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approfondimento su Dante, Guide, Progetti e Ricerche di Italiano

Analisi della superbia di dante nelle sue opere

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 12/05/2021

alessandra-albano-5
alessandra-albano-5 🇮🇹

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Scarica approfondimento su Dante e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Italiano solo su Docsity! La superbia in Dante: intimo conflitto tra desiderio di gloria e consapevolezza della sua vanità In Dante è ben rilevabile una tensione continua tra il desiderio di ottenere fama e onori mondani e la magnanima consapevolezza della loro vanità, superbia. Il motivo della superbia è stato indagato sul piano del contenuto (attraverso l'analisi tematica dei canti X, XI e XII del Purgatorio); e sul piano lessicale. Fu una problematica così seria e importante per Dante che lo spinse a creare un'incredibile rete semantica intorno ad essa, una rete che concorre a definire in maniera “scientifica” la categoria della superbia e finalizzata a combatterla. La superbia è in assoluto il vizio capitale che vanta la massima presenza nella Comedìa: al suo considerevole peso sul piano del contenuto (e, prima, su quello dell'esperienza personale del poeta), fa riscontro una complessa quanto ricca rete semantica che si articola e sviluppa intorno ad essa (il lemma superbia, infatti, ricorre nel poema con una frequenza maggiore – in senso proprio – rispetto agli altri collazionati). “il canto di Dante”, ossia Purgatorio XI. Questo è, infatti, il canto più marcatamente autobiografico, percorso com'è da un capo all'altro da sotterranei motivi personali, fino all'esplicita chiusa di carattere biografico rappresentata dalla profezia dell'imminente esilio dantesco per bocca dell'amico – artista Oderisi da Gubbio. Canto XI Purgatorio sintesi : Dante e Virgilio si trovano nella prima cornice del Purgatorio, dove ci sono i superbi, che sono condannati a camminare portando sulla schiena un masso molto pesante e cantano il Padre Nostro. Al termine della preghiera, Virgilio chiede alle anime quale via sia meno ripida per raggiungere la seconda cornice in modo che fare il cammino sia possibile anche per Dante che è mortale e quindi il suo corpo è più pesante. Uno spirito risponde e dice ai poeti di seguire il cammino delle anime; inizialmente non si capisce chi abbia parlato, perché le ombre sono chinate e non si vede il viso, ma poi però si identifica come Omberto Aldobrandeschi, la cui superbia, lo ha portato al peccato e poi alla morte durante la battaglia di Campagnatico, a causa della sua appartenenza ad una famiglia nobile. Dice che anche i suoi parenti sono andati in rovina per la sua superbia. A parlare è un altro, Oderisi da Gubbio un famoso miniatore umbro il quale ammette la propria colpa sostenendo di essere stato incapace, in vita, di riconoscere i meriti altrui, mentre ora dice che sono migliori le miniature del suo rivale Franco Bolognese. Oderisi parla della simile situazione del pittore Cimabue che aveva creduto di poter restare il migliore mentre la sua fama sarebbe stata tolta dal suo allievo Giotto, e di Guinizzelli, superato per quanto riguarda la poesia da Cavalcanti. L’anima indica uno dei propri compagni che cammina davanti a loro, dicendo che si tratta di un uomo un tempo celebre in tutta la Toscana, ma ormai ricordato a malapena a Siena. Si tratta di Provenzano Salvani, ghibellino, che ebbe un ruolo importante nella vittoria di Siena alla battaglia di Montaperti. Morì nella battaglia di Colle di Val d’Elsa. Dante, si ricorda di questo personaggio e si chiede come sia possibile che gli sia stato già concesso di salire su nella prima cornice, visto che coloro che hanno aspettato l’ultimo attimo di vita per pentirsi sono destinati ad attendere nell’Antipurgatorio. Oderisi racconta di un episodio della vita di Provenzano, per salvare un amico dalla prigione pagando il riscatto all’esercito di Carlo d’Angiò, si era ridotto a chiedere l’elemosina in piazza a Siena. Oderisi fa una predizione sul futuro di Dante: il poeta non tarderà a capire il senso delle sue parole, quando i fiorentini gli faranno sperimentare la stessa vergogna esiliandolo. Commento: Il canto XI del Purgatorio è organizzato in due momenti principali: la parafrasi del Padre Nostro e l’incontro con i primi tre peccatori del Purgatorio in senso stretto. La scelta del poeta di dedicare numerosi versi alla reinterpretazione, in parte letterale in parte personale, della preghiera si spiega grazie a due motivazioni principali. Da una parte, all’epoca in cui Dante scrive la riflessione e il rifacimento di testi sacri come esperimento retorico-dottrinale erano assolutamente tipici e diffusi. A ciò si aggiunge la sfida poetica dell’autore, che deve rendere la forza teologica dei contenuti senza perdere il coinvolgimento emotivo di chi, peccatore, si rivolge direttamente a Dio attraverso l’invocazione più nota e conosciuta. Strettamente collegato con questo punto c’è il secondo aspetto significativo di questo canto: Dante sa - e il suo atteggiamento in questi versi lo conferma - che anche nel suo caso personale la superbia è il peccato più grande, tanto nella sua arte letteraria (di cui il poeta sarà sempre consapevolissimo) quanto nelle faccende pubbliche e politiche. Non sarà dunque un caso che, nella seconda metà del canto, il poeta incontri entrambi i tipi di superbi: ovvero quelli che per la propria arte (come Oderisi) o per il proprio ruolo sociale 3 (come Provenzano e Omberto) hanno sovrastimato le proprie doti. Questa prima parte è tutta focalizzata, come ovvio, sul tema della preghiera, e perciò essa risulta coerente con l’intera cantica, in cui
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