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Appunti completi delle lezioni di linguistica generale e glottologia, Appunti di Linguistica Generale

appunti completi delle lezioni di linguistica generale e glottologia di Linda Badan integrati con le slide di moodle e le esercitazioni (con eventuali commenti della docente).

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 20/12/2023

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chipedr-3 🇮🇹

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Scarica Appunti completi delle lezioni di linguistica generale e glottologia e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! 1 CAPITOLO 2: FONETICA Dobbiamo dividere lettere e suoni, sono due cose diverse. La fonetica è lo studio dei suoni fisici della lingua. Ci sono tre prospettive per studiarli: ➢ Fonetica articolatoria: articolazione suoni e movimenti degli organi fonatori che compongono l’apparato fonatorio. ➢ Fonetica acustica: consistenza fisica e modalità di trasmissione dei suoni in quanto onde sonore ➢ Fonetica uditiva (o percettiva): il funzionamento degli organi dell’apparato uditivo che entrano in gioco nella percezione dei singoli suoni Apparato fonatorio e articolazione dei suoni Il suono viene prodotto da un’emissione d’aria detta egrissiva (la butto fuori). L’aria parte dai polmoni passa ai bronchi e poi alla trachea. Poi arriva alla laringe (pomo d’adamo) dove si trova la glottide. Qui l’aria incontra le corde vocali (o pliche). Nella respirazione silente sono rilassate mentre nella fonazione possono contrarsi e avvicinarsi, riducendo o ostacolando il passaggio dell’aria. Se il passaggio dell’aria fa vibrare le corde vocali il suono prodotto sarà sonoro, es. casa mentre se le corde vocali vibrano in modo molto ridotto il suono sarà sordo, es. cassa. Meccanismo fisico della produzione dei diversi tipo di suono ➢ Sordo: quando lo spazio delle corde vocali ovvero la glottide è grande non vibrano ➢ Sonoro: le corde vocali si avvicinano, la glottide diventa piccola e le corde vibrano ➢ Sussurro: avvicina le corde vocali ma non vibrano. Il numero dei cicli delle chiusure e aperture della raima vocale (vibrazioni della glottide), caratterizza l’onda sonora emessa dall’aria. A seconda della velocità e del numero di vibrazioni si può calcolare la frequenza fondamentale. Le voci più basse hanno meno vibrazioni: uomini 80Hz e le donne 200Hz (controlla). Dopo la laringe l’aria arriva alla faringe e poi nella cavità orale dove si trovano vari elementi che esprimono il suono: ➢ La lingua: composta dalla radice (parte posteriore), il dorso (parte centrale), apice (punta) che unito alla lamina (parte anteriore) forma la corona. ➢ Il palato: il palato è fondamentale ed è diviso in: o il velo o palato molle (parte posteriore) che ha dei muscoli e si muove (si apre e si chiude). È il passaggio tra la faringe e la cabota nasale. o Palato duro, parte anteriore del palato ➢ Gli alveoli: gengive immediatamente retrostanti ai denti frontali. ➢ I denti ➢ Le labbra: hanno un valore importante a seconda di come le arrotondiamo Quando il velo e l’ugola sono rilassati, il flusso passa nella cavita nasale e non c’è ostruzione. Se lungo questo percorso produciamo un ostacolo al suono, tutti questi suoni sono consonantici: un suono consonantico è un suono che in un modo o nell’altro blocca il flusso di aria, in tutte le lingue del mondo. Se l’aria non incontra ostacoli il suono prodotto si definisce vocalico ma non quando le vocali sono pronunciate sottovoce. Classificazione e identificazione dei suoni. Parametri per la classificazione: 1) Luogo o punto in cui viene articolato un suono 2) Modo di articolazione (dato dal contributo della mobilità di singoli organi all’articolazione dei suoni). I casi di parole ingressive (dette portando dentro aria) non sono nell’alfabeto IPA come invece i suoni egressivi. Ad esempio, in norvegese aspirano l’aria per dire “si”. Poi esistono suoni prodotti senza un flusso d’aria egressivo, indipendentemente dalla respirazione (senza la partecipazione dei polmoni) e sono suoni avulsivi (percussivi) o clicks Lingue in Africa Centrale e meridionale Per ‘toccare con mano’ la sonorità di un suono è sufficiente appoggiare le dita alla laringe: durante la produzione dei suoni sonori si avverte una vibrazione (ad es. /b/); durante la produzione dei suoni sordi non si avverte nessuna vibrazione (ad es. /p/). Le vocali sono sempre sonore mentre le consonanti possono essere sia sorde che sonore. 2 LE CONSONANTI La produzione di suoni consonantici dipende dal fatto che l’aria, nel passaggio dai polmoni verso la bocca e/o il naso, incontra un ostacolo che la blocca o ne rallenta il passaggio. Le differenze nella produzione dei diversi tipi di suoni consonantici dipendono da: 1) Il tipo di ostacolo che si frappone al passaggio dell’aria (parziale o totale) ovvero il MODO di articolazione a. Consonanti occlusive: ostruzione totale per contatto fra organi articolatori [p], [b], [t], [d], [k], [g] b. Consonanti fricative: restringimento parziale senza contatto fra organi articolatori che provoca una frizione [f], [v], [s], [z], [ʃ]. Esiste un sottogruppo delle fricative ovvero le approssimanti o semiconsonanti: c’è un restringimento parziale senza contatto fra organi articolatori senza frizione percepibile. Sono a metà tra vocali e consonanti, la fuoriuscita dell’aria è più ostruita di quanto non avvenga per le vocali, ma lo è meno per le consonanti c. Consonanti affricate: rapida occlusione (chiusura) che si trasforma in un restringimento di un canale. Sono composte all’inizio da un’occlusiva e poi da una fricativa [ts], [dz], [tʃ], [dʒ] d. Consonanti nasali: si usano con il naso [m], [ɱ], [n], [ɲ], [ŋ] e. Consonanti laterali: passaggio dell’aria solo ai due lati della lingua o ad uno solo di essi [l], [ʎ] f. Consonanti vibranti: rapidi contatti fra lingua e organo articolatorio [r] 2) Punto o luogo di articolazione della cavità orale o nasale dove su crea l’ostacolo e avviene il suono. a. Bilabiale: fra le labbra [p], [m], [b] b. Labiodentali: fra denti superiori e labbro inferiore [f], [v], [ɱ] c. Dentali (o alveolare usiamo alveolare): [t], [d], [ts], [dz], [s], [z], [n], [l], [r] d. Palatale: fra palato duro e lingua [tʃ], [dʒ], [ʃ], [ɲ], [ʎ] e. Velari: tra velo e lingua [k], [g], [ŋ] f. Uvulari: fra ugola e parte posteriore della lingua [R] g. Nei dialetti ci sono anche le retroflesse, quando si ha una flessione indietro della punta della lingua verso la parte anteriore del palato: DD in Bedda in siciliano, TR in Tre 3) Vibrazione delle corde vocali: sonorità a. Consonanti nasali, laterali vibranti sono sonore b. Consonanti occlusive, fricative e affricate sono sia sorde che sonore Sulla base di questi parametri sono stati classificati la maggioranza dei suoni di tutte le lingue del mondo. È stato creato l’IPA, International Phonetic Alphabet: traduce i suoni di tutte le lingue del mondo e ci permette di l’effetto i suoni che nell’IPA vengono simboleggiati. BILABIALI LABIODENTALI DENTALI (ALVEOLARI) PALATALI VELARI Sorde - sonore Sorde - sonore Sorde - sonore Sorde - sonore Sorde - sonore OCCLUSIVE p b t d k g FRICATIVE f v s z ʃ AFFRICATE ts dz tʃ dʒ NASALI m ɱ n ɲ ŋ LATERALI l ʎ VIBRANTI r Definizione articolatoria I foni vengono definiti in un fascio di tratti (modo e luogo) che ne permettono una definizione articolatoria. I tratti sono binari, non ci sono mezzi suoni fisici nel mondo, tutti sono classificabili come uno. [P] [B] [F] [V] [M] [N] OCCLUSIVE + + - - - - FRICATIVE - - + + - - NASALI - - - - + + BILABIALE + + - - + - LABIODENTALE - - + + - - SONORA - - - - - + SORDA - + - + + + tra p e b cambia la sonorità, tra p e f modo e luogo, tra p e v modo, luogo, sonorità, tra p e m modo e sonorità… 5 Nasali A differenza delle convenzioni ortografiche, nella trascrizione fonetica si specifica il punto di articolazione delle consonanti nasali: ➢ consonante nasale dentale sonora <n> = [ n ], es. nonno = [ ‘nɔ:n:o ] ➢ consonante nasale labiodentale sonora <n> = [ ɱ ], es. inverno = [ iɱ’vɛrno ], inferno [ iɱ’fɛrno ] (seguita da v o f) ➢ consonante nasale velare sonora <n> = [ ŋ ], es. angolo = [ ‘aŋgolo ], anche = [ ‘aŋke ] ➢ consonante nasale palatale sonora <gn> = [ ɲ ], es. gnomo = [ ‘ɲɔ:mo ] ➢ consonante nasale bilabiale sonora <m> = [ m ], es. mamma = [ ‘ma:m:a ] Sonorità A differenza delle convenzioni ortografiche, nella trascrizione fonetica si specifica la sonorità della consonante fricativa dentale e della consonante affricata dentale: ➢ consonante fricativa dentale sorda <s> = [ s ], es. sole = [ ‘so:le ] , ➢ consonante fricativa dentale sonora <s> =[ z ], es. rosa “fiore” = [ ‘rɔ:za ] ➢ consonante affricata dentale sorda <z> = [ ts ], es. razza = [ ‘ra:t:sa ] ➢ consonante affricata dentale sonora <z>=[dz ],es.razza=[‘ra:d:za] Varianti fonetiche diatopicamente marcate <casa> = Sud [ ‘ka:sa ] vs Nord (e standard) [ ‘ka:za ] <zio> = Sud (e standard) [ ‘tsi:o ] vs Nord [ ‘dzi:o ] Lunghezza consonantica Le consonanti possono essere sia lunghe sia brevi, in base alla concreta articolazione del suono nell’articolazione della parola: < n > = [ n ] es. nono = [ ‘nɔ:no ] < nn > = [ n: ] es. nonno = [ ‘nɔ:n:o ] < l > = [ l ] es. molo = [ ‘mɔ:lo ] < ll > = [ l: ] es. mollo = [ ‘mɔ:l:o ] < c > = [ k ] es. ecologia = [ ekolo’ʤia ] < cc > = [ k: ] es. ecco = [ ‘ɛ:k:o ] Le seguenti consonanti in posizione intervocalica (fra due vocali) sono sempre lunghe: ➢ Affricata dentale sorda <z> = [ ts ], es. pizza = [ ‘pi:t:sa ] MA zio [ ‘tsjo ] posizione NON intervocalica ➢ Affricata dentale sonora <z> =[ dz ], es. gazza = [ ‘ga:d:za ] MA zonzo = [ ‘ʣonʣo ] posizione NON intervocalica ➢ Fricativa palatale sorda <sc/sci> = [ ʃ ], es. coscia = [ ‘kɔ:ʃ:a ] MA sciame = [ ‘ʃa:me ] posizione NON intervocalica ➢ Nasale palatale sonora <gn> = [ ɲ ], es. ragno = [ ‘ra:ɲ:o ] MA gnocco = [ ‘ɲɔ:k:o ] posizione NON intervocalica ➢ Laterale palatale sonora <gl> = [ ʎ ], es. aglio = [ ‘a:ʎ:o ] MA glielo = [ ’ʎe:lo ] posizione NON intervocalica La vocale è lunga in sillaba tonica aperta (che termina in vocale) ma breve in sillaba non tonica, breve in sillaba tonica chiusa (che termina in consonante), breve se la sillaba tonica è ultima e breve nelle parole monosillabiche. Vocali medio-basse e medio-alte • In sillaba non tonica si trovano SOLO le vocali medio-alte (chiuse) • In sillaba tonica si possono trovare sia vocali medio-basse (aperte) [ ɛ] e[ɔ] sia vocali medio-alte(chiuse) [e] e[o] menta = [ ‘mɛnta ] sillaba tonica con vocale anteriore medio-bassa sgomento = [ sgo‘mento ] sillaba tonica con vocale anteriore medio-alta forte = [ ‘fɔrte ] sillaba tonica con vocale posteriore medio-bassa apporre = [ a‘p:o:r:e ] sillaba tonica con vocale posteriore medio-alta Esercitazione cane [ ‘ka:ne ] genio [ ‘dʒɛ:njo ] canto [ ‘kanto ] giacimento [ dʒatʃi’mento ] inguaribile [ iŋgwa’ri:bile ] acquazzone [ ak:wa’t:so:ne ] spogliatoio [ spoʎ:a’to:jo ] cianfrusaglie [ tʃaɱfru’za:ʎ:e ] ignoranza [ iɲ:o’rantsa ] Ingegnere [inʤe'ɲ:ɛ:re] scroscio [ ‘skrɔ:ʃ:o ] scioglievamo [ ʃoʎ:e’va:mo ] guadagnare [ gwada'ɲ:a:re ] brogliaccio [ bro’ʎ:a:t:ʃo ] ignominioso [ iɲ:omi'njo:zo ] qualunque [ kwa'luŋkwe ] sci [ ‘ʃi ] quercia ['kwɛrʧa] tiroideo [ tiroi'dɛ:o ] scelsi [ ‘ʃelsi ] lusinghiera [ luziŋ'gjɛ:ra ] scempio [ ‘ʃempjo ] 6 CAPITOLO 2: FONOLOGIA La fonologia è la parte più astratta della fonetica, va a studiare l’apporto distintivo, il significato. Fono e Fonema ➢ Fono: realizzazione concreta di un qualsiasi suono della lingua. I foni sono i simboli per rappresentare i suoni delle lettere e a seconda dei suoni che usiamo diamo dei significati diversi. ➢ Fonema fa qualcosa di piu, si dice fonema quando un fono ha valore distintivo ovvero non ha un significato in sé e per sé ma opera distinzione di significato tra le parole. La distinzione di suono tra mare e male sono r ed l. Danno un significato completamente diverso alla parola. Quando un suono è usato in modo che quando in una comparazione tra due parole cambia il significato della parola si chiama fonema. /male/ e /mare/: due coppie minime ovvero due parole distinte solo da un suono (fono) che acquista valore distintivo (fonema). /mare/ e /maRe/ non sono coppie minime: R e r sono solo variazioni dello stesso suono che non hanno valore distintivo (non cambiano il significato) Fonologia o fonematica La fonetica è lo studio dei suoni fisici: componente fisica e materiale della comunicazione verbale. I foni sono le sue unità minime. La fonologia o fonematica è lo studio dei fonemi: organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico. I fonemi sono le sue unita minime. La fonologia studia: 1) quali sono i fonemi cioè la differenza di un suono corrispondente ad un significato. Ci chiederà quale suono nella coppia minima cambia il significato Trovare la distribuzione significa trovare i fonemi che danno differenza 2) come i suoni si combinano insieme, ad esempio la r può essere preceduta dalla t trattore, o seguita dalla t orto. Per es. In italiano S. ci sono suoni come [⎰] [t] e [r], ma mentre alcune combinazioni di questi sono ammesse (i), altre non lo sono (ii): (i) [tr], [rt] (ii) *[⎰r], 3) Come i suoni si modificano in combinazione. Es: il prefisso negativo s- (=1 fonema) diventa SONORO se seguito da un fonema sonoro: S+fortunato = [s]fortunato S+regolato = [z]regolato Proprietà della fonologia Gli allofoni sono le diverse realizzazioni fisiche, concrete, dello stesso fonema. Ad esempio [r] ed [R] rispetto al fonema /r/ (i fonemi si indicano con le barre) è un allofono. In mare e maRe i suoni r ed R sono la variazione dello stesso suono. Possono comparire nella stessa posizione, stessa distribuzione, stesso contesto (significa dove sono rispetto ad altre vocali e consonanti) non portano ad una modifica del significato. La differenza di suono non porta ad una differenza di significato. Le coppie minime sono composte da due parole con il minimo (suono) che porta la differenza. Hanno la minima entità che crea una differenza di significato. ➢ Differenza di un unico fonema nella stessa posizione all’interno della parola: /’kalo/ - /’karo/, /’pesca/- /’pεsca/ ➢ La coppia minima può essere indicata anche dalla posizione dell’accento /‘ankora/-/an’kora/ oppure /‘papa/- /pa’pa/ ➢ Dato dalla lunghezza consonantica /‘nona/-/‘non:a/ oppure /‘papa/ oppure /‘pap:a/ la lunghezza vocalica non ha valore distintivo e non va indicato nella trascrizione fonematica. Non sono coppie minime parole composte da un diverso numero di fonemi Le regole di Trubeckoj Ha stabilito le regole per stabilire se de foni abbiano valore distintivo e quindi se siano fonemi di una data lingua. Un suono ha una sua distribuzione, ossia alcuni tipi di contesti o posizioni in cui può comparire. Per esempio, la r può apparire in italiano: tra due vocali ora V_V Dopo [t] tra t_ Dopo [p] prima p_ Dopo [b] bravo b_ Oppure a inizio parola tra due vocali rana #_V A fine parola bar _ # 7 Regole: 1) Quando due soni ricorrono nella medesima posizione (distribuzione) e la comunicazione (scambio) fra i due fa mutare il significato allora questi due suoni sono realizzazioni fonetiche di due diversi fonemi, sono le coppie minime. non chiede i contesti 2) Quando due suoni ricorrono nelle stesse posizioni e possono essere scambiati tra loro senza far mutare il significato delle parole allora questi due suoni sono soltanto variazioni fonetiche (FONI) facoltative o libere di uno stesso fonema. In fonetica la distinzione è segnata ma in fonologia non è distintiva quindi si mantiene normale (sono due allofoni) 3) Quando due suoni sono simili dal punto di vista articolatorio (modo e luogo) e non sono interscambiabili negli stessi contesti (non ricorrono mai nelle stesse posizioni) allora questi due suoni sono varianti fonetiche combinatorie (allofoni) di uno stesso fonema (determinate dalla combinazione con altri suoni nel contesto fonologico). Sono varianti non interscambiabili, non ricorrono nelle stesse pozioni. Naso-ancora [nazo]– [ aŋkora] [n] alveolare e [ŋ] velare non possono ricorrere nelle medesime posizioni Trascrizione fonologica Trascura totalmente le particolarità e le differenze che non hanno valore distintivo. Non vanno segnati gli elementi che non danno significato diverso. Per la trascrizione fonetica si usano le parentesi quadre mentre per la trascrizione fonologica le parentesi sono oblique. Esercitazione Trascrivere ed individuare le coppie minime il tratto distintivo Pacco - piaccio /’pak:o/ /’pjat:ʃo/ NO taglia - maglia /’taʎ:a/ /’maʎ:a/ SI = /t/ - /m/ Panca - stanca /’panka/ /’stanka/ NO lascio - lasciò /’laʃ:o/ /la’ʃ:o/ SI = posizione dell’accento Razza - razzia /’rat:sa/ /ra’t:sia/ NO giugno - giungo /’dʒuɲ:o/ /’ dʒungo/ NO 10 Derivazione, flessione e composizione I processi morfologici più comuni che portano alla modificazione di parole semplici possono essere fatti con la 1) derivazione (affissi): a. prefissazione (aggiungere un prefisso) fortunato - sfortunato marito - ex-marito b. suffissazione (aggiungere un suffisso) dolce - dolcemente petalo - petaloso c. in altre lingue infissazione (inserire infissi) 2) La flessione ‘aggiunge’ alla parola di base informazioni relative a: Genere bello - bella (m - f) numero bello - belli (sing - plur) caso lat. rosa- rosam (nom - acc) tempo ama - amava (pres - imp) modo ama - amando (ind - ger) diatesi amo, amor (att - pass) persona amo, ami, ama (1-2-3 p) 3) Composizione: composizione forma nuove parole a partire da due parole esistenti: Capo, stazione = capostazione Dolce, amaro = dolceamaro porta(re), cenere = portacenere Esercitazione: Individuare il tipo di processo morfologico che unisce le seguenti coppie di parole (flessione o derivazione) Parlare - sparlare derivazione (prefissazione, si aggiunge s-) Parlare – parlano flessione (persona) Chiaro – chiaramente derivazione (suffissazione -mente) Telefonare – telefonato flessione Passeggiare – passeggiata derivazione Morfemi liberi e legati Ieri: Parola monomorfematica o morfema libero Morfemi liberi = morfemi che non co-occorrono con altri morfemi, ma costituiscono parole autonome (parole invariabili composte da un unico morfema lessicale: per, ieri, ecco, perché, ...) Morfemi legati = morfemi che obbligatoriamente co- occorrono con altri morfemi per formare una parola (MLessicale, MDerivazionale, MFlessivo) come: libr-, -i, giorn-, -al-, -ist-, -a, ...) Prova di commutazione Per individuare i morfemi di una parola occorre riflettere sull’apporto informativo (quello che aggiunge) che una sequenza di fonemi fornisce al significato globale della parola. Un procedimento pratico per scomporre una parola in morfemi è comparare la parola con altre parole simili, dalla forma molto vicina in cui ci può essere la stessa sequenza di fonemi con la stessa funzione e lo stesso significato (ML, MD, MF), ossia che contengano presumibilmente uno per uno i morfemi da individuare. È una comparazione con parole simili e sostituzione per vedere quali informazioni vengono date. Prova di commutazione per la parola dentale Dentale Dente Dentali Dentifricio Il morfema comune è dent- che è lessicale Dentale Verbale Spaziale Labiale Il morfema comune al determina la categoria, è derivazionale Dentale Giovane Studente Docente Tutte le parole sono singolari quindi - e è un morfema flessionale Esempi sbagliati come studente, dentale…. Queste comparazioni invece non funzionano. In queste parole c’è stessa sequenza di fonemi ma non costituiscono morfemi di uno stesso tipo, non in tutte le parole le sequenze sono morfemi isolabili e anche quando sono morfemi uguali per significante non lo sono per significato e per funzione (alcuni ML, altri MF, altri MD) 11 LA PAROLA Famiglia di parole I morfemi derivazionali permettono, principalmente attraverso i suffissi e i prefissi, di formare un numero teoricamente infinito di parole a partire da una certa base lessicale. A seconda dei moduli di derivazione, si hanno diverse famiglie di parole. Famiglia di parole (o famiglia lessicale) = l’insieme delle parole derivate dallo stesso morfema lessicale (o radice). Le parole che condividono il ML e sono derivate dallo stesso ML compongono famiglia parole. Forme flesse e forme composte non fanno parte della famiglia di parole. Parentesi graffe per la morfologia. Vocale tematica La vocale tematica riguarda solamente i verbi o le parole derivate dai verbi e deriva dalla coniugazione dei verbi in - are, -ere, -ire. Es. Lavoravo: la vocale tematica è la a che deriva da -are- lavor (ML), a (VT), v (MF), o (MF). Esercitazione. Nelle seguenti parole individuare i morfemi e definirli (ML, MD, MF, VT): Chiare CHIAR (ML) - E (MF) Chiarimenti CHIAR (ML) - I (VT) - MENT (MD) - I (MF) Chiarificazioni CHIAR (ML) - IFIC (MD) - A (VT) - ZION (MD) - I (MF) Deindustrializzazione DE (MD) - INDUSTRI (ML) - AL (MD) - IZZ (MD) - A (VT) - ZION (MD) - E (MF) Impronunciabile IM (MD) - PRONUNC (ML) - A (VT) - BIL (MD) - E (MF) Illegali IL (MD) - LEG (ML) - AL (MD) - I (MF) Trentini TRENT (ML) - IN (MD) - I (MF) Insalata IN (MD) - SAL (ML) - A (VT) - T (MD) - A (MF) Impazzimento IM (MD) - PAZZ (ML) - I (VT) - MENT (MD) - O (MF) Allomorfia e suppletivismo ➢ Morfema: unità astratta che porta un significato preciso, individuabile e riusabile. Il significato della parola è dato dalla somma e combinazione dei significati dei morfemi ➢ Morfo (allomorfo): realizzazione concreta di un morfema. In fonologia il livello astratto è il fonema e il livello concreto è l’allofono, nella morfologia il livello astratto è il morfema e il livello concreto è l’allomorfo. Il morfema è realizzato da un solo allomorfo. Significato e significante vanno sempre considerati insieme. Gli allomorfi, o morfi, sono riconducibili allo stesso morfema in quanto ne condividono significato e posizione. Lo stesso morfema deve avere uguale apporto semantico e trovarsi nella stessa posizione (contesti). Per esempio: «il morfema del singolare -e è realizzato dal morfo –e» ➢ Allomorfi = morfi riconducibili allo stesso morfema in quanto ne condividono il significato e la posizione all’interno della struttura morfemica della parola (in-, il-, im-, ir- ) Ci sono morfi legati (in-, il-, im-, ir- ) sia morfi liberi (il/lo; i/gli) riconducibili allo stesso morfema. In genere un morfema è rappresentato da un morfo ma in alcuni casi è rappresentato da più allomorfi. Un allomorfo è la variante formale del morfema (realizza lo stesso significato equifunzionale e nella stessa posizione). Per stabilire stabilire gli allomorfi (=varianti dello stesso morfema) dobbiamo verificare che l’elemento individuato abbia sempre lo stesso significato e si trovi nella medesima posizione nella struttura di parola Illegale - impronunciabile - inadatto stesso morfo in tre modi diversi: si dice allomorfo. Il - MD Im- MD In - MD in apporta il significato di negazione ma può essere realizzato in tre modi diversi. Un allomorfo è quindi ciascuna delle forme diverse in cui si si può presentare uno stesso morfema, che sia suscettibile di comparire sotto forme diverse. Abbiamo un elemento primitivo portatore di significato che può essere realizzato in modo diverso in base a dove si trova nella parola. Le parole che portano significato sono allomorfi. Mutamento mut (ML) - a (VT) - ment (MD) - o (MF) I morti sono -ament- e -imene- ma il morfema di base Movimento mov (ML) - i (VT) - ment (MD) - o (MF) è ament, ci sono più verbi in -are . Utilizzabile util (ML) - Izz (MD) - a (VT) - bil (MD) - e (MF) I morfi sono abil e ibil, il morfema base è abil Fruibile fru (ML) - i (VT) - bil (MD) - e (MF) Abil: allomorfo che indica possibilità La parola è minima combinazione di morfemi, elementi minori dotati di significato 12 Con i morfemi liberi: I e GLI sono articoli in italiano e indicano plurale maschile. Sono morfemi lessicali perchè portano significato da soli. Sono anche due allomorfi perchè abbiamo la variazione dell’articolo che indica plurale maschile. I è il morfo più frequente e regolare. Trento e trentini: Trento è morfema lessicale (nomi propri: non si separano i morfemi) ma Trento e trent- sono due allomorfi e Trent è usato per derivare nuove parole quindi Trento morfema più frequente e regolare. Non sono allomorfi dello stesso morfema. Allomorfia L’allomorfia riguarda morfemi lessicali e grammaticali. ➢ Morfemi lessicali: il morfo più frequente, se derivano da un verbo il più frequente è la radice. Dipende da fattori che riguardano lo sviluppo della lingua ➢ Morfema grammaticale: con in dipende da fattori fonologici L’allomorfia riguarda morfi che sono il risultato di esiti diversi dell’evoluzione diacronica (tenere, tieni) o di riaggiustamenti fonotattici sincronici (impronunciabile, illogico) dello stesso morfema Esercitazione PAROLE ALLOMORFI MORFEMA Chiaramente, brevemente, gentilmente Amente, emente, imente avverbi Amente Riduzione, impostazione, interdizione Uzion, azion, izion Azion Illogico, ingiusto, incisivo No, sono morfemi diversi No Rafforzamento, denutrimento, condimenti Ament, iment, iment Ament Rimare, ricordare, riscrivere Are, are, ere Are Riduzione, impostazione, interdizioni Uzion, azion, izion Azion Immorale, illogico, irrazionale Im, il, ir In Rimandare, rieleggere, riadattare Are, ere, are no ir, è uguale Are Fiorentino, Argentina, vicentini No in stesso fonema No Irrigare, imbrigliare, incisivo Ir, Im, in In Quando ci sono morfemi che si assomigliano, bisogna tener presente del significato perché il morfema è l’unità minima di significato. Fenomeni di riaggiustamento Le combinazioni di morfemi possono richiedere riaggiustamenti fonologici: ➢ Assimilazione: In + pronunciabile = impronunciabile, In + legale = illegale ➢ Elisione: lungo + Arno = lungarno ➢ Inserimento:Gas + oso = gassoso, Cognac + ino = cognacchino ➢ Sostituzione: della consonante finale del ML (non graficamente, ma foneticamente) sindaco/sindaci [‘sindako ] ma [‘sindatʃi] della vocale finale del ML del primo elemento di un composto Dieta + logo = dietologo, Calore + fero = calorifero Suppletivismo Il suppletivismo riguarda ML equivalenti per significato e posizione MA diversi foneticamente fra loro: Es. vad-o, and-iamo oppure acqu-a, idr-ic-o Hanno un evidente rapporto semantico, ma nessuna somiglianza formale. Si riferisce ai sinonimi, abbiamo sinonimia anche nella radice. Il suppletivismo comprende i casi di due ML ➢ che non condividono la stessa origine etimologica: Acqu- < lat. Ăqua; idr- < gr. cl. Hýdōr, Cavallo (caballus) vs equino (equus) ➢ Rappresentano esiti diacronici molto diversi della stessa origine etimologica: l’origine della base lessicale è la stessa ma per stratificazione storica si hanno morfi diversi. Uno ha mantenuto la forma originaria, l’altro ha subito le modificazione di sviluppo fonetico: Ivrea (città del Piemonte→ eporediesi (abitanti di Ivrea). Entrambi dal latino Eporedia < lat. ĕbūr “avorio” 15 4. Le categorie grammaticali del verbo La morfologia verbale codifica una serie di caratteristiche semantiche dell’evento a cui fa riferimento. In italiano ci sono le seguenti categorie flessionali: ➢ Persona La categoria della persona in italiano codifica il collegamento fra il verbo e il soggetto, distinguendo i casi in cui il soggetto è: colui che parla (Prima persona) colui che ascolta (Seconda persona) colui di cui si parla (Terza persona). In italiano, la persona codifica anche il numero e, nelle forme verbali composte, il genere del soggetto es. arrivo arriviamo siete arrivati siete arrivate. Variazione interliguistica: In inglese, non viene codificato il numero nella seconda persona (you = “tu, voi”). In vietnamita, la persona codifica la distinzione fra “noi inclusivo” chúngta, che include chi ascolta, e “noi esclusivo” chúngtôi, che esclude chi ascolta. In giapponese, la persona codifica la distinzione dei diversi rapporti sociali (rispetto, deferenza, confidenza) tra gli interlocutori ➢ Diatesi La categoria della diatesi esprime il rapporto fra l’evento e i suoi partecipanti, principalmente il soggetto. Diatesi attiva: Il soggetto esegue un’azione. Es. Gigi cammina. / Luisa aspetta l’autobus. Diatesi passiva: Il soggetto è coinvolto in un evento causato da un agente, che può essere espresso oppure no. Gigi è stato nominato ieri da Giovanna. D’estate si beve molta acqua. Si passivante - impersonale Diatesi riflessiva (o media) (molta acqua è bevuta d’estate) Il soggetto esegue e contemporaneamente subisce l’azione, che ricade sul soggetto: Giuliano si lava (= Giuliano lava se stesso) ➢ Modo: La categoria del modo esprime la modalità con cui il parlante si pone rispetto all’evento descritto dal verbo. Modo indicativo: Asserzione (constatazione certa di un evento) Domani Paolo verrà a prendere i libri (non si discute). Modo congiuntivo: Desiderio/ ipotesi (presentazione incerta di un evento) (Se) Paolo prendesse i libri! Penso che domani Paolo venga a prendere i libri. Modo condizionale: Desiderio/ Possibilità / irrealtà Paolo verrebbe a prendere i libri domani (se tu fossi in casa). Paolo sarebbe venuto a prendere i libri domani (se tu fossi stato in casa) Modo imperativo: Comando Paolo, domani vieni a prendere i libri! ➢ Tempo: La categoria del tempo definisce il rapporto di anteriorità, contemporaneità e posteriorità fra il momento dell’avvenimento dell’evento descritto dal verbo (MA) e il momento dell’enunciazione (ME), in cui il mittente produce l’enunciato. Tempo passato: MA anteriore a ME Due giorni fa ho comprato un libro di Camilleri. (ME = ora) Tempo presente: MA contemporaneo a ME Ora c’è la lezione di italiano. (ME = ora) Tempo futuro: MA posteriore a ME Stasera andrò al cinema. (ME = ora) La categoria del tempo definisce il rapporto di anteriorità, contemporaneità e posteriorità fra il momento dell’avvenimento dell’evento descritto dal verbo (MA), il momento dell’enunciazione (ME), in cui il mittente produce l’enunciato, e il momento preso a riferimento nel discorso (MR). MA anteriore a MR anteriore a ME Quando mi hai regalato il libro di Camilleri, ne avevo già ordinata una copia. MA contemporaneo a MR anteriore a ME Quando mi hai chiamato c’era la lezione di italiano. MA posteriore a MR anteriore a ME Mi hai detto che saresti andato al cinema. ➢ Aspetto: La categoria dell’aspetto esprime il modo in cui vengono presentati e osservati l’azione/evento/processo espressi dal verbo in relazione al loro svolgimento. Aspetto Perfettivo: azione compiuta e conclusa Mario ha vissuto/visse ad Arezzo. Presentazione dell’evento nella sua interezza, dopo la sua conclusione, che può essere indicata Aspetto Imperfettivo: azione non conclusa, presentata nel corso del suo svolgimento Mario viveva ad Arezzo. Presentazione dell’evento nel corso del suo svolgimento e non si può indicarne la conclusione Variazione interliguistica: In georgiano si codifica morfologicamente sul verbo il valore dell’evidenzialità che distingue fra eventi a cui il mittente ha assistito in prima persona ed eventi riportati senza una testimonianza diretta da parte del mittente: c’els civ-i zamtar-i ikneb-a-o. quest’anno freddo-NOM inverno-NOM essere:FUT-3SG-CIT Quest’anno l’inverno sarà freddo (dicono). In latino l’incoatività, che esprime la fase iniziale dell’evento o l’ingresso nello stato riportato dal verbo, si codifica sul verbo con un morfema specifico: albesco “diventare bianco” – albeo “essere bianco” dolesco “addolorarsi” – doleo “provare dolore” silesco “zittirsi” – sileo “stare zitto” 16 DERIVAZIONE Tipi morfologici di parole Parole base o primitive (mano) Parole derivate (maniglia): suffissate (manesco) o prefissate e suffissate (rimaneggiare) alterate (manina): L’alterazione è un particolare tipo di derivazione, in cui i MD aggiungono informazioni semantiche valutative e connotative, associate a particolari effetti pragmatici e contesti diafasici diminutivi Derivazione corda > accordare (il piano) tranquillo > tranquillizzare posta > postale aggiunta di MD Conversione o derivazione zero Quali sono le parole base? Ing. cut “taglio” / cut “tagliare” nessun MD Conversione o derivazione zero = nelle coppie di parole appartenenti alla stessa famiglia lessicale in cui non è possibile individuare su base morfologica la parola base e la parola derivata per assenza di MD. In questi casi la parola base è di solito individuata su base categoriale e semantica COMPOSIZIONE Come la derivazione, anche la composizione porta alla formazione di parole nuove a partire da una radice lessicale. Es: da cassa--> cassaforte, cassapanca ... Derivazione ≠ composizione. (Tranne composti ‘neoclassici’ come termometro, fonologia, telefono= classe intermedia tra parole derivate e composte, essendo formati da due radici lessicali che non compaiono come parole autonome –e provengono da lingue classiche). In una parola derivata la radice lessicale è una, in una parola composta le radici lessicali sono più di una Nella composizione, le due parole che vengono combinate esprimono una relazione grammaticale che è ‘nascosta’, non esplicitamente presente ma recuperabile: Capostazione: capo (della) stazione; Pescespada: pesce (a forma di) spada; Divanoletto: divano (che è anche letto). Le regole della composizione possono combinare diverse categorie lessicali, ma l’uscita di norma è un nome:Capostazione (NN), Gentildonna (AN), Portabagagli (VN), Sottoscala (PN), Buttafuori (VP) Saliscendi (VV). Ma ci sono delle eccezioni quando sono coinvolti due aggettivi (agro dolce) o se uno degli aggettivi è un colore (rosso mattone) La testa il costituente della parola che funziona da TESTA assegna al composto la propria classe di parola, conferendogli le proprie caratteristiche di significato e flessione. Nozione fondamentale per capire il composto. Cassaforte: N+A=N. Il composto ha la stessa categoria lessicale (N) di uno dei due costituenti, il NOME cassa (che è anch’esso un N). Diremo che cassa è la TESTA del composto e che la categoria N del composto “deriva” dalla testa. Cassaforte è un N perché cassa è un N: è da cassa che la categoria NOME viene passata a tutto il composto. Come stabiliamo se un composto ha la testa ? Come stabiliamo qual è la testa del composto? Tre test per individuare la presenza di una testa all’interno di una parola composta: ➢ test sintattico per stabilire se un composto ha una testa. La parola composta appartiene alla stessa classe del discorso di una delle parole che la costituiscono? ROSSOfuoco = AGG + N = AGG sì, quindi la parola composta contiene una parola che funge da testa INVECE saliscendi = V + V = N no, quindi la parola composta non contiene una parola che funge da testa ➢ test semantico: Capostazione: Sia capo che stazione fanno parte entrambi della categoria dei NOMI. Qual è la testa del composto? Si guarda al significato in termini di tratti +/- di ciascun nome. Chi ha tutti i tratti vince ed è la testa: CAPO: Nome [+maschile], [+animato], STAZIONE: Nome [-maschile], [-animato] = Capostazione è un Nome [+maschile], [+animato], esattamente come capo e diversamente da stazione. Capo sarà quindi la testa del composto capostazione Composizione: procedimento morfologico di formazione di nuove parole unendo due parole. Le due radici lessicali che coesistono nella stessa parola mantengono entrambe il valore che avrebbero se utilizzate come parole autonome. capotreno cap-o ML MF + tren-o ML MF 17 La testa è il costituente che assegna la classe del discorso alla parola composta ed esprime la maggioranza dei valori semantici della parola composta. La parola composta indica un referente che rappresenta un particolare tipo di uno referenti indicati dalle parole che la costituiscono? CAPOtreno = un particolare tipo di capo? Sì, quindi la parola composta contiene una parola che funge da testa (capo), euroDEPUTATO = un particolare tipo di deputato? Sì, quindi la parola composta contiene una testa (deputato) INVECE portapenne ≠ un particolare tipo di portare o di penna? No, quindi la parola composta non contiene una parola che funge da testa. ➢ test semantico: Una delle parole che costituiscono la parola composta si flette? eurodeputatO MASCH. – eurodeputatA FEMM. sì,̀ quindi la parola composta contiene una testa capOstazione SING. – capIstazione PLUR. sì, quindi la parola composta contiene una parola che funge da testa INVECE portapenne - *portopenne, *portapenna no, quindi la parola composta non contiene una testa I composti con la testa si chiamano ENDOCENTRICI Capostazione, eurodeputato e i composti senza testa si chiamano ESOCENTRICI Saliscendi, portapenne. Esistono composti in italiano che hanno due teste come caffelatte. Composto DVANDVA (sanscrito «due e due/coppia») entrambi i costituenti fungono da testa del composto. NB: L’ordine delle parole che costituiscono la parola composta non è rilevante per individuare la testa della parola composta, che si può trovare sia in prima sia in seconda posizione: Pescespada TESTA (modificando)-modificatore (ordine più frequente nelle parole composte italiane) Ferrovia Modificatore-TESTA (modificando). Per mutamento linguistico diacronico basato sull’analogia, le parole composte in cui il procedimento morfologico della composizione non è più trasparente ai parlanti (che i parlanti non percepiscono più come parole composte) flettono la parola finale anche se non funge da TESTA pomodorI (TESTA = pomo), grattacielI (parola composta senza TESTA interna alla parola). Conoscere questi composti è una cosa istintiva. Esercitazione Grattacielo Esocentrico Cantautore Endocentrico - autore Camposanto Endocentrico - campo Agrodolce Dvandva - agro dolce Saliscendi Esocentrico Grigioperla Endocentrico - grigio Cassaforte Endocentrico - cassa segnalibro Esocentrico Cassapanca Dvandva - cassa panca Cantastorie Egocentrico Bagnoschiuma Endocentrico - schiuma Unità polirematiche Insieme di parole che si configura come una parola unica, assumono un significato = il significato dell’unità polirematica non corrisponde alla semplice somma dei significati della parole componenti, comportandosi quindi come parola unica. Spesso sono le frasi idiomatiche (arrampicarsi sugli specchi..). Insieme perdono i significati singoli. Gatto delle nevi = «mezzo cingolato per muoversi sulla neve» Fare il bucato = «lavare» Andare via = «andarsene» Verbo sintagmatico Usa e getta = «monouso» Binomi coordinati Unità lessicali bimembri = posizione intermedia fra parole composte e unità polirematiche perché il grado di fusione fra le due parole è intermedio Parola chiave, ufficio concorsi, scuola guida, .... Sigle e parole macedonia Altri meccanismi, marginali, di formazione di parole composte: ➢ Sigle = parole composte dalle iniziali delle parole che costituiscono un’unità polirematica es. NATO = North Atlantic Treaty Organization; SMS= Short Message Service/System; TFR = Trattamento di Fine Rapporto ➢ Parole macedonia = parole composte da una o più parole che occorrono con ML in forma elisa (ridotta fonologicamente) (accorciamento) Cantautore = canta + autore < cantante + autore, Mapo= mandarino+pompelmo, Smog = sm + og < smoke + fog Elementi tra derivazione e composizione (p 110) Socio (ML)- -logi (ML)-a(MF): Semiparole = ridotte morfologicamente e semanticamente morfemi ibridi fra ML e MD ML provenienti da parole delle lingue classiche che in sincronia operano come MD, apportando un significato analogo o molto vicino alle parole piene da cui sono tratti. Parole con socio- o -logia sono prefissoidi 20 ANALISI IN COSTITUENTI Diversi tipi di sintagmi L’unione dei due rami si chiama nodo sintattico. Esercitazione: Individuare la testa dei seguenti sintagmi (principale) e definirne la tipologia: Corre in stazione Corre SV Hanno visto tuo zio Hanno visto SV Con il tuo telefono nuovo Con SP Lungo il fiume Lungo SP La zia di Andrea zia SN La casa della madre di Laura casa SN Il libro del figlio della tua professoressa libro SN Ho voluto provare il modello di ultima generazione Ho voluto provare SV Per colpa tua Per SP La sua nuova moto rosso fuoco moto SN A causa delle tue assenze A causa delle SP Durante il corso del semestre Durante SP Analisi L’uomo vedeva una ragazza con un binocolo. Due interpretazioni: l’uomo aveva il binocolo o lei lo aveva. La lingua è un prodotto biologico, non è imitazione, comportamento e la capacità del linguaggio è paragonabile a qualsiasi altro sviluppo biologico. Possiamo interpretarne solo una alla volta. L’interpretazione va oltre all’ordine delle parole. 1. L’uomo vedeva una ragazza con un binocolo 2 . L’uomo vedeva una ragazza con un binocolo. La preposizione è dipendente dall’intera frase il SN deve contenere il SP, deve essere collegato al nome La lingua si costruisce in modo “bottom-up” dal basso (unità minime) verso l’alto (unita grandi) ma nell’analisi dei costituenti si fa l’esercizio contrario La vicina di Luisa parla ad alta voce i figli di Luigi hanno rotto il loro stereo con il pallone il gatto della tua vicina di casa è davvero bellissimo 1. La scomponiamo in 2 parti principali: il soggetto/chi subisce e dall’altro la parte del predicato 2. Il super sintagma il gatto della tua vicina di casa ulteriormente scomposto. La testa è il gatto quindi l’intero Sintagma è SN. L’altro è SP perchè la preposizione vince. 3. Il SV “è davvero bellissimo”: l’ausiliare è un verbo (o copula) anche se non è esplicitato, la testa è “è” aggiunta a “davvero bellissimo” che dà ulteriori info perché il verbo è o indica esistenza o non ha significato in semantica. 4. l’aggettivo è una testa di un costituente quindi quando trovo la predicazione copula + agg devono essere scomposti separatamente. L’aggettivo costituisce un Saggettivale Davvero è il modificatore di bellissimo Parto per Torino Soggetto implicito (la prima scomposizione sogg verbo non viene fatta) Prendo “parto per Torino” e specifico che il SN è zero/soggetto sottinteso. C’è il supersintagma verbale parto per torino che ha come testa “parto” ed è legato al SP per torino ! quando il sogg non è espresso comunque si individua e si scrive soggetto sottinteso 21 Chi ha comprato un’auto nuova? Mio cugino Mio cugino è costituente perché può essere usato in isolamento La costituenza cambia a seconda del contesto perché i costituenti sono sempre collegato tra loro a livello strutturale, da struttura sottostante. Se inserisco sintagma in un contesto devo considerare un contesto. in questo caso c’è il SV sottinteso perché intendo “mio cugino ha comprato un auto nuova” perché c’è il fenomeno dell’elisione. Non ripeto “un’auto nuova” perchè la lingua è economica, quando, in teoria quando parliamo siamo informativamente esaustivi, le ridondanze sono usate per questione stilistica, non per l’informatività, per comunicare usiamo le meno cose possibili. Buona questa torta due costituenti diversi. Buona ad inizio frase (concetto di movimento, voglio sottolineare che è piu buona di quello che pensavo. Buona include un SV con il verbo sottinteso (essere). Questa torta è un SN (questa è un aggettivo ma in questo caso messo prima funziona da modificatore – torta è un nome). quando usiamo un dimostrativo al posto di un articolo prima di un nome lo consideriamo all’interno di un sintagma nominale, non lo costruiamo come SA Per tagliare la bistecca ti serve un coltello più affilato. infinitiva (verbo all’infinito), frase complessa (2 frasi) Per non lo consideriamo dell’analisi dei costituenti. La prima è una finale e la seconda la principale. Nella prima tu è il soggetto ma il verbo è all’infinito. Quindi il soggetto è sottinteso ed è derivato dalla principale. Se avessimo solo ordine lineare non si riusciremmo a interpretare, il verbo infinito eredita il soggetto dalla principale Per è congiunzione in questo caso, se seguita da nome diventa una preposizione. Seguita dal verbo è cong. Frasale. Quando suddivido scrivo SV e non solo V perché V sarebbe solo la testa. Nelle frasi complesse devo riconoscere quante frasi ci sono prima di tutto e