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approccio psicoanalitico alla sindrome da iperattività, Tesine universitarie di Didattica Pedagogica

tesina master di I livello sui Bisogni Educativi Speciali

Tipologia: Tesine universitarie

2017/2018

Caricato il 13/09/2018

Orietta.Ripamonti
Orietta.Ripamonti 🇮🇹

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Scarica approccio psicoanalitico alla sindrome da iperattività e più Tesine universitarie in PDF di Didattica Pedagogica solo su Docsity! Master in “ Master in Didattiche e strumenti innovativi per il sostegno dei Bisogni Educativi Speciali (BES) un approccio psicoanalitico alla sindrome da iperattività/deficit di attenzione Candidato Relatore Orietta Ripamonti Dott.ssa Donatella Visceglia ANNO ACCADEMICO 2016/2017 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !1 INDICE 1. ADHD 1.1 Definizione della sindrome da ADHD O DDAI 1.2 Diagnosi 1.3 Considerazioni sui manuali diagnostici 2. IL SINTOMO 2.1 Il sintomo nell’approccio psicoanalitico 2.2 Lo spirito del tempo ovvero il sintomo come costruzione sociale 3. IL CORPO SENZA REGOLE 3.1 Il corpo senza regole 3.2 La lettura psicoanalitica del fenomeno adhd 3.3 Il caso clinico di Alberto 4. L’ESPERIENZA DI CURA: CENTRO GIANBURRASCA DI MILANO 4.1 Il Centro Gianburrasca 4.2 La fase di accoglienza 4.3 Lo spazio del gioco libero 4.4 Il gioco come sitting analitico 4.5 Lo spazio dell’atelier Conclusione UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !2 1.2 DIAGNOSI Il percorso diagnostico presenta diverse criticità, ad oggi si basa sull’osservazione clinica e sulla raccolta di informazioni fornite dai genitori, insegnanti, educatori. Richiede di porre grande attenzione nel differenziare la «sindrome» dai comportamenti vivaci dei bambini normali o da condizioni di disagio riferite a contesti sociali svantaggiati, ad esperienze traumatiche , ad atteggiamenti educativi incongrui dovuti a modelli sociali o familiari fortemente caratterizzati da impulsività. Non esistono test diagnostici specifici per l’ADHD per questo motivo non è facile valutare adeguatamente il fenomeno perché l’iperattività e il disturbo d’attenzione non sono sinonimi di ADHD ma possono spiegati anche con altre cause. La diagnosi segue un criterio di esclusione. Questa difficoltà diagnostica è anche dovuta al fatto che non ci sono segni clinici specifici. Per segni clinici intendiamo le evidenze oggettive utilizzate in medicina , elementi visibili o accertabili attraverso una strumentazione tecnica che rivelano cose oggettive indipendente dalle asserzioni o comportamenti dei pazienti che chiamiamo sintomi. E una questione che pone il problema della individuazione delle cause del ADHD. Se vogliamo fare riferimento al modello di indagine scientifica in medicina inaugurato, dal patologo tedesco Rudolf Virchow (1821 – 1902) con la pubblicazione nel 1858 del Trattato di Patologia Cellulare o Cellularpathologie, che ha portato alla definizione di leggi unitarie che valgono sia per quel caso specifico che per tutti gli altri esseri umani, ogni patologia, disturbo deve fare riferimento ad alterazioni macroscopiche o microscopiche riscontrabili attraverso osservazioni chimiche, fisiche, fisiologiche , anatomiche. Insomma ad una malattia corrisponde un’alterazione funzionale o una lesione del corpo. Lo stesso Rudolf Virchow nell’ articolo «Punti di vista della medicina scientifica» suo scritto 1847 così definiva la medicina scientifica ««La medicina scientifica ha come oggetto le mutate condizioni dell’organismo sofferente o di particolari organi malati, l’identificazione delle deviazioni dei fenomeni normali che si verificano in condizioni specificatamente alterate e, infine, la s c o p e r t a d e i m e z z i p e r l ’ a b o l i z i o n e d e l l e c o n d i z i o n i a n o r m a l i » . Alcuni studiosi si riferiscono all’ADHD definendolo come un «disturbo neurobiologico» , a UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !5 questo punto facendo riferimento al canone scientifico sopra descritto bisognerebbe capire quale è la specifica lesione anatomo patologica e quale è l’alterazione funzionale biologica specifica sono legate a questa malattia. Si tratterrebbe anche di illustrare quali gli esami oggettivi che ne permettono la rilevazione con sufficiente sensibilità e soprattutto con assoluta specificità. Sono state fatte nel corso del tempo alcune ipotesi da parte di ricercatori rispetto ad anomalie riferite alla corteccia pre- frontale destra e due gangli basali, il nucleo caudato e il globo pallido, che sembrano significativamente meno estesi del normale nei bambini affetti da ADHD, anche il verme del cervelletto è di dimensioni inferiori alla norma. In realtà queste affermazioni sono risultate poco scientifiche perché gli studi fatti a sostegno di tale ipotesi furono effettuati su bambini in “terapia” con amfetamine (utilizzata per l’ADHD), che notoriamente riducono la massa cerebrale in alcune aree. A questo si aggiunge che le lesioni riscontrate non sono specifiche perché non tutti i bambini che hanno comportamenti classificati come sindrome di ADHD hanno queste anomalie e non tutti i bambini che hanno queste anomalie hanno disturbi di attenzione o di iperattività. Tutto questo sembra deporre per una impossibilità, stando agli studi recenti, di affermare con certezza che ci sia una correlazione fra l’ADHD e una alterazione e disfunzione organica. Anche l’ipotesi che individua la causa della sindrome nelle mutazioni di un gene legato ai recettori e trasmettitori della dopamina che ha come effetto di renderli i meno efficienti nella funzione non è sufficientemente suffragata da prove scientifiche. Per questo motivo le diagnosi di ADHD vengono effettuate con l’utilizzo di questionare e di interviste semistrutturate in grado di esplorare i sintomi tipici che appartengono ai tre aspetti comportamentali classici dell’ADHD: deficit di attenzione, impulsività e ipertattività. I questionari vengono somministrati ai genitori, agli educatori e agli insegnanti del bambino. Queste figure a partire dalle osservazioni quotidiane del comportamento del bambino compilano il test assegnando ad ogni item un punteggio secondo una scala di valutazione che serve a misurare la severità del disturbo Le interviste abbracciano tutti i settori della vita e storia del bambino