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Appunti completi di economia aziendale, Appunti di Economia Aziendale

Gli appunti si focalizzano sulla gestione economica di una azienda

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 21/05/2024

Federico-uni
Federico-uni 🇮🇹

10 documenti

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Scarica Appunti completi di economia aziendale e più Appunti in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! Barbara Bigliardi Economia Aziendale 1 ECONOMIA AZIENDALE PARTE I : IL BILANCIO D’ESERCIZIO Principi contabili di base:  Lo stato patrimoniale ed il conto economico;  Il conto economico e le sue classificazioni;  Il bilancio civilistico;  L’analisi di bilancio Il corso ha a riferimento prevalentemente  schemi di bilancio a uso interno ma avendo a riferimento i principi contabili (il bilancio civilistico  il bilancio di società operanti nei settori produttivi  il bilancio ordinario d’esercizio (non bilanci speciali di cessione o cessazione dell’attività) nell’ipotesi quindi di continuità di funzionamento Barbara Bigliardi Economia Aziendale 2 LA CONTABILITA’ La contabilità è il processo di raccolta, misurazione, analisi, interpretazione, sintesi e comunicazione di informazioni economiche e finanziarie che (riguardano l’azienda) consentano ai decisori di esprimere giudizi e valutazioni sull’impresa. A partire dalle operazioni (acquisto di materie prime, per esempio) che realizzo nell’ambito economico dell’attività, chi lavora in contabilità raccoglie queste informazioni, le misura e le traduce in uno o più valori economici. Nell'esempio dell’acquisto di materie prime, il valore economico può essere: l’uscita di cassa (il comprare tutto subito), debito verso fornitori (acquisto con pagamento in parte, l’altra crea un debito verso i fornitori). Queste informazioni vengono inserite in documenti sul bilancio e comunicate a soggetti interni ed esterni all’azienda. Sulla base di queste informazioni, i soggetti saranno in grado di esprimere giudizi e fare valutazioni sull’azienda. Questi soggetti sono gli stakeholders (portatori di interesse). Soggetti sia interni che esterni alla mia azienda cha hanno posizioni diverse a conoscere le informazioni trattate dalla contabilità. Esterni = stato, enti, fornitori, banche, lavoratori disoccupati, concorrenti Interni= proprietà, management e organi di governo, lavoratori dipendenti Sono soggetti con cui intrattenere dei rapporti. Ogni soggetto ha interesse diverso (quello generale è conoscere l’azienda) ma il motivo per cui conoscono l’azienda sono diversi. - Clienti = capire se acquistare o no - Fornitori = per capire se può pagare o no - Banca = per mutui o prestiti - Lavoratori = per capire se essere assunti o se si viene pagati La contabilità tramite i documenti di bilancio porta all’esterno e a tutti questi soggetti le informazioni che riguardano la mia azienda. Se la contabilità è così definita, il suo fine ultimo sarà quello di produrre i documenti di bilancio (bilancio = rendiconti, documenti che lo compongono) che veicola all’esterno le informazioni di tipo economico e finanziario dell’azienda. Il bilancio comunica ai soggetti qual è la produzione patrimoniale (risorse economiche) dell’azienda, la posizione finanziaria (quale fonte viene usata: mutui, fornitori, prestiti, capitale proprio) in un preciso Barbara Bigliardi Economia Aziendale 5 Attività = passività + capitale netto Stato patrimoniale = rendimento di stock La situazione finale coinciderà con la situazione iniziale dell’esercizio successivo che c’è il 1° di gennaio = continuità. Descrive la situazione patrimoniale e finanziaria in un certo istante. CONTO ECONOMICO Intestazione: nome della società, nome del documento, anno di esercizio in quanto è un rendiconto di flusso (non si riferisce ad un certo istante ma periodo). Una sola sezione = struttura scalare: una somma o differenza di più voci. 1. Si parte dalla voce dei ricavi (fatturato o fatturato dalle vendite, quanto ricavo vendendo) a cui si sottraggono diverse voci di costo (costo del venduto: quanto mi costa realizzare il prodotto che vendo = materie prime, salario di chi lavora per produrre, il costo dell’energia che consumo per produrre e altre voci.). 2. Si sommano altri ricavi che non siano il fatturato. 3. Si ottiene il reddito netto o utile: ciò che ottengo togliendo dai ricavi i costi Quelli che si ottengono nel mezzo sono risultati intermedi Andando a redigere il conto economico osservo come si è andato a creare questo reddito netto. Prendendo in considerazione le voci di costo e di ricavo a cui si va incontro nel periodo indicato, vedo come si è generato il reddito finale che può essere positivo o negativo a seconda di come si è gestita l’azienda. Equazione fondamentale per il conto economico Ricavi – costi di competenza dell’esercizio = reddito netto A parte i costi capitalizzati (stato patrimoniale perché non è d’esercizio), se si parla di ricavo e costo si inserisce nel conto economico. Il conto economico si riferisce ad un solo anno, non tiene conto di quelli precedenti. Sono due documenti riferiti alla stessa azienda e collegati I due documenti (SP e CE) sono collegati da un documento, le “riserve di utili” = riserva (capitale netto) Barbara Bigliardi Economia Aziendale 6 RISERVA DI UTILI Procedura per vedere come è avvenuto il cambiamento degli utili da un anno all’altro. - Alle riserve di utili del 2014 si somma il reddito (risultato netto) generato nel 2015, si tolgono eventuali dividenti (quote di utile che vado a dividere e distribuire tra i soci, azionisti). Quello che risulta è il valore delle riserve di utili al 31-12-2015 TIPI DI BILANCIO Bilancio interno o esterno - Esterno = bilancio civilistico, legale. Quel bilancio che deve rispettare uno schema preciso (forma e contenuti precisi) che sono quelli definiti dal codice civile. Il bilancio a uso esterno o legale si deve redigere rispettando lo schema del codice civile (struttura contrapposta, le diverse voci che si inseriscono, l’ordine, la struttura, dovrà essere quella prevista). Struttura rigida, su più livelli (4 macro-voci di primo livello per l’attivo e altrettante per il passivo). Dovrà rispettare anche delle date per la compilazione (lo stato patrimoniale dovrà far riferimento al 31-12; il conto economico 1-01 al 31-12). Può essere utilizzato da soggetti esterni alla mai azienda. Deve rispettare queste regole e questo schema per fare in modo che il bilancio della mia azienda sia confrontabile con quello di altre aziende. - Interno = non deve rispettare delle regole precise né in termini di schema né in termini di tempistica della compilazione. Uso interno in quanto viene redatto dal contabile dell’azienda per effettuare delle valutazioni interne ad uso personale dell’azienda. Non è un bilancio che viene letto da soggetti esterni all’azienda. Lo si può fare in qualsiasi momento. Viene anche detto bilancio declassificato: le voci sono le stesse ma vengono distribuite in modo diverso a seconda di quale sia l’obiettivo. Sulla base del bilancio declassificato viene condotta poi l’analisi di bilancio. Ogni azienda ha delle necessità diverse a seconda del contesto in cui lavora. Esistono diverse categorie di bilancio esterno a seconda: - della forma giuridica dell’impresa (società di persone, società di capitali) Barbara Bigliardi Economia Aziendale 7 - del settore di appartenenza (imprese bancarie, assicurative, società finanziarie, di produzione e di servizio) - delle modalità di reperimento dei capitali (alle società quotate si applica una normativa specifica) - della dimensione (per quelle piccole esiste il cosiddetto bilancio abbreviato) - della circostanza che l’impresa operi o no in continuità di funzionamento Tutto ciò porta a creare diversi bilanci 2 PRINCIPI CONTABILI DI BASE Principi sulla base dei quali si redigono i documenti dello stato patrimoniale e conto economico.  Principi che si riferiscono allo Stato Patrimoniale o Omogeneità o Entità o Prospettiva di continuità di funzionamento o Costo o Duplice aspetto  Principi che si riferiscono al Conto Economico o Periodicità della misurazione o Prudenza o Realizzazione dei ricavi o Competenza o Continuità dei criteri di valutazione o Significanza e rilevanza PRINCIPI DELLO STATO PATRIMONIALE 1. PRINCIPIO DI OMOGENEITA’ In contabilità si realizzano delle registrazioni nei documenti di bilancio solamente in relazione a quegli eventi che si possono descrivere in termini monetari. In questo modo si possono sommare tra loro delle risorse che sono di natura diversa. Secondo questo principio, la moneta diventa il comune denominatore per tutte le transazioni e le registrazioni. Le risorse che l'azienda può acquistare possono essere di natura diversa (impianti, materie prime, macchinari che hanno un valore in euro.). l’unico modo per trovare un totale delle risorse è quello di esprimerle in termini monetari (30.000 €, poi si calcola il valore monetario delle altre risorse: macchine, impianti, etc) Pone dei limiti nella redazione dello stato patrimoniale e del bilancio. Il limite principale è dovuto al fatto che si possono esprimere solo voci in euro, dunque molte altre informazioni importanti ma non esprimibili in termini monetari, non vengono indicate nello stato patrimoniale. Es: lo stato di salute del proprietario dell’azienda, l’entrata di un concorrente sul mercato. Mentre per la cassa il valore è lo stesso, per le altre risorse, nel bilancio si inserisce il costo storico d’acquisto che rappresenta quanto è costato l’impianto all’azienda nel momento dell’acquisto. 2 Noi ci occupiamo di imprese di produzione (realizza un prodotto finito e non un servizio). Partiremo dal bilancio esterno fino all’interno Barbara Bigliardi Economia Aziendale 10 7. PRINCIPIO DI PRUDENZA Una rendicontazione improntata alla prudenza e fondata su un ragionevole scetticismo aumenta la credibilità dei risultati Per aumentare la credibilità dei risultati e per soddisfare meglio il bisogno di informazione dei miei stakeholders si suggerisce di: - Riconoscere i ricavi quando sono ragionevolmente certi - Riconoscere i costi quando sono ragionevolmente possibili (quando siamo sicuri che si sta per sostenere un costo o si ha la certezza di un guadagno). Secondo questo principio si è certi di un guadagno quando si sta per consegnare il prodotto ad un cliente (ragionevolmente certo alla consegna) Il ricavo è il valore a cui vendo in miei prodotti (fatturato dalle vendite). Al ricavo si associa un’entrata di cassa (incasso). Ricavo e incasso non sempre coincidono perché possono avvenire con tempi diversi. In questo caso nascono i crediti verso i clienti. Il credito sostituisce temporaneamente un’entrata in cassa. Lo stesso vale per le voci di costo. Al costo corrisponde un’uscita di cassa. L'uscita di cassa può essere precedente a posteriori al riconoscimento della voce di costo. Se un cliente fa un ordine oggi, non si può riconoscere subito la voce di ricavo (la si inserisce nel momento nell0avvenuto pagamento) in quanto il bilancio non sarebbe affidabile e non sarebbe veritiero nei confronti dei soggetti. 8. PRINCIPIO DI REALIZZAZIONE DEI RICAVI Quanto è possibile riconoscere di quel ricavo. Il principio di prudenza indica il quando è possibile riconoscere un ricavo. Mi dice quanto ragionevolmente sarà pagato dal mio cliente. Una vendita ad un prezzo scontato rispetto al prezzo di listino. In questo caso il ricavo che si realizza sarà inferiore rispetto al ricavo calcolato sul prezzo del listino. Una vendita a credito: consegno oggi il prodotto al cliente, il cliente mi paga dopo qualche giorno. Può succedere che il cliente non sia più in grado di pagare, si dice che il mio credito (tutto o in parte) diventa inesigibile (non si riesce più a incassarlo). In questo caso, sulla base del principio, si deve considerare quanto di quel credito si può incassare e che una parte non verrò mai incassata. 9. PRINCIPIO DI COMPETENZA Si applica tutte le volte al conto economico. In base a questo principio bisogna considerare nel conto economico solo costi e ricavi (mai voci di credito, attività o debiti) che si riferiscono e hanno effetto in quel periodo di tempo, a prescindere dalle manifestazioni finanziarie già avvenute o che devono ancora avvenire. Solo costi e ricavi che sono di competenza di quell’esercizio, di quel periodo amministrativo. - Costo / uscita - Ricavo /entrata Queste due voci possono non avvenire nello stesso momento Esempio: costo dell’assicurazione è anticipata. Per il principio di competenza se devo redigere il mio bilancio, il costo dell’assicurazione che dovrei inserire a bilancio deve essere il costo del 2021 e non il costo annuale dell’assicurazione, ma solo il costo dei 9 mesi (da aprile a dicembre, da quando pago fino a fine anno). Un costo di competenza di un certo periodo è un costo da associare a quel periodo amministrativo, rappresenta risorse consumate nel periodo per la produzione dei ricavi del periodo. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 11 Operazioni di rettifica e integrazione: rientrano due voci: ratei e risconti 10. PRINCIPIO DI CONTINUITA’ DEI CRITERI DI VALUTAZIONE Afferma che per poter confrontare i bilanci di più periodi amministrativi (più anni), è necessario applicare nel tempo gli stessi criteri di valutazione. Questo perché se cambio il criterio di valutazione non posso confrontare due anni di bilancio o più. Per determinare il reddito è possibile applicare diversi criteri di valutazione ma una volta adottato un criterio questo non può essere modificato se non giustificando: il motivo del cambiamento e indicando in nota integrativa l’effetto del cambiamento sul reddito. È richiesta un’applicazione costante nel tempo dei medesimi criteri. 11. PRINCIPIO DI SIGNIFICATIVITA’ E RILEVANZA Nella redazione del bilancio dobbiamo individuare e registrare (tenere conto) solo le transazioni e le operazioni che sono rilevanti, ossia quelle che, se non fossero contabilizzate, indurrebbero a valutare diversamente il bilancio. Tutte le operazioni che vanno a modificare il risultato di bilancio dovranno essere prese in considerazione, si possono trascurare tutte le operazioni che non influiscono sulle mie operazioni di bilancio. Non esiste una definizione univoca di rilevante o meno. Quello che per la mia azienda può essere rilevante, potrebbe non esserlo per un’altra. Questo principio viene applicato considerando il valore di ogni singola transazione. CIRCUITI E CICLI DELLA GESTIONE: UNA RAPPRESENTAZINE DELLA REALTA’ AZIENDALE PER L’ANALISI DELLE OPERAZIONI DI GESTIONE Per rappresentare in modo semplice la realtà della nostra azienda (quello che avviene all’interno) noi faremo riferimento a quello che è più chiamato modello dei circuiti della gestione. Andremo a rappresentare mediante dei tipi di grafici le posizioni di equilibrio economico finanziario della nostra azienda. In base a questo modello dei circuiti la nostra azienda viene considerata come un’entità che opera all’interno in un sistema economico più ampio interagendo con altri soggetti (clienti, fornitori, banche) dando vita a degli scambi. si andrà a considerare la gestione economica dell’azienda considerando le singole operazioni che la mia azienda va a realizzare. Dovemmo tradurle in valori economici, quelli che si andranno ad inserire nel bilancio. Le operazioni che vengono realizzate dalla mia azienda avvengono in modo continuo e spesso anche in modo simultaneo e congiunto. Operazioni - Transazione di tutta la mia attività operativa, sono unità elementari dell’attività operativa. - Sono caratterizzate da livelli diversi di complessità, quindi osservabili e classificabili in modo differente - Devono essere interpretate non singolarmente ma all’interno del sistema di cui fanno parte - Sono finalizzate ad acquisire risorse (condizioni di gestione, organizzazione, risorse intangibili) e fattori produttivi necessarie per: o Trasformare i fattori produttivi in prodotti o Vendere i prodotti e i servizi ottenuti Barbara Bigliardi Economia Aziendale 12 Andremo a considerare un’operazione alla volta e a tradurla nei valori economici che questa genera. poi le si considereranno all’interno del sistema azienda. Tutti i valori generati da tutte le operazioni, verranno poi sommati a seconda della tipologia di valore che determinano ed entreranno nel bilancio d’esercizio. In generale le operazioni sono tutte finalizzate ad acquisire dalle risorse o dei fattori produttivi. Queste risorse possono essere di tipo diverso: - Risorse finanziarie - Risorse personale (assunzione di un dipendente) I fattori sono quelli che si usano per la produzione. È possibile classificare le operazioni fondamentali attraverso cui si sostanzia l’attività economica della mia azienda in categorie generali: - Operazioni di trasformazione tecnico-fisica = tutte quelle che riguardano la realizzazione del mio prodotto finito, la trasformazione delle materie prime in componenti e prodotto finito - Negoziazione di beni e servizi o Trasporto, materie prime, energia, personale, risorse umane, scambio e vendita del prodotto finito ai miei clienti o Investimenti di fattori produttivi durevoli (immobilizzazioni = fabbricati, macchinari, brevetti = qualcosa di utilizzato su più anni). Questo si contrappone ai beni di consumo che hanno vita più breve o Acquisto di fattori produttivi di consumo quali materie prime e merci o Attività di vendita dei prodotti finiti / servizi erogati ai clienti - Negoziazione di lavoro in ambito produttivo, commerciale e amministrativo o Il lavoratore non è né un bene né un servizio - Negoziazione di capitale o Capitale di prestito (mutui) o Credito commerciale (crediti verso clienti) o Capitale proprio (finanziamenti dei soci tramite aumento di capitale sociale, per esempio) Si può pensare di rappresentare le categorie su una linea: Tutto ciò che è a breve periodo vuol dire che verrà pagato o incassato entro i 12 mesi. Oltre i 12 mesi sono di lungo periodo (mutui). Un debito di breve periodo si deve pagare entro i 12 mesi, di lungo periodo anche oltre. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 15 Il valore dei diritti dell’impresa nei confronti di terzi (crediti verso clienti, crediti verso i soci). Gli obblighi che i terzi hanno nei confronti della mia azienda. inseriti nella voce crediti. Credito verso soci (i 7/10, quello che non è stato versato al momento della costituzione, rappresenta un diritto che l’azienda ha nei confronti dei soci, i quali devono quei 7/10 all’azienda) Le entrate (segno +) e le uscite (segno -) monetarie sono indicate nella voce di cassa. Tutte le voci di costi e ricavo si inseriscono nel Conto Economico (dai ricavi si sottraggono i costi). Il risultato è l’utile di esercizio, utile netto. Il valore dei prodotti venduti viene inserito nella voce di ricavi di esercizio. Rappresentano il valore dei prodotti venduti nell’esercizio e rappresentano la prima voce del Conto Economico. Vengono indicati con ricavi dalle vendite, di esercizio o fatturato. SEZIONE DI SINISTRA DELLO STATO PATRIMONIALE Tutte le altre voci le si inseriscono nello Stato Patrimoniale. Capitale lordo. Il capitale lordo è l’insieme delle risorse utilizzate dall’impresa per la sua attività ed al contempo l’insieme degli investimenti effettuati --> attività Nella sezione di sx si inseriscono attività: - Monetarie (CASSA, conti correnti attivi, depositi bancari, CREDITI commerciali) - Descrivibili in termini fisico-tecnici (IMMOBILI, MACCHINE, IMPIANTI, INVESTIMENTI) = beni durevoli - Misurabili in unità fisiche (scorte di magazzino) Tutte quelle attività che possono essere misurate in unità fisiche, le rimanenze iniziali e finali del mio magazzino. Le rimanenze iniziali sono quelle che si hanno al 1° gennaio, quelle finali sono quelle che si hanno il 31/12. Le rimanenze iniziali coincideranno con le rimanenze finali dell’esercizio precedente perché c’è continuità nella stesura dello Stato Patrimoniale. Tre tipi di magazzino: o Materie prime: acquisto dal fornitore e trasformo con il processo produttivo o Prodotti finiti: pronto per la vendita, completato tutto il processo produttivo di trasformazione o Semilavorati: non sono più materie prime ma che non sono nemmeno prodotti finiti. Non vuol dire che ha raggiunto il 50% del processo produttivo. La somma di tutti i valori dà il risultato dell’attività, il capitale lordo. CONTO ECONOMICO – REDDITO UTILE Se si prendono in considerazione costi e ricavi, si inseriscono nel Conto Economico, struttura scalare. Prima voce = ricavi dalla vendita – tutte le voci di costo Il risultato economico dell’attività è il reddito d’esercizio = risultato della gestione economica. Il reddito di esercizio: risultato prodotto dalla gestione economica (acquisto e impiego dei fattori produttivi, vendita dei prodotti finiti) in un dato periodo. La redditività è quindi la capacità di massimizzare la differenza tra i valori dei prodotti e dei servizi venduti (ricavi d’esercizio --> ricavi – costi) e dei fattori produttivi acquisiti ed impiegati nel corso dell’esercizio (costi dell’esercizio). Più sarà grande la differenza, più sarà alto il risultato del Conto Economico e il reddito dell’esercizio Calcolando il reddito come ricavi – costi, può essere: Barbara Bigliardi Economia Aziendale 16 - Positivo = utile d’esercizio o reddito - Negativo = perdita d’esercizio Reddito = ricavi – costi Riscrittura dell’equazione fondamentale del bilancio. SEZIONE DI DESTRA DELLO STATO PATRIMONIALE Nella sezione di dx: passività e capitale (patrimonio) netto (capitale sociale, riserve, utile d’esercizio ossia il risultato finale del CE). Ha lo stesso valore delle attività, ossia della sezione di sx per il principio del duplice aspetto. Dopo aver calcolato l’utile d’esercizio si inserisce la voce nella sezione di dx dello SP. Le sezioni devono risultare uguali in termini di valore perché per svolgere l’attività, l’azienda ha bisogno di impianti, macchine, investimenti e altre risorse che acquista all’esterno, denaro. Ad ogni euro di attività, delle risorse sopra elencate, deve corrispondere un euro di passività (debiti) o capitale netto (messo cioè a disposizione da parte dei soci). Per finanziare tutte le diverse attività e le risorse di proprietà dell’azienda che saranno usate per lo svolgimento dell’attività produttiva, l’azienda ha bisogno di un importo uguale in termini di fonti di finanziamento. Queste fonti di finanziamento si inseriscono nella sezione di dx, nel patrimonio netto. Il valore di tutte le risorse sarà finanziato da fonti esterne (debiti) o interne (capitale netto). Patrimonio netto è definito indipendentemente dalla struttura dello SP: - Capitale sociale - Riserve di utili - Utile d’esercizio La sezione di dx dell’esempio S.p.A sarà costituita da: - Debiti verso fornitori di materie prime - Debiti verso banche - Debiti verso fornitori di impianti Il totale dei debiti = totale delle fonti di finanziamenti Non ci sono riserve di utili perché è il primo anno di attività (S.p.A.) La somma di passività e capitale netto = somma di finanziamento esterne ed interne che coincide con il tot delle attività Se l’equazione fondamentale deve tornare pur non avendo il conto economico, si può calcolare il valore del reddito (voce che manca all’interno del capitale netto) come differenza tra attività e le passività e le altre voci che compongono il patrimonio netto (capitale sociale e riserve di utili). Attività - passività - riserve – capitale sociale = reddito Barbara Bigliardi Economia Aziendale 17 CAPITALE E REDDITO  Il reddito è quello che si calcola con il Conte Economico e misura la ricchezza come valore dinamico. Il Conto Economico, infatti, è un rendiconto di flusso.  