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Apocalittici e Integrati, Umberto Eco, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Il documento include SOLO le prime 64 pagine del testo, riassunte paragrafo per paragrafo.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 08/09/2022

Auroooraa
Auroooraa 🇮🇹

4.2

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Scarica Apocalittici e Integrati, Umberto Eco e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Apocalittici e Integrati- Umberto Eco Un libro “ruffiano” che può permettersi di muoversi tra le 2 posizioni antitetiche, apocalittici e integrati, prima acclamandole e poi condannandole senza appello. Eco capisce che è arrivato, al suo tempo, il momento di cimentarsi in ciò che veniva considerato da condannare a priori, per fare ciò mostra un atteggiamento moderno che si affianca al suo essere cosmopolita , non solo riprendendo forme di arte che altri non avrebbero mai osato toccare, ma nascondendo dietro il suo essere “snob” aristocratico una gran voglia di trasferire conoscenza in modo duttile: ne è esempio la fondazione del DAMS, vista come più al passo con i tempi rispetto la facoltà di Lettere, che subito si espanderà a macchia d’olio. Tornando al testo, muovendosi tra i due opposti evidenzia i rischi di radicalizzazioni e ingenuità, convenendo che la soluzione è quella di non rientrare in nessuno dei due estremi e tenere sempre d’occhio l’ormai impossibile da ignorare cultura di massa. Eco stesso negli ultimi anni della sua vita, però, si trasforma in apocalittico contro l’uso di internet, e in generale dalla pubblicazione del testo a oggi è sempre presente il quesito “Eco avrebbe considerato X apocalittico o integrato?”; due dei più importanti nomi che possiamo prematuramente prendere in esame sono Calvino e Pasolini, Calvino è un apocalittico che mostra per segni di apertura tali da non renderlo estremo, Pasolini invece prende coscienza dell’opera di Eco e sembra volontariamente mimetizzarsi per diventare un apocalittico di prim’ordine. L’unica cosa certa, è la necessità di prendere atto della Rivoluzione dei Mass Media, che porta persino il sottoproletariato, l’ossessione di Pasolini, a rincorrere la volontà di ascendere nelle gerarchie sociali. Introduzione Pubblicato per la prima volta nel 1964, Eco non pensava di star fornendo nuovi apporti alla questione, credeva solo di fare il punto generale su un dibattito ormai maturo. Invece, porta alla nascita di molteplici nuove polemiche, ma anche della canonizzazione dell’espressione “apocalittici e integrati” come slogan e sorprende la cultura italiana. Già una delle più immediate recensioni in merito, quella di Pietro Citati, critica in Eco un punto che poi è ben discusso in merito alla cultura di massa e gli strumenti per analizzarla; Citati afferma che Eco cita senza ragione grandi nomi filosofici come Kant, ma ciò viene affermato perché fa parte dei critici che credono che non si possa trattare un argomento indicato come “basso” con gli strumenti e i nomi della “cultura alta”, Citati è un tipico critico apocalittico. Il testo di Eco rappresenta quindi una definitiva prese di coscienza di uno dei fenomeni culturali più rilevanti ed esplosivi del secolo, stupendo critici e figure intellettuali meno informate analizzando ad esempio i fumetti come forme d’arte, discutendo su televisione, letteratura borghese, musica registrati. Escludendo però le reazioni scandalistiche, restano poi i conservatori amareggiati e i progressisti in tensione. Dei conservatori era prevista la reazione avversa, mentre una reazione intelligente sarebbe stata quella di iniziare a protendere verso una visione “apocalittica sfumata”, ciò che possiamo trovare ad esempio nella coerenza di Montale, il quale pur se pessimista si mostra pronto a osservare con curiosità la novità, concorda con Eco sul Corriere della Sera riguardo l’esistenza dei mezzi di massa, e prima di chiedersi come piegarli a fini umani si chiede invece quali siano i fini umani, profetizzando (ma in maniera errata, osservando oggi la sua posizione) che in futuro