Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Approfondimento su Platone, Slide di Filosofia

Vita, opere, problema politico, la polemica con i sofisti e la dottrina delle idee, l'anamnesi e l'immortalità dell'anima, il mito della caverna, la questione delle dottrine non scritte, amore e bellezza (letture dal Simposio), le tre parti dell'anima, la Repubblica e il progetto dello stato platonico, analisi dei modelli costituzionali e riadattamento del progetto di stato perfetto, la filosofia di Platone come ricerca incessante, il superamento di Parmenide, il mito del Demiurgo, il mito di Atlantide. Sono presenti anche collegamenti con il pensiero del suo maestro Socrate. Questi appunti sono frutto di un grande percorso che ho affrontato insieme al mio professore di Filosofia, gli argomenti sono selezionati con cura per avere una visione completa del filosofo e abbastanza approfonditi.

Tipologia: Slide

2023/2024

In vendita dal 17/04/2024

margherita-tassi
margherita-tassi 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Approfondimento su Platone e più Slide in PDF di Filosofia solo su Docsity! Par.1 La Vita Platone nasce ad Atene nel 427 a.C. da una famiglia aristocratica: Il padre Aristone forse discendeva da Codro, antico re di Atene, mentre la madre Perictione, sorella di Carmide, è figlia di Glaucone il Vecchio, fratello di quel Crizia II che sarà uno dei Trenta Tiranni. Proprio la famiglia materna sembra potesse vantare un’antica parentela col grande Solone. Platone avrà come fratelli Adimanto e Glaucone (interlocutori della Repubblica), mentre come sorella Potone, che sarà poi madre di Speusippo, successore di Platone come scolarca dell’Accademia. Forse il suo vero nome è stato Aristocle, come il nonno, ma sarà conosciuto da tutti come Platone, soprannome attribuitogli scherzosamente dal maestro di ginnastica, in riferimento alla sua “ampia” (plàtos) costituzione. La Vita La morte di Socrate e l’abbandono della politica: Platone rimane profondamente segnato dalla morte del maestro e quasi subito, insieme a la maggior parte degli allievi di Socrate, si rifugia a Megara per paura di eventuali persecuzioni. Qui ritrova l’amico Euclide, altro allievo del maestro, e qui tale gruppo rimarrà per un lungo periodo. Paradossalmente la condanna a morte di Socrate è avvenuta secondo le leggi e questo disgusta ancora di più il giovane Platone, che decide da quel momento di abbandonare per sempre la vita politica e di dedicarsi alla filosofia, concentrandosi prima di tutto nella ricerca del concetto perfetto di giustizia, ossia di un concetto di giustizia immutabile e universale, applicabile ad ogni contesto politico. Dopo la morte di Socrate molti allievi fuggono da Atene per paura delle vendette dei nemici di Socrate sapendo che loro erano gli allievi preferiti. C’è una sorta di diaspora dei suoi allievi e alcuni andranno a fondare le cosiddette scuole socratiche minori. L’unico che rimane ad Atene (nonostante i nemici di Socrate) è Antistene che fonderà la prima delle scuole socratiche minori chiamata “scuola cinica”. La Vita I viaggi: Platone intraprende una serie di viaggi, prima si rifugia a Megara dove c’era già un allievo di Socrate, Euclide, che aveva fondato una scuola (scuola megarica, altra scuola socratica minore). Era un viaggio obbligatorio per i figli degli aristocratici, andavano in Egitto perché la cultura greca riconosceva alla cultura egizia quasi un rapporto di filiazione. Sentivano in qualche modo di essere in parte eredi di quella cultura. Platone si reca in Egitto perché vuole conoscere da vicino la cultura egiziana. Qui alcuni sacerdoti egizi gli rivelano la leggenda della formazione del popolo egizio che risaliva dal popolo degli atlantidi, che era scampato a un enorme eruzione vulcanica e uno tsunami che aveva sprofondato Atlantide nel mezzo dell’oceano Atlantico. Secondo viaggio: Platone si reca a Taranto perché era risorta una potente comunità pitagorica. Aveva sentito parlare della filosofia pitagorica e qui conosce il governatore pitagorico di Taranto che si chiama Archita, proprio Archita gli trasmette molti elementi della filosofia pitagorica. Con Archita stringerà una lunga amicizia che durerà tutta la vita e che in alcuni casi gli salverà la vita. Da Taranto si reca in una delle più grandi metropoli della Magna Grecia, Siracusa. Era una metropoli famosa perché venivano organizzate feste dedicate a Dioniso che duravano una settimana. La Vita Siracusa e l’amicizia con Dione: È una grande metropoli ed è normale che un aristocratico ci si rechi per ampliare la cultura. Nel 388 a.C., all’età di quasi 40 anni, Platone giunge a Siracusa, governata dal tiranno Dionigi il Vecchio, e dove si lega di profonda amicizia con Dione, cognato del tiranno. Le critiche molto libere di Platone sul governo della città infastidiscono però il tiranno e il filosofo capisce che è meglio ritornare ad Atene. Così, grazie all’aiuto di Dione, riesce ad imbarcarsi ma il comandante della trireme riceve l’ordine di dal tiranno di sbarcare il filosofo sull’isola di Egina, in quel momento in guerra con Atene. Per questo, una volta sbarcato, il filosofo viene ridotto in schiavitù ma per fortuna, grazie all’intervento di amici, viene riscattato e può fare finalmente ritorno nella sua città. Nel 367 a.C. a Siracusa muore Dionigi il Vecchio e gli succede sul trono il figlio Dionigi il Giovane. Dione, ancora in rapporti di amicizia con Platone, lo invita a recarsi nuovamente nella città, nella speranza di poter finalmente attuare una riforma politica relativa al governo della città. Per questo Platone, anche se con qualche perplessità, accetta l’invito dell’amico e sbarca a Siracusa. Tuttavia anche questo viaggio si rivela una amara delusione poiché il filosofo assiste allo scoppio di forti contrasti tra Dione e il nuovo tiranno, che culminano con l’esilio di Dione. A quel punto Platone per un certo periodo si presta a fare il consigliere politico di Dionigi il Giovane sperando di poter intercedere a favore dell’amico ma poi, in assenza di risultati, decide di far ritorno ad Atene. La Vita La chiusura delle scuole di Atene, anche quella di Platone, avviene nel 529 d.C, in omaggio alla religione cristiana in quanto sono considerate scuole pagane(la data di fine del pensiero antico). In questa scuola (Presidi delle scuole: scolarca) Platone passa il resto della sua vita e ci entrerà ragazzino il giovane Aristotele. Gli ultimi anni li trascorre nella scuola e nel 347 a.C Platone muore ad Atene (7 numero della filosofia, curiosità). Nel 347, Aristotele è già diventato il più brillante allievo tanto che, privilegio quasi unico, gli sono stati affidati dei settori di ricerca della scuola ed è diventato responsabile di autonomi settori di ricerca dell’accademia. Questa scuola genera profitti: è molto famosa e dà grande potere economico e politico per cui la famiglia di Platone decide che non deve andare in mano a un estraneo quindi finisce nelle mani di Speusippo. La Vita Par.2 Le Opere La comunicazione diventa fondamentale con Platone, è il primo filosofo di cui abbiamo un opera completa. Ci sono ancora oggi tra gli studiosi dei problemi di attribuzione di alcuni dialoghi e lettere. Se per Socrate abbiamo individuato un arte e strumento che si fondono nel metodo che è il dialogo socratico, il metodo individuato da Platone è la dialettica. Dialogo - dialettica, due termini scritti da Platone (anche se “dialogo” l’ha sentito da Socrate) hanno la stessa radice. Dialogo —> parlare con Dialettica —> parlare tra, da non confondere mai con la dialettica sofista. Quella platonica è un'evoluzione del dialogo socratico. La dialettica, le risposte brevi e incalzanti, con Platone aumentano il rigore logico. Le Opere Divisione cronologica dei dialoghi analizzati Giovinezza Apologia di Socrate – Gorgia - Repubblica I Maturità Menone – Fedone – Fedro - Simposio – Repubblica II-X Vecchiaia Parmenide – Sofista – Timeo – Crizia - Leggi Quasi tutti i dialoghi di Platone hanno come protagonista Socrate, solo negli ultimi dialoghi della vecchiaia troviamo l’assenza di Socrate. Tutti i dialoghi prendono nome dal deuteragonista di Socrate, cioè dall’interlocutore (es: dialogo di Menone). Il dialogo che fa eccezione è il Menone dove troviamo socrate teatrale e giornalistico. Solo negli ultimi dialoghi compaiono altri protagonisti: Straniero di Elea, Timeo e un ateniese anonimo. Leggi —> ultimo dialogo Apologia di Socrate —> primo dialogo Ogni dialogo è confezionato sulla natura del deuteragonista, sui caratteri della sua anima. Ci saranno personaggi molto diversi a seconda del tema e del contenuto che il dialogo affronta. Le Opere L’uso di Socrate come personaggio varia tra I dialoghi della giovinezza e della maturità: PERCHÉ? Nei dialoghi della giovinezza è un Socrate GIORNALISTICO (sciame di api e dialogo con Menone), cioè che Platone mette in bocca a Socrate che ha VERAMENTE ascoltato del maestro, cioè dialoghi dove Socrate parla sono presi dalla vera esperienza di Platone. Nella Maturità invece, le parole che pronuncia Socrate non è più la sua, ma sono frutto della filosofia di Platone, non è più un Socrate originale ma TEATRALE. (la filosofia di Platone è un superamento della filosofia di Socrate). Lo fa perché usa Socrate come suo alter ego, ma in realtà quel Socrate pronuncia parole che provengono dalla filosofia di Platone. DIALOGHI GIOVINEZZA → Socrate GIORNALISTICO → parole di Socrate ascoltate davvero da Platone DIALOGHI MATURITA’ → Socrate TEATRALE → Socrate pronuncia parole che vengono dalla filosofia di Platone Par.3 Il problema politico Concetto di giustizia: Dopo la morte di Socrate, Platone ricerca il concetto perfetto di giustizia cioè un concetto immutabile ed universale che cesserebbe le ingiustizie come la morte del suo maestro. Questa ricerca la fa partire dai sofisti, che erano stati i primi a parlare di giustizia in termini umani poichè prima di questi la giustizia era la Dike, una divinità che riportava ordine nelle situazioni di squilibrio. I sofisti invece portano due concetti chiave: - La Dike è solo un'invenzione degli uomini - L’uomo è solo e quindi deve trovare da solo il concetto di giustizia Socrate aveva parlato della giustizia con la virtù e le azioni virtuose (azioni giuste) e la sua interpretazione andava contro a quella sofista. Platone allora si concentra sui due modelli di giustizia dei sofisti: la teoria contrattualistica e il diritto del più forte. Il problema politico Teoria contrattualistica Gli uomini in natura sono indipendenti l’uno dall’altro ed è solo per reciproca convenienza che hanno deciso, in un certo momento della loro storia, di riunirsi in gruppi, sempre più numerosi ed articolati, fino a formare il complesso organismo della pólis. La giustizia quindi non è affatto qualcosa di naturale, ma solo un meccanismo di regolazione della società, organizzata secondo le leggi. Il giusto e l’ingiusto sono quindi tali per convenzione, avendo gli uomini in ciascun contesto politico-culturale formulato determinati principî per loro convenienza, ed avendo costruito su questi l’organismo dello Stato. STATO DI NATURA= quando lo stato non esiste ancora. Nello stato di natura il grado di libertà dell’uomo è MASSIMO e non ci sono leggi. L’uomo in questo stato non ha progresso PERCHÉ bisogna sapere fare tutto bene per poter sopravvivere, NON C’E’ POSSIBILITÀ DI PROGRESSO. Gli individui allora ragionano e danno vita a una comunità politica. COMUNITÀ POLITICA = comunità in cui tutti gli individui si associano per realizzare obiettivi comuni. In un contratto c’è sempre il “do ut des”, io cedo sempre una libertà e sono sottomesso alle leggi, in cambio ottengo: progresso, pace, sicurezza. PERCHÉ? I miei beni sono tutelati dalla legge che regola la proprietà privata perché ora ci sono le leggi, e ora ho più tempo per fare RICERCA (c’è qualcuno che fa qualcosa per me es. pescare ecc...) → questa dinamica per i sofisti fa nascere uno stato. LA NECESSITÀ DI PROGREDIRE passa attraverso la SPECIALIZZAZIONE. Il problema politico Diritto del più forte Tale tesi appartiene all'ala più radicale del movimento sofista, il cui esponente più in vista era Trasimaco. Proprio in Rep. I Platone gli fa affermare "che è giusto ciò che avvantaggia il più forte". Il problema politico - una lettera autentica - una lettera della vecchiaia - rivede la sua esperienza politica giovanile - ci sono concetti che si ritroveranno nel suo percorso e sono collegati alla sua filosofia Lui è un giovane aristocratico ed è naturale che il suo futuro sia nella politica di Atene. Sappiamo che la sua famiglia ha legami importanti con la politica. Si parla dell’esperienza dei 30 tiranni: lui parla di 51 magistrati ma di questi quelli che comandano effettivamente sono 30 magistrati con pieni poteri. Tra costoro Crizia e Carmide, familiari e conoscenti, li conosce e si fida. Di essi non può pensare altro che faranno bene e pensa che finalmente purificheranno la città dall’ingiustizia. In poco tempo fecero apparire oro il governo precedente. Ma quando provarono a far loro complice Socrate chiedendogli di arrestare un cittadino per farlo morire, Platone schifato si è ritirato dalla politica, poco dopo cade il governo dei 30 tiranni, di nuovo lo prese il desiderio di dedicarsi alla vita politica. Anche allora accaddero molte cose Tuttavia bisogna riconoscere che gli uomini tornati al potere si vendicarono con moderazione. Anito, Meleto, Licone lo accusarono di empietà e uccisero colui che si era rifiutato di arrestare un amico degli esuli d’allora. Platone si accorge che se occupi posizioni di potere finisci per sporcarti le mani e non riesci a rimanere onesto. Non era possibile far nulla senza amici e compagni fidati, bisognava sempre avere un gruppetto a cui appoggiarsi. Si faceva fatica a trovare amici fidati perché i costumi, i valori erano scomparsi dalla città, anche le leggi e i costumi si corrompevano. Platone alla fine si accorse che tutte le città erano mal governate (link all’analisi dei modelli costituzionali, dialogo della vecchiaia) perché le loro leggi non potevano essere rese positive senza una meravigliosa preparazione culturale. Ovvero se non sei un filosofo/sapiente non puoi migliorare delle leggi. Se sei un tuttologo, come i politici, non puoi migliorare le leggi. Fu costretto a dire che solo la retta filosofia rende possibile di vedere la giustizia negli affari pubblici (i filosofi sono i migliori governatori) Nelle ultime due righe è evidente l’ironia socratica. Il problema politico Par.4 La polemica con i Sofisti e la dottrina delle idee Come era stato introdotto nel paragrafo 3, il concetto perfetto di giustizia si può trovare solo tramite la conoscenza veritiera dell’essere, e la prima cosa da ricercare è lo strumento per arrivare a questa. Lo strumento di ricerca lo trova nella sua evoluzione del dialogo di Socrate, la dialettica, la quale è più rigorosa, matematica, logica e coerente. Questa strada porta alla polemica contro i Sofisti, che sostenevano invece una persuasione fondata semplicemente sull'opinione e indipendente dal contenuto di verità che si voleva affermare. I Sofisti, soprattutto con Protagora e Gorgia, usarono ampiamente la dialettica come arte del saper argomentare, che loro identificavano con la retorica e l'eristica. Per loro il linguaggio era pura tecnica, un semplice strumento, quasi un utensile, da usare per raggiungere l'obiettivo prefissato. dialogo “discorso tra” e dialettica “parlare tra” hanno una comune etimologia, che individua la ricerca filosofica nell'uso del ragionamento discorsivo da parte di due o più interlocutori, allo scopo di raggiungere una conoscenza autentica. Entrambi i termini sono usati dallo stesso Platone, anche se il dialogo ha uno specifico riferimento alla riflessione di Socrate. A Platone va quindi il merito di essere stato il primo codificatore del lessico filosofico occidentale. Tuttavia la dialettica, che è uno dei termini più usati nella storia della filosofia, assume spesso significati diversi a seconda del contesto. Aristotele afferma, per esempio, che fu Zenone di Elea ad inventare l'arte della dialettica, quando confutava, usando lo schema del ragionamento per assurdo, tutte le tesi che ammettevano il divenire della realtà La polemica con i Sofisti e la dottrina delle idee Il rapporto tra idee e cose ha un duplice aspetto: ■ mimesi, ossia le cose imitano in modo imperfetto le idee, ossia