Il capitale (sezione sx dello SP) dà una visione della ricchezza da un punto di vista statico, fermo, in un preciso momento. È un rendiconto di stato o di stock. Riguardano entrambe la mia azienda ma danno una visione diversa. IL MODELLO DEI CIRCUITI DELLA GESTIONE La complessiva gestione aziendale può essere interpretata con un sistema di operazioni che possono essere riconvertite secondo una unità omogenea: la moneta. Tutte le operazioni si possono inserire in cicli (vd sopra). Questi cicli si possono ulteriormente classificare all’interno di due circuiti: - Circuito della produzione Fa riferimento all’acquisizione dei fattori produttivi (investimento) e alla loro riconversione in moneta (disinvestimento). Tutte quelle operazioni aziendali che vanno dall’investimento al loro disinvestimento (vendita dei prodotti finiti, li trasformo in moneta). Per svolgere tutte le operazioni che rientrano in questo circuito, la società ha bisogno di finanziamenti. - Circuito dei finanziamenti Fa riferimento alla raccolta dei messi finanziari necessari all’attività (a titolo di capitale proprio o di credito) e all’impiego di mezzi finanziari in operazioni di finanziamento. Vedendo come funzionano questi circuiti, i valori che sorgono all’interno della gestione, devono essere suddivisi in valori economici e finanziari necessari per la partita doppia. IL CIRCUITO DELLA PRODUZIONE Coincide con il ciclo economico (qui si consideravano solo le attività di breve periodo), qui si amplia il discorso, si eliminano i vincoli temporali, non si acquistano solo materie prime ma anche impianti, non si hanno solo prestiti di breve periodo, ma anche di più anni. Riguarda e comprende tutte le attività dall'acquisto dei fattori produttivi alla vendita dei prodotti finiti. Per lo svolgimento delle operazioni che rientrano in questo circuito, la mia azienda andrà a sostenere dei costi che vengono misurati dal valore di acquisto dei fattori produttivi (i costi corrispondono al valore delle materie prime che acquisto). L'attività di produzione si compone delle fasi di: - Acquisizione dei fattori produttivi - Svolgimento dell'attività tecnica di trasformazione - Vendita dei prodotti ottenuti Andrà a svolgere l’attività tipica di produzione, dunque alla trasformazione in un prodotto finito per poi venderli che mi comporta la realizzazione di una voce di ricavo. La voce di ricavo sarà misurata dal valore dei prodotti finiti che vado a vendere. Sostengo dei costi  realizzo il processo produttivo  realizzo dei ricavi Per realizzare tutte le operazioni, l’azienda entrerà in contatto con due mercati differenti: - Il mercato dei fattori produttivi = dove acquisto gli impianti e le materie prime - Il mercato di vendita = dove vendo il mio prodotto finito ai clienti Barbara Bigliardi Economia Aziendale 20 Se all’interno del circuito della produzione nascono crediti e debiti di funzionamento, nel circuito del finanziamento dove il soggetto della negoziazione non sono fattori produttivi ma denaro, nascono voci di credito e debito ma di finanziamento. - Nascono quando l’oggetto della negoziazione è il denaro - I valori nominali dei finanziamenti concessi e ottenuti vengono esclusi dall’aspetto economico della gestione in quanto non rappresentano variazioni della ricchezza aziendale - Solo la differenza tra concesso e restituito entra nella formazione della ricchezza aziendale, cioè: o Gli oneri (se si tratta di costi, rappresentano diminuzioni della ricchezza = interessi passivi) o I proventi (in caso di ricavi) di tipo finanziario, sono connessi ai finanziamenti concessi, rappresentano incrementi di ricchezza (interessi attivi) La mia ricchezza aziendale si va a modificare a seguito di queste voci di costo e ricavo finanziario (nel CE). Chiedo un mutuo: debito verso la banca ma anche un’entrata di cassa = la mia ricchezza non varia. Cambia quando pago gli oneri finanziari (si registrano come voce di costo d’esercizio. Costo di competenza dell’esercizio di cui si compila il bilancio. Si modifica la ricchezza aziendale in quanto diminuisce il valore del reddito.) Al pagamento degli oneri finanziari corrisponde un’uscita di cassa che si modifica sia nel momento in cui si incassa il mutuo (+), sia nel momento del pagamento degli interessi (-). Barbara Bigliardi Economia Aziendale 21 Settore economico = tutte le operazioni che modificano la ricchezza aziendale Settore finanziario = entrate, uscite, crediti, debiti di funzionamento e di finanziamento Considerando il modello dei circuiti complessivo, si riescono a classificare tutte le operazioni aziendali e a classificare i valori generati da queste operazioni tra l’aspetto finanziario e quello economico derivante da ogni operazione. Il modello dei circuiti, dunque, contiene i presupposti per: - La classificazione delle operazioni di gestione - La classificazione della variazione dei valori, come conseguenza delle operazioni di gestione virgola che sono individuati in valori finanziari (settore finanziario) e valori economici (settore economico) - Il legame con le transazioni con oggetti esterni su cui si basano le rilevazioni di contabilità generale; con i soggetti esterni all’azienda (fornitori, clienti, banche, finanziatori). CLASSIFICAZIONE DELLE OPERAZIONI E DELLE VARIAZIONI DI VALORE Con il modello della partita doppia si devono registrare le variazioni di valore che nascono a seguito di una operazione. Per la partita doppia si uno strumento “uconto”, un prospetto a forma di t con una sezione di sx e di dx dove in ogni sezione di registrano le variazioni finanziarie economiche positive e negative. Valore finanziario = sopra la linea del modello dei circuiti Variazioni finanziarie negative (VFN) - Riduzione di denaro (uscita di cassa) - Aumento di uscita assimilata (debito di funzionamento) - Aumento di debito di finanziamento (chiedo un prestito alla banca) - Diminuzione di entrate assimilate (crediti di funzionamento) - Diminuzione di crediti di finanziamento Variazioni finanziarie positive (VFP) - Aumento di denaro - Aumento di entrata assimilata (credito di funzionamento) - Aumento di crediti di finanziamento - Diminuzione di uscite assimilate (debiti di funzionamento) - Diminuzione di debiti di finanziamento Parte bassa del modello dei circuiti Variazioni economiche positive (VEP) - Ricavi - Rettifiche3 di costi (quando si va a diminuire una voce di costo). Si parla di rettifica e integrazione quando si mette in pratica il principio di competenza (per tenere conto della sola voce di costo o di ricavo di competenza dell’esercizio. Per esempio l’assicurazione) - Aumento di capitale proprio Variazioni economiche negative (VEN) - Costi - Rettifiche di ricavi - Riduzione di capitale proprio 3 integrazione quando si aumenta Barbara Bigliardi Economia Aziendale 22 IL METODO APPLICATO AL SISTEMA: LA PARTITA DOPPIA LA RILEVAZIONE Si possono calcolare tutte le voci di bilancio. La partita doppia: - Un metodo, un insieme di regole in base alle quali è possibile registrare le diverse operazioni aziendali (acquisto materie prime, impianti con pagamento a 30 gg, …) e analizzare i loro effetti. Ogni operazione da origine ad un insieme di valori, quelli che si inseriscono all’interno del bilancio - L'insieme delle registrazioni e delle scritture che vengono riferite ad un preciso oggetto si definisce come sistema di scritture o rilevazioni o registrazioni che fa riferimento all’oggetto (complesso) che si vuole conoscere (ad esempio, il capitale di funzionamento e risultato d’esercizio). Doppia interpretazione della partita doppia: METODO E SISTEMA. Per la partita doppia, per la registrazione e la rilevazione si usa uno strumento, il conto. L'insieme di tutte le rilevazioni ci permette di rilevare un oggetto complesso, in particolare con il bilancio si va ad analizzare, calcolare due oggetti complessi: capitale lordo (tot attività) e il risultato d’esercizio. Si deve distinguere tra sistema di scritture e metodo di registrazione: - Sistema è l’insieme delle registrazioni riferite ad un oggetto - Il metodo è l’insieme regole per corrette scritture IL CONTO - Insieme di scritture relative ad un determinato oggetto con lo scopo di seguirne l'ammontare le variazioni - Nel metodo della partita doppia, il conto allo scopo di rilevare la dinamica, in termini di valore virgola di un oggetto che si vuole osservare e di misurarne l'entità - È un prospetto formato da due sezioni che accolgono le variazioni positive le variazioni negative Prospetto riferito ad un determinato oggetto semplice (voce di bilancio singola) con lo scopo di seguirne l’ammontare e le variazioni. Apriremo un conto per ogni voce di bilancio interessata dalle diverse operazioni analizzate. All'interno del conto si riporteranno tutte le movimentazioni legate a quella voce di bilancio potendo seguirne le variazioni e calcolarne l’ammontare totale (valore). Nel caso della S.p.A., molte operazioni interessavano la voce cassa (entrata di 3/10, uscite, …). Tutte queste variazioni le si vanno a registrare nel conto riferito alla voce cassa. Con il conto si fa una rilevazione di tipo dinamico inquanto si vanno ad inserire all’interno del conto tutte le variazioni che interessano la voce di bilancio a cui è riferito il conto. Il conto è un prospetto a sezioni contrapposte (sezione di sx e di dx) con una forma di “t”: sopra si inserisce la voce presa in considerazione, nelle due sezioni si riportano tutte le variazioni positive o negative di quella voce di bilancio, di quell’oggetto semplice. Quando si sono registrate tutte le voci, si può calcolare il totale della sezione di dx e di sx, la somma algebrica delle due sezioni, dei valori contenuti in esse, mi permette di ottenere il saldo del conto. Tutte le variazioni positive (+), quelle negative (-). Il saldo del conto è il valore di quella voce di bilancio (a cui è riferito il conto), che si inserisce nel bilancio, SP o CE a seconda della voce che si sta considerando. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 25 VERIFICHE DELLA PARTITA DOPPIA Da queste tre regole derivano delle verifiche che, almeno le prime volte, vanno effettuate. Alla fine di tutte le registrazioni si deve verificare che: - La somma degli importi in dare di tutti i conti è uguale alla somma in avere di tutti i conti - La somma dei saldi in dare di tutti i conti è uguale alla somma dei saldi in avere dei conti. Saldo = somma algebrica di dare e avere - La somma algebrica dei saldi in una parte qualsiasi dei conti è uguale e di segno opposto alla somma algebrica dei saldi della rimanente parte dei conti Si effettua una verifica per ogni operazione e si verifica che le variazioni inserite nei conti in dare, siano uguali alle variazioni che si inseriscono in avere per la stessa operazione. All'interno delle due tipologie di conti (finanziari ed economici) si andranno ad inserire i valori delle variazioni finanziarie ed economiche.  Valori finanziari Si riferiscono all’aspetto originario (parte sopra dei circuiti). Esempio entrate ed uscite di cassa. Variazioni positive in dare, variazioni negative in avere. - Denaro e valori assimilati - Crediti e debiti di funzionamento - Crediti e debiti di finanziamento  Valori economici (costi e ricavi) Aspetto derivato da quello originario. Esempio costi per acquisto di materie prime. Nel CE finale. Variazioni positive in avere, variazioni negative in dare. - Reddito (costi - ricavi, rettifiche di costi – ricavi) - Si inseriscono all’interno di conti economici Queste due tipologie di conti funzionano in modo antitetico Se nei conti finanziari (cassa), le variazioni positive si inseriscono in dare e quelle negative in avere; nei conti economici si fa l’opposto. Queste sono le due classi di conti. Per convenzione: - Conti finanziari: accolgono in dare le variazioni positive e in avere le variazioni negative - Conti economici (antitetico): accolgono in dare le variazioni economiche negative e in avere le variazioni economiche positive in avere (ricavi) Si rispettano comunque le regole di prima. Quando si verifica operazione per operazione, si verifica che per quelle inserite in dare siano uguali a quelle inserite in avere (in termini di valore). Barbara Bigliardi Economia Aziendale 26 - I ricavi si inseriscono nel conto economico e in avere - I costi in aumento in dare, in diminuzione in avere. - L'entrata di cassa in dare - L’uscita di cassa in avere - Credito in aumento in dare (valore assimilabile all’entrata di cassa, di funzionamento), in diminuzione in avere (quando vengo pagato dal cliente) - Debiti in aumento in avere, in diminuzione in dare - Capitale sociale in aumento in avere, in diminuzione in dare Per ogni operazione di devono aprire almeno due conti perché altrimenti non si terrebbe conto della regola per la quale la somma in dare è uguale alla somma in avere. ESEMPIO Acquisto merci per 100€, pagamento in contanti - Aspetto originario: VFN (-denaro, uscita di cassa, aspetto finanziario) da accreditare in avere del Conto Cassa - Aspetto derivato: VEN (+ costi, aspetto economico) da accreditare in Dare del conto Acquisti merci Almeno due conti per operazione La somma di dare dei due conti è = alla somma dei valori in avere dei due conti. Se avessi pagato per metà subito e per metà 30 gg dopo: una parziale uscita di cassa (uscita negativa di 50), il costo rimane 100. - In avere di cassa 50€ - In dare di acquisto 100€ - 50€ in avere di debiti vs fornitori La somma non corrisponde. Si aprirà il conto debiti verso fornitori, la variazione che si inserisce è un aumento di debiti = nella sezione avere (dx) il valore del debito verso fornitori che nasce = totale 3 conti diversi --> la somma torna Barbara Bigliardi Economia Aziendale 27 ESEMPIO 2 Finanziario: credito vs clienti, segno positivo, di funzionamento, entrata di cassa futura. No cassa perché non incasso nulla (quindi non inserisco nulla nel conto cassa aperto prima: se più valori vanno nello stesso conto li si aggiungono, non se ne apre uno nuovo. Economico: ricavo Se per la stessa operazione incassavo metà subito e metà dopo 30 gg, avrei movimentato anche il conto cassa. Vari fin posi per il valore di 60€, il ricavo = Crediti: 60€ in dare Ricavi 120€ in avere Cassa: 60€ in dare LIBRI CONTABILI I libri contabili fondamentali per la contabilità generale sono:  Libro giornale: dove vengono rilevate giornalmente le operazioni aziendali, secondo il metodo della partita doppia e vengono descritte analiticamente le suddette operazioni. Rilevazione cronologica giorno per giorno e quello che hanno determinati in termini di variazioni. Si inserisce la data in cui si svolge l’operazione, il conto (l’acquisto di merci, i debiti), dare e avere con le corrispondenti registrazioni.  Libro mastro: raccoglie tutti i conti e tiene traccia nel tempo di quali sono le operazioni che nel tempo hanno riguardato il medesimo oggetto (rilevazione sistematica). Non è esplicitamente previsto dal Legislatore civilistico e da quello fiscale, ma la sua tenuta è di fondamentale importanza per lo svolgimento di un’ordinata contabilità Mi fornisce una rilevazione sistematica. Per ogni conto vengono mostrati i movimenti che hanno interessato quel conto.  Si fa riferimento anche al piano dei conti, l’insieme dei conti utilizzati e l’insieme di tutte le regole sul funzionamento e sul collegamento tra tutti i conti. Mi fa capire quali conti è opportuno utilizzare a seconda delle analisi che voglio fare e quale dettaglio si deve raggiungere. Conti sintetici (ricavi dalle vendite), dal piano dei conti si può sapere che è l’insieme di più conti analitici. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 30 MACRO-CLASSI DELLO STATO PATRIMONIALE Sezione di sinistra  A: così rappresenterebbe un credito a lungo termine. Può esserci un sottoinsieme di quota che è già stata richiamata (credito verso soci per versamenti ancora dovuti di cui già richiamati x; quota non ancora versata a breve termine). Il fatto che sia stata richiamata lo indica come un credito a breve termine così che i soci si impegnino a versare quella quota richiamata entro i 12 mesi.  B: tutti quei beni che verranno utilizzati e che daranno la loro utilità o si trasformeranno in moneta nel lungo periodo, oltre i 12 mesi. Immateriali se non sono tangibili con mani, materiali come gli impianti, finanziario (credito di lungo termine). Impianto (materiale): nell’acquisto l’azienda sostiene una voce di costo come nell’acquisto delle materie prime (lo si inserisce nella voce di costi d’esercizio, risorse acquistate nel corso dell’esercizio). Il costo dell’impianto non lo si può imputare tutto nell’esercizio preso in considerazione in quanto lo si usa in più esercizi (tipo 5 anni) ossia nel corso della sua vita utile, oltre l’esercizio corrente. In questo caso si indica a bilancio con il suo costo storico d’acquisto nello SP (quanto l’ho pagato al momento dell’acquisto), poi saranno soggetti all’ammortamento che tiene conto del valore che perde nel corso della sua vita utile. lasciando sempre indicato il costo storico d’acquisto, l’impianto ha sempre lo stesso valore, ma non funziona così perché perde valore (sul mercato, per l’usura, …). L'ammortamento indica la perdita di valore. Le immobilizzazioni le si inseriscono al costo storico d’acquisto e le si riportano al netto del fondo ammortamento: indichiamo il CSA che resta invariato, riportarle al netto nel fondo ammortamento significa togliere dal CSA il valore del fondo ammortamento, ossia tutto il valore che ha perso nel corso della sua vita utile. si tiene traccia della perdita di valore dell’impianto e di quanto diminuisce nel tempo. Può essere indicato a quote costanti o in modo proporzionale alla perdita di valore (in base ai prodotti realizzati o ai km percorsi se si tratta di un mezzo)  C: include tutte le risorse liquide dell’azienda e dell’attivo, tutte le risorse di proprietà dell’azienda che sono già in moneta e tutti i beni e diritti (che vanta nei confronti di terzi: rediti) trasformabili in moneta in breve periodo (credito di breve termine, 12 mesi). La cassa è già in moneta, altre voci che si inseriscono, sono le rimanenze di materie prime, prodotti finiti, semilavorati. Questi beni sono trasformabili in moneta nel breve periodo in quanto sono lavorati nel breve periodo per essere trasformati e venduti (materie prime e semilavorati), le rimanenze finali di prodotti finali sono le prime che saranno vendute nel periodo successivo. Le rimanenze si trasformano poi in forma liquida, in denaro. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 31 Un diritto vs terzi si trasforma in moneta nel momento in cui viene saldato e si incassa (credito). Credito in breve periodo verso i clienti (30gg, 60gg, …) Le rimanenze che si inseriscono (prima classe) di materie prime, prodotti e semilavorati. Sono rimanenze finali perché nello SP si indica cosa c’è nell’azienda al 31/12 che corrispondono a quelle iniziali dell’esercizio successivo.  D: sono ratei e risconti attivi. Sono quelle voci di correzione (rettifica e integrazione) che si devono fare per il principio di competenza quando un’operazione riguarda due esercizi consecutivi. Esempio dell’assicurazione (si paga il 1° aprile e compre tutto l’anno attuale e i tre mesi di quello successivo) Sezione di destra  A: le tre voci di capitale sociale, riserve, utile o perdita di esercizio (dopo averla calcolata dal CE o come differenza tra le due sezioni dello SP)  B: fondo svalutazione credito (a detrazione delle voci di credito), fondo manutenzione (so di doverla fare tra 5 anni, metto da parte qualcosa per farla). Sono quote che l’azienda accantona negli anni per far fronte a dei rischi inaspettati o a delle spese future. Siano spese certe o future incerte (come il rischio)  C: include delle quote accantonate negli anni al TFR (Trattamento di Fine Rapporto) dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Rappresenta un debito nei confronti dei dipendenti  D: tutte le voci di debito che siano finanziarie o operativi (funzionamento), a breve o lungo termine.  E: sono le stesse correzioni ma di tipo passivo, sorgono a seguito di operazioni a cavallo di esercizi consecutivi. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 32 ATTIVO CIRCOLANTE Tutte le voci presenti in forma liquida in senso stretto: - Cassa Tutto il denaro disponibile in forma liquida per l’azienda (depositi bancari e postali, assegni, …) - Conto corrente attivo (C/C) - Titoli immediatamente smobilizzati (trasformabili in denaro). Quei titoli di credito (nei confronti di chi li emette) o azionari (possesso di azioni) convertibili in denaro entro 12 mesi Tutte le voci che si trasformeranno in liquidi nel breve periodo o che daranno la loro utilità nel breve periodo: - Rimanenze Si inserisce nella prima voce dell’attivo circolante. Possono essere rimanenze di materie prime, prodotti finiti, semilavorati a second adi cosa viene prodotto. Saranno finali perché nella compilazione dello SP si fa riferimento ai valori del 31 dicembre. Le rimanenze finali di un esercizio corrispondono alle rimanenze iniziali dell’esercizio successivo. - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni o Crediti commerciali / crediti verso clienti Quando si vendono i prodotti finiti ai clienti concedendo una dilazione di pagamento. Diritto nei confronti di terzi, per i clienti rappresentano degli obblighi nei confronti dell’azienda. Viene riportato il valore originario del credito – parte che si prevede di non incassare (entra a far parte del fondo svalutazione crediti)  crediti commerciali netti. I crediti vanno riportati al netto dell’eventuale fondo svalutazione crediti che si apre solo se si prevede di non incassare parte di quel credito. o Crediti commerciali verso società del gruppo: Sono state inserite nuove voci di dettagli relative ai rapporti (nell’ultima revisione di bilancio) intercorsi con imprese sottoposte al controllo delle controllanti. Stabilisce in qualche modo le relazioni tra la mia azienda e le altre società: società capogruppo, controllanti, … Per più società che appartengono allo stesso gruppo: la mia società vende ai clienti ma può avere anche scambi con le altre società dello stesso gruppo. o Crediti finanziari a breve: Crediti che si originano dall’attività di finanziamento che l’azienda fa a soggetti terzi Si differenziano da quelli commerciali in quanto quest’ultimi nascono a seguito dell’attività di vendita; quelli finanziari nascono a seguito di un’attività di finanziamento. È un credito che si andrà ad incassare nel breve periodo. - Anticipi a fornitori Rappresentano dei crediti che l’azienda ha nei confronti dei fornitori. Questi anticipi nascono quando l’azienda sta comprando un bene o un servizio da un fornitore e gli paga un anticipo prima che gli venga fornito il servizio o il bene. Nel bilancio si inserisce nell’attivo circolante; sarebbe giusto fare una distinzione tra: o un acquisto per le materie prime (si registra negli acconti all’interno delle rimanenze) o un servizio, dunque non una materia prima, si può trovare nella voce crediti verso altri. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 35 PASSIVO DEBITI (A BREVE TERMINE) Si possono classificare in base all’orizzonte temporale e alla tipologia (natura del debito). Classificazione temporale: - Debiti a breve termine (entro i 12 mesi) - Debiti a lungo termine (oltre i 12 mesi)  Debiti a breve termine Passività a breve termine finanziarie  debiti che sorgono nel momento in cui ottengo dei finanziamenti verso terzi ai quali si devono pagare anche interessi verso il fornitore. Nasce quando si fa una determinata scelta di finanziamento. o Debiti a breve verso le banche (prestiti) o Debiti a breve verso società del gruppo o Quote in scadenza di debiti a lungo termine Riportata separatamente dal debito a lungo termine per completare l’informazione sulle passività a breve termine. Esempio la rata del mutuo: il mutuo è un debito a lungo termine, la quota è a breve Passività a breve termine operative (di funzionamento)  debiti che nascono a seguito della mia attività di produzione. Sono definiti anche operativi e nascono a seguito della realizzazione della mia attività o Debiti verso fornitori o Debiti tributari Nei confronti dello stato per le imposte (esempio) certe o Debiti verso il personale Compensi dovuti ai dipendenti per il lavoro prestato ma non ancora pagato né contabilizzato  Debiti a lungo termine Stessa distinzione. - Obbligazioni / prestiti obbligazionari Debito di tipo finanziario di lungo termine. Tipici della S.p.A. che, con essi, si procura mezzi finanziari per sviluppare la propria attività (forma di finanziamento esterna) - Mutui (esclusa la quota in scadenza) Se si divide mutuo e la quota in scadenza non va ripetuta due volte. - Debiti a lungo termine verso società del gruppo - Debiti verso erario a lungo termine - Trattamento di fine rapporto (TFR) Voce a parte nello SP. È una passività perché è un debito nei confronti del lavoratore dipendente per avergli trattenuto periodicamente e sistematicamente una parte della retribuzione. L’importo è corrisposto al lavoratore al termine del rapporto di lavoro. Rappresenta la liquidazione. Nello schema legale si inserisce nella apposita classe C del passivo - Debiti tributari a lungo termine Nella macro-classe dei debiti andremo a mettere tutti i debiti che precedono, cioè tutto ciò che è indicato con il termine debito. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 36 CONTO ECONOMICO Una sola sezione, struttura scalare. Nel conto economico si individuano diverse macro-voci indicate con le lettere maiuscole dell’alfabeto. - A: valore della produzione Il valore di tutto ci che è stato realizzato nel corso dell’esercizio. Voci da inserire: ricavi dalle vendite (fatturato), variazione delle rimanenze di semilavorati e prodotti finiti, costruzioni in economica, affitti attivi. Non ci sono le materie prime (da inserire nei costi della produzione) perché la materia prima non la si realizza, le si acquista all’esterno per trasformarla in prodotti finito o semilavorato. È indicata la variazione delle rimanenze perché il conto economico è un rendiconto di flusso, mi mostra come si è realizzata la ricchezza; si vedono le rimanenze iniziali, cosa si è fatto durante l’esercizio e cosa è rimasto alla fine (rimanenze di semilavorati e prodotti finiti). Prenderanno in considerazione sia le rimanenze iniziali che finali, nello SP solo quelle finali. Le costruzioni in economia rappresentano incrementi di valore che si ottengono mediante l’utilizzo delle mie risorse. Si tiene conto dell’incremento di valore e del fatto che è stato realizzato con le mie risorse e non sostenendo costi esterni registrando le costruzioni in economia con valore positivo all’interno del valore della produzione. Affitto attivo: la mia azienda affitta a terzi un qualcosa di sua proprietà a terzi. Si indica con il segno positivo in quando è una fonte di ricavo nel valore della produzione. Il fatto che affitti a terzi, ne va tenuto conto nelle voci di ricavo ma non rientra nell’attività operativa caratteristica dell’azienda in quanto non è di sua competenza (l’azienda produce un prodotto X) ma un’attività extra. - B: costi della produzione Per realizzare i prodotti finiti e il valore della produzione, l’azienda deve sostenere voci di costo. Tutti i costi che si sostengono per realizzare la produzione, li si inseriscono all’interno della voce di costi della produzione. Il valore dell’impianto lo si inserisce nello Stato Patrimoniale ma si tiene conto dell’ammortamento e dei relativi costi di manutenzione che li si inseriscono nel Conto Economico. La quota di ammortamento e di quota industriale indica quanto valore l’impianto ha perso nel corso dell’esercizio. Costi per le materie prime, variazione delle rimanenze sia finali che iniziali solo delle materie prime in quanto sono ciò che è stato lavorato per ottenere il prodotto finito, è ciò che si usa per realizzare la produzione. Costi per il personale. Costi per il godimento di beni terzi: costi che si sostengono per usare qualcosa che non è mio (affitto di un capannone, io pago un altro per l’affitto di un posto). Barbara Bigliardi Economia Aziendale 37 Una volta inseriti tutti i beni del CE, si calcola il valore della macrovoce A, si calcola il valore della macrovoce B; la differenza tra A-B, ci darà un primo risultato intermedio del CE in forma legale che si indica come differenza tra valore e costi della produzione. A questo risultato si va a sommare il valore della macrovoce C e D. - C: proventi (ricavi) ed oneri (costi) Fa riferimento a tutti quei ricavi e costi che derivano da operazioni di natura finanziaria. La mia azienda chiede un mutuo ad una banca, si dovrà restituire il valore del mutuo più quelli che vengono definiti oneri finanziari, ossia gli interessi di tipo passivo perché per l’azienda sono un costo. Oneri e proventi si dovranno sommare tra loro, il risultato è il totale della macrovoce C. - D: rettifiche di valore di attività e passività finanziarie Si inseriscono quei componenti di reddito che si generano a seguito di svalutazioni (-; riduzioni di valore) o rivalutazioni (+; ripristini di valore) di valori presenti nello stato patrimoniale come le partecipazioni o i titoli dell’attivo circolante. Si calcola il valore totale della macrovoce D. Se si hanno solo svalutazioni sarà un valore negativo, se si hanno solo rivalutazioni si avrà un valore positivo. Ottenuto il valore della macrovoce C e D, con il loro segno, si sommano al risultato intermedio A-B ottenendo un altro risultato intermedio = risultato ante imposte / risultato prima delle imposte. Si andranno a togliere i valori delle imposte sul reddito. Il risultato finale è l’utile o la perdita di esercizio a seconda del segno (+ = utile; - = perdita). Queste voci sono le voci di bilancio che si trovano nel documento o che si ottengono a partire dall’elenco delle operazioni (si può fare anche il procedimento opposto). Barbara Bigliardi 190 (3) a 500 (2) RICAVI = PRODOTTI Finiti 5.500 (48) , 4 Wok sauna [voci COSÌ (9) uo costo SPESE TELEFONICHE (9) 159 (40) 2.350 RIEPILOGO CONTI [stato PATRIA MonLe ] 6. LAPTAE SME Lee w 1.500 | 4.000 (9) © 6.00 | 200 0) ua 2450 | uso ©) 200 (0) 00 (9) so TEO] 12% (+) CREDITI YS CLIENTI ts) 23% | 2.360 (9) (5) 5.00 | 5.00 (4) DERITO VS BANCHE Economia Aziendale a n » _osso (£) 50 V DEL VORO 150 (9) (10) 2.350 4 + CREDITI CREDITO VS Soci (4) 3.500 | 3.800 (9) (5) 6.000 | 6.000 (2) DEBITO VS Fonvitoei (6) a.uso | 4.000 (3) uso (6) cé so (ce ai - BASSO (sermpra Così per tutti] HO®. MACC. UFF. (4) 39 | 20009) 40 Barbara Bigliardi Economia Aziendale [CONTO ECONOMICO] ACQUISTO HATERIE PRIME AFFITTO SALARI (8 900 do (1) (A 200 200 (6) (1) u00 STIPENDI SPESE TELEFONICHE RICAVI (9300 | seco (8) (9) 40 450 (s) 6 550 5.500 (10) * Il risultato finale lo calcolo facendo la differenza tra i valori (COMPONENTI) positivi e negativi. La differenza che otteniamo è il nostro RISULTATO ECONOMICO -> UTILE D'ESERCIZIO * Capitale netto = utile + capitale sociale CONP. NEGATIVI _ COMP. POSITIVI 2.450 6500 41 Barbara Bigliardi STATO PATRIMONIALE Se non ci sono valori metto ZERO. ATTIVO PASSIVO A. Crediti vs soci per versamenti ancora dovuti -> 3.500 Credito verso soci -> 3.500 B. Immobilizzazioni -> 2.300 B.I immobilizzazione immateriale -> 0 B.Il immobilizzazione materiale -> 2.300 Impianti -> 2.000 Mobili e macchie ufficio -> 300 B.Ill immobilizzazione finanziaria -> 0 €. Attivo circolante -> 10.000 C.I rimanenze -> 0 C.Il crediti -> 2.750 Crediti commerciali a breve -> 2.750 C.HII attività inziarie -> 0 C.IV disponibilità liquide -> 7.250 Cassa -> 7.250 D. Ratei e risconti > 0 E A. Patrimonio netto -> 8.350 A. capitale -> 5.500 A.Il riserva da sovrap. azioni -> 0 A.IIl riserva di rivalutazione -> 0 A.IV riserva legale -> 0. A.V riserve statuarie -> 0 A.VI altre riserve -> 0 AVII riserve per operazioni -> 0 A.VIII utile (perdite) a nuovo -> 0 A.IX utile (perdite) es. -> 3.350 A.X riserva negativa azioni -> 0 B. Fondi per rischi e oneri ->0 C. TER>0 D. Debiti D.I debiti vs fornitori a breve-> 450 D.Il debiti vs fornitori a lungo ->1.000 D.IIl debiti vs banche -> 6.000 E. Ratei e risconti > 0 Economia Aziendale 42 Barbara Bigliardi Economia Aziendale 45 Voci che riguardano più esercizi consecutivi (ammortamento per impianto) o per attività a cavallo di due esercizi. - Il concorso dei valori comuni a due esercizi alla formazione del reddito dell’esercizio o Valutazione delle rimanenze o Ratei e risconti - Il concorso dei valori comuni a più esercizi alla formazione del reddito di esercizio o Ammortamento o Fondi rischi e fondi spese future VALORI COMUNI A DUE ESERCIZI RIMANENZE - Aziende industriali o Materie prime (alluminio) o Semilavorati (serramento in alluminio non ancora ultimati) o Prodotti finiti (serramenti) - Aziende commerciali o Merci (capi di abbigliamento, prodotti alimentari venduti dalla grande distribuzione) La valutazione delle rimanenze ci permette di calcolare il costo delle materie prime di competenza dell’esercizio e il valore di ricavi di competenza dell’esercizio (ricavi della vendita durante l’esercizio). 1. Rimanenze di materie prime Costo delle materie prime consumate Valore di rimanenze iniziali di materie prime (rimanenze acquistate nell’esercizio precedente e rimaste in magazzino), poi acquista altre materie prime. Al termine dell’esercizio avrà un valore di rimanenze finali di materi prime. Rimanenze iniziali di materie prime + acquisti di materie prime nel corso dell’anno – Rimanenze finali di materie prime = Costo delle materie prime consumate (a) Totale materie prime che si possono usare per l’utilizzo = rimanenze e materie prime acquistate. Rimanenze finali di materie prime, sono quelle che avevo già prima o quelle che ho comprato ma che non ho usato. Si inserisce nel CE, macro-classe B, costo della produzione. 2. Rimanenze di prodotti finiti Ricavi di competenza per esercizio  prodotti finiti Rimanenze iniziali di prodotti finiti. Realizzo dei ricavi vendendo dei prodotti finiti. Avrò delle rimanenze finali di prodotti finiti. Un ricavo è di competenza dell’esercizio se è stato realizzato interamente nel corso dell’esercizio. Rimanenze finali di prodotti finiti + ricavi contabilizzati nell’esercizio – rimanenze iniziali di prodotti finiti 9 = ricavi di competenza dell’esercizio (b) Si inseriscono nel CE, macro-classe A, ricavi dalle vendite. 9 (perché sono dell’esercizio precedente e che ho realizzato prima, non nell’esercizio in corso) Barbara Bigliardi Economia Aziendale 46 Le variazioni tra materie prime e prodotti finiti vengono calcolate in modo opposto. RATEI E RISCONTI Nascono a seguito di operazioni che sono a cavallo di due esercizi consecutivi. Le operazioni che riguardano questi esercizi creano voci di costo o di ricavo che sono in parte competenza di un esercizio e in parte dell’altro esercizio. Si deve tener conto anche di quando si esercitano le uscite e le entrate di cassa. Le uscite e le entrate di cassa corrispondenti a costi e ricavi si possono manifestare prima o dopo le corrispondenti voci di costo e ricavo. Il pagamento o l’incasso può avvenire nel primo esercizio o nel secondo esercizio. Per il principio di competenza si devono dividere le quote di competenza di un esercizio e dell’altro. - Ratei = quando costi e ricavi si manifestano prima delle corrispondenti uscite ed entrate. Il pagamento è posticipato - Risconti = quando costi e ricavi si manifestano dopo le corrispondenti uscite ed entrate. Il pagamento è anticipato Si deve vedere quando avviene l’entrata o l’uscita di cassa. Si distingue anche tra rateo e risconto attivo e passivo: quattro possibilità. ESEMPIO RATEO ATTIVO Nasce una voce di questo tipo perché il periodo è a cavallo di due esercizi (ottobre x0 – settembre x1). È un rateo in quanto il pagamento avviene nell’esercizio x1. Il bilancio è dell’esercizio x0: bisogna prendere in considerazione il ricavo di competenza di x0. Affitti mensile di 2.000€. Ricavo di competenza di x0: 2.000€ x 3 mesi = 6.000€ Nell’esercizio x0 non si ha alcuna entrata di cassa perché il pagamento avviene nell’esercizio x1. L’esercizio x1 incassa 24.000€. Nell’esercizio x0 si tiene conto del fatto che si dovrebbero incassare 6.000€ (quota di competenza di 3 mesi), registrando nello stato patrimoniale una voce di rateo attivo. Nella sezione dell’attivo si registra una voce di rateo attivo pari a 6.000€. Nel conto economico si tiene conto del ricavo di competenza; nello Spagna si tiene conto che l’esercizio x0 matura un credito nei confronti di x1. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 47 x1 incassa l’intero importo, è come se dovesse una quota a x0. Rateo attivo perché x0 matura un credito per x1 ESEMPIO RATEO PASSIVO Io affitto e pago dopo (scita di cassa che si registra nell’esercizio x1). Si rettifica e integrazione perchè a cavallo di due esercizi x0 e x1. Nel bilancio di x0 non si uscita di cassa da registrare. Il costo di competenza dell’esercizio di x0 è di 6.000€ (affitto passivo). Nasce un rateo perché l’uscita È un rateo passivo perché x0 avrebbe dovuto pagare 6.000€ che vengono pagati da x1, nasce un rateo passivo perché x0 matura un debito nei confronti di x1. ESEMPIO RISCONTO PASSIVO Due esercizi consecutivi. Pagamento anticipato = risconto Rispetto ad un rateo si registra anche un’entrata di cassa nell’esercizio di x0. 1° ottobre = entrata di cassa (+; variazione positiva di 24.000€). Al 31 dicembre si deve registrare il ricavo di competenza dell’esercizio: 6.000€ Si deve tenere conto che nell’esercizio x0 si incassano i 6.0000€ dell’esercizio e i restanti dell’esercizio di x1 (18.000€). Si ha un risconto passivo di 18.000€ che terrà conto del fatto che x0 ha un debito nei confronti di x1 di 18.000€. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 50 - Valore da ammortizzare  CST - Vita utile dell’immobilizzazione Durata fisica: numero di anni per cui quell’immobilizzazione può essere usata e risulta funzionante Durata economica: può essere inferiore di quella fisica e rappresenta il numero di anni per cui l’immobilizzazione genera un profitto - Criterio di ripartizione da utilizzare Quote costanti: ipotizza che ogni anno l’immobilizzazione perda sempre lo stesso valore. Per calcolare il valore della quota: valore da ammortizzare diviso il numero di anni di vita utile. In questo modo la quota che si ottiene è costante. Si possono calcolare anche non in anni ma in base alle ore, ai prodotti che vengono realizzati: la perdita di valore sarà superiore all’aumentare di questi dati. Se l’immobile è un autocarro si tengono conto dei km percorsi. 