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La notte di Campana: un viaggio nella seconda dimensione dell'esistere - Prof. Bazzocchi, Sbobinature di Letteratura Italiana

La storia di alfonso gatto, noto come campana, e il suo viaggio spirituale attraverso la sua vita, che è raccontato attraverso il poema 'la notte'. Il poema è diviso in piccoli frammenti e descrive la sua infanzia, la sua formazione, la sua fuga e la sua morte. Campana usa immagini simboliche e tecniche poetiche per descrivere la sua esperienza e la sua ricerca di una seconda dimensione dell'esistere. Interessante per chi studia la letteratura italiana, la poesia simbolista e la vita di campana.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 06/03/2024

mariangela-cariglia
mariangela-cariglia 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica La notte di Campana: un viaggio nella seconda dimensione dell'esistere - Prof. Bazzocchi e più Sbobinature in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! 02/10 Dino Campana → tenta un esperimento che ha qualcosa di simile con Palazzeschi, ma qualcosa di più estremo per due ragioni: 1. Campana ha come problema principale proprio la sua vita→Campana vive completamente fuori dalle regole, perché da ragazzino viene considerato violento e sottoposto a numerose perizie psichiatriche seppur non fosse realmente malato di mente. L’ elemento della pazzia è un elemento infamante perché essere bollati come folli diventa uno stigma di cui uno non si può liberare. L’unico che cerca di aiutare Campana è suo padre, attento a seguirlo. 2. Elemento della fuga =Campana non riesce a stare nel suo paese di origine e fugge via,va prima a Firenze dove incontra i futuristi, poi a Bologna dove diventa studente di chimica ma andrà via anche a Bologna. In questi pochi anni in cui si svolge tutto ciò, Campana ha un progetto scrivere un libro di poesia che gli consenta di parlare della propria vita in una maniera da farla apparire come la vita di un uomo che sta cercando la propria identità, la propria dimensione alternativa rispetto a quella in cui sta vivendo. Campana scrive solo un’opera “I canti orfici” , anche molto breve di poesie e prose; dove lui in maniera disperata racconta la sua esistenza che si avvia ad essere una nuova esistenza. L’unico poeta italiano di inizio 900 che ha una vita caratterizzata da una serie di episodi sui quali non si farà mai luce=episodi dei quali mancano i documenti. Primo elemento, Campana nasce in un piccolo paesino dell'appennino vicino Faenza (Marradi)→paese più toscano che romagnolo dal punto di vista linguistico. La sua vita gravità per la prima parte su Faenza, la seconda parte su Bologna e poi su Firenze→ come tutti i giovani che vengono da una famiglia benestante viene iscritto al ginnasio di Faenza=studi che lo mettono a contatto con la grande letteratura italiana Prima data importante 1900 →dopo i tre anni di ginnasio, Campana ha 15 anni e frequenta già il liceo→studente molto avanzato. Viene iscritto al liceo però in questo anno, accadono una serie di episodi che allarmano il padre: “Mio figlio cominciò a dar prova di un carattere impulsivo e morboso in famiglia e specialmente con la mamma.” Questa frase il padre la scrive a un medico perché pensa che il figlio abbia una malattia per la quale sia necessario portarlo da degli esperti (Manicomio di Imola). Vengono fatte una serie di diagnosi→notano una isteria del suo carattere=dovute a delle sostanze eccitanti che lui assume (caffè) e a una mania che lo porta a scappare di casa e percorre tragitti molto lunghi (tormento fisico legato a un altro tipo di tormento). Il padre lo manda a studiare a Torino da privatista. 1903 Campana si iscrive all’università di Bologna a Chimica (non sappiamo perché ha fatto questa scelta), una delle prime testimonianze riguardo una sua fuga risale al 1904. Campana dopo mesi viene ritrovato a casa, e lui racconta di aver fatto un viaggio in Russia→interessante perchè Campana quando alla fine della sua vita viene messo in manicomio racconta a un medico di essere stato a Odessa e di aver fatto sulle navi il mestiere di fuochista. Unica traccia/testimonianza→ è che all’interno dei canti orfici scrive un componimento in cui racconta di aver dormito una notte in una stanza dove c’era un uomo russo 1905 → documento in cui Campana chiede di essere riammesso come studente di chimica farmaceutica all’Università di Bologna, qui probabilmente viene espulso dall’università (testimonianza lettera del rettore)→ Campana viveva in via Zamboni 32, palazzo dove al piano alto c’erano delle stanze per gli studenti mentre al piano basso vivevano delle persone facoltose. Campana scendendo dalla sua stanza incontra il maggiordomo di un professore e inizia a inveire contro di lui e prende il cane del professore e lo scaraventa per le scale. (Di questo non siamo sicuri, ma in un articolo si dice che arrivarono le guardie e Campana tentò di fuggire rifugiandosi in una farmacia , venne poi preso e portato in questura e al quel punto viene espulso dall’Università) Decide di passare all'università di Genova, ma anche qui ci sta poco e decide di tornare a casa. Poi fugge e va prima in Francia e poi in Svizzera. Quando torna Campana viene portato in manicomio a Imola e qui vengono fatte le prime diagnosi sulla sua possibile malattia mentale. Fino ad adesso non abbiamo nessuna testimonianza di un’attività letteraria di Campana, però dobbiamo pensare che fosse già cominciata perchè ci sono degli anni in cui Campana va e viene dall’estero. 