che possono gettare luce sul suo problema. Mirano anche fare emergere una serie di problematiche, indispensabili per il successivo iter diagnostico e terapeutico, per individuare eventuali patologie associate.. Attraverso uno schema di rilevazione è così possibile raccogliere e sistemare, come in un UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !6 puzzle, le informazioni fornite dai genitori nel corso dell'intervista. Lo stesso si potrà fare anche con le interviste fatte agli insegnanti educatori. Riportiamo l’esempio della scala utilizzata per i genitori: SCALA GENITORI PER INDIVIDUAZIONE DI COMPORTAMENTI Assegnare ad ogni domanda il punteggio che meglio descrive questo bambino in rapporto a coetanei dello stesso sesso. Valori ammessi: 0 - mai 1 - qualche volta 2 - spesso 3 - molto spesso Scala A (Disattenzione) 1. Incontra difficoltà nell'esecuzione di attività che richiedono una certa cura. 2. Ha difficoltà a mantenere l'attenzione nello svolgere incarichi, compiti o nelle attività varie, interrompendosi continuamente o passando ad attività differenti. 3. Quando gli si parla sembra non ascoltare. 4. Non segue fino in fondo le istruzioni e non porta a termine i compiti di scuola, le commissioni che deve fare o gli incarichi (ma non per comportamento oppositivo o incapacità a seguire le direttive). 5. Ha difficoltà a organizzarsi negli incarichi, nelle attività, nei compiti. 6. Evita, non gli piace o è riluttante ad affrontare impegni che richiedono uno sforzo mentale continuato (ad es. i compiti di scuola). 7. Non tiene in ordine le sue cose e perde spesso ciò che gli necessita per il lavoro o le attività (ad es. giocattoli, diario, matite, libri). UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !7 pensare alle premesse teoriche della teoria della relatività di Einstein Un ulteriore scacco alla pretesa di scientificità del progetto dei DSM è dato dalla visione epistemologica oggi diffusa del razionalismo critico di Karl Popper. L’assunto base di questo indirizzo è che quel che rende scientifica una teoria non è da quale esperienza sia stata ispirata, ma il fatto che essa venga articolata in modo da essere empiricamente falsificabile. Il criterio di falsificabilità afferma dunque che una teoria, per essere controllabile, perciò scientifica, deve essere “confutabile”in termini logici: dalle sue premesse di base devono poter essere deducibili le condizioni di almeno un esperimento che, qualora la teoria fosse errata, ne possa dimostrare integralmente l'erroneità alla prova dei fatti. Secondo questa visione epistemologica il progetto fondamentale dei vari DSM non è scientifico perché non costruito in modo da poter essere confutato. Per alcuni commentatori l’impostazione classificatoria del manuale diagnostico assomiglia al modello della classificazioni delle specie botaniche di Linneo che risale al 1735 e si basa sulla pura osservazione empirica, il cui assunto principale era fondato su una fissazione delle forme viventi. Assunto smentito dalle scoperte di Darwin che hanno dimostrato come le forme viventi sono in continua mutazione e ciò che chiamiamo specie è solo un effetto visibile del fatto che la mutazione biologica è molto lenta, e siccome non vediamo il cambiamento sotto i nostri occhi pensiamo che ogni specie resti tale e quale. Le classificazioni dei DSM in analogia con la botanica di Linneo si basa sula fissazione dei sintomi in quadri sintomatologici creando ad ogni nuova edizione del manuale nuove catalogazioni di disturbi. Per alcuni critici del manuale il DSM creerebbe un’epidemia artificiale di malattie mentali nella popolazione. É dello stesso parere Allen Frances psichiatra che nel 1994 aveva presieduto i lavori di preparazione del DSM-IV; lo studioso ammette che quest’ultimo ha favorito la super- medicalizzazione soprattutto di molti bambini attraverso la categoria di disturbo bipolare nell’infanzia e nell’adolescenza. In effetti, grazie al DSM-IV le diagnosi di disturbo bipolare tra bambini e adolescenti sono aumentate di quaranta volte. Mentre gli adulti con disordine bipolare sono solo raddoppiati. 
 Negli ultimi 50 anni le persone diagnosticate come psicotiche sono quintuplicate nelle società iper-industriali. Le diagnosi di autismo sono aumentate di venti volte. Oggi si è convinti che in molti paesi (Italia compresa) ci siano otto autistici ogni 10.000 bambini sotto i cinque anni. I diagnosticati con deficit di attenzione, ovvero gli iperattivi, sono triplicati nella popolazione. UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !10 In un intervista rilasciata in occasione del convegno «Psichiatria tra diagnosi e diagnosticismo. Il dibattito critico sulla preparazione del DSM V», organizzato dalla rivista Psicoterapia e Scienze umane a Bologna nel 2011, Allen Frances dichiara «C’è stato un graduale aumento della diagnostica che ha fatto aumentare i disturbi da manuale e ha creato delle mode, soprattutto per quanto riguarda i bambini. I casi di autismo, deficit di attenzione, iperattività e disturbi bipolari sono cresciuti moltissimo. Le difficoltà della vita sono state associate a delle malattie. E ovviamente all’uso dei farmaci per curarle» e aggiunge commentando criticamente le anticipazioni delle linee guida del DSM V «In quel testo si prevedono nuove diagnosi non supportate da prove scientifiche. Quel repertorio è diventato troppo vasto, deve essere più semplice. "La sindrome da rischio psicosi" è sicuramente il suggerimento peggiore della nuova classificazione. Con quei criteri il 75% di persone con sin- tomi lievi verrebbero considerati come casi allarmanti e diventerebbero un buon obiettivo per le case farmaceutiche». 1 L’intervista dello psichiatra statunitense introduce il tema degli interessi economici delle multinazionali farmaceutiche nella costruzione dei manuali diagnostici. Uno studio effettuato da ricercatori della Tufs University afferma che « la metà degli psichiatri che hanno partecipato alla stesura dell’edizione del DSM IV ha avuto rapporti economici con società farmaceutiche lavorando per alcune di loro come ricercatori o consulenti, tra il 1989 e il 2004. Si tratta di tutti gli psichiatri che hanno curato la sezione sui disturbi dell’umore e sulle psicosi, definizioni di disturbi che in quegli anni si sono accompagnate all’impennata nelle vendite di farmaci appropriati» . 