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Apologia di Socrate riassunto, Appunti di Filosofia Teoretica

Riassunto propedeutico per esame

Tipologia: Appunti

2018/2019
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Caricato il 20/05/2019

aurora-agostinis
aurora-agostinis 🇮🇹

4.5

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8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Apologia di Socrate riassunto e più Appunti in PDF di Filosofia Teoretica solo su Docsity! APOLOGIA DI SOCRATE Della dottrina eudemonistica del “bene-attraente” vs edonismo(piacere immediato). Rispetto altri dialoghi di Platone questo si può inserire nella “verità storica”, poiché riporta un episodio di cui si ha certezza del suo accadimento: il processo e l’autodifesa di Socrate difronte al tribunale d’Atene. Mentre altri dialoghi prendono più la forma di un vero e proprio gioco drammaturgico. L’accusa contro Socrate viene portata avanti da 3 uomini: due uomini politici Licone e Anito e un poeta incapace Meleto, e sarà quest’ultimo a lanciare l’enigma-accusa che riuscirà a persuadere i giudici: “Socrate e colpevole di corrompere i giovani e di non crede agli dei della città e di introdurne di nuovi” Religione per Socrate: Lui affermò che non credeva agli dei della tradizione mitologica, poiché gli risultava inconcepibile che la tradizione gli descrivesse come viziosi, capricciosi e guerrafondai, quindi non tollerava il fatto che gli dei olimpici fossero troppo simili agli uomini, così facendo discriminava le narrazioni poetiche della tradizione e delle grandi vicende mitiche narrate con la scultura. Arriviamo al secondo punto, l’impronta morale che caratterizza tutta la figura e l’atteggiamento critico di Socrate: lui aveva capito che se quegli dei davano esempio agli uomini, e a sua volta gli uomini si ispiravano a loro, non sarebbe mai stato possibile organizzare una città che durasse a lungo, affinchè prosperasse Atene c’era bisogno di ordine, organizzazione e un atteggiamento morale verso la vita che si orientasse sull’idea di Bene (come dirà Platone poi: è l’idea che racchiude tutte le altre), quindi in conclusione un vivere morale ordinato e santo, che non si conciliava con la tradizione mitica. L’accusa di introdurre nuove divinità va snocciolata e compresa: Va precisato che l’accusa di Meleto è stata posto in termini contraddittori “...Socrate dice di non onorare gli dei ma Socrate onora gli dei...” questa era la tipica forma dell’enigma, che in questo episodio storico è riuscita nel suo intento d’ingannare, perché Socrate non riuscirà a persuadere i giudici, (si dice anche che tutta questa fosse una mossa di Meleto, uno sporco trucco, per acquistare della fama mettendosi in mostra con l’accusa ad uno degli uomini più spiccati d’Atene), ecco perché la nebulosità dell’enigma, l’inganno. Socrate venne accusato di parlare di nuove divinità, solo perché lui fu solito dire in un paio di occasioni che a muovere il suo pensiero critico, a muovere il suo dubbio che gli faceva mettere in discussione tutto, fosse un “daimonion”, un demone, che altri non era se non una voce intima una percezione interiore, e questa voce è scomoda in un certo senso anche per lo stesso Socrate, perché non lo incita “a fare”, bensì lo trattiene dal fare determinate cose, quindi in un certo senso il Daimonion che Socrate porta dentro, si oppone allo stesso Socrate, ecco sorgere il PENSIERO CRITICO, che quando rivolto alle faccende della polis diventa PENSIERO MORALE. E giustamente Socrate afferma che la voce nonostante provenga dalla sua interiorità, non sia confinata nella sua unica coscienza, ma fosse al di là del singolo uomo, quindi un dio, donde l’espressione daimonion, è fondamentale sapere che per i Greci (come si vede dalle descrizioni dei riti Eleusini) i pensieri sono le frecce scagliate dall’arco del dio Apollo, quindi i pensieri hanno una natura divina poiché si presentano quando loro voglio e non quando noi vogliamo, e va aggiunto che per un greco il destino era ingraziarsi un Demone, il proprio. Quindi non si tratta di una nuova divinità, ma bensì del rapporto di Socrate con il divino, e quindi il destino al quale ha deciso di assoggettarsi. Le effettive ragioni dell’accusa erano quindi politiche, e le accuse religiose furono solo un furbo pretesto, possiamo parlare di una vera e propria congiura ai danni di Socrate. COME SI SVOLGEVANO I PROCESSI AD ATENE: Nell’arco di una sola giornata avveniva il processo, prima veniva illustrata l’accusa e poi veniva data la parola all’accusato per la propria difesa. Subito dopo aveva luogo una prima votazione, se