1908 Viaggio in Argentina senza documentazioni ma c’è una dichiarazione del fratello di Campana in cui dice che nel settembre 1907 aveva richiesto il passaporto per fare un viaggio all’estero. Vari testi ambientati in Argentina→segno di una instabilità, qualcuno sostiene che i testi siano stati inventati sulla base di fantasia e non siano documenti reali. Nonostante ci sia un buco di un anno intero in cui non sappiamo niente di Campana (1907-1908). 1909 →ritorno in Italia e ricovero d’urgenze al manicomio di Firenze e un anno dopo fugge e va in Belgio→ricoverato nuovamente. Campana torna a casa nel 1912 e per la prima volta a Bologna riprende gli studi di chimica e Campana pubblica su un giornale studentesco “Il Papiro” due sue poesie e un testo in prosa→dobbiamo pensare che avesse già in testa di diventare uno scrittore. Nel giro di due anni nascono “I CANTI ORFICI” che manda a Papini e Soffici (due letterati fiorentini) con il titolo “Il più lungo giorno”. E campana aspetta un anno che Papini o Soffici gli diano un riscontro, ma loro gli dicono che il manoscritto è stato perso. Fra il 1913 e il 1914 Campana andando in giro in maniera scomposta fermandosi anche a Bologna,per l’Italia riscrive ancora una volta il suo manoscritto e lo stampa proprio a Marradi (paese d’origine). 1916 →Campana scrive una lettera molto lunga al più importante letterato italiano, Emilio Cecchi che è rimasto impressionato dai Canti Orfici e li aveva apprezzati (Campana come poeta da tenere in considerazione=con qualità incredibili). In questa lettera Campana confessa a Cecchi quella che è stata la sua vita fino a quel momento, quello che lui ha sofferto—>la lettera comincia con un’accusa contro i letterati fiorentini= "perché i letterati fiorentini mi hanno squalificato in questi ultimi anni?” Campana è molto lucido quando scrive questa lettera, è interessante il modo in cui Campana dice le cose→ si presenta come un “perseguitato” dai suoi compaesani. Spiega che ha scritto i Canti Orfici in seguito alla sua impossibilità di essere considerato un individuo normale→ "dovevano essere la giustificazione della mia vita” Questa è una delle ferite con le quali Campana ha cercato di rappresentare la sua condizione di soggetto sofferente→che va alla ricerca di una condizione di superamento del dolore, di una condizione di salvezza. Ma questa salvezza per lui non è raggiungibile,è destinato a questo tipo di sofferenza. 03/10 Il testo “La notte” racconta un percorso modellato su un percorso reale che lui ha fatto, ma è la trascrizione sotto forma di visioni di un individuo che sta facendo il percorso in cui incontra delle figure che non sono definite (non possiamo chiamale personaggi), non hanno un’identità; sono figure smaterializzate. Perché c’è questa identificazione così forte tra il poeta e la notte? La notte è presente in forme diverse in tutti i canti orfici, finiscono nella notte di Genova. La notte è il momento in cui le forze dell'irrazionale prevalgono sulle forze della ragione→si scatena l’irrazionalità. La notte è anche il momento in cui si apre una strada di conoscenza che passa attraverso fenomeni di un’altra forma di conoscenza=seconda dimensione dell’esistere. Campana alterna la prosa poetica con la poesia più tecnica, “La notte” è in prosa ed è il primo componimento dei “Canti Orfici”, un racconto che ha elementi caratteristici, noi riconosciamo i luoghi della vita e della formazione di Campana pur senza vedere i nomi (Faenza, Bologna e Genova). Questo racconto viene manipolato e trasformato da Campana come un lungo sogno nel quale il poeta ritrova se stesso, difatti il poeta parla di se stesso non della realtà ma dei sogni. Campana usa delle immagini molto interessanti che rimandano a un suo desiderio erotico→attraverso la conoscenze di alcune figure alluse attraverso le quali Campana pensa di poter ritrovare se stesso. La prosa finisce con la fine della notte, Campana sembra aver trovato una soluzione al proprio tormento che si manifesta più volte. Il testo è diviso in piccoli frammenti separati da segni tipografici (tre asterischi) che Campana aveva voluto perché Campana fa dei salti non segue la consecutio logica, ma il racconto procede secondo una tecnica poetica più che narrativa. Il racconto inizia con un ricordo=non è la realtà ma il frutto di un ricordo, il secondo e il terzo frammento iniziano con lo stesso avverbio che è "inconsciamente"=senza consapevolezza, come se io venissi dominato dal mio inconscio. Lui ricorda qualcosa legato a una serie di pensieri che appartengono alla sfera dell'inconscio, dell’irrazionale. Lui ricorda non semplicemente il passato (descrizione che lui fa ad esempio di Faenza: vecchia città, rossa di mura e turrita), ma di essere un luogo in cui a un tratto fu sospeso il corso del tempo→per qualche ragione lui ricorda che il tempo si immobilizza, si sospende. Come lo spiega questo fermarsi nel tempo nel componimento? 