sono la loro copia corruttibile; esempio: un cubo è la copia imperfetta della sua idea perfetta perché è corruttibile e soggetta al divenire. ■ metessi, ossia le cose partecipano delle idee poiché possiedono nella loro essenza un frammento invisibile dell’idea a cui fanno riferimento. esempio: pugno chiuso che è grumo di materia informe “Chora”, li dentro calo un frammento invisibile dell’idea perfetta di cuore e il frammento dell’idea modella il grumo di materia e diventa essenza, la ragione per cui quel cuore è un cuore. Un frammento invisibile calato tra idee e cose crea un rapporto di partecipazione e vuol dire che la cosa, il cuore, partecipa dell’idea perfetta di cuore. Metassi rapporto di partecipazione → Perché partecipa? perché dentro questo cuore c’è un frammento perfetto entrato in questo grumo di materia. Socrate —> concetto - Con Platone il concetto diventa idea. Il rapporto idee-cose porta quindi Platone a definire le idee come: ► Parametri di giudizio delle cose, poiché per poter dare dei giudizi sulla realtà dobbiamo necessariamente fare riferimento ad esse. (Es. possiamo dire che due oggetti sono dei quaderni solo basandoci sull’idea di quaderno) La polemica con i Sofisti e la dottrina delle idee ► Causa delle cose (Es. noi definiamo belle quelle cose che imitano e partecipano dell’idea di Bellezza, che a sua volta diventa quindi la causa per cui tali cose sono e vengono giudicate belle) EIDOS PLATONICO = ESSENZA + CAUSA Caratteristiche delle idee sono: - uniche - perfette - immutabili - eterne Non abbiamo esperienza di cose che sono uniche perfette immutabili eterne → Platone inventa una dimensione dove possono stare queste dimensioni, iperuraneo (= al di là del cielo), che si trova oltre il cosmo, dove non valgono più le leggi dello spazio e del tempo, che invece producono il divenire e la corruzione della realtà. iperuraneo—> mondo delle idee terra → dimensione sensibile iperuraneo è fuori dalla dimensione sensibile quindi quale problema si pone? Un problema di conoscenza iperuraneo per Platone non è solo un’invenzione astratta ma ha una dimensione ontologica → Problema: se sono in una dimensione sensibile e io sono fuori, come posso conoscere? Questo problema apre il collegamento tra paragrafo 4 e 5. Il veicolo privilegiato di questa conoscenza è l’anima. (Par.5) La polemica con i Sofisti e la dottrina delle idee Par.5 L'anamnesi e l'immortalità dell'anima Nel Fedone, mentre si avvicina la morte, Socrate conforta gli amici rassicurandoli riguardo al suo destino ed affrontando con loro il problema dell'immortalità dell'anima attraverso 4 argomentazioni: - prova dei contrari - prova della reminiscenza - prova dell'anima come vitalità - prova della somiglianza L'anamnesi e l'immortalità dell'anima I argomentazione - Prova dei contrari Partendo dal fatto che ogni fenomeno genera reciprocamente il suo contrario, conclude che dalla morte si genera la vita e che quindi, se non vogliamo che "la natura sia zoppa", dopo la morte del corpo l'anima rivive. Quindi la natura è simmetrica, meravigliosa perché a ogni fenomeno viene generato il suo contrario. esempio: all’inverno succede l’estate L'anamnesi e l'immortalità dell'anima II argomentazione - Prova della reminiscenza Riprende ed amplia la dottrina dell'anamnesi presentata nel "Menone". Poiché constatiamo che certe idee, come i concetti matematici (es. il concetto di uguaglianza), non derivano dai dati dell'esperienza dobbiamo concludere che tali idee le possediamo perché le abbiamo già vedute in una dimensione soprannaturale. Composta da due argomenti: 1) Prova dello schiavo già vista nel Menone 2) Si rifà al fatto che per dimostrare l’esistenza delle idee, fa questo ragionamento: quando metto a confronto due cose e dichiaro che queste due cose sono uguali, se io questa idea di uguaglianza non l’avessi già, come potrei stabilire un'uguaglianza tra due cose? Come faccio a dire che due biglie sono uguali se non ho già dentro di me l’idea di uguaglianza (che non prendo dall’esperienza). DOVE L’HO PRESA? Il mio maestro dice che proviene dall’esperienza ma essendo un idea astratta è impossibile. La mia anima ha già dentro di sé l’idea di uguaglianza che ha preso dal mondo degli dei (anima è immortale e ha potuto sperimentare il mondo delle idee). uguaglianza —> Concetto astratto che ha a che fare con i concetti matematici. L'anamnesi e l'immortalità dell'anima Corso Proprio nel Fedone, nell'ambito del tema dell'immortalità dell'anima, Platone espone poi la famosa tesi della filosofia come "preparazione alla morte". Infatti, se praticare la filosofia significa abbandonare la corporeità e cercare dentro se stessi traccia delle idee, la vita del filosofo consiste tutta in una preparazione alla morte, cioè a quel momento in cui l'anima, libera dai lacci del corpo, può riunirsi alle idee, gioendo della loro contemplazione. In questo dialogo c'è l'indiscutibile dimostrazione di come nella complessa dottrina platonica trovi spazio una componente fortemente religiosa, che tuttavia si integra perfettamente con la struttura di una rigorosa ricerca filosofica e con il fondamentale interesse per la sfera politica. Coesistono, quindi, nel pensiero di Platone elementi ed interessi diversi, in un rapporto di reciprocità ed interazione tra l'indagine sulla realtà del mondo e quella su una dimensione trascendente. La tesi dell'immortalità dell'anima, oltre a spiegare la possibilità della conoscenza interiore delle idee da parte dell'uomo, serve poi al filosofo per affrontare il problema del destino. A questo proposito Platone sostiene che la nostra condizione terrena attuale derivi da una scelta compiuta precedentemente nell'iperuranio. → L'anamnesi e l'immortalità dell'anima → Tale tesi viene descritta attraverso il mito di Er, con cui termina la Repubblica. Er è un guerriero morto in battaglia, il cui cadavere viene accatastato con altri in attesa di essere bruciato su una pira, così come voleva la consuetudine. Dopo la morte la sua anima vola nell'iperuraneo, dove vede molte cose. Allora gli dèi decidono di resuscitarlo perché testimoni agli uomini l'esistenza di una dimensione ultraterrena, e rimettono la sua anima nel corpo poco prima che il rogo venga acceso. Così Er riesce a sottrarsi al fuoco e, dopo la fuga, racconta ciò che la sua anima ha visto. Nella parte centrale della sua narrazione egli descrive il momento in cui le anime si trovano al cospetto della Moira Làchesi, per la scelta della nuova vita in cui reincarnarsi. Con un estrazione a sorte viene stabilito, infatti, l'ordine in cui le anime sono chiamate a scegliere, ma le possibilità sono molto più numerose delle anime, per cui esiste un'ampia libertà. A questo proposito Làchesi dice: "La virtù è libera a tutti; ognuno ne parteciperà più o meno a seconda che la stima o la spregia. Ognuno è responsabile del proprio destino, la divinità non ne è responsabile". Ogni anima è quindi libera di scegliere la futura condizione terrena, ma diventa essenziale compiere una scelta saggia, senza lasciarsi accecare dall'apparenza sfavillante di certe vite che nascondono spesso solo infelicità. Spesso, quindi, la scelta è influenzata dalle esperienze della vita precedente, ma gioca anche un ruolo importante, come vedremo, per quanto tempo l'anima ha potuto contemplare il mondo delle idee. Ecco la funzione fondamentale della filosofia come preparazione alla morte: solo le anime capaci di una conoscenza autentica del bene e del male, a cui si perviene socraticamente attraverso l'esercizio della virtù, e quindi della filosofia, e consapevoli delle esperienze precedenti, sapranno compiere nell'aldilà la scelta giusta. In conclusione, dai contenuti esposti nei paragrafi 4 e 5 emerge quindi che la gnoseologia platonica, ovvero la sua teoria della conoscenza, è costituita da due elementi antitetici ma allo stesso tempo strettamente collegati tra loro: una componente logico-razionale che permette di raggiungere una conoscenza stabile ed universale grazie al rigore matematico del procedimento dialettico, ed una componente animistica, di chiara derivazione orfica, che assegna all’anima un ruolo fondamentale nel processo di conoscenza. L'anamnesi e l'immortalità dell'anima collegamento al paragrafo 9 Corpo muore, l’anima è raffigurata da Platone come un carro, tirato dai cavalli ai lati, uno bianco e uno nero (incipit Parmenide) L’anima per platone è tripartita: - auriga = parte più razionale - cavallo bianco = parte più debole dell’anima - cavallo nero = parte più razionale Il corpo muore e cavallo alato si mette dietro al carro di zeus fatto solo da cavalli bianchi. Il carro di Zeus guida tutte le anime dei corpi morti in quel giorno verso l'iperuranio. Volo per più o meno tempo e la durata la decide la pratica della filosofia. Più hai praticato la filosofia più l’auriga riuscirà a resistere alla forza del cavallo nero che tira per tornare sulla terra perché la pratica della filosofia ti ha rafforzato. Poi si arriva al cancelletto delle reincarnazioni e vi sono tre figure le tre moire - Lachesi pronuncia “guarda che la scelta è una tua responsabilità” come fai a scegliere una vita migliore in termini di vita e filosofia? per quanto hai praticato la filosofia. L'anamnesi e l'immortalità dell'anima Abbiamo visto dunque che la filosofia è fondamentale per la vita delle singole anime durante la metempsicosi, ma tale disciplina diventa importantissima anche nella dimensione della vita terrena dell'uomo in quanto lo guida ad una conoscenza stabile, oggettiva della realtà che lo circonda. Tuttavia per l'uomo non è facile innalzarsi dal mondo sensibile a quello intellegibile, dal livello delle opinioni e delle passioni a quello della scienza. Anzi gli uomini sembrano quasi ostili ad ascoltare l'insegnamento dei filosofi e non ne vogliono sapere di intraprendere questo passaggio. Per spiegare tale difficoltà e tale riluttanza da parte degli uomini Platone si serve di uno dei miti più famosi di sua invenzione, diventato una pietra miliare della cultura occidentale, quello della caverna. Il significato di tale racconto è strettamente legato alla dottrina dei quattro gradi della conoscenza, sempre contenuta nella Repubblica, di cui il mito della caverna vuole essere una rappresentazione più comprensibile. Mito della caverna percorso gnoseologico I GRADO + II GRADO = doxa (INSIDE) III GRADO + IV GRADO = episteme (OUTSIDE) Platone inventa il famoso mito della caverna che presenta una lettura binaria, abbiamo il mito e parallelamente il percorso gnoseologico. Mito della caverna I grado - EIKASIA - immaginazione 1° grado è quello della eikasía (= immaginazione), ossia il livello più basso, che è rappresentato dagli schiavi incatenati nelle viscere della caverna. Costoro, fin da piccoli, scambiano le ombre delle statuine proiettate sulla parete di fondo per cose reali, abbinando alle ombre anche l'eco dei suoni e delle voci di cui ignorano la vera origine. Primo grado di conoscenza è legato a coloro che usano solo i sensi per conoscere la realtà, conoscenza superficiale. Qual’è la vera realtà sul piano dell’eikasia? le ombre Mito della caverna Secondo Platone le idee divise in due grandi categorie: - matematiche = fanno riferimento a corpi estesi e materiali - idee valori = fanno riferimento a concetti astratti EPISTEME —> questo termine lo traduciamo con il termine “scienza” ciò che sta in piedi da solo. L’ultimo grado di conoscenza presenta una gerarchia di tre gradini: Platone che aveva costruito questo mito per i suoi allievi da per scontato che loro sappiano cosa succede chiaramente nel quarto grado. (Siamo arrivati Alla luce della luna lui guarda le idee matematiche) 3 GRADINI GERARCHICI DEL MOMENTO NOETICO 1) idee valori 2) idee matematiche 3) momento noetico puro Mito della caverna IV grado - NOESIS - intuizione della mente 4° grado è infine quello della nóesis (= intuizione della mente), livello supremo riservato alla conoscenza noetica, ossia del puro intelletto. Tale grado è riservato solo all'uomo che riesce, con l’occhio dell’intelletto, prima a comprendere le idee-valori, ossia le idee relative a concetti astratti (es. bellezza, amore, giustizia), poi a contemplare il mondo delle idee nella sua totalità nelle sue relazioni, individuate attraverso l’altra struttura della dialettica platonica, la diáiresis (= divisione). Tale tipo di dialettica utilizza un procedimento che opera una suddivisione binaria dell’idea in tutte le altre che da lei discendono oppure no. (L’aspetto della dialettica platonica già incontrato è quello della synagoghè = riportare ad unità, ossia del riportare più cose all’idea unica che le ricomprende). Infine, viene il momento in cui il filosofo, dopo faticosa e lenta abitudine, riesce a contemplare per un istante la luce diretta del Sole, ossia l’idea suprema del Bene, che garantisce l’esistenza del Tutto e che Tutto governa, proprio come il Sole è dispensatore di vita. La conoscenza noetica in quest’ultimo passaggio è un atto puramente intuitivo, un salto nell’attimo senza tempo dell’illuminazione filosofica, e quindi compiuto senza più l’aiuto della dialettica, che invece è strumento necessariamente razionale, che può essere felicemente rappresentata dall’immagine di una scala interrotta appoggiata ai margini dell’infinito. Alla dimensione noetica , infine, è collegata tutta la questione riguardante le dottrine non scritte, cioè quella parte più profonda e complessa della dottrina di Platone, che egli affidò esclusivamente all'insegnamento orale e dialettico, riservato ai suoi allievi più capaci. Mito della caverna Capisce che può reggere la luce, esce da sotto gli alberi e davanti al suo intelletto appare la visione del mondo delle idee nella sua totalità. Grazie alla dialettica diairetica finalmente può individuare le relazioni fra idee. Decide di alzare lo sguardo verso l’alto e di contemplare la sorgente di questa luce meravigliosa (sole) e così per qualche istante lo schiavo guarda fisso il sole e lì in quella visione capisce una cosa fondamentale. Questo è il momento noetico puro, è un momento in cui lo schiavo non usa più la ragione ciò vuol dire che la scala della dialettica si interrompe. Intuizione è capire immediatamente la soluzione di un problema però nello stesso istante in cui capisci non sei in grado di ricostruire il percorso per cui sei arrivato a capire. Lo schiavo ha capito una cosa fondamentale → esiste un'idea superiore alle altre, come il sole vivifica e governa la natura e il mondo degli uomini, così da quell’idea (rappresentata appunto dal sole) discendono e si giustificano tutte le altre idee. Questa idea suprema che sta sopra tutte le altre, senza la quale non esisterebbe nulla, è l’idea del bene. Senza essa non esisterebbe nessuna delle altre idee. Ed ecco scritta a questo punto la gerarchia della struttura ontologica di ciò che ci ricorda perché abbiamo: 1) bene = sole 2) totalità del mondo delle idee 3) cose Mito della caverna MOMENTO DI SVOLTA Fino ad ora siamo stati in presenza di un percorso in ascesa dal punto di vista gnoseologico e ontologico. Poi vediamo l’inizio della discesa. Cosa succede? Il filosofo che ha visto la verità del bene e adesso è arrivato alla conoscenza suprema, prova pietà e compassione per chi ha lasciato nella caverna. Comincia la discesa perché infatti tornerà dai compagni. La discesa è un percorso etico morale. Il filosofo ricorda che uno dei suoi giochi preferiti era indovinare la successione delle ombre. Chi indovinava più volte ciò che stava per apparire sul fondo della caverna aveva onori e veniva riconosciuto come leader e sofos. Lo schiavo ricorda di questo gioco e prova compassione, pensa: “Anche io mi divertivo, gareggiavo in questo falso gioco della conoscenza”. Mito della caverna METAFORA DI OMERO “Non pensi che piuttosto di tornare in quella condizione di schiavitù e oscurità della ragione lui preferirebbe affrontare qualsiasi condizione di povertà e miseria piuttosto che tornare schiavo delle opinioni, pieno di pregiudizi che era nel fondo della caverna?” “Non pensi che questa condizione lui non la cambierebbe mai più?” ULTIMA PARTE → I compagni lo vedono tornare come un povero cieco e viene preso in giro. “Guarda come ti sei ridotto!!” Questo filosofo è Socrate. Ridono di lui, lui che a un certo punto prova a strappare le loro catene e dice loro: “Venite verso la luce della conoscenza” I compagni lo vogliono uccidere perché l’umanità non vuole la