i giudici votavano per la condanna, veniva data la possibilità all’accusato di proporre una pena alternativa mediante un secondo discorso convincente. L’esito di questa seconda votazione si imponeva come definitivo. Ma Socrate non chiederà uno sconto della pena, con spirito eroico e presuntuoso dirà di meritarsi addirittura un premio. Socrate approfitta del tempo che i funzionari utilizzano per compilare le carte, per fare un terzo e ultimo discorso di commiato. CRITERI E STRUTTURA DRAMMATURGICA Tutta l’opera si presenta senza pause tra un discorso e l’altro, tanto che si potrebbe fare l’errore di considerarli un unico discorso, non c’è azione nell’apologia, è tutta concentrata nel parlato di Socrate. La suddivisione dei 3 discorsi viene comunque sancita dall’attimo delle votazioni. STRUTTURA DEL PRIMO DISCORSO 4 punti chiave: 1. 1. Socrate chiama in causa i primi accusatori, non coloro che hanno intentato direttamente i capi d’accusa, ma coloro che hanno preparato i presupposti ad esso. 2. 2. Vengono chiamati in causa i veri accusatori, in particolare Meleto. 3. 3. Socrate spiega il punto centrale del suo pensiero filosofico e il perché della sua missione. 4. 4. Socrate parla delle conseguenze sociali ed educative del suo pensiero, cercando di mettere gli Ateniesi davanti all’evidenza dell’efficacia del suo metodo. …...Socrate chiederà giustizia non pietà. 1. I primi accusatori Sono coloro che hanno identificato il suo pensiero con quello dei sofisti e poi con quello dei naturalisti, coi secondi perché sembrava indagasse delle cose dei cieli e della terra, dicendo che Sole e Luna sono fatti di terra e pietra, dei primi perché la sua abilità nel discorrere lo portò ad essere identificato come un corruttore, uno che fa passare cose banali per cose importanti solo col dono della parola. Aristofane nella nuvola, contribuì a diffondere quest’immagine di La morte di Socrate L’esecuzione della condanna avvenne 1 mese dopo, poiché giusto in quel periodo veniva mandata una nave carica di doni mandata in voto ad Apollo sull’isola di Delo, e fino al suo ritorno nessuna pena capitale poteva essere eseguita. (questa ricorrenza è il simbolo per ricordare la sconfitta del minotauro nel labirinto, poiché gli ateniesi doveva pagare un contributo in donne al re di Creta, per lo scampato pericolo, promisero ad Apollo di omaggiarlo ogni anno mandando questa nave a Delo). In questo mese Socrate starà in carcere e persuaderà più volte gli amici ad abbandonare i loro piani di volerlo far fuggire da Atene e dalla sua morte, rifiutando la proposta. Il dialogo platonico del Fedone è quello che porta per intero la morte di Socrate dopo l’assunzione della cicuta. L’ultima frase che Platone fa dire a Socrate sarà un enigma: “Critone, dobbiamo un gallo ad Asclepio (dio medicina): dateglielo, non dimenticatevene!” Dopo la morte di Socrate Le reazioni degli Ateniesi furono assai forti, si pentirono amaramente, dichiararono in lutto la città e condannarono gli accusatori mentre onorarono il filosofo con una statua bronzea. Conclusioni Per l’insegnamento socratico la verità raggiunta con il pensiero è proprio quella che, calata nella vita, porta l’uomo al suo telos, ossia alla EUDAIMONIA (bene + demone;sorte;destino). I DISCORSO I PARTE DIFESA CONTRO I PRIMI ACCUSATORI Impressione sull’accusa di essere un filosofo naturalista (“di occuparsi delle cose che stanno nel cielo e sulla terra”), ciò traspare anche nelle “nuvole” di Aristofane, poiché l’educazione che era stata impartita a Socrate in gioventù, proveniva da un filosofo naturalista, e ciò venne usato come pretesto per rafforzare l’accusa. Del resto non dice niente di stupefacente, se non ribadire che chi l’ha mai sentito sa che non parla di quelle cose. DIFESA CONTRO L’ACCUSA DI ESSERE UN SOFISTA L’impressione è quella di un Socrate che si difende dicendo di non sapere insegnare, porta come esempio quello di un sofista, Eveno di Paro, che insegna per prezzi modesti, ma lui continua a tirarsi fuori dall’insegnamento, poiché lui parlava nelle piazze. LA SAPIENZA UMANA DI SOCRATE Dove sembrerebbe usare le parole “sapienza umana”, rispondendo ad una domanda retorica che pone mettendosi nei panni degli Ateniesi, che giustamente non capiscono di cosa si occupi Socrate se non è ne un naturalista ne un insegnante. L’ORACOLO DI DELFI Porta come testimone della sua sapienza, il dio che sta a Delfi. Sarà Cherofonte un suo amico che in passato pose la domanda all’oracolo, “se ci fosse qualcuno più sapiente di Socrate”, e l oracolo rispose negativamente. La vicenda continua con Socrate, che è mosso dal desiderio di confutare