1. la pianura sterminata nell'Agosto torrido 2. un fiume che viene reso grande dalla presenza di archi enormemente vuoti di ponti Questa è la tecnica di tutta la scrittura simbolista, perché noi diremmo “ponti con archi enormemente vuoti” →Campana voleva fare in modo che l’immagine che si crea non sia quella tradizionale, Campana vuole sottolineare che questi archi entrano nella dimensione che non è quella della realtà e del logico(sottolineato da quel enormemente ), ma è quello del linguaggio poetico. Il fiume non scorre (è impaludato) è esattamente come il tempo, Campana individuate delle figure che sono dei gruppi di zingari (che non vivono in maniera stabile sul fiume) che poi diventano zingare→sagome nere=idea della figura scura, mobili e silenziose( si muovono ma non fanno rumore) In mezzo al canneto ci sono poi delle forme nude di adolescenti e il profilo di un vecchio che fa pensare a un vecchio sapiente ebreo. Tutta questa preparazione di uno scenario porta al canto delle zingare: “e a un tratto dal mezzo dell'acqua morta le zingare e un canto, da la palude afona (senza voce perchè l’acqua non scorre) una nenia (un ritmo cantato come se fosse una canzone popolare) primordiale monotona e irritante: e del tempo fu sospeso il corso. Questa “nenia” è nella realtà? O è già il segnale che Campana sta entrando in una seconda dimensione? Potrebbe essere anche che la nenia porti alla condizione di passaggio dalla veglia al sonno che potrebbe essere la condizione del tempo sospeso. Il frammento 3 riprende tutto il testo: Inconsciamente colui che io ero stato si trovava avviato verso la torre barbara, la mitica custode dei sogni dell'adolescenza Qui la funzione della torre è chiara→torre=Faenza che è la città dove Campana ha trascorso parte della sua adolescenza. La torre è il segnale di ricordi che lui ha della sua adolescenza. Campana sta avvicinandosi all’inizio del suo percorso che propriamente inizia da qui→al suo guardare la torre barbara (torre di Faenza), aggettivo interessante che Campana usa in un senso corrente come qualcosa di primitivo, arcaico, che appartiene a un ‘altra epoca. Campana dice che la torre acquista una specie di vita=rivive il suo passato: Anche nel secondo frammento lui dice: inconsciamente io levai gli occhi mentre nel terzo dice : inconsciamente colui che io ero stato →punto molto interessante, Campana dice che a cominciare da questo punto c’è un altro lui. Dal secondo al terzo avviene un spostamento di tempo (Campana non ha una stabilità=non domina in maniera razionale l’immagine del suo corpo), quindi può scrivere prima che alza gli occhi alla torre e poi come tornasse indietro “colui che io ero stato”. Ma cosa vuol dire? Colui che io ero stato nel passato? Da questo punto in poi Campana alterna la prima persona (IO) alla terza persona (COLUI CHE IO ERO STATO). Campana è molto moderno e in linea con le sperimentazioni novecentesche vuole creare dei piani diversi del tempo (presente, passato indefinito , tempo della memoria e tempo sospeso). La torre è il punto attraverso cui avviene il secondo passaggio (primo passaggio:fiume con il canto delle zingare). Nella mente di Campana si fanno spazio delle visioni che hanno a che fare con delle donne all'inizio chiamate con il termine le "passeggiatrici" =prostitute, all’interno di queste donne indistinte si fa strada il ricordo di una di queste donne che viene chiamata “La Sera” e viene toccata e abbracciata esplicitamente da colui che ricorda. Presenza di prostitute in forme diverse nei componimenti di Campana→le matrone,e altri nomi che utilizza. Rappresentano tutte insieme figure che lui ha frequentato, che secondo lui hanno una funzione molto più nobile→gli fanno capire qualcosa sulla sua esistenza, sono delle portatrici di sapienza=sono divinità. Campana rovescia l'idea comune di prostituta come donna degradata a una sublimazione della prostituta=valore salvifico. La notte è il luogo in cui vivono e si incontrano le prostitute→tre incontri=tre momenti del suo percorso. Campana scrive la Sera con la lettera maiuscola→Campana gioca con l’ambiguità, la sera perchè c’è il tocco della campana che indica la sera ma anche perchè Campana gli dà valore di nome proprio. Anche Lei lo scrive con la lettera maiuscola. Campana all’entrata della chiesa incontra una donna che non ha nome, ma che Campana nobilita chiamandola “Lei” →dà a questa donna un significato. Mentre Campana ha questo ricordo, tutti gli anni del passato si uniscono in una sensazione di grande felicità→felicità del possedere questa donna in un