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Archeologia e Storia dell'Arte Greca: Lezione 8 - Ceramica e Approfondimento, Appunti di Archeologia

Storia dell'ArteArcheologiaCeramica greca

Questa lezione tratta della ceramica greca, dalla tecnologia di produzione alla decorazione figurata. Si parla della vernice, delle tecniche come il bucchero etrusco, della cottura in fornaci verticali e della separazione del rosso dal nero. Vengono presentati esempi di pinakes e vasetti decorati a figure nere e rosse.

Cosa imparerai

  • Come si otteneva la vernice per la ceramica greca?
  • Come si separava il rosso dal nero nella ceramica greca?
  • Che tecniche venivano utilizzate per la decorazione figurata delle ceramiche greche?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 14/09/2022

sara-taav
sara-taav 🇮🇹

4.3

(33)

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Scarica Archeologia e Storia dell'Arte Greca: Lezione 8 - Ceramica e Approfondimento e più Appunti in PDF di Archeologia solo su Docsity! ARCHEOLOGIA E STORIA DELL’ARTE GRECA LEZIONE 8 CERAMICA E APPROFONDIMENTO La vernice, anche se è un termine convenzionale, deriva da una serie di esperimenti probabilmente anche errori che poi per la bellezza del risultato, si è cercato di riprodurlo nelle infornate successive. Ci sono delle tecniche come il BUCCHERO ETRUSCO che è scura sia in superficie sia in corpo ceramico e non sappiamo ancora esattamente come lo ottenessero; per i Greci e le loro ceramiche si sono ottenuti buoni livelli di conferma. Prendevano l’argilla che era una materia prima molto disponibile e certamente l’artigiano doveva affinare le sue competenze per un tipo di argilla per una determinata tipologia di vaso (argilla per le pentole doveva essere fatta di un tipo refrattario ovvero che resisteva a vari sbalzi di temperature). Per una KOTYLAI non serviva un particolare tipo di argilla e dopo aver lavorato l’argilla sul tornio crea questa coppa con due piccole anse impostate orizzontalmente appena sotto l’orlo con un piedino e con una misura da 5 fino a 8 cm e servivano per bere; una volta plasmata al tornio la lascia esiccare in un luogo ventilato e una volta che può maneggiarla, non ancora cotto, stende l’INGOBBIO che è a sua volta la stessa argilla con la quale ha lavorato il vaso, che viene setacciata a sua volta e questo vuol dire che le particelle diventano ancora più sottili a livello di granulometria. Si aggiungono poi delle componenti colorate in base alla cottura della determinata argilla e l’ingobbio aveva anche una funzione di impermeabilizzazione e per garantire un effetto estetico ancora migliore; nel caso delle ceramiche corinzie, l’argilla ha un esito in cottura molto chiaro e quindi l’ingobbio ha solamente la funzione di impermeabilizzazione e viene steso ugualmente. Dopo questo passaggio si aveva un vaso di color grigio e sopra si vede una stesura più verdastra e, a questo punto, si passa alla decorazione figurata e quindi si prende l’argilla e si aggiungono delle componenti cromatiche come ossido di ferro o ocra (dopo aver sperimentato vari esiti in cottura) e questa argilla va in contro ad un ulteriore processo di setacciamento perché questo ultimo tipo di vernice esposta a certe temperature vetrifica (mentre l’argilla più grossolana si cuoce, quelle finissime della vernice spaccano il reticolo cristallino e vetrificano). Questa superficie vetrosa è sia più impermeabile sia è irreversibile ovvero che resta tale; prendendo questa argilla quindi si stende per fare una determinata figura (azione che facevano già nel periodo geometrico) e con uno strumento simile ad un attuale bisturi si incide per portare in superficie ancora il corpo ceramico e l’esito dapprima viene sperimentato in più livelli e poi in modo pervasivo. Recuperare il corpo ceramico per rendere al meglio degli elementi fini come occhio o comunque piccoli particolari della figura. La fornace era una fornace di tipo verticale con la camera di combustione con il fuoco acceso, si ha poi la camera di cottura e poi il piano forato attraverso il quale passa il calore; dalla finestra si pongono una serie di vasi. La prima fase di cottura avviene in atmosfera ossidante con i vari passaggi aperti per raggiungere gli 800 gradi e circola molto ossigeno per la fiamma vivace e le ceramiche iniziano a cuocere; raggiunta la temperatura dei 900 gradi, passando da una atmosfera ossidante a una riducente (ovvero si chiude tutto) la temperatura consuma tutto l’ossigeno aumentando leggermente per poi calare e in questo momento la vernice vetrifica e diventa una superficie vetrosa. Non essendoci ossigeno diventa tutto scuro (sia argilla che vernice) e dopo un tot di ore si riapre la fornace per far ricircolare abbondante ossigeno con il corpo ceramico, poroso, riassorbe l’ossigeno e cambia colore mentre la superficie vetrosa (in uno stato irreversibile) rimane del colore scuro e così si dice che si è separato il rosso dal nero. Nel VII secolo sappiamo che si facevano dei canti propiziatori con una serie di divinità affinché rendessero al meglio i processi di cottura. Questo è il processo che porta il nome di tecnica a FIGURE NERE con anche lo sviluppo di diversi artigiani che hanno prodotto una serie di opere molto importanti. Nella fornace vi erano anche degli spioncini ed erano utilizzati perché attraverso questi tenevano sotto controllo cosa stava accadendo nella fornace con questi provini di cottura; infilavano dei pezzettini di ceramica dipinti come si volevano per vedere cosa succedeva per vedere i vari passaggi della fornace e questi provini sono stati trovati in grandi quantità. Anche dei chiodi distanziatori che servivano per tenere separate le pile dei vasi con gli anelli di impilamento che sono oggetti molto cotti per evitare che i vasi si attaccassero. Per la tecnica a FIGURE ROSSE si aggiungono delle polveri ovra all’argilla con il processo di stesura visto prima e dopo aver utilizzato lo strumento simile al bisturi, sovra dipingono che però non riescono a sinterizzare saldandosi perché non potevano raggiungere determinate temperature, e quindi resta una SOVRADIPINTURA. Nondimeno viene applicata anche su contenitori miniaturistici con i corinzi che iniziano a commerciare piccoli contenitori da profumo, decorato con decori a figure nere, su quindi piccoli elementi. Oggetti come nella slide con imboccatura plastica con testa a forma di leone e anche bottigliette per oli profumati con una serie di decorazioni anche per fasce. È un artigianato molto prestigioso prendendo in considerazione che le ceramiche erano quasi sempre l’ultima ruota dell’artigianato perché sappiamo dell’esistenza anche di contenitori in lamina di metallo che però sono statifusi; oggetto ceramico di buon mercato che fa la fortuna di questi artigiani perché ben dipinto e di un certo gusto, poteva essere acquistato da tutti. ARYBALLOS di pagina 51 che ricorda la testa della dama di Auxerre e quindi stesso volto e pettinatura pesante a parrucca. Il corpo ceramico è diviso in 3 FREGI mentre i raggi triangolari ricordano il tardissimo gusto geometrico che si riduce alla parte meno visibile del vaso stesso. È una scena di opliti a figure nere e il risultato finale non è pienamente soddisfacente perché non è funzionata la cottura, non essendosi sinterizzato con la vernice che si è staccata con passare del tempo. Presenza anche di una serie di tavolette non molto grandi (5 cm) ovvero PINAKES ritrovate nel 1879 alle pendici dell’ACROCORINTO per caso da un contadino e certamente sono EX VOTO ovvero doni votivi per una divinità invocata per presiedere al percorso tecnico della produzione ceramica. Molti di questi PINAKES rappresentano i danni di cottura perché l’artigiano stava di fronte alla fornace con la paura che potesse succedere qualcosa alla sua produzione anche di un mese perché si cuocevano una serie di vasi. Si vedono anche due divinità e a Corinto si invocava Poseidone (religione greca molto complessa in cui le varie divinità avevano una serie di valori diversi come Poseidone che era la divinità che scuoteva gli elementi della natura come vediamo in Iliade e Odissea quando produce le tempeste). ATENE Ad Atene il gusto orientalizzante arriva con lentezza perché nel geometrico si era riconosciuta nell’epos eroico e con il VII secolo, con tutti gli improvvisi cambiamenti, gli ateniesi si chiudono non avendo alcuna propensione per il commercio e non fondano colonie con l’Attica che è una terra agricola per eccellenza. Si vedono recipienti di consumo nei grandi simposi come anfora (pagine 69) del pittore di ANALATOS dal luogo di ritrovamento di questa anfora; questo pittore nel corso del VII secolo fa ad esempio questa anfora in cui il decoro geometrico è molto invasivo con una serie di elementi geometrici che occupano una larga parte del vaso. Il decoro geometrico non ha più quella sintassi rigorosa e dominata dal pennello, però è più caotico e si vedono anche delle aggiunte tipiche del periodo orientalizzante: questo si vede nel primo fregio in alto con delle sfingi egizie e anche il decoro floreale con rosette, fiori di loto, palmette che arrivano con il periodo orientalizzante. Il fregio principale sul diametro massimo del vaso, continua ad essere il vecchio fregio della parata dei carri anche se vediamo che è in una fase sperimentale perché vediamo l’auriga dipinto con la vecchia tecnica della silhouette però nella raffigurazione del cavallo si vede l’incisione per quanto riguarda la criniera del cavallo (occhi invece dipinti a risparmio) che avrebbe potuto rendere con la pittura a risparmio, però avrebbe richiesto una grande attenzione. Pittore che sperimenta appunto e quando siamo ormai fuori dal geometrico si parla di gusto SUB GEOMETRICO ovvero trascinamento di tale gusto però in una nuova fase.
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