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Apollo e Dafne, Bernini, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Scheda riassuntiva dell'opera di Bernini

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 13/10/2019

Fridericka
Fridericka 🇮🇹

4.2

(51)

91 documenti

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Scarica Apollo e Dafne, Bernini e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! pag. 1 BIOGRAFIA (profilo artistico-culturale, rapporti con altri artisti): Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli il 7 dicembre 1598, fu uno scultore, architetto e pittore del Barocco italiano. Figlio di uno scultore tardo-manierista toscano, fece i primi passi nel mondo dell’arte guardando il padre mentre lavorava alla Certosa di San Martino. Nel 1606 la famiglia si trasferì a Roma, chiamati da papa Paolo V. La sua formazione avvenne nell’ambito artistico romano, sotto la guida del padre Pietro che era completamente assorbito nel cantiere della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore. Erano presenti molti pittori, scultori e decoratori, coordinati dall'architetto Flaminio Ponzio. Questa organizzazione offrì a Bernini spunti di riflessione sulla gestione di un cantiere e sull'importanza di lavoro di gruppo, come progetto dove unire architettura, pittura e scultura. Il primo committente fu il cardinale fiorentino Maffeo Barberini che gli commissionò alcuni interventi su una delle Pietà incompiute di Michelangelo, in seguito, la realizzazione di quattro putti per la cappella di famiglia in Sant'Andrea della Valle. Scipione Caffarelli-Borghese entusiasta della bravura del giovane, gli commissionò la realizzazione di opere che lo tennero impegnato dal 1618 al 1625 in particolare: Enea, Anchise e Ascanio fuggitivi da Troia (1618-1619), il Ratto di Proserpina (1621-1622), il David (1623-1624) e l'Apollo e Dafne (1622-25). Quando Maffeo Barberini divenne papa sotto il nome di Urbano VII, si moltiplicarono per Bernini i riconoscimenti ufficiali con vari incarichi all’interno della chiesa. Alla morte del padre Pietro ereditò la posizione di Architetto dell'Acqua Vergine dove partecipò alla costruzione di varie fontane a Roma in particolare: il Tritone (1642-43) e le Api (1644), mentre i suoi progetti per la fontana di Trevi non vennero mai eseguiti. La prima commissione ricevuta dal nuovo papa fu di natura architettonica, e legata alla ricostruzione della chiesa di Santa Bibiana. Nel 1629, assunse la direzione dei lavori a San Pietro in Vaticano che fu teatro di grandiosi interventi: il sepolcro di Urbano VIII, la statua del San Longino e il baldacchino di San Pietro. Con la morte del papa nel 1644, e l'avvento al trono di San Pietro di Innocenzo X, il prestigio di Bernini subì una profonda eclissi, le committenze papali ormai non erano più rivolte esclusivamente al Bernini, bensì vennero affidate anche ad altri artisti. Dopo un periodo di contrasti con il papa, Bernini fu incaricato dal pontefice nella realizzazione della fontana dei Quattro Fiumi a piazza Navona. Con quest’opera egli poté risollevare le sorti della propria carriera artistica, riuscendo a superare quella battuta d'arresto che aveva subito durante i primi anni del pontificato di Innocenzo X. Il clima culturale romano conobbe una nuova svolta con la morte di Innocenzo X e l'ascesa di Fabio Chigi, divenuto papa con il nome di Alessandro VII. Con il nuovo pontefice, intenditore «di pitture, di sculture, di medaglie antiche, di archivii particolarmente» egli ritornò ad essere l'artista dalla corte papale; il maggiore artefice dei progetti, fu proprio Bernini, che certamente soddisfece l'ambizione di Alessandro VII di riqualificare il tessuto viario romano. Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto (1623 circa); olio su tela, 38 × 30 cm, Galleria Borghese, Roma pag. 2 Durante questi anni realizza molte opere architettoniche tra cui la “Cattedra di San Pietro” e successivamente anche il “Colonnato di Piazza San Pietro”. Nel 1664 venne convocato in Francia alla corte del re Luigi XIV per restaurare il Louvre, ma la permanenza si rivelò inefficace e piena di conflitti. Morì il 28 novembre 1680. L’OPERA:  Oggetto: scultura  Titolo: Apollo e Dafne  Data: 1622-1625  Dimensioni: 243 cm  Luogo di conservazione: Galleria Borghese, Roma  Materiale: marmo  Iconografia: soggetto mitologico Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo andò a vantarsi della propria impresa con Cupido. Quest’ultimo in un misto di gelosia e indignazione, giurò vendetta. Decise di preparare due frecce, la prima, dorata, destinata a far nascere l'amore, e la seconda di piombo, che faceva prosciugare l'amore. Cupido scoccò la freccia d'oro verso Apollo e quella di piombo verso la ninfa Dafne. Ne conseguì che appena Apollo vide Dafne, se ne innamorò: Dafne, appena vide il giovane dio iniziò a fuggire. Apollo iniziò a inseguirla; Dafne una volta giunta presso il fiume Peneo rivolse una preghiera al padre, chiedendo di essere trasformata in un'altra forma per sottrarsi alla non corrisposta passione del dio. La sua richiesta venne accolta e fu così che Peneo, trasformò Dafne in un albero d'alloro, che da quel momento diventerà sacro per il dio. Questa scena è raccontata nelle metamorfosi di Ovidio. STILE: L’opera appartiene al gruppo di 4 sculture per il cardinale Scipione Borghese e riguarda il periodo barocco. La scena ritrae il momento in cui apollo sta per catturare Dafne, mentre questa impaurita si sta trasforma in alloro. Le statue esprimono movimento grazie alle posture dinamiche e formano perciò una sorta di figura geometrica: Dafne protesa in avanti per sfuggire al dio crea un arco, lo stesso Apollo, colto nel suo ultimo slancio verso la ninfa. Infatti Apollo ha la gamba sinistra alzata, il mantello gonfiato dal vento alle sue spalle, ed i capelli mossi all’indietro, i muscoli sono in evidenza per rappresentare lo sforzo della corsa. Al contrario il corpo di Dafne è morbido ed elegante.
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