Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

APPROFONDIMENTO STORIOGRAFIA, Appunti di Greco

Breve trattazione dei più importanti storiografi

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 20/01/2020

ginevradifusco
ginevradifusco 🇮🇹

3.9

(7)

19 documenti

1 / 9

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica APPROFONDIMENTO STORIOGRAFIA e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! ERODOTO La prima importante testimonianza in materia di teoria delle forme di governo si rinviene nel cosiddetto Λόγος τριπολιτικός, un passo dal Terzo libro delle Storie di Erodoto (484 a.C.– 430 a.C ca.) che riferisce un colloquio tra i notabili persiani Otane, Megabizo e Dario a proposito della forma di governo da instaurare dopo la morte di Cambise in Persia (III, 80-82). I protagonisti affrontano le tre forme di governo classiche: la democrazia, governo dei molti, l’aristocrazia, governo dei pochi, e la monarchia, governo di uno. Otane sostiene la democrazia affermando che il potere va rimesso al popolo. Egli elenca i punti deboli della monarchia. Il monarca, possedendo grandi ricchezze, diventa prepotente e invidioso ma soprattutto sovverte le leggi dei padri, violenta le donne, manda a morte a capriccio. Invece, secondo Otane il governo del popolo ha un bel nome (ἱσονομία) e prevede che il potere sia distribuito tra le varie cariche pubbliche e che il suo esercizio sia sottoposto al veto popolare. Megabizo sostiene il governo oligarchico. Condivide il giudizio negativo sulla monarchia ma dice che la massa è ottusa e prepotente e potrebbe instaurare una tirannia peggiore di quella del monarca. Lui, quindi, consiglia di scegliere un gruppo di uomini tra i migliori e di dar loro il potere. Dario, invece, dice che tra le forme di governo proposte, considerate, però, nel loro stato perfetto è superiore la monarchia. Dal dibattito appena riferito emerge con chiarezza che la classificazione delle forme di governo è già completa così come sarà ripresa da autori successivi. Infatti ciascuna forma di governo è presentata nel suo aspetto buono e in quello cattivo secondo un criterio valutativo assiologico. Monarchia Oligarchia Democrazia Otane Al re è lecito far ciò che vuole senza doverne render conto. Dai beni presenti gli viene infatti l’arroganza, mentre sin dalle origini è innata in lui l’invidia. È invidioso che i migliori siano in vita, e si compiace dei cittadini peggiori ed è prontissimo ad accogliere le calunnie. Se qualcuno lo onora moderatamente, si sdegna di non esser onorato abbastanza; se invece uno lo onora molto si sdegna ritenendolo un adulatore. Sovverte le patrie usanze e violenta donne e manda a morte senza giudizio. Ha il nome più bello di tutti, l’uguaglianza dinanzi alla legge (ἰσονομία). A sorte esercita le magistrature ed ha un potere soggetto a controllo e presenta tutti i decreti dell’assemblea generale. Nella massa sta ogni potenza Megabizo Vedi Otane Scelto un gruppo degli uomini migliori, a questi affidiamo il potere; è giusto che dagli uomini migliori derivino le migliori deliberazioni Niente c’è di più privo di intelligenza, né di più insolente del volgo buono a nulla. Non ha neppure capacità di discernimento: né ha imparato da altri né conosce da sé niente di buono, e si getta alla cieca senza senno nelle cose, simile a torrente impetuoso. Dario Di un uomo solo che sia ottimo niente potrebbe apparire migliore, e valendosi di tale sua saggezza egli potrebbe guidare in modo perfetto il popolo, e così soprattutto potrebbero esser tenuti segreti i provvedimenti contro i nemici. Avendo ottenuta la libertà per opera di un sol uomo, dobbiamo mantenere in vigore la stessa forma di governo, e inoltre non dobbiamo abolire le istituzioni dei nostri padri, che sono buone, perché non sarebbe certo la cosa migliore Nell’oligarchia invece ai molti che impiegano le loro qualità nell’amministrazione dello stato sogliono capitare gravi inimicizie private, perché, volendo ciascuno essere il primo e prevalere con i suoi pareri, vengono a grandi inimicizie fra loro, e da queste nascono discordie, e dalle discordie stragi, e dalle stragi si passa alla monarchia Vedi Megabizo. Se il popolo è al potere è impossibile che non sopravvenga la malvagità. E sopravvenuta nello stato la malvagità sorgono fra i malvagi non inimicizie, ma salde amicizie, poiché quelli che danneggiano gli interessi comuni lo fanno cospirando fra loro. E questo succede fino a che uno del popolo, postosi a capo degli altri, li fa cessare. PLATONE Platone affronta il tema delle forme di governo particolarmente nella Repubblica (Πολιτεία), nel Politico (Πολιτικός) e nelle Leggi (Νόμοι). Nella Repubblica Socrate presenta come migliore forma di governo una repubblica ideale. Essa si caratterizza per essere costituita in modo armonioso e ordinato da tre classi di uomini, nei