abbraccio “trionfale”=gioia “trionfale”. Campana subito dopo questa scena ci dà un altro passaggio→siamo in una dimensione che ha a che fare con la visione, tutto è alla terza persona=come un secondo IO di Campana. [Chi ha letto i testi ha ricavato da questi testi l’idea della dissociazione di Campana →quando Campana dice “colui che io ero stato” dal punto di vista letterario parla di un secondo IO sta usando una strategia letteraria che poi viene fatta coincidere con la malattia mentale=la sua stranezza diventa la malattia mentale]. Quarto frammento→compare uno degli elementi che ritroveremo più avanti ripetuto più volte=Campana entra ed esce in luoghi diversi. Campana si trova per la prima volta in un luogo di sofferenza dove si trovano dei diseredati, delle persone in condizioni disagiate., c’è poi un frate che non una funzione precisa ma: “Davanti alla faccia barbuta di un frate sostavano in un inchino trepidante servile” Il frammento cinque inizia invece così: Strisciavano le loro ombre lungo i muri rossastri e scalcinati: egli seguiva, autòma Ancora una volta non è Campana soggetto ma è Campana che si è sdoppiato (egli) e che segue come se non avesse una sua volontà (“ immobile e meccanico ”) il corteo di vecchi. [Molto ricchi di espressività deformante=una deformazione della realtà→Campana sembra un pittore impressionista.] Si crea un'atmosfera non realistica e poco piacevole, Campana è entrato nella dimensione dell'ospizio, del manicomio, del luogo dell’internamento e nei Canti Orfici questi incontri saranno ripetuti (incontrerà di volta in volta figure strane di questo tipo che sono come degli alter ego di se stesso, altre presenze di sé) Frammento sei→cambiamo spazio cioè non siamo più dentro la città ma avviene il primo incontro reale con la prostituta, a cui segue poi un secondo. Qui Campana incontra due donne che chiama con due termini diversi→ matrona e ancella =la prima più anziana che secondo Campana è la portatrice di una sapienza antica e la piu giovane è oggetto di un desiderio erotico molto esplicito. Sono le figure femminili fondamentali nelle quali ha identificato la donna ideale che dovrebbe consentirgli il percorso di salvezza che dovrebbe dargli lo statuto di poeta e di uomo. Campana cerca di trovare un'unità che non riesce a sperimentare nella vita. La matrona sta leggendo le carte ,conosce il destino e il futuro e Campana la considera fonte di sapienza per questo motivo. Campana usa per la matrona lo stesso aggettivo “barbara” che ha usato per la torre perché il suo modo di essere agghindata fa pensare a figure antiche, la matrona appartiene a un altro tempo. L'ancella che sta dormendo dopo aver avuto già dei rapporti con altri uomini e rappresenta l'attrazione erotica. Nel frammento sette Campana dice che la matrona inizia a guardare le carte e parla d’amore. “noi soli tre vivi nel silenzio meridiano. ” →solo loro tre sembrano essere vivi nel silenzio che li avvolge. Tutte le donne che lui incontra sono delle emanazioni di questa eterna Chimera, che in questo componimento diventa una prostituta del porto di Genova che fa un atto significativo→tiene tra le mani insanguinate il cuore di Campana di cui si è impossessata. [Non possiamo pensare di ridurre Campana o i suoi versi o dei pezzi della sua poesia a elementi concreti del mondo→la sua poesia è un processo di disgregazione di tutto ciò che è concreto. A cominciare da un atto cosi concreto come è un atto erotico. Tutte le immagini che Campana crea sono un flusso di immagini giustapposte che disgregano l’idea che noi abbiamo di immaginazione (come riproduzione di elementi della realtà), ma qui non ci sono elementi della realtà coerenti, ma elementi della realtà che hanno un'incoerenza e diventano poesia nella loro incoerenza] TERZO FRAMMENTO→ “O il tuo corpo! il tuo profumo mi velava gli occhi: io non vedevo il tuo corpo (un dolce e acuto profumo): specchio ignudo velato dai fumi di viola : ma tu leggera tu sulle mie ginocchia sedevi, cariatide notturna di un incantevole cielo. Il tuo corpo un aereo dono sulle mie ginocchia , e non un Dio nella sera d'amore di viola: ma tu nella sera d'amore di viola . Il corpo della donna viene trasfigurato in qualcosa che è colore e luce, non c’è più un corpo di carne. Campana usa dei motivi di colore come se fossero segnali di una rima, in questo caso è il viola, che non ha però una spiegazione logica perché è un colore che Campana accosta a tanti oggetti diversi. Dobbiamo immaginare che questa scena avvenga e si ripeta in forme diverse→lui dice che non vede il corpo , ma il corpo c’è perchè lui lo descrive=situazione che ha elementi riconoscibili e elementi non del tutto riconoscibili. Nell’insieme posssiamo dire che è un incontro erotico con una donna, Campana ha tolto tutti gli elementi concreti e li ha trasfiguari attraverso passaggi chiari=il prufumo che gli impedisce di vedere il corpo, lo specchio in cui vede qualcosa, il corpo è il “dolce dono di un Dio” ma nello stesso tempo non c’è un Dio nella