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Le Sirene nel Mito e nella Storia dell'Occidente - Prof. Moro, Dispense di Antropologia

La mitologia greca delle sirene, le loro interpretazioni filosofiche e le loro rappresentazioni nella storia e nella cultura occidentale. Delle sirene omeriche, della resistenza di ulisse, delle sirene nelle argonautiche, della sirena partenope che fondò napoli, delle sirene cristiane e delle sirene d'autore. Una ricca panoramica delle varie forme che le sirene hanno assunto nel corso del tempo, dalla loro origine mitica a loro interpretazioni moderne.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 21/03/2024

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Scarica Le Sirene nel Mito e nella Storia dell'Occidente - Prof. Moro e più Dispense in PDF di Antropologia solo su Docsity! SIRENE. LA SEDUZIONE DALL'ANTICHITA' AD OGGI. ELISABETTA MORO Introduzione: La sirena e la mela La sirena e la mela di Adamo ed Eva hanno funzioni mitico-simboliche analoghe. Secondo il racconto biblico il serpente sottopone Eva alla tentazione della conoscenza. All'inizio la donna resiste, ma come è noto la proibizione nulla può di fronte alla tentazione; sedotta dall'idea di diventare sapiente prese il frutto e lo mangiò. Per questa ragione viene accostata la mela alla sirena, non è semplicemente la seduzione che viene dal corpo, ma piuttosto quella che proviene dalla conoscenza. I: Sirene nel mito, sirene nella storia dell'Occidente Le sirene omeriche e la resistenza di Ulisse La mitologia greca descrive le sirene come figlie del dio fluviale Acheloo e di Melpomene, la musa della tragedia. L'iconografia classica raffigura queste leggendarie creature come esseri metà donna nella parte superiore del corpo e metà uccello in quella inferiore. Nel XII libro dell'Odissea Circe mette in guardia Ulisse e i suoi compagni da queste creature. Le sirene hanno il volto di donne affascinanti e attirano gli uomini che attraversano le acque con il loro irresistibilecanto per poi divorarli e riempire la loro scogliera con cumuli di ossa. La maga consiglia all'eroe e alla sua ciurma di chiudere le orecchie con della cera, in modo che non possano lasciarsi ammaliare dal loro canto. Ma se proprio vuole, solo l'eroe può ascoltarle. Tuttavia, spinto dall'inestinguibile curiosità che lo contraddistingue, Ulisse tappa le orecchie solo ai compagni e da questi si fa legare all'albero della nave in modo da poter ascoltare la voce delle sirene. Queste lo invitano a restare con loro, ma l'acheo riesce a resistere al loro inganno. Ulisse racconta quello che gli dicono le alate fanciulle; le seduttrici dicono di sapere quel che è accaduto sotto le mura di Troia. Promettono la conoscenza. Le sirene sanno leggere il futuro e conoscono il passato. Vi sono numerose interpretazioni filosofiche sulle sirene. Le due più rilevanti sono quelle di Pitagora, il quale sostiene che esse costituiscono la forma della Tetrade la figura più sacra per i pitagorici, che rappresenta l'origine di tutte le cose. Un triangolo perfetto. E quella di Platone per la quale le sirene sono delle divinità musicali. Il canto delle Sirene nei cieli è senza parole, è l'armonia, la musica delle sfere. Mentre per i filosofi greci le sirene erano figure astratte, nel frattempo le persone comuni vivevano circondate da sirene concrete; in forma di statue di marmo, ornavano le ceramiche. Ma soprattutto erano presenti vicino alle tombe, come custodi della soglia dell'Aldilà. In questo caso si trattava di una variante delle sirene; non appaiono come nemiche degli uomini, ma come accompagnatrice dei defunti. Le sirene dunque non sono mai state esclusivamente negative, ma hanno conservato due facce: una ostile e una solidale. Resistere al canto, ovvero uccidere le sirene Nel mito greco chi resiste al canto delle sirene ne determina un salto in mare che conduce alla "morte per acqua", ovvero il suicidio. Morendo fondano città. Secondo un racconto antico le tre sirene che tentarono Ulisse si uccisero gettandosi in mare