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Appunti completi del corso di Letteratura e cultura nell'Italia contemporanea, Appunti di Letteratura

Appunti completi di Letteratura e cultura nell'Italia contemporanea relativi al libro di Alberto Moravia "La Ciociara"

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 16/09/2021

Matiu1914
Matiu1914 🇮🇹

4.8

(4)

11 documenti

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Scarica Appunti completi del corso di Letteratura e cultura nell'Italia contemporanea e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! La Ciociara — Alberto Moravia “La ciociara e l’ amore molesto” mettono in atto una rappresentazione in cui il punto di vista e la voce narrante è una figura femminile (madre [Cesira] che parla della figlia [Rosetta] — la ciociara; figlia [Delia]che parla della madre [Amalia] — amore molesto). Il narratore interno non è onnisciente ma è portatore di valori discutibili — narratore inattendibile All’inizio del Romanzo Cesira afferma che era felice della morte del marito perché era riuscita a gestire l’attività di famiglia (anche con imbrogli) per garantire un futuro migliore per la Rosetta. Denaro strumento di corruzione che non sempre ha un valore materiale. Moravia, attraverso la figura di Cesira, rappresenta una realtà lontana da lui Analogia tra la Ciociara e l’amore molesto della Ferrante Ne l’amore molesto, emerge un rapporto conflittuale tra la figlia Delia (che indaga sulla morte della morte della madre) e la madre Amalia. Delia si rende conto di non rendersi conto di chi sia realmente la madre e di conseguenza chi sia lei stessa. Modalità di narrazione di Cesira — orale La vita di Moravia può essere divisa secondo tre fasi di narrazione: ® Dagli Indifferenti (1929) ad Agostino (1943) — focalizzazione interna con punto di vista su un personaggio che all’inizio è ignaro della vita e poi diventa sempre più conscio * Laromana(1945) — prostituta di nome Adriana; la Ciociara (1957) e infine i Racconti romani (1954) — racconti brevi raccolti sul Corriere della Sera — presenza di un narratore interno popolano non particolarmente intelligente. Lingua non colta che si avvicina al parlato ossia al dialetto. [...] Im Moravia la coloritura dialettale è più controllata — se Cesira fa delle citazioni dal ciociaro le spiega affinché il pubblico possa capire. Moravia scrive questi libri in età del Neorealismo con lo scopo di avvicinarsi al popolo — Neorealismo afferma che il popolo è portatore di valori ma Moravia afferma che l’idealizzazione dei ceti popolari è sbagliata (critica al Neorealismo). [...]* ® La Noia(1960) — narratori scrittori e intellettuali simili a Moravia ma non identici perché sono inattendibili Con la Ciociara Moravia mette in scena dei narratori popolani mettendo in dubbio la realtà che lui stesso rappresenta Il titolo “la Ciociara” è un titolo geografico che rimanda a una figura culturale e geografica (Ciociaria — terra di contadini). Alla fine del Romanzo le bombe su Roma costringeranno le protagoniste a tornare in Ciociaria. La disponibilità di Cesira nel capire la vita (pragmatismo popolano) finisce per coincidere con il laicismo borghese di Moravia (non irrigidirsi di fronte alla vita). Moravia parla di esperienze personali ne la Ciociara. Il primo germe della Ciociara si trova in una raccolta di 11 racconti su il Corriere della sera (8) e il Tempo (3) che hanno come protagonisti lui ed Elsa Morante. Il 23 settembre del 43 Moravia scappa da Roma a causa dei bombardamenti su Roma salvo poi tornare [...] Le squadre dei “Goumiers” (soldati marocchini) commisero una serie di violenze contro la popolazione civile — marocchinate ai danni delle donne tra cui Rosetta (che viene stuprata). Moravia racconta di una storia di violenze (soprattutto contro le donne) che non vanno d'accordo con lo stile di vita di Cesira — non è colta, è una popolana. Moravia con questa scelta vuole costruire una mediazione tra una semplicità narrativa e una complessità narrativa — necessità di equilibrio tra la voce di Cesira e la complessità della storia. In questo contesto si inserisce il modo di narrare di Cesira. La caratteristica della ricca presenza di parole da un senso di un flusso continuo che si rivolge a un interlocutore. Cesira racconta utilizzando degli intercalari del tipo “si sa”, “per così dire” per indicare parole che cercano di essere adeguate alla realtà sebbene facciano fatica. Cesira utilizza spesso la seconda persona per rimandare al parlato. “a chi tocca lo spago e a chi la ciocia” — ciocia — tipo di sandalo Moravia iniziò a scrivere il romanzo nell'immediato dopoguerra e racconta la storia di Cesira e Rosetta, che fuggite da Roma a causa dei bombardamenti, si recano sulle colline vicino a Fondi. Le vicende delle protagoniste sono in realtà allusioni a episodi che lo stesso Alberto Moravia ed Elsa Morante avevano vissuto — il narratore non coincide con l’autore sebbene vi siano riferimenti autobiografici. Che ruolo ha il narratore ? Il narratore utilizza un linguaggio e uno stile narrativo che si indirizzano a un pubblico “invisibile” ossia il narratario (destinatario del discorso all’interno del racconto). Cesira si esprime con un linguaggio vicino alla colloquialità [vedere saggio del Turchetta sulla lingua di Cesira], sottolineando in continuazione il fatto che lei stia raccontando e marca il fatto che lei possa raccontare perché si ricorda bene le vicende. Cesira evidenzia più volte il fatto che lei non sia in grado di comprendere la realtà, scusandosi addirittura per i suoi giudizi frettolosi. Inoltre, Cesira ribadisce più volte il fatto di essere ignorante. (***) Cesira, sistematasi insieme a Rosetta in una alloggio sulle colline di Fondi, si trova a dover relazionarsi con altri sfollati (come lei) spesso in maniera polemica — critica il fatto che gli altri sfollati non abbiano compreso il significato dell’essere in guerra e inoltre denuncia anche l’attaccamento eccessivo ai beni materiali (“grazie all’esperienza della guerra” Cesira capisce che in realtà i soldi non sempre sono “i migliori amici degli uomini”). 1 Moravia nelle sue opere costruisce una geometria narrativa in cui Cesira appare come una furba e disonesta bottegaia felice per la morte del marito, Rosetta risulta essere invece una ragazza molto bella e devota alla Madonna (ha un fidanzato in guerra in Jugoslavia), Filippo è simile a Cesira, sebbene, a differenza di Cesira, non si discosti dai suoi valori durante la guerra (***). Inoltre Filippo è molto legato a suo figlio Michele (vuole per lui la migliore educazione) tuttavia Michele (intellettuale) è portatore di una moralità che si fonda sul rifiuto dell’interesse economico (fesso ma puro). Michele è portatore di valori che però sono astratti come quelli di Rosetta. Michele e Rosetta essendo generosi e puri si scontrano con l’orrore della guerra (divenendo così delle vittime sacrificali). Cesira invece, riuscendo a cambiare il suo modo di concepire la vita e la guerra, riesce a superare anche i momenti più bui. Con questi personaggi Moravia vuole sottolineare come i puri siano destinati a perire. Inoltre, la somiglianza tra i due personaggi fa sottolineare come i due starebbero bene insieme: entrambi sono puri inoltre Michele è un “buon partito” per Rosetta (e indirettamente per Cesira). Rosetta devota — Michele laico/ateo (fa continui riferimenti alla religione [parabola di Lazzaro] inoltre si definisce comunista sebbene non sappia nulla del popolo). Da questa contrapposizione tra i due si capisce anche come Michele non sia interessato alle ragazza — es. Michele che entrando nell’alloggio di Cesira e Rosetta, non nota subito che Rosetta è nuda intenta a lavarsi — si volta per pudore [pag. 126 — 127] Struttura: Cesira, Filippo — entrambi bottegai e furbi Rosetta, Michele — puri ma inetti [Pag. 136 — 137] — Cesira e Rosetta preferiscono stare in compagnia di Michele piuttosto che con gli altri sfollati dal momento che parlano esclusivamente di mangiare e si preoccupano solo di giocare a carte, Cesira si mostra infatti infastidita dall’atteggiamento di coloro che pensano a giocare a carte, sottovalutando la guerra. (*** Racconto di Michele: Michele si rivolge ai popolani leggendo loro la parabola di Lazzaro — Lazzaro era morto ed era tornato in vita — significato — bisogna avere vita dal punto di vista morale e di non morire perché la vita stessa è un valore.
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