l’affermazione dell’oracolo, andando a cercare se esistesse un uomo più sapiente di lui, per così poter “rinfacciare” all’oracolo il suo errore, e dimostrarsi così, più sapiente del dio? Socrate allora interrogò un uomo politico, che aveva fama di essere un sapiente, ma se ne andò dallo conversazione consapevole che nessuno dei due sapeva dire cose belle, solo che il politico aveva la presunzione di saperle dire. SOCRATE SOTTOPONE AD ESAMI ANCHE I POETI Socrate rimane sconcertato nel scoprire che pure i poeti, interrogandoli, non creano le loro opere con saggezza, ma bensì per una certa dote di natura e perché erano ispirati da un dio, come i vati e gli indovini. GLI ARTIGIANI Dice che poeti ed artigiani hanno lo stesso difetto. Dice infatti che solo per il fatto di essere eccellenti nella loro arte, si ritenevano sapienti in generale, esattamente come i poeti, che pensavo di essere saggi su molte cose del mondo. CONCLUSIONE Socrate afferma per bocca del dio che la sapienza umana in fin dei conti non ha nessun valore, e interrogando i suoi concittadini gli è sembrata addirittura illusoria, capovolgerà le parole dell’oracolo in questo modo “ Uomini, fra di voi è sapientissimo che, come Socrate, si è reso conto che , per quanto riguarda la sua sapienza, non vale nulla”. Socrate così, dimostrò che non esiste uno più sapiente di lui. EFFETTI DEL DISCORSO A causa di questo servizio reso al dio Socrate dice di trovarsi in grande povertà, poiché questa sua missione gli ha impiegato molto tempo e fatica. [pedanteria di Socrate→ “ quelli che vengono sottoposti a esame, si adirano contro di me e no già con se medesimi, e affermano che Socrate è in sommo grado abominevole.”] Accusa chi una volta che l’ha insultato non sa comunque dire di che cose lui insegna, ricorrendo alle solite accuse che vengono rivolte a tutti i filosofi: • • “di far ricerche sulle cose che stanno sotto terra” • • “di non credere nell’esistenza degli dei” • • “di far apparire forte il ragionamento più debole” II PARTE L’ATTO D’ACCUSA DI MELETO “Socrate è colpevole, in quanto corrompe i giovani, e non crede negli dei in cui crede la Città, ma in divinità diverse e nuove” Accusa subito Meleto di essere poco serio per le accuse mosse, facendo credere di occuparsi seriamente di cose di cui non si intende, e lo chiama a rispondere alle sue domande. Socrate gli chiederà per smascherarlo chi è colui che educa i giovani, infatti in un primo momento rimane in silenzio poi risponde: le leggi. Socrate non accetta la risposta dicendo che ha chiesto “colui” il quale deve anche conoscere e rispettare le leggi. Allora Meleto risponderà, che sono i giudici questa figura, [il discorso dialettico-confutativo di Socrate è iniziato]. Ma attraverso il paragone con l’educazione di un cavallo, strapperà il ragionamento che: non è vero che tutti gli addestratori di cavalli sono buoni mentre uno li guasta, come è invece per i giudici e Socrate con i giovani, magari, dice, fosse che tutti giovano all’educazione mentre uno solo la guasta. Meleto viene schernito da Socrate per i suoi silenzi che lasciano trasparire la sua ignoranza nell’educazione dei giovani, non solo, con un altro trucco dialettico, dice: che è scontato che avere una persona buona accanto è di beneficio, mentre una malvagia nocivo, chiedendo se lo ritiene così stupido da recarsi danno da solo istruendo qualcuno che potrebbe poi nuocergli, visto che Meleto lo accusa di corrompere VOLONTARIAMENTE (lo sbaglio non è imputabile d’accusa). INCONSISTENZA E CONTRADDIZIONE DELL’ACCUSA DI EMPIETà L’atto di accusa è che Socrate corrompa o giovani parlandogli di divinità diverse da quelle tradizionali. Socrate chiede chiarimenti sull’accusa a Meleto stesso e ripeterà l’accusa: “ tu non credi assolutamente negli dei, affermando che Sole è pietra e Luna è terra”. Ma Socrate spiega che queste teorie naturalistiche già erano scritte nei libri di Anassagora e altri sapienti prima di lui. Socrate dice a Meleto gli pare che stia facendo un gioco, poiché il suo capo d’accusa suona come una contraddizione. Lui chiede: “è possibile che qualcuno crede in ciò che riguardano le cose demoniache ma non crede che ci siano i demoni? Se esistono i demoni figli di ninfe e dei, come si può credere che invece gli dei non esistono?” III PARTE LA MISSIONE DI SOCRATE IMPOSTAGLI DAL DIO Tira in ballo gli eroi di Troia e lo stesso Achille che disprezzo il pericolo così tanto che preferì una vita breve per una gloria eterna, così arriva a dire che come i governanti gli hanno conferito un posto in battaglia, così il Dio ha
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