perché non erano riuscite a trattenere l'eroe. Una di esse, Partenope, si arenò sulla spiaggia di ciò che diverrà la città di Napoli, e a lei vennero dedicati giochi annuali, le Lampadedromie. Il corpo di Licosa emerse nelle acque del golfo di Poseidonia (Paestum)da cui il nome di Licosa dato a un'isoletta presso quella città, Punta Licosa. Le onde del mar Tirreno avrebbero invece rigettato il corpo di Lighea sulla riva tirrenica della Calabria, presso l'antica città di Terina, dove ora sorge Vibo Valentia. Nelle Argonautiche: la resistenza di Orfeo Anche Giasone, proprio come Ulisse, incontra le sirene durante il viaggio di ritorno dalla Colchide, la terra del vello d'oro. A raccontarlo è Apollonio Rodio, un poeta greco. Le canore sirene aspettano che gli ignari marinai vengono raggiunti dalla loro voce. Questa attività predatoria non è però sempre stata la loro occupazione. In precedenza erano al servizio di Persefone, la figlia di Demetra, prima che Ade la rapisse per sposarla. Queste vergini chiedono espressamente agli dei di essere dotate di ali per poter sorvolare il mondo alla ricerca della loro amata compagna. E il loro desiderio viene esaudito. Sorvolano il mare e la terra, ma non riescono a riportare la fanciulla sana e salva tra le braccia della madre. Così rimangono bloccate per sempre in un corpo ibrido, appollaiate sugli scogli, a diffondere quel canto melodioso. Non appena però iniziano a cantare, prontamente Orfeo intona con la lira una melodia più dolce, riuscendo a competere con la voce delle sirene. |l suo suono riempie le orecchie degli Argonauti proprio come la cera di Ulisse ottura le orecchie dei compagni. Ma, proprio quando i marinai credono di avere scampato il pericolo senza subire perdite, si accorgono che il loro compagno Bute è stato attratto dal canto delle sirene. L'unico Argonauta ad aver sentito la voce delle seduttrici, ma che grazie ad Afrodite, la dea dell'amore, riuscì a mettersi in salvo. Sia in Omero che in Apollonio Rodio si narra anche della loro fine: in preda alla frustrazione, le sirene si uccisero gettandosi dalla scogliera. Partenope, la sirena che fondò Napoli La sirena Partenope sconfitta da Ulisse viene trasportata dalle onde fino alla costa campana, dove sarà poi seppellita dagli abitanti. Lì sorge la città Partenope, che presto diventerà Napoli. Da allora il sepolcro della sirena è il cuore palpitante della città. Il mito della sirena Partenope costituisce per la cultura partenopea una vera e propria struttura permanente del pensiero, dalla letteratura al cinema, ad esempio il lungometraggio "Voce e'Sirena" del regista e autore Sandro Dionisio, alle serie televisive come "Sirene", ambientata sul golfo di Napoli e andata in onda sulla Rai. Essa inoltre è raffigurata in molti luoghi; vi è una Partenope sul Teatro di San Carlo, una sulla fontana di piazza Sannazaro, e un'altra ancora in una fontana medievale accostata al muro della chiesa di Santa Caterina della Spina Corona. Per secoli i Partenopei hanno cercato il II sepolcro della fondatrice individuandone vari; il più antico era il Castel dell'Ovo. Successivamente sarebbe stato spostato all'interno della chiesa di San Giovanni Maggiore. In questo senso risulta esemplare la versione dei fatti data dalla scrittrice napoletana Matilde Serao la quale scrive che Parthenope non è morta, non ha tomba, e continua a vivere. Partenope all'opera Antonio Summonte, autore della "Storia della città e del Regno di Napoli", considera Partenope discendente di una famiglia di ecisti, fondatori di città. Egli non prende nemmeno in considerazione la possibilità che Partenope possa essere un mito e sceglie un'interpretazione secondo la quale Partenope è a tutti gli effetti una regina e non una sirena. In questo caso Partenope e le sirene sono due entità differenti; la prima ricondotta alla storia in quanto donna nobile, la seconda strettamente legata al mito. Dal canto al corpo: sirene cristiane La Chiesa controriformata cerca di sovrapporre alla sirena pagana una vergine cristiana. E Santa