sera d’amore ma c’è una donna. Non c’è una presenza mitologica che ha un ruolo di comando, simbolicamente forte→c’è una donna che ha preso il posto di questo Dio. “ Cariatide notturna ” →le cariatidi sono quelle figure femminili mitologiche di statue che sostengono delle parti di un edificio. Questa donna è connessa con la notte→il corpo di questa donna non è più un corpo reale, ma è un corpo smaterializzato. La smaterializzazione rimanda alla volontà di Campana di usare eventualmente delle condizioni che lui sentiva in certi momenti della sua vita e usava queste situazioni per creare qualche cosa che prima di lui non era stato creato=un tipo di prosa poetica fatta secondo questa tecnica. Da quest ultimo pezzo abbiamo quasi l’impressione che in realtà non sia la trascrizione di un incontro, ma sia la trascrizione del desiderio trasfigurato dell’incontro. E’ come se la membra di Campana aspirasse a una luce che le mobiliti e come se lei diventasse una nuvola che accerchia il suo corpo. “ O non accenderele” → vuol dire “non mi far eccitare”=lascia tutto in questa condizione di leggerezza perchè sarebbe tutto vano, illusorio. Quindi preferisco che tutto rimanga nella dimensione di questa immaginazione. Campana gioca con questo “velo” →che è una specie di schermo dove lui proietta la sua immaginazione. L’esigenza di Campana è che quello che lui scrive prende il posto della realtà, perché è più importante della realtà. 09/10 “LA CHIMERA” →inizialmente Campana l’aveva intitolato “Montagna” e “Chimera” come sottotitolo, perché quello che viene rappresentato in questo testo ha a che fare con la montagna. (Tema molto importante per Campana=per l'idea del salire→del passare a una condizione superiore,liberarsi dei vincoli stretti con il mondo, senso di liberazione) Termine “Chimera” →figura mitologica che viene dall’antichità classica, composta da varie parti di animali non coordinate fra di loro. Campana non pensa a una figura mostruosa, ma pensa a una donna molto particolare. Campana descrive il suo viso e dice che quel viso gli è apparso tra le rocce (rimando alla montagna), e ci dà due indicazioni che ci rimandano a Leonardo Da Vinci (“La vergine delle rocce”). Il componimento inizia con questa espressione: Non so se tra roccie il tuo pallido Viso m’apparve, o sorriso Di lontananze ignote Fosti, giovine Suora de la Gioconda: O Regina adolescente: Campana mette insieme l’immagine della Vergine delle roccie con il volto della famosa Gioconda. Campana pensa a un volto femminile che lui chiama “il pallido viso”. Campana scompone l’immagine e noi vediamo un viso pallido, un sorriso lontano, una fronte che s’inchina e un allusione a una regina adoloescete. Questi elementi ci rimandano a una figura femmiinile che è particolare→Campana si rivolge a una figura femminile che ha qualcosa di sacro=potrebbe essere la Vergine, la Gioconda o potrebbe essere il volto di una donna che compare da lontano. Il componimento ci immette in una situazione di un desiderio–Campana evoca una figura che lui ha visto o intravisto e adesso non se lo ricorda più=il componimento inizia con “non so”. Ma noi allo stesso tempo non sappiamo chi è la donna, però sappiamo che quella donna è una chimera che in Italiano ha un secondo significato=nome che si usa per indicare un immaginazione fasulla. Campana ha pensato che quella donna è una chimera=un sogno, un'illusione;quindi non abbiamo una donna reale ma scomponendo e prendendo frammenti dei vari ambiti Campana ha creato una figura non reale→tant’è che anche lui è costretto a dire “non so”. Potrebbe essere la trascrizione di un sogno o una visione/allucinazione o una fantasticheria→condizione di libertà per la nostra mente in cui noi soddisfiamo un desiderio, condizione di immaginazione che non corrisponde alla realtà. In questo testo (32 versi) in realtà Campana non ha seguito uno svolgimento logico del discorso, la sintassi è tutta spostata nelle ultime parti. “ io poeta notturno” →ritorna la questione della notte, lui si definisce un poeta notturno=poeta che canta e vive la notte. Ma chi è questa donna? Chi è questa figura che non parla più? Campana in questa parte del componimento la chiama “ musica fanciulla esangue” ,prima l’aveva chiamata “ regina adolescente”, →fanciulla musicale pallida che non ha sangue. →il volto di questa fanciulla è segnato da una linea di sangue vicino alle labbra. →io poeta notturno ho vegliato le stelle del cielo per te che rappresenti ai miei occhi un insieme poetico di voluttà e di dolore=un piacere e un dolore insieme, Campana non vuole dire esplicitamente che c’è qualcosa di erotico. →in questa parte è tutto più chiaro anche per la costruzione che usa Campana=una serie esplicita di rimandi sonori, e come se questi ultimi versi fossero tutti legati tra loro ed esprimono uno spazio dove la Chimera non c’è più. Campana finisce il componimento con questa specie di sguardo rivolto a tutto ciò che ha sotto gli occhi (i cieli, le rocce, i fiumi) e si rende conto che la Chimera non