dopo si ricomincia col procedimento: soggetto e poi predicato ! attenzione al soggetto sottinteso, devo segnarlo sempre Esercitazione: analisi dei costituenti Il tempo lasciava poche tracce su Bilbo: Bilbo stava molto bene anche a novant’anni. Alcuni hobbit borbottavano molti compaesani invidiavano il vecchio Baggings, ma Bilbo contava molti devoti ammiratori fra la gente comune. ! aggettivo che precede il verbo ha valore attributivo Aggettivo che segue il verbo ha valore predicativo La reggenza Strettamente legato a verbo e preposizione: le preposizioni in genere sono derivate dal verbo. È la relazione sintattica (a livello strutturale e non di ordine lineare) tra un elemento “reggente” ed uno che viene retto. L’elemento reggente impone all’elemento retto di prendere una certa forma. In a me vediamo che la preposizione “a” richiede che il SN (il pronome) appaia nella forma dell’OD e non nella forma SOGG (*a io) ! od o co è la stessa cosa. Il verbo dipendere richiede un complemento introdotto dalla preposizione da: dipendere da; *dipendere a, *dipendere di. Ci sono verbi che non chiedono preposizioni e verbi che le richiedono, il verbo regge preposizioni che a loro volta legano complementi. Elementi reggenti (teste dei sintagmi), Categorie lessicali e grammaticali sono: Nome, Verbo, Preposizone ,(Agg). Il verbo e la preposizione sono elementi reggenti, ma anche il nome perché è un nucleo perché regge determinati articoli e modificatori, questi sono elementi teste e quindi anche elementi reggenti. La reggenza è fondamentale per capire la struttura argomentale 22 LA STRUTTURA ARGOMENTALE (anticipata con l’analisi logica ma ci sono differenze) È un concetto unito alla reggenza, Teoria della valenza Valenza è un termine mutuato/ereditato dalla chimica. Finora abbiamo classificato e combinato insieme elementi, le restrizioni e cosa ci porta alle combinazioni, è lo stesso che si fa in chimica strutturando e unendo elementi. In chimica si danno simboli agli elementi per fare previsioni e unirli, lo stesso livello di astrazione della linguistica teorica. In chimica: il termine “valenza” esprime il numero di elettroni che un atomo guadagna, perde o mette in comune quando forma legami con altri atomi Metafora: elettroni - argomenti il nucleo di un atomo è la testa e gli elettroni che vi girano intorno sono gli argomenti Se unisco i nuclei o diventa un altro costituente o scoppia tutto (in linguistica vi è una frase agrammaticale). La linguistica è una parte della facoltà biologica dell’uomo, necessaria e fondamentale. Valenza verbale Il verbo viene definito come il «centro» della frase. Tuttavia, esso non è in grado di formare una frase da solo, deve essere collegato. I verbi sono, dunque, termini insaturi: cioè termini che hanno bisogno di essere completati, o saturati, da un numero appropriato di espressioni (o argomenti). Gli argomenti sono i partecipanti coinvolti nell’attività o stato espressi dal predicato. Il poliziotto catturò il ladro MA *Il poliziotto catturo’ Catturò (bivalente/transitivo): per essere saturato ha bisogno di un argomento (CO), si chiama verbo transitivo e bivalente perché ha sempre bisogno del soggetto e di chi subisce l’azione. Hanno bisogno di 2 elementi per saturare il nucleo Gianni cammina *Gianni cammina la strada Cammina (monovalente/intransitivo) perché ha bisogno solo del soggetto e non del CO Carla mangia una pizza mangia MA Carlo mangia (molto/poco) Mangia (transitivo/bivalente) oppure monovalente a seconda del contesto Alcuni verbi cambiano a seconda del contesto altri no: ➢ Camminare sempre monovalente ➢ Mangiare cambia nel contesto ➢ Sognare/ Dormire: sono monovalenti ma vi è la possibilità di avere una bivalenza limitata a livello lessicale (dormi sogni tranquilli) La struttura valenziale Esempio: cosa serve per completare il verbo catturò? *Il poliziotto catturò. La saturazione del verbo dipende dallo schema valenziale o argomentale del verbo. Catturare ha 2 valenze (2 elementi necessari): Risponde alle domande chi/ che cosa? Che sono i due elementi necessari per saturare il verbo. Posso aggiungere altri argomenti (detti aggiunti) che però non sono necessari, sono opzionali: quando, con chi, quanto tempo (complementi o circostanziali) Es. Struttura valenziale di comprare Valenze, argomenti, attanti, necessari: chi, che cosa Circostanziali, complementi, avverbiali, aggiunti: dove, a quale prezzo Differenza argomenti- circostanziali ➢ Argomenti: elementi che forniscono informazioni necessarie per completare il significato del verbo. Se cambio l’ordine dei costituenti il significato cambia. ➢ Circostanziali: elementi che forniscono informazioni aggiuntive, che possono essere rese pertinenti dal discorso es. Dove l’hai comprato? L’ho comprato nel negozio di via Farini. I circostanziali sono anche più mobili, il significato resta invariato. Aggiungono informazioni sulle circostanze in cui si verifica un evento, sono facoltativi e hanno una certa libertà di movimento sintattico o “mobilità posizionale”. A mezzanotte il poliziotto catturò il ladro. Il poliziotto catturò il ladro a mezzanotte. I circostanziali sono accessori. Gianni rideva durante la lezione Argomenti frasali Esistono anche argomenti frasali (non nominali): anche le frasi possono essere argomenti del predicato. Gianna ha annunciato la notizia Gianna ha annunciato che il Direttore era partito Gianna ha domandò tre cose Gianna domandò se qualcuno avesse visto il direttore argomento interno 25 RUOLI SINTATTICI E RUOLI SEMANTICI Il soggetto sintattico Cos’è il soggetto? ➢ costituente sintattico che indica il referente che compie l’azione nella forma attiva e la subisce nella forma passiva definizione grammaticale che non va bene!!! Laura saluta gli amici qui la definizione va bene, il soggetto compie l’azione Gli amici sono salutati da Laura qui la definizione va bene, il soggetto compie l’azione Luca ha sempre amato molto Maria amare, subire, temere sono azioni? No, la definizione La gente teme la guerra non è valida Il ragazzo ha subito molti torti ingiustamente ➢ costituente sintattico che indica il referente di cui parla il predicato nemmeno questa va bene !!! a me piacciono i fiori Referente di cui parla il predicato, ma non è il soggetto sintattico a me piace la fioricultura ➢ costituente sintattico che è sempre accordato con il predicato giusta definizione sintattica-morfologica piacciono – i fiori vs piace – la fioricultura Soggetto = l’argomento più saliente del predicato, che non può mancare (tranne che nei verbi zerovalenti Soggetto = l’argomento esterno al predicato, infatti è esterno a SV (l’argomento interno è il CO) Il protagonista del libro SN - ha subito molti torti ingiustamente SV Argomenti Prospettiva sintattica: la frase è una concatenazione di sintagmi governata da regole di dipendenza (gerarchia a seconda di dove si trova l’elemento), generate dallo schema valenziale del verbo, che attribuisce ai costituenti le funzioni sintattiche Soggetto (argomento esterno) Oggetto (argomento interno) Il protagonista del libro ha subito molti torti ingiustamente Complementi circostanziali Questa definizione riflette la sintassi del verbo ma sintassi e semantica sono connesse: ci sono due modi per analizzare: prospettiva sintattica e ruoli semantici Ruoli semantici ➢ Prospettiva sintattica: la frase è una concatenazione di sintagmi governata da regole di dipendenza, generate dallo schema valenziale del verbo, che attribuisce ai costituenti le funzioni sintattiche. ➢ Prospettiva semantica (teoria tematica): la frase si configura globalmente come la rappresentazione di una scena in cui attori interpretano delle parti (ruoli semantici, o tematici, ruoli theta, θ-roles, casi profondi) Gianni ha aperto la porta soggetto: in sintassi argomento esterno, in semantica agente del predicato argomento interno in sintassi, in semantica paziente, colui che subisce La porta si è aperta argomento esterno in sintassi, in semantica paziente La porta è stata aperta da Gianni Gianni ha un ruolo diverso, è colui che fa l’azione. Non è l’argomento esterno in sintassi, perchè non è soggetto ma in semantica è in entrambi i casi l’agente I ruoli semantici sono molti: RUOLI SINTATTICI RUOLI SEMANTICI soggetto oggetto (diretto) oggetto indiretto complemento agente circostanziale AGENTE: entità animata che provoca attivamente e intenzionalmente ciò che accade PAZIENTE: entità coinvolta nell’evento senza nessun intervento attivo, subisce l’azione, è interessata in modo passivo da ciò che accade, si trova in una certa condizione ESPERIENTE: o sperimentatore, entità animata che prova uno stato d’animo o un processo psicologico MODO, LOCALITÀ, TEMPO, DESTINAZIONE FONTE/STIMOLO: entità, animata o non animata, che stimola uno stato d’animo o un processo psicologico STRUMENTO: entità inanimata mediante la quale avviene ciò che accade, un fattore dell’evento non intenzionale DESTINATARIO: o beneficiario, l’entità che trae vantaggio dall’evento COMITATIVO: ruolo semantico dell’entità che partecipa all’attività svolta dall’agente 26 Esempi: Il ragazzo mangia la mela. 1. = Soggetto sintattico (argomento esterno) = referente che compie l’azione = Ruolo semantico: AGENTE, 2. = Oggetto sintattico (argomento interno) = referente che subisce l’azione = Ruolo semantico: PAZIENTE. Tutti amano la pace 1. = Soggetto sintattico = referente che prova uno stato d’animo, ESPERIENTE, 2. = Oggetto sintattico = referente che origina lo stato d’animo, STIMOLO/FONTE A Serena interessa 1. = Oggetto indiretto (sintattico) = referente che prova uno stato d’animo ESPERIENTE il diritto romano 2. = Soggetto sintattico = referente che determina lo stato d’animo STIMOLO Una folata di vento ha rotto 1. = Soggetto sintattico = referente che causa un evento STRUMENTO i vetri della finestra 2. = Oggetto sintattico = referente che subisce l’azione PAZIENTE Ho aperto la porta al postino 1. = Soggetto sintattico, io sottinteso AGENTE 2. = Oggetto sintattico = referente che subisce l’azione PAZIENTE 3. = circostanziale = referente a cui si rivolge l’evento DESTINATARIO Luisa ha piantato un albero 1. = soggetto sintattico, AGENTE con sua sorella 2. = oggetto sintattico, PAZIENTE 3. = complemento di compagnia, COMITATIVO Ci vediamo con calma 1. = soggetto sintattico, (noi) AGENTE in via Fratelli Rosselli domani 2. = circostanziale, MODO alle tre per un caffè. 