Patrizia una delle natrone più importanti di Napoli, viene letteralmente plasmata sul modello di Partenope. La santa si è Sovrapposta alla sirena sul piano simbolico, ma anche quello topografico, tanto che si diceva che la tomba Hierapolis e al culto tributato della dea-sirena un'opera fondamentale: il De dea Syria. Questa è una delle testimonianze più preziose per la ricostruzione di un mito sepolto ma che, sotterrato, ha continuato ad abitare l'immaginario sia del Medio Oriente sia dell'Occidente. Oggi non c'è più traccia di quella città che fu tanto centrale per la storia della Siria. Secondo Chirassi Colombo il ruolo storico e politico della dea sirena è quello di dare visibilità a un éthnos che non c'è, dal momento che non esistono i Siriani come "nazione" e neppure la Siria come espressione geopolitica precisa. Dunque il mito ad assumere il compito di costruire l'identità. Esattamente come fa l'imperatore Augusto quando commissiona a Virgilio la scrittura dell'Eneide per affermare la discendenza dei romani dall'eroe troiano. Così per i Greci, Siria è la dea straniera: l'orientale. Volendo però riassumere quello che la Siriana ha rappresentato nel mondo antico, la si dovrebbe definire come una divinità che ha incarnato il ruolo di sovrana e fondatrice della città, di costruttrice di ordine e giustizia, di garante della fertilità attraverso la sua stretta connessione con i fiumi e le acque. La dea Siria in Occidente: i suoi sacerdoti eunuchi |l culto della dea Siria si propagò anche in Occidente; i primi adoratori della dea nel mondo latino furono gli schiavi. In particolare fu adorata dai cittadini di Atene e di Roma. L'Impero romano appare decisamente pluralista in fatto di scelte religiose e spirituali, esso infatti non abbandona mai la sua religione per sostituirla con un altra, ma le adotta entrambe. Tuttavia, il culto per la Siriana a Roma non gode sempre di una buona reputazione, a causa della crudeltà dei suoi riti e della scompostezza dei suoi sacerdoti. Tra canto e silenzio. Il corpo della voce Nei miti antichi le sirene sono esseri sonori, rappresentano il canto poetico, la voce della seduzione. Accanto a tutto questo è importante notare che esiste una mitografia sirenica che passa attraverso il tema del silenzio. Le figlie di Acheloo oscillano quindi tra questi due estremi della voce; il canto da una parte, il silenzio dall'altra. A smorzare la loro voce potente sono l'audacia di Ulisse o il talento di Orfeo. Nel mito di Ulisse, le sirene tacciono quand'egli supera il loro lembo di mare, mentre nelle Argonautiche a porre fine al loro canto è Orfeo che con la sua arte da cantore riesce a domarle. Dunque l'estremo limite dell'esistenza sirenica è l'inizio del loro silenzio che rappresenta di conseguenza la salvezza dell'eroe. Sirene eversive Le sirene sono vergini che odiano il matrimonio per questa ragione si oppongono ad Afrodite, dea dell'amore. Il rifiuto del matrimonio si concretizza in una scelta sociale, ovvero la verginità, che nel mondo pagano non ha nulla a che vedere con la purezza, che invece è al centro del concetto cristiano di verginità. Le sirene incarnano, dunque, un ruolo antagonistico alla comunità. Tutto in loro è eversivo e per questo la società è costretta a isolarle e a prescrivere ai suoi membri di evitarle. Un'altra vergine antagonista di Afrodite è Mirra che prima di trasformarsi in una sostanza preziosa, degna di essere regalata dal Re Magio Melchiorre a Gesù Bambino, era una persona. Il suo mito è ambientato in Siria. La giovane Mirra rifiuta tutti i suoi pretendenti opponendosi di fatto al matrimonio e ad Afrodite la quale, indispettita dalla ribellione della vergine, la punisce facendola innamorare perdutamente del padre, il re di Cipro. Con l'aiuto di una serva Mirra riesce a giacere per dodici notti con lui, che ignora di compiere un atto incestuoso. Da questa follia amorosa nasce Adone, il dio giovane e bello. Questo è l'incarnazione stessa della seduzione, descritto come un don Giovanni dell'antichità. Adone infatti suscita