verità ma vuole vivere nella menzogna. SOFFERENZA DELL’ASCESA → Si ripete nella discesa. Quando arrivi a vedere la luce della verità, a fare filosofia e a vedere la ragione, tornare a una condizione di pregiudizio e ignoranza è doloroso e terribile. Crea sofferenza tornare a dover chiudere gli occhi. Man mano che la luce si perde, il buio sopravviene. Ecco il filosofo che soffre perché chi ha visto la luce una volta non può più sopportare il buio dell’ignoranza. Par.7 La questione delle dottrine non scritte Lettura testo n.3 IL MITO DI THEUTH E THAMUS Nel pantheon egizio Theuth è un dio potentissimo perché presiede al regno dei morti ed è una divinità che troviamo sempre scolpita all’interno di tutte le piramidi egiziane. È anche considerato l’inventore di una serie di cose: giochi, matematica, principi della geometria quindi un grande inventore di cose che sono state molto utili all’umanità. Da ultimo è considerato l’inventore della scrittura. Theut arriva alla corte di Thamus e fa vedere cos’ha inventato (matematica, geometrica ecc...) → Ogni volta che presentava una sua creazione Thamus (faraone) rilevava gli aspetti positivi e gli aspetti negativi. Theut presenta l’invenzione della scrittura come qualcosa di formidabile Tahmus gli risponde: “Un conto è come tu mi presenti le tue invenzioni, un conto è giudicare ciò che è bene e ciò che è male delle tue invenzioni.” Theuth essendo l’inventore celebra il potere della scrittura e con quella invenzione sta condannando a perdere la memoria perché gli uomini si affideranno sempre di più ai libri e sempre più a segni estranei (lettere). Thamus gli dice che non sta parlando di una medicina per la memoria che aumenterà la memoria dei suoi sudditi ma sta parlando di uno strumento che servirà a rimandare alla memoria. (Tema della memoria) Concetto chiave su cui si conclude l’estratto sul Fedro è l’analogia tra pittura e scrittura. Come un quadro non risponde alle domande che fa lo spettatore (nel senso che quando mi pongo davanti a un quadro e non capisco la scena rappresentata il quadro non risponde ai miei interrogativi) così il libro fa lo stesso perché quando leggo il testo e non lo comprendo, il testo alle mie domande rimane muto. Scrittura e pittura hanno lo stesso destino, dovrebbero essere sempre accompagnate dal loro autore così l’autore potrebbe rispondere alle tue domande. Ecco perché Platone dice che la filosofia dialogata è superiore alla scrittura perché hai la possibilità di fare domande e ottenere una risposta. La questione delle dottrine non scritte Prima del 1950 non si sapeva nulla rispetto alla dottrina del bene perché Platone dei megiston mazeta (NUCLEI =“μέγιστον μάθημα”) aveva detto che non avrebbe mai scritto nulla. Poi Kramer e Gazer scoprirono che qualche allievo aveva preso appunti sulla dottrina del bene. Quindi oggi studiamo Platone in base a ciò che ha scritto e in base a ciò che non ha scritto ovvero questa dottrina del bene di cui abbiamo trovato traccia negli appunti degli allievi. Questa interpretazione delle dottrine non scritte è stata poi ereditata dal più grande professore Giovanni Reale dell’Università Cattolica di Milano. Giovanni Reale ha continuato questi studi per cui oggi noi possiamo avere su Platone un quadro e un orizzonte di studi molto più ampio rispetto a quello di 70 anni fa. 1950 è la data che segna la scoperta di appunti di allievi che parlavano delle dottrine non scritte, che Platone non aveva mai voluto scrivere ma sono affiorate grazie ad appunti di allievi. timiotera cose di maggior valore, lui sui timiotera usa solo la filosofia dialogata. La questione delle dottrine non scritte Par.8 Amore e bellezza ANALISI TESTO N.4 Eros è un demone Socrate racconta che tutto quello che ha imparato sull’amore gli è stato trasmesso dalla sacerdotessa Diotima (qua Platone vuole sottolineare il carattere e il potere divino dell’amore). Chi parla d’amore parla di cose che hanno a che fare con la dimensione divina tanto è potente il sentimento dell’amore. Eros che natura ha? Diotima dice che Eros non è né un dio né un mortale. Eros è un demone ma se è un demone per sua natura è un messaggero. Porta agli dei i desideri degli uomini e agli uomini la volontà degli dei. Rifacendoci a Gorgia possiamo dire che Platone pone l’amore in un piano divino. Eros viene posto a colmare la distanza tra gli uomini e gli dei. Platone vuole sottolineare che chi conosce l’arte e la magia dell’amore è un uomo demonico perché ha a che fare con il daimon cioè con il demone come Eros che è messaggero d’amore (e colma la distanza tra uomini e dei). Amore e bellezza Origini e nascita Abbiamo già, come in Gorgia, la separazione tra amore-Eros e bellezza-Afrodite. Eros figlio di Poros e Penia. Poros è a sua volta figlio di Metidea (sagacia/furbizia). La madre è Penia, la dea della povertà, la quale non viene invitata nemmeno ai banchetti e fa parte del livello infimo degli dei. A Penia, che vede e non può partecipare a questo banchetto creato per celebrare la nascita di Afrodite, a un certo viene un idea. Se lei riesce a rimanere incinta di Poros assicurerà a suo figlio un destino migliore del suo perché Poros è una divinità più importante di Penia. Lei viene a mendicare le briciole e quando a un certo punto vede Poros ubriaco di nettare che si inoltra nel giardino di Giove e cade addormentato perché ubriaco, ha un amplesso con lui e rimane incinta. Ecco la ragione dell’indissolubile legame tra amore e bellezza. Eros viene concepito il giorno della nascita di Afrodite. Noi ci innamoriamo di ciò che ci sembra bello. In Platone si rompe la tradizione che ha sempre visto Eros come un fanciullino delicato, cupido e piccolo. Di natura Eros è amante del bello perché anche Afrodite è bella. Platone ci dice ciò che Eros ha preso dal padre e ciò che ha preso dalla madre: MADRE) brutto (rompe la tradizione e lo descrive come brutto), scalzo, misero, squallido, soffre, dorme per strada, desideroso di amore ma fa fatica a conquistarlo PADRE) come il padre è coraggioso, audace, risoluto, cacciatore tremendo, sempre a escogitare inganni di ogni tipo, curiosissimo di intendere, intento tutta la vita a filosofare (per conquistare) e terribile ciurmatore, stregone e sofista. La chiacchiera è fondamentale Siccome è brutto ma vuole bellezza e amore, escogita di tutto. Ha un'immortalità particolare: a volte fiorisce e poi muore e poi resuscita. Prende come modello l’amore umano, gli unici amori che non finiscono mai sono quelli impossibili. Amore e bellezza Immortalità di Eros Ultimo concetto commentato è stata l’immortalità di Eros giustamente collegato all’amore umano. IMMORTALITÀ DI EROS = amore umano e i nostri amori nascono, muoiono e rinascono nel cuore di un’altra persona. Platone ha voluto modellare l’immortalità del demone in base all’AMORE UMANO. Qui c’è il famoso paragone cioè Eros si trova in una posizione mediana tra AMORE E BELLEZZA e allo stesso tempo si trova in una posizione mediana tra SAPIENZA E IGNORANZA. Perché Eros si trova in una posizione di mezzo tra amore e bellezza? Lui è brutto ma vorrebbe molta bellezza siccome non è bello sappiamo che si adopera in tutti i modi per conquistare la bellezza delle donne. Siccome si nutre di bellezza, perché la bellezza genera la meraviglia dell’amore, lui ne vuole sempre di più e allora si trova a mezza strada tra quello che ha già conquistato e quello che deve ancora conquistare in termini di bellezza e amore. Allo stesso modo Eros è filosofo perché si trova a metà strada tra tutta la sapienza che ha già conquistato come filosofo e la sapienza che non ha ancora conquistato. Tema molto moderno perché gli scienziati ogni volta che arrivano alla soluzione di un problema subito non riescono a fare a meno di porsi un’altra domanda e un altro obiettivo. Chi non fa filosofia? - gli dei perché sanno già tutto - gli ignoranti che sentono di non avere nessuna mancanza (e qui c’è il richiamo a Socrate) Se tu pensi di essere sapiente non cerchi nulla invece il filosofo è curioso e vuole sempre sapere il perché delle cose. Eros è filosofo perché ha poca saggezza e ne vuole tantissima, ha poca bellezza e ne vuole tantissima. Raffinatissimo estratto del simposio che è anche un testo di