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Poesia 'Lavandare' di Pascoli: Natura, Morte e Simbolismo, Appunti di Italiano

Questa poesia di pascoli, intitolata 'lavandare', appartiene alla raccolta 'myricae' e tratta temi come la natura, la morte e l'uso di simbolismi. La poesia descrive le lavandaie che lavano i panni e il loro canto, con l'uso di enjambement, onomatopea e chiasmo. La morte è evocata attraverso la natura e il suono onomatopeico 'chiù'. Il poeta esprime l'abbandono e la tematica dell'agosto, con riferimenti all'assiuolo e alla rondine.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 12/03/2024

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camilla-devirgiliis 🇮🇹

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Scarica Poesia 'Lavandare' di Pascoli: Natura, Morte e Simbolismo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! 1 27/04/23 PASCOLI (1855-1912) è stato uno dei poeti più letti e studiati nella scuola italiana degli anni 50-60, perché, come Carducci che incarna i valori dell’italia unita (che fu suo maestro e dopo la sua morte prese la cattedra di Carducci a Bologna), Pascoli incarna i valori dell’italia del dopoguerra, un'Italia che ha bisogno di fratellanza, di umanità, di sentimenti buoni, valori legati alla famiglia, all’amore per la natura. Pascoli nasce in Romagna a metà 800. Figlio di un amministratore di un'azienda agricola e di una madre cattolica. Vive una vita borghese in campagna. Pascoli ha 10 fratelli. la vita tranquilla di questa famiglia viene sconvolta da un evento: il 10 agosto del 67 (quando pascoli ha 12 anni) il padre muore per strada ucciso, non s'è mai saputo perché sia stato ucciso, probabilmente per un divario lavorativo (un fattore odiava il padre di Pascoli) ma nel processo non si è mai giunti a una conclusione. La vita della famiglia è segnata da questo evento, perché cade in difficoltà economiche che prima non aveva e perché Giovanni fu mandato in un collegio per almeno essere istruito (modo per affidare a qualcun altro la crescita dei figli quando la famiglia non era in grado di sopportarlo). In questo collegio ebbe una formazione classica che lo accompagna per tutta la vita, e gli consente, una volta finito il liceo, di ottenere una borsa di studio per l'università di Bologna, dove frequenta lettere ed è allievo di Carducci. Diventa insegnante, inizialmente in un liceo e successivamente in università. Dal punto di vista politico sono gli anni dell’unita d'Italia (lui nasce quando l'italia non c’è ancora) e cresce tra la destra e la sinistra storica, aderisce inizialmente a un idea socialista legata però al cattolicesimo, con i valori cattolici come il perdono, l’amore per il prossimo… è l'ideologia socialista è quella delle leghe bianche, delle leghe cattoliche che cercano di aiutare il prossimo. Importante è un evento: lui che partecipa a una manifestazione socialista e viene arrestato, passa una notte in carcere, questo lo traumatizza, perchè l’arresto e la violenza sono lontanissime dalle sue idee, per cui l'impronta e il sentimento politico di quegli anni spariscono. Le poesie di Pascoli hanno una musicalità accentuata, caratterizzata dal fonosimbolismo e con l’uso delle rime e di un linguaggio semplice. Invece le poesie di d’annunzio sono difficili perché sono ricche di immagini estetizzanti e caratterizzate dalla ricerca di un linguaggio elevato, con anche l'uso prolungato dell’anastrofe (scambio logico delle parole), la ricerca di parole inusuali, richiami al latino molto forti. La poetica di Pascoli si riferisce a un saggio che scrive e pubblica nel 1897, ‘IL FANCIULLINO’, dove spiega la sua poetica. È formato da una poetica complessa e non semplice come appare. 2 La sua opera è impregnata di UMANESIMO SOCIALISTA, ovvero di una visione dell’uomo che dovrebbe portare valori positivi di amore, fratellanza, comunanza, e che dovrebbe costruire un mondo migliore e più giusto. Ha sempre questa visione della società ma non ha un indirizzo politico. Contemporaneamente alla sua carriera di insegnante Pascoli scrive. Le opere più conosciute sono contenute in due raccolte: 1. MYRICAE (“mirice”), parola latina che prende da Virgilio, significa Cespuglio, un parola semplice, questo perché è una raccolta di poesie con tematiche semplici, comuni, legate alla natura dell'ambiente rurale, alle sue vicende nella sua essenzialità (niente di sconvolgente ed eccezionale) pubblica la prima edizione nel 1891, che equivale al suo esordio poetico. raccolta che poi viene spiegata dalla POETICA DEL FANCIULLINO, che è la chiave di lettura. 