prima in Afrodite, poi in Persefone, un amore sfrenato. Tanto che le due se lo contendono fino a raggiungere, con la mediazione di Zeus, un accordo; sei mesi con l'una, sei con l'altra. I miti dicono, dunque, quanto sia pericoloso opporsi ad Afrodite. E di conseguenza al matrimonio in un certo senso combinato. L'unica via di fuga è per la vergine l'uscita dalla vita privata per entrare in quella pubblica del mondo maschile. Atena, Partenope, Siria, ci racconta il mito, portano a compimento questo oltrepassamento; esse rifiutano il vincolo matrimoniale per potersi dedicare alla comunità e addirittura fondarla. Atena con la fondazione simbolica di Atene, Partenope di Napoli e Siria di Hierapolis. Così le sirene, da creature pericolose diventano, con la fondazione delle città, figure totalmente positive. III: Sirene d'autore Il mondo contemporaneo avverte il bisogno di continuare a produrre sirene. Alcuni degli autori che contribuiscono alla perpetuazione del mito sono Andersen, Tomasi di Lampedusa, Kafka e Malaparte, adattandolo ovviamente ai propri scopi letterari. La sirenetta di Andersen, eroina borghese Andersen nella sua fiaba rinnova il mito delle sirene rendendo la protagonista del tutto positiva e familiare. Inoltre spinge per la prima volta il lettore a immedesimarsi con la sirena. La Sirenetta ha un'ossessione per gli esseri umani. Stregata dall'amore, disubbidisce agli ordini del padre e della nonna e si sottomette completamente alla volontà dell'amato. La piccola sirena si presenta, infatti, come un'eroina borghese che ama il principe azzurro e desidera il suo amore sopra ogni cosa. Rispetto alle sue antenate, dunque, non conduce il gioco della seduzione ma vi è condotta dalle circostanze. Ad esempio le sorelle della Sirenetta sono molto belle, ma rimangono pur sempre delle creature pericolose. Uno dei loro passatempi preferiti è infatti quello di attirare col loro canto i marinai sotto la superficie dell'acqua, causandone la morte per annegamento. L'assenza delle gambe è il primo ostacolo che impedisce alla Sirenetta di conquistare il principe azzurro. Durante i festeggiamenti per il sedicesimo compleanno del principe, una tempesta sbalza il festeggiato in mare e la sirenetta gli salva la vita. Ancora incosciente lo deposita sulla riva. Una delle ragazze della festa lo nota svenuto sulla spiaggia e gli fa riprendere conoscenza, rimanendo impressa per sempre nel suo cuore. Così accade che, mentre la Sirenetta rimanga folgorata dalla visione del principe, lui si innamora della ragazza che crede gli abbia salvato la vita. Da quel giorno la sirenetta rimane ammaliata dal mondo degli uomini e comincia a vivere con frustrazione la sua condizione naturale, che prevede per la sua specie una vita media di trecento anni. Le sirene possono vivere fino a 300 anni, ma una volta che sono morte, sono andate per sempre. Gli uomini invece, grazie alle loro anime immortali, dopo la morte possono vivere per sempre, e questo li qualifica come esseri superiori. La Sirenetta desidera salire in superficie e conquistare l'uso delle gambe non solo per l'amore del principe, ma anche per poter avere un'anima. La sirena decide allora di rivolgersi alla strega del mare Ursula per chiederle aiuto. Quest'ultima accetta di aiutarla, ma solo in cambio della cessione della sua voce, lei potrà ottenere le due gambe. Ma la sua metamorfosi in essere umano non è affatto semplice. La Sirenetta non solo deve rinunciare alla sua voce, ma ogni passo sui suoi nuovi piedi comporta una terribile agonia. La strega del mare spiega infatti come la sensazione sia quella di camminare sui coltelli. Aggiunge inoltre che se non riuscirà a conquistare l'amore del principe lei morirà e, non avendo un'anima, andrà persa per sempre. La Sirenetta acconsente a farsi tagliare la lingua e si dirige verso il principe. Ma quest'ultimo, una volta giunta alla sua corte, lascia dormire la Sirenetta ai piedi del suo letto e la chiama "la sua trovatella". La tratta come fosse il suo animale domestico. Nonostante il divario