2 A questo proposito è illuminante la visione del documentario «Inventori di malattie» di Silvestro Montanaro, autore del programma «C’era una volta» di RAI 3 . L’inchiesta mette in luce come le multinazionali dei farmaci abbiano cambiato strategia di marketing; non sono più i farmaci a essere venduti ma le malattie. Per l’industria dei farmaci è importante conquistare il mercato dei sani. Con abili e costose campagne di sensibilizzazione si persuade le persone che questioni prima prese come semplici inconvenienti o difficoltà della vita debbano destare preoccupazione e quindi venire medicalizzare e risolte con l’assunzione di farmaci. Un esempio è la definizione del «disturbo disforico premestruale» che viene considerato a tutti gli effetti un disturbo depressivo, analogo al disturbo depressivo maggiore, Allen Frances intervistato da Mauro Giordano in Corriere di Bologna, 22 ottobre 20111 Diener Yann, Un bambino viene agitato, Edizioni ETS, PISA, 20132 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !11 distinguendosi da quest'ultimo per il fatto di determinare sintomi psico-emotivi periodici e di durata limitata nel tempo. Per questo disturbo una volta diagnosticato si prescrive l’assunzione di antidepressivi. Il documentario mostra come per curare il «disturbo disforico premestruale» viene utilizzato lo prozac farmaco utilizzato per la cura della depressione e poi modificato nel suo aspetto esterno, la capsula che racchiude il principio attivo passa dal blu al viola e diviene pronto per essere prescritto per la tensione e nervosismo che alcune donne provano prima delle mestruazioni. L’invenzione del «disturbo da ansia sociale» è un altro esempio di medicalizzazione della vita, l’ansia riguardo alle proprie prestazioni, alle situazioni nuove, al futuro può venire affrontata con un farmaco il paxil. Tra le diverse criticità che l’utilizzo del DSM presenta, in parte descritte, è importante per l’economia del discorso della mia tesi sottolineare una in particolare, quella legata al modo di come si concepisce il sintomo. L’approccio del manuale ,come abbiamo detto, permette attraverso le classificazioni, di comparare studi e statistiche sui vari disturbi. In questo modo i disturbi vengono oggettivati tramite l’incasellamento nelle categorie nosografiche definite dal manuale a cui corrispondono delle risposte tecniche ritenute statisticamente più efficaci. La risposta «tecnica», che di solito si orienta verso un trattamento psico-comportamentale, ha l’obiettivo di far scomparire il sintomo e ristabilire un livello di funzionamento sociale accettabile. Il sintomo si cristallizza in dato e viene fissato per essere catalogato, perdendo il suo aspetto dinamico, il suo essere, come scrive lo psicanalista francese Yann Diener, « una trovata del soggetto, una soluzione costosa ma preziosa che il soggetto ha trovato per dire il suo rifiuto a restare nel posto che gli è assegnato dai genitori o dalle istituzioni» . 3 Perde la sua caratteristica di «significante» che rimanda a un contenuto conflittuale inconscio che è suscettibile a un interrogazione. L’attenzione posta nel contrastarlo non riesce a coglierne le ragioni profonde che lo fanno insorgere che denunciano lo stato di malessere in cui si trova il bambino; se questo disagio viene ignorato il sintomo rischia di aggravarsi o scomparire per ripresentarsi sotto altre forme. A questo punto è importante mettere in luce il significato peculiare che ha il sintomo all’interno del discorso psicoanalitico. Diener Yann, Un bambino viene agitato, Edizioni ETS, PISA, 20133 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !12 sintomo è la modalità con cui i soggetti costruiscono una possibile risposta di fronte all’enigma della castrazione, soluzioni che gli stessi applicano per mantenersi al riparo da una invasione del godimento. Infatti l'ultimo Lacan afferma che il sintomo non è solo la porta di entrata, ma è anche la porta di uscita. Se da una parte il sintomo nasconde e rivela al tempo stesso il desiderio inconscio del soggetto e sarà compito dell'analista di far venire allo scoperto questo desiderio inconscio attraverso le sue interpretazioni, i suoi interventi verbali e non verbali proprio perché il sintomo ha la stessa struttura del linguaggio. Dall’altra nel fenomeno della ripetizione del sintomo l’analista si scontra con qualcosa di non trattabile con le parole. «Ora, la struttura di metafora del sintomo non rende conto della ripetizione. La ripetizione qui in questione non è la ripetizione significante, ma è una ripetizione pulsionale che mette in luce che non-tutto della pulsione riesce a metabolizzarsi, a dissolversi nell'ordine del simbolico, tra- mite, come abbiamo detto, l'interpretazione. C'è un resto, un resto che - sebbene sia veicolato dal significante - è fondamentalmente refrattario a lasciarsi prendere dall'ordine del simbolico. Lacan chiama «godi- mento» la causa di questa ripetizione pulsionale. Godimento perché nonostante si presenti generalmente sotto forma di dispiacere, è un dispiacere di cui il soggetto - il soggetto dell'inconscio - non riesce a fare a meno, un dispiacere che si dispiega con una certa voluttà.» 4 Ci si trova di fronte a qualcosa che è refrattario all'ordine simbolico e che non è significante: si tratta di quella parte del sintomo che rifiuta di farsi ammaestrare dal simbolico e che gli resiste. In questo modo il sintomo da disfunzionamento diventa ciò che ha il soggetto di più certo come funzionamento. «Per arrivare a un tale nucleo del sintomo, depurato di tutte le valenze simboliche, a volte serve una lunga e dura analisi. Solo allora il soggetto potrà ritrovare e ritrovarsi attorno a quest'osso di godimento, senza il dispiacere che generalmente lo accompagna. È qui che Lacan parla d'identificazione con il sintomo. Ora, mentre il sintomo nel suo statuto significante non da un'identità al soggetto ma unicamente lo rappresenta, al contrario il sintomo nel suo statuto di lettera da un'identità poiché non rinvia più a un significante per rappresentarlo, ma rinvia alla «cosa», la cosa di godimento che, in fondo, ognuno di noi è.» 5 Di Giaccia Antonio, Il sinthomo , articolo online4 ibidem5 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !15 Questa complessità di approccio al sintomo non la ritroviamo nella modalità di intervento psichiatrico. 
 Il sintomo psichiatrico è dedotto da una osservazione; il più delle sono i familiari e gli amici che ne denunciano la presenza. Sempre di più la diagnosi si fa ricorso a test e a questionari che conducono poi a decidere su quale trattamento proporre. L’obiettivo è quello di debellare il sintomo, se possibile, nel più breve tempo possibile in quanto è fondamentale restituire la piena integrità; utilizzo il termine integrità in quanto in questo caso il sintomo viene considerato come un deficit. Si perde completamente la sua caratteristica di messaggio che non concerne il corpo ma interroga il soggetto e lo rende parte in causa, responsabile della propria sofferenza e del proprio cambiamento. Nel discorso medico-psichiatrico c’è la standardizzazione dell’intervento, si propone la «soluzione per tutti»: dato il problema x, si dà la soluzione y. Non si tiene conto del vissuto psichico del soggetto. Il rischio di questa modalità di intervento, denunciano gli psicoanalisti, è l’eclissi del soggetto dalla scena. Non solo la sparizione della soggettività di chi accusa il sintomo ma anche l’implicazione soggettiva nel sintomo dell’Altro adulto sia genitore che insegnate che terapeuta che si prende cura del bambino. 
 Le procedure di intervento, come avviene nei casi dei bambini a cui è stato diagnosticato il disturbo di ADHD, sembrano essere costruite per operare una deresponsabilizzazione sistematica di tutte le figure in gioco: genitori, insegnanti, medici curanti, terapisti. « Come se la messa in pratica alla lettera della procedura farmaco-cognitovo- comportamentale (che fornisce indicazione precise sui modi di educare il bambino) risparmiasse implicitamente l’adulto rispetto alla propria implicazione soggettiva.» 6 C’è una «moltiplicazione dell’Altro» una serie di figure professionali entrano in campo con il loro sapere specifico ma nessuna di queste riesce ad assumere per il bambino una posizione solida e stabile di adulto di riferimento con il quale potersi confrontare e a cui poter rivolgere d o m a n d e i n t o r n o a c i ò c h e l o f a s o f f r i r e . Gli esperti arrivano a predisporre elenchi di parole e gesti precisi che occorrerebbe mettere in Tognazzi, Merli a cura Il bambino iperatttivo. Dalla teoria alle pratiche della cura, ed. Franco Angeli.Milano, 2010.6 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !16 pratica nel rapporto con il bambino iperattivo al fine di rafforzare o meno un determinato comportamento. Vengono proposti dei veri e propri manuali su come si debba fare i genitori. La genitorialità è catturata dentro un sapere specialistico che gli dice cosa si deve fare sottraendola da quell’inevitabile assunzione di responsabilità che ogni atto educativo comporta. Un atto che non offre alcuna garanzia e pone il genitore di fronte al rischio, all’angoscia che nasce dal rispondere in prima persona alla sfida dell’impossibile d e l l ’ e d u c a z i o n e . Freud definiva l’educazione il processo attraverso cui il bambino accetta una perdita di godimento che ha come contropartita e come risarcimento l’iscrizione del soggetto all’interno d e l c a m p o s o c i a l e . Il bambino iperattivo è colui che dice di «no» al contratto sociale, alla perdita di godimento. In qualche modo è come se rappresentasse il simbolo della pulsione in quanto tale irrappresentabile e inconciliabile con l’ordinamento sociale. Ma questa difficoltà del bambino chiama in causa la difficoltà del mondo adulto ad avere a che fare con la castrazione con l’inevitabile assunzione di responsabilità che ogni atto educativo comporta. Il mestiere dell’educare è definito impossibile da Freud, in uno scritto del 1937, perché comporta fare i conti con la propria impotenza, con i propri limiti, come direbbe, Lacan con la propria castrazione. Impossibile perché necessita la rinuncia a una presa totalitaria sul bambino. Perché i risultati dell’educazione sono imprevedibili e i figli possono prendere strade inaspettate. Perché non si può ipotecare il futuro dei figli e non ci si può sostituire a loro, né pretendere di costruirli come si vorrebbe e neppure spianare loro la strada perché evitino di commettere i loro errori. I genitori devono accettare di rinunciare al desiderio spesso inconsapevole di volere figli uguali a loro stessi, una specie di prolungamento narcisistico, e sono costretti a riconoscerne l’individualità. Il ricorso che si fa spesso ad un sapere specialistico, scientifico mette in luce la ricerca di un sapere che acquista le forme totalitarie, che dica come si deve fare, che ha la pretesa di realizzare il sommo bene del soggetto. Un saper senza buco, direbbero i Lacaniani, universalizzante che non lascia cogliere l’individualità di ciascuno e il tratto particolare della sua sofferenza. UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !17 Secondo alcuni psicoanalisti nell’epoca contemporanea si assiste ad un appuntamento mancato con la castrazione simbolica, il soggetto non riconosce la Legge e pensa di poter tutto. Nella loro riflessione mettono in evidenza anche l’attualissima questione psicoanalitica d e l l a f u n z i o n e d e l p a d r e , d e l p a d r e c o m e p o r t a t o r e d e l l a l e g g e . Con il tramonto della figura del padre della legge perdono consistenza anche le istituzioni reali, come i Partiti e le organizzazioni statuali o simboliche, come le figure pedagogiche e le istituzioni educative che in passato creavano dei confini e dei limiti all’agire. Slavoj Žižek , filosofo e psicoanalista Sloveno, ritiene che ci troviamo a fronteggiare la crisi degli ordini simbolici che sono fondativi per il processo di auto-costruzione della soggettività umana. Si assiste aggiunge Zizek al depoteziamento del cosiddetto Grande Altro, espressione lacaniana che si riferisce a un ordine sovraindividuale nel quale tutti siamo immersi e che di volta in volta può essere identificato col linguaggio stesso, con la Legge, con l a c u l t u r a , c o n l a s t r u t t u r a s o c i a l e , e c c . Si tratta per lo psicoanalista francese Charles Melman quasi di una mutazione antropologica. Si è introdotta una morale nuova e di una relativa nuova economia psichica che poggiano, fondamentalmente, su una mutazione dei comportamenti, degli atteggiamenti e dei modi di sentire il rapporto tra noi e il mondo. Questa mutazione, sinteticamente, ha a che fare col passaggio da un’economia organizzata dalla rimozione (categoria centrale della Modernità f r e u d i a n a ) a u n ’ e c o n o m i a o rg a n i z z a t a d a l l ’ e s i b i z i o n e d e l g o d i m e n t o . Il fenomeno dell’iperattività ha la sua radice sociale in questa trasformazione storico-sociale che stiamo vivendo che vede il tramonto della funzione limitante della legge. I bambini iperattivi non riconoscono alcuna autorità, sono puro corpo senza regole. Non si tratta di bambini vivaci, ma di bambini che non hanno incontrato una cura simbolica del loro corpo pulsionale. É mancata una presenza attiva nel loro contatto con l’Altro della funzione della legge. L’iperattività è l’indice che nell’altro contemporaneo, famigliare e culturale, è assente la funzione della legge. UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !20 3. IL CORPO SENZA REGOLE UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !21 3.1 IL CORPO SENZA REGOLE Dal primo anno di vita il bambino impara giorno dopo giorno a controllare il movimento del suo corpo e spostarlo nello spazio e, quando crescendo impara a camminare, nella sua mente emerge una vera propria soddisfazione e una spinta a esplorare il mondo fisico. La vivacità è l’espressione di questo piacere legato alla conquista della propria libertà di movimento che si esprime nello scoprire lo spazio circostante, nel prendere, far cadere, toccare gli oggetti. La manipolazione degli oggetti e il gioco con gli stessi contribuiscono alla costruzione della relazione tra la mente e il mondo esterno. Quanto più intensamente il bambino gioca quanto più si sviluppa la forza della sua intelligenza sia pratica che intellettiva. Nel gioco non c’è dispersione di energia ma concentrazione volta alla comprensione del mondo esterno. Inoltre il gioco come spiegava lo psicoanalista Jacque Lacan «arreda la mente» del bambino in assenza della madre. Questa espressione rimanda alle teorizzazioni di un altro grande psicoanalista Donald Winnicot che ha mostrato come il giocattolo, l’orsetto di peluche o la bambola, che i bambini o le bambine tengono stretti a sé simbolizzano la presenza e l’assenza della madre. Sono oggetti «transizionali» che permettono la costruzione dello psichichismo interno, la sostituzione simbolica dell’oggetto materno al fine di permettere la separazione dalla madre sostenendo il bambino nell’esperienza di perdita. Ora quest’importante attività di gioco che concretizza piccoli risultati tangibili, intellettuali e pratici è negata al bambino iperattivo. Egli non riesce a giocare, non riesce con il gioco a costruire una relazione piacevole con gli oggetti esterni né beneficiare del gioco nella sua f u n z i o n e d i s o s t i t u t o m a t e r n o . Il bambino con la sindrome ADHD si muove senza sosta, l’interesse e la concentrazione necessari all’attività ludica sono impediti perché la sua mente è ingombrata dall’oggetto materno da cui non riesce a separarsi creando le condizioni per la sua sostituzione simbolica e libidica con gli oggetti del mondo esterno. Questa mancata separazione provoca una eccitazione in eccesso che si scarica in un corpo che diviene ingovernabile, che non riesce a fermarsi perché non trova nella mente del bambino la funzione simbolica del limite. L’iperattivo non pensa ciò che fa ; agisce, mosso da una spinta acefala della pulsione che non trova argine nel mentale. Nell’iperattività c’è un agire vuoto, si sente la presenza del vuoto nei bambini; un vuoto che non si placa con gli oggetti culturali, né con l’imposizione della legge, perché l’imperativo è fuori-legge perché non c’è articolazione tra legge e desiderio. Sono UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !22 soddisfacente, che appaga non solo tutti i desideri spirituali, ma anche tutte le esigenze corporee, e se esso rappresenta una delle forme di felicità raggiungibili dall'essere umano, ciò si deve, e non in minima parte, alla possibilità di soddisfare senza rimorso anche moti di desiderio da lungo tempo rimossi, che si debbono definire perversi. 9 La madre infatti si mostra mancante di qualcosa che Lacan suppone essere il fallo, di cui è priva e che costantemente cerca. La madre pone il bambino nella condizione di essere il "fallo" che le manca. Questo "fallo", non deve essere inteso soltanto nel suo versante biologico ma rappresenta per eccellenza ciò che decompleta il desiderio della madre e che la spinge ad identificare il bambino con l'oggetto che otturerebbe definitivamente la propria mancanza. Quando questo incastro è troppo resistente stente e non si lascia scalfire, il soggetto resta inchiodato in questa posizione di fallo materno e da lì non si muove. Perché ciò non accada occorre che un qualche elemento esterno al volere materno catturi il suo desiderio per far sì che non si richiuda totalmente sul bambino. Lacan chiama questo terzo elemento Nome-del-Padre. É necessario che il bambino non rimanga catturato dal desiderio della madre e per far questo deve intervenire una terza figura , un riferimento Altro, che ha la funzione di separare la coppia madre-bambino. Questa funzione nella psicoanalisi freudiana e lacaniana è svolta dall’interdetto paterno che si pone come divieto nei confronti del bambino, proibendogli di soddisfare integralmente il desiderio materno, e nei confronti della madre i m p e d e n d o g l i d i « d i v o r a r e » i l p r o p r i o f i g l i o . Questa funzione paterna che impone il doppio interdetto è simbolica non per forza è rappresentata da un padre in carne ed ossa, ma può essere attivata anche dalla madre stessa che nel suo essere donna mostra al figlio che il suo desiderio si rivolge verso un terzo. Nel testo brevissimo Due note sul bambino, Lacan dice rispetto alla funzione materna «le sue cure portano l’impronta di un interesse particolarizzato fosse solo tramite le sue mancanze» . 10 L’interesse particolarizzato è un’attenzione che guarda al soggetto nella sua specificità, unicità, le cure materne devono rispondere al bisogno del bambino senza recare l’impronta del suo desiderio perchè questo non deve entrare in gioco nella relazione con il figlio ma deve S. Freud, "Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci", in Opere, vol. VI, Bollati Boringhieri, Torino, 19749 Lacan J., Due note sul bambino10 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !25 essere rivolto al padre. Il bambino non è tutto per una donna che deve avere un desiderio che va al di là di lui . La funzione del padre è quella che situa il desiderio della madre fuori dal bambino in modo che la donna rimanga nella sua dimensione di mancanza senza saturarsi, perchè solo così riesce ad avere cure particolari che costituiscono il bambino come soggetto. Le cure materne trasformano il bisogno del bambino in una domanda che non può essere soddisfatta direttamente ma viene differita in modo tale che si costituisca un desiderio. Il differimento della soddisfazione del bisogno e il suo inserimento nel circuito delle domande fanno del bambino un soggetto desiderante in quanto mancante Il bambino iperattivo rimane impigliato nelle maglie del godimento materno, l’eccesso di presenza dell’oggetto materno ingombra la sua mente, rendendo impossible quella mancanza c h e s p i n g e v e r s o a l t r e f o r m e d i s o d d i s f a z i o n e s o s t i t u t i v a . La lettura psicoanalitica del disagio del bambino iperattivo coglie l’aspetto pulsionale: la mente umana è abitata da una tensione caotica, di natura sessuale, che punta alla soddisfazione, che riceve la sua iniziale accessione nel legame tra il bambino e la madre. Se questa eccitazione non viene placata dall’intervento paterno, ristagna, ingombra la mente del bambino e rende problematico l’inserimento nell’istituzione scolastica. 11 In questo modo il bambino iperattivo incarna e subisce le modalità con cui la madre si pone in relazione alla propria mancanza fallica. In un epoca, come abbiamo visto, dove sempre di meno si fa ricorso ad una funzione simbolica della Legge del Padre, la sua funzione di limite ,di castrazione , l’aspetto inglobante, totalizzante della funzione materna che non assume su di sé la castrazione simbolica, trova sempre più spazio. 3.3 IL CASO CLINICO DI ALBERTO Per rendere maggiormente chiaro quanto teoricamente detto sopra introduco la narrazione di un caso clinico, riportato nel testo Il bambino iperattivo. Dalla teoria alle pratiche della cura. Il caso clinico tratta di Alberto un bambino a cui è stato diagnosticato una sindrome di iperattività: Zuccardi Merli Uberto, Non riesco a fermarmi,15 risposte sul bambino iperattivo, B.Mondadori, Milano-Torino,201211 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !26 il padre di Alberto lascia la famiglia poco dopo la nascita del figlio, e ricompare quando Alberto ha tre anni; liti, anche violente con la madre, richiedono un intervento della polizia e la tutela del minore da parte del Tribunale. Tra i quattro e i cinque anni all'asilo è sempre molto agitato e dice di sé: "Sono un bambino cattivo! ". A cinque anni viene ricoverato in day-hospital tal per accertamenti in merito ad iperattività. Viene diagnosticato un disturbo oppositivo-provocatorio reattivo al contesto ambientale, più marcato rispetto all'iperattività, ansia abbandonica ed aggressività relativa alla minaccia di rottura della situazione simbiotica: gli viene consigliato uno sport di squadra con regole precise e possibilità di sfogare l'aggressività, e uno spazio di terapia individuale cognitivo-comportamentista. Verrà seguito per un anno e mezzo circa; viene proposto anche il farmaco, a cui si opporrà la madre, che in generale diffida delle strutture pubbliche. Il Tribunale dei minori la chiamerà per intimargli di seguire meglio il figlio, altrimenti verrà intrapresa una procedura di affido. All'ingresso alle elementari gli viene affiancata un'insegnante di sostegno. L'azienda sanitaria, per rinnovare il sostegno scolastico al secondo anno delle elementari, lo classifica come "Persona in stato di handicap". 12 Alberto viene poi preso incarico dal Centro Gianburrasca Onlus di Milano, uno spazio dedicato alla ricerca, alla prevenzione e alla cura di iperattività (ADHD) e aggressività, disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) . Gli operatori del Centro cercano di comprendere le dinamiche affettive interne alla famiglia di Alberto e riscontrano la presenza di un legame fusionale nella coppia madre-figlio e la mancanza della figura paterna. Il padre, ricordiamo, viene allontanato dalla moglie dopo pochi mesi dalla nascita del figlio, a causa del suo comportamento violento. Alberto e la madre da subito dormono nello stesso letto. Nei colloqui con l’operatore la madre così descrive la relazione con il figlio: «Io e lui siamo una cosa sola». La donna con un lavoro stabile, laureata, intelligente, è risoluta nel soffocare ogni desiderio verso gli uomini, pur essendo di natura passionale. La vita della donna è scandita dall’impegno lavorativo e dalla cura del figlio e non c’è altro. Nella vicenda di Alberto, il bambino è messo nella posizione del «Fallo» che satura il desiderio materno. L’assenza di un uomo vicino a lei produce l'adesione erotizzata e amorosa verso il figlio, come dice Alberto: "Non dovrai mai avere altri uomini, io ti sposerò!» 13 Tognazzi, Merli a cura Il bambino iperatttivo. Dalla teoria alle pratiche della cura, ed. Franco Angeli.Milano, 2010.12 ibidem13 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !27 dai migliori specialisti della medicina perché reperiscano la malattia, il danno nel corpo del figlio. Per questo donna il problema è medico, la malattia si situa nel cervello di Roberto, trasmessa dal padre. Gli operatori del Centro Gianburrasca tentano di portare l’attenzione della donna sull’importanza della relazione madre e figlio e sulla implicazione che questa ha sul disagio del bambino. Purtroppo l’atteggiamento materno non permette agli operatori di coinvolgerla in un lavoro personale , la donna non vuole aprire a una domanda sulla sua mancanza, rigetta ogni riferimento alla questione della relazione. Non passa molto tempo prima che la madre riferisca che ha deciso di rivolgersi ad altri specialisti e che ha scelto per il farmaco, perchè per lei si tratta null’altro che di una questione di corpo. In questo caso l’insistenza della madre sulla causa organica della malattia del figlio secondo lei trasmessa dal padre naturale, mostra la mancata elaborazione da parte della donna della relazione con quest’uomo. La posizione della madre rende impossibile qualunque cambiamento soggettivo di Roberto. Il bambino appare parlato fino in fondo dal linguaggio materno. L'Altro materno ha già deciso interamente per lui. Il bambino pensa di sé ciò che la madre ha deciso e in uno degli ultimi colloqui con gli operatori del Centro parla di sé con le parole dure della madre :"Io sono un bambino cattivo e andrò in collegio, perché non c'è altra soluzione!".Dopo aver tracciato in modo sintetico come la lettura psicoanalitica individui nel particolare legame con l’Altro genitoriale la fonte del disagio del bambino iperattivo, nel prossimo capitolo cercherò di delineare le modalità di cura e in quale contesto possono essere realizzate facendo riferimento all’esperienza ormai decennale del Centro Gianburrasca di Milano. UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !30 4. L’ESPERIENZA DI CURA: CENTRO GIANBURRASCA DI MILANO UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !31 4.1 IL CENTRO GIANBURRASCA Il Centro Gianburrasca nasce nel 2007 a partire da un gruppo di psicologi e psicoterapeuti associati all’associazione di indirizzo lacaniano Jonas Onlus. I fondatori del Centro erano interessati al mondo dell'infanzia e alle nuove problematiche infantili che stavano emergendo in quel periodo, in particolar modo l'iperattività infantile e tutte le forme di disturbi dell'apprendimento. Il desiderio di questo gruppo di lavoro era quello di proporre un modo diverso di approccio al disagio manifestato dai bambini rispetto ai trattamenti cognitivo-comportamentali e farmacologici che in quel momento stavano prendendo sempre più piede nel trattamento dell'iperattività e dei disturbi dell'attenzione. Attraverso l'approccio psicoanalitico l'equipe del Centro Gianburrasca si è specializzata nella terapia di iperattività, ansia e aggressività, disturbi dell'apprendimento, non riconducendoli ad alterazioni delle strutture cognitive o a deficit dell'organizzazione psichica del bambino, ma considerandoli indici di un carico di tensione mentale che riguarda l'insieme dei legami affettivi fondamentali del bambino e la sua relazione con le figure di riferimento. Descriviamo ora il dispositivo di cura del Centro. 4.2 FASE DI ACCOGLIENZA L'ingresso di un bambino a Gianburrasca è preceduto da uno o più colloqui preliminari tra i genitori e il coordinatore del Centro, fondamentali per costruire una prima anamnesi del caso. Se il disagio è effettivamente presente nel bambino viene proposto un percorso di cura che prevede il trattamento del bambino una volta alla settimana. Sono concordati degli incontri periodici anche con i genitori, per parlare con loro del bambino, delle loro difficoltà, di come va a scuola, e dei suoi progressi e dei suoi problemi. Questi colloqui, accostati dall'incontro con un pediatra, sono periodicamente ripresi, con una cadenza variabile, nel corso del tempo di frequentazione. Talvolta questi incontri sono seguiti dall'adesione al gruppo di parola dei genitori e occasionalmente dall'avvio di un'analisi, qualora emerga una domanda di cura da parte di un genitore. L’ascolto dei genitori ricopre un’importanza fondamentale perchè, come UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !32 sempre condiviso con l'equipe di colleghi, per evitare che il coinvolgimento intenso che questi bambini attivano diventi ancora una volta un ricatto, un'invasione all'interno di un campo psichico già troppo invaso dalla domanda dell’Altro. Il gioco appare come un elemento fondamentale nella processo di soggettivazione del bambino. Secondo la psicoanalista Carolina Albretti, facendo riferimento al suo testo «Alcune considerazioni sul gioco» compreso nel libro più volte citato Il bambino iperattivo. Dalla teoria alle pratiche della cura: Dalla teoria alle pratiche del cura, il gioco chiede a chi lo pratica di saper amare e di saper lavorare che sono le due caratteristiche assegnate da Freud a una persona cosiddetta sana. Questo perchè nel gioco il bambino entra nella dimensione del fare, dell'agire, dell'organizzare lo spazio ed il tempo come quando si lavora. Giocando crea sempre qualcosa che si tratti di un oggetto o di una storia. Inoltre quando gioca è necessario per il bambino che ci sia un riferimento all’Altro e che rinunci alla propria solitudine e acquisisca la capacità di fare legame con altre persone o almeno all’inizio con degli oggetti, oggetti parziali, che possono essere amati, perché lo fanno stare bene. 17 4.5 LO SPAZIO DELL'ATELIER In questo spazio la domanda è a un grado appena superiore a quello minimo, come è evidente per il fatto che si propone un gioco in particolare e che lo si fa con altri bambini, il che richiede un livello di regolazione maggiore. La decisione di proporre al bambino la partecipazione all'atelier è successiva c al primo momento di "gioco libero" e alla formulazione, da parte dell'équipe, di un'ipotesi diagnostica relativa alle possibilità di tenuta di un minore rispetto al contesto maggiormente caotico che inevitabilmente troverà nell'incontro con altri piccoli soggetti. Anche se l'interazione con i pari, durante la frequentazione del Centro, non sarà proponibile né auspicabile per ogni bambino, il percorso che si propone è il passaggio dal narcisismo alla possibilità di socializzare con altri bambini. L'atelier e il gruppo di gioco condiviso consistono nel gioco strutturato e finalizzato, organizzato da un conduttore, ad esempio, un gioco a sfondo teatrale, in cui il bambino è chiamato a sperimentare una presa di distanza dall'immagine di sé a favore dell'immagine del Cfr Tognazzi, Merli a cura Il bambino iperatttivo. Dalla teoria alle pratiche della cura, ed. Franco Angeli.Milano, 2010. 17 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !35 personaggio che si accinge ad interpretare. Si lavora sulla relazione stessa del bambino con l'Altro e con il simile, favorendo una maggiore riflessione e soggettivazione nei riguardi della propria provocatorietà, aggressività, oppositività. In questo senso è il dispositivo stesso ad essere terapeutico, nella misura in cui viene modulata l'esperienza che il bambino ne fa a seconda di ciò che accade al suo interno. L’esperienza dell'atelier o del gruppo di gioco organizzato da un certo sapere dell'Altro (atelier di teatro, ad esempio), ha mostrato quanto la dimensione gruppale sia centrale per aiutare il bambino a far emergere quella consapevolezza della propria sofferenza necessaria per trasformare tale sofferenza in sintomo, ponendo le condizioni per una sua futura interrogazione. Acquisire una maggiore consapevolezza del proprio essere con gli altri permette al bambino di mettersi a distanza dall'evidenza del corpo e del suo muoversi iperattivamente nello spazio, così come dell'aggressività che esso m a n i f e s t a . Q u e s t o p r o d u c e c o n i l t e m p o e f f e t t i d i s o g g e t t i v a z i o n e . L'atelier e il gruppo funzionano come contenitori in cui sperimentare il sintomo. il conduttore non deve assolutamente avere di mira il buon funzionamento del gruppo, non deve riproporre lo schema educativo, deve invece sottolineare, o all'interno terno o subito dopo la sessione di gioco, quegli elementi che hanno fatto emergere la questione del bambino all'interno del gruppo. Il comportamento provocatorio e oppositivo manifestato dal bambino rivela agli occhi dell'operatore l'emergenza di una questione, di un interrogativo rivolto all’Altro. La maggior parte delle manifestazioni sintomatiche di quei bambini che accedono alla dimensione del gruppo hanno, in fondo, questa logica: colpire l'Altro della Legge per estrarre dall'Altro la misura particolare del suo amore. Vi è dunque una difficoltà a tollerare la frustrazione d'amore, ad accettare una perdita che non sembra ai loro occhi offrire alcuna contropartita. Queste manifestazioni sintomatiche del bambino nel gruppo devono, pertanto, portare gli operatori a sottolineare a loro volta questi tagli, queste "tacche" nel funzionamento gruppale, consentendo al bambino di potersi esprimere con la parola intorno a questi punti oscuri che concernono il desiderio del soggetto nel suo rapportarsi al desiderio dell’Altro. Si tratta di far emergere con questo taglio un punto di soggettività che merita di essere interrogato, con l'effetto di isolare, di identificare quelle questioni che fanno soffrire il soggetto, alle quali egli risponde con l'agitazione psicomotoria, con l'aggressività, con l'oppositività radicale. Ciò che è importante sottolineare è che questo porsi come un interlocutore comporta già di per se un'attenuazione della portata distruttiva del sintomo. E solo a partire da una diminuzione del sintomo, da uno svuotamento di tensione come effetto UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !36 della presenza di un partner comunicativo disposto all'ascolto, che è in un secondo tempo possibile una sorta di "rettifica soggettiva" rispetto alla propria posizione nei confronti dell’Altro. CONCLUSIONE Il lavoro prova a aprire degli interrogativi rispetto alle modalità diagnostiche e alle terapie cognitivo- comportamentali che oggi sono utilizzate per i bambinI affetti da sindrome di ADHD. L’interrogativo sostanziale riguarda il misconoscimento che queste pratiche operano nei confronti delle individualità dei bambini che vengono «trattati» secondo l’ottica della "soluzione per tutti", secondo lo stile tipico della deriva imboccata dal discorso della scienza: dato il problema x, si dà la soluzione 18 Fino ad arrivare all’uso della «pillola dell’obbedienza» il famoso farmaco Ritalin. Questa impostazione fa perdere di vista la dimensione soggettiva del disagio e il doloroso vissuto psichico del piccolo paziente, così come nega l’importante implicazione della posizione dell’Altro familiare nel sintomo del bambino. Ne consegue inoltre una progressiva deresponsabilizzazione di tutte le figure adulte dai genitori agli insegnanti e operatori sanitari che circondano il «malato» di ADHD come se : la messa in pratica alla lettera della procedura farmaco-cognitivo- comportamentale (che fornisce indicazioni precisissime sui modi di educare il bambino) risparmiasse implicitamente l'adulto (il genitore, ad esempio) rispetto alla propria implicazione soggettiva...Accade così che la rete degli interventi tessuta intorno al soggetto faccia rimbalzare ogni volta questa responsabilità da un operatore all'altro, con un effetto di disorientamento per il soggetto stesso, oltre che per la famiglia. 19 Il tentativo del testo è di restituire la complessità presente in queste forme di disagio in modo che esse vengano lette da una parte con un riferimento alle dinamiche relazionali in cui il soggetto è inserito e dall’altra con la consapevolezza dei cambiamenti avvenuti nel contesto sociale culturale che condizionano profondamente le strutture soggettive. Secondo il padre della psicoanalisi la società umana si fonda su una rinuncia pulsionale Tognazzi, Merli a cura Il bambino iperatttivo. Dalla teoria alle pratiche della cura, ed. Franco Angeli.Milano, 2010.18 ibidem19 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !37 BIBLIOGRAFIA AA. VV.. Il bambino iperattivo. Dalla teoria alle pratiche della cura (Jonas) (Italian Edition). Edizione del Kindle. Zuccardi Merli Uberto, Non riesco a fermarmi,15 risposte sul bambino iperattivo, B.Mondadori, 2012 Milano-Torino. Diener Yann, Un bambino viene agitato, Edizioni ETS, PISA, 2013. S. Freud, "Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci", in Opere, vol. VI, Bollati Boringhieri, Torino, 1974 Articoli online Benvenuto Sergio, .Il DSM-5. Una tigre di carta, del sito www.psychiatryonline.it, art. del 2 dicembre, 2014. Di Ciaccia Antonio, Il sinthomo, Giordano Mauro,Troppi farmaci, Corriere di Bologna del 22 ottobre 2011. Pesare Mimmo, La metafora dei Proci. L’esperienza del limite ed etica della Jouissance, art tratto dalla rivista H-ermes Journal of Communication, n°1 del 2013, p.71-80. http//siba-ese- unisalento.it Mazzoni Angela, Confusioni contemporanee, tratto da rivista Famiglia Oggi Settembre Ottobre 2013 – Rubrica Consulenza. Video RAI 3: «Inventori di malattie» di Silvestro Montanaro, autore del programma «C’era una volta» 
 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !40 UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !41 èp UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALLA SINDROME DA ADHD !42
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