la guerra fredda pro-contro mass media sarebbe stata giudicata priva di senso. C’è poi chi accusa Eco di esser troppo benevolo nei confronti di Charlie Brown, chi lo accusa di non aver considerato fattori socio- economici nella posizione dei mezzi di comunicazione adibiti a diffondere messaggi di massa, chi oggettivamente vede Eco come realista che accetta il dialogo tra posizioni opposte e si tramuta così in una personificazione vivente del memoriale di Yalta ma sulla cultura di massa. Tra i consensi Oreste del Buono ma soprattutto Enzo Siciliano su La 1 Fiera Letteraria: inizia con una lode segnata dalla ripetizione analogica di “D’accordo”, poi si scaglia contro i tradizionalisti, per terminare poi con un’analisi storica. Oggi il testo ha visto varie edizioni, due traduzioni integrali e altre a spezzoni di saggi isolati, la nascita di uno slogan che viene ancora utilizzato anche senza sapere da dove venga. L’autore difronte ciò confessava di cercare di impedire ogni richiesta di nuova edizione, ciò perché, come si vedrà avanti, discutere di questi fenomeni vede continuamente la nascita di nuovi aggiornamenti, opposizioni, e dunque una nuova edizione lo avrebbe portato a riscrivere l’opera da capo, decide così di non cancellare il passato e ciò che dalla sua penna è uscito nel 1964. Il testo nasce inoltre a partire dalle personali passioni di Eco, quali fenomeni di costume, cultura popolare, la televisione ma la rivelazione arriva per lui tra 1961 e 1962, invitato a un simposio sulla demitizzazione si rende conto di vedere Superman come un divo del suo tempo, porta con sé i fumetti, e contro le sue aspettative diventa argomento di discussione e tema che quindi si convince di dover riprendere in uno scritto. Segue ciò la pubblicazione di un numero di De Homine, nel 1963, sulla cultura di massa che lo stimola tanto da ispirarlo nella stesura del primo capitolo di Apocalittici, tutto ciò mentre nelle università iniziavano i corsi sull’analisi delle comunicazioni di massa e Eco teneva a Torino un corso libero sull’estetica e le comunicazioni di massa, svolgendo i temi che poi avrebbe posto nell’opera, e coglie così tanto l’attenzione degli studenti che ciò non si ferma alle lezioni ma si prolunga in riunioni in un centro sociologico distaccato dall’Università. Da tutti i saggi e articoli scritti a proposito nasce l’opera, dopo averla mostrata a Bompiani, e l’autore ha sempre poi ribadito che se l’avesse scritta dopo non sarebbe stata la stessa, fare la teoria delle comunicazioni di massa è come fare la teoria del giovedì prossimo. Nel 1974, dieci anni dopo la prima pubblicazione, avviene una ristampa per la collana economica I Satelliti e a questa vengono unite delle osservazioni: i temi non risultano già scandalosi come nella prima edizione, la bibliografia andrebbe aggiornata con nuove fonti, si sono sviluppati nuovi strumenti semiotici, alcuni dei suoi saggi hanno trovato conferma altri sono stati distrutti, ma ciò non fa che avvalorare la tesi per la quale non è possibile stilare una netta divisione tra “massa” e “uomo di massa”, tra “apocalittici e integrati”. Resta attuale la constatazione che una così grande possibilità di fruizione di informazioni può portare a risultati inimmaginabili, insieme, ancora, a quella per la quale i libri sulle comunicazioni di massa non possono non essere provvisori ma nonostante ciò, questo è per Eco il testo che gli ha permesso di avvicinarsi agli studi semiotici studiando prima le avanguardie e poi il loro opposto, raggiungendo in conclusione un quadro teorico unificante. Infine, ciò che negli anni ha forse mantenuto alto l’interesse verso Apocalittici è il quesito “Eco era apocalittico o integrato?”, ma la necessità di avere risposte certe non è altro che una pretesa dell’uomo influenzato dalla cultura di massa. Prefazione E’ scorretto dividere tutta l’umanità nelle categorie di apocalittici e integrati, ma ogni libro ha esigenze di titolazione che devono ricollegarsi alle linee metodologiche generali che portano a estremizzare le scelte culturali. Il secondo concetto generico di cui si tiene