c’è più. Da il primo verso e l’ultimo di quest’ultima parte i pochi elementi che avevano caratterizzato la figura di questa donna/chimera, frutto di una visione, noi riusciamo a metterli insieme. Il componimento esprime un desiderio che non potrà mai realizzarsi=ricongiungersi a questa donna che però scompare, nell'immaginazione questa donna appare e scompare, non è una donna che ha un ruolo riconoscibile=è una chimera. Campana lo sottolinea sia nel titolo che nell'ultimo verso del componimento: “E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera” →quel Chimera finale rompe il ritmo dei versi precedenti che terminano tutti in -enti e che sono caratterizzati dalla ripetizione della -E che lega i versi fra di loro. Anche qui ,come nel componimento “L’invetriata” (“ chi ha?,chi ha?") c'è l'utilizzo di una sillaba : ”ti chia mo ti chia mo” →si potrebbe pensare che questo suono abbia per Campana un valore particolare= di chi? pronome personale indefinito, valore di qualcuno che si interroga su di sé ( Chi sono? Chi è? ), valore di una domanda che può sembrare semplice ma non lo è in realtà. Il Chi indica la messa in crisi che ognuno di noi può avere della propria identità. Campana si interroga sulla propria identità, e Campana in questa poesia ha parlato della propria identità attraverso la Chimera= Campana si è chiesto “Chi è la Chimera?” ma allo stesso tempo si fa un’altra domanda→ “Chi me era?” “Chi era me?” , la parola chimera contiene in sé una domanda fondamentale. Il non avere coscienza di un’integrità di sé= ”Ma chi ero io?” , nel momento in cui mi è apparsa questa figura femminile e io ero poeta, ”Chi ero io?”. Campana si rende conto che non riesce a definire la Chimera →infatti tutto il componimento è fatto di frammentazione della sintassi, Campana si interroga anche sulla sua incapacità di dare forma a un desiderio realizzato=desiderio che si rende concreto in un immagine. In questo componimento Campana si definisce→ "Io poeta notturno" , pronome personale che ha una caratteristica specifica=Campana parla di sé come poeta. Ma nel momento in cui lo dice si rende conto che realmente non può sostenere questa unità→perché dopo guarda e vede che lei non c’è più= non c’è più neanche lui. 10/10 Ci sono testi dei Canti Orfici in cui Campana incontra figure maschili→proiezioni di sé, proiezioni di quello che lui è in certi momenti della sua vita. Sono degli altri IO di Campana Es. “Il russo” potrebbe sembrare la descrizione di un’uomo di nazionalità russa (barba rossa) che Campana incontra dentro una struttura come un carcere o un manicomio dove Campana passa alcuni mesi, il russo è come Campana vagabondo, viene tenuto in osservazione, anche lui è un intellettuale come Campana. →fanno parte dell’immaginario di Campana, è lui stesso. "Violinista e pittore” sono due termini che hanno a che fare anche con Campana→perchè lui spesso parla della musica e della pittura. Dentro questa stanza dove si trovano il russo e Campana , il primo scrive in maniera concitata. E’ chiaro che lui probabilmente ha incontrato una figura come questa, che nel momento in cui entra nel componimento ha acquisito qualcosa che ha anche fare anche con Campana. Campana ci dice che avviene :” un sacrifizio sanguigno.” La notizia della morte del russo è sacrificio sanguigno→rimando al sangue presente ancora nel componimento. Pulviscolo d'oro (immagine positiva che qualcosa di bello e prezioso) Passaggio inspiegabile →siciliana nuda, chiusa in un ombra cava (diventa una grotta nella quale la siciliana diventa una piovra nascosta (bestia con i TENTACOLI=termine che Campana non rivela ma lo fa intendere)→è la piovra come 'incarnazione della notte mediterranea. →E’ il simbolo che indica lo spazio del mare e incarna l'idea dei battelli che partiranno il giorno dopo per muoversi nel mare. Piovra scritto con la maiuscola per dare un'identità specifica →forma di personificazione. “ Cigolava cigolava cigolava di catene La gru sul porto nel cavo della notte serena: E nelle braccia di ferro Il debole cuore batteva un più alto palpito: tu.” Campana ha messo insieme l'idea del braccio della gru, il tentacolo della piovra e la matrona siciliana →ha creato un'immagine molto densa. Prima cavo era semplicemente il vetro della stanza della siciliana adesso c’è il cavo della notte serena → Campana ha allungato il verso e sarebbero due settenari uniti insieme=un alessandrino Campana crea una doppia rima:” Il debole cuore batteva un più alto palpito: tu” . Ha messo in correlazione il suono -più con il suono -tu del pronome personale che è quello che fa sforare la lunghezza del verso. “ La finestra avevi spenta: Nuda mistica in alto cava Infinitamente occhiuta devastazione era la notte tirrena.” →ora non c’è più nessuna luce alla finestra (ovviamente le finestre non si spengono) ma non c’era neanche prima ( l’ombra cava). Questo vuol dire che la finestra viene chiusa e lei non c’è più. Campana utilizza per 5 volte l’aggettivo cavo e ogni volta cambia di significato