2. I CANTI DI CASTELVECCHIO, 1903 POETICA DEL FANCIULLINO (pag 514) il punto di partenza di questa poetica è che : Dentro ciascun uomo è presente un fanciullo, questo fanciullo però emerge solo nel poeta; è questo che rende un uomo un poeta. il neonato nei primi due anni della sua vita impara a riconoscere le voci, a camminare, comunicare, a giocare = sperimenta il mondo per la prima volta. il fanciullo è colui che sperimenta la vita per la prima volta, ovvero colui nella fase di vita in cui si sperimenta per la prima volta e che poi diventerà abitudine. Sperimentare = esperienza diretta, vuol dire entrare in contatto con il mondo non attraverso la ragione, ma attraverso i sensi (è diverso dal conoscere). il fanciullo sperimenta per la prima volta la vita. è una fase ricca di sensazioni, emozioni, di sapere (non quello della conoscenza). Il sapere alla coscienza entra in gioco con l’adulto. 5 Così anche il fanciullino propone una soluzione. (=umanesimo pascoliano) Sia Pascoli che D’Annunzio sono espressione di una crisi in cui le tematiche sono legate a questo, e la natura (in d’Annunzio abbiamo visto poesie in cui la natura le fa da padrone e nasconde un segreto alla baudelaire- con la pioggia nel pineto) LAVANDARE (1891) è una poesia che fa parte di Myricae. ‘Nel campo mezzo grigio e mezzo nero resta un aratro senza buoi che pare dimenticato, tra il vapor leggero. E cadenzato dalla gora viene lo sciabordare delle lavandare con tonfi spessi e lunghe cantilene: Il vento soffia e nevica la frasca, e tu non torni ancora al tuo paese! quando partisti, come son rimasta! come l’aratro in mezzo alla maggese.’ → è una poesia che ha una forma metrica particolare: è un MADRIGALE in rima, composto da due terzine e una quartina. Pascoli sceglie di usare il madrigale consapevolmente; questo fa vedere la raffinatezza di Pascoli rispetto alla metrica perchè pascoli è un latinista e è un accademico, quindi da molta importanza alla metrica che è la chiave della musicalità e del FONOSIMBOLISMO. - 1^ terzina: descrizione di un ambiente rurale, dove prevalgono elementi visivi, viene descritto un campo grigio e nero: campo arato e non arato, le zolle sollevate rendono il campo nero, v. 2 c’è una situazione: aratro abbandonato “vapor leggero” = nebbia → ambiente nebbioso = questi ambienti visivi creano una situazione di malinconia, tristezza - 2^ terzina: è presente un elemento descrittivo-narrativo, e prevalgono gli elementi uditivi. nell’ambiente succede qualcosa suono della gora, canali di irrigazione per i campi v. 5 = “sciabordare”= parola onomatopeica costruita sul suono del lavoro delle lavandare. = si parla delle lavandaie, coloro che lavavano i panni che utilizzava i lavatoi per lavare i panni con l'acqua fredda 6 v.6 = ‘’tonfi spessi’’ ‘’lunghe cantilene’’ dei panni che per essere strizzati venivano battuti sul lavatoio e mentre compivano queste azioni cantavano sono presenti: - enjambement: “che pare dimenticato” “qui viene lo sciabordare” - onomatopea - chiasmo v.6 (nome - aggettivo aggettivo - nome) prevalgono gli elementi uditivi → entrambe le strofe descrivono elementi visivi (campi e aratro) e uditivi - quartina finale: si comprende il senso della poesia i sensi sono protagonisti: - elemento tattile ‘’vento soffia’’ - elemento visivo “nevica la frasca’’ in chiasmo (v.7) (soggetto-verbo verbo-soggetto) (che riprende il chiasmo precedente) chiasmo: vento soffia, nevica la frasca. (primo verso riprende l’ultimo verso della terzina) —> Entra in scena l’IO LIRICO che si rivolge ad un “TU” ‘’come sono rimasta’’= io lirico è femminile Prima l’io lirico non appariva, non era immaginabile, ora dialoga esclamando con rimpianto e delusione ‘’e tu non torni ancora al tuo paese!’’: il “TU” quindi non è presente ma ERA presente. l’io lirico afferma, negli ultimi due versi, la sensazione che l’io lirico ebbe nel momento della partenza ‘’quando partisti come son rimasta, come l’aratro..’’ = l’io lirico è femminile. il sentimento si esprime attraverso una similitudine: v.10 “Come l’aratro in mezzo alla maggese” Il sentimento è espresso attraverso un'immagine che riprende ciò che c'era stato descritto nella prima terzina “un aratro senza buoi ”, che ci fa comprendere il senso di questo aratro . = aratro senza buoi: senza guida, quindi inutile, la donna si sente come un oggetto senza utilità, abbandonato. Questa donna si sente come un oggetto inutile, abbandonata, senza una guida, la sua vita è mezza grigia, mezza nera, mezza arata (fertile) e mezza non fertile . immagine che va a fondo del sentimento dell’abbandono. 7 Il tema di questa poesia è l’ABBANDONO. Pascoli esprime l'abbandono attraverso: - immagini - suoni - similitudini - oggetti comuni - la natura, elemento fondamentale Apparentemente la poesia appare semplice, scritta attraverso immagini e parole semplici; c’è attenzione al linguaggio, alle singole parole, alla struttura Struttura cornice: prima parte della poesia è comprensibile grazie all’ultima. (se non ci fosse la similitudine nell’ultimo verso (v.10) l’aratro del primo verso non avrebbe lo stesso significato) Tema: della malinconia, del rimpianto e dell'abbandono. poesia decadente; X AGOSTO (1903) racconta della morte del padre San Lorenzo, Io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido portava due bambole in dono… Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. 10 1. vv.5-6, raccontano in maniera velocissima attraverso tre azioni: ritornava, l’uccisero e cadde 2. il vv.7,8. ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. 3. la terza strofa è costruita anche questa a distici. ‘’Ora è là come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende che pigola sempre più piano.’’ - la seconda e la terza strofa hanno un nesso logico: ‘’là’’, indicazione di luogo che indica il fatto che prima viene spiegato, è un'indicazione di luogo (anche ‘’ora’’, indicazione di tempo) - “spini” ricorda le spine della corona di Cristo (dio che perdona) 4^ strofa: ‘’Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido portava due bambole in dono…’’ → riproduce la struttura della seconda. il protagonista ora è l’uomo, non più la rondine. l'uomo ritorna al “nido”, (parola fondamentale per Pascoli) → ‘’l’uccisero’’(l’uomo) riprende in modo uguale ‘’l’uccisero’’ (la rondine) della seconda strofa → l'uomo dice “Perdono”, il perdono è la caratteristica del cattolicesimo. → “negli occhi un grido”: (immagine sinestetica) (ricorda L’urlo di Munch, anche se siamo in due periodi differenti) → è presente l'elemento del dono, che accomuna la rondine e l'uomo - per la rondine il verme - per l'uomo due bambole - Fino ad ora non c’è nulla di autobiografico specifico: parla di un uomo ucciso. non si sa dove avviene, c’è solo un’indicazione temporale,notte di San Lorenzo, ma non è collocato in uno spazio preciso, non ci sono allusioni autobiografiche che alludono alla morte del padre di Pascoli; Però questo numero “due” è importante → Pascoli ha due sorelle, Ada e Maria, a cui è molto legato (portava due bambole alle mie sorelle). Il dono è anche un riferimento al cattolicesimo (donare, basi della morale cattolica). 11 5^ strofa: ‘’ Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano.’’ → “romita”: isolata → L’uomo non si aspettava questa fine, cade a terra attonito con occhi spalancati (sorpreso in maniera eclatante), addita le bambole al cielo lontano: = come le bambole che additano, vanno verso il metafisico, anche il verme della rondine era additato al cielo lontano (in enjambement). - ‘’immobile, attonito addita’’: musicalità data dalle doppie = ritmo veloce - Le due immagine del verme e delle bambole tese verso il cielo - Il cielo che che nella prima strofa arde e cade (di stelle cadenti). Questo cielo è il protagonista dell’ultima strofa: 6^ strofa E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male! - spiegazione del perché esistono le stelle cadenti. → questo cielo definito infinito e immortale come Dio (metafisico), qualcosa che è al disopra e non muore, ciò che sta sopra, l'ultraterreno è sereno. -Questo cielo inonda “d'un pianto di stelle” = metafora e, contemporaneamente, sinestesia (pianto si sente e le stelle si vedono) “atomo opaco del Male” = ovvero Terra → Nell'ultima strofa si contrappone il Cielo e la Terra: - il cielo: immortale, infinito, alto - la terra invece: vista come atomo (parola scientifica) opaco, ovvero senza luce (le stelle e il sole brillano, di luce propria, la terra no). è un atomo, un mondo microscopico del ‘’Male’’ = la Terra produce il male, il cielo piange per il male che la terra produce e le stelle di San Lorenzo sono queste, allora tutta la poesia acquisisce significato. Pascoli negli ultimi due versi fa un errore sintattico: <<oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male!>> 12 dovrebbe essere: <<oh! inondi quest'atomo opaco del Male di un pianto di stelle>> - Le stelle cadenti sono il pianto del cielo per il male della terra. → è una poesia: - da un punto di vista lessicale, lessico semplice, non ci sono parole altolocate (se non ‘’romita’’, parola arcaica). - la sintassi risulta non semplice a causa delle anafore, ma molto semplice a causa della struttura paratattica (accostamento di frasi dello stesso valore) - la figura retorica prevalente è l’ANASTROFE (inversione dell’ordine consueto delle parole) - → sono presenti moltissimi richiami al cristianesino, cattolicesimo PARATATTICA: prevalgono le coordinate, cioè frasi con lo stesso valore - Rappresenta il modo di parlare dei bambini, fanno fatica a gerarchizzare, mettono tutto sullo stesso piano. (Quindi quando leggo capisco la poesia perché è paratattica, mentre la costruzione ipotattica è difficile da comprendere). ((D’Annunzio è ipotattico, non si capisce subito a causa dell’uso di anastrofi, sinestesia)) L’ASSIUOLO (1897) L’assiuolo è un rapace notturno di piccole dimensioni. Tema: morte Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... 15 = la luna sta per essere sostituita dalla luce del sole. - “alba di perla” = il cielo notava in un'alba di perla, immagine che rende l’idea di colore perlaceo. - “ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla.” mandorlo e melo = alberi non qualunque (Pascoli era un botanico). in questa strofa è presente: ➔ il dettaglio ➔ la personificazione ➔ l’uso dei sensi, si descrive il mondo attraverso essi l’utilizzo dei sensi si vede nei versi: - “cielo notava” → è una personificazione - ‘’l’alba di perla’’ si percepisce con la vista → il colore fa riferimento ai sensi (e può essere usato a livello denotativo o connotativo). Qui c’è l'utilizzo del colore in maniera connotativa, per cui si crea l’atmosfera che rende un'idea di mistero. - ‘’soffi di lampi’’ → sinestesia, caratteristica della poetica del fanciullino - ‘’nero di nubi’’ → elemento visivo, usato, a livello connotativo - uso dell’onomatopea: ‘’chiù’’, tipico della poetica del fanciullino (l’uso dell’onomatopea non è comune, come anche i tre puntini) - i tre puntini a fine strofa: aumentano la sensazione di mistero, evocazione di un'atmosfera che non si comprende ancora bene - è presente il FONOSIMBOLISMO (costruzione di significati attraverso il suono), perché la tematica della morte non è espressa solo attraverso il simbolo dell’assiuolo (espressione di morte) ma attraverso il suono e il procedere delle strofe il suono chiu arricchisce di significati, fino a diventare canto di morte. =a fine della strofa <<chiù… >> è un onomatopea, avviene una costruzione di significato, il suono allude a qualcosa che non è ancora chiaro, evoca. DENOTATIVO: l’aggettivo viene usato per descrivere CONNOTATIVO: si costruisce un’immagine attraverso l’aggettivo che acquisisce un significato superiore ESEMPIO: indosso una maglietta bianca: bianco è un aggettivo che descrive il colore → livello denotativo ma se io usassi l'immagine di un'alba bianca, qui agisce a livello connotativo (aumentando il significato) 16 03/05/23 2^ strofa Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù… 4 versi descrittivi (che non hanno elementi di inquietudine) in cui è protagonista lo stesso io lirico: = versi di allusione alla morte, il protagonista è l’io lirico, che con l’anafora “sentivo”, “sentivo”, “sentivo” (3,4,5 verso), diventa protagonista della natura. Presenti gli elementi delle stelle e il colore viene descritto attraverso “nebbia di latte”. Questo l’io lirico sente il cullare del mare, sente il fru fru tra le fratte (onomatopea diretta che introduce il suono tra le fronde) (fru, fru, fra = allitterazione) = sente dei rumori Il terzo “sentivo” introduce una sensazione espressa attraverso un suono. = l'io lirico sente nel cuore un sussulto, esprime un'emozione attraverso la voce metaforica del cuore. La voce è metaforica descritta come un ‘sussulto’ (parola onomatopeica) l’io lirico interviene per descrivere in che cosa consista questa emozione = “com’eco d'un grido che fu” (similitudine) = questo sussulto del cuore ha la stessa caratteristica di un eco che produce un grido emesso molto prima. L’elemento uditivo quindi raggiunge il massimo. Grido, eco = riferibili al campo semantico del suono Torna in campo il singulto dell’assiuolo: nella prima strofa questo viene definito una voce dai campi, in questa strofa invece viene definito un singulto. = ovvero un suono che nasce quasi dal pianto, un verso lugubre ed evocativo per esprimere il sussulto del cuore. è presente: - anafora : ripetizione del verso ‘’ sentivo’’, così entra in scena l’io lirico che non era apparso fino ad ora elementi riferibili al linguaggio della poetica del fanciullino: - utilizzo del linguaggio semplice 17 - dal punto di vista sintattico prevale la paratassi in asindeto (senza congiunzioni, solo con la virgola) USO DELLA PARATASSI: prevalenza di coordinate, così non si applica la gerarchizzazione, ovvero non si crea una gerarchia di significati, ovvero tutto è importante allo stesso modo, non prevale niente = POETICA DEL FANCIULLINO, questo è il linguaggio di chi scopre le cose per la prima volta, perché i bambini ad esempio non gerarchizzano, non sono in grado di farlo, si nota in questo modo l’innocenza del bambino. (anche se qui c’è Pascoli dietro, quindi c’è una sottile gerarchizzazione che si puo leggere nel climax) elementi visivi di colore: - ‘’nebbia di latte’’ (metafora) - onomatopea presente anche al centro della strofa “fru fru fra le fratte” (= l’onomatopea è il modo più semplice per riprodurre la realtà) + allitterazione - partendo da un suono ‘’suss’’ si arricchisce di significato all’interno del contesto ‘’sussulto’’= linguaggio metaforico, non lo sentiva davvero nel cuore, è vista come sede di interiorità, palpito del cuore i primi due sentono qualcosa di esterno, poi sente qualcosa di interno verso 14: “com’eco di un grido che fu’’ ‘’sussulto’’ = è una similitudine (accostamento di due elementi che hanno almeno un elemento in comune) (sussulto è il primo termine di paragone, il secondo è l’eco) = in comune hanno la continuità, l’eco descrive un grido che ci fu e che di quello, ora, rimane solo l’eco = un grido che non c’è più ma di cui è rimasto l’eco Fa riferimento a qualcosa che è stato, che risuona sempre nel suo cuore e c'è un riferimento a un ‘‘grido che fu’’= rievocazione del dolore di qualcosa che fu, questo viene amplificato dalla parola "singulto" (SING= onomatopea del pianto) 3^ strofa Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte 20 Attraverso questo procedimento Pascoli costruisce un simbolo fonetico, oltre che un simbolo effettivo. = Questo si ricollega alla poetica del fanciullino Dal punto di vista lessicale la poesia ha un lessico medio con qualche eccezione come: “sistri” o “squassavano” (secondo la poetica del fanciullino il lessico infatti è quello delle piccole cose) Ciò che è molto ricercato è la struttura, ha una struttura paratattica (quindi non ci sono frasi troppo lunghe né troppe subordinate) attraverso la simmetria, il riprendere sempre queste immagini all’inizio delle strofe e poi spiegarle nella seconda parte della strofe, abbiamo proprio un’esperienza della morte attraverso il suono, in questo caso il verso dell’assiuolo, e come tutti i fanciulli il modo per sperimentare il mondo è quello del fare, sperimentare, del sentire. 06/05/23 domanda: ASSIUOLO dimostra che il linguaggio del fanciullino è presente in questo testo. La poetica del fanciullino, che si trova in tutto ciò che circonda il fanciullino, non è qualcosa che si cerca, non nasce da qualcosa in particolare, è un elemento semplice visto però con gli occhi di chi lo vede per la prima volta anche se è un immagine già vissuta. Il fanciullino quindi vede il nuovo ma lo vede da vecchio ed è così che riesce ad esprimerlo, riesce a essere scopritore della realtà che sta attorno, e l’obiettivo è la ricerca della felicità. La poesia che si genera, attraverso la rinuncia alle logiche del mondo, propone una visione del mondo ALOGICA, SINESTETICA, ANALOGICA, è il mondo delle piccole cose, mondo in cui la natura fa da padrone. Ogni singolo elemento della natura, descritto nell'assiuolo, è osservato con gli occhi ingenui del fanciullino. Egli afferma che il poeta è chi riesce a vedere le cose con la stessa ingenuità di un bambino. La tematica della morte nell’Assiuolo si ricollega alla poetica del fanciullino La poesia ha un lessico medio con qualche eccezione come: “sistri” o “squassavano” (secondo la poetica del fanciullino il lessico infatti è quello delle piccole cose) ALOGICO: accostamento senza nessi logici, non c’è una logica ANALOGICO: si accostano immagini senza nessi logici apparenti (se ragioni li trovi) le immagini però si richiamano l’un l’altro, hanno qualcosa in comune TRITTICO 3 poesie che fanno parte di un trittico: 1. Temporale 2. Lampo 3. Tuono Le poesie di questo trittico, che fa sempre parte di Myricae, mostrano un Pascoli diverso. Fin’ora si è parlato di: 21 - X agosto (sull’uccisione del padre) - Lavandare (abbandono attraverso il simbolo dell’aratro) - Assiuolo (morte) Questo è il pascoli più innovatore, sia per la lunghezza della poesia, sia per come descrive il temporale, prima attraverso l'elemento del lampo e poi del tuono, e di come questo temporale, nel proseguire del trittico, acquisisca un altro significato oltre all'elemento atmosferico, cioè, il temporale è un momento di sconvolgimento totale, di suoni e colori particolari. TEMPORALE Un bubbolìo lontano… Rosseggia l’orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano. La prima poesia è composta da 7 versi: - il primo verso che da solo occupa la prima strofa - un’altra strofa di 6 versi In questa poesia è presente solo 1 verbo: “rosseggiare” (al 2^ verso) = che indica la trasformazione dell'orizzonte al colore rosso = riferimento al campo visivo Il resto della poesia consiste nell’accostamento di una serie di immagini, colori e suoni. Si apre infatti con una parola onomatopeica: “bubbolio” = riproduce il suono del tuono che però è lontano (il temporale sta per arrivare). Poi si passa all’orizzonte che sta diventando sempre più rosso sulla linea dell'orizzonte del mare. = orizzonte che sembra essere infuocato Mentre si va verso l’alto nel paesaggio c’è un nero di pece = il cielo sembra completamente nero, e viene definito “nero di pece” (pece = un collante naturale di un colore nero scuro) Poi si aggiungono 2 elementi: - stracci di nubi chiare (all’interno di questo cielo nero sono presenti nuvole irregolari, bianche che sembrano degli stracci = linguaggio metaforico) - un casolare (che emerge dal nero del temporale in modo evidente, tanto che Pascoli accosta un’ala di gabbiano per far risaltare il bianco del casolare) Gioco di tre colori: rosso, nero, bianco 22 = il casolare diventa l’elemento vivo l'ala di gabbiano compare improvvisamente come un epifania (rivelazione, conoscenza, momento illuminante) = rivelazione di aver compreso il senso di questo temporale Non esistono: - nessi logici (tranne il “come” al 3^ verso) - verbi (tranne “rosseggiare” al 2^ verso) - come tutta la poesia sia capace di descrivere l’arrivo di un temporale attraverso il suono (il bubbolio lontano) e il colore. LAMPO E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera. Costruito in modo simile alla precedente: - 1 verso - 6 versi La “e” che congiunge all’inizio della poesia è insolita = poesie costruite come elementi interconnessi. Questa seconda fase è il momento del lampo, che permette al cielo e alla terra di mostrarsi come erano (grazie alla luce). Versi descrittivi: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: Queste terzine di aggettivi (inserite senza verbo a fianco di “la terra” e “il cielo”), sono aggettivi o espressioni che agiscono sul lato denotativo ma anche a livello connotativo = cioè non solo hanno il compito di descrivere, ma hanno anche il compito di esprimere un sentimento rispetto al cielo e alla terra. Perchè la terra sembra: - avere il fiato corto (“ansimante”), - è “livida” (violacea, colori cangianti) = fa riferimento anche al dolore 25 TUONO E nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d’arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto di una culla. - v.1 ‘come il nulla' =la notte è nera come il nulla, se non c’è la conoscenza c’è il nulla = nichilismo, materialismo - ‘fragor, d’arduo, dirupo’ = allitterazione; immagine naturale 'd'arduo dirupo che frana’ = continua il suono rrr, in enjambement - ‘’rimbombò rimbalzò, rotolò’’ (verbi onomatopeici costruiti a partire dal suono che significano), tre passati remoti, in fila, in fortissima allietrazione con la prevalenza della O (vocale chiusa, che dà chiusura) =FONOSIMBOLISMO si allude alla morte come mancanza di luce, e quindi mancanza di conoscenza = il tuono conclude il trittico e il fenomeno naturale - v.5 ‘’tacque’’ ,verbo che si associa all’umano - “rimareggiò rinfranto” si descrive eco del suono attraverso il rimaneggiare (indica il rumore dell'onda che si frange e poi torna indietro) - v.6 “vanì” (=svanì) = l'epifania è finita (in contrapposizione a ‘si mostrò’, v.1 della poesia ‘Lampo’) - l’ultima immagine con cui si chiude l'intero processo di conoscenza è un’immagine dolce, infatti la prima parola dell'ultima frase è “Soave” - ‘’soave’’, suono dolce legato alla figura della madre (legame affettivo fortissimo, famiglia, nido, protezione) - “un canto si udì di madre’’ = anastrofe in enjambement - “e il moto d’una culla” dopo l’intera esperienza conoscitiva della morte (delle tre poesie), Pascoli chiude il verso con “culla” (ultima parola che ci aspetteremmo) si allude a un neonato. 26 Il trittico esplica quanto la poetica del fanciullino possa produrre, se spinta verso tecniche nuove, anche questo trittico. Sono poesie molto brevi, in cui si utilizza il colore, il suono, poesie che si legano, anche se in maniera personale, alle avanguardie che si muovono in quel periodo (espressionismo, decadentismo…) = Pascoli espressionista anche se appartiene al primo decadentismo, allude però al potenziale della poesia del 900. 11/05/23 IL GELSOMINO NOTTURNO Poesia che non fa parte di Myricae ma dei ‘canti di castelvecchio’, in cui Pascoli si distacca dalle tematiche di Myricae. Rimane sempre la natura come elemento fondante ma questa natura diventa sempre di più una natura che ALLUDE, e gli elementi della vita adulta diventano protagonisti di questa raccolta. Questa raccolta è stata scritta nel 1903, dopo il matrimonio della sorella Ida, che è stato per Pascoli un uno degli eventi molto significativi e anche traumatici perché lo vive come un tradimento nei suoi confronti. La sua vita adulta che non si completa in una famiglia sembra emergere nei turbamenti della sua sfera sessuale (sfera della vita adulta). Cambiamenti che si vedono sempre in maniera simbolica e allusiva. È una poesia che scrisse come regalo di nozze per un suo amico. La tematica della poesia è quella della FECONDAZIONE = è un augurio di avere un figlio al suo amico (intenzione che sembra nascosta dai simboli). E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso ai miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia. Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti si esala l’odore di fragole rosse. Splende un lume là nella sala. Nasce l’erba sopra le fosse. Un’ape tardiva sussurra trovando già prese le celle. 27 La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle. Per tutta la notte s’esala l’odore che passa col vento. Passa il lume su per la scala; brilla al primo piano: s’è spento... È l’alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova, dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova. la costruzione metrica: è una costruzione a rima alternata che rende la poesia scorrevole. la costruzione delle strofe: è analogica in quanto si accostano racconti, narrazioni e immagini. Racconta una storia e allo stesso tempo accosta immagini simboliche che aumentano di significato. 1^ strofa E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso ai miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. → è l’ambientazione → ci dice il tempo della narrazione della storia gelsomino: fiore che apre i petali di notte inizia con una “e”: sta specificando un momento del giorno e una situazione (?) si presenta subito l’io lirico che specifica che la sera è il momento in cui pensa ai suoi cari morti = la morte è l’altro elemento sempre presente nella poesia di pascoli “viburni” sono dei cespugli (termine specifico di botanica) Nella sera sono apparse le farfalle notturne attorno ai viburni. I fiori viburni e le farfalle servono per creare il tempo della sera, che è il tempo della morte quindi la sera è un momento in cui la morte ritorna nel pensiero e pascoli allude a questo mondo che è al di là. 2^ strofa Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia. 30 Viene ripresa la figura del gelsomino: è con i petali che alludono all’organo sessuale femminile che con questa strofa dà un significato diverso a questi due versi. Con quest'ultima strofa dà un significato diverso anche ai versi in cui parla di calici aperti che sono la disponibilità all’atto sessuale. “si cova”: fa riferimento ad un a chioccia che cova le uova, oppure fa riferimento al sistema riproduttivo della donna, le ovaie. - in maniera denotativa fa riferimento alla parte del fiore - a livello simbolico fa riferimento alla donna All’ultimo verso: “non so che”: non sappiamo quale felicità nuova, non sappiamo se sia mascio o femmina, è una nuova vita di cui non sappiamo ancora niente. analisi: il clima di questa poesia è quello di una notte in cui sono presenti elementi naturali, descritti attraverso i sensi, in maniera alla “fanciullino” (secondo la poetica del fanciullino), in cui ci sono dei movimenti nella notte e avvengono degli eventi. Lo schema su cui la poesia è costruita è ‘’amore-morte’’, struttura portante dei canti di castelvecchio. nido e la casa nuziale - la casa nuziale è la casa dell’amore, l’abbinamento si può fare anche “amore-casa nuziale” - nido invece è morte L’io lirico, che osserva da lontano, mostra in maniera chiara che il nido non è un luogo d’amore ma è un luogo di morte, in quanto il nido impedisce all’io lirico di essere parte di quel mondo, l’io lirico è escluso da quel mondo, lo guarda da lontano il mondo della sessualità e degli adulti, perché il nido è un limite, un ostacolo. DIGITALE PURPUREA (1897) fa parte dei poemetti anche qui si vede la poetica del fanciullino 31 ci sono analogie con il gelsomino notturno? plurilinguismo di pascoli? (da scrivere x chi farà l’audio, integrare) Siedono. L’una guarda l’altra. L’una esile e bionda, semplice di vesti di sguardi; ma l’altra, esile e bruna, l’altra... I due occhi semplici e modesti fissano gli altri due ch’ardono. «E mai non ci tornasti?» «Mai!» «Non le vedesti più?» «Non più, cara.» «Io sì: ci ritornai; e le rividi le mie bianche suore, e li rivissi i dolci anni che sai; quei piccoli anni così dolci al cuore...» L’altra sorrise. «E di’: non lo ricordi quell’orto chiuso? i rovi con le more? i ginepri tra cui zirlano i tordi? i bussi amari? quel segreto canto misterioso, con quel fiore, fior di...?» «morte: sì, cara». «Ed era vero? Tanto io ci credeva che non mai, Rachele, sarei passata al triste fiore accanto. Ché si diceva: il fiore ha come un miele che inebria l’aria; un suo vapor che bagna l’anima d’un oblìo dolce e crudele. Oh! quel convento in mezzo alla montagna cerulea!» Maria parla: una mano posa su quella della sua compagna; e l’una e l’altra guardano lontano. II Vedono. Sorge nell’azzurro intenso del ciel di maggio il loro monastero, pieno di litanie, pieno d’incenso. Vedono; e si profuma il lor pensiero d’odor di rose e di viole a ciocche, di sentor d’innocenza e di mistero. E negli orecchi ronzano, alle bocche salgono melodie, dimenticate, là, da tastiere appena appena tocche... oggi: ed oggi, più alto, Ave, ripete, Ave Maria, la vostra voce in coro; e poi d’un tratto (perché mai?) piangete... Piangono, un poco, nel tramonto d’oro, senza perché. Quante fanciulle sono nell’orto, bianco qua e là di loro! Bianco e ciarliero. Ad or ad or, col suono di vele al vento, vengono. Rimane qualcuna, e legge in un suo libro buono. In disparte da loro agili e sane, una spiga di fiori, anzi di dita spruzzolate di sangue, dita umane, l’alito ignoto spande di sua vita. III «Maria!» «Rachele!» Un poco più le mani si premono. In quell’ora hanno veduto la fanciullezza, i cari anni lontani. Memorie (l’una sa dell’altra al muto premere) dolci, come è tristo e pio il lontanar d’un ultimo saluto! «Maria!» «Rachele!» Questa piange, «Addio!» dice tra sé, poi volta la parola grave a Maria, ma i neri occhi no: «Io,» mormora, «sì: sentii quel fiore. Sola ero con le cetonie verdi. Il vento portava odor di rose e di viole a ciocche. Nel cuore, il languido fermento d’un sogno che notturno arse e che s’era all’alba, nell’ignara anima, spento. Maria, ricordo quella grave sera. L’aria soffiava luce di baleni silenzïosi. M’inoltrai leggiera, cauta, su per i molli terrapieni erbosi. I piedi mi tenea la folta erba. Sorridi? E dirmi sentia: Vieni! Vieni! E fu molta la dolcezza! molta! tanta, che, vedi... (l’altra lo stupore 32 Oh! quale vi sorrise oggi, alle grate, ospite caro? onde più rosse e liete tornaste alle sonanti camerate alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta con un suo lungo brivido...) si muore!» La poesia Digitale purpurea fa parte della raccolta de “I poemetti”, pubblicata nel 1897. Rispetto alla raccolta Mirycae, infatti, I poemetti sono componimenti più estesi e hanno un andamento prevalentemente narrativo. STRUTTURA METRICA La poesia è composta da 75 versi divisi in terzine dantesche (strofe composte da tre endecasillabi a rima incatenata, ABA-BCB ecc.). presenza di molte figure retoriche: enjambement (creano un senso di attesa frammentata). TRAMA Il poemetto racconta di un ’incontro tra due amiche, la bionda Maria e la bruna Rachele, che ricordano insieme gli anni della loro infanzia trascorsi in un convento. - Maria= è ispirata a Maria Pascoli, sorella di Giovanni (con cui il poeta vivrà fino alla morte, nel tentativo di ristabilire il nido familiare andato in frantumi dopo la morte del padre), e ha un ruolo prevalentemente di spettatrice; - Rachele ad avere lo sconcertante coraggio di lanciarsi verso l’ignoto e a confessarlo, dopo anni, all’amica. Sembra che lo spunto per la composizione del testo nasca proprio da un racconto fatto da Maria: molti anni prima, le suore le avevano vietato di respirare il profumo di una pianta dai fiori rossi, creduta velenosissima (in realtà, la digitale purpurea è sì velenosa, ma solo in elevatissime concentrazioni). Nello svolgersi di versi, il fiore diventerà simbolo della trasgressione e della pulsione erotica. Proprio da questo fiore, la digitalis purpurea, prende nome il componimento. ??????? sitema ancora ANALISI 35 Nietzsche ● Fisica lampo, corrente elettrica datazione, periodo (decadentismo), poesie di pascoli della raccolta myricae tematiche: morte, CORREZIONE: 1. analisi del trittico 2. messa in evidenza della tematica (+ collegamenti) : - "'Epifania" (James Joyce) - v.1 ‘come il nulla' nichilismo (né "IL TUONO’’) - Ernst ‘’L’europa dopo la pioggia’’ - antitesi buio-luce, (lanterninosofia di Pirandello) 3. collegamenti - l’uso dei sensi decadentista si oppone al POSITIVISMO, storia-filo-ita - uso del colore: Fauves, Matisse - simbolismo: Baudelaire, l’urlo di Munch - Verga, Pirandello, il primo d’Annunzio, il primo Svevo sono tutti dello stesso periodo: anni 70 80 dell’800: la belle epoque - la bella epoque si conclude con la prima guerra mondiale DA DOVE PARTIRE PER I COLLEGAMENTI: tematiche, simbolo, contrasto, antitesi, uguaglianza, contesto, analogia CONSIGLI: andare nello specifico. Parlare della vita dell’autore sono se sei in crisi periodo del decadentismo: primo Decadentismo: - d’Annunzio - Pascoli secondo Decadentismo - Pirandello - Svevo DECADENTISMO è un termine solo italiano in inglese è ESTETISMO → Oscar Wilde (si entra nel particolare delle sue opere, nello specifico ad esempio Dorian Gray). 36 Pirandello: (se lo collego devo entrare nello specifico per dare valore al discorso) antitesi buio-luce → lanterninosofia
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