conto nei saggi è quello di “cultura di massa” a cui si deve lo sviluppo delle precedenti due categorie generiche. La cultura di massa è l’anticultura che si sviluppa in corrispondenza all’esplodere della presenza delle masse, una cultura per tutti ma che in realtà colpisce solo chi può comprenderla, un enorme controsenso che porta l’uomo di cultura a viverla come un’Apocalisse. L’integrato la vive con positività, non si pone il problema dei consumatori indifesi contro una cultura che in realtà è comandata dall’alto, loro vedono l’avanzare di una cultura “popolare” e tralasciando la teoria proseguono nella pratica emettendo messaggi. L’Apocalisse è l’ossessione del dissenter che scrive testi sulla cultura di massa, l’integrazione è la realtà di chi non dissente e che emerge dalla lettura dei testi della cultura di massa. In realtà però, l’apocalittico così confeziona il 2 ✴ Il popolo a cui si rivolgono è inconscio del fatto che sia costretto a subire le proposte di gruppi sociali superiori senza saperlo. ✴ I mass media non promuovono l’individuale sensibilità ma si adeguano alla diffusione di forme da tempo diffuse dalla cultura superiore. ✴ I mass media impongono emozioni già confezionate, senza stimolarle ma imponendole. ✴ I mass media inclusi nel circuito dell’industria culturale si curano solo del meccanismo domanda-offerta e attraverso l’azione persuasiva della pubblicità suggeriscono al pubblico cosa desiderare = è un fenomeno di “consumo” comune ad ogni epoca, la cui prova migliore è data dal fatto che le stesse critiche sulla cultura di massa ne traggono vantaggi, diventando prodotti forniti grande all’industria culturale per fornire occasioni di intrattenimento snobistico. Ciò non rende i mass media conservatori o omogenei, perché anche grazie all’industria culturale hanno permesso di diffondere nuovi linguaggi, nuovi schemi percettivi e sono arrivati a toccare persino le arti superiori, promuovendo ad esempio lo sviluppo del cinema. ✴ I prodotti che vanno dalla cultura superiore a quella di massa, arrivano banalizzati e ridotti, un libro d’arte viene antologizzato e pubblicato in piccole dosi. ✴ Anche quando quest’ultimi vengono diffusi, ciò avviene solo in mezzo ad altre forme di intrattenimento, come servizi su musei d’arte in settimanali nei quali il loro valore diventa lo stesso del matrimonio di una diva. ✴ Scoraggiano lo sforzo personale verso nuove esperienze. ✴ E’ promossa la conoscenza specifica del presente cancellando ogni coscienza storica = ciò avviene perché la società precedente era tenuta fuori dal suo stesso tempo, non conosceva neanche il presente, e a dir la verità non è mai esistita in loro una coscienza storica in quanto tale presunta si basava su conoscenze storiche frutto di mitologie tradizionali. ✴ Si basano sul cogliere la nostra attenzione nel suo livello superficiale, così che una sinfonia non venga apprezzata come tale ma solo perché di tanto in tanto ricorre la voglia di fischiettarla = l’uomo che fischietta Beethoven perché l’ha sentito alla radio, è comunque un uomo superiore rispetto al passato, perché un tempo una tale esperienza era possibile solo per le classi abbienti che avevano al loro interno uomini che ascoltavano Beethoven con la stessa, se non superiore, superficialità dell’uomo di massa pur di sentirsi parte del privilegio. ✴ Impone simboli universali, crea “tipi” che eliminano ancora l’individualità. ✴ Lavorano sulle opinioni comuni (endoxa) riconfermando sempre ciò che l’uomo medio già apprezza e pensa. ✴ Anche quando fingono spregiudicatezza, quindi, agiscono sotto il segno del conformismo = i media propongono senza distinzione elementi di informazione che però può trasformarsi in formazione dunque non si ha solo un bombardamento quantitativo di informazioni, è possibile che si risolvano in miglioramento qualitativo in base alle propensioni del singolo. Si accusa alla cultura di massa anche di diffondere prodotti di intrattenimento negativi (film erotici, sport violenti), ma da che mondo e mondo l’uomo ha sempre avuto gusto per i circenses, tali fonti di intrattenimento sono