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Apollo e Dafne di Bernini, Guide, Progetti e Ricerche di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Mito di Apollo e Dafne e analisi dell'opera del Bernini

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2018/2019

Caricato il 08/01/2019

Essssseliberi
Essssseliberi 🇮🇹

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Scarica Apollo e Dafne di Bernini e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! IL MITO DI APOLLO E DAFNE La vicenda che vede protagonisti il dio Apollo e la naiade Dafne (Dáphnē in greco significa “lauro”, il comune alloro) è il frutto della rivalsa di Cupido che, come tutte le divinità, è permaloso, collerico, astioso, vendicativo. D’altra parte, gli inquilini dell’Olimpo, erano come gli uomini, possedevano diversi difetti che superavano molto spesso gli stessi pregi. Tradivano, epici i travestimenti di Giove per spassarsela eludendo il controllo di Giunone, scatenavano reazioni belliche solo per invidia, si innamoravano e soffrivano ed erano terribilmente vanitosi, esattamente come i comuni mortali. Ma torniamo al nostro paffuto Cupido. Il figlio di Venere è furibondo con Apollo. Questi, “vedendolo che piegava l’arco per tendere la corda” lo deride. “Che vuoi fare, fanciullo arrogante, con armi così impegnative? (…) Tu accontentati di fomentare con la tua fiaccola, non so, qualche amore e non arrogarti le mie lodi”. Un affronto inaccettabile, da vendicare assolutamente. «Il tuo arco, Febo, tutto trafiggerà, ma il mio trafigge te.» Il piano è semplice ma astuto. Cupido estrae dalla faretra due frecce “d’opposto potere: l’una scaccia, l’altra suscita l’amore”. La prima colpisce l’incolpevole Dafne, la seconda, dalla punta dorata e sfolgorante, trafigge Apollo. E la rivalsa è servita. Il più bello fra gli dei immediatamente si innamora di Dafne che, invece, “il nome d’amore” neppure lo vuol sentire pronunciare. A prescindere dalla freccia scagliata, da anni la figlia di Peneo respinge i focosi pretendenti, avvinti dalla sua bellezza. Il padre è disperato, vorrebbe un genero, ancor di più dei nipoti ma Dafne, “odiando come una colpa la fiaccola nuziale”, implora l’amato genitore di concederle una “verginità perpetua”. Ma ad Apollo dei propositi della ninfa poco importa. Lui la desidera e “vuole unirsi a lei”. Per questo la insegue ma Dafne fugge “più rapida d’un alito di vento e non s’arresta al suo richiamo”. Ma scappare da un dio è impresa improba. Apollo, dopo essersi lodato, “ho inventato la medicina, sono colui che rivela il futuro e che accorda il canto al suono della cetra”, raggiunge la fanciulla e la cinge a sé. Sembra la fine e a Dafne disperata, non rimane che la preghiera. Implora il genitore Peneo, che è pur sempre un dio, anche se non fra i più celebri, di aiutarla. “Dissolvi, mutandole, queste mie fattezze per cui troppo piacqui”. E il padre cede alla supplica. E qui la descrizione di Ovidio si fa poesia, assumendo i contorni dell’incanto. Un torpore profondo pervade le membra di Dafne, “il petto morbido si fascia di fibre sottili, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; i piedi, così veloci un tempo, s’inchiodano in pigre radici, il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore conserva”. La metamorfosi si completa e la mano di Apollo, che prima stringeva un corpo caldo, ora afferra un tronco di alloro e la disperazione del dio è assoluta e viene urlata al vento: “Se non puoi essere la sposa mia, sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno, o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante intonerà il trionfo e il Campidoglio vedrà fluire i cortei(…) Qui Febo tacque; e l’alloro annuì con i suoi rami appena spuntati e agitò la cima, quasi assentisse col capo”. IL CAPOLAVORO DI BERNINI: LA SCULTURA DI APOLLO E DAFNE Gian Lorenzo Bernini, molti secoli dopo queste meravigliose parole, rimase affascinato dal mito di Apollo e Dafne e volle eternare il racconto di Ovidio con un’opera che, come quel racconto, rimanesse eterna, scolpita nel marmo e nel cuore. Roma, agosto 1622. Lo scultore napoletano ha ricevuto il marmo per realizzare una nuova opera. A commissionargliela è ancora una volta il suo mentore, il
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