all’aggettivo. “mistica” =rimanda a una condizione esistenziale di unione con una divinità che non ci consente di esprimere trovando le parole giuste=passaggio verso il divino. Campana dice però che è mistica la notte tirrena, dove avviene una devastazione. Il tentacolo della piovra diventa un braccio di ferro che stringe il cuore del poeta=afferra il debole cuore del poeta che nel momento in cui viene stretto batte un più alto palpito. Palpito=palpito finale cioè la morte, o potrebbe essere l’atto che lo fa improvvisamente morire ma passare a una condizione mistica= superiore. Qui in realtà la siciliana, il suo corpo è realmente diventata la notte=il corpo della siciliana diventa la notte e il poeta si sente preso e stritolato, devastato in questa notte. 16/10 ALBERTO SAVINIO Due fratelli greci, nati ad Atene negli ultimi anni del 800 e arrivano in Italia che hanno meno di vent’anni. Sono uno più pittore che scrittore (Giorgio De Chirico), l’altro più letterato ma anche pittore si farà chiamare Alberto Savinio (Andrea De Chirico),i due fratelli fanno entrambi sia pittura e scrittura, nel tempo Giorgio divenne famoso come pittore, l’altro successo come pittore ma anche letterato importante. Savinio inizia con delle esperienze musicali, poi pittura e infine letteratura→scriverà per il teatro ,per i giornali, la sua opera è così complessa che non abbiamo quadro completo di tutto quello che ha fatto. 1917 vengono a Ferrara dove incontrano Filippo de Pisis (pittore e poeta) e fondano insieme il movimento metafisica→metafisica corrente artistica e letteraria (diversa dal futurismo=violenza,irruenza, volontà di rompere con la tradizione), di derivazione greca =cultura greca (mitologia), vogliano portare i miti dentro la cultura e la letteratura. . De Chirico vuole rendere un’idea filosofica, che viene da Nietzsche =il momento in cui l’uomo non si sente più uomo ma si trasformando in un essere nuovo/diverso→momento in cui si prepara l’avvento di una nuova umanità Pensano che l’arte debba recuperare il mondo dell'infanzia=i miti sono i racconti con i quali l’umanità all'origine spiegava il mondo. Savinio fa la stessa cosa in letteratura, utilizzando la stessa tecnica. Il racconto che stiamo analizzando è della fine degli anni ‘40 (Savinio muore nel 1952), tuttavia in questo racconto viene sintetizzata quella che è stata la sua ricerca di tipo letterario, ricerca unica che dà i suoi frutti in molti scrittori successivi. Quello che meglio ha colto il senso dell'opera di Savinio è Calvino. Quello che rappresentava da De Chirico nelle sue opere volevano rappresentare una dimensione dell'invisibile, importante per la ricerca letteraria, letteratura parla di quello che normalmente non cade sotto i nostri occhi→racconto di Savinio si intitola “La nostra anima” (che accompagna il racconto il signor Munster e dà il titolo all'insieme dei due racconti). IL SIGNOR MUNSTER (il nome rimanda a -mostro)→ tentativo di descrivere un fenomeno che per noi è molto incomprensibile=un uomo che lentamente ora dopo ora perde la condizione di uomo, letteralmente si smonta, cadono pezzi del corpo e diventa un mostro. Nelle opere di Savinio bisogna capire a cosa allude. Racconta il momento della vita dell’uomo→che dorme sul divano e non nel letto con la moglie che dorme in camera da letto con la loro bambina che ha degli incubi durante la notte. Savinio ci racconta subito una cosa fondamentale→ ci racconta che Munster sogna di cadere, inquietante è il fatto che nel sogno lui vede una porta alla quale cerca di aggrapparsi che si apre, però sul vuoto (segno di un sogno che spaventa, che crea una paura). Capiamo subito che a questi scrittori interessano molto i sogni, gli incubi=la parte della vita che appartiene all’irrazionale. Prendendo spunto da un’idea di Calvino (molto interessato a questi scrittori metafisici perché voleva essere anche lui in qualche modo uno scrittore che usava il fantastico per alludere a qualcosa di non razionalizzabile→però Calvino è allo stesso modo molto razionalista), Calvino nel 1967 fa un discorso in cui parla del rapporto tra la cibernetica e il modo in cui le macchine stanno prendendo un ruolo importante. Calvino dice che gli scrittori sono sempre stati in qualche modo delle macchine→delle macchine che scrivono, che funzionano. Bisogna capire che una volta nelle città primitive gli uomini facevano esattamente quello che facciamo noi oggi ma in forme diverse (non più arcaiche) usando i miti e i racconti. MITI:che nascono come racconti orali come le favole, gli uomini primitivi iniziano a pensare che ci siano intorno a loro degli uomini più potenti di loro=le divinità che mettono loro paura, bisogna obbedire. I miti in questa prospettiva sono quei racconti con i quali gli uomini esplorano ciò che non si vede=la parte nascosta di ogni storia→ha a che fare con i miti e con il mondo segreto che è l’inconscio INCONSCIO→ciò che non viene detto, ciò che abbiamo rimosso dal linguaggio, i miti servono a farci avvicinare a questa parte. Cosa