grande eleganza letteraria. Amore e bellezza TERZO GRADINO: Attività umane Questa consapevolezza di poter amare cose immateriali ti fa salire nella scala e cominci ad amare le attività umane, per ciò che si fa. Non riusciamo prima dell’amore platonico ad apprezzare ciò che è immateriale. QUARTO GRADINO: Leggi Perché mi innamoro delle leggi? Sono quelle che garantiscono armonia pace e serenità tra gli uomini. Allora amo le leggi belle perché è bello vivere in una polis dove le leggi danno serenità, bellezza e benessere ai cittadini. QUINTO GRADINO: Scienze Amore per la conoscenza. Non ti puoi fissare e confinare in un solo gradino devi imparare a percorrere tutta la scala. SESTO GRADINO: La bellezza in sé L’idea perfetta di bellezza. Esiste solo un idea di bellezza che garantisce l’esistenza di tutti i gradini della scala. Questa è l’unica idea per la quale vale veramente la pena di vivere, l’idea perfetta di bellezza perché l’unica in grado di generare l’incantesimo d’amore tanto potente. John Kitz famoso romantico inglese dell’Ottocento ha detto “La bellezza è verità, la verità bellezza, ecco tutto Voi sapete sulla terra, e tutto ciò che avete bisogno di sapere” Ciò che è bello è vero. Però Kitz dice anche che è ciò che ci basta sapere perché l’uomo quando ha capito che deve vivere per la bellezza ha capito tutto. Amore e bellezza Testo n.6 IL MITO DELL’ANDROGINO XIV. – Eh, si, Eurissimaco, cominciò Aristofane, ho in mente di parlare in tutt’altro modo di te e Pausania. A me pare che gli uomini non abbiano affatto sentito la potenza di Amore perché diversamente gli avrebbero elevato templi ed altari grandissimi e gli farebbero grandissimi sacrifici, non come ora che non si fa niente di ciò, mentre lui ne avrebbe più diritto di tutti. Poiché egli è il dio più amico degli uomini, è loro protettore, risanatore di quei mali la cui guarigione farebbe la suprema felicità dell’uomo. Pertanto mi proverò a rivelarvi la sua potenza: voi ad altri ne sarete maestri. Bisogna innanzi tutto che sappiate quale è la natura dell’uomo e quali prove ha sofferto; perché l’antichissima nostra natura non era come l’attuale, ma diversa. In primo luogo l’umanità comprendeva tre sessi, non due come ora, maschio e femmina, ma se ne aggiungeva un terzo partecipe di entrambi e di cui ora è rimasto il nome, mentre la cosa si è perduta. Era allora l’androgino, un sesso a sé, la cui forma e il nome partecipavano del maschio e della femmina; ora non è rimasto che il nome che suona vergogna. In secondo luogo, la forma degli umani era un tutto pieno: la schiena e i fianchi a cerchio, quattro bracci e quattro gambe, due volti del tutto uguali sul collo cilindrico, e una sola testa sui due volti, rivolti in senso opposto; e così quattro orecchie, due sessi, e tutto il resto analogamente, come è facile immaginare da quanto si è detto. Camminavano anche dritti come ora, nell’una e nell’altra direzione; ma quando si mettevano a correre rapidamente, come i saltimbanchi fanno capriole levando in alto le gambe, così quelli veloci ruzzolavano poggiando su quei loro otto arti. Dunque i sessi erano tre e così fatti perché il genere maschile in origine discendeva dal sole, il femminile dalla terra, mentre l’altro, partecipe di entrambi, dalla luna, perché anche la luna partecipa del sole e della terra. Erano quindi rotondi di forma e rotante era la loro andatura perché somigliavano ai loro genitori. Possedevano forza e vigore terribili, e straordinaria superbia; e attentavano agli (p.165) dèi. Quel che Omero racconta di Efialte e di Oto che tentarono cioè la scalata del cielo per attaccare gli dei, è detto di loro. XV. Pertanto Giove e gli altri dèi andavano arrovellandosi che dovessero fare ed erano in grande dubbio perché non se la sentivano di ucciderli e di farli sparire fulminandoli come i giganti,- sparivano così onori e sacrifici da parte degli uomini- né potevano lasciarli insolentire. Ma finalmente Giove, pensa e ripensa: ”Se non erro, dice, ce l’ho l’espediente perché gli uomini, pur continuando a esistere ma divenuti più deboli, smettano questa tracotanza. Ora li taglierò in due e così saranno più deboli e nello stesso tempo più utili a noi per via che saranno aumentati di numero. E cammineranno ritti su due gambe; ma se ancora gli salterà di fare gli arroganti, e non vorranno vivere quieti, li taglierò in due una seconda volta: così cammineranno su una gamba zoppa a balzelloni.” Ciò detto prese a spaccare gli uomini in due come quelli che tagliano le sorbe per conservarle o quelli che dividono le uova con un crine. […] Amore e bellezza MITO DELL’ANDROGINO Seduto al banchetto c’è anche il mitico Aristofane che parla con un commensale Eurissimaco e gli racconta di aver sentito parlare in tutt'altro modo di lui e Pausania. Platone attraverso Aristofane dice che questo demone Eros dovrebbe essere celebrato più degli altri perché porta l’incantesimo dell’amore. Invece non gli vengono offerti sacrifici, viene trascurato e invece gli uomini dovrebbero essere riconoscenti della magia dell’amore che egli trasmette. Anticamente esistevano tre sessi secondo Platone: - maschile (in origine il genere maschile discendeva dal sole) - femminile (genere femminile discendeva dalla terra) - androgino ( genere che discendeva dalla luna perché partecipe della terra e del sole) Questo terzo sesso era partecipe di entrambi Androgino aveva testa con due volti, un addome diviso in maschile e femminile, quattro braccia e quattro gambe. Questi esseri, quando le due parti andavano d’accordo, camminavano regolarmente ma quando uno voleva andare da una parte e l’altra dall’altra, cominciavano a ruzzolare come sfere. Possedevano forza e vigore terribile e straordinaria superbia. Siccome avevano tentato di attaccare gli dei, Giove e gli altri dei cominciarono a pensare a come dovessero castigare gli androgini. Alla fine Giove arrivò alla decisione di dividere gli androgini e prese a spaccare gli uomini in due. La divisione portò alla ricerca della propria metà. La nostalgia della componente che ti completa e perfeziona, muove alla ricerca di quello che hai perduto. Amore e bellezza Platone in questo anticipa Freud perché nel sistema della psiche troviamo tre territori: - Es → per Freud è l’inconscio, un territorio di cui non conosciamo i caratteri che però tenta di affiorare le tendenze (sessuali, carnali) che sono contrarie alla morale. Per Freud l’inconscio è legato alla sessualità (equivale al cavallo nero di Platone) - Io → coscienza - Super io C’è un problema di relazioni tra le varie componenti; Queste vengono suddivise in modo gerarchico: - la parte sensibile (cavallo nero) posta più in basso - la parte volitiva (cavallo bianco, volontà) è posta in uno stadio intermedio - la parte razionale (sta nello stadio superiore) è la parte più degna e elevata Il Cristianesimo associa il cavallo nero al peccato. Platone ripercorre tutto quello che abbiamo già detto sui cavalli alati. Le tre parti dell’anima Il cavallo nero non va soffocato e ucciso dentro di noi, la parte materiale deve avere il suo giusto spazio. Il concetto di giustizia perfetta per Platone è armonia delle tre parti dell’anima. La GIUSTIZIA (che è armonia delle tre parti dell’anima) porta l’anima alla CATARSI perfetta (infatti la purificazione dell’anima è raggiungere l’armonia perfetta ma essa rappresenta la fine della metempsicosi). Ma allora se la giustizia serve all’anima per raggiungere la catarsi e il suo bene supremo, allora la giustizia coincide con l’IDEA PERFETTA DEL BENE. Sole (mito della caverna) → bene → giustizia come armonia. - l’anima raggiunge l’armonia delle tre parti - la giustizia purifica per sempre l’anima e non si reincarna più - catarsi fa smettere di soffrire - per l’anima la raggiunta della catarsi = bene supremo - se la giustizia serve all’anima per raggiungere il bene supremo allora la GIUSTIZIA COINCIDE CON L'IDEA PERFETTA DEL BENE. Se i filosofi più degli altri conoscono l’idea del bene e quindi di giustizia perfetta, allora i filosofi sono i migliori governanti e abbiamo in questo passaggio finale il richiamo della parte finale della lettera 7. Riassumendo quindi brevemente lo svolgersi del pensiero di Platone in relazione al problema