fra i due ragazzi il rapporto tra loro diventa giorno dopo giorno sempre più appassionato. Ma un giorno sfortuna vuole che il principe ritrovi inaspettatamente la ragazza del naufragio, e che questa sia proprio la principessa che è stata scelta dai suoi genitori come futura sposa. Le nozze tra i due giovani pongono fine ad ogni illusione della sirena, che sconsolata attende la sua fine. Mentre la Sirenetta si prepara a morire, dissolvendosi come la schiuma delle onde, le sue sorelle le fanno dono di un pugnale magico. Se lei riuscirà a uccidere il principe e a intingere i piedi nel suo sangue prima del sorgere del sole, potrà tornare a essere una sirena senz'anima, ma almeno non si dissolverà nel nulla. Tuttavia la protagonista non riuscirà a compiere questo gesto cruento. Posa il coltello e si rassegna al proprio infelice destino. Così la fiaba, priva di lieto fine, si configura come una parabola tragica. La sirenetta Disney, eroina cosmopolita Howard Ashman viene incaricato dalla Walt Disney a scrivere l'adattamento del racconto di Andersen per il cinema di animazione. Il racconto si concentra sulla vicenda di Ariel, la figlia più piccola di Nettuno, re del mare. La Sirenetta dai capelli rossi, occhi azzurri e voce incantevole, salva il principe Eric dal naufragio e se ne innamora. Ma la sua coda di pesce costituisce un ostacolo all'unione fra i due, così la ragazza stringe un patto con la strega del mare Ursula, scambiando la sua voce ammaliatrice con un paio di gambe. Apparentemente viene accontentata, ma la strega la inganna e fa prigionieri sia lei che il padre. Il principe Eric li salva. Eric ed Ariel si sposano, consentendo alla sirenetta di rimanere umana per tutta la vita. Nell'arco di un secolo la sirenetta è passata dalla versione borghese e pessimistica di Andersen, che la dipingeva come una creatura condannata dalla sua diversità a vivere senza amore, alla versione che ha affidato ad Ariel un messaggio universale di rispetto delle diversità culturali. In questo senso può aver avuto un ruolo il fatto che il suo creatore Ashman fosse omosessuale, vivendo quindi in prima persona la diversità. Tomasi di Lampedusa: fare l'amore con una sirena Tomasi di Lampedusa scrive "La Sirena". L'altro titolo con cui è anche conosciuto è “Lighea" -dal nome del personaggio mitologico rappresentato- dato dalla moglie dell'autore. Il racconto si apre con l'incontro tra Rosario la Ciura, professore in pensione, e Paolo Corbera di Salina, giornalista della Stampa. La Ciura gli narra episodi della sua vita, fino a fargli l'intima confidenza circa le ragioni del suo celibato: gli svela cioè come da giovane, alla vigilia d'un suo viaggio in Portogallo, presso la spiaggia siciliana di Augusta sulla sua barca fosse salita una sirena. la sirena Lighea, essere ibrido e immortale, che gli promette un amore sovrumano. Così Rosario La Ciura si presenta come l'unico a poter dire cosa sia l'eros vissuto con quella creatura. Sarà quest'esperienza a rivelargli che in realtà le sirene non uccidono nessuno, amano soltanto. E' questo a renderle imperdonabili. Sulle orme di Kafka. Il silenzio delle sirene Franz Kafka rovescia il senso stesso dell'Odissea, per spiegare che le sirene di Ulisse non hanno mai cantato: la cera nelle orecchie non sarebbe mai bastata, e l'astuzia dell'eroe deve risiedere altrove. Kafka descrive, infatti, un Ulisse che ripone tutte le sue speranze di salvezza in un "mezzuccio" come quello di farsi legare all'albero maestro della nave e di isolare sè e i suoi compagni dal canto delle incantatrici, sigillando le orecchie dei suoi compagni con la cera. Un escamotage che secondo Kafka appare ridicolo al confronto della potenza vocale delle sirene, perchè il loro canto penetrava dappertutto. Secondo lo scrittore, quindi, Ulisse si salva fingendo di udire le sirene, mentre esse tacciono e il loro silenzio è infinitamente più pericoloso del loro canto. Ma Odisseo tuttavia, per così dire, non udì il loro silenzio, e credette che
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