3. = Circostanziale, LOCALITÀ 4. = circostanziale, TEMPO 5. = circostanziale, DESTINAZIONE ESERCITAZIONE La torta (soggetto sintattico, paziente) è stata tagliata da Mario (complementi di agente, agente) con il coltello (circostanziale, strumento) A marco (oggetto indiretto, espediente) piace il cioccolato (soggetto, fonte) Mario (soggetto, esperiente) non ha paura (oggetto), dei temporali (oggetto indiretto, fonte) La chiave (soggetto, strumento) ha aperto la porta (oggetto, paziente) con difficoltà (circostanziale, modo) Mario (soggetto, agente) ha comprato un libro nuovo (oggetto, paziente) per Giovanna (circostanziale, beneficiario) 27 CAPITOLO 3: PRAGMATICA Paolo: “ciao sono Paolo. E tu?” Francesca: “Io no.” Paolo: “Scusa, sai dov’è piazza Duomo?” Francesca: “Certo che lo so.” Paolo: “C’è un ladro in biblioteca!” Francesca: “Ah sì? E che legge?” Paolo: “Ho già visto la tua faccia da qualche parte” Francesca: “Non credo, la porto sempre con me” La semantica è chiara, non c’è problema di interpretazione e non ci sono errori di sintassi. Il problema è su come vengono usate, sul contesto. Pragmatica: l’uso della lingua nei contesti e nell’interazione, vista come azione, atto concreto che compie un’operazione e determina un risultato. Le inseriamo nel mondo in relazione agli altri. ➢ Unità di analisi = enunciato considerato nel suo concreto impiego, uso, in una situazione comunicativa, come segmento del discorso in atto ➢ Criterio di analisi = “Che azione si realizza quando si dice qualcosa?” Non c’è solo scambio di informazione, quando usiamo le parole parliamo di atto linguistico. LA STRUTTURA DELL’INFORMAZIONE Siamo ancora dentro alla frase, come vengono combinate le parole ➢ Prospettiva sintattica: la frase è una concatenazione di sintagmi governata da regole di dipendenza, generate dallo schema valenziale del verbo, che attribuisce ai costituenti le funzioni sintattiche ➢ Prospettiva semantica: la frase si configura globalmente come una sorta di scena in cui attori o entità interpretano delle parti (ruoli semantici, o tematici, ruoli theta, θ-roles, casi profondi). ➢ Prospettiva pragmatica: la frase è un’affermazione fatta intorno a qualcosa, composta dalla presentazione dell’entità su cui si afferma qualcosa e dall’affermazione (predicazione, informazione) propriamente fornita. La frase per essere informativa deve sempre avere un’informazione nuova ma l’intera frase non è sempre nuova. C’è una parte saliente, nuova, e una parte che riprende l’universo del discorso. Ogni volta che si parla dobbiamo seguire delle regole. La frase può essere sempre divisa in due: Laura va a Milano. ➢ Il tema (dal gr. théma “ciò che è posto”): l’entità attorno a cui si predica qualcosa, il dominio per cui vale la predicazione TOPIC. Non è la stessa cosa del ruolo semantico. Il tema è l’elemento di cui si parla nella predicazione. Esistono lingue (es., giapponese, somalo) che codificano il tema con una specifica particella. Gakkoo wa boku ga isogasi-kat-ta ➢ Il Rema (dal gr. rhéma “discorso, verbo”): l’informazione fornita a proposito del tema COMMENT In italiano non esistono mezzi morfologici per la codifica del tema e del rema, ma si utilizza: ➢ ruolo sintattico (di solito MA NON SEMPRE, tema = soggetto, rema = predicato) ➢ ordine sintattico (di solito, tema a sinistra (prima) del rema). Il tema rappresenta il punto di partenza dell’affermazione compiuta dalla frase, secondo il principio di organizzazione naturale dell’informazione “Chiarisci innanzitutto ciò di cui intendi parlare” ➢ intonazione (prominenza intonativa sul rema) Esercitazione: distingui tema e rema Ieri pioveva Un gatto insegue il topo. Stanotte ha tirato un forte vento A me piacciono i libri gialli Il pranzo è stato preparato da Gloria Nella frase passiva il paziente, di solito rematico, viene inserito nella posizione del tema, spesso coincidente con il soggetto, = struttura sintattica che modifica la distribuzione dell’informazione e sovverte i rapporti preferenziali fra ruoli semantici e funzioni sintattiche (paziente = soggetto) Dato/nuovo Bisogna distinguere tema e rema, e informazione data e nuova. Distinzione fra informazione nota e informazione che si ritiene non nota ➢ DATO = elemento della frase ritenuto noto agli interlocutori perché precedentemente introdotto nel discorso o parte delle conoscenze condivise fra mittente e destinatario ➢ NUOVO = elemento dell’enunciato ritenuto dal mittente non noto al destinatario. È il mittente che ritiene che la persona che ascolta non sappia. 30 ORDINI SINTATTICI MARCATI: LA TOPICALIZZAZIONE Il topic è un elemento già menzionato (dato) nel discorso o già conosciuto/condiviso nella conoscenza dei parlanti D: Hai già letto quel libro? R: Certo, quel libro, lo hanno letto tutti! risposta che contiene un topic-comment D: Cosa hai regalato a Maria? R: A Maria (le) ho regalato una penna. Maria è topic, le ho regalato una penna è commento e il focus è una penna D: Cosa hai regalato alle tue sorelle? R: A Maria ho regalato una penna, a Gianna ho regalato un cavallo. Maria/ a Gianna sono due topic perché alle tue sorelle presuppone che si sappia chi sono (fanno parte del common ground, conoscenza del parlante) Particolarità di queste strutture a livello sintattico: 1) Dislocazione a sinistra: Anticipazione di un elemento non tematico (O, OI) con un pronome di ripresa (clitico) che ne indica il ruolo sintattico. Con il complemento oggetto il clitico di ripresa è obbligatorio! In italiano quando abbiamo un CO inserisce un clitico (pronome di ripresa), è un elemento sintattico che dice che dentro a quella frase cera un CO che è stato spostato in avanti. In italiano il clitico di ripresa va messo davanti al verbo Quel libro, lo hanno letto tutti! A Maria, (le) ho regalato una penna quando elemento spostato non è CO il clitico è opzionale, è un parametro della grammatica. Il verbo è saturato a livello di valenza, ma il clitico non è considerato un lessicale 2) Costruzione a tema sospeso: Isolamento del tema rispetto alla predicazione. Es.Marco, gli son sempre piaciuti i film gialli! (come «riguardo a Marco, gli son sempre piaciuti i film gialli!»). Son piaciuti è bivalente: complemento indiretto gli (a lui) + soggetto i film gialli. Valenza del verbo saturata: non è necessario avere un clitico perché la valenza del verbo è già saturata perché il clitico non è necessario. Abbiamo un problema di valenza. Abbiamo il topic sospeso perché non risponde a nessuna valenza del verbo, non c’è un legame ... E Marco? NO legame grammaticale esplicito, quindi si dice SOSPESO 3) Dislocazione a destra: Messa in rilievo di un elemento non tematico (O, OI) che rimane al termine dell’enunciato ma viene richiamato da un pronome di ripresa promosso in prima posizione, in apertura di enunciato. La pausa, seppur inaudibile, c’è sempre. AFTERTHOUGHT Ho regalato una penna a Marco Gli ho regalato una penna, a Marco. (gli è una sostituzione sintattica) Cf: Ieri ho visto quel film. SVO 1. L’ho visto ieri, quel film / Ieri l’ho visto, quel film 2. Quel film, l’ho visto ieri /Quel film, ieri l’ho visto Tutte le volte che il clitico non può essere sostituita dal pronome pieno significa che non indica una sostituzione semantica ma è un elemento sintattico (vuoto di significato) Esercitazione: Di che tipo di struttura marcata si tratta C’è Mario che vuole parlarti presentativa La linguistica, mi tocca studiarla dislocazione a sinistra Paolino, non voglio più parlargli. topic sospeso Mi tocca studiarla, la linguistica dislocazione a destra È lui che ha telefonato ieri. focus in f.scissa Chi è partito? È partito Mario VS Quello che penso è che sei un asino Pseudoscissa C’è Mario che festeggia 100 anni Presentativa Gianni, non ho più incontrato quel matto! Tema sospeso Stretta connessione tra pragmatica e sintassi. Nel libro topic è a pag 158-162 (nella sintassi) 31 LA TEORIA PRAGMATICA DEGLI ATTI LINGUISTICI Atti linguistici: centro della trasmissione informativa. Sono l’uso che facciamo degli enunciati Aspetto pragmatico degli enunciati Un aspetto importante del significato degli enunciati è appunto quello pragmatico che riguarda COSA SI FA con la produzione di un enunciato (teoria del fare cose con le parole), in un determinato contesto/situazione, e quindi chiama in causa l’intenzionalità di un parlante. Qualsiasi enunciato ha un fine! In questa prospettiva la lingua è studiata come MODO di AGIRE: Risponde alla domanda Cosa si fa, che azione si compie quando si dice qualcosa. Le parole sono importanti! Il fare cosa con le parole è la forza illocutoria: corrisponde a come noi proferiamo una frase. È affermazione, ordine, minaccia, promessa, avvertimento. Il gatto è sul letto Possiamo fare una semplice asserzione, una pura e disinteressata descrizione di uno stato di cose; ma possiamo pronunciarla in modo diverso e servircene per compiere una variegata quantità di altri ATTI LINGUISTICI che cambia molto la conseguenza. È facile immaginare contesti in cui il gatto è sul letto è, ad esempio (con le appropriate intonazioni): o Un invito ‘entra in camera e gioca col gatto’ o Un avvertimento ‘non salire sul letto perché il gatto non apprezzerebbe’ o Una minaccia ‘se non te ne vai faccio un fischio, il gatto viene qui e ti sbrana’ o Un’insinuazione ‘lo hai lasciato salire tu’ o Un ordine ‘fallo scendere!’ È Tardi La stessa frase in contesti diversi e con intonazione diverse causa un comportamento per l’interlocutore diverso. Agisce, funziona in modo di modificare le azioni che seguono. Ad una sola locuzione possono corrispondere diverse illocuzioni: o La semplice intenzione di constatare qualcosa a titolo di informazione o L'intenzione di invitare qualcuno a sbrigarsi o L'intenzione di invitare qualcuno a non sforzarsi più. o L'intenzione di comunicare che è giunto il momento di congedarsi. Gli atti linguistici Mi scuso di essermi comportato così Atto locutivo: tipo di frase sintattico, la produzione linguistico. struttura del messaggio (produzione linguistica vera e propria, scritta o orale) 29 foni, 9 morfemi, 6 parole, 3 sintagmi, 2 frasi ... Atto illocutivo: intenzione comunicativa (formulare delle scuse) Atto perlocutivo: effetto dell’atto linguistico che si vuole provocare sull’interlocutore (essere perdonato dal destinatario)j È la Teoria di Austin 1955 «How to do things with words», Searle 1969 Tre differenze di definizione - Locutivo: Pronuncia linguistica - Illocutivo: Mia intenzione a livello informativo - Perlocutivo: Reazione, effetto che voglio avere Gianni ha telefonato Atto locutivo: struttura del messaggio (Tipo di frase: frase interrogativa) Atto illocutivo: intenzione comunicativa (formulare una domanda) Atto perlocutivo: effetto dell’atto linguistico sull’interlocutore (avere delle informazioni) Gianni, telefona! Atto locutivo: struttura del messaggio con verbo all’imperativo (frase imperativa) Atto illocutivo: intenzione comunicativa (ordine) Atto perlocutivo: effetto dell’atto linguistico sull’interlocutore (voglio fare in modo che Gianni telefoni) 32 Gli atti illocutivi o Asserzione o Domanda (voglio avere info) o Invito, richiesta (fare in modo che qualcuno faccia qualcosa + ammette una reazione negativa) o ordine/divieto (richiesta perentoria, obbligo + non ti aspetti una reazione negativa) Consiglio o Desiderio o Rifiuto/accettazione o Accordo/disaccordo o Felicitazioni, complimenti o Promessa o Minaccia o Confessione Non sono il tipo di frase, l’atto locutivo MA sono l’intenzione del parlante Verbi performativi Esprimono una performance. I verbi performativi sono verbi che quando sono usati alla prima persona singolare o plurale del presente indicativo (chi parla qui e ora) annullano la distinzione tra contenuto referenziale (facente parte dell’atto LOCUTIVO) e atto illocutivo compiuto. La realizzazione dell’atto linguistico che essi designano coincide con il proferire quel verbo alla 1p.s/pl del presente: Vi dichiaro marito e moglie (mette in atto una trasformazione nel mondo) Nei verbi performativi (ingl. to perform “compiere”) l’atto linguistico e il referente extralinguistico coincidono: l’atto linguistico non solo indica un evento extralinguistico ma lo realizza. In vi dichiaro marito e moglie: non solo faccio una dichiarazione ma anche di fatto rendo due persone marito e moglie. L’atto linguistico (ciò che voglio fare) e il referente (la frase stessa) coincidono. Lo dico, descrivo e faccio. Quando il momento dell’enunciazione coincide con il momento dell’avvenimento. Quando il mittente coincide con il soggetto sintattico Prometto di partire atto performativo 1 persona singolare, presente e quando lo dico faccio un atto etico, una promessa e cambio la realtà La corte dichiara l’imputato innocente No: faccio una semplice descrizione, non cambio il mondo Ci scusiamo di esserci comportati così performativo, noi i parlanti ci scusiamo e cambiamo il mondo. Ho promesso di partire No: sto descrivendo quello che ho fatto. Serve il presente affinché sia per formativo La corte dichiarava l’imputato innocente Ci scuseremo di esserci comportati così No: non cambio in mondo, descrivo un passato o una possibilità in futuro à uso constatativo Prometti di partire! O corte, dichiara l’imputato innocente! Scusatevi di esservi comportati così! No: Imperativo, uso iussivo: non creo un cambiamento nel mondo I verbi performativi solitamente sono: Prometto giuro assicuro garantisco dichiaro affermo ammetto confesso accetto acconsento rifiuto nego Ordino proibisco vieto Consiglio Confermo smentisco Saluto Benedico maledico Auguro Scommetto Mi scuso Ringrazio Chiarisco Informo Rettifico p.220-221 Esercitazione: Individuare i verbi con valore performativo nei seguenti enunciati Ti ringrazio molto. Ringrazio Oh com’è tardi! Ti saluto, devo scappare. Saluto Adesso capisco il suo comportamento. NO Le chiedete l’alibi perché sospettate di lei? NO Visto che le cose stanno così,̀ acconsentiamo. Acconsentiamo Mi hanno ordinato di aspettare qui. NO Si scusano tutti. NO Ti ho consigliato di studiare di più. NO Vi prego di fare silenzio Prego Giuro che non capiterà più Giuro 35 CAPITOLO 6: LE LINGUE DEL MONDO La classificazione delle lingue del mondo si basa sulla fenomenologia delle diverse lingue del mondo concretamente esistenti. Il linguaggio umano è una produzione tipica dell’uomo. Tipologia linguistica: si occupa della fenomenologia delle diverse lingue del mondo concretamente esistenti. La classificazione si basa su criteri diversi (quando si parla della classificazione si parla di tendenza): ➢ Criteri storico-comparativi: gradi di parentela che si suddivide in famiglie di lingue ➢ Criteri politici, di importanza demografica (quante persone parlano la lingua), di rilevanza socioculturale e di rilevanza economica (se è usata o meno per il commercio. Questa classificazione dell’importanza della lingua non ha niente a che fare con la natura della lingua. Ciò che noi chiamiamo dialetto è una classificazione politica e culturale perchè la struttura di un dialetto e ciò che c’è dietro è la stessa identica cosa che c’è dietro all’inglese parlato dalla regina. Dire che è una lingua minoritaria, un dialetto o una lingua standard non ha nulla a che vedere con la natura della lingua. Possiamo comparare un dialetto parlato da poche persone all’italiano standard, abbiamo lo stesso tipo di regole. ➢ Criteri di somiglianza e differenze strutturali: questi criteri guardano alla morfologia e alle regole sintattiche (ordine). Quante sono le lingue del mondo? È una risposta difficile perchè la definizione di lingua dipende da molti criteri. Alcune lingue non sono state studiate o magari non sono state scoperte, poi ci sono lingue in via di estinzione (endangered languages) e lingue che nascono (es. Pidgin, lingua dei commercianti inglesi andati in Cina a vendere Oppio e cinesi, e lingue creole). Le lingue non sono controllabili, sono molto libere. Poi ci sono le lingue heritage. o Lingue con più di un miliardo di parlanti (inglese, Spagnolo, cinese Mandarino) o Lingue con poche centinaia di parlanti (matukar panau, Nuova Guinea, 600 parlanti) o Lingue estinte (latino e greco antico) www.ethnologue.it (Summer Institure of Linguistics USA) = più di 7100 lingue LINGUE IN ITALIA Un altro problema è la distinzione tra lingue e dialetti (molto importante in italia che ha una grande varietà linguistica. L’italiano standard è la lingua nazionale e le sue regole sono dettate dall’accademia della Crusca che decide le nuove parole. Dal momento dell’unità d’Italia esistevano solo le varietà dialettali, con l’avvento della televisione gli italiani hanno iniziato davvero a parlare un italiano standard. Televisione e cinema hanno avuto un ruolo fondamentale per la diffusione dell’italiano standard e per stabilire l’immagine dell’Italia all’estero. Il fenomeno dell’italiano standard è un fenomeno moderno. Quando parliamo di dialetti stiamo usando un termine dispregiativo basato sugli aspetti sociali e politici della lingua. Non sono lingue ufficiali perchè le lingue ufficiali sono usate per l’istruzione, hanno una grammatica, mentre i dialetti no. Lo stato sociale dei dialetti cambia: il dialetto veneziano è ancora la lingua dei signori mentre il dialetto parlato a Padova è dispregiativo. Sul territorio italiano parliamo circa 3000 lingue, sia indigene (nate e cresciute sul territorio italiano) sia importate nei secoli. I dialetti sono detti Italo-romanzi: o gallo-italico (nord-ovest) o Veneto o Toscano/corso: parte mediana da Roma o Alto-meridionali o Meridionali estremi o Tre dialetti protetti: sardo, friulano e ladino. Sono protetti, hanno grammatiche, ricercatori. Sono gli unici ufficiali La capacità di imparare una lingua come lingua madre avviene dagli 8 ai 12 anni, per motivi fisici. Tutte le lingue hanno la stessa base biologica, ciò che cambia è il lessico e regole grammaticali. 36 Lingue protette Manca tutela istituzionale per la maggior parte delle varietà dialettali, al contrario di quanto succede per le 12 lingue minoritarie d’Italia, protette in via ufficiale (Legge n. 482/15 dicembre 1999, Articolo 2): ➢ albanese: arbëreshë (sud Italia): Sono lingue che si sono modificate per il fenomeno delle “lingue in contatto”. ➢ catalano (Alghero, Sardegna) ➢ germanico: cimbro, mòcheno (nord Italia) ➢ greco: grèko (Calabria) e griko (Salento). Hanno caratteristiche sintattiche più simili al greco antico che moderno: le lingue fuori dal proprio paese tendono ad essere conservative, subiscono meno il cambiamento del loro paese. ➢ croato (Molise) ➢ francese (Italia nordoccidentale) -francoprovenzale (Val d’Aosta; Puglia) ➢ friulano (Friuli) ➢ ladino (Alto Adige) ➢ occitano (Piemonte; Calabria) ➢ sardo (Sardegna; NB: campidanese, logudorese, nuorese) ➢ sloveno: resiano (Friuli Venezia Giulia) Le varietà italoromanze Da un punto di vista prettamente scientifico (classificazioni) si definiscono “dialetti” italiani– e non dell’italiano! Si dicono dialetti italiani perchè non sono deviazioni dell’italiano ma hanno influenze di altre lingue. I dialetti formano gruppi coerenti, sebbene non sempre omogenei al loro interno (micro-variazioni), di varietà romanze parlate, La zona italica è stata una delle zone del mondo in cui sono passati più popoli e nel suolo italico avevamo lingue autoctone indigene diverse tra nord e sud. Con l’Impero Romano è arrivato il latino che un po’ alla volta si è sviluppato nel volgare, il latino parlato (perchè quello scritto era usato solo dai politici e letterati). In Italia abbiamo quindi lingue autoctone, volgare e le influenze dei barbari che hanno portato la loro lingua. I dialetti nascono da queste tre cose. La lingua comune dell’italiano e dei dialetti è il volgare, il latino parlato. Per questo i dialetti non sono varietà corrotte, nascono dalle influenze enormi da altri due componenti. È sbagliato dire che i dialetti derivano dall’italiano. Il fatto che non hanno letteratura, dizionari, studio e sono solo parlate li rendono minori dal punto di vista sociale. Le caratteristiche linguistiche specifiche (fonologiche, morfologiche, sintattiche, lessicali) sono paragonabili a quelle di qualsiasi altra lingua romanza(/naturale!) come lo spagnolo, il catalano, il portoghese (ibero-romanzo), il rumeno (daco-romanzo), il francese (gallo- romanzo), ecc. Possiamo paragonare il dialetto a qualsiasi lingua. Ogni lingua standard non esiste realmente perchè ognuno di noi parla l’italiano regionale: italiano standard influenzato dalla varietà dialettale della regione. Coloro che studiano la dizione studiano come pronunciare l’italiano in modo che sia italiano standard. La conoscenza di una varietà dialettale di un dato gruppo linguistico non garantisce la comprensione delle varietà di altri gruppi. C’è un basso livello di mutua intellegibilità, cfr. it. vs. port./rum. La conoscenza di una varietà dialettale di un dato gruppo linguistico non garantisce neanche la totale comprensione di varietà dello stesso gruppo; Questo altissimo livello di frammentazione/microvariazione linguistica in un’area geografica talmente limitata non trova paragoni nelle altre famiglie linguistiche europee Il dialetto deriva da διάλεκτος > dialectus. La definizione più appropriata «[...] dialetto (η δια ́λεκτος), voce greca utilizzata nella classicità per designare le diverse varietà del greco nei loro impieghi nei diversi generi letterari (il dorico della lirica corale, l’eolico della lirica monodica, ecc.), passata all’Umanesimo (lat. dialectus) e rimessa in circolo nell’Italia del pieno Cinquecento» (Loporcaro (2009:3-4). «Il termine dialetto è utilizzato per designare una varietà linguistica non standardizzata, tendenzialmente ristretta all'uso orale entro una comunità locale ed esclusa dagli impieghi formali ed istituzionali (scuola, amministrazione ecc.), propri invece della lingua (intesa in senso storico).» (Loporcaro (2009:3-4) Dialetti d’Italia Italiano e “dialetti” sono lingue “sorelle” che derivano da diverse varietà di latino parlato, la “lingua madre”. L’etichetta “dialetto” è sociopolitica, non linguistica; -i dialetti non sono varianti corrotte dell’italiano! 37 CLASSIFICAZIONE CON PARAMETRI EXTRA LINGUISTICI ➢ Classificazione demografica = numero di parlanti ➢ Classificazione geografica o areale = distribuzione geografica delle lingue ➢ Linguasphere: classificazione in 10 fasce sulla base del numero dei parlanti. I dati più significativi della classificazione di Linguasphere riguardano gli ordini di grandezza: o più di un miliardo di parlanti ( inglese...) o più di cento milioni di parlanti ( spagnolo..) o più di 10 milioni di parlanti ( italiano...) o più di 1 milione di parlanti ( lettone...) o più di 100 000 parlanti ( maru... ) o più di 10 000 parlanti ( paiwan...) o più di 1000 parlanti ( lhomi...) o più di 100 parlanti ( torau... ) o meno di 100 parlanti ( miwa..) o lingue estinte ( pali...) Classificazione demografica Problemi di affidabilità della classificazione demografica, legati alla molteplicità e alla quantità del campione. ➢ Dialetti e lingue di minoranza? I dialetti hanno le stesse caratteristiche delle lingue standard, dobbiamo fare una divisione socio-linguistica e non linguistica. ➢ Lingue distinte a livello politico ma non strutturale (hindi, lingua ufficiale India, alfabeto devanagari – urdu, lingua ufficiale Pakistan, alfabeto arabo)? ➢ Lingue distinte a livello strutturale ma non politico (le diverse lingue parlate in Cina)? ➢ Contare sia i parlanti nativi sia i parlanti non nativi (inglese, lingue europee nelle aree ex-coloniali)? heritage languages Nella classificazione di www.ethnologue.com si riporta il numero (stimato) di parlanti anche oltre i confini nazionali. Mioni (2005) numero di parlanti delle lingue del mondo LINGUA N. PARLANTI NATIVI (IN MILIONI) DIFFERENZA PERCENTUALE RISPETTO A 20 ANNI CINESE MANDARINO 902 + 21 HINDI/URDU 457 + 32 INGLESE 384 + 24 ITALIANO 70 + 5,7 L’italiano è una lingua di prestigio P. 238-239 Criteri di “importanza” ➢ Numero di parlanti ➢ Numero di paesi e nazioni in cui una lingua è ufficiale: risultato del colonialismo ➢ Impiego della lingua nei rapporti internazionali nella scienza, nella tecnica, nel commercio: inglese, in particolare americano ➢ Importanza politica e economica dei paesi dove la lingua è parlata ➢ Tradizione letteraria e culturale e il relativo prestigio di cui gode la lingua ➢ Insegnamento della lingua come LS (lingua straniera L2). Giocano il ruolo gli istituti di cultura. ➢ Numero dei parlanti NON nativi (per es.inglese) Classificazione geografica Un’altra classificazione sociopolitica è quella basata sulla distribuzione geografica delle lingue: lingue d’Europa (Box 6.1 p. 240-243), lingue d’Africa. Sono appartenenti ad una sola categoria le lingue d’Europa? Caso del basco: Il basco (EUSKERA): non ha connessioni con nessuna altra lingua! bat, bi, hiru, lau, bost, sei, zazpi, zortzi, bederatzi, hamar Cosa significa? Sono i numeri in basco È una lingua paleo europea (si ipotizza). Si parla nelle aree nord della Spagna e anche nell’estremo sud ovest della Francia. Il basco ha 12 casi, è una lingua complicata ma non è l’unica lingua con origini misteriose. È più appropriato considerare criteri propriamente linguistici, basati sulle proprietà che le varie lingue manifestano. Tutti i criteri che si basano su altre proprietà sono problematici quindi si guarda la lingua per sé stessa con caratteristiche morfologiche, sintattiche… 40 Lingue agglutinanti Lingue agglutinanti (‘incollare insieme’): una parola corrisponde a molti morfemi. Le informazioni grammaticali sono codificate all’interno della parola da morfemi che possono veicolare solo un’informazione (non sono cumulativi). L’indice di sintesi è molto alto. Una radice lessicale e tanti morfemi perché ogni morfema può dire solo una cosa. Esempio: turco Kitaplarimi = i miei libri (oggetto sintattico) 4 morfemi/1 parola = 4:1 Kitap- -lar- -ım- -i libro PL Poss. I° sing. Acc Sondurulememek ‘non poter essere spento /fatto spegnere’ (turco) son spegnere dur CAUS ul PASS eme NEG mek INFINITO Caratteristiche o Lunghe catene di morfemi o Morfologia trasparente e molto regolare Lingue agglutinanti turco, ungherese, finlandese, basco, giapponese, coreano, swahili, esperanto (lingua artificiale),… Indice di sintesi Alto, più di 3:1 Lingue flessive o fusive Lingue flessive o fusive: una parola = molti morfemi. Le informazioni grammaticali sono codificate all’interno della parola da morfemi che possono esprimere più di un’informazione, morfemi cumulativi che codificano più valori grammaticali fondendoli. Hanno altri cumulativi. È più difficile imparare questa lingua perchè la funzione dei morfemi può variare. Esempio: italiano Legg- -o V I° sing. + Pres. + Ind. 2 morfemi/1 parola = 2 Caratteristiche o Catene di morfemi meno lunghe delle parole delle lingue agglutinanti o Morfologia poco trasparente e meno regolare Lingue flessive italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco, hindi, persiano, greco, arabo,… Indice di sintesi Indice medio di sintesi (intorno ai 2:1). Esempio: italiano Libro/libri, volo/volavo (morfemi al termine della parola) Faccio/feci (morfemi interni alla parola) Esci/uscì (morfemi all’inizio di parola) Sottotipo delle lingue flessive: introflessive La regola di formazione di parola prevede i transfissi, ossia morfemi siano interni alla parola Esempio: arabo, Radice k-t-b = kataba «scrisse», kutiba «fu scritto»,= kitâb «libro», kutub «libri» Lingue polisintetiche Lingue polisintetiche o incorporanti: una parola = moltissimi morfemi, anche più di una radice lessicale (quindi tendono a corrispondere a frasi). Una parola incorpora un alto numero di informazioni grammaticali Esempio: groenlandese Angyaghllangyugtuq = Vuole acquistare una grande barca Angya -ghlla -ng -yug -tuq Barca -ACCRESC–acquistare–DESIDERATIVO–3SING Lingue famiglia amerindiana (gruppo eschimese), famiglia paleosiberiana,… Indice di sintesi Altissimo indice di sintesi: 5 morfemi/1 parola = 5:1 Sottogruppo: incorporanti o Sono caratterizzate dalla sistematicità con cui il complemento diretto è incorporato nella radice verbale Esempio: tupinambá (America Meridionale) o Sistematica inserzione del complemento oggetto del verbo all’interno del morfema verbale Ingerisco a-‘ ú a’i’ú bevo acqua akaú bevo kawi (bevanda locale) ama’é’ú mangio oggetti non umani apor’ú mangio carne umana A livello verbale abbiamo anche noi verbi che hanno oggetti resi verbi ma qui è una reazione esplicita. 41 Incoerenza tipologica Una lingua appartenente ad un tipo morfologico (ad es. tipo flessivo) può comprendere anche parole composte secondo regole di altri tipi morfologici (ad es. tipo isolante o tipo agglutinante) ➢ Es. Tratti agglutinanti dell’italiano (parole composte con un alto numero di morfemi) Delocalizzazione, Retrocederemmo, Anticiperebbero ➢ Es. Tratti isolanti dell’inglese (ridotta flessione verbale) I do, You do, He/she does, We do, You do, They do I did, You did, He/she did, We did, You did, They did Indice di sintesi Il rapporto tra numero morfemi: numero di parole l. isolanti l. flessive l. agglutinanti l. polisintetiche Sinteticità Analiticità Indice di sintesi più alto Indice di sintesi più basso Mangiai= forma sintetica (1 parola) Ho mangiato= forma analitica (più parole) CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA: SINTASSI Ordine dei costituenti Ordine basico o canonico dei costituenti sintattici (S, V, O) nelle frasi dichiarative = Chiamo dopo Maria (NO dopo Maria chiamo). Nelle lingue naturali ci sono solo 6 ordini possibili: SVO, SOV, VSO, VOS, OVS, OSV. Distribuzione degli ordini nelle lingue del mondo (i dati oscillano a seconda del campione di lingue studiato dalle diverse ricerche): o SOV = 33%-66% delle lingue del mondo= il più frequente. Quello del giapponese, latino, turco, coreano, ungherese, persiano, hindi, tamil. Esempio: turco kIz kitabI okuyor = Ragazza S libro O legge V o SVO = 33%-50% delle lingue del mondo. italiano, francese, spagnolo, inglese, finlandese, ebraico moderno, shawili, yorúba,… Esempio: spagnolo La chica lee el libro = Ragazza S legge V libro O o VSO = 11%-15% delle lingue del mondo o VOS = 5%-10% delle lingue del mondo o OVS = 1%-5% delle lingue del mondo o OSV = 1% ? delle lingue del mondo rarissimo (1lingua australiana e 1 del Sudamerica) Incoerenza tipologica Lingue con compresenza di diversi ordini dei costituenti Esempio: tedesco Das Mädchen liest das Buch = La ragazza S legge V il libro O Ich sehe, dass das Mädchen das Buch liest = Io vedo che la ragazza S il libro O legge V SVO nelle frasi principali, SOV nelle frasi subordinate. Lingua verb-second: il V non si trova mai in posizione iniziale di frase Perché gli ordini predominanti sono SOV e SVO (e poi VSO)? Perché spesso il soggetto della frase coincide con il TEMA seguito poi dal comment/rema A cosa è dovuta la differente frequenza degli ordini dei costituenti? Sembrano agire due princìpi (in parte collegati con il concetto di tema-rema) • Principio di precedenza: Fra i due costituenti nominali il Soggetto precede l’Oggetto, data la prominenza e priorità logica del S. • Principio di adiacenza: Verbo e Oggetto devono essere sempre contigui, data la stretta relazione sintattico- semantica e la dipendenza di O da V SOV, SVO = rispettano entrambi i principi e sono gli ordini più frequenti (circa i 2/3) VSO = rispetta il principio di precedenza ma viola il principio di adiacenza VOS, OVS = rispettano il principio di adiacenza ma violano il principio di precedenza OSV = viola entrambi i principi ed è molto poco frequente 42 Ordine interno ai costituenti (universali implicazioni “se A allora B”) Joseph Greenberg: correlazioni sistematiche fra l’ordine dei costituenti nella frase (S, V, O) e l’ordine interno ai costituenti, ovvero l’ordine degli elementi che compongono i costituenti (Art, N, Aus, PP, V, Gen, Rel, …) 1) Preposizioni (Pr) o posposizioni (Po): Pr N (italiano:dopo cena) vs N Po (giapponese: yuusyoku go) 2) Complemento di specificazione o genitivo (G): N G (Italiano: cavallo di Maria) vs G N (inglese: Mary’s horse) 3) Aggettivo: N Agg (Italiano: cavallo bianco) vs Agg N (inglese: white horse) Classificazione tipologica Correlazioni sistematiche fra l’ordine dei costituenti e l’ordine interno ai costituenti = «universali implicazionali» SOV כ (AggN כ GenN). Se una lingua presenta l’ordine SOV e AggN allora colloca il genitivo prima del nome Esempio: latino puella librum legit = la ragazza S il libro O legge V fortunatus homo = fortunato Agg uomo N pacis foedus = di pace Gen trattato N Attraverso lo studio di un ampio campione di lingue si sono individuati due tipi sintattici fondamentali: ➢ Lingue VO = lingue postdeterminanti. TESTA A SINISTRA= testa + modificatore. NAgg, NG, NPoss, NRel, VAvv, AggAvv, AusV, PrN ➢ Lingue OV = lingue predeterminanti. TESTA A DESTRA= modificatore + testa AggN, GN, PossN, RelN, AvvV, AvvAgg, VAus, NPo → si parla di tendenze statistiche, difficile trovare lingue totalmente congruenti Incoerenza tipologica Compresenza di tratti di tipi sintattici diversi (tipo VO, tipo OV). Esempio: Italiano: Tipo VO (Testa a sinistra o postdeterminante). Incoerenze tipologiche che seguono le regole delle lingue OV: La libertà produce ricchezza e benessere = SVO La cara libertà = AggN Per la libertà = PrN La libertà dei popoli = NG Abbastanza libero = AvvAgg La libertà universale = NAgg La mia libertà = PossN La libertà che tutti anelano = NRel
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