𝑉𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑎 𝑎𝑚𝑚𝑜𝑟𝑡𝑖𝑧𝑧𝑎𝑟𝑒 𝑉𝑖𝑡𝑎 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒 Quote variabili: si ipotizza che l’immobilizzazione non perda un valore costante negli anni ma un valore variabile. Per esempio, si può pensare di usare di più un impianto il primo anno perdendo più valore rispetto agli anni successivi. La perdita di valore può essere decrescente negli anni. Si dovrà stabilire una percentuale di utilizzo e una percentuale di perdita di valore. ESEMPIO CST  70.000€, immobilizzazioni materiali, SP, sx Quota d’ammortamento: 10.000€  tuti gli anni, costante, nel CE come costo d’esercizio Nello Stato Patrimoniale si inserisce il fondo ammortamento: - Anno 1: (-) 10.000€ perché primo anno di utilizzo Al termine del primo anno l’autocarro vale 60.000€ - Anno 2: 10.000€ + 10.000€ = 20.000€ perché la somma di due quote di ammortamento Valore al termine di un esercizio: costo storico d’acquisto – fondo d’ammortamento Se si vende l’immobile prima della fine della perdita del valore se ne deve tenere conto in bilancio. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 51 ALIENAZIONE DELLE IMMOBILIZZAZIONI Costo storico d’acquisto invariato. Nel momento della vendita si deve calcolare il valore contabile o il valore netto contabile (VNC): quanto vale nel momento della vendita l’immobilizzazione. Si confronta il prezzo di realizzo (quanto vale l’immobilizzazione) con il suo valore contabile: - Valore di realizzo = valore contabile Vendo l’immobilizzazione al suo valore netto contabile - Valore di realizzo > valore contabile Vendo l’immobilizzazione ad un prezzo superiore rispetto a quello che è il suo valore effettivo. Nasce un componente positivo straordinario di reddito: plusvalenza. È straordinario di reddito perché si riferiscono all’area di gestione straordinaria. Se la mia azienda è una produttiva, l’area caratteristica è tutto ciò che riguarda la produzione e la vendita ad essi legati. Nell’area straordinaria rientra tutto ciò che non è legato alla specificità dell’azienda, non ricorrente - Valore di realizzo < valore contabile Si vende l’immobilizzazione ad un prezzo inferiore rispetto a quello che è il suo valore effettivo. Si genera un valore negativo straordinario di reddito: minusvalenza. Plusvalenza e minusvalenza indicano il valore in più o in meno a cui abbiamo venduto l’immobilizzazione, il guadagno o la perdita che ne abbiamo tratto. Quanto valore in più o in meno ho ottenuto dalla vendita, non è un’entrata di cassa. In quanto componenti negativi o positivi di reddito si inseriscono nel CE. Il valore di realizzo è a quanto vendo il mio impianto e corrisponde ad un’entrata di cassa. Minusvalenze e plusvalenze: componenti straordinari. Nascono dalla vendita di un immobile. Differenza tra il prezzo di vendita e valore netto contabile (CST – fondo ammortamento). La plusvalenza si inserisce (+) nella macro-classe A. La minusvalenza (-) nella macro-classe B. Negli schemi riclassificati si mantiene una componete a parte dedicata solo ai componenti straordinari. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 52 ESEMPIO FONDI RISCHI E FONDI SPESE FUTURE (ONERI) Voci di fondo. Vengono alimentati nel tempo dalle relative quote. La differenza tra i due tipi di fondi è data dal fatto che: - Fondi rischi vengono costituiti per fronteggiare dei rischi legati ad imprevisti. o Sono incerti sia nel manifestarsi che nell’ammontare o Fondo svalutazione crediti: fondo istituito per far fronte ad un rischio specifico. Rappresentato dall’insolvenza dei clienti (esempio): non è in grado di pagare tutto o una parte del debito nei miei confronti. Si accantona una quota che servirà per coprire l’eventuale perdita sui crediti (il mancato pagamento). È eventuale perché non è certo che il cliente diventi insolvente e che non riesca a pagare la sua parte. Si accantona una parte per un rischio che non è detto che si verifichi. o Incerti nell’ammontare: ipotizzo che una parte, tipo 10.000€, non vengano pagati. Si inseriscono nel fondo rischi ma può succedere che il cliente restituisca interamente il credito. Se il cliente non paga tutto il credito, se ne perde una parte inferiore. Si stima la perdita sui crediti e nell’esercizio successivo si verifica a quanto ammonta la perdita, se questa avviene - Fondi spese future sono fondi costituiti per fronteggiare spese che l’azienda dovrà sostenere. Spese future certe. o Certi nel verificarsi e incerti nell’ammontare. o Fondo manutenzione ciclica: si accantonano delle quote per far fronte a delle spese future (spese di manutenzione). Queste spese sono certe nel manifestarsi (sicuramente si dovranno sostenere dei costi per la manutenzione). Sono incerte nell’ammontare: si ipotizza una spesa di manutenzione, la quale può essere, però, superiore o inferiore a quanto previsto. Come tutti i fondi sono alimentati nel tempo. Fanno parte delle passività (nello Stato patrimoniale). Nello schema legale, il fondo svalutazione crediti viene portato in detrazione della voce credito verso clienti: diminuirà il valore dei crediti verso clienti. Gli accantonamenti (le quote) sono componenti negativi di reddito (come l’ammortamento) nel Conto Economico (con segno -). Barbara Bigliardi Economia Aziendale 55 CRITERIO FINANZIARIO ATTIVO  liquidità PASSIVO  esigibilità Il punto di riferimento sono sempre i 12 mesi. Tutto ciò che è a breve termine, torna in forma liquida entro i 12 mesi, a breve termine. A lungo termine, oltre i 12 mesi. Le diverse voci di bilancio restano nell’attivo o nel passivo ma si vanno a ordinare. L’attivo si divide in: - Attivo corrente: tutte le voci dell’attivo legale a breve termine. I crediti da incassare nel breve termine (crediti verso fornitori, per esempio). - Attivo immobilizzato: crediti verso soci (ad eccezione della parte già richiamata). Tutte le voci a lungo termine La stessa suddivisione vale anche per il passivo: patrimonio netto, debito, fondo rischi ed oneri, fondo TFR. Il patrimonio netto rimane nel passivo. Tutte le altre voci si dividono in passivo corrente (a breve termine) e passivo consolidato (a lungo termine). Si deve usare lo stesso ordine crescente o decrescente per entrambe le sezioni dello Stato Patrimoniale. Occorre sapere, per crediti e debiti, se sono a breve o a lungo termine: - Mutuo  a lungo - Rata del mutuo in scadenza  a breve - Crediti vs clienti  a breve (altrimenti indicato) Barbara Bigliardi Economia Aziendale 56 CRITERIO DELLA PERTINENZA GESTIONALE O FUNZIONALE Va a raggruppare le diverse voci attinenti all’attività tipica insieme e quelle non insieme. Si dividono le voci dell’attivo in: - Attività tipiche o operative: pertinenti alla gestione. Fanno riferimento all’attività tipico: acquisti  produzione vendita dell’azienda. - Attività non pertinenti o accessorie: tutte quelle di tipo finanziario Per il passivo: - Passività tipiche o operative: (debito di funzionamento) verso fornitori, quanto riguarda un’attività tipica della mia attività. Sono quelli che si generano automaticamente con la gestione operativa (acquisto dei fattori produttivi; ciclo acquisti-produzione-vendita). Si restituisce l’importo del debito - Passività non tipiche o finanziarie: (debiti di funzionamento): nascono a seguito di scelte di indebitamento (mutuo alla banca). Si restituisce l’importo del debito più gli oneri finanziari (interessi). Lo stato patrimoniale sarà su sezioni contrapposte ma sulla sezione di destra si inseriscono tute le passività non tipiche (finanziarie) e il patrimonio netto. Tutte le voci del passivo tipico (debiti operativi), si spostano nella sezione di sinistra (equazione) cambiando di segno: si portano in detrazione delle attività tipiche con segno meno (-). Passività tipiche in detrazione dell’attivo tipico = CCNO = capitale circolante netto operativo CCNO = mostra quanto le mie attività operative vengono finanziate dalle passività operative Il totale delle due sezioni deve sempre essere uguale: deve essere valida l’equazione fondamentale del bilancio. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 57 RICLASSIFICAZIONE CONTO ECONOMICO Tre tipi di riclassificazione: - A costo del venduto (o funzionale) - A margine di contribuzione - A valore aggiunto Si tratta di un conto economico il cui punto di partenza può essere quello legale, oppure l’elenco delle voci di bilancio appartenenti al CE. Si sceglie uno schema in base a quello che si vuole valutare e in base al livello di dettaglio delle informazioni. Occorro, pertanto, altre informazioni di dettaglio oltre che quelle generali. Il costo del lavoro, per esempio, va distinto da manodopera diretta e costo di lavoro non di produzione. Quelli più usati nella parte di bilancio sono quello a costo del venduto e quello del valore aggiunto. RICLASSIFICAZIONE A COSTO DEL VENDUTO È uno schema di CE a uso interno (non segue schemi rigidi come quelli legali); si usa quando si ha la necessità di fare determinate analisi in base ad uno scopo e ad un aspetto da analizzare. Il bilancio civilistico (legale) presenta aggregazioni di dati (macro-classi) a partire da quelli presenti in contabilità generale, cioè per natura (osti del personale, costi di energia, canoni di locazione) senza rilevare anche la funzione organizzativa all’interno della quale i costi sono sostenuti. La riclassificazione a costo del venduto permette invece questa conoscenza. Vi sono diverse aree nelle quali si possono inserire queste voci. Questo schema di riclassificazione si usa quando si vuole misurare il contributo di ogni funzione aziendale, di ogni area, alla formazione del reddito. Con questa riclassificazione si può vedere come si è formato l’utile d’esercizio ma anche come le diverse aree di gestione hanno contribuito alla formazione di quel reddito. Le voci del CE, in questa procedura, vengono raggruppate in modo diverso rispetto a quello legale. Criteri di raggruppamento per la riclassificazione Diverse aree di gestione - Gestione caratteristica o tipica Riguarda il ciclo tecnico-economico e lo scambi con i clienti e i fornitori (vendita di prodotti finiti e acquisto di MP). Area di gestione principale in quanto l’attività dell’azienda riguarda questo. Si inserisce anche la consulenza (non è una mia attività ma riguarda quello che faccio tipicamente) - Gestione non caratteristica o extra caratteristica o patrimoniale Riguarda tutti gli investimenti di natura immobiliare (oneri e proventi che derivano da operazioni di gestione immobiliare), mobiliare (titoli, gestione delle partecipazioni, crediti finanziari). Non fanno parte dell’attività tipica dell’azienda ma delle attività patrimoniali dell’azienda. - Gestione finanziaria Fa riferimento al reperimento delle risorse finanziarie. Si prendono in considerazione gli oneri finanziari che si pagano sui mutui o sui prestiti. Tutte le attività di reperimento di risorse richiedono una parte di interessi. - Gestione straordinaria Quest’area di gestione è stata eliminata: le voci sono state inglobare nelle altre (nello schema legale). In quello riclassificato contiene le voci di oneri e proventi che riguardano l’area di gestione straordinaria. Fa riferimento a tutte quelle operazioni che non avvengono in modo ricorrente e continuativo all’interno della mia attività. L’attività tipica presa in considerazione è la produzione di prodotti finiti e la loro vendita. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 60 - Costo materie prime  varia in modo proporzionale al variare dei ricavi  costo variabile - Costo affitto  costo fisso (rimane costante al variare dei ricavi) Nello schema riclassificato si mettono in risalto queste tipologie di costo. Ognuna viene distinta classificandola in costo fisso e costo variabile. Si chiama schema a margine di contribuzione perché il primo risultato intermedio viene detto margine di contribuzione. Vien calcolato come: prezzo della vendita – costi variabili prezzo della vendita unitario – costo variabile unitario Il margine di contribuzione è quello che resta dai ricavi di vendita dopo aver coperto tutti i costi variabili. È quel margine che occorre per coprire i costi fissi e tutte le altre voci di costo che non rientrano nell’area di gestione caratteristica. La distinzione di costi variabili e costi fissi si fa solo nell’area di gestione caratteristica, non nelle altre aree di gestione. Dal margine di contribuzione si tolgono i costi fissi e rimane il risultato operativo caratteristico, lo stesso dell’altro schema di riclassificazione. Da questo punto in poi lo schema è uguale all’altro schema riclassificato (precedente). Tutti e tre gli schemi di riclassificazione sono uguali dall’area di gestione caratteristica. Si distinguono solo per la prima parte, quella relativa all’area di gestione caratteristica. Si devono sempre indicare tutti i risultati intermedi. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 61 IL CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO A VALORE AGGIUNTO Si evidenzia qual è il valore che la mia azienda con la sua attività di gestione caratteristica, va ad aggiungere (valore aggiunto) a tutto quello che acquisita all’esterno. Occorre isolare e identificare tutti i costi esterni, ossia di tutte quelle risorse che acquisto dall’esterno. Il valore di tutto quello che realizzo è il valore della produzione. A questo si tolgono tutti i costi esterni, ossia tutti i costi delle materie prime e dei servizi che acquisisco dall’esterno (affitto da terzi, manutenzione a terzi, costo dell’energia, …), si ottiene il valore aggiunto. Il valore della produzione è quello realizzato dall’azione per la sua attività caratteristica, togliendo i costi esterni, mi rimane il valore aggiunto al quale: - Meno costo del personale e tutte le voci di costo non monetario di ammortamenti e accantonamenti = risultato operativo caratteristico - Da qui in poi lo schema è uguale Viene inserito un altro valore intermedio: margine operativo lordo. Valore aggiunto – costo per il personale = MOL MOL – ammortamenti – accantonamento = risultato operativo caratteristico Barbara Bigliardi Economia Aziendale 62 L’ANALISI DI BILANCIO - Analisi nel tempo / nello spazio - Analisi consuntiva / prospettiva o Analisi per indici: in entrambi i casi. Si prende in considerazione in indice di bilancio che si calcola come rapporto tra due voci di bilancio. Permette di valutare da punti di vista diversi l’andamento della mia azienda. ANALISI NEL TEMPO Analisi nel tempo quando si prende in considerazione la mia azienda guardando l’andamento della stessa nel corso del tempo, degli anni. Per questo tipo di analisi occorrono i bilanci di più anni (quelli che si vogliono confrontare). Vanno riclassificati seguendo uno degli schemi. Per ogni anno si calcola il valore di alcuni indici di bilancio. Si possono fare delle valutazioni sull’andamento della mia azienda: peggiorata, migliorata, rimasta costante. ANALISI NELLO SPAZIO In riferimento ad un anno si possono confrontare i bilanci della mia azienda e quelli delle aziende concorrenti (dello stesso anno). Si calcola, dopo averli riclassificati, gli indici di bilancio e si confronta il valore di un indice per la mia azienda, con quello dell’azienda concorrente. Dal confronto si può vedere la performance della mia azienda rispetto a quella delle altre concorrenti e su quali fronti. ANALISI CONSULTIVA / PROSPETTIVA Differenza sta nel tipo di dati che si prendono in considerazione. Sia che sia un’analisi nel tempo o nello spazio si può fare. Si possono prendere dei dati effettivi (consultiva) che si sono inseriti nel bilancio al 31/12 o valori prospettici (valori di previsione). Sono stime dei futuri valori di bilancio. Con la redazione del budget utilizza dati prospettici: stime le unità vendute, per esempio. Bilancio di budget  sulla base di dati prospettici Obiettivi che si vogliono raggiungere. I dati prospettici poi si confrontano con i valori effettivi valutando di quanto le previsioni sono lontane alle previsioni / obiettivo L’analisi di bilancio consiste in: - Riclassificazione del conto economico e in alcuni anche dello Stato Patrimoniale - Calcolo degli indici di bilancio - Interpretazione degli indici ed espressione di un giudizio analisi nel tempo o nello spazio Barbara Bigliardi Economia Aziendale 65 RIPASSO Barbara Bigliardi Economia Aziendale 1 ECONOMIA AZIENDALE PARTE II La classificazione dei costi in funzione del loro comportamento Barbara Bigliardi Economia Aziendale 2 IL CONCETTO DI COSTO Il costo è la valorizzazione monetaria delle risorse consumate (da consumarsi) per qualche scopo (realizzare il prodotto finito). 1. Il costo quantifica un impiego di risorse 2. Utilizzando un comune denominatore (moneta) quantifica le risorse utilizzate per realizzare il prodotto 3. Ha sempre a riferimento uno scopo, un obiettivo: un “oggetto” del costo: una qualunque cosa per la quale sia desiderata una misurazione separata del costo. L’oggetto per cui si calcola il costo potrebbe anche non essere un prodotto finito; oggetto di costo potrebbe essere un reparto aziendale, una linea di prodotto 4. Il concetto di costo è più significativo quando seguito da un aggettivo (variabili, fissi, diretti, indiretti, comuni, specifici) L’azienda sostiene un costo di produzione e vende ad un prezzo di vendita. - Costo = quanto costa all’azienda produrre il bene - Prezzo = valore a cui l’azienda va a vendere quel prodotto. Il prezzo di vendita viene fissato a partire dal costo di produzione. Deve essere maggiore del costo per avere un guadagno. - Sono due informazioni legate al prodotto ma diverse, entrambi valori legati al bene o al servizio. Definendo il prezzo sulla base del costo bisogna saper calcolare il costo del prodotto nel modo più preciso possibile. Se si sottostima il valore del prodotto si fissa un valore di vendita non sufficiente per coprire i costi. In genere il prezzo si fissa con un valore aggiunto (mark up) al fine di ottenerne un guadagno. Ma se fosse sottostimata il prezzo di vendita potrebbe non essere adeguato -→ perdita invece che profitto CLASSIFICAZIONE DEI COSTI • IN BASE AL COMPORTAMENTO COSTI VARIABILI Classificazione in base al comportamento: costi fissi e costi variabili. Un’impresa industriale: se questa aumenta in misura significativa la quantità di beni realizzati, allora occorrono più risorse (materie prime) per realizzare questo quantitativo di prodotti. A volte ad un incremento di produzione (volume) non necessariamente corrisponde un incremento delle risorse necessarie (incremento di costo). Alcune voci di costo aumentano in modo proporzionale al volume della produzione, altre invece non vengono modificate e non si registra lo stesso incremento. I costi variabili sono definiti come quelle voci di costo che variano in misura proporzionale al livello dii output (numero di prodotti finiti che si realizzano). Se si aumenta del 10% il numero di prodotti che si realizzano (output), anche i costi variabili aumenteranno del 10% → proporzionale. Vale sia per l’incremento che una diminuzione. Per rappresentare i costi si usano dei diagrammi costo-volume. - Ascissa = output, numero di prodotti realizzati - Ordinata = costo (totale, variabile, fisso: a seconda di cosa si vuole rappresentare) Barbara Bigliardi Economia Aziendale 5 COSTO FISSO Non varia al variare dell’output a seconda dell’unità di misura e a seconda di quanto di produce. Retta orizzontale: assume sempre lo stesso valore. A seconda della quantità prodotta e vendita rimane costante. Intercetta sull’asse delle y in corrispondenza di un determinato valore: il valore del costo fisso. Costo fisso: non è fisso sempre, può variare nel tempo e non in funzione del volume della vendita o a seguito di cambiamenti di attività. 𝑦 = 𝑞 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑜 q = intercetta su y I costi fissi si classificano ulteriormente in: - Costi impegnati - Costi discrezionali Un’azienda non sostiene solo una tipologia di costo ma in insieme di costi che possono essere sia variabili che fissi. Occorre conoscere e calcolare dunque i costi totali che dipendono da costi fissi e costo variabili. 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑜 Costo totale rappresentato in un diagramma costo volume: si raffigura la somma dei costi Barbara Bigliardi Economia Aziendale 6 La retta dei costi variabili viene traslata con la stessa inclinazione fino all’intercetta su y 𝐶𝑉 = 𝑐𝑣𝑢 ∗ 𝑥 → 𝑦 = 𝑚𝑥 𝐶𝐹 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑜 → 𝑦 = 𝑞 Somma 𝑦 = 𝑚𝑥 + 𝑞 𝐶𝑇 = 𝑐𝑣𝑢 ∗ 𝑥 + 𝐶𝐹 → componente variabile + componente fissa Si ipotizza cvu e CF costanti e quindi di operare all’interno di un intervallo di rilevanza costante. Al di fuori dell’intervallo, in funzione dell’attività, i valori possono assumere valori maggiori o minori. Esempio MP: se si è al di sotto dell’intervallo di rilevanza, produco meno, compro meno, pago di più. Se sono al di sopra dell’intervallo, produco di più, compro di più, pago di meno. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 7 Il costo fisso totale viene suddiviso per valori decrescenti della quantità di volumi, quindi ha un andamento decrescente. Più il volume di vendita aumenta o CF unitario tende a diminuire all’aumentare del volume di produzione. 400 𝑥 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑜 𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 → più produco meno pago → decrescente All’aumentare di x il costo unitario tende al valore del costo variabile unitario Barbara Bigliardi Economia Aziendale 10 ANALISI CVP (COSTO VOLUME PROFITTO) ANALISI CVR (COSTO VOLUME RISULTATO) Il margine di contribuzione e le relazioni fra reddito e volume Decisioni tipiche dell’analisi CVP - Determinare il punto di pareggio (break even point), il margine di sicurezza e il grado di leva operativa - Determinare il volume di vendita necessario a ottenere un determinato risultato economico - Assumere decisioni per migliorare la prestazione in termini di profitto Dati i costi variabili e fissi, dato un profitto da raggiungere, si può stabilire quanto deve valere il volume della produzione per poter ottenere quel profitto effettivo o prendere decisioni per aumentare il profitto. Costi fissi, costo variabili unitario, prezzo di vendita sono i fattori su cui si può agire per raggiungere un obiettivo. PUNTO DI PAREGGIO - X = volume 2 - Y = costi e ricavi, entrambi perché nell’analisi del CVP sono interessate tutte queste voci. Il profitto, infatti, ricavi totali – costi totali - Costi totali = y = mx+q - Ricavi totali = prezzo unitario x numero di prodotti venduti px con p costante. Retta passante per l’origine che ha un’inclinazione costante definita dal prezzo di vendita Nella prima metà del diagramma i costi totali sono superiori dei ricavi totali → il profitto = ricavi – costi → negativo → perdita 2 Per noi la produzione è uguale alla vendita, si tralasciano le rimanenze Barbara Bigliardi Economia Aziendale 11 Nella seconda metà del diagramma la retta dei ricavi è sopra quella dei costi, i ricavi in corrispondenza di quel volume di vendita è maggiore, profitto maggiore di zero → profitto Il punto di intersezione tra le due rette, costi e ricavi totali hanno lo stesso valore, si equivalgono in corrispondenza di un livello di attività e di produzione → profitto nullo Volume di pareggio, punto di pareggio, break even point = quel volume di attività, numero i prodotti che si producono e si vendono, in corrispondenza dei quali i costi uguagliano i ricavi Il punto di pareggio lo si può calcolare: - Graficamente come l’intersezione: 25 unità necessarie da vendere per andare in pari Tre aree diverse: o Punto di pareggio: ricavi = 0 o Area di perdita = prima del punto di pareggio o Area di profitto = dopo il punto di pareggio - Analiticamente: a partire dalla definizione. Si uguaglia l’equazione dei ricavi totali e dei costi totali risolvendola per x. Lo si può calcolare anche in valore e non solo in quantità IL VOLUME DI PAREGGIO (UNITA’) Un altro modo è quello di partite dalla definizione di profitto. Ricavi totali – costi totali = 0 Barbara Bigliardi Economia Aziendale 12 IL VOLUME DI PAREGGIO (VALORE) Si moltiplica per il prezzo unitario di vendita mdc → margine di contribuzione unitario → differenza tra il prezzo unitario di vendita e il costo variabile unitario del prodotto MARGINE DI CONTRIBUZIONE 3 Quanto margine resta dal ricavo di vendita unitario per coprire i costi fissi dopo aver coperto i costi variabili. 𝑚𝑑𝑐 = 𝑃 − 𝑐𝑣𝑢 Si coprono prima i costi variabili unitari, quello che resta (p-cvu) occorre a coprire i costi fissi. Dopo aver coperto i costi fissi si genera profitto. Il mdc può essere maggiore, minore o uguale a 0: - = 0 → il prezzo unitario di vendita è uguale al costo variabile unitario; con quel ricavo unitario si riesce a coprire solo i costi variabili unitari e non quelli fissi. Con quella struttura di costi non si riesce a generare profitto - < 0 → il prezzo di vendita è minore del costo variabile unitario; perdita; non si riescono a coprire i costi variabili unitari e quelli fissi - > 0 → l’unico modo per poter generare profitto. Con il prezzo di vendita copro i costi variabili unitario e avanza qualcosa (mdc) per coprire i costi fissi. In questa condizione non è detto che il profitto sia maggiore di 0, il profitto dipende da quanto ammontano i costi fissi. È una condizione necessaria a non sufficiente per avere un profitto maggiore di 0. 3 mdC = totale → x*mdc mdc = unitario → prezzo unitario - cvu Barbara Bigliardi Economia Aziendale 15 - Quantità - Prezzo - Margine di contribuzione unitario - Costi fissi Scrivere l’equazione per raggiungere il punto di pareggio ponendo il profitto = 0. A partire dall’equazione del profitto ricavando i valori richiesti (farlo per gli ultimi 3). Barbara Bigliardi Economia Aziendale 16 RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL BEP 2 Su y i profitti → PROFITTOGRAMMA 𝑦 = 𝑚𝑥 + 𝑞 𝑅𝑂 = 𝑅𝐶 − 𝐶𝑇 𝑅𝑂 = 𝑃𝑥 − (𝑐𝑣𝑢 ∗ 𝑥 − 𝐶𝐹𝑇) 𝑅𝑂 = 𝑥(𝑃 − 𝑐𝑣𝑢) − 𝐶𝐹𝑇 → y = mx + q 𝑅𝑂 = 𝑚𝑑𝐶 − 𝐶𝐹𝑇 CFT = intercetta sulle ordinate P = prezzo di vendita Inclinazione margine di contribuzione unitario. Intercetta l’asse y in negativo in quanto nella formula sono -CFT Il punto di pareggio è l’intercetta sull’asse delle x in quanto in quel punto il profitto uguale a zero (il profitto è su y). Area di perdita = profitto negativo = sotto x= minore del punto di pareggio Area di profitto = profitto positivo = sopra x = maggiore del punto di pareggio Barbara Bigliardi Economia Aziendale 17 IL CONTO ECONOMICO A MARGINE DI CONTRIBUZIONE Le voci del costo del venduto vanno divise in costi variabili e costi fissi. Tutte quelle variabili, sottratte ai ricavi, mi forniscono il margine di contribuzione (nell’esempio è positivo, dunque si riesce a coprire i costi fissi) con il quale, sottraendo tutte le voci di costi fissi (produzione, commerciali, amministrativi e generali), si ottiene il profitto netto finale. Nell’esempio è positivo, dunque il margine di contribuzione copre tutti i costi fissi e la variazione restante finale rappresenta il profitto totale. Se il margine non fosse stato sufficiente a coprire i costi fissi, il profitto sarebbe stati negativo. LEVA OPERATIVA Due formule alternative per capire quanto è sensibile il reddito ai cambiamenti dei ricavi. Si osserva come risponde il reddito a determinati cambiamenti dei ricavi. Aumentano e diminuiscono di una certa percentuale Attenzione al fatto che la leva operativa, data una struttura di costi e di ricavi non assume sempre lo stesso valore ma cambia a seconda di quale sia il volume di partenza (livello di attività da cui parte alla variazione dei ricavi). Nell’esempio siamo all’interno di un intervallo di rilevanza. In questo caso: variazione dei ricavi positiva o negativa se varia il volume di produzione della vendita (x). Supponiamo che il volume iniziale sia 200 unità. Il reddito in corrispondenza di questo volume → ricavi totali (prezzo di vendita – cvu) – costi totali = 100€ In corrispondenza di un volume di 250 il reddito è pari a → 225€ Le unità sono aumentate, dunque sono aumentati anche i ricavi. Se si calcola la variazione percentuale dei ricavi si ottiene che questi sono aumentati del 25% Barbara Bigliardi Economia Aziendale 20 Grado di leva operativa, quindi: 6 ∆𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 ∆𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 = 𝑚𝑑𝑐% ∗ ∆𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 ∆𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 = 𝑚𝑑𝑐% ∗ 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 = 𝑚𝑑𝑐 𝑃 ∗ 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 = 𝑚𝑑𝑐 𝑃 ∗ 𝑃𝑋 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 = 𝑚𝑑𝑐 ∗ 𝑋 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 = 𝑚𝑑𝐶 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 ESEMPIO DI STRUTTURA DEI COSTI In questo caso si usa la seconda formula perché si ha il margine di contribuzione totale. Il grado di leva operativa a parità di ricavi ma con costi diversi, cambia anche il grado di leva operativa. L’impresa A è vantaggiata dal punto di vista del reddito che aumenta di 6 volte tanto, ma la sensibilità vale anche nel caso di variazioni negative. Nell’impresa A il reddito influisce anche negativamente di 6 volte, svantaggiata rispetto all’impresa B. Per capire quale struttura dei costi è migliore in termini di sensibilità del reddito e di leva operativa, dipende dall’andamento dei ricavi nel lungo periodo. 6 Può chiederla all’esame: dimostrazione Barbara Bigliardi Economia Aziendale 21 MIGLIORARE LA PRESTAZIONE IN TERMINI DI PROFITTO 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 = (𝑃 − 𝑐𝑣𝑢)𝑋 − 𝐶𝐹𝑇 Queste grandezze: margine di contribuzione, profitto e reddito; servono all’azienda per prendere decisioni in termini di reddito per capire come migliorare le proprie prestazioni al fine di raggiungere e ottenere un profitto maggiore. Il profitto dell’azienda dipende da alcune grandezze fondamentali: prezzo unitario di vendita, costo variabile unitario, volume di produzione vendita e costo fisso totale. Per semplificare: Il reddito è funzione del margine di contribuzione totale e dei costi fissi. L’azienda, dunque, ha 4 fattori su cui agire per migliorarsi. - Prezzi di vendita: si aumentano in quanto, a parità di CFT aumentano i ricavi - cvu = diminuirlo → a parità di ricavi totali → diminuisce il ricavo - CF = a parità di ricavi se diminuiscono, diminuiscono i costi e aumenta il reddito - Volume = aumentare il volume, aumentano però anche i ricavi totali e i costi totali perché aumentano i costi variabili totali → incremento di reddito inferiore Barbara Bigliardi Economia Aziendale 22 ESEMPIO Mantenendo costante le altre 3 leve, si agisce su ciascuna presa singolarmente. Ordinare da quella più conveniente a quella meno conveniente le leve. A. Prezzo di vendita = 9,35€ 𝑅𝑂 = 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 − 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑅𝑂 = (𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑎 − 𝑐𝑣𝑢) − 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑖 𝑅𝑂 = 200 ∗ (9,35 − 6) − 400 𝑅𝑂 = (200 ∗ 3,35) − 400 𝑅𝑂 = 670 − 400 𝑅𝑂 = 270 B. Cvu → 5,4 𝑅𝑂 = 200 ∗ (8,5 − 5,4) − 400 𝑅𝑂 = (200 ∗ 3,1) − 400 𝑅𝑂 = 620 − 400 𝑅𝑂 = 220 C. CF → 360 𝑅𝑂 = 200 ∗ (8,5 − 6) − 360 𝑅𝑂 = (200 ∗ 2,5) − 360 𝑅𝑂 = 500 − 360 𝑅𝑂 = 140 D. Volume → 220 𝑅𝑂 = 220 ∗ (8,5 − 6) − 400 𝑅𝑂 = (220 ∗ 2,5) − 360 𝑅𝑂 = 550 − 400 𝑅𝑂 = 150 Percentuale 𝑅𝑂% = ∆𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑅𝑂% = 270 − 100 100 100 = 170% Percentuale 𝑅𝑂% = ∆𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑅𝑂% = 220 − 100 100 100 = 120% Percentuale 𝑅𝑂% = ∆𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑅𝑂% = 140 − 100 100 100 = 40% Percentuale 𝑅𝑂% = ∆𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑅𝑂% = 150 − 100 100 100 = 50% Barbara Bigliardi Economia Aziendale 25 Costi e ricavi = elementi rilevanti = elementi da prendere in considerazione prendere una decisione. Rilevanza: - Escludere i costi irrilevanti, mirati nell’osservare gli elementi caratterizzanti allo scopo - Risparmio di tempo e risorse - No valutazione errata - Un’alternativa si sceglie in base alla specificità delle opzioni: se la caratteristica presa in considerazione accomuna tutte le alternative non è un criterio di decisione, occorre la specificità - Se la decisione operativa non viene presa, anche tutte le informazioni ad essa legata vengono eliminate (i relativi costi e ricavi che ne derivano e sono direttamente associati) Costi affondati = costi già sostenuti ma che non possono essere recuperati (non rilevanti al fine delle decisioni operative). Esempio: consulenza esterna DECISIONI OPERATIVE IN CONDIZIONI DI CERTEZZA Se sono disponibili delle informazioni ad un costo sostenibile per l’azienda. Si conosce tutti circa la decisione da prendere. 2. Capacità produttiva sufficiente. Costi e ricavi anche legati alla riconversione (costi maggiori o minori dei ricavi) Barbara Bigliardi Economia Aziendale 26 • CONVENIENZA ECONOMICA A ELIMINARE O AGGIUNGERE UN SEGMENTO Nel Conto economico si tengono in considerazioni le voci relative al segmento specifico. Si prende in analisi il risultato operativo: se i ricavi del segmento non sono sufficienti a coprire i costi variabili e i costi fissi ad esso legato, allora non è conveniente come decisione; conviene eliminarla. Se invece i ricavi incrementano i ricavi dell’azienda, si ha un margine positivo (RO >0) contribuisce al ricavo aziendale, non conviene eliminarlo. • CONVENIENZA TRA PRODUZIONE INTERNA (MAKE) E ACQUISTO DA UN FORNITORE ESTERNO (BUY) Verificare la capacità produttiva. Se c’è disponibilità si valuta se è conveniente incrementare la produzione con un prodotto aggiuntivo anziché acquistarlo dall’esterno. Si valutano sia costi che ricavi. Si avrà un risparmio sui costi diretti se viene acquistato dall’esterno ma si devono sostenere i costi per comprarli, il costo d’acquisto che si contrappone: se il costo d’acquisto supera i costi che devo sostenere per produrlo all’interno, conviene produrlo. Costi e ricavi d’opportunità = opportunità di utilizzare lo spazio e la capacità produttiva libera, non satura,, per produrre qualcosa di vantaggioso per l’azienda. Barbara Bigliardi Economia Aziendale 27 ANALISI DIFFERENZIALE € MAKE (1) BUY (2) Analisi differenziale (2-1) Costi cessati Costi sorgenti Materiali diretti 20.000 - -20.000 MdO diretta 50.000 - -50.000 Stipendio capo reparto 10.000 - -10.000 Costo d’acquisto - 85.000 85.000 Ammortamento attrezzature movimentazione - 8.000 8.000 Costo totale 80.000 93.000 13.000 Costi e ricavi specifici di ogni alternativa Barbara Bigliardi Economia Aziendale 30 Se cambia l’oggetto di costo può cambiare anche la classificazione. È possibile per il prodotto preso in considerazione, identificare diversi elementi di costo (aggregazioni di voci di costo). Costi generali di produzione = costi di overhead ?? Sono voci di costi indirette, non si possono attribuire direttamente all’oggetto di costo Materiali + manodopera diretta = costi diretti Manodopera diretta + costi generali di produzione = costi di trasformazione (non è incluso il costo dei materiali diretti). Viene definito come il costo di tutte quelle risorse necessarie per trasformare i materiali diretti in prodotto finito Pieno = la voce di costo comprende tutte le voci di costo, sia dirette che la quota di quelle indirette Costo diretto + costo indiretto = costo diretto + una quota di costo indiretto da allocare al prodotto = full cost o costo pieno di produzione Barbara Bigliardi Economia Aziendale 31 se si prendono in considerazione anche tutte le altre voci di costo, non di produzione ma di periodo, si ottiene una voce di costo più precisa detto costo pieno. Si calcola con la metodologia del full costing costo pieno di produzione + una quota dei costi indiretti non di produzione costo pieno di produzione + una quota di costi di periodo = costo pieno I SISTEMI DI MISURAZIONE A COSTI DIRETTI: DIRECT COSTING Con la classificazione di variabili, fissi, diretti e indiretti. Si ottiene un sistema di misurazione dei costi detto direct costing. Si basa su uno schema di conto economico riclassificato a margine di contribuzione - Semplice = se nel calcolo del margine di contribuzione si includono solo i costi variabili, ossia quelli diretti (sx) - Evoluto = si includono nel calcolo del mdc anche una quota dei costi fissi e in particolare quelli specifici o speciali (dx) Barbara Bigliardi Economia Aziendale 32 Questi schemi si usano quando si hanno più prodotti e si vuole andare a definire un ordine di priorità tar i due prodotti: valutare quale ha una maggiore redditività → valutazione di convenienza economica tra le diverse linee di prodotti DIRECT COSTING SEMPLICE Il mdcu calcolato come (P- cvu) lo si calcola per entrambi i prodotti che si presume abbiano cvu diversi, dunque mdcu diversi. In termini unitari indica quando ogni prodotto o unità di prodotto contribuisce alla copertura dei costi fissi mdcu*x (quantità venduta) si ottiene il margine di contribuzione totale o complessivo di prodotto. Fornisce la stessa informazione ma in termini totali: quanto l’intero volume di un prodotto contribuisce alla copertura dei costi fissi. I margini di contribuzione complessivi di prodotto sommati tra loro (A+B) fornisce il totale margine di contribuzione, considerato non a livello della singola linea di prodotto ma a livello di azienda. Quanto tutte le linee di prodotto (A, B), l’interno volume realizzato, contribuisce alla copertura dei costi fissi. Dal totale margine di contribuzione si tolgono i costi fissi ottenendo il risultato netto aziendale, ossia il profitto aziendale nel complesso. Basandosi sul margine di contribuzione complessivo, il prodotto con maggior redditività è quello che ha mdc maggiore e > 0.
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