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appunti Apuleio completi, Appunti di Latino

La figura di Apuleio, un oratore e conferenziere di fama del II secolo d.C. che ha scritto molte opere, tra cui il romanzo "Le Metamorfosi". Il testo descrive la sua vita, i suoi interessi filosofici e religiosi, il processo per stregoneria che ha subito e la sua difesa, chiamata "Apologia". Viene inoltre analizzato il proemio del romanzo e la sua struttura. Il documento potrebbe essere utile come appunti o sintesi del corso per gli studenti di letteratura latina o storia della letteratura.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 07/07/2022

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vittor003 🇮🇹

25 documenti

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Scarica appunti Apuleio completi e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! APULEIO VITA Nel II secolo d.C. con Traiano inizia il periodo degli imperatori per adozione e l'Impero diventa sempre più cosmopolita. Italia e Roma perdono la loro centralità in favore dell'Oriente. Apuleio non è italico ma è bilingue, dunque sa scrivere sia in latino che in greco. Nasce in Africa a Madaura, in Algeria, attorno al 125 d.C.. È un oratore e conferenziere di fama, apprezzato e richiesto in Nord Africa e Grecia. Ha passato molto tempo a Cartagine (dove gli viene dedicata una statua ancora oggi) viaggiando anche in Grecia e poco in Italia. Apuleio è colto, curioso, e appassionato: ama letteratura, poesia, oratoria, filosofia, scienza. Non è definibile filosofo, nel senso di elaboratore di nuove dottrine, ma è sicuramente un divulgatore, specialmente di quelle platoniche e neoplatoniche, di cui è seguace. È stato iniziato a diversi culti misterici, diffusisi dall’Oriente. Erano religioni segrete, a cui si accedeva con rito di iniziazione, ed erano culti che riguardavano l’individuo, e che promettevano una beatitudine personale, religioni private. La dea Iside prometteva la risurrezione, si trovavano in segreto, per Mitra si trovavano nei mitrei e consumavano pane e vino. Venne anche incluso il cristianesimo all’inizio. Per questi suoi interessi filosofici – religiosi ebbe anche fama di mago, tanto da subire un processo per stregoneria. Da abile oratore, tenne personalmente la sua difesa, e dopo lo scagionamento pubblicò il suo discorso. Uno dei pochi esempi di oratoria giunti fino a noi, probabilmente con una rivisitazione per la stampa. Il processo si era svolto nella città di Oea (attuale Tripoli), tra il 158 e 160. Si era sposato con una ricca vedova, madre di un suo compagno di classe, Pudentilla. Assai conveniente anche se i parenti della moglie erano infelici poiché vedevano sfumare la ricca eredità. Lo accusano di averla stregata (accusa grave, pena di morte) e nell'orazione prende in giro la superstizione degli accusatori e smonta le accuse. Dice che se ci credessero veramente non l'avrebbero fatto con tanta tranquillità, mettendo in crisi la loro fede ed evidenziando il loro vero scopo. Per questo è sereno, sapendo che nel testamento di Pudentilla l'eredità non sarebbe andata al nuovo marito ma ai parenti. APOLOGIA Chiama la difesa "Apologia" (noto anche come "De Magia"), dividendola in due parti. Solo nella seconda entra nello specifico, ripercorre i fatti e scagiona se stesso, mentre nella prima riflette sul concetto di magia. Ne distingue una nera (in cui non crede) e una bianca (positiva e che coincide con la filosofia, platonica. Dunque è felice di essere considerato mago in questo senso, come era stato anche Platone e nel mondo persiano, diventando anche un'autocelebrazione. Ma se invece consideriamo mago uno capace di modificare la realtà, condizionare la mente e i pensieri di altri, gettare maledizioni, non si può che ridere di simili accuse e dell’ignoranza di chi le muove. Apuleio gioca sottilmente con la materia, si difende dall’accusa di magia nera, senza negare di essere un sapiente delle cose dello spirito. Con quest’orazione vuole sia difendersi sia affermare la sua fama di sapiente, di mistico, di conoscitore del mondo invisibile, per contribuire al suo successo. Lui in fondo era un oratore a pagamento, doveva curare la sua immagine. Si vanta di aver coltivato tutte le discipline, anche se oggi possiamo dire che questa sua conoscenza è in fondo superficiale, da retore, per colpire il pubblico. Non è il primo a seguire culti diversi, era una moda. È un eclettico, coltiva tutto ma al centro ha il culto della parola. Viene definita Seconda Sofistica, i sofisti erano pronti a difendere una cosa e poi il contrario, perché non c’era una verità ma solo una parola convincente. Dunque è un mondo di parole e la sua produzione riflette questa varietà di interessi. Ha pubblicato molte orazioni, abbiamo frammenti di tanti altri discorsi, ha scritto romanzi, trattatelli filosofici. LE METAMORFOSI “Le Metamorfosi” o “L’asino d’oro”sono un romanzo che ci è giunto integralmente, l’unico latino che possiamo leggere dall’inizio alla fine e di cui conosciamo con certezza l’autore. Sono 11 libri e narra una metamorfosi. Il protagonista Lucio si reca in Tessaglia, terra di magie e dopo un equivoco finisce per trasformarsi in un asino per la sua curiosità (curiositas maggiore sua caratteristica). È ospite di una famiglia assai curiosa: il marito è Milone e la matrona, Panfile, è una maga, che ricoprendosi con un unguento si trasforma in un uccello volando. Per questo seduce la servetta di casa, Fotide, per farsi portare l'unguento e provare lo stesso, lei affascinata da lui si sbaglia prendendo quello che trasforma in asini e si dispera. Gli dice però che l'antidoto è semplice, basta mangiare delle rose e la mattina dopo sarebbe andata lei a prenderle. Ma nella notte arrivano dei briganti a derubare la casa, e rubano anche l’asino. Si trova con loro nella foresta dove non ci sono rose, vive tante peripezie e sente tante storie (narrazioni di secondo grado) per poi riottenere l'aspetto umano grazie alla dea Iside (diventandone un seguace), alla fine del romanzo nel decimo libro. La dimensione religiosa e mistica è assente nel Satyricon, ma non si è sicuri quanto vada presa sul serio, viene aggiunta solo alla fine. Richiamo alle Metamorfosi di Ovidio, che però sono volute dagli dei, mentre qui sono il frutto di stregoneria. INCIPIT, PROEMIO DEL ROMANZO Apuleio si colloca nella tradizione delle fabulae milesiae e lo scopo è dilettare il lettore, captatio benevolentiae. Afferma il labor limae della sua opera, l’eleganza. Viene messo al centro il tema metamorfosi, come Ovidio, ma è innovativo creando un dialogo continuo col lettore. È un uomo di origine greca, è Lucio a narrare il romanzo in prima persona, come nel Satyricon. Ci dice che la sua lingua non è il latino classico, c’è la varietas, caratteristica principale del romanzo. Il romanzo era nato in Grecia, nei romanzi ellenistici. Lo scopo che sembra prefiggerci in apertura è il divertimento. Finito l’incipit inizia la descrizione dell’ambiente, la Tessaglia, luogo misterioso di magia. La curiosità è la causa della sua metamorfosi. Sente due passanti parlare di cose assurde e vuole sapere meglio di cosa si tratta. Si tratta proprio di una cornice con all'interno più narrazioni, come il Decameron o in The Canterbury Tales, con il continuo passaggio tra le narrazione di primo e terzo grado. AMORE E PSICHE Nel terzo libro, dopo il rapimento dai briganti, incontra Carite, una bellissima fanciulla presa come riscatto, spaventata. Viene consolata da una vecchia serva che le racconta la fiaba di Amore e Psiche. Lucio li accanto ascoltata e ce la racconta. È un’enorme storia, sorta di micro romanzo nel romanzo, che occupa 3 libri ed ha goduto di tantissimo successo, forse più del romanzo stesso. Termine fiaba perché la storia contiene elementi fantastici, divinità, animali parlanti ecc. Quasi sicuramente non l’ha inventata Apuleio, ma è la ripresa di una storia già presente nell’oralità. La storia comincia nel classico modo delle fiabe, con una specie di “C’era una volta”, con una vaga ambientazione, inizia con erant. Psiche significa in greco soffio vitale. Elementi che legano la storia di Lucio e di Psiche: entrambi cadono in disgrazia per la loro curiosità, infrangono i divieti e vengono puniti amaramente. Devono superare varie prove prima di rientrare nelle loro posizioni. In questa fiaba ritornano elementi tipici della narrazione fiabesca: la presenza delle sorelle invidiose (Cenerentola, probabilmente derivante da questa). La bellezza di Psiche è qualcosa di sovrumano. Psiche ha questo stigma della bellezza, privilegio e condanna al contempo. TRAMA Questo re e regina hanno tre figlie, e la terza, Psiche, è la più bella ed è venerata da tutti come una dea incarnata, suscita la gelosia delle sorelle, invidiose della sua bellezza. Questa bellezza rischia di diventare un problema per Psiche, nessuno ha il coraggio di chiederla in sposa. È disperata, finché non riceve una proposta di matrimonio da un misterioso individuo, che pone strane condizioni: Psiche non dovrà mai vederlo, lei vivrà nel suo palazzo e lo andrà a trovare solo la notte a lume spento. È il dio Amore, che vuole mantenere l’anonimato. Psiche vive come sposa nel palazzo, ma il giorno è triste e sola e chiede di vedere le sorelle. Lui la mette in guardia, dice di non fidarsi troppo di ciò che le diranno e prende con leggerezza questi ammonimenti. Le sorelle, gelose, provano a dirle che il marito non voglia farsi vedere perché è un mostro, e le instillano un grande dubbio. Allora lei durante la notte, accende le luci già pronta ad ucciderlo, ma resta stupita della bellezza. La cera di una candela cade, ustiona Amore e Psiche resta abbandonata dopo aver violato il divieto. Per poter rientrare nelle grazie del marito segue delle prove e ci sarà il lieto fine. PALAZZO DI AMORE I genitori si rivolgono all’oracolo per sapere il destino della figlia che dice che devono abbandonarla su un promontorio. Viene quindi abbandonata lì, fino a quando si sente trasportata dal vento in un luogo che sembra essere un locus amoenus, tutt’altro che tetro. Arriva a una reggia sontuosa, con colonne d’oro, pavimento di mosaico, tutto splendente. Psiche è stupita e meravigliata di trovarsi in un luogo simile. Presenta molti elementi del folclore e della fiaba. È ancor più stupita quando viene accolta come padrona e signora, palazzo deserto ma ci sono delle voci al suo servizio. Si adatta alla situazione, e le dicono che al calar della sera vedrà il marito e si deve preparare. Ma come condizione non potrà vederlo. Si tratta di Amore, figlio di Venere, che aveva mandato il figlio a punirla, invidiosa, facendola innamorare della creatura più mostruosa della terra, ma era finito per innamorarsene lui e condurla al suo palazzo. Lei non comprende e accetta il suo destino senza farsi troppe domande. La notte il marito la soddisfa pienamente, è vigoroso, fascinante e non può vederlo. I giorni iniziano a farsi lunghi senza veder nessuno e inizia
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