ruoli confacenti alle proprie attitudini: i governanti filosofi, i guerrieri e gli addetti ai lavori produttivi. Mentre nel dialogo di Erodoto si valutano come buone o cattive le forme di governo esistite nella realtà, in Platone si considerano negativamente tutte le forme di governo realmente esistite. Ad esse si contrappone la forma di governo ideale che non è storica e proprio per questo può essere perfetta. Tale forma di costituzione è una, “ma potrebbe essere nominata in due modi: regno (βασιλεία) se un uomo solo spicca fra quanti comandano, aristocrazia se comandassero più persone” (Λέγω, εἶπον, ὅτι εἷς μὲν οὗτος ὃν ἡμεῖς διεληλύθαμεν πολιτείας εἴη ἂν τρόπος, ἐπονομασθείη δ’ ἂν καὶ διχῇ· ἐγγενομένου μὲν γὰρ ἀνδρὸς ἑνὸς ἐν τοῖς ἄρχουσι διαφέροντος βασιλεία ἂν κληθείη, πλειόνων δὲ ἀριστοκρατία, 445d). Platone pone poi le costituzioni corrotte in un ordine gerarchico: al vertice c’è la timocrazia, poi c’è l’oligarchia, poi la democrazia e infine la tirannia. Quindi anche per Platone le forme di governo sono sei. L’autore aggiunge alle tradizionali forme di governo la timocrazia, che indica una forma di transizione fra la costituzione ideale e le tre forme cattive tradizionali (oligarchia, democrazia e tirannia). La timocrazia nella realtà si identifica con il governo Πολιτεῖαι νομιμαί Πολιτεῖαι ᾰνομοι Uno 1. Μοναρχία βασιλική 6. Τυραννίς (Μοναρχία τυραννική) Pochi 2. Ἀριστοκρατία 5. Ὀλιγαρχία Molti 3. Δημοκρατία κατὰ νόμους 4. Δημοκρατία παρανόμως Nelle Leggi (Νόμοι), l’ultimo scritto di Platone, il Vecchio Ateniese, che si propone di delineare non la costituzione ideale ma una concretamente attuabile, attribuisce alle varie forme di costituzioni storicamente esistenti (democrazia, oligarchia, aristocrazia, monarchia) aspetti positivi e negativi che difficilmente si combinano in una costituzione ideale. In particolare la democrazia, l’oligarchia e la tirannide sono definite “non costituzioni” (οὐ πολιτεῖαι) o piuttosto “sedizioni” (στασιωτεῖαι), in quanto non dominano su soggetti consenzienti, ma contro la loro volontà e con violenza. Ci si deve dunque appellare alla divinità che indicherà i criteri di giustizia che si devono seguire nella realizzazione dello stato e delle leggi. Tuttavia l’Ateniese sembra rivalutare paradossalmente la tirannide affermando che la costituzione perfetta può essere fondata solo da un giovane tiranno illuminato, capace di avere l’autorità di imporre norme che essendo frutto di una sapienza estranea alla massa, non possono certo essere prodotte e approvate dall’opinione di questa. ARISTOTELE La teoria classica delle forme di governo è stata elaborata da Aristotele nella Politica. Nel libro terzo Aristotele in primo luogo ritiene sia necessario esaminare le diverse tipologie di costituzioni esistenti nella realtà ed elabora la teoria classica delle sei forme di governo analizzando chi governa e come governa. In base a chi governa si distingue il governo di uno solo da quello dei pochi, da quello dei molti. In base a come governa si distingue tra tre costituzioni buone e tre degenerate (παρεκβάσεις da παρ-εκ-βαίνω, “vado fuori strada”). Aristotele usa i termini tradizionali con significati diversi. Infatti regno (βασιλεία) indica il governo buono di uno solo, cui corrisponde la tirannia (τυραννίς) come rispettivo governo cattivo. Aristocrazia indica il governo buono di pochi cui si contrappone negativamente l’oligarchia. Poi, in maniera innovativa, per il governo buono di molti Aristotele usa in senso specifico il termine πολιτεία (tradotto in genere in questa accezione come politìa secondo la traslitterazione latina), mentre per la forma cattiva di governo di molti Aristotele usa δημοκρατία. Si evita così l’uso ambiguo che ha fatto Platone del termine δημοκρατία in senso positivo e negativo, ma si viene di fatto ad impiegare in tal modo il termine πολιτεία con due significati, uno generico di “costituzione” ed uno specifico di “democrazia moderata”, conferendo peraltro a questa un privilegio di eccellenza fra le costituzioni. Virtuosa Degenerata (παρέκβασις) uno βασιλεία τυραννίς pochi ἁριστοκρατία ὁλιγαρχία molti πολιτεία (politìa) δημοκρατία A differenza di Platone, Aristotele distingue le forme buone da quelle cattive in base all’interesse comune o all’interesse personale. Ciò si connette all’idea di πόλις che ha Aristotele secondo il quale la gente si riunisce in una città che è nata per vivere ma che esiste per vivere bene (γινομένη μὲν τοῦ ζῆν ἕνεκεν, οὖσα δὲ τοῦ εὖ ζῆν) nella realizzazione del bene comune. Se i governanti cominciano a perseguire l’interesse personale, la comunità perde il proprio scopo e si disgrega. Per Aristotele tutte le costituzioni che perseguono il bene comune sono rette e conformi a giustizia. Aristotele analizza ciascuna costituzione in maniera attenta individuandone varie articolazioni: ogni forma