politico, vediamo che dal trauma personale della tragedia socratica nasce la ricerca ossessiva del concetto perfetto di giustizia nell’ambito della politica. Tuttavia, dopo che l’analisi della prospettiva sofista su tale argomento non ha prodotto risultati, la ricerca platonica diventa necessariamente un problema gnoseologico, e nello stesso tempo ontologico in quanto la conoscenza è conoscenza dell’essere. Così l’orizzonte dell’indagine filosofica si amplia quasi subito a dismisura. Attraverso la dottrina delle idee si passa quindi dall’ambito politico a quello gnoseologico-ontologico ed etico, ma, alla fine del percorso, il pensiero politico viene ricompreso in tale dimensione, trovando la sua definizione e la sua giustificazione filosofica. Le tre parti dell’anima Par.10 La "Repubblica": il progetto dello Stato platonico CUSTODI Ovvero i filosofi, che per Platone sono i migliori governanti. Infatti solo chi pratica la filosofia, che è la scienza del Bene, e quindi della Giustizia, è in grado di governare, poiché lo stato ideale si fonda proprio sull'idea perfetta di Giustizia. Vi è uno squilibrio perché in loro prevale la parte razionale natura: oro virtù: sapienza La politica è una tecne di governo invece la scienza è il massimo grado di conoscenza di una disciplina. Come fanno i filosofi a trasformare la politica in scienza? I filosofi ci riescono perché più di tutti conoscono l’idea del bene. Le idee sono il principio di intelligibilità del mondo. Una cosa intelligibile è comprensibile solo dall’intelletto. Perché le idee sono principio di intelligibilità del mondo? Perché le idee che possiamo conoscere solo attraverso l’intelletto ci fanno conoscere la vera realtà del mondo cioè che il mondo è la copia perfetta del vero mondo delle idee. Platone è il primo filosofo che ammette la possibilità alle donne di diventare reggitori dello stato quindi anche le donne possono diventare filosofe e possono arrivare a governare lo stato perfetto (aspetto rivoluzionario nel mondo antico). La politica come scienza consiste quindi nel coordinamento armonico di tecniche ed attività fondamentali per l'amministrazione dello stato, quali la legislazione, l'economia, la strategia militare, l'istruzione, l'educazione ed altre. Anche per i filosofi è previsto un lungo e complesso percorso pedagogico, descritto nel libro VII, che formerà e selezionerà gli individui adatti al governo dello Stato. A Platone non interessa l’estrazione famigliare e la provenienza sociale, per Platone gli aristoi sono aristoi per merito. La "Repubblica": il progetto dello Stato platonico PRODUTTORI Platone prevede che i bambini dei guerrieri e i bambini dei filosofi crescano insieme e non possano riconoscere i loro genitori biologici. Quindi vengono allevati tutti insieme e devono chiamare padri e madri tutti i cittadini. Non conosceranno mai i loro genitori biologici. Platone ammette un ascensore sociale. Cosa vuol dire? Mentre i bambini crescono allevati in comune (mense comuni,...) Platone prevede che se il filosofo si accorge che il bambino nato da una coppia di guerrieri ha un anima d’oro, allora alla fine dell’adolescenza lo prenderanno e lo inseriranno in un percorso destinato all’educazione dei filosofi. Quindi Platone ammette che da una coppia d’argento possa nascere un bimbo di metallo diverso. Nella loro anima prevale il cavallo nero in quanto lavorano la materia (artigiani e contadini) e hanno a che fare con le materie prime. C’è uno squilibrio nella loro anima, proprio per la natura delle loro professioni, Platone prevede due regole diverse: 1. loro possiedono la proprietà privata, nelle altre due classi “tutto è di tutti” 2. I loro figli crescono nella famiglia biologica, riconoscendo un padre e una madre Questo PERCHÉ? Per la natura del loro lavoro, devono rimanere a contatto con il padre, colui che trasmette le conoscenze MOBILITÀ SOCIALE IN ASCESA E DISCESA → La mobilità sociale è prevista per meriti, cioè i filosofi che sorvegliano l’educazione dei bambini se individuano un’anima diversa dalla classe di cui sono nati, lo spostano nelle classe da cui derivano le attitudini (un figlio nato da due filosofi non è detto che faccia il filosofo). La virtù è la TEMPERANZA (passaggio cultura pagana a quella cristiana) “giusto mezzo tra le passioni del corpo” , si passioni ma con decoro. AMBITO ECONOMICO = tenersi equidistanti dalla ricchezza e dalla povertà (virtù cardinali nella cultura cristiana = temperanza, fortezza, giustizia, prudenza) anima: rame Una classe INSOSTITUIBILE perché provvede a tutti i bisogni della città ed entrano in contatto con gli STATI VICINI perché è necessario il COMMERCIO per una città perfetta. La "Repubblica": il progetto dello Stato platonico LINK RINASCIMENTO 1516, in Inghilterra un filosofo Thomas More pubblica un libro “UTOPIA” → “non luogo” cioè isola che non c’è Racconta di queste persone che arrivano in un'isola che non è segnata nelle carte geografiche e nella quale vigono principi che non ci sono in Europa. Per esempio sono pacifisti, danno vita a una REPUBBLICA e tutti partecipano, hanno come scopo la felicità del cittadino, si affronta il problema dell’EUTANASIA (morte per le persone gravemente malate). In un'Europa sconvolta dalla guerra, Thomas propone un modello di pace e felicità da un livello politico. Thomas More è consapevole che la sua “UTOPIA” sia un utopia, una società irrealizzabile. Perché la propone sapendo che è un modello irrealizzabile? Perché Thomas vuole dare un modello da seguire, non pretende che l’Europa diventi UTOPIA ma vuole che migliori sotto vari punti di vista. Entriamo nella letteratura utopistica → letteratura utopistica è di genere politico e l’autore descrive società di improbabile realizzazione in modo tale di evitare una critica diretta nella società e stato in cui si trova. La critica invece la fanno i lettori, è una lettura politica perché attraverso il lettore, si mettono in evidenza gli aspetti negativi della società in cui vivi. Nasce questo genere letterario, esempio in Italia → “la città del sole” testo utopistico a cura di Tommaso Campanella Nel 900 c’è un genere che declina l’utilità al contrario, DISTOPIA, dove vediamo dolore e tristezza e società ispirate purtroppo agli eventi politici del 900. Testo del 900 “BRAVE WORLD” cioè “mondo nuovo” cui autore è Aldous Huxley racconta di una società dove una piccola oligarchia costringe i cittadini a prendere una dose di droga (soma) e i cittadini non sanno che l’assumono ma quando lo prendono, pensano di vivere in questo mondo perfetto. Due ragazzi si innamorano, poi decidono di non prendere più questa “droga” e iniziano a vedere il mondo in una maniera diversa e allora vogliono scappare. PLATONE È IL PRIMO SCRITTORE UTOPISTICO La "Repubblica": il progetto dello Stato platonico Il Politico e le Leggi, dialoghi della vecchiaia, presentano un maggior realismo rispetto alla Repubblica, che rimane solo sul piano ideale della riflessione mentre le altre due opere hanno come raggio d’azione l’ambito della realtà concreta. Nel Politico attraverso il mito distingue: - l’età di Crono = età dell’ordine, governata direttamente dal Dio - l’età di Zeus = età del disordine, governata dagli uomini (quella in cui viviamo) La dialettica, che resta la scienza fondamentale che unisce politica e filosofia, assume contorni più modesti ed efficaci → è paragonata all’arte del tessitore che raccoglie e ordina il carattere degli uomini e le diverse arti in un unico tessuto, avendo già come modello la giusta misura, che non viene più stabilita in base all’idea del bene, bensì attraverso le leggi della città. E’ compito del filosofo quello di regolare leggi in modo che realizzino giustizia. La giustizia deve tenere conto delle effettive situazioni storiche, che mutano nel tempo e dell’uomo concreto. Analisi dei modelli costituzionali e riadattamento del progetto di stato perfetto Le Leggi La centralità delle leggi costituisce il tema dell’ultimo dialogo platonico, rimasto incompiuto. Nelle Leggi l’idea che la politica è un’opera umana e rivolta agli uomini diventa insistente, ed è possibile cogliere la preoccupazione di apprestare strumenti concreti che rendano possibili uno Stato reale, una giustizia effettiva e un governo operante. Se nella Repubblica tutto muoveva dall’idea di giustizia e le leggi apparivano come elementi accessori della sua intrinseca capacità di imporsi, nell’ultimo dialogo platonico le leggi diventano l’espressione necessaria di un concreto e intelligente equilibrio delle volontà degli uomini che formano lo Stato. Ciò esalta la capacità mediatrice della dialettica e, nel contempo, ne determina la sfera d’azione: questa è la politica, intesa come luogo degli interessi concreti da disciplinare mediante ragione. Il richiamo al compito di mediazione svolto dalla dialettica e la consapevolezza del carattere storico, umano, politico e dunque mutevole delle regole di convivenza civile non equivalgono però a rinunciare alla tassatività delle leggi. Proprio perché immerse nel continuo fluire della storia, le leggi devono essere per Platone assolutamente ferme e ogni attentato alla loro stabilità è condannato con estrema durezza. Al fine di inibire ogni offesa alla legge, Platone non esita a recuperare i miti e la religiosità più cari alla tradizione greca. Non soltanto gli dèi esistono (l’irreligiosità legittimerebbe per Platone una concezione immanentistica e materialistica del mondo), ma le leggi – quelle cosmiche e quelle della città – sono espressione del divino: sono la natura stessa del tutto, in quanto risolto nell’ordine. Da qui deriva, nello Stato descritto nelle Leggi, l’imposizione di un’unica religione di carattere cosmico, e i tratti inquietanti di un governo teocratico e repressivo. Analisi dei modelli costituzionali e riadattamento del progetto di stato perfetto Dallo Stato ideale allo Stato concreto: il Politico e le Leggi Negli ultimi dialoghi, incompiuti, Platone affronta il problema politico da una prospettiva più concreta. Nel Politico assume le leggi della città come base per stabilire la giusta misura: la giustizia deve cioè tenere conto delle effettive situazioni storiche, dell'uomo concreto. La centralità delle leggi è il tema dell'omonimo dialogo, in cui Platone si preoccupa di apprestare strumenti concreti che rendano possibili uno Stato reale, una giustizia effettiva e un governo operante. Le leggi, espressione del divino, sono il prodotto di un equilibrio delle volontà degli uomini che formano lo Stato. In questo dialogo emergono tratti inquietanti di un modello di Stato teocratico e repressivo. Analisi dei modelli costituzionali e riadattamento del progetto di stato perfetto 1) Problema delle idee delle cose vili o composte Platone dice di aver teorizzato che esistono le idee di tutte le cose, anche di quelle che considera di minore valore (vili) → per esempio: i capelli e il fango. Se pensiamo all’idea di fango capiamo che è un idea composta dall’idea perfetta di fango e di terra. Allora Platone dice: “Io che ho immaginato un mondo delle idee ordinato e simmetrico non sarà invece che questo mondo che io ho pensato così ordinato, simmetrico e armonioso sia in realtà un mondo disordinato o tremendamente affollato di idee? Mette in dubbio di essersi fatto influenzare dall’esperienza nella descrizione di questo mondo delle idee (Socrate). “Non sarà che mi sono fatto influenzare dall’esperienza? cioè ho proiettato in un mondo perfetto quello che i miei sensi hanno colto nell’esperienza del mondo?” Mette in discussione che le idee siano causa delle cose e mette in evidenza che le cose potrebbero essere causa delle idee. La filosofia di Platone come ricerca incessante 2) Problema delle unità delle idee Ci concentriamo sul rapporto di partecipazione (metessi). L’idea perfetta di albero cala un frammento invisibile di sé che diventa essenza di un grumo di materia e che quindi produce un albero. L’essenza è la ragione per cui una cosa è ciò che è. Ma se questo avviene in tutti gli alberi della terra, allora l’idea che ho sempre detto unica, se si frammenta in infiniti pezzi che producono gli alberi della natura, vuol dire che quella idea è allo stesso tempo una e molteplice. Ma com’ è possibile questo? La filosofia di Platone come ricerca incessante 3) Problema del “terzo uomo” Aristotele chiamerà questa autocritica il problema del “terzo uomo”. Platone dice di aver sempre affermato che tra una cosa e la sua idea c’è un rapporto diretto. Ma le cose non stanno così perché per capire se la cosa che ho davanti fa riferimento all’idea di uomo, io devo forzatamente passare attraverso l’idea di somiglianza. Questa cosa assomiglia all’idea di uomo però per arrivare all’idea di uomo devo passare per l’idea di somiglianza. Senza idea di somiglianza non possono mettere l’uomo in relazione alla sua idea. Quel rapporto che lui diceva essere diretto in realtà non è così diretto perché passa per una terza idea. È un pensatore dinamico. L’idea di somiglianza è un perno fondamentale in una delle quattro prove dell’immortalità dell’anima. La filosofia di Platone come ricerca incessante PASSAGGI 1) METTO IN DISCUSSIONE COSE E IDEE → Se io accetto il non essere come negazione assoluta si crea un problema →non posso più mettere in relazione le cose e le idee, perché c’è in non essere e se non c’è, LA COSA E L’IDEA SONO LA STESSA COSA. 2) NON METTO IN RELAZIONE LE IDEE TRA DI LORO → Se il non essere non esiste, non posso mettere in relazione le idee tra di loro, perché il non essere non esiste. 3) NIENTE RELAZIONE TRA IDEE, NON POSSO COSTRUIRE PROPOSIZIONE → Se non ci sono relazioni tra le idee, non posso costruire nessuna proposizione → affermazione in cui metto in relazione le idee. (es: il cavallo bianco = ho messo insieme idea di cavallo e idea di bianco, presuppone una relazione tra due idee) 4) NIENTE PROPOSIZIONE= NON POSSO FARE GIUDIZI → Se non posso costruire proposizioni non posso produrre giudizi. (es: cavallo bianco = giudizio) 5) NIENTE GIUDIZI SULLE COSE = NON POSSO FARE SCIENZA → Se non posso produrre giudizi sulle cose, realtà e essere non posso fare scienza e non posso avere una conoscenza autentica della realtà. La scienza è la conoscenza esatta e perfetta di essere. QUESTE SONO LE 5 APORIE DI PARMENIDE → argomentazione filosofica che non ha soluzione Se Platone accetta di rispettare l’interpretazione del non essere di Parmenide, la sua filosofia va incontro a delle aporie cioè argomenti senza soluzione. Aporia è come un vicolo cieco filosofico, svolto un angolo e trovo una strada chiusa. Se accetto Parmenide, tutte le proposizioni che potrei fare potrebbero essere tautologie. tautologia → proposizione dove il soggetto contiene già il predicato. Con questo tipo di proposizioni non posso mai progredire nella conoscenza. Superamento di Parmenide GRANDE PROBLEMA → non posso dire “questo è un quadrato e non è un triangolo” Quando uso il concetto di non essere non lo uso più nel senso di Parmenide come negazione relativa ma nel senso di negazione assoluta, nel senso di differenza. Se accetti la lezione di Parmenide che il non essere non esiste, non puoi più fare nulla perché l’essere se dici che non esiste, diventa tutto e Parmenide lo chiama sfero (non esiste più la molteplicità). SUPERAMENTO DI PARMENIDE → Platone dice che quando uso il concetto di non essere lo uso come negazione relativa (non negazione assoluta) nel senso di DIFFERENZA “questo è un quadrato ed è diverso da un triangolo” supera la concezione del non essere di Parmenide. Dire che il non essere è relativo vuol dire attribuire al non essere un po’ di ESSERE (assume un frammento di ONTOLOGIA). Superamento di Parmenide CONSEGUENZE DEL PENSIERO DI PLATONE 5 GENERI SOMMI Con questa argomentazione individua 5 idee a cui tutte le altre idee partecipano 1) idea di differenza (trovata con le aporie) → è diversa da 2) idea di quiete → è in relazione con le altre idee 3) idea di moto → è immobile nella sua perfezione 4) idea di identità → è uguale a se stessa 5) idea di essere → ogni idea è Ogni idea è → è diversa da → è in relazione con le altre idee → è immobile nella sua perfezione → è uguale a se stessa → è stabile nella sua eternità perfetta CAMBIA STRUTTURA GERARCHICA DELLE IDEE: BENE → 5 GENERI SOMMI → IDEE → COSE INSERITI NELLA VECCHIAIA → Tutte le idee partecipano a tutti i 5 generi sommi Superamento di Parmenide
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved