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approfondimento lezione, Dispense di Storia Contemporanea

documento blendeed storia contemporanea

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 26/10/2019

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

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Scarica approfondimento lezione e più Dispense in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! STORIA CONTEMPORANEA: APPROFONDIMENTO lezione 2: “una foto di classe” Vediamo’ dunque una foto: essa rappresenta una scolaresca in posa attorno al maestro; una annotazione sul retro ci informa che si tratta di una classe quinta e che lo scatto è avvenuto il 6 aprile del 1923 [1]. La foto di classe è sicuramente uno dei rituali di lunga durata del mondo scolastico e questo aiuta sia a visualizzare meglio la fotografia “assente” sia a dar vita con maggior facilità alla dinamica del confronto, dell’interazione, cioè, tra identità (per esempio una nostra foto di classe) ed alterità (la particolare foto in esame). Come detto, questa foto, come ogni foto, ci offre una opportunità straordinaria: avvicinare visivamente una realtà aiutandoci a donarle mag gior spes sore. Questa opportunità non dipende da un’inconsistente og get tività, a cominciare dal fatto che, per qu anto lo scatto possa risultare fulmi neo, la foto è sempre frutto di una in terpretazione (indipendentemente dal grado di consapevolezza che di tutto questo possono avere lo stesso foto grafo o i soggetti fotografati). La fotografia, allora, non ha alcun valore “ri solutivo”, e d’altra parte è questo che la rende storiograficamente interes sante. Essa, infatti, associandosi e non sostituendosi a tutte quelle fonti di cui la nostra indagine sa appropriarsi, grazie a quei caratteri peculiari che la caratterizzano come traccia di realtà, offre inedite sug gestioni e aiuta a porre nuove curiosità. Tutto questo è possibile, ovviamente, solo a patto che la natura dell’immagine fotografica perda tanto i tratti della assoluta oggetti vità, quanto quelli dell’immagine decorativa. Il primo caso equivale a dire che il presente non ha nulla da dire al passato, il secondo che il passato non ha più nulla da dire al presente. Entrambi gli atteggiamenti si nutrono di un medesimo pregiu dizio: ipotizzano una situazione fuori dal tempo e dallo spazio, e dunque fuori dall’agire storico. Certo, la foto sviluppa un rap porto del tutto particolare con lo spazio e con il tempo: lo spazio è bloccato in una forma bidimensionale ed il tempo è congelato. La foto, insomma, è un vero e proprio ossimoro, come può esserlo un “particolare assoluto” [2]. Perché, allora, la foto sia storiograficamente utile essa deve essere prima di tutto ri-dotata di una densità spazio-temporale così come devono essere ca librate le aspettative con cui la si affronta. La foto non dice tutto e non è del tutto muta: aiuta, ed in modo del tutto peculiare, ad offrire delle ri sposte senza rinunciare a porre nuove domande. Torniamo alla nostra foto e partiamo dalla didascalia. Essa non fa pro priamente parte dello scatto: è più facile imbattersi in scatti senza didascalia; tut tavia, pur nella sua natura effimera (può non esserci, può essere rovinata dalla colla con cui si attacca la foto ad un album, può es sere aggiunta, può essere erronea, può mentire) fa a suo modo parte della fotografia in tesa come quell’oggetto che noi maneggiamo. Tra le indicazioni qui offerte dalla didascalia, comunque, mancano quelle relative alla località, ma la zona da cui provengono le foto, tra cui anche questa era inserita (indizio esterno ri spetta alla foto), e il tipo di vestiario pe sante in relazione alla stagione (indizio interno) autorizzano ad indicare l’area della pia nura padana o, co munque, dell’Italia setten trionale. Lo scatto propriamente detto ci mostra un maestro, attorniato da trentasette alunni maschi. Chiaro che non si tratta di una “istantanea”, di uno scatto rubato all’improvviso alla vita scolastica: una situazione con cui evidentemente bisogna fare i conti, a cominciare dalla inutilità di applicare una ferrea dicotomia vero/falso. La foto è vera mente una foto di quegli alunni, di quel maestro e, allo stesso tempo, è una messa in posa, cosa che ha delle implicazioni: “non appena io mi sento guardato dall’obbiettivo, tutto cambia: mi metto in atteggiamento di “posa”, mi fabbrico istantaneamente un altro corpo, mi trasformo anticipatamente in immagine” [3]. I cri teri della costruzione della foto rispecchiano criteri tipici di que sto av venimento: la classe è schierata su più linee (oggi prevale essen zial mente il criterio dei più alti dietro; qui sembra aver un peso an che quello dei più “presentabili” davanti); viene scelto un luogo adatto fuori dalla classe (una scalinata, magari, o, come in questo caso, un mu retto per favorire la dispo sizione dei soggetti); si identifica un posto di rilievo per l’insegnante (seduto al centro con nessuno davanti, come in questo caso, o in piedi di fianco, o seduto in prima fila ecc.), in modo cioè che la sua immagine possa ben stagliarsi all’interno della massa degli alunni. Anche se questo ovviamente la foto non lo dice, si può ipotizzare che gli attori fossero stati informati dell’evento in anticipo e che ciò abbia dunque influito sulla loro presentazione formale, a co min ciare dal loro abbigliamento. Questo, infatti, mostra un generale de coro e, se per la gran parte degli alunni l’eleganza della
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