storicamente attuata assume caratteri particolari, pertanto la classificazione classica non è del tutto lineare come all’apparenza. Con riferimento alla monarchia per esempio Aristotele ne individua diversi tipi: la monarchia dei tempi eroici, ereditaria e basata sul consenso dei sudditi, la monarchia di Sparta perpetua e fondata sul potere militare, il regime dei capi supremi di città eletti per un certo periodo o a vita, la monarchia di molti popoli barbari che si configura come una monarchia dispotica diffusa soprattutto in oriente. Tale ultima forma di monarchia ha alcuni aspetti comuni alla tirannia ma non si identifica con essa perché i tiranni dominano su sudditi scontenti del loro potere e quindi non sono legittimati. Nello stesso tempo però non è assimilabile alla monarchia greca perché domina su popoli servili. Quindi si tratta di una costituzione in cui un uomo esercita un potere dispotico analogo a quello del padrone sugli schiavi. Si tratta di un potere assoluto esercitato nell’interesse del padrone su popoli schiavi per natura che quindi lo legittimano perché non potrebbero altrimenti essere governati. Aristotele identifica la politìa — che nell’Etica Nicomachea denominerà con il termine τιμοκρατία - con la costituzione caratterizzata dal potere di molti esercitato nell’interesse comune. Però poi analizzandola nello specifico egli dice che si tratta di una mescolanza tra oligarchia e democrazia e quindi, sulla base dello schema classico, tra due forme di governo cattive. Ma come fa una forma buona a nascere da due forme cattive? Inoltre se la politìa non è la democrazia buona ma un misto di oligarchia e democrazia allora è un’idea astratta mai realizzatasi nella realtà. Poi vediamo che in realtà per Aristotele l’oligarchia non è semplicemente governo di pochi e la democrazia non è semplicemente governo di molti. Infatti per Aristotele le due forme di governo si distinguono secondo il criterio della ricchezza. La democrazia è governo dei poveri (molti) e l’oligarchia governo dei ricchi (pochi). Detto ciò la politìa nasce da una mescolanza di oligarchia e democrazia ed è un regime in cui l’unione di ricchi e poveri dovrebbe porre rimedio al conflitto sociale. Essa si può creare con provvedimenti che cercano di conciliare le posizioni dei ricchi con quelle dei poveri e viceversa; oppure si prende il medio tra gli ordinamenti estremi dei due regimi; oppure si prende il buono dei due sistemi conservando il metodo elettivo del governo oligarchico e l’esclusione dei requisiti del censo tipica del regime democratico. Quindi tenuto conto del fatto che l’ideale dell’etica aristotelica è la mediazione, la politìa rappresenta la forma di governo ideale. Si tratta di una costituzione in cui governa il ceto medio e quindi è garantita la stabilità e attraverso essa il buon governo. Con Aristotele si introduce il tema del governo misto come buon governo. POLIBIO Polibio di Megalopoli (ca. 206 a.C. – 124 a.C.), essendo uno storico e non un politico, fa nel VI libro delle sue Storie una lunga esposizione della costituzione romana, presentando le magistrature come fondamento della potenza romana. Questa trattazione è tuttavia preceduta dall’esposizione di una teoria delle forme di governo. Per Polibio, a partire dall’originario stabilirsi della monarchia come predominio del più forte — siamo in una situazione ancora pre-etica e in qualche modo pre-politica —, si succedono in alternanza sei forme di governo, tre buone e tre deviazioni: il regno, che è un perfezionamento del governo di uno solo attraverso il senso del bene e del male, la sua degenerazione in tirannide, quindi l’aristocrazia, forma virtuosa del governo dei pochi, la sua degenerazione in oligarchia, poi la democrazia, forma virtuosa del governo dei molti e la sua degenerazione in oclocrazia. Quest’ultima, la peggiore forma di governo, porta come reazione la costituzione di una nuova monarchia. Polibio come si è detto effettua una classificazione delle forme di governo analoga a quella classica usando però il termine δημοκρατία con accezione positiva. Quindi per indicare il governo di molti cattivo Polibio usa il termine ὀχλοκρατία cioè governo della massa o in alternativa χειροκρατία, dominio “manesco” (da χείρ, mano), entrambi probabilmente neologismi polibiani. Per distinguere il governo buono dalla sua παρέκβασις Polibio non usa, come Aristotele, quello dell’interesse perseguito dai governanti ma sembra che faccia riferimento alla contrapposizione tra governo fondato sulla forza e governo fondato sul consenso e alla contrapposizione tra governo illegale e governo legale. Quindi Polibio si avvicina a Platone pur discostandosi dalla sua teoria. virtuosa degenerata uno μοναρχία βασιλεία τυραννίς pochi ἁριστοκρατία ὁλιγαρχία molti δημοκρατία ὀχλοκρατία
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved