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Appunti completi di Linguistica Generale + approfondimento, Appunti di Linguistica Generale

Appunti completi delle lezioni e integrati con i libri del corso Linguistica Generale + un piccolo approfondimento sulle lingue austro-asiatiche. Sono suddivisi in 4 moduli principali con tutti i sotto-argomenti, le parole chiave e i concetti principali sono evidenziati e messi in risalto

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 16/01/2024

gaia-raddrizzani
gaia-raddrizzani 🇮🇹

4.3

(3)

11 documenti

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Scarica Appunti completi di Linguistica Generale + approfondimento e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! Università degli Studi di Milano → Corso di Laurea: Scienze umanistiche per la Comunicazione Insegnamento: Linguistica Generale → Prof. Chiara Meluzzi (moduli 1-2), Francesco Dedè (modulo 3) • APPUNTI COMPLETI DEL CORSO INTEGRATI CON IL MANUALE “Introduzione alle scienze del linguaggio” Pearson, Arcodia e Panunzi (cap. 1-10) ——————————————————————————————————————————— PARTE 1: La linguistica, i linguaggi e le proprietà della lingua Capitolo 1 LINGUAGGIO, LINGUE, LINGUISTICA COS’È LA LINGUISTICA? • Non vuol dire sapere molte lingue, la linguistica è lo studio del linguaggio umano inteso nel suo senso più ampio (struttura, mutamenti, variazioni d’uso…) • Studia il funzionamento dei sistemi linguistici di una lingua → studia le lingue come fine e non come mezzo Glosse: porzioni di testo che specificano la parte sintattica della frase - Per un linguista “sapere” una lingua non vuol dire parlarla ma conoscerne le strutture - Un linguista studia il linguaggio come fine di ricerca tramite il metodo - PROSPETTIVA: l’analisi linguistica può indagare la prospettiva del parlante o della lingua stessa - METODO: la linguistica utilizza un procedimento scientifico (dati → analisi → discussione) Livelli di analisi linguistica: 1. Livello del DISCORSO: analisi della conversazione pragmatica 2. Livello del SIGNIFICATO: semantica e semiotica 3. Livello del SEGNO: fonetica - fonologia (intonazione) - morfologia (come son fatte le parole) - sintassi • Le lingue variano secondo delle macro-dimensioni: TEMPO: - Linguistica sincronica: studia la lingua in un certo momento del tempo - Linguistica diacronica/storica: come le lingue sono cambiate nel corso del tempo - “Diacronia apparente”: studia come sembra che la lingua si stia evolvendo SPAZIO: - Tipologia linguistica: studia come le lingue sono mutate a seconda di come i popoli si sono spostati - Dialettologia: studio dei dialetti SOCIETÀ: - Sociolinguistica - Etnolinguistica - Pragmatica Definire la lingua: “Definiamo lingua ciascuno dei sistemi simbolici, propri della specie umana ma diversi da comunità a comunità (e da individuo a individuo), trasmessi per via culturale e non ereditati biologicamente, basati su simboli vocali (o gestuali), attraverso i quali le società umane conoscono e categorizzano la realtà, sviluppano pensieri articolati, comunicano le proprie conoscenze e i propri pensieri” - Basile Lingue e linguaggi: “con LINGUAGGIO intendiamo la capacità comune a tutti gli umani di sviluppare un sistema di comunicazione dotato di caratteristiche proprie che lo distinguono da altri sistemi di comunicazione. Con LINGUA intendiamo la forma specifica che tale sistema di comunicazione assume nelle varie comunità” - Lingue vive vs lingue morte (o moribonde) - Lingue naturali vs lingue costruite - Lingue parlate vs lingue scritte → quasi tutte le lingue scritte sono anche parlate ma non viceversa !!! LE FUNZIONI DELLA LINGUA → si trovano in tutti i sistemi linguistici • Divisione ideata da Roman Jakobson (linguista, semiologo, traduttore) 1. Funzione EMOTIVA/ESPRESSIVA: riguarda l’emittente (es. sono stanco) 2. Funzione POETICA: riguarda il messaggio che deve essere compreso/decodificato (es. slogan, poesia → M’illumino d’immenso) 3. Funzione CONATIVA: riguarda il ricevente, quando emittente si rivolge a lui (es. fate silenzio! ) 4. Funzione REFERENZIALE/DENOTATIVA: riguarda il referente, il contesto in cui avviene ciò di cui si parla (es. il 25 dicembre è Natale) 5. Funzione FATICA: riguarda il canale di comunicazione/contatto, scopo di verificare/ mantenere/finire una comunicazione (es. mi senti?) 6. Funzione METALINGUISTICA: riguarda il codice, per entrambi gli interlocutori, da una spiegazione (es. “la lingua ha vocali e consonanti”) Riassunto: • La linguistica studia le lingue come fine e NON come mezzo; la linguistica generale si occupa di tutte le lingue come sistemi di simboli legati a una comunità di parlanti • Le lingue possono essere molte ma sono accomunate dall’intento comunicativo tra individui • Un messaggio linguistico può avere diverse funzioni (le 6 di Jakobson) a seconda del fattore principale LINGUAGGI DEGLI ANIMALI La comunicazione umana e non-umana • Oggi interessa anche i linguisti, prima solo naturalisti → prima si voleva evidenziare l’unicità della comunicazione umana rispetto a quella animale - Naturalista: come animale comunica con noi - Linguista: come noi comunichiamo con gli animali • Alcuni comportamenti comunicativi sono innati, altri sono appresi culturalmente e sono variabili • La comunicazione uomo-animale è frutto di indagine e per testare teorie linguistiche (es. accomodamento) Capitolo 10 GESTI E DOMINANZA CONVERSAZIONALE > Esempio (serie Daredevil ep. 4) - Wilson e Vanessa parlano, lui vuole invitarla a uscire ma lo fa a oltre metà della conversazione dopo varie domande di circostanza → questo dimostra come alcuni domande non sono dirette, richiedono un contesto e una “preparazione” - Conversazione strutturata da mosse e contromosse, coppie di botta-risposta → tutte le conversazioni - Lei dice di ricordarsi di lui che aveva già comprato nel suo negozio → mossa per metterlo a suo agio - Dominanza conversazionale (Vanessa) ≠ dominanza sociale (Wilson, gangster) - Lui insicuro e goffo, lei dirige la conversazione ed è diretta - In una conversazione ci sono elementi linguistici e non-linguistici • Chi gesticola di più: - Chi è in posizione di inferiorità comunicativa o sociale - Chi vuole (ri)prendere voce/dominanza nella conversazione → chi comanda in una conversazione si capisce da come ci si muove, chi ha il controllo si muove e parla meno (es. re-sudditi) VERBALE e NON VERBALE Comunicazione umana: parlato + para-linguistici (posizione corpo, mani, capo, sguardo) → ampiezza e quantità dei gesti sono naturalmente connotati (es. italiani gesticolano tanto) • Per un comunicatore: - Il non-verbale è un mezzo per migliorare la conversazione - Utile per comunicazione pubblica e efficace • Per un linguista: - Il non-verbale è oggetto di analisi e sempre collegato al verbale Gesto ≠ segno GESTO: elemento comunicativo non verbale (solitamente con mani, viso, corpo) svolto durante il parlato → tutto può essere gesto ma dipende dal significato che parlante e ascoltatore associano a quel movimento in un dato contesto SEGNO: tipico dei non udenti (lingua dei segni) • La conversazione deve essere vista come un processo multi-modale in cui tutti gli elementi linguistici ed extra-linguistici servono a creare un significato • Gesti suddivisi in: - MANIPOLATIVI: manipolare un oggetto mentre si parla (es. muovere penna) - SEMASOFORICI: serie di gesti che riproducono un significato (es. “andare”, “piano”…) - EMBLEMATICI: legati alla cultura, standardizzati nella società (es. gesti italiani) - ILLUSTARTIVI: riproducono un oggetto/azione (es. bicchiere, banana…) !!! 4 TIPI di GESTI (McNeill): Variabilità interculturale • Nelle diverse culture cambia il modo di usare i gesti: quantità (italiani tanto), tipo (occhi, mani), ampiezza, modo (con che mano, in che direzione) • I gesti veicolano molte informazioni, anche aggiuntive, del parlato → importante saper gesticolare bene e saper interpretare i gesti altrui Gesto e acquisizione del linguaggio • Connessione tra sviluppo linguistico e gestualità: importante il pointing (indicare) per lo sviluppo linguistico, i bambini imparano tramite quello → favorisce uso del lessico e della prosodia (intonazione) Riassunto: • La comunicazione non-verbale integra il contenuto verbale • I gesti aiutano a capire meglio il rapporto parlante-interlocutore • I gesti delle mani sono molto studiati, classificazione più comune è quella di McNeill • I gesti hanno alta variabilità sociale e culturale e sono importanti x sviluppo linguistico del bambino COME SVILUPPIAMO IL LINGUAGGIO: ascolto → comprensione → salvataggio → progettazione → produzione SENSIBILITÀ ai SUONI 1. Sintonia con la madre: Dagli ultimi 3 mesi di gravidanza il feto “ascolta” e reagisce alla voce della madre → neonato con 3 giorni di vita riconosce voce della madre, si crea sintonia nella loro comunicazione 2. Inter-soggettività: il bambino inizia a distinguere se stesso dagli altri, importante lo sguardo e le interazioni che coinvolgono il bambino 3. Sviluppi successivi del linguaggio: seguono a cascata CERVELLO • A metà ‘900 due teorie opposte: 1. Skinner: comportamentismo / condizionamento operante: bambini imparano quando ricevono uno stimolo positivo in cambio (es. un premio, “bravo!”) e sono stimolati a continuare 2. Chomsky: Language Acquisition Device (LAD): una sorta di hardware dentro noi per l’acquisizione linguistica, circuiti neurali specifici che si attivano quando il bambino deve imparare → dubbio: se non si attiva il LAD? Chomsky diceva non succede nulla e resta li • In risposta ai problemi della teoria di Chomsky: - Paradigma cognitivista-costruttivista: acquisizione del linguaggio innata e legata alla conoscenza del mondo fisico - Tomasello (2005): sviluppo del linguaggio legato all’acquisizione di abilità cognitive più generali, comprensione delle intenzioni altrui (teoria della mente), scoperta del mondo circostante poi del linguaggio BAMBINI vs BAMBINE • Si dice che le bambine siano più propense ad apprendere il linguaggio, parlano meglio (a livello di lessico) e più in fretta dei bambini → vantaggio cognitivo, sociale o biologico? • In realtà non sembra esistere un vero vantaggio cognitivo delle bambine rispetto ai bambini MA in alcuni contesti socio-culturali, alle bambine viene effettivamente fatta più pressione perché parlino in maniera più “corretta” rispetto a quanto avviene con i bambini → quindi non c’è una vera differenza ma le bambine sono solo spesso più stimolate ACQUISIZIONE e PERDITA « Il farsi e disfarsi del linguaggio » (Jakobson) • Da uno studio di Jakobson sulle malattie degenerative è uscito che le prime categorie che si acquisiscono (es. suoni basici, parole semplici) sono anche le ultime che si perdono, mentre le prime a perdersi sono le ultime imparate • La asincronia temporale nell’acquisizione del linguaggio può riflettersi anche nella perdita → comprendiamo prima di riuscire a parlare, viceversa possiamo non riuscire più a produrre ma avere ancora (parte della) produzione intatta COMPRENSIONE Distinguere suoni della lingua dal “rumore” → comprendere come si abbinano questi suoni in stringhe più complesse → associare a tali stringhe un significato • Da alcuni studi è uscito che: - I bambini con una soglia di attenzione più alta nelle prime fasi di acquisizione, sono poi portati ad imparare più in fretta - Il bambino all’età di 1 anno è in grado di comprendere circa 91 parole ma di produrne solo 5 !!! PRODUZIONE: i primi suoni • Uno studioso ha creato vari stadi: 1. FONAZIONE (1 mese): emette suoni sperimentando ciò che riusciamo a produrre con la bocca (suoni a bocca chiusa, nasali) → cavità nasale e orale percepiti come uguali PARLANTI • Parlante nativo - Nativo continuo: parlante esposto a una lingua fin dall’infanzia - Semi-nativo / bi-nativo: bilingue con 2 lingue imparate durante l’infanzia → distingue le regole e i contesti d’uso di entrambe - Quasi-nativo: ha appreso una L2 al massimo delle capacità - Ex-nativo: quando si perde una lingua, la capacita di usarla correttamente → erosione linguistica (language attrition) • Parlante non-nativo: ereditari, parlano una lingua non del posto in cui vivono • Parlante multi-competente: parla una L2 ma non la usa SISTEMATICITÀ • Varietà di apprendimento (VdA) e inter-lingua • L’output degli apprendenti non è una L1 “corrotta” da “imperfetta acquisizione” ma ha caratteri sistematici, altamente strutturato - Ci sono fasi evolutive sistematiche comuni nel processo di acquisizione di una lingua → fasi indipendenti da tutti i fattori esterni, comprese la lingua di partenza e di arrivo • Sistematicità e variabilità - L'output linguistico dell’apprendente riflette il livello di acquisizione raggiunto - Alta variabilità individuale nella velocità di acquisizione e nel passaggio da una fase all'altra (età, motivazione, interferenza) ERRORE • Errore casuale ≠ errore sistematico • Gli errori sono indizio di acquisizione di regole e del loro uso (es. andare → io ando) • Ipotesi dell’insegnabilità FATTORI dell’APPRENDIMENTO - Input: materiale linguistico nella lingua target oggetto di acquisizione - Età: l’età di esposizione/acquisizione della lingua influenza modo e tempi di acquisizione - Influsso della L1: distanza tra i sistemi linguistici di acquisizione - Motivazione: perché il parlante vuole imparare una lingua, per quale scopo 1. INPUT • Per poter essere acquisito deve essere: - Comprensibile - Frequente: frequenza assoluta e frequenza distribuzionale - Saliente (percettivamente) Intake: parte di input che il parlante evidenzia e mette l’attenzione (anche inconscia) e diventa oggetto di apprendimento • Ordine naturale di acquisizione: alcune categorie vengono imparate prima (ordine implicazionale) → accordo nel sintagma nominale (numero-genere) e accordo tra nome e verbo - guardare slide con esempi 2. ETÀ • Supposizione: esiste un periodo critico per l’acquisizione completa una L2 → in realtà non vale in senso assoluto ma: - Sembra esserci una soglia a 12 anni per l’acquisizione quasi-nativa - Gli adulti sono più rapidi dei bambini nell’apprendimento formale e guidato - I bambini hanno meno “filtro emotivo” • Esperimento Johnson & Newport (1989): dopo la pubertà, l’età della prima esposizione non influisce nell’apprendimento morfo-sintattico 3. INTERFERENZA della L1 • Cross-linguistic influence (interferenza): influenza positiva o negativa esercitata sull’apprendente dalla conoscenza preliminare di uno o più sistemi linguistici - Influenza inter-linguistica inversa: la L2 influenza la L1 - Influenza inter-linguistica laterale: la L2 influenza la L3 (o viceversa) • Interferenza positiva: facilita il processo di acquisizione linguistica • Interferenza negativa: ostacola il processo di acquisizione linguistica • Distanza tipologica / marcatezza tipologica - Quanto sono simili le strutture morfo-sintattiche di L1 e L2? - Quali strutture della L2 sono più marcate / caratteristiche? • Interferenza manifesta vs. nascosta 4. MOTIVAZIONE • Obiettivi dell’apprendimento, possono palesi (es. superare esame) o nascosti (es. gusto personale) • 4 tipi di motivazione - Skehan (1989) - Intrinseca: interesse/piacere per l’apprendimento di una lingua - Risultativa: legata al successo nell’apprendimento della lingua - Interna: personale - “Del bastone e della carota”: tipica della classe (buone o cattive maniere) • Mancanza di motivazione o frustrazione possono essere causa di fossilizzazione nell’apprendimento (filtro emotivo) “FOREIGN TALK” • È la lingua che un nativo usa per parlare agli stranieri → non la lingua degli stranieri! • Semplificazione su tutti i livelli del sistema linguistico: - Fonetica/fonologia: parlare più lento e tono più alto - Morfologia: tempi verbali più semplici e frequenti (anche “sgrammaticature” → “infinito razzista”) - Lessico: parole semplici e generiche - Sintassi: frasi brevi e paratassi (= frase con verbi coordinati, es. parlava e rideva) - Pragmatica: preferenza del “tu” - Ripetizioni di parole/concetti, uso dei gesti e della deissi… Riassunto: • La linguistica acquisizionale si occupa delle varietà di apprendimento delle lingue seconde (L2) → legame con glotto-didattica • Le varietà degli apprendimenti sono sistemi strutturati con elementi universali indipendenti dalle variabili individuali • La velocità dell’acquisizione e il livello raggiunto dipende da: qualità e quantità dell’input, vicinanza strutturale tra L1-L2, età, motivazione Lingue costruite: lingue create da noi, inventate (es. popoli alieni nei film) per essere utilizzate in piccole comunità SEGNO • Le lingue sono sistemi di segni basati su segni vocali o gestuali → ci sono tipologie di segni molto diverse, siamo in un universo semiotico (semiotica studia segni) SEGNO = ESPRESSIONE + CONTENUTO - ESPRESSIONE → parte sensibile/fisica, che vediamo/sentiamo - CONTENUTO → parte mentale/concettuale, ciò che interpretiamo • Il segno non indica direttamente un oggetto, ma ci si arriva tramite una nostra interpretazione • La parte sensibile non è direttamente collegata alla realtà ma lo è tramite la parte concettuale Charles Sanders Pierce → “un segno diventa tale solo se c’è qualcuno ad interpretarlo” Triangolo semiotico: oggetto → segno → interpretante !!! TIPOLOGIA dei SEGNI • 2 fattori, combinandoli si ottengono 3 tipologie di segni : 1. Causa legame espressione-contenuto 2. Volontarietà di produzione INDICI: espressione e contenuto sono legati da rapporto naturale e non sono prodotti volontariamente (es. impronte lasciate nel fango) → unici involontari ICONE: espressione indica alcune caratteristiche del contenuto e sono prodotti volontariamente per comunicare qualcosa → parzialmente volontari (es. SIMBOLI: legame arbitrario tra espressione e contenuto e sono prodotti con intento comunicativo → volontari • Le onomatopee sono icone, unica parte del sistema simbolico del linguaggio ad avere una forte parte iconica QUADRIPARTIZIONE del SEGNO LINGUISTICO • Il linguaggio umano è un insieme di segni, o meglio simboli • Segno linguistico diviso in 4: - 2 piani = espressione e contenuto - 2 strati = forma (ha un grado di astrazione) e sostanza (parte concreta) Espressione Contenuto Forma Significati, fonemi Significati, accezioni Sostanza Suoni, foni concretamente prodotti e percepiti Sensi in un determinato contesto Breve storia della scrittura • 2 principi per passaggio da parlato a scritto: - Scrittura fonografica: riproduce i suoni delle parole - Scrittura logografica: indica il significato della parola • I sistemi fonografici si distinguono per il suono che rappresentano: - Scritture alfabetiche: superficiali/trasparenti o opache/profonde - Scritture consonantiche: rappresento solo consonanti, le vocali appaiono come segni aggiuntivi → nelle lingue in cui le le consonanti danno il significato mentre le vocali aggiungono informazioni (es. tempo, spazio) - Scritture sillabiche: a ogni simbolo corrisponde una sillaba - Scritture alfa-sillabiche Origini della scrittura (occidentale) • Tavolette di Uruk IV in Mesopotamia: - utilizzate per tenere conti delle merci, delle tasse, degli scambi - sul retro c’è il riassunto di quel determinato scambio di beni - è stato dimostrato che il sistema numerico dei Sumeri era molto complicato → prima a base 4 e poi a base 60 (non. Si sa perché) Origini della scrittura (orientale) • Gusci oracolari, in Cina: - gusci di tartaruga incisi - venivano poi messi sul fuoco e si sgretolavano, quindi molti dati perduti 5. LINEARITÀ • Il significante si produce solo in successione temporale, si articola su due livelli che vengono prodotti allo stesso momento • L’ordine dei segni è importante per creare unità di livello superiore → es. gatt-o e NON o-gatt 6. DISCRETEZZA • Le unità del linguaggio sono ben distinte tra loro (es. pollo-bollo, cambia un solo fonema ma significati diversi) • Conseguenze: - Possiamo isolare unita minime sui vari livelli dell’analisi del linguaggio (es. morfemi, fonemi) - L’intensità del significante non cambia quella del significato (es. urlare non rende più intenso il significato) 7. PLURIFUNZIONALITA’ (o onnipotenza semantica) • La lingua ha varie funzioni (le 6 di Jakobson): fatica, poetica… 8. PRODUTTIVITÀ (o creatività) • Le lingue “vive” sono produttive: si possono creare sempre nuovi messaggi e parole seguendo le strutture (es. petaloso) • Limiti linguistici della produttività: - Ricorsività: si può creare illimitatamente ma se troppo lunga o difficile da ricordare non viene usata - Creatività regolare: deve seguire regole del sistema linguistico per avere senso + aspetto sociale (la parola deve essere usata) 9. DISTANZIAMENTO (o libertà da stimoli) • Possiamo parlare anche senza stimoli esterni (da soli) • Possiamo parlare di cose lontane, di un esperienza non presente al momento in cui si parla 10. TRASMISSIBILITÀ • La lingua si trasmette in tempo e spazio, può avvenire in 2 modi: - Apprendimento: spontaneo - Insegnamento: guidato e volontario • Umano predisposto ad apprendere il linguaggio: ambiente e cultura in cui cresciamo determinano le lingue che determinano L1 e non perdiamo mai la capacità di imparare lingue nuove 11. COMPLESSITÀ SINTATTICA • Ci sono varie possibilità di rapporto tra gli elementi disposti linearmente → es. Lui mangia la mela (giusto) - Lui mangiano la mela (sbagliato) - Lui mangia il tavolo (giusto sintatticamente) - Ordine degli elementi - Dipendenze tra elementi non continui - Discontinuità sintattiche - Incassature: parte di frase “incastrata” in un’altra frase (es. Giulia, che è mia figlia, gioca nel parco) - Elementi che esplicitano dipendenze, necessari per la struttura (es. congiunzioni) • Limite della complessità sintattica: AMBIGUITÀ (es. Lui guarda la ragazza col binocolo → chi ha il binocolo?) 12. EQUIVOCITÀ • Non esistono corrispondenze biunivoche tra tutti gli elementi del sistema linguistico • 3 conseguenze: - Un significante con più significati - Aumento delle potenzialità espressive - Importanza del contesto e delle conoscenze condivise Riassunto: - Le proprietà della lingua riguardano aspetti formali e variabilità - Alcune proprietà si legano tra loro - La lingua è fatta di segni discreti che si articolano su due articolazioni e si combinano in modo ricorsivo ——————————————————————————————————————————— PARTE 2: Suoni della linguistica, variazione sociolinguistica e pragmatica FONETICA e FONETICHE Cos’è la VOCE? • Risposta fisica: emissione di particelle d’aria • Riflesso di caratteristiche biologiche, psicologiche, sociali del parlante (interpretate dall’ascoltatore) → es. donne hanno voce più alta → in realtà donne tendono a usare tono più alto in certe situazioni (aspetto sociale) - Mezzo di comunicazione degli umani (ma non solo degli umani) - Parte della nostra identità, modo per farci riconoscere (es. al citofono “sono io”) - Modo di interagire nel mondo (con umani, animali, oggetti) Capitolo 3 ORALE > SCRITTO Suoni lingua umana ≠ suoni natura → perché: - Apparato articolatorio flessibile (grazie a passaggio alla posizione eretta) - Apparato uditivo funzionale alla decodifica del parlato - Sistema di memorizzazione potente - Capacità combinatoria articolata • Problema nello studio degli aspetti sonori del linguaggio: cosa è natura e cosa è cultura nel linguaggio umano? • I sistemi sonori sono complessi perché le unità da sole non hanno un senso ma combinate tra loro si • Scienza che studia i suoni del linguaggio umano (anche voce): + TRATTI FONOLOGICI (soprasegmentali) = dove cade accento, divisione in sillabe FONO = suoni prodotti concretamente → i foni sono più dei fonemi FONEMI = suoni parte di un “inventario fisso” (ogni lingua ha foni diversi rappresentati nel suo inventario) → ogni lingua ha foni diversi (bambini in grado di distinguere i suoni della propria lingua (fonemi) • 3 fonetiche diverse - ARTICOLATORIA = analizza posizione e interazione tra gli nel momento in cui produciamo il linguaggio - ACUSTICA = analizza segnale fonico prodotto dal parlante in termine di onde acustiche - PERCETTIVA = percezione dei suoni del linguaggio da parte dell’orecchio e la nostra capacità di capire FONETICA FONOLOGIA Aspetto NATURALE = come suoni vengono programmati e riconosciuti uditivamente Aspetto CULTURALE = come suoni sono organizzati in sistemi grammaticali nelle varie lingue, le proprietà sonore… Studia livello CONCRETO della produzione dei suoni (FONI) Livello ASTRATTO della rappresentazione dei suoni (FONEMI) • Alternanza tra /e-ɛ/ e /o-ɔ/ si può avere solo un sillaba tonica (dove cade l’accento) • In finale di parola (salvo parole tronche) si usa sempre vocale chiusa → /e/ - /o/ • Nella sillaba accentata posso applicare questa regola: - Sillaba aperta = vocale aperta - Sillaba chiusa = vocale chiusa CONSONANTI: • Ostruzione totale/parziale e momentanea/continua del canale fonatorio, aria esce in modo diverso in base a contatto e intensità - OSTRUENTI = foni con occlusione del canale fonatorio - SONORANTI = foni sempre sonori → laterali, nasali, rotiche (e vocali) • 3 parametri x consonanti: Modo di articolazione: come aria esce da canale fonatorio • OCCLUSIVE - Prodotte dalla separazione improvvisa di due organi (fanno uno “scoppio” → dette anche momentanee) • NASALI - Prodotte facendo vibrare aria nel naso - Tutte le nasali sono sonore !!! - In italiano sono i foni di m - n - gn • ROTICHE - Trill (poli-vibranti) = organo che vibra più volte - Tap (mono-vibranti) = una sola vibrazione - In italiano sono i foni della r • FRICATIVE - Prodotte facendo passare l’aria in spazi sottili tra gli organi • APPROSSIMANTI - Similia le covarli (le sostituiscono) - In italiano usate solo nei dittonghi che inizino con i - u • APPROSSIMANTI LATERALI - Prodotte otturando parte centrale della gola, aria passa dai lati - In italiano sono i foni di l - gl • AFFRICATE - Suoni composti da fono occlusivo + fono fricativo - Sempre composte da accostamento (legatura o arco) di due simboli IPA !!! Luogo di articolazione: dove avviene contatto - Bilabiali - Labiodentali - Alveolari / dentali /alveodentali - Palatali / post-alveolari - Velari - Labiovelare → non compare nell’IPA ufficiale ma è usato per l’approssimante sonora w Grado di articolazione - SONORE = uso delle corde vocali - SORDE = senza uso delle corde vocali → guardare IPA TRASCRIZIONE FONETICA • Trascrizione fonetica = trascrivere suoni che si sentono → NON è un passaggio da un sistema simbolico (grafematico) e un altro (fonetico) • Passi da seguire: 1. Dividere in sillabe [.] e individuare accento [‘] → es. [‘ka.sa] 2. Pronunciare e trascrivere sillaba per sillabava 3. Segnare accento ed eventuale allungamento vocalico 4. Controllare di aver usato simboli fonetici corretti → pronunciare ogni singolo suono e poi la parola 5. Controllare particolari: - Allungamento consonantico (specie le ‘intrinsecamente lunghe’) - Dittonghi - Allofoni della nasale e altri fonemi co-articolatori (es. [z]+sonora) Suggerimenti: - Pensare ai suoni come vengono pronunciati e non scritti! - Ri-pronunciare le trascrizioni e nominare i diversi foni GRAFEMI ≠ FONEMI/FONI • La <c> e la <g> grafiche corrispondono a due foni: - [k] = ‘c dura’ → <c> o <ch> (casa, chiaro…) Parentesi […] = trascrizione fonetica /…/ = fonologica <…> = grafematica ‘…’ = significato - [ʧ] = ‘c dolce’ → <c> o <ci> (ciao, pace...) - [g] = ‘g dura’ → <g> o <gh> (ago, ghiro…) - [ʤ] = ‘g dolce’ → <g> o <gi> (giro, genio…) FRICATIVE ALVEODENTALI • Sorda [s] o sonora [z]? - Se geminata allora è sorda - Se scempia, in nord Italia è sonora (es. [‘ka:.za]) MA in standard oppone significato - Prima di consonante: si abbina alla consonante → sorda con sorda [s] e sonora con sonora [z] !!! NASALIZZAZIONE • Una vocale che precede una nasale in sillaba chiusa si indica con il diacritico [~] sopra la vocale → non accade (di solito) se la sillaba è libera es. sillaba chiusa: <panna> [‘pãn.na] / sillaba libera: <mano> [‘ma:.no] • 5 consonanti nasali: 3 con valore fonematico [m] [n] [-] e 2 senza (allofoni) [-] [-] • Se precedono una consonante le nasali prendono luogo di articolazione di essa - Bilabiale: [m] + [p]-[b] → es. gambo - Labiodentale: [ɱ] + [f]-[v] → es. tonfo - Dentale: [n] + [t]-[d] → es. tanto - Velare: [ŋ] + [k]-[g] → es. panca - La [ɲ] compare solo in due contesti: - Iniziale di parola → es. gnomo - Intervocalico (sempre lunga) → es. pugno ROTICHE • Quando uso trill e tap? → vale x italiano!!! Trill: - Quando la rotica è scempia (singola) → es. caro - Inizio di parola (es. rete) Tap: - Quando la rotica è geminata (doppia) → es. carro - Contesto iniziale di parola (es. rete) APPROSSIMANTI • Semivocali, semiconsonanti, approssimanti • Sempre sonore, NON costituiscono nucleo sillabico - Palatale [j] → es. ieri - Labiovelare [w] → es. uovo APPROSSIMANTI LATERALI - Alveolare [l] → es. luna - Palatale [ʎ] → es. aglio es: [‘pat.to] vs [‘mat.to] - [‘ka:.ra] vs [‘ga:.ra] - Se c’è differenza della coppia = le due unità sono FONEMI (valore distinto) - Se non c’è differenza = elementi sono ALLOFONI (forme diverse per stesso fonema) • Prova di commutazione → per verificare = cambio fono ma tengo il resto: - [p] / [m] → elemento da commutare - [‘_at.to] → contesto linguistico !!! ESAME della DISTRIBUZIONE • Dopo prova di commutazione possiamo avere vari tipi di distribuzione dei suoni: - Distribuzione COMPLEMENTARE: A e B sono due allofoni a variazione condizionata (o c’è A o B) - Distribuzione SOVRAPPOSTA: A e B stabiliscono opposizioni distintive e sono due fonemi (due nasali non appaiono insieme anche se possono stare nello stesso peso di parola → es. senna - segna) - Distribuzione COINCIDENTE: A e B possono alternarsi, bisogna capire quale serve in quel contesto = allofoni più liberi → per stabilire se A e B sono allofoni o foni in opposizione distintiva, serve analisi delle coppie minime • Problema: - Le affricate alveolari [ts] e [dz] sono fonemi o allofoni? → 3 prospettive: 1. Etimologica = strati lessicali diversi 2. Fonologica = scarsa produttività come fonemi → es. esiste solo coppia minima [‘rat.tsa] - [‘rad.dza] 3. Socio-fonetica = differenza [dz] e [ts] come marchio d’identità e non per creare nuovi significati → segnano identità sociolinguistica del parlante FONOLOGIA CLASSICA e TRATTI Tratti = proprietà foniche dei fonemi che li distinguono tra loro (fonemi in se non hanno significato) → ogni fonema ha delle proprietà • Il tratto non è un’unità della lingua ma una singola proprietà di un segmento • I tratti non si presentano isolati ma in fasci simultanei e combinati (fonemi) • 3 grandi teorie fonologiche dei tratti: - Tratti DISTINTIVI (Jakobson) = crea elenco dei tratti, tramite la loro combinazione si creano gruppi di suoni utili a studiare fonologia delle varie lingue - Tratti CLASSIFICATORI (Chomsky & Halle) = stabiliscono 12 tratti che valgono per tutte le lingue e possono classificarle tutte → problema: sono tratti fonologici, quindi mischiano un po’ tra le 3 fonetiche - Tratti COMPONENZIALI (fonologia auto-segmentale) TRATTI DISTINTIVI (Jakobson) + = tratto ha la proprietà - = tratto non ha la proprietà - Tratti più importanti: [+/- sillabico] [+/- coronale] [+/- sonorante]vs[+/- ostruente] - Un fono/fonema non ha mai un solo tratto ma fasci tratti [+ sonoro] e [- sonoro] → sonorità è un tratto presente in tutte le lingue • Principio del contorno obbligato = nello stesso livello di rappresentazione fonologica non possono esserci elementi identici vicini (devono essere diversi) • I segmenti (non tratti) sono una categoria classificatoria astratta • Autosegmentalità = segmenti sono strutturati su due livelli distinti in una rappresentazione lineare - Livello scheletrico = fonema con tutte le sue regole - Livello timbrico/melodico = quali tratti assume il fonema quando viene pronunciato • Un fono con un certo tratto A assume anche il tratto B se seguito da un fono con tratto B STRUTTURA SILLABICA SILLABA = attacco + rima → rima = nucleo + coda → sillaba ottimale - Rappresentazione ad “albero” della sillaba perché il nucleo ha legame più stretto con la coda (rispetto all’attacco) e per esprimerlo è necessario concetto intermedio della rima - La vocale costituisce il nucleo sillabico (solo il nucleo è obbligatorio) Scala di sonorità: occlusive → fricative → cons. sonoranti → approssimanti → vocali - Basata sull’intensità (da + forti a - forti) e non su vibrazione corde vocali - Serve a creare sillabe ottimali: partono da bassa sonorità e salgono fino a max 5 (vocale) + coda che arriva max 3 → ottimale: 1-5-3 “par” / non ottimale “strap” • Divisione in sillabe [.] → ambi-sillabicità = dividere consonanti per creare sillabe più ottimali: - VCV = V.CV (es. afa = /a.fa/) - VCCV = VC.CV (es. gatto = /gat.to/) • La “s” si divide sempre! Sillabe e accento: - APERTA vs CHIUSA = presenza coda - TONICA vs ATONA = presenza accento di parola - Accento cade sulla sillaba NON sulla vocale - L’italiano è ad accento mobile (es. càpitano - capìtano - capitàno - capitanò) → cambia significato Sillabico: unico tratto non riferito a caratteristiche articolatorie (possono essere nucleo di sillaba) Laterale: prodotti con passaggio dell’aria ai lati della bocca Consonantico: prodotti con ostacolo nel flusso d’aria Arretrato: lingua arretrata rispetto alla posizione di riposo Sonorante (vs ostruente): prodotti senza completa ostruzione del flusso + vibrazione corde vocali Anteriore: costrizione nella zona alveolare o anteriore Sonoro: prodotti con vibrazione corde vocali Coronale: parte anteriore della lingua sollevata Continuo: flusso d’aria mantenuto nel tempo Arrotondato: prodotti con labbra protese Nasale: abbassamento del velo e passaggio d’aria dal nasoAlto: lingua sollevata Rilascio ritardato: in due momenti, costrizione completa + rilascio flusso d’aria Basso: lingua abbassata ALLUNGAMENTO e MORA Allungamento di compenso = vocale breve diventa lunga per caduta della consonante in coda Mora = unità di misura fonologica di peso sillabico (1 mora = sillaba leggera, 2 more = sillaba pesante) • Le lingue sono divise in base alla differenza sillabica e morabica → 3 tipi fonologici: - Isosillabiche: durata di ogni sillaba è uguale - Isoaccentuali: durata tra due sillabe è uguale (piede) - Moraiche: simili a isoaccentuali ma l’unità prosodica distintiva è la mora → non conta la distanza tra gli accenti ma il peso della sillaba accentata PROSODIA e INTONAZIONE Ciclo glottico = processo di apertura e chiusura delle corde vocali • L’altezza tonale si misura con F0 (frequenza fondamentale) → dipende da anatomia individuo (corde vocali con massa maggiore vibrano a frequenza più bassa) MA l’individuo può variare F0 della propria voce in base a: - Fattori linguistici = intensità, accento… - Fattori extra-linguistici = età (anziani frequenza più bassa dei giovani), emozioni (F0 alta quando arrabbiati, si grida), abitudini… PROSODIA: • Sono i fenomeni che accompagnano l’articolazione primaria dei suoni • Descrive ciò che riguarda l’intonazione di una parola = quantità e durata della sillaba → andamento melodico di un enunciato • Per misurarla ci sono 3 variabili (fonetiche) principali: - Andamento della curva F0 - Durata delle vocali (o sillabe) - Innalzamento tono della vocale (dB) Prominenza prosodica = dipende da durata e intensità delle sillabe nella catena fonica → sillaba tonica ha durata e intensità maggiori rispetto alle altre → prosodia varia di persona in persona in persona anche in base al luogo (variazione prosodica) NB: intonazione degli enunciati = cambia in base a intenzione comunicativa - Affermazioni → discendente - Interrogativi → ascendente - Esclamativi → tate escursioni tonali - Imperativi → ripida discesa • 2 modelli e metodi: - Fonologico/autosegmentale - Fonetico AMPER = risorsa online per studiare variazione geoprosodica FONOLOGIA dei TONI tono ≠ intonazione Intonazione = riferito all’andamento melodico di un’intera frase o gruppo tonale/ritmico → il tono riguarda sillaba Tono = altezza relativa di pronuncia di una sillaba → ogni sillaba ha un certo tono - Livello articolatorio = dipende dalla tensione di corde vocali e laringe - Contatto tra lingue = es. in Italia impariamo inglese → mutamento lessicale Mutamento fonetico-fonologico • Porta il cambiamento del numero o tipo di suoni in una lingua (fonemi) • Solitamente arriva da un mutamento fonetico di natura allofonica = forme foniche diverse in alternanza tra loro • Esempi: - Perdita lunghezza vocalica latino → italiano - Grande mutazione vocalica inglese • Questi mutamenti sembrano operare con regolarità = LEGGI FONETICHE • Ci sono eccezioni alle leggi fonetiche che sono effetto di altri fattori (usano altri livelli del sistema linguistico): - Leggi concorrenti (es. Legge di Verner) - Analogia - Contaminazione/mescolanza - Contatto tra lingue → fenomeni di prestito MUTAMENTO FONETICO * • Determinato da 3 processi: ASSIMILAZIONE, DISSIMILAZIONE, METATESI - Assimilazione = foni diversi a livello articolatorio diventano simili - Dissimilazione = foni uguali a livello articolatorio si distinguono • Classificazione in base a: Tratti coinvolti → riguarda modo o luogo di articolazione: - TOTALE = i due suoni si avvicinano e diventano identici → es. in + ragionevole = irragionevole - PARZIALE = suoni si avvicinano ma restano distinti → es. in + probabile = improbabile Direzione del mutamento: - REGRESSIVA = cambia segmento precedente → es. in + ragionevole = irragionevole - PROGRESSIVA = cambia segmento successivo → es. want + to = wanna Oppure: - A CONTATTO = se due foni sono contigui - A DISTANZA = se non sono contigui MUTAMENTO FONOLOGICO • È un mutamento di suoni (non solo dei suoni) che modifica inventario fonologico di una lingua Fonologizzazione = quando allofono di un fonema si estende oltre la sua distribuzione originale e diventa un fonema autonomo → es. in latino [ʧ] era il plurale per [k] ma col tempo è diventato un fono a se (es. baco - bacio) Defonologizzazione = perdita opposizione quantità vocalica tra latino e lingue romanze - Coalescenza = fusione di due fonemi in uno (es. le [a] latine nella [a] italiana) - Scissione = unico fonema con due esiti diversi APPLICAZIONI DELL’ANALISI LINGUISTICA SOCIOLINGUISTICA “Studio della lingua in rapporto con la società” - Hudson Linguistica = studia la lingua come sistema Sociolinguistica = studia la lingua riguardo gli usi in una comunità sociale → problema: esiste una linguistica non sociale? • Berruto (1995) spiega 2 posizioni: - Debole = linguistica ancillare, ruolo ausiliario e subordinato - Forte = nessuno studio linguistico “puro” è valido se non prende in considerazione fattori sociali • Differenze tra linguistica pura e sociolinguistica: - Nozioni problematiche come assiomi (principi fissi, senza bisogno di spiegazioni) → in alcuni casi non possiamo spiegare con assiomi assoluti (es. salviamo suoni nella memoria con certi fonemi ma nella relata non vediamo i foni ma sentiamo i suoni) - Ricerca sul campo = sociolinguistica raccoglie dati sul campo, lavoro più lungo • L’interesse base della SL è la variazione (ciò che è variabile) → “la variazione generata dal parlante è qualcosa di sistematico, gradiente e informativo sia per il parlante che per l’ascoltatore” Opposizione tra GENERATIVISMO e SOCIOLINGUISTICA Generativisimo: cerca cose comuni in tutte le lingue → 2 concetti fondamentali: - Linguaggio come facoltà innata - Grammatica universale Sociolinguistica: cerca la variazione che deve essere: - Sistematica = scelta di una o altra variante - Gradiente = forme intermedie della variante - Informativa Nascita sociolinguistica 1952: prima comparsa del termine, in un articolo del filosofo americano Currie Anni 60: William Labov (lui è il padre della sociolinguistica) - Fa uno studio come certe varianti fonetiche fossero correlate a caratteristiche sociali del parlante + scrive vari testi fondamentali Forma vs funzione della lingua: 2 posizioni forti: → Posizione intermedia: la prospettiva d’indagine è diversa = generativisti spiegano perché elementi rimangono stabili nella lingua, sociolinguisti spiegano perché elementi cambiano!! CREOLISTICA • Studia le lingue creole, che si originano dai pidgin Generativisti estremi Sociolinguisti estremi SL non ha validità teorica e disciplinare, non contribuisce alla conoscenza del funzionamento del linguaggio ma si limita a collezionare dati (Chomsky) Non esiste nessuna linguistica interna “pura” - Pidgin = lingue formate a causa di una migrazione di parlanti di più lingue diverse che hanno creato un sistema misto semplificato per comunicare → struttura semplice x esigenza di comunicazione …col tempo diventano lingue di comunicazione e trasmesse nelle generazioni: - Creoli = evoluzione dei pidgin con struttura linguistica più complessa per produrre nuovi messaggi → processo lungo (più generazioni) legato alla storia sociale della comunità • La creolistica introduce nozione di: CONTINUUM = linea/percorso di un mutamento * - Il mutamento è graduale da: BASILETTO (lingua base per parlato e contesti informali) → tende a → ARCOLETTO (lingua alta per scritto e contesti formali) - In mezzo ci sono vari step (mesoletti), forme intermedie GERGO = codici linguisti usati da una minoranza per comunicare tra loro, risulta “segreto” in quanto usato e capito solo da quella comunità ANALISI DELLA CONVERSAZIONE • Il dialogo è strutturato su turni diversi = coppie adiacenti che prevedono i domanda A con risposta B → registro della conversazione Etnografia del parlato = analisi dati del parlato, crea un modello per classificare le situazioni comunicative: !!! MODELLO SPEAKING - Hymes 1980 TIPI DI SOCIOLINGUISTICHE: Penelope Eckert (2005) • Definisce 3 ondate della SL: 1. Sociolinguistica variazionista (Labov) - Rapporto semplice tra lingue e società = lingua (variabile interna) varia in base alla società (variabile esterna) - Ci sono variabili indipendenti esterne (es. età, sesso, classe sociale…) e variabili dipendenti linguistiche (es. pronuncia di certe lettere…) 2. Etnografia del parlato SITUATION = situazione, dove avviene (setting) PARTECIPANTS = chi partecipa (palese o nascosto) ENDS = risultati (come finisce, esito della comunicazione) e scopi (decisi prima) ACTS = atti linguistici (pragmatica) fatti parlando, sono forma e contenuto del messaggio KEY = chiave di lettura, interpretazione (se coincide tra partecipanti → esito positivo) INSTRUMENTS = canali e forme del discorso NORMS = interazioni (contesto sociale) e interpretazioni del discorso GENRES = tipo di comunicazione (dialogo, monologo…) S P E A K I N G • Atteggiamenti linguistici (Romaine, Milroy & Milroy)| • Tempo e modo (Dittmar) = ogni comunità ha le sue modalità di aggregazione che le differenzia dalle altre • Prototipi (Le Page & Tabouret-Keller) = teoria per cui in ogni elemento del sapere umano c’è un centro prototipico + elementi periferici → esistono comunità prototipiche Definizione generale: “una comunità linguistica è un insieme di persone che condividono l’accesso a un insieme di varietà di lingua e che siano unite da una qualche forma di aggregazione socio- politica” - Berruto 2. REPERTORIO LINGUISTICO Gumperz = varietà, dialetti, stili usati in una popolazione Cadorna = insieme dei mezzi linguistici posseduti dai membri di una comunità Tipi di repertorio: • COMUNITARIO o INDIVIDUALE •MONOLINGUE, BILINGUE, MULTILINGUE - Difficile esista completo monolinguismo (quasi impossibile), le comunità hanno sempre avuto almeno 2 lingue - Bilinguismo comunitario = unità di riferimento di una comunità - Bilinguismo individuale = unità di riferimento del singolo → Configurazione di dominanza = una delle due lingue domina sull’altra in base a: - Frequenza d’uso - Funzioni per cui è usata - Atteggiamenti die parlanti - Utilità nel comunicare 4 modelli plurilingui → compresenza lingue A e B in una comunità 1. BILINGUISMO = A e B non socialmente differenziate, posso usare entrambe in tutti i contesti 2. DIGLOSSIA = A e B differenziate socialmente, una per contesti alti e una per contesti bassi Ferguson (1959) • Caratteristiche dei repertori diglottici: - Esistenza di varietà basse (dialetti primari) - Esistenza di una varietà sovrapposta (alta) → diversa dalle altre, ha tradizione letteraria ed è usata a scuola e per quasi tutti gli scopi (non nella conversazione ordinaria) - Stabilità e coesistenza tra le varietà Kloss (1976) • Rapporto tra i codici: Comunitario Individuale Insieme di lingue (e varietà) usate in una comunità con funzioni diverse (es. Italia ha tanti dialetti riconosciuti ma non usati in ambiti formali) Lingue conosciute dall’individuo; atteggiamento linguistico cambia nel corso della vita (es. un migrante in nuova terra impara nuove lingue e cambia anche atteggiamenti) - In-diglossia = se i due codici A e B appartengono allo stesso diasistema - Out-diglossia = se i due codici appartengono a lingue diverse Fishman (1967) • 4 situazioni possibili: - Bilinguismo con diglossia - Bilinguismo senza diglossia - Diglossia senza bilinguismo - Ne diglossia ne bilinguismo 3. DILALIA = A può occupare anche gli ambiti d’uso di B (es. italiano A e dialetto B) 4. DIACROLETTIA = A e B interscambiabili negli usi alti (usi bassi assegnati a B) uso delle due lingue A e B in contesti alti (formali) e bassi (informali) Bilinguismo può essere: • Livello storico: - Endogeno = compresenza storica di due lingue autoctone - Esogeno = compresenza più lingue legate all’immigrazione • Livello di comunità: - Mono-comunitario = tutti parlanti della comunità conoscono e usano entrambe le lingue - Bi-comunitario = territorio con due comunità che usano lingue diverse (es. Svizzera) • Livello istituzionale: - di diritto = legalmente riconosciuto - di fatto = non riconosciuto ufficialmente ma esistente Italiano è lingua ufficiale della Repubblica: leggi, contratti, istruzione, formalità… MA sono riconosciute anche lingue minoritarie parlate in certe zone (anche se molti ancora no anche se ampiamente usate) DIALETTI • Sistemi linguistici usati in ambito geografico limitato, meno prestigiosi rispetto ad un altro stemma linguistico ritenuto dominante e ufficiale (lingua nazionale) • Idea positiva di “lingua” e negativa di “dialetto” visto come una versione corrotta della lingua MA in realtà è una lingua sorella che ha avuto meno fortuna • Classificazione dialetti (Coseriu 1980) - Primari = nati nello stesso periodo del dialetto da cui si è sviluppata la lingua standard - Secondari = varietà geografiche di una lingua risultanti dalla diffusione di una lingua comune - Terziari = varietà geografiche di una lingua risultanti dalla diffusione di una lingua standard BILINGUISMO DIGLOSSIA DILALIA DIACROLETTIA A B A B A B A B ALTI ALTI ALTI ALTI BASSI BASSI BASSI BASSI - Il dialetto è subordinato alla lingua standard in senso geo-demografico (minore distribuzione) ma comunque imparentato → si parla di “dialetto” se c’è una lingua di riferimento a cui contrapporli • ITALIANO “STANDARD” = lingua fiorentina (scritta) dalle 3 corone → evoluzione diacronica • DIALETTI ITALO-ROMANZI = lingue sorelle dell’italiano, derivati direttamente dal latino con struttura simile all’italiano • VARIETÀ REGIONALI = varietà marcate dell’italiano influenzate dai dialetti locali; si differenziano dall’italiano a livello lessicale e fonetico/fonologico → nel quotidiano usiamo principalmente le varietà regionali e non italiano standard (usato nello scritto) DIALETTI ≠ DIALECTS LINGUE STANDARD Standardizzazione = processo che fissa la norma di una lingua, si individuano varietà di base e poi le varianti da usare, codificare e diffondere → scegliere varianti corrette e scorrette Lingua standard = ritenuta corretta, ha subito standardizzazione Lingua comune = diffusa ma non standardizzata ufficialmente • Una varietà standard della lingua è il modello di riferimento riconosciuto per l’uso corretto della lingua • Può essere declinata in senso: - Prescrittivo = insieme delle norme che regolano l’uso corretto della lingua - Descrittivo = insieme di tratti linguistici condivisi dalla comunità Caratteristiche della nozione “standard” in linguistica: • Codificato = definito da regole di rifermento → con testi, grammatiche, dizionari… • Sovraregionale = diffuse su tutto il territorio nazionale • Elaborato = adatto per questioni tecniche, scientifiche, culturali… sia per lessico che per struttura • Di prestigio = usato tra i ceti alti con istruzione elevata • Scritto = esiste soprattutto in forma scritta (a volte non c’è neanche parlato) MUTAMENTO LINGUISTICO • Le lingue cambiano nel tempo in determinati modi e alcuni mutamenti sono più comuni • Alcuni esempi di analisi sociolinguistica: LABOV: ISOLA MARTHA’S VINEYARD • Negli anni 60 Labov fa uno studio sulla variazione fonetica nell’inglese parlato sull’isola di Martha’s Vineyard in USA (Massachusetts) • Studia come gli abitanti pronuncino alcuni dittonghi (approssimante + vocale) • Isola con varie caratteristiche sociali: - Separata dagli Stati Uniti continentali (è un’isola) Dialetti Dialects Origine: lingua madre Origine: standard Dialetti “primari” Dialetti “secondari” Micro-variazione diatopica Variazione diatopica (di entità regionale) Cosa emerge: nota che inconsciamente utilizzava varianti sub-standard o standard dell’inglese in base alla classe sociale dell’interlocutore!! → lo fa per avvicinarsi linguisticamente a lui, risultare più simpatica e dar uno scopo alla conversazione • Importanza delle relazioni interpersonali nella scelta delle varianti sociolinguistiche • Emergono 2 teorie (la prima causa la seconda) 1. Recipient design = scegliamo un “design fonetico”, una variante linguistica in base a con chi parliamo 2. Accomodamento = in una conversazione tendiamo ad accomodare, adattarci all’altro in 2 modi: divergente (adattamento provoca reazioni ostili) o convergente (se si è d’accordo) ETNOGRAFIA E SOCIOLINGUISTICA (2 ondata della sociolinguistica secondo Penelope Eckert) ESPERIMENTO PENELOPE ECKERT * • Va in una scuola superiore di Belten High e riconosce 3 gruppi di studenti: - Jocks = quelli “bravi” che apprezzano la scuola e la tengono in piedi (con club, attività…) - Burnouts = quelli che non vogliono stare a scuola e ci vanno perché devono, a cui non piace studiare… - In-between = nulla in particolare, studenti normali • Applica il metodo etnografico dell’osservazione partecipante: - Domanda di ricerca: quali sono le strutture sociali rilevanti per la lingua di quella comunità? - Non ci sono variabili indipendenti poste a priori • Introduce la comunità di pratica = in certi contesti per la situazione linguistica è più importante la variabile comunità, fare parte di un certo gruppo nella società (rispetto a sesso, classe sociale, istruzione…) STRUTTURE SOCIOLINGUISTICHE • Bisogna spiegare la variazione linguistica (non solo descriverla) tramite il rapporto che ha la società con la lingua e viceversa (variabili linguistiche e sociali) • La variabilità segue sempre degli schemi (non è caotica) Variabile = elementi linguistici che variano in base al contesto linguistico • 2 approcci: 1. Modello delle regole variabili (quantitativo/probabilistico) = prevedere uso delle variabili con calcolo matematico 2. Scale di implicazione = derivato dalla creolistica (basiletto → mesoletti → acroletto) Distribuzione di prestigio Laboviana • Descrive le variabili sub-standard: - Meno usate nel parlato controllato della classe alta - Più usate nelle classe più basse nel parlato comune - La classe bassa ha più variazione tra contesti formali e informali - Rappresentate in un grafico e decresce sia l’asse diafasico (stato sociale) che diastratico (contesto comunicativo) • MARKER = variabile in cui varia sia la variabilità sociale (diastratica) che il contesto comunicativo (diafasico) • INDICATORI = sensibili solo alla variabilità sociale (diastatico) ma non al contesto comunicativo (diafasico) • STEREOTIPI = sensibili solo al contesto e non allo stato sociale → caratteristiche di un certo gruppo o classe sociale (es. bestemmie) • IPERCORREZIONE = nelle classi più basse si tende a “correggersi” nei contesti più formali, spesso c’è un iper-correzione anche dove non necessario Marcatezza delle variabili = le variabili “marcate” a livello linguistico sono riconosciute come substandard → caratterizzate da pronuncia più semplice o “trascurata” e un minore impegno cognitivo • Si trovano su tuti i livelli del sistema: - Fonologico = semplificare nessi consonantici (es. pisicologa) - Morfologico = applicare regole (paradigmi) quando non bisogna (es. I knowed) - Sintattico = abbreviazioni (es. la persona che hai prestato… anziché a cui) - Lessicale = iperonimi vs iponimi (es. robo, coso… anziché cosa, oggetto) Sviluppi recenti della sociolinguistica: SOCIOFONETICA • Area di studio che unisce principi della fonetica con quelli della linguistica • Osserva come i parlanti valutano e percepiscono variazione dei suoni nella lingua, cambio di abitudini linguistiche… → si vede nell’esperimento sull’isola Martha’s Vineyard (tratto linguistico legato al valore sociale) • Principi della sociofonetica: 1. Multi-disciplinarità 2. Multi-modalità 3. Analisi di grana fine 4. Gradualità dei fenomeni osservati → Italia è un paese ricco per la sociofonetica (elementi più studiati: prosodia, rotiche e occlusive) LINGUISTICA QUEER • Analizza linguaggio partendo dalla teoria Queer (identità di genere) e si può applicare nel: - Discorso = come si esprime identità di genere e come si lega alle altre variabili sociolinguistiche - Sistema = come identità di genere influenza la produzione di certi elementi linguistici “Sounding gay” = studi americani sul fatto di attribuire la sessualità in base alla voce - Alcune caratteristiche sono legate a fatti biologici (es. spessore corde vocali) MA altre sono apprese socialmente! → voci reali vs voci sintetiche - Influiscono anche altri pregiudizi e stereotipi non linguistici Studio di Zimann - Intervista 15 maschi adulti (5 gay cisgender, 5 etero cisgender e 5 trans) → fa leggere un brano + chiede identificazione sessuale e di genere Risultati: trans e cis-etero articolano in modo simili mentre i gay diversi → però trans e gay sono considerati più “simili” nei pregiudizi del sounding gay SOCIOLINGUISTICA STORICA • Obiettivo di ricostruire le relazioni tra codici e usi linguistici e il loro contesto socio-culturale • L’analisi deve basarsi su 2 principi: 1. Uniformità = le forze che determinano il mutamento linguistico oggi possono aver agito anche in passato → non è sicuro ma potrebbe! 2. Generalizzazione = analizzare i risultati in uno stesso campione della popolazione → è necessario togliere soggettività del ricercatore + ottenere stessi risultati se rifaccio esperimento Problemi di rappresentatività • Nell’analisi sociolinguistica tradizionale (non storica) i partecipanti possono essere scelti a PRIORI (apposta per tale studio) o a POSTERIORI (da un corpus diverso o maggiore) • Creare un corpus in ambito linguistico è difficile perché gli elementi del parlato sono orali mentre i dati per la ricerca devono essere scritti quindi possono essere incompleti o non precisi → “bad data problem” = il linguista deve essere abile nell’interpretazione e trarre il meglio da essi ——————————————————————————————————————————— PARTE 3: morfologia, sintassi e tipologia linguistica Capitolo 4 MORFOLOGIA • Una delle articolazioni base del linguaggio che studia la struttura della parola • Come si formano e come agiscono le parole → il concetto di “parola” e ciò che gira intorno • Due nozioni principali: - Concetto di PAROLA = intuitivo e difficile da definire - Concetto di MORFEMA = meno intuitivo e facile da dimostrare   PAROLA • Non c’è una definizione univoca ma una concezione multifattoriale CRITERI DEFINITORI (definiscono proprietà fondamentali per la parola): - Referente unico e significato unitario = parole come cane, sedia… sono referenti che portano a un unico significato MA altre come capostazione, portamelo… rimandano a due cose diverse (capo e stazione) anche se il referente è singolo - Ordine fisso dei costituenti = es. libro è composta da due parti libr-o e non si può cambiare quest’ordine MA più ci si avvicina all’ordine della frase più le componenti sono libere → il confine tra parola e non-parola non è fisso, più si va nello specifico più ci si avvicina al prototipo e più ci si allontana da questo prototipo più ci si avvicina al concetto di frase allontanandosi dal concetto di parola (portamelo è molto vicino alla frase) - Coesione tra costituenti (non-interrompibilità) = non si può inserire materiale linguistico in una parola → posso scrivere grande libro ma non libr-grande-o (non si può in italiano ma in altre lingue si) • Rapporti paradigmatici = rapporti tra elementi del linguaggio che non sono nello stesso contesto   • Ci sono 3 tipi di condizionamenti dietro l’allomorfia: 1. Allomorfia condizionata FONOLOGICAMENTE =
 - es. articolo determinativo maschile singolare è un morfema allomorfo: il - lo - l’ → il fattore fonologico che regola l’uso di questi allomorfi dipende dall’attacco della sillaba successiva 2. Allomorfia condizionata LESSICALMENTE = legato al concetto di classi di flessione (ancora non visto) - es. plurale in inglese non si fa sempre allo stesso modo (box → boxes MA mouse → mice; sheep → sheep) → allomorfia del morfema di plurale 3. Allomorfia condizionata GRAMMATICALMENTE (supplettivismo) = la parte grammaticale della parola è quella che non cambia ma determina l’allomorfia, il morfema lessicale è quello che cambia - es. in italiano vado e andiamo: stesso verbo ma morfema lessicale diverso (vad- e and-) + altri morfi suppletivi che dipendono da differenze grammaticali → la parte grammaticale -o sceglie come suo allomorfo grammaticale vad- perché and-o non esiste - Lo stesso fenomeno avviene con Arezz-o (supplettivismo forte) e aret-ino (supplettivismo debole)   Altre violazioni del principio di biunivocità: MORFI ZERO = SI significato ma NO significante; il morfo zero esiste solo per i morfemi grammaticali, ovvero quando un contenuto di tipo grammaticale è espresso dall’assenza di materiale fonico - es. qualsiasi parola singolare inglese (book) è un morfema lessicale che non ha morfemi grammaticali, si può dire che ha un morfo zero ma non avrebbe senso perché allora ogni parola singolare inglese avrebbe un morfo zero (siccome ogni singolare inglese non ha morfemi grammaticali); PERÒ ha senso specificare la presenza del morfo zero in alcuni plurali (perché il plurale inglese è marcato): sheep → sheep presenta morfo zero (pronuncia cambia ma non si vede) che si oppone agli altri plurali con -s MORFI VUOTI = SI significante ma NO significato; un morfo che possiamo separare ma non ha un vero e proprio significato. - es. amate, vedete, siete… il morfo -te come morfema che indica ‘seconda persona plurale’ ma si può trasformare in altre forme che non hanno significato (am-erò, vede-ssi, dormi- vate…) Violazioni del principio di segmentabilità: SUBMORFEMI = sequenze foniche che sembrano essere un morfema ma non lo sono → es. parole inglesi che iniziano con gl- (glitter, glow, glimmer…) hanno somiglianza formale e somiglianza di significato (indicano qualcosa di brillante, luccicante) questo fa pensare che gl- sia un morfema perché da quel significato… MA togliendolo la parola crolla quindi non è un morfema ma un submorfema MORFI SOTTRATTIVI = caso complesso → quando un morfo è parte del morfema lessicale ma per poterlo manipolare grammaticalmente devo agire sul suo valore lessicale (togliendo qualcosa) ??? 3 PROCESSI MORFOLOGICI: 1. FLESSIONE • Diverso dagli altri due perché non crea parole ma “modifica” → prende un LESSEMA = parola privata di significati grammaticali, e attua una flessione che gli attribuisce valori grammaticali (un “controllore” attribuisce valori al “bersaglio”) - es. passare da “vedere” come lessema (forma infinita attiva del verbo → lessema = concetto di vedere) a “vedevo” vuol dire attribuire valori grammaticali, attua una flessione • Caratteristiche della flessione: - Non crea parole nuove - È un fenomeno obbligatorio = se utilizzo un verbo in italiano non posso non attribuirgli dei valori grammaticali “le lingue si differenziano in ciò che sono costrette a esprimere e non in ciò che possono esprimere” -Jakobson   - Flessione INERENTE = i tratti flessivi inerenti non dipendono da altre parole nella frase → es. mio fratello parla con me: la -o di fratell-o indica maschile singolare e non è influenzata da parl-a - Flessione CONTESTUALE = i tratti flessivi contestuali dipendono da altre parole → es. possessivo mi-o: la -o dipende dalla parola di riferimento, quindi i tratti che prima erano inerenti ora dipendono da una parola esterna e sono contestuali. • I lessemi con tratti inerenti si usano liberamente (fratello = lessema inerente sing. / fratelli = lessema inerente plur.), quelli contestuali invece devono accordarsi ad altre parole della frase (anche il verbo parla che ha la 3 pers. sing. perché si riferisce a fratello) → il lessema fratello controlla mio e parla attribuendo valori grammaticali Tipi di legame di flessione: - ACCORDO = quando il bersaglio deve copiare certe categorie grammaticali del controllore: numero e genere - REGGENZA = quando il controllore non ha una certa categoria grammaticale ed è in grado di selezionare il valore che vuole → es. con me: il pronome di 1 pers. sing. ha la forma me ma esistono anche io, mi-… (con me e non con io) Categorie flessive = sono categorie grammaticali che riguardano la funzione sintattica di un elemento nella frase → categorie di tempo, aspetto e modo (inquadrano l’evento, spesso difficili da distinguere tra loro) - Molte categorie flessive sono ricorrenti nelle varie lingue e ognuna ha una struttura interna diversa 2. DERIVAZIONE  • Crea nuove parole tramite aggiunte di morfemi derivazionali ad un morfema lessicale, possono essere: - Prefissi → dis-inserire - Suffissi → pensa-bil-e - Altre possibilità: • Transcategorizzazione = quando nella creazione di una nuova parola si passa da una categoria lessicale (classe di parola) a un’altra → è più frequente con i suffissi che con i prefissi - es. pensare (verbo) → pensabile (aggettivo) • Conversione o derivazione zero = transcategorizzazione che avviene senza l’aggiunta di suffissi derivazionali → è più un cambiamento sintattico che morfologico perché mostra come una parola di una certa classe di parola possa essere usata anche in altro modo. - es. studiare (verbo) → studiare (nome): [lo] studiare è faticoso 3. COMPOSIZIONE • Leggermente diversa nelle varie lingue (non c’è definizione univoca) Definizione semplice: i composti sono parole formate da due parole diverse. • È un processo sempre binario ma in alcune lingue un composto può unirsi ad un’altra parola formando un altro composto (inglese: towelrack → towelrackdesign) Classificazione dei composti tramite: • CENTRICITÀ - Composti endocentrici (il centro, l’elemento testa è interno) e composti esocentrici (elemento testa non interno) - Parlando di endocentrico e esocentrico si considera il rapporto tra componenti e il composto nella sua totalità - Differenza anche sul piano semantico, non solo morfologico: nei composti endocentrici la testa trasferisce tutti i propri tratti al composto (es. flessione plurale interna: pescespada / pesc-i-spada) - Test semantico “è un” (è un pesce? è una spada?) = applicando il test semantico, morfologico, categoriale si notano i composti con due teste → es. cassapanca è endocentrico con due teste •RAPPORTO SINTAGMATICO - Considera il rapporto orizzontale tra i due componenti del composto - Test della “e” = per capire se i componenti sono paritetici, sullo stesso livello (es. nordovest indica qualcosa sia a nord che ad ovest, quindi nord e ovest) → Test dell’inversione = inverte ordine delle parole (es. ovestnord non cambia significato) •  RAPPORTO DI DETERMINAZIONE - Uno dei componenti si definisce in base all’altro e non ha senso senza l’altro (es. portapenne: penne specifica il ruolo di porta) - Nei composti determinativi il rapporto non è paritetico, un elemento è determinante e l’altro è determinato Capitolo 5 SINTASSI • Altro livello di articolazione del linguaggio • Studia la combinazione delle parole per formare le frasi → la parola è l’unità massima della morfologia che viene poi usata dalla sintassi per formare le frasi • Tra parole (unità minima) e frasi (unità massima) ci sono i sintagmi (articolazione intermedia) Premessa: la sintassi è astratta, si parte da dati reali per arrivare a contenuti meno banali → la sintassi è quasi pura forma, fonetica e fonologia danno la sostanza > Esempio: Giovanni corre → è una frase L’uomo con il cappello rosso seduto in quarta fila guarda il direttore dell’orchestra → la frase blu può essere sostituita con “Giovanni” - Nella struttura della frase svolgono la stessa funzione (soggetto) - Nella sequenza Giovanni corre le parole entrano naturalmente a far parte della frase, nella seconda le parti entrano ma come un unico costituente → sintagmi = gruppi di parole che entrano come costituenti della frase TEST DI COSTITUENZA = per capire quali parole sono parte dello stesso sintagma e quali no - Test di SOSTITUZIONE (quello appena fatto) - Test di MOVIMENTO = sposto una parte di frase in un altro punto, se la sequenza è valida allora ho preso un sintagma completo → se scrivo: l’anno il mio amico scorso… capisco che l’anno scorso è un sintagma dato che separandolo la frase perde significato - Test della SCISSIONE = si mette la sequenza di parole da testare (es. il mio amico) in una frase scissa, cioè verbo essere + elemento + che (es. è il mio amico che…) - Test dell’ENUNCIABILITÀ IN ISOLAMENTO = se un sintagma è completo si può enunciare in isolamento come risposta a una domanda (es. chi ha mangiato questo? Il mio amico → articolo necessario in italiano) - Sostituzione con una PROFORMA = proforma sono pronomi, pro-aggettivi… es. il mio amico ha preso una casa sul mare diventa un mio amico l’ha presa → il sintagma è una casa su mare - ELLISSI = sottintendere qualcosa senza dirlo → es. il mio amico ha comprato una casa e suo fratello anche (ha comprato una casa) • Ci sono livelli superiori e inferiori, i vari test possono individuare segmenti di diversa natura e diversa estensione (ultimi due test) • I sintagmi hanno natura gerarchica, hanno un elemento dominante chiamato TESTA → si trova con il test di COORDINAZIONE = es. il mio amico ha preso una casa al mare → il mio amico e sua moglie hanno preso e sistemeranno una casa al mare con piscina → il mio amico e a un buon prezzo ha comprato e molto bella una casa e sul mare: si nota che alcuni sintagmi non possono stare vicini, non si può coordinare i sintagmi con ogni sintagma. • Ci sono vari tipi di sintagmi = sintagmi nominali (il mio amico), sintagmi verbali (ha preso e sistemeranno)… ma ci sono anche casi ambigui → es. mi piace riposare, mi piace il riposo, mi piace il mare: a primo impatto riposare sembra un sintagma verbale ma in realtà può essere sostituito con uno nominale (il riposo), questo perché in questo caso riposare è un sintagma nominale e funziona da nome. Accade lo stesso in mi piace riposare e la buona cucina in cui coordino i sintagmi nominali la buona cucina e riposare → infatti non è possibile ho riposato e la buona cucina perché ho riposato è un sintagma verbale. INDICATORI SINTAGMATICI • Rappresentazione grafica dei rapporti sintattici tra i componenti della frase • Il sintagma ha una forma base fissa rappresentata con la struttura ad albero che scompone e fa capire la struttura interna del sintagma - Ha la testa (elemento fondamentale) e poi si sviluppa a destra e sinistra • L’albero è composto da etichette che danno il valore a ogni elemento che compone il sintagma e da ogni etichetta possono partite altre ramificazioni binarie (raramente ternarie) fino ad arrivare alle singole parole → nodo = punto d’incontro delle ramificazioni • Si individuano con i test di costituenza!! • SN e SV ci sono sempre nella prima ramificazione Sintagma adposizionale (Sadp o SAdp) = quando la testa è in ad-posizione: parole che esprimono contenuti di vario tipo → preposizioni o posposizioni (due tipi di SP) - Sadp = preposizioni (SPrep) → sono prima del nome a cui si riferiscono - SAdp = posposizioni (SPosp) → sono dopo il nome a cui si riferiscono Marco ha comprato una casa sul mare Costituenti immediati = formano il sintagma superiore → il mare (sintagma nominale) è formato da due costituenti immediati: il (articolo determinativo) e mare (sostantivo) • È necessario sapere che i sintagmi sono composti da una testa della stessa tipologia del sintagma (un sintagma nominale ha come testa un nome) DETERMINANTI (sx) Possono essere articoli o ausiliari → sintagmi verbali MODIFICATORI (dx) Parte del sintagma che specifica/restringe il significato della testa (es. il libro di Giovanni) N = nome V = verbo A = avverbio P = preposizione SN = sintagma nominale (art, N, agg) SV = sintagma verbale (aus + V) SA = sintagma avverbiale (introdotto da avv) SP = sintagma preposizionale (introdotto da una prep) → il mio amico Giovanni → è caduto → ieri → dalla sedia una casa sul mare è un sintagma nominale però fa parte (a un livello più alto) di un sintagma verbale insieme al sintagma ha comprato → non è intuitivo ma bisogna tener conto che il complemento oggetto va sempre con il verbo e quindi fa parte di un sintagma verbale di livello più alto; si dimostra sostituendo tutto: si può dire Marco corre (corre sostituisce l’intero sintagma ha comprato una casa sul mare) • Le frasi con predicato verbale si possono sempre ramificare in sintagma verbale e nominale AMBIGUITÀ SINTATTICA • Quando una frase può avere più di una interpretazione - es. Luigi ha visto nel parco un uomo con il binocolo → chi ha il binocolo? Luigi o l’uomo? VALENZA • Opera nei verbi quindi valenza verbale • È la proprietà dei verbi di aver bisogno di altri elementi (argomenti) per dare origini a frasi grammaticali • ARGOMENTI = elementi che specificano cosa succede, non per il significato ma per far stare in piedi la frase - es. frasi: Giovanni corre - John runs → runs e corre non sono considerati frase (anche se in italiano è possibile in certe situazioni), il verbo deve essere sempre accompagnato • I verbi hanno valenza diversa in base a quanti argomenti necessitano: - MONOVALENTI = richiedono 1 solo argomento, il soggetto - BIVALENTI = 2 argomenti (possono essere soggetto e c. oggetto ma non per forza) - TRIVALENTI = 3 argomenti, esprimono significato di “dire” e “fare” + tetra/pentavalenti = indicano “spostare” (prof non li considera) - ZEROVALENTI = non vogliono argomenti, spesso legati al clima (es. piove) → non ci sono in tutte le lingue (es. in inglese bisogna dire it rains) ELEMENTI CIRCOSTANZIALI (margini) = elementi aggiuntivi nella frase, non dovuti al verbo e che possono essere tolti → il confine tra elementi circostanziali e non non è sempre ben definito - es. Nell’estate del 2012 Giorgio regalò a suo figlio, dopo una lunga malattia, una vacanza di tre settimane in quattro bellissime isole della Grecia → Giorgio regalò a suo figlio una vacanza / Giorgio regalò una vacanza   Funzioni sintattiche IL SOGGETTO • Spesso definito come “colui che compie l’azione” ma non sempre vale come definizione: - Il poliziotto cattura il ladro → soggetto compie azione - Il poliziotto fu colto di sorpresa dal ladro → soggetto non compie azione - Il poliziotto tremava di paura → soggetto compie azione ma involontaria → il soggetto è sempre il poliziotto ma non è sempre colui che compie l’azione • Stessa situazione con la definizione “è ciò di cui si parla”: - Il ladro svaligiò la banca → soggetto è ciò di cui si parla - Il ladro svaligiò la banca, non il poliziotto! → si parla dell’azione S = soggetto V = verbo CO = complemento oggetto PV = predicato verbale PN= predicato nominale SN = sintagma nominale - Enunciati presentativi (o tetici) = contenuto slegato da tutto il resto (es. …bla…bla… Ah, c’è Mario che ti cerca!… = frase scollegata da quella prima) → di solito introdotte dal “c’è” presentativo Oltre la frase DEISSI e RIPRESE FORICHE • Rapporto della frase sia con il testo generale in cui si trova sia con il contesto linguistico • Sono elementi molto comuni per evitare ripetizioni e non hanno un riferimento indipendente, per capirli bisogna conoscere il contesto linguistico o altri elementi A: Ieri sono andato a Roma. B: Ah sì? Hai visto Sara lì? A: Sì, le ho detto che la salutavi. B: E ci sei poi andato, a prendere un gelato? A: Purtroppo no, ma oggi me ne sono preso uno qui. Elementi DEITTICI • Le parole rosa hanno significato ma bisogna conoscere il contesto linguistico per capire (es. se dico “sono qui” al telefono l’altra persona non sa dove sono) DEISSI = quando gli elementi necessitano il contesto linguistico per capire → qualsiasi parola che necessita di sapere il contesto linguistico è un elemento deittico Elementi FORICI • Per quelle in blu serve conoscere gli elementi adiacenti del testo per comprendere → riferiti a qualcos’altro - Anaforici = riporta a un elemento che viene detto prima, già detto (“li”) - Cataforici = rimanda a un elemento che viene detto dopo, non ancora citato (“ci”) • Ci sono 3 categorie di deissi e riferimenti forici: - TEMPORALI = ieri, oggi… - SPAZIALI = là, qui… - PERSONALI = riguardano persone grammaticali (es. le ho detto) Capitolo 8 Classificazione delle lingue CLASSIFICAZIONE GENEALOGICA • Si basa sulle radici comuni delle lingue per trovare delle “famiglie linguistiche” formate da lingue con caratteristiche comuni (es. lessico condiviso) • Ogni famiglia si suddivide poi nelle singole lingue che a loro volta hanno dei sottogruppi più specifici • Ogni idioma ha delle lingue sorelle, se non ne ha è una lingua isolata (es. basco) TIPOLOGIA LINGUISTICA • Non è una nuova parte della linguistica ma un’osservazione dei fenomeni linguistici • Nasce come una classificazione delle lingue → classificazione sincronica = non considera il tempo • È una classificazione tipologica = le lingue vengono suddivise in TIPI (gruppi) in base a certe caratteristiche strutturali che devono essere significative = avere correlazioni con altre caratteristiche → creare gruppi sensati con molte caratteristiche in comune > Esempio: - Lingue con presenza di vocali → non significativo: tutte le lingue le hanno - Lingue in cui la parola “cane” contiene il suono [k] → nessuna correlazione significativa osservabile, poche caratteristiche comuni (quindi raggruppamento poco utile) - Lingue con ordine dei costituenti SOV (soggetto-oggetto-verbo) → molto significativo! Perché oltre a questo hanno altre caratteristiche simili Obiettivi della classificazione: - Descrivere i limiti della variazione interlinguistica = la variazione è esuberante ma non illimitata - Prevedere le configurazioni tipologiche (insieme di tratti strutturali) probabili e quelle improbabili per le lingue = in base a ciò che già so posso fare previsioni riguardo una lingua, andranno poi dimostrate - Spiegare le correlazioni tra i parametri osservati (prospettiva funzionalista) = capire perché certe caratteristiche si presentano spesso insieme Classificazione basata sulle caratteristiche morfologiche delle lingue, in particolare la struttura della parola (com’è fatta) → si basa su 2 indici: • Indice di SINTESI = quantità di morfi presenti nella parola - Valori alti: molti morfi - Valori bassi: pochi morfi • Indice di FUSIONE = quanto facilmente i morfemi della parola sono separabili - Valori alti: parole difficilmente segmentabili, confini di morfema labili, più significati in ogni morfema - Valori bassi: parole facilmente segmentabili In base alla combinazione degli indici ci sono vari tipi: • Tipo ISOLANTE - Lingue con indice di sintesi molto basso, con parole formate da un solo morfo quindi l’indice di fusione è quasi inapplicabile (es. cinese, vietnamita) - Le lingue di tipo isolante hanno il tono come caratteristica distintiva (la pronuncia delle parole cambia significato) • Tipo POLISINTETICO - Lingue con indice di sintesi molto alto, parole complesse con molti morfemi (opposto del tipo isolante) - Una parola può dare più informazioni → la differenza tra parola e frase non è netta • Tipo AGGLUTINANTE - Lingue con indice di fusione molto basso, con struttura morfologica molto semplice (es. per fare plurale si usa sempre stessa forma, stessi suffissi…) → stessi elementi che funzionano sempre allo stesso modo • Tipo FUSIVO (o flessivo) - Presenta tutte le irregolarità possibili (più una lingua è fusiva più è irregolare) → italiano è fusivo - Una forma assume significati diversi in base al contesto • Sotto-tipo INTROFLESSIVO (del tipo fusivo) - Si basa su radici consonantiche (quasi sempre 3 consonanti) con significato molto ampio, concetti (non sono verbi, nomi… ma più generali) → tipico delle lingue semite - Partendo da queste radici si formano parole con morfemi transfissi che si incastrano tra le radici dando senso alla parola - es. ktb = scrivere → kitab/kutub = libro/libri → katab-a = egli scrisse Tipologia sintattica ORDINE dei COSTITUENTI S, V, O (soggetto, verbo, oggetto) • Parametro importante correlato ad altre caratteristiche sintattiche • 6 ordini logicamente possibili: SOV - SVO - VSO - VOS - OVS - OSV - I primi 3 ordini (SOV-SVO-VSO) comprendono il 97% delle lingue: 87% SOV-SVO; 10% VSO Perché una distribuzione così sproporzionata? - Riposta storica = le lingue più sviluppate e espanse sono quelle dei popoli dominanti e le altre di popoli esclusi, marginali → probabile ma c’è di più, riguarda la struttura: alcuni tratti o composizioni sono più funzionali di altri e più usati: SOV-SVO-VSO (3 ordini maggiori) = soggetto precede oggetto Principio di PRECEDENZA (forte): S prototipico = agente (priorità cognitiva) e tema (priorità comunicativa) → il soggetto ha doppia priorità: cognitiva in quanto agente e comunicativa in quanto tema e ciò permette di capire l’oggetto SOV-SVO (due più diffuse) = verbo e oggetto sono vicini Principio di ADIACENZA (debole): V e O tendono a stare vicini per il loro legame sintattico → oggetto (argomento esterno) e verbo (argomento interno) hanno un rapporto sintattico stretto (rapporto profondo ma conviene lasciarlo anche nella struttura superficiale) e mettendo in mezzo il soggetto lo spezzerei Correlazioni tra ordine basico e altri parametri • La posizione di S è poco interessante in chiave implicazionale • Più significativa la posizione di V e O (testa e modificatore del sintagma verbale) → questo parametro individua i macro-tipi OV e VO che dipendono da: - Struttura del sintagma ADPOSIZIONALE = preposizioni vs posposizioni - Struttura del sintagma NOMINALE = posizione reciproca del nome (N): - N e A (aggettivo) - N e G (genitivo) - N e Num (numerale) - N e Dim (dimostrativo) - Struttura del sintagma VERBALE = posizione di ausiliari e avverbi rispetto al verbo • Riguarda anche la struttura delle sillabe, non solo i suoni: - es. le lingue polinesiane hanno molti prestiti dall’inglese ma hanno una struttura sillabica molto più semplice (quasi solo CV) quindi sono state modificate per evitare l’incontro consonantico: president → peresitene • MORFOLOGICA = modifica la parola per integrarla nella propria morfologia - es. to chat in inglese ha una sola forma, in italiano diventa chatto, chatteresti, ho chattato… CALCHI • Tipo di interferenza di sistema più complesso perché richiedono un bilinguismo maggiore • Sono parole con materiale autoctono ma che suggono un modello straniero • Si dividono in: CALCHI STRUTTURALI • Riguarda parole con una struttura interna: derivati, composti e tutte le parole formate da più elementi… e si dividono in calchi: - Derivazionali = fatti su parole derivate - Composizionali = su parole composte → es. skyscraper → grattacielo, è stata modificata (sarebbe cielo grattatore) per integrarla nelle strutture dell’italiano (quindi anche nei calchi ci sono fenomeni di integrazione) - Sintematici = per parole polirematiche (sintema = sinonimo di parola polirematica) → es. cold war → guerra fredda CALCHI SEMANTICI • Fenomeno di imitazione più complesso: - es. stella = in inglese star (italiano stella) assume anche significato di “celebrità”, “persona famosa” ma in italiano rimane la stella del cielo → col tempo anche gli italiani iniziano a chiamare “stella” le celebrità (stelle del cinema…) = calco semantico - Quindi questo significato di stella deriva da un calco semantico che è stato possibile perché star e stella avevano lo stesso significato di base ma non sempre è possibile… - es. emergenza = prima significava “emergere” ma è stato sovrastato dal significato “qualcosa di urgente” perché era il significato antico della parola emergency in inglese PIDGIN = lingue nate dal contatto tra idiomi diversi, non esistono in origine ma si creano per l’unione delle due e sono abbastanza limitate → smettono di esistere quando non servono più e possono diventare lingue creole, ovvero native e diffuse nella comunità ——————————————————————————————————————————— PARTE 4: storia della linguistica, pragmatica, semantica STORIA DEL PENSIERO LINGUISTICO Perché fare “storia della linguistica”? • Studiare la storia è una guida per le nostre azioni, studiare la storia del pensiero serve per l’emancipazione della mente • Invece che di “storia della linguistica” è meglio parlare di “storia delle idee o del pensiero linguistico” perché la linguistica è diventata una disciplina autonoma solo in tempi recenti: 1821 = prima cattedra di Linguistica all’Università di Berlino → ma l’uso della parola linguistica per indicare lo studio del linguaggio è più recente: in Italia fino agli anni 60 c’erano solo cattedre di Glottologia • Ma anche se la linguistica come disciplina esiste da poco, lo studio del linguaggio e delle lingue c’è da molto prima: Dalle origini al Settecento Occidente: • Antichi greci ragionavano sulle funzioni del verbo → teorie di Aristotele, la Grammatica Aristotelica e gli studi retorici furono fondamentali Esempi di riflessione linguistica: cos’è una parola? una lingua? una frase? Il linguaggio è innato? Si possono raggruppare le lingue? C’è una lingua madre?… Il termine “GRAMMATICA” • Oggi si intende l’insieme delle norme e prescrizioni ma un tempo indicava la struttura della lingua → si cercavano le regole che usavano le lingue, come funzionavano e variavano GRAMMATICA DELLA VARIAZIONE = la variazione linguistica è soggetta a regole • Nel mondo classico la grammatica era una tra le Arti Liberali → 7 discipline intellettuali (opposte a quelle manuali) suddivise in: → noi vedremo artes sermocinales con visione occidentale (indiano compreso perché ha influito) • Importanti nell’antica Grecia erano i GRAMMATA = elementi minimi del linguaggio di cui i greci fanno una prima classificazione (molto approssimata, ma ci mostra che c’era intenzione di studio dei foni) LEGAME TEORIA-DATO “La teoria filtra le informazioni sensoriali che riceviamo dall’esterno e decide quali tra queste diventeranno “dato” e saranno elementi delle nostre successive costruzioni teoriche” - Iannacaro • Ogni disciplina ha i propri dati e un dato può essere “qualsiasi fenomeno con caratteri che lo rendono pertinente per una certa teoria e una certa analisi: il riconoscimento di un dato presuppone il filtro di una teoria che escluda i fatti non rilevanti per il problema da studiare” -Berruto • È importante capire il legame teoria-dato: conoscere la storia delle teorie fa capire perché sono stati preferiti certi dati ad altri Fenomeni e dati FENOMENI = elementi esterni indipendenti da noi, non tutti i fenomeni diventano dati, dipende dalla teoria linguistica o approccio teorico che si segue → “scuole diverse comprendono nella categoria di “dato” fenomeni di tipo diverso” Artes Sermocinales Artes Reales grammatica, dialettica, retorica (riguardano il sermo = linguaggio) aritmetica, musica, geometria, astronomia (altri aspetti della realtà) TASSONOMIA DEL DATO = dati sempre legati a due fattori: 1. Raccolta dati (scritti e orali): per creare nuove teorie o falsificare/dare esempi a teorie già esistenti - Test di PRODUZIONE = analizzo parlanti e scriventi che producono dati - Test di PERCEZIONE = raccolgo percezioni/giudizi su dati già esistenti 2. Invenzione/verifica dati possibili = produrre dati in prima persona e testarli per falsificare la propria teoria - Test di accettabilità ai parlanti - Test di percezione di dati costruiti ad hoc → i parlanti hanno un’idea della ricerca scientifica e di come funziona la propria lingua che spesso non coincide con la realtà! Raccolta dati: • 3 modalità per raccolta dati: - Tavolino = testi, questionari… per raccogliere dati - Laboratorio - Campo = ci si reca dalla comunità di parlanti • Dopo aver raccolto i dati vanno divisi in categorie = raccogliere → categorizzare! Metafora del SETACCIO = nº categorie < nº tokens per capire: un setaccio a maglie troppo strette rischia di creare troppe categorie di analisi che nascondono il fenomeno nel suo complesso; ma con maglie troppo larghe rischia di non considerare tutti i parametri di variazione → l’obiettivo è capire come funziona il sistema linguistico! • Per questo la trascrizione dei dati e la loro annotazione sono fasi diverse della ricerca, ognuna con teorie implicite e esplicite → spesso non è facile capire cosa è importante trascrivere/ annotare per il fine della nostra ricerca, a volte ci sono dettagli che sembrano inutili o superflui ma magari sono poi importanti (questa cosa già capita da Tagliavini 1946 e Bottiglioni 1935) Tipologia di dati - ESEMPI = dati che chiarificano e provano una teoria - ANTI-ESEMPI = sono delle dimostrazioni per assurdo, eccezione che conferma la regola → se questa teoria non fosse vera avremmo questi dati, ma siccome non ci sono allora la teoria è valida (gli anti-esempi dimostrano con ancora più forza una teoria) - CONTRO-ESEMPI = dati linguistici effettivi ma non previsti → possono portare alla critica della teoria precedente: se scopro tanti dati reali che contrastano la mia teoria, o spiego i contro-esempi con un’altra regola, ma se sono tanti conviene cambiare la regola per RINVENIMENTO per VERIFICA Raccolta diretta dei dati da parte del linguista ricercatore - Acquisizione dati sul campo - Protocollo di ricerca = ipotesi empirica alla base Ricercatore fa ipotesi su come funzionano le lingue e le fa valutare ad altri - Teorie esplicite alla base delle ipotesi a legate anche a teorie implicite • Nella seconda metà dell’800 la linguistica si avvicina alle “scienze dure”, si confronta con la biologia nei rami dell’anatomia comparata e dell’evoluzione delle specie (Darwin) • Basandosi sulle scienze si stabiliscono similarità/parentele tra lingue per trovare correlazioni sistematiche e costanti nella struttura più profonda della lingua stabilendo delle regole per definire dei legami tra le lingue → permette di capire la derivazione da una stessa lingua madre LINGUISTICA STORICO-COMPARATIVA 1821 = nascita linguistica, prima cattedra in “letteratura orientale e linguistica generale” all’università di Berlino → di Franz Bopp (allievo di Von Humboldt) Von Humboldt = rappresentante della linguistica storico-comparativa, crea la distinzione delle lingue nelle 3 tipologie linguistiche: flessive, agglutinanti, isolanti Franz Bopp = allievo di Humboldt, occupa la cattedra di Berlino per tutta la vita col compito di definire metodi e scopi della grammatica comparata e darne una base sistematica Ma perché letteratura orientale? e grammatica storico-comparativa? - Nel ‘700 con la conquista inglese dell’India si scopre il SANSCRITO (lingua dell’India ancora sconosciuta) 1786, Sir William Jones = ipotizza la parentela tra sanscrito, latino e greco dicendo che nessuna di queste è la lingua madre, ma che derivano da una fonte che non esiste più (ipotesi molto contestata) 1808, Friedrich Schlegel = non era linguista ma riprese tale ipotesi e pubblica Sulla lingua degli Indiani in cui pone il sanscrito come lingua madre del latino, greco, germanico… - Fu il primo a dimostrare il legame tra sanscrito e lingue europee e indica il metodo per dimostrare le parentele linguistiche → le lingue sono imparentate se mostrano una corrispondenza sistematica tra i loro suoni e le loro forme grammaticali - Quindi bisogna concentrarsi sulle forme grammaticali, suoni e morfologia → prima ci si concentrava sul lessico e si consideravano parenti le lingue con tante parole in comune MA poteva venire da un contatto linguistico e non da un’origine comune • Così nasce il metodo storico-comparativo che dimostra in maniera più scientifica e precisa (usato da Bopp e perfezionato in seguito da studiosi) - Schlegel compara le forme più profonde del sistema linguistico e trova delle corrispondenze sistematiche (es.“k” in sanscrito corrisponde a “c” in altre lingue) → per la comparazione usa anche forme greche antiche, usa la storia delle lingue = per questo si chiama storico- comparativo - Ma a volte il ricercatore (Schlegel) può essere deviato a causa delle sue idee = considera il sanscrito lingua madre ma confondeva i due punti di vista genealogico e tipologico → non conta solo la tipologia morfologico/sintattica (quali regole usa la lingua per creare le classi di parole) perché potrebbe essere la stessa anche tra lingue molto distanti tra loro • Lui sostiene la parentela tra sanscrito e altre lingue confrontando la flessione verbale e distingue 2 categorie di lingua: - Schlegel rifiuta i nomi dati da Von Humboldt (flessive, isolanti, agglutinanti) e le rinomina cosi - Per lui solo il sanscrito e le sue parenti sono organiche quindi superiori perché create per riflessione dell’uomo → sbaglia la deduzione finale perché fa un’attribuzione di merito • 2 conseguenze: 3. Abbandono dell’idea di una sola lingua madre per tutte le altre (per lingue organiche è il sanscrito, per lingue meccaniche un’altra) 4. Gerarchia tra lingue più o meno sviluppate (influenzate anche da cultura, ideologia, politica di un popolo) Lingue germaniche • Il metodo storico-comparativo si può usare anche senza considerare il sanscrito ma basandosi su suoni e morfemi • Rasmus Rask e Jacob Grimm creano la grammatica storico-comparativa delle lingue germaniche (tedesco, inglese, olandese…) e il GOTICO = lingua antica estinta 1822 = Grimm pubblica Grammatica tedesca (ma riguarda tutte le lingue germaniche): - Mutazione consonantica = corrispondenze tra consonanti occlusive di lingue germaniche e europee (es. greco e latino) - Linguistica storico-comparativa considerata come scienza naturale • Si iniziano a chiamare lingue indoeuropee (Young) tranne nei paesi di lingua tedesca che usano il termine indogermaniche • Bopp definisce la linguistica storico-comparativa come una disciplina autonoma con l’obiettivo di ricostruire lingua madre indoeuropea Ricostruzione dell’INDOEUROPEO (Ursprache = lingua originaria) • Con August Schleicher non c’è più l’idea del sanscrito come lingua originaria perché scopre delle eccezioni = se il sanscrito fosse la lingua originaria ci sarebbero molte irregolarità senza spiegazione → il sanscrito è figlia delle lingue indoeuropee - Si chiarisce il rapporto tra le lingue europee, sono tutte sorelle derivate da una lingua originaria = l’indoeuropeo (Ursprache) - È anche lei una lingua derivata ma a differenza delle altre che sono attestate da testi e documenti, l’indoeuropeo è ricostruita - Ricostruzione genealogica dell’indoeuropeo = vengono ricostruiti suoni e morfemi (quindi parole e frasi) → Schleicher riesce a scrivere avis akvasas ka (“la pecora e i cavalli”) → i risultati non sono storicamente attendibili in quanto è una ricostruzione basata su lingue attestate in epoche distanti tra loro Lingue ORGANICHE Lingue MECCANICHE - SI FLESSIONE: flessione del verbo con tempo, persona, numero… indicati dalla flessione grammaticale a inizio verbo (es. mangiare → mangi-ava) - Oggi sono le lingue FLESSIVE = con flessione grammaticale (coniugare i verbi) - Generate dalla riflessione dell’uomo - NO FLESSIONE: non hanno flessione del verbo ma fanno tempi verbali con parole che indicano le stesse cose (es. mangerò → domani mangio) - Sono le lingue AGGLUTINANTI e ISOLANTI - Generate per imitazione Modello dell’albero genealogico delle famiglie linguistiche = (creato da Schleicher) alla radice c’è l’indoeuropeo da cui partono due rami che si dividono a loro volta fino ad arrivare alle singole lingue MA è un modello troppo rigido… Modello delle onde = viene elaborato da Schmidt partendo da quello ad albero ma con l’idea che le lingue si propagano a cerchi concentrici che si diluiscono più si allontanano dal centro → idea che il cambiamento linguistico non avviene in un momento preciso ma è graduale e disomogeneo - Principio dell’area periferica = legato al modello delle onde, per cui le aree periferiche rispetto al centro sono più conservative (es. in una valle alpina isolata il mutamento è difficile arrivi) NB: Linguistica vs Filologia = per Schleicher la linguistica è legata alle scienze naturali (non storiche) e comprende solo morfologia e fonologia; invece sintassi e stilistica sono parte della filologia (c’è il ruolo della volontà umana) → aiuta a capire il modello ad albero che rappresenta la differenza tra le lingue solo in base a fonologia e morfologia (che è più raro si mescolino) Epoca dei neo-grammatici → perfezionamento della linguistica storica-comparativa (fine ‘800) • Schleicher usava le leggi fonetiche in modo sistematico MA alcune avevano delle eccezioni ancora non spiegate (es. a volte i suoni delle lingue non sono quelli che ci si aspetta) • Dopo la sua morte ci furono molte scoperte sulla linguistica s-c indoeuropea creando altre leggi fonetiche: - Legge di VERNER = nella legge di Grimm viene detto che le occlusive sorde nell’indoeuropeo originario (tenute dalle derivate) diventano spiranti sorde nelle lingue germaniche. MA non in tutte le parole e Verner lo spiega con una regola per l’irregolarità = se nell’IE l’accento è sulla sillaba precedente, le occlusive sorde diventano spiranti sorde nelle lingue germaniche, se è sulla seguente le occlusive sorde diventano occlusive sonore. - Legge delle PALATALI = toglie al sanscrito il posto di “testimone privilegiato” della lingua originaria • Queste ricerche cambiano il mondo della linguistica s-c di Schleicher, il cambiamento si vede nei neo grammatici NEO GRAMMATICI • Gruppo di linguisti opposti a Schleicher che vogliono fondare la linguistica sulla psicologia: le lingue non sono entità biologiche estranee all’uomo ma parte della sua psiche, quindi l’attività linguistica degli umani è stata la stessa in tutte le epoche → se arriva un cambiamento fonetico si applica in modo uguale e sistematico ovunque e se non avviene è per 2 motivi: 1. Ineccepibilità delle leggi fonetiche = legge fonetica che impedisce alle parole di mutare 2. Analogia come mezzo creativo = i parlanti violano la legge per analogia, paragonando ad altre forme esistenti - Sono teorie che non reggono ma fanno scoprire l’irregolarità nell’evoluzione dell’IE e dimostrano l’errore di Schleicher = anche le vocali del sanscrito sono mutate, quindi non può essere la prima lingua (siccome è mutata) • Introducono la distinzione tra LINGUA e DIALETTO in modo positivo, considerati di pari dignità (solo differenza sociale, non culturale) Polemica: sia Schleicher che i neo-grammatici dicono che le lingue mutano con regolarità e quindi la linguistica è paragonabile alle scienze naturali MA i linguisti si oppongono a questa idea Strutturalismo in Europa e Stati Uniti Strutturalismo = teorie e metodi delle correnti elaborate sulle teorie di Saussure → studio della lingua come sistema autonomo di segni, dando rilievo al sistema (struttura) rispetto ai singoli elementi e all’asse della sincronia rispetto a quello della diacronia 2 scuole principali: SCUOLA DI PRAGA 1926 = nasce il circolo linguistico di Praga fondato dal prof universitario Vilem Mathesius con studenti di varia nazionalità (tra cui Jakobson, Trubeckoj…) Le Tesi del ‘29 = contengono i principi teorici generali della scuola di Praga: 1. “la lingua è un sistema di mezzi d’espressione appropriati ad uno scopo” - Concezione funzionalista del linguaggio, esso è un mezzo di comunicazione e le varie strutture linguistiche (fonologiche, sintattiche, semantiche…) riguardano tale uso comunicativo 2. “ogni modifica (della lingua) deve essere trattata in funzione del sistema all’interno del quale si è verificata” - Se avviene un mutamento fonetico non significa che non ha legami con morfologia e lessico! → per molto tempo la fonetica è rimasta legata solo a se stessa 3. Andrè Martinet aggiunge il Principio di economia linguistica = il mutamento linguistico avviene per evitare fatica nella sua riproduzione (minimo sforzo) → non tutti, altrimenti le lingue avrebbero gli stessi mutamenti - Interesse principale della scuola di Praga è il livello di analisi del segno, con morfologia e fonologia Fonologia di Trubeckoj • Prima di lui non c’era distinzione chiara tra fonetica e fonologia • È il primo a contrapporre le due discipline in base alla dicotomia di Saussure tra langue e parole → la FONETICA riguarda i suoni concreti della parole, la FONOLOGIA riguarda i fonemi (langue) cioè l’insieme dei suoni nella lingua che servono per produrre unità di livello superiore • Come capire se in una lingua un suono fono è anche fonema? Introduce la Prova di commutazione e le Coppie Minime = si prendono 2 parole uguali tranne che per un suono, se cambia il significato allora quel suono è un fonema (es. cane e pane: -ane rimane uguale, ma [k] e [p] cambiano significato → in italiano sono sia foni che fonemi) • Un fonema è definito dalla capacità di opporre significati → un fonema è realizzato da due suoni diversi, ma non sempre due suoni diversi realizzano due fonemi diversi (es. [r] e [n] se pronunciati diversamente in italiano non cambiano un significato) Vari sviluppi delle idee di Praga: Jakobson e Martinet • La scuola di Praga ebbe problemi durante le guerre mondiali, inoltre morirono i suoi fondatori • Ma dagli anni 60 si creò un nuovo gruppo di studiosi, la Seconda Scuola di Praga = Jakobson e Martinet raccolsero l’eredità della scuola di Praga e svilupparono due concezioni molto diverse (quasi opposte) della linguistica, in particolare della fonologia - Questa scuola si svilupperà in USA → durante la 2GM Jakobson (ebreo) si sposta in USA dove fonda la scuola e inizia studi infermieristici sulla linguistica chimica (Il farsi e il disfarsi del linguaggio) ed elabora principi fonetici generali validi per tutte le lingue (anticipa la ricerca dei generativisti) SCUOLA DI COPENAGHEN 1931 = nasce un altro circolo linguistico a Copenaghen fondato da Viggo Brøndal e Louis Hjelmslev: aderivano alla linguistica strutturale e sostenevano che il linguaggio fosse autonomo e non un fenomeno di natura psichica, sociale... • Hjelmslev ebbe successo con lavori sulla semiotica e valore del segno = riprese significante e significato di Saussure e li chiamò piano dell’espressione e piano del contenuto → ogni lingua da una forma diversa a uno stesso fattore comune - Inoltre distinse l’oggetto di studio linguistico tra linguistica storico-comparativa e tipologia linguistica Lucien Tesniere • Fu l’unico studioso a concentrarsi sulla sintassi • Ripensa le categorie della grammatica tradizionale → Teoria della GRAMMATICA della VALENZA = anche detta della “connessione” perché gli elementi sono connessi in modo gerarchico (uno reggente e uno subordinato) per mostrare visivamente la natura gerarchica della connessione sintattica + gli elementi sovraordinati e subordinati sono retti da nodi • Introduce il concetto della valenza dei verbi = centralità del verbo come elemento fondamentale della frase e domina gli altri. Verbi diversi hanno valenze diverse, cioè necessità di argomenti obbligatori per formare correttamente il verbo (es. mangiare necessita qualcuno che mangia e qualcosa che è mangiato) → dopo la morte di Tesniere sarà enunciato da Chomsky nel 900 Strutturalismo americano • Anni 30-60 negli Stati Uniti, con l’espressione “linguistica strutturale” si intendeva “linguistica descrittiva e sincronica”, significato diverso da quello dato in Europa di “linguistica sistemica” → questo perché gli studi di linguistica erano nati con motivazioni proprie = le lingue degli indiani d’America non hanno tradizione scritta (al contrario di quelle indoeuropee) quindi non si può fare uno studio diacronico, ma solo sincronico • Nuova tecnica di analisi distribuzionale = le lingue studiate sono diverse dalle lingue indoeuropee nella struttura grammaticale, quindi gli studiosi americani dovettero elaborare nuove tecniche di analisi chiamate “distribuzionali” Leonard Bloomfield • Sposta l’attenzione sulla SINTASSI (anticipa Chomsky) e inizia a fare un’analisi puramente formale cercando formule matematiche con cui spiegare i fatti linguistici • Per lui le forme linguistiche possono essere: - LIBERE = si possono pronunciare da sole senza attaccare altre parti (morfemi) - LEGATE = serve sempre il morfema di genere o numero - SEMPLICI = non hanno somiglianze con altre forme linguistiche • Analizza i costituenti immediati della frase dicendo che sono individuati dall’intuito dei parlanti (in seguito si scopre che questi metodi distribuzionali sono insufficienti e servono analisi che considerino anche concetti più astratti) Studio sulle lingue amerindiane → relativismo linguistico • Edward Sapir sostiene che la nostra percezione della realtà sia condizionata dalla lingua materna Ipotesi Sapir-Whorf = Whorf riprende l’idea e confronta l’organizzazione grammaticale di alcune lingue amerindiane con quelle indoeuropee e afferma che lo sviluppo cognitivo di ognuno è influenzato dalla lingua che parla → la lingua influenza il nostro modo di vivere la realtà, la nostra capacità di capirla Riassunto: - 800 = secolo della linguistica storico-comparativa / 900 = secolo della linguistica generale - Il pensiero linguistico è legato al clima culturale dell’epoca, voler avvicinare la linguistica alle scienze naturali, psicologia o sociologia - Inizia la linguistica strutturalista con il Corso di linguistica generale di Saussure che si differenzierà poi tra Europa e Stati Uniti LINGUISTICA CONTEMPORANEA • Da metà 1900 a oggi, la linguistica si sviluppa rapidamente fino ad essere in tutte le università RIVOLUZIONI LINGUISTICHE DEL SECONDO ‘900 Epoca di svolta = nuove correnti di analisi linguistica con specifiche domande di ricerca, spesso in contrapposizione tra loro: - Linguaggio come entità biologica = passaggio da strutturalismo al formalismo, per cui il linguaggio è indipendente dal suo uso comunicativo (contro paradigma funzionale) → infatti Chomsky considera il linguaggio un’entità mentale biologica, un hardware innato nel cervello dei bambini - Riavvicinamentro tra linguistica e logica = si riavvicinano grazie al paradigma pragmatico (John Austin, John Searle, Paul Grice) che considera la lingua in atto e il significato delle parole nell’uso legato ad abitudini e convenzioni di una comunità di parlanti - Diversità linguistica e universali = nella storia della tipologia linguistica ci sono 2 linee di ricerca: la tipologia SINTATTICA (analisi dell’ordine delle parole nella frase) e la tipologia MORFOLOGICA (analisi della struttura della parola) → ma i risultati della tipologia linguistica erano ancora pochi 1963 = saggio di Joseph Greenberg che rese la tipologia uno dei rami più produttivi della linguistica → classifica le lingue dal punto di vista sintattico formulando enunciati implicazionali (se una lingua x ha la caratteristica y, allora ha anche la caratteristica z) e formula l’ordine dei costituenti LINGUA & SOCIETÀ = la sociolinguistica di William Labov vede la variazione della lingua nella società, contrapposta al generativismo di Chomsky → differenza nell’obiettivo di studio: i generativisti cercano una regolarità profonda alla variazione, mentre i sociolinguisti vogliono capire come tale variazione viene utilizzata per comunicare CHOMSKY e il GENERATIVISMO • Noam Chomsky (ancora vivo) elabora la GRAMMATICA GENERATIVA = teoria che cerca una regolarità profonda alla variazione linguistica con approccio formalista e matematico che riduce (troppo) la variabilità del reale ad una serie di regole • Con grammatica intende “teoria della lingua” e con generativa le proprietà che tale teoria deve avere (la sua grammatica non è normativa, non vuole dare regole per parlare e scrivere bene): • Le teorie di Austin (1975) danno l’idea base che tramite la lingua e il linguaggio modifichiamo la realtà • È una disciplina legata con la filosofia del linguaggio, con la logica, l’analisi della conversazione e la sociolinguistica • Studia l’importanza del contesto comunicativo (sociale e culturale), le intenzioni del parlante... (modello Hymes) • 2 principali orizzonti di ricerca pragmatica: NB: Semantica e Pragmatica = legame molto dibattuto, idea che la semantica riguarda gli aspetti convenzionali del significato che non cambiano col contesto, mentre la pragmatica riguarda l’interpretazione dei messaggi all’interno del contesto in cui vengono emessi. MA sono legate perché lavorano insieme per realizzare i significati delle espressioni che usiamo e riceviamo TEORIA DEGLI ATTI LINGUISTICI (Austin e poi Searle) - Condizione di “felicità” di un atto (non verità) - Classificazione dei diversi tipi di atto (centralità del verbo) - Direttezza o indirettezza degli atti linguistici • 2 tipi di enunciati: CONDIZIONI DI FELICITÀ • Sono le condizioni per la buona riuscita di un atto linguistico, che deve rispettare per essere valido: 1. Aspetti CONVENZIONALI = procedura da seguire perché sia valido: - Pre-condizioni = deve esistere la procedura, prevedere una certa formula linguistica da pronunciare e le persone coinvolte devono essere adatte → la procedura deve essere seguita tutta e da tutti - L’atto è nullo (“colpo vuoto”) quando la forma in se non è formale es. Vi dichiaro marito e moglie: è una formula specifica + è necessario ci siano i partecipanti previsti e che l’ officiante abbia il potere di sposare… 2. Aspetti INTENZIONALI = stati mentali e comportamenti dei partecipanti con l’intenzione di compiere l’azione accettando le conseguenze - L’atto è vuoto (“abuso”) quando non c’è intenzionalità es. nel matrimonio i partecipanti devono volersi sposare e mantenere la promessa anche nei fatti dopo TEORIA degli ATTI LINGUISTICI CORTESIA LINGUISTICA Produciamo enunciati in base a classificazione, uso e variabilità Politeness & impoliteness COSTANTIVI/DESCRITTIVI PERFORMATIVI Descrivono uno stato di cose nel mondo Fanno delle azioni nel mondo Valore di verità = enunciati considerabili veri o falsi in base alla corrispondenza con la realtà es. Luca mangia la mela Valore di felicità = non sono ne veri ne falsi perché compiono di fatto azioni linguistiche es. Mi scuso; Vi ordino di uscire; Scommetto che… CONDIZIONI LINGUISTICHE • Perché un atto sia performativo servono delle condizioni linguistiche, la forma linguistica dell’atto determina se sia performativo o costantivo • Le condizioni sono tutte sul verbo che deve essere coniugato nella sua forma canonica: - Alla prima persona (solitamente singolare) - Al tempo presente indicativo - Con diatesi attiva (non passiva) - Con polarità positiva (non ci deve essere una negazione) es. Vi dichiaro marito e moglie: atto felice con verbo performativo / Li aveva dichiarati marito e moglie: stesso atto ma siccome sto raccontando è un enunciato descrittivo • Un enunciato è costantivo se ha un verbo performativo che compie l’atto di cui predica (es. ordinare → compie un ordine) ma se: - Coniugato al passato (vi avevo ordinato di farlo) - In una persona diversa dalla prima (lui ha ordinato di farlo) - In forma passiva (vi viene ordinato di farlo) - Il verbo viene negato (non vi ordino di uscire) • L’enunciato non compie nessuna azione, al massimo descrive un accadimento MA l’atto linguistico non necessita sempre un verbo performativo! Sono performativi anche gli atti senza un verbo performativo esplicito (es. Uscite di qui! Fuori di qui!) • Esistono 2 sottogruppi di verbi performativi: 1. Verbi RHETICI = indicano il compimento di un atto linguistico (rhesis = parola, discorso) es. affermare, sostenere, domandare se, negare, contestare, deplorare, asserire... 2. Verbi THETICI = indicano come le cose cambiano quando viene detto un enunciato performativo → introducono un nuovo stato di cose es. nominare, battezzare, abrogare, scomunicare, promettere, accusare, ordinare... • Con queste osservazioni, Austin mette in crisi la sua stessa distinzione di enunciati performativi e constativi → alcuni verbi possono avere un uso rhetico o thetico in base all’atto in cui sono sono e al contesto es: Dichiaro aperta la seduta! : uso thetico perché cambio la realtà / Non dichiariamo nulla : non cambia la realtà • Un atto linguistico performativo non è vero o falso, ma felice o infelice (se le condizioni linguistiche ed extralinguistiche non ci sono, l’atto è infelice!) • Austin descrive un atto linguistico come il compimento simultaneo di 3 tipi di atto: 1. Atto LOCUTORIO = dire qualcosa, enunciare un’espressione con significato e conforme a certe regole linguistiche → ciò che diciamo sulla realtà è composto da sotto-atti: - Atto fonetico = emissione di certi suoni - Atto fatico = sequenza di suoni prodotti conforme a regole di tipo fonologico, prosodico, morfologico e sintattico - Atto retico = le parole usate hanno un significato e un riferimento specifico 2. Atto ILLOCUTORIO = ciò che si fa quando si dice qualcosa, l’azione associata alle nostre parole compiuta nel momento dell’enunciazione - Quando parliamo possiamo affermare, domandare, ordinare, suggerire, promettere “qualcosa” Concetto di forza illocutiva = idea che il linguaggio possa essere usato per agire e modificare lo stato di cose nel mondo esterno NB: Frege (1879) → forza vs senso = “senso” è ciò che il parlante deve conoscere per poter applicare il giudizio di verità; la “forza” è quando il parlante riconosce la verità del contenuto stesso (è l’intensità dell’enunciato) - Frege nota che uno stesso contenuto può essere affermato o domandato, si esprime uno stesso senso, MA nel primo caso è associato ad una forza assertiva, mentre nel secondo ad una forza interrogativa (non viene assegnato nessun valore di verità) → Austin recupera questa nozione differenzia il significato dell’enunciato (piano locutivo) dalla sua forza (dimensione illocutiva) • La forza illocutiva viene realizzata tramite 3 tipi principali di indicatori (individuati da Corti e Coffi): - Indicatori LESSICALI = espressioni con una forza esplicita (es. verbi performativi espliciti di divieto) - Indicatori MORFOSINTATTICI = modo imperativo dei verbi o morfemi liberi che indicano un certo tipo di forza - Indicatori PROSODICI = intonazione con cui viene detto un enunciato + indicatori gestuali, posturali, espressioni facciali… → tipo di indicatore più operativo nel parlato spontaneo es. Non mangiare la torta! posso dirlo normale o urlarlo compiendo anche un gesto, e posso anche agire sul livello lessicale: Ti proibisco assolutamente di mangiare la torta! 3. Atto PERLOCUTORIO = conseguenze intenzionali e non dovute alla pronuncia di un enunciato (pensieri, emozioni, comportamenti…) → parlando produciamo un effetto sull’interlocutore: convincere, spaventare, persuadere, sedurre… - NON ha condizioni specifiche perché legato a conseguenze extra-linguistiche - Un atto illocutivo può avere anche effetti perlocutivi (un ordine può dissuadere dal fare un’azione, intimorire, innervosire…) • L’illocuzione è la parte più rilevante per l’analisi linguistico-pragmatica → Austin definisce 5 tipi di atti illocutivi in base al tipo di azione, a chi li pronuncia e chi li riceve: 1. VERDITTIVI = un giudizio o valutazione del parlante (giudicare, analizzare, riconoscere, stimare…) → es. voto dato dal prof / tribunale che condanna l’imputato 2. ESERCITIVI = esercitano potere o diritto (proclamare, nominare, ordinare…) → es. Sei licenziato! 3. COMMISSIVI = parlante prende impegno o obbligo verso l’interlocutore di fare qualcosa nel futuro (giurare, garantire, scommettere, impegnarsi…) → es. Prometto che non lo faccio più 4. ESPOSITIVI = punti di vista e opinioni del parlante (ammettere, sostenere, concludere, negare…) → es. Sono d’accordo con lui - Simili ai verdittivi ma esprimono un punto di vista (non solo argomentazione); si distinguono in base al contesto cerca di collegare questi due elementi messi vicini ma che non dimostrano nessuna connessione logica) Le fake news si diffondono con questo processo, stimolano la creazione di un legame inferenziale → associazione di due concetti senza legame logico preciso, ma chi legge crea un’inferenza (fallace) che viene supportata CORTESIA (politeness) • Strumenti linguistici o non usati per risultare cortesi o scortesi → ci sono vari modi: Nozione di “faccia” • Introdotta da Brown & Levinson (1987) secondo cui i parlanti hanno: - Faccia POSITIVA = bisogno di sentirsi apprezzati dalla comunità - Faccia NEGATIVA = bisogno di non subire limiti della propria indipendenza e libertà • Una conversazione è un’attività di “bilanciamento” della faccia → ci sono 4 facce (2 per parlante) es. Vado a fare shopping e incontro una amica che dice “che bello, vengo con te” → questo atto limita la mia libertà di azione (faccia negativa) ma può anche essere apprezzamento, ci tiene a me (faccia positiva) FTA (Face Threatening Acts) = atti linguistici pericolosi per la faccia che la minacciano (positiva o negativa) in forma più o meno aggressiva es. Un complimento compiace la f. positiva ma può minacciare la f. negativa → accettare il complimento può dare superiorità, se lo rifiuto nego un regalo verbale - Le varie culture hanno modi diversi di gestire la faccia per cui è difficile gestire la cortesia in una comunicazione interculturale (cosa è considerato complimento, offesa… es. in certe culture fare un complimento su un oggetto significa volerlo per se) • Nel tempo sono nati altri modelli di pragmatica interculturale, 2 principali: 1. Modello delle Massime di Leech - Individua 6 massime di cortesia e ogni ogni atto linguistico lavora su 2-3 massime in contemporanea → certi atti si concentrano su una, altri su più massime (es. per una cortesia massima devo ridurre i miei benefici e aumentare costi: se un amico è in difficoltà e lo aiuto, riduco i miei benefici (limito mia libertà di azione) e aumento i costi) 2. Modello di Robin Lakoff - Definisce la cortesia come “un sistema di relazioni interpersonali per facilitare l’interazione minimizzando il conflitto e il confronto potenziali in ogni scambio umano” - Per lei ogni atto linguistico può essere espresso con una di queste 3 formulazioni: 1. Don’t impose! 2. Give options 3. Be friendly es. Chiedere ad un amico se vuole un caffè = 1. “Ti andrebbe un caffé? Solo se vuoi” (don’t impose) / 2. “Ti va un caffè oppure mangiare qualcosa” (give options) / 3. “Dai prendiamoci un caffè” (be friendly) → questa formula sarebbe un’ordine ma punta a un’amicizia • La scelta della strategia da usare dipende dalle variabili socioculturali: - DISTANZA delle culture europee = in base a età e scala sociale (maggiore è la distanza, minore è la scelta friendly) - DEFERENZA delle culture asiatiche nel mostrare devotion - SOLIDARIETÀ della cultura nord-americana che porta a scegliere be friendly SCORTESIA (impoliteness) • Questo studio non ha ancora un modello teorico, il primo studio di Culpeper (2005) da 3 possibili di situazioni in cui un atto linguistico risulta essere scortese: 1. Parlante intenzionalmente attacca la faccia dell’interlocutore 2. Ascoltatore percepisce con un implicito conversazionale che il parlante lo sta attaccando (es. insulti meno espliciti o azioni come “fa un po’ freddo qui!” che intende “il riscaldamento è basso”) 3. Combinazione di entrambe (es. parlante fa un atto indiretto alla faccia e l’interlocutore lo percepisce) • Impoliteness = comportamento linguistico per cui l'ascoltatore sente minacciata la sua faccia (identità sociale) e che infrange delle norme di comportamento appropriato in un certo contesto che sia intenzionale o meno • Evidente nei casi di pragmatica interculturale (es. nelle culture asiatiche si saluta prima la persona più anziana, non il capo → porta confusione per gli occidentali abituati in altro modo) DEISSI e TRADUZIONE Traduzione = operazione linguistica e culturale studiata dalla linguistica, ma anche da filosofia e letteratura (argomento di dibattito fin dall’antica Roma) - Cosa fa il traduttore? In quali campi opera (letterario, simultaneo, poesia, prosa...)? Deve tradurre il senso o parola per parola? → traduce sia significato che significante per garantire massima fedeltà • Principi del “ben tradurre” di Lutero: 1. Comprendere significato del testo e argomento trattato 2. Conoscere la lingua dell’originale 3. Adottare la lingua dell’uso comune (evitare latinismi, arcaismi) 4. Cercare uno stile “bello, sciolto, elegante, senza troppe pretese e soprattutto uniforme” • Si traduce la lingua, ma anche la variabilità culturale (visione del mondo) e si pone il problema di tradurre riferimenti contestuali, espressioni idiomatiche, figure retoriche e concetti culturali… • Grazie all’etnografia si conoscono i concetti e i contesti di cui il traduttore avrà bisogno “per inquadrare gli enunciati che deve tradurre cioè per cogliere con maggior esattezza i significati degli enunciati stessi” - Mounin (2006) CONTESTO - Per la grammatica = struttura, correttezza e valore semantico delle espressioni linguistiche sono analizzabili in modo indipendente dal loro uso → ogni frase è analizzabile in quanto composta da una sequenza di fonemi e morfemi all’interno di una combinazione sintattica ben formata e con un senso complessivo che rispetta le regole della semantica - MA per la PRAGMATICA = ogni volta che usiamo un’espressione linguistica produciamo un atto comunicativo diverso, unico e irripetibile perché avviene in un certo contesto, con certi partecipanti e in una complessa rete di relazioni sociali e personali • La deissi è uno dei campi in cui è necessario capire il contesto per capire gli enunciati DEISSI = “indicazione, dimostrazione”, fenomeno che si manifesta quando per interpretare il riferimento di un’espressione è necessario il suo contesto spazio temporale, sociale e linguistico → si situa tra morfo-sintassi, pragmatica ma anche etnolinguistica (valore universale vs attributi culturali) + è uno dei primi elementi che si manifesta nello sviluppo del linguaggio gestuale e verbale es. Domani tu prendi quella, e la sposti lì: le espressioni deittiche hanno una struttura semantica particolare con un senso grammaticalmente fisso + il loro riferimento dipende totalmente dal contesto di enunciazione → Domani (giorno successivo a quello in cui parlo), tu (destinatario dell’enunciato), quella (identifica un oggetto non vicino a chi parla), lì (luogo lontano da chi parla) - È possibile identificare le espressioni deittiche solo nel contesto in cui vengono dette • Tipi di deissi: - Le espressioni deittiche possono riguardare tutti gli aspetti del contesto comunicativo → esistono 5 espressioni deittiche in base all’elemento del contesto di riferimento: 5. PERSONALI = pronomi personali e aggettivi possessivi (io, ti, mi, ti, mio, tuo) + espressioni allocutive (usate per rivolgersi al destinatario e richiamare la sua attenzione) 6. SPAZIALI = riferimenti al luogo in cui si trova il parlante come avverbi di luogo, pronomi e aggettivi dimostrativi (qui, là, questa, quello, in basso, ai piedi di...) 7. TEMPORALI = riferimenti al tempo in cui avviene l’evento comunicativo (adesso, poi, prima, ieri, domani, subito, prossimo, scorso...) 8. SOCIALI = danno informazioni su identità sociale e relazione dei partecipanti → legata alle dinamiche della cortesia e si manifesta con l’uso dei personali (tu-lei-voi) 9. TESTUALI (o del discorso) = non riguardano il contesto della comunicazione MA parti del testo scritto o orale che precedono/seguono l’enunciato (es. qui parliamo di arte, nel prossimo capitolo di storia → qui e prossimo non rimandano a coordinate spaziali ma a punti del testo in cui sono trattati certi argomenti) SEMANTICA Semantica = parte della linguistica che studia il significato delle parole Cos’è il SIGNIFICATO? - Gli elementi linguistici hanno un significato = aspetto che associamo al linguaggio umano in modo più immediato e intuitivo, complesso da definire → a differenza degli altri aspetti del linguaggio (suoni, forme di parola e le loro combinazioni) il significato non è immediatamente osservabile ma un’esperienza mentale derivata dal nostro uso linguistico e dalla riflessione metalinguistica = ha legame con la mente del parlante, il linguaggio e il mondo esterno • La morfologia e la sintassi hanno una struttura interna mentre la semantica ha una struttura rivolta verso l’esterno = definire i significati della realtà esterna • Quando sentiamo delle espressioni linguistiche, nella mente appare la raffigurazione di caratteristiche che definiscono un certo oggetto della realtà esterna (es. dico “mela” e immagino l’oggetto mela) • Quindi il significato delle espressioni linguistiche dipende dalla realtà MA a livello linguistico (come viene espresso dagli elementi della lingua) è in parte anche indipendente dalla realtà → è basato sul rapporto con la realtà ma ha anche una dimensione interna strutturale - Pochi dialetti diffusi in base a 3 centri urbani (Hue, Hanoi, Saigon) → il sistema fonologico è basato sul dialetto di Hanoi (molte consonanti retroflesse + le aspirate mostrano asimmetria fonologica) - Il vietnamita standard ha un sistema tonale (forse non originario) con 6 gradi indicati da un segno: 10. Livello medio = non si nota nella scrittura 11. Basso discendente = accento grave [é] 12. Alto ascendente = accento acuto [è] 13. Basso ascendente = apostrofo [e’] 14. Alto fratto = tilde [~] 15. Basso fratto = punto sotto la parola [.] SANTALI - Ha 8 morfemi vocalici + tanti morfemi consonantici - Morfemi consonantici con simmetria, retroflesse e aspirate KHASI - Ha 4 principali dialetti - Ha molti fonemi vocalici (circa 32) e vari tra loro - Le consonanti sono principalmente occlusive sorde MORFOLOGIA • Tendenza ad avere unità morfologiche con doppia funzione, valore sia di nome che di verbo VIETNAMITA - Molto limitato - Unica marca di plurale posta prima del nome - Sostantivi identificati con elementi fissi - Classificatori per distinguere un nome da altre forme - Nei verbi c’è un elemento fisso per il futuro e per il compimento di un’azione SANTALI - Non c’è distinzione formale tra nome e verbo - Ha alcune marche per distinguere categorie di numero, caso, classe, possesso • Numero = triplice distinzione (singolare, duale, plurale) • Caso = 7 gradi (nominativo, dativo, allativo, strumentale, ablativo, locativo, genitivo) • Possesso = pronomi personali con marche per definire numero e persona (+ inclusivo/esclusivo) - Verbi complessi divisi in 7 categorie con due marche per l’attivo e il medio KHASI - Distinzione tra nomi e verbi + singolare e plurale + maschile e femminile/neutro - Il verbo non ha marche flessive ma solo temporali e ha un suffisso per la negazione + altri suffissi per determinate categorie di verbo SINTASSI • Nelle lingue mon-khmer ordine solitamente SVO mentre in quelle Munda SOV LESSICO • Molto influenzato da lingue indiane e cinesi VIETNAMITA - Principalmente parole formate da monosillabi - Quelle con più sillabe sono formate con materiali lessicali autoctoni (ordine dei costituenti modificato+modificatore) o prestiti dal cinese (ordine inverso modificatore+modificato) - Prestiti cinesi più presenti nella lingua scritta mentre in quella parlata emergono i prestiti francesi SANTALI e KHASI - Materiale autoctono + prestiti da lingue indo-arie (bengali e hindi) SCRITTURA • I sistemi di scrittura sviluppati riflettono i rapporti complessi delle lingue austro-asiatiche con popoli e culture diverse VIETNAMITA - Inizialmente usati i caratteri cinesi con la “scrittura dei dotti” (chu nho) da cui si sviluppa poi la “scrittura meridionale” (chu nom) per usi popolari e non ufficiali → appare simile al cinese ma in realtà sarebbe incomprensibile a chi parla cinese - Infine arriva l’alfabeto latino con la “scrittura nazionale”, grazie ai missionari che trascrivono la lingua vietnamita in caratteri latini creando un sistema grafematico che sostituirà gli altri SANTALI - Scritto con sistemi diversi in base alla zona in cui è parlato KHASI - Scritto sia tramite alfabeto latino che devāngarī
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