l’equivalente delle lotte tra gladiatori e le corride. ✴ Sono dunque in superficie paternalistici e democratici, mentre in profondità solo nient’altro che la struttura di un regime capitalistico usata per pianificare le coscienze ( stessa tesi che Orwell mostra con il suo Big Brother) mascherando tutto come aspetto positivo di una società del benessere in cui tutti hanno le stesse possibilità. Una problematica mal posta: Difendere a priori i mass media porta solo al liberismo culturale, sarebbe dare per scontato che la circolazione libera dei prodotti culturali sia a prescindere buona, senza pensare che la cultura di massa vive spesso un rigido controllo 5 sotto leggi economiche che causano anche il rapporto da persuasore a persuaso tra produttore e consumatore; la cultura di massa è un fatto industriale e gli integrati cadono nell’errore ontologico di un’ideale omeostasi (tendenza naturale al raggiungimento di stabilità) del mercato libero. D’altro canto, gli apocalittici errano nel reputare la cultura di massa negativa solo perché fatto industriale. Ma ciò accade perché il problema è mal posto al principio, non bisogna chiedersi se la cultura di massa sia un bene o un male, ma prendere invece coscienza della situazione in atto, della società industriale in cui inevitabilmente ormai si vive, e solo dopo chiedersi come utilizzare i mezzi di massa per veicolare valori culturali. Il primo passo è analizzare la definizione di “industria culturale”: implica la fabbricazione di libri sottomessa a produzione e consumo, ma è anche vero che accanto i meri tecnici industriali, seppur in minore percentuale, agiscono anche dei “produttori di cultura”. Ancora, è vero però che gli operatori di cultura hanno il compito di fornire al committente ciò che più facilmente potrà essere venduto, ciò che gli apocalittici duramente criticano. Ma è giusto il comportamento apocalittico dei critici? Il silenzio non è una ribellione passiva, è presunzione di superiorità, è subdola complicità. E’ invece necessario un intervento attivo delle comunità culturali affinché sia raggiungibile uno status quo quanto più positivo per ogni schiera, ma prima che ciò accada occorre una preventiva conoscenza tecnica di ciò su cui si opera: gli apocalittici, come visto anche precedentemente, scartando a priori i mezzi di massa non conoscono le loro modalità e usi, dunque il discorso si riduce al richiamo di un intervento collaborativo e costruttivo. Un intervento critico favorisce entrambe le parti, perché scarta assunti di fondo e permette di avvicinare invece ad una cultura di massa che non sia élite sopra masse, ma cultura di massa tale perché di tutti i cittadini senza distinzioni, il rapporto paternalistico deve diventare dialettico: se fino ad ora si è affermato che il popolo si adegua inconsciamente a ciò che viene presentato da comunità culturali “superiori”, devono ora invece quest’ultime adeguarsi alle esigenze delle masse. Critica dei tre livelli: tale ideale cultura democratica porta alla necessità dei tre livelli culturali, compresa la già rivisitazione di MacDonald. Gli assunti di base vedono una divisione in livelli che però non sia una livellazione classista e che non rappresenti una climax di complessità culturale ascendente verso l’alto. Il Gattopardo ad esempio, è iscritto dall’opinione pubblica al livello alto, ma la sua diffusione è attecchita principalmente sul middle brow e ciò non implica necessariamente una riduzione di valore culturale, lo è con l’esempio portato da MacDonald (Il vecchio e il mare, testo che prende stilemi culturali passati e li banalizza per metterli a disposizione di un pubblico che si illude di seguire valori alti), in altri casi invece ciò è possibile senza che si creino nuovi giudizi di valore: i tre livelli non corrispondono nemmeno a una validità estetica, Vittorini afferma che esisteva letteratura come “mezzo di produzione” e una come “bene di consumo”, ma nel dire ciò non sottintende nessun giudizio negativo per l’una o per l’altra, semplicemente indica le diverse funzioni della letteratura, è possibile che un libro bene di consumo abbia la stessa validità estetica e originalità di altri giudicati superiori a priori. Possibile conclusione: presi in considerazione questi elementi si può avere un piano completo della situazione. Nel campo dei valori estetici, ancora, si ricorre ad una distinzione di livelli, da un parte le avanguardie che non tendono verso l’immediata comprensibilità e che svolgono un’azione di sperimentazione, dall’altra riprese di forme d’arte passate che invece ambiscono a una vasta comprensibilità, quindi in realtà tale distinzione non implica valori estetici, ma semplicemente la finale fruibilità del prodotto. Accettando i livelli come complementari, si accetterà anche una fruibilità che includa tutti, l’uomo di cultura può ascoltare Beethoven ma anche un motivetto commerciale alla radio, ciò non lo renderà un uomo di valore minore o classe sociale inferiore, ogni livello ha pari dignità e permette passaggi reciproci da un livello all’altro. E’ ovvio che questi 6 cambiamenti potrebbero non avvenire in maniera pacifica, si costituisce una lotta tra “cultura di proposta” e “cultura di intrattenimento” e probabilmente neanche l’accettazione di parità e democrazia elimina gli squilibri, ma Eco decide di concludere fornendo e suggerendo direzioni di ricerca lungo le quali si possa creare una vera analisi scientifica dei mass media e stila anche delle proposte: ‣ Ricerca tecnico-retorica sui linguaggi dei mass media e novità da questi introdotte: (in relazione a) 1.Fumetti: precedenti storici, influenze del cinema, rapporto parola-azione, rappresentazione del movimento sulla scorta dei fotogrammi, innovazioni d’uso dell’onomatopea, standardizzazioni che funzionano da topoi (ciò che è legato alla tradizione letteraria) per la koinè (codice di comunicazione condiviso) di fruitori, possibilità pedagogiche. Per Eco il fumetto è conseguenza diretta del cambiamento della società ma paga lo scotto pregiudiziale sin dalla nascita. 2. Televisione: rapporto imitazione-interpretazione-adulterazione della realtà, effetti psicologici, ricezione, trasposizione nel piccolo schermo di prodotti nati per cinema e/ o teatro. 3. Romanzi gialli o science fiction: ruolo primario della trama, fascino estetico della “trovata conclusiva” intorno alla quale gira tutto il testo, struttura informativa, critica sociale, satira, diversi tipi di scrittura tra gialli tradizionali e gialli d’azione, rapporto con modelli letterari passati. ‣ Ricerca critica su modalità e esiti del passaggio di stilemi di livello superiore a medio: i passaggi tra livelli non solo sono legittimi, ma possono essere anche altamente produttivi e anche la narrativa di consumo può dar vita a valori originali, così come ognuno di noi può usufruire di prodotti appartenenti a vari livelli di cultura senza banalizzare ciò di cui usufruisce o la sua stessa persona. ‣ Analisi estetico-psicologico-sociologica sui diversi atteggiamenti fruitivi che influiscono sul prodotto fruito: molti prodotti culturalmente validi, vengono diffusi attraverso canali che li banalizzano, dunque avviene anche che un prodotto non sia banale ma lo renda tale il suo mezzo di fruizione, così come prodotti nati solo per spicciolo intrattenimento vengono caricati di valori superficiali. A ciò dovrebbe seguire anche una analisi riguardo i limiti entro i quali la fruizione di un prodotto non alteri la natura del prodotto. ‣ Analisi critico-sociologica riguardo i casi in cui novità formali siano solo artifici retorici per veicolare valori: i nuovi artifici stilistici possono essere impiegati senza vera necessità e attinenza solo per dare un tono più spettacolare, ma è da attenzione il loro impiego per veicolare contenuti che abbiano come fine la diffusione di potere politico. Si conclude così l’analisi di Eco, con una serie di ricerche possibili per animare dibattiti che possano portare a un’analisi concreta e oggettiva della cultura di massa, osservandola per i suoi mezzi espressivi, la sua fruizione, il contesto culturale in cui agiscono e il sottofondo politico-sociale. 7
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