a eventi, qualità di cose, luoghi del presente, del passato e del futuro, vicini e lontani, reali e immaginari (Greenberg 1968). Kluckhohn  Alcuni antropologi moderni hanno seguito la medesima linea di indagine, cercando di individuare fenomeni universali, come il linguaggio, l’istituzione di norme e i tabù dell’aggressività sfrenata e dell’incesto Benedict  In polemica con la ricerca di universali, alcuni antropologi (per esempio Benedict, 1934) hanno sostenuto che ogni società, o cultura, vive secondo uno specifico sistema di opinioni, credenze e valori autonomi, che non può essere giudicato superiore o inferiore ad altri freud  la necessità di contrastare la rivalità e la degenerazione all’interno della famiglia davis  o il bisogno di salvaguardare la coerenza della classificazione e delle regole adottate nei sistemi di parentela Lowie  Questo tipo di ricerca non è sempre esclusivamente descrittivo, perché molte teorie, dato un fattore supposto universale, per esempio il tabù dell’incesto, cercano di spiegarne l’universalità postulandone una qualche ragione, come un’avversione istintiva Skocpol e Somers  hanno recentemente sostenuto che il metodo comparativo si presta particolarmente bene all’analisi di fenomeni macroscopici come gli Stati, i sistemi economici e i sistemi di classi; Leach  Leach (1958) definì i dati degli antropologi “sistemi di relazione”. Questa prospettiva relativistica, se troppo accentuata, rischia di eliminare totalmente il confronto sistematico tra culture e società differenti, a causa dell’insistenza sull’unicità e la peculiarità delle singole culture Shweder 1991,Biscal di 2009  È un atteggiamento che mira a comprendere i fenomeni, dove comprendere non significa giustificare ma collocare il senso delle cose nel giusto contesto e predisporre l’osservatore alla comprensione della realtà. “Trovare modi difendibili per far posto alle diversità” Esposito  Riflessività antropologica: capacità di sottoporre a serrata critica i fondamenti del proprio etnocentrismo culturale, evidenziandone i limiti, gli eccessi, gli errori, senza per questo rifiutare di riconoscersi come figlia della stessa temperie Remotti  La dimensione riflessiva aiuta a cogliere meglio il punto di vista degli altri ma anche a capire meglio noi stessi  Ecco allora che nella cultura umana c’è sempre la necessità di concepire un luogo dello spazio come punto di riferimento e di sicurezza. Gli esseri umani si sentono al sicuro in luoghi noti e controllabili, punti di riferimento o luoghi cari alla memoria di una comunità laica o religiosa che sia  Prendiamo il caso degli Indios brasialiani Tupinamba, che praticavano il cannibalismo nei confronti dei prigionieri (Remotti 1995). Quando un nemico veniva catturato non veniva mangiato subito ma inserito nella società: gli veniva data una casa, una moglie e lo si aiutava a diventare parte integrante di quella comunità con un processo di socializzazione che poteva durare anche molti anni  Il corpo allora diventa veicolo privilegiato per manifestare la propria “identità”, socialmente individuabile, e così tatuaggi, perforazioni, circoncisioni, infibulazioni, ecc, sarebbero tutte pratiche finalizzate a quella che lo studioso Remotti (1996, 2002, 2003) ha definito antropopoiesi, cioè fabbricazione dell’umano da parte della società Cavalli- Sforza  Le ricerche di Cavalli-Sforza (1999, 2001, 2004) hanno dimostrato che le differenze somatiche sono superficiali e molto recenti nella storia: la nostra specie ha raggiunto il suo aspetto attuale e le sue capacità intellettive solo 50.000 anni fa ed è a partire da tale data che cominciarono a differenziarsi somaticamente grazie al processo migratorio e di dispersione della specie George Leclerc de Buffon  il naturalista George Leclerc de Buffon, alla fine del XIII secolo, fu in grado di stabilire che tutti gli uomini fanno parte di un’unica specie. Più avanti gli antropologi dimostrarono che gli esseri umani sono tali perché produttori di cultura e che le lingue possiedono strutture grammaticali paragonabili in quanto alla complessità trombetti  Studiosi come Alfredo Trombetti (1866-1929) hanno sostenuto che tutte le lingue parlate ed estinte fossero riconducibili a “superfamiglie” derivanti, a loro volta, da un unico grande ceppo di origine Pavanello  Queste società vengono definite acquisitive per sottolineare il fatto che esse realizzano la propria sussistenza attraverso il prelievo di risorse spontanee dall’ambiente Bailey  Alcuni antropologi sono convinti che queste società non potrebbero sopravvivere senza interagire con società basate su diverse forme di adattamento Schmandt- Besserat  Essa si diffuse a partire da tale data nelle regioni dell’area mesopotamica e si sviluppò a partire da alcuni sistemi di calcolo che col tempo videro la sostituzione di oggetti (sassolini, semi) con dei veri e propri segni aventi ciascuno un significato diverso Jousse  Jousse definì queste popolazioni come verbomotorie per dire che esse mostrano un legame molto forte tra modelli ritmici del discorso orale da una parte e la respirazione e i gesti dall’altra (1979). Calame- Griaule  Alcuni popoli hanno una vera e propria “teoria della parola”, come per esempio i Dogon del Mali, che crede che la parola sia la proiezione sonora del corpo nel mondo, l’estensione spaziale della personalità dell’uomo Malinowsk i  sostenne (1966) poi che nelle culture orali le parole si caricano in certe circostanze (formule magiche, riti, racconti) di un potere causativo importante come se il “dire” fosse quasi un “fare”.  . Un’eco delle utopie positive si trova anche in alcune ricerche antropologiche empiriche, per esempio nella descrizione di società primitive sessualmente libere  Tiv della Nigeria: collocano gli eventi nel tempo facendo riferimento all’organizzazione dei mercati. Un mercato è un ciclo di cinque giorni duranti i quali si svolge una fiera diversa. Se un Tiv dice “due mercati fa” si riferisce con una certa precisione a un evento accaduto da un minimo di 6 a un massimo di 10 giorni prima
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