dovrebbe fare uno scrittore? Uno scrittore dovrebbe far sentire anche se non lo può dire direttamente la presenza dei miti e dell'inconscio in quello che scrive. Savinio anticipa un po’ le idee di Calvino→ sia come pittore che come scrittore→ parola chiave per Savinio è gioco Es. fa vedere il corpo di uomini e donne che hanno la testa di strani animali. Queste mostruosità sono i miti che emergono di un passato animalesco con cui Savinio gioca con queste figure, si diverte→Savinio in questo modo smonta l'idea di umano,di umanità = sembra che gli essere umani acquistano una dimensione mitologica e animalesca allo stesso tempo. Il racconto del Signor Munster è il racconto di un uomo che vive questa esperienza. La storia è apparentemente molto banale→storia di una crisi coniugale. Munster e la moglie si sono sposati in modo casuale e il loro rapporto è un rapporto ormai finito (la moglie si chima Erda.) La conosciuta insieme alle tre sorelle e la famiglia della moglie, e comincia a frequentare la casa dopo averla conosciuta e la madre delle ragazze giudicò che il Signor Muster aveva bisogno di essere nutrito e cominciò a invitarlo a cena sempre piu frequentemente e decise di fargli sposare una delle sue tre figlie. Savinio si diverte a porsi questa domanda: “Ma per quale ragione un uomo prende moglie?”. Per una sola ragione: perché il Signor Munster è un uomo che non sa decidere e si fa condurre dal destino→è un uomo qualunque, banale, senza qualità. Savinio trasforma improvvisamente la vita del Signor Munster:”Cosa succede se un uomo senza qualità, apparentemente normale improvvisamente impazzisce e comincia a vedere il mondo come i sogni che prendono il sopravvento sulla realtà? 1. Il Signor Munster la mattina prima di alzarsi, apre gli occhi e comincia a guardare il salotto (dove ci sono delle grandi poltrone, il divano dove lui dorme e altri oggetti). Si diverte a fare un gioco che consiste nel confondere le forme delle due poltrone con le immagini della sua defunta famiglia paterna, poltrone di cuoio=mamma e papà negli ultimi anni della loro vita, il divano è la zia Zenaide. Il Signor Munster è rimasto bambino→un uomo che sta letteralmente allucinando la realtà (fa il gioco dei mobili e lo ripete ogni mattina senza mai stancarsi). A Savinio interessa l’infanzia perché è il mondo in cui si possono ripetere sempre gli stessi giochi=la fantasia è a un livello tale che si può giocare con essa. Lui vede un raggio di luce che entra e gli ricorda il mare che entra in mezzo agli scogli (riferimento a Savinio che aveva vissuto in un’isola greca). Chi è quest’uomo? E’ un uomo che per Savinio rappresenta qualcosa di importante cioè “cosa può succedere agli uomini se abbandonano le convenzioni, e vivono guidati dalla fantasia?” Noi dobbiamo aspettare che la madre di tutte le logiche del giorno ci venga a prendere perché altrimenti vivremo in una condizione sospesa→mentre il signor Munster non vuole abbandonarsi all’arrivo della logica, non vuole seguirla. Stando sempre steso comincia a sentire rumori fuori dalla finestra, nel cortile e comincia a pensare che cosa è che produce questi rumori come quando era bambino→Savinio lo chiama “un bambino prolungato ”. Perché prima faceva il musicista, poi il poeta, poi il pittore e adesso è diventato filosofo? (fasi della vita di Savinio) E adesso cosa gli rimane da fare? Lentamente si sveglia ma nello svegliarsi ritornano memorie continue di quando era in altri appartamenti, a Losanna dove frequenta altre donne che sono parte delle sue memorie prime del matrimonio. E ancora una volta gli vengono in mente degli esseri anormali che lui vedeva anche quando era in altre case (es. anche nel salotto del dentista vedeva due uccelli imbalsamati che lo fissavano). Il signor Munster a questo punto pensa a un’opera molto bella che riprende il tema del mondo antico che è quello di Narciso. RIFLESSO parola chiave=perché il signor Munster è preso a questo punto dal terrore enorme di vedere il suo riflesso allo specchio perché non vuole vedere la sua faccia e il suo corpo in disfacimento. Come fa il Signor Munster a evitare di vedersi? Visto che in casa ci sono gli specchi, comincia a passare in alcune stanza della casa coprendo o rovesciando gli specchi Capiamo che questo racconto è una sintesi di tanti temi:dell’anima, dell’amore, del corpo, dei miti→tutta la sintesi del mondo immaginario di Savinio. Questa sintesi avrà un esito strano e conturbante quando il signor Muster incontra una donna. Non dobbiamo pensare che i discorsi che fa Savinio sulla mitologia e sul mondo greco siano discorsi così strani, perchè in realtà tutto questo faceva parte del mondo reale non erano stranezze. Sia Savinio che Carlo Levi pensano che la letteratura sia uno strumento che ha qualcosa realmente di magico dentro di sé, strumento attraverso il quale si possono fare delle operazioni che non rimangono rinchiuse nei libri ma sono cose agiscono sulla vita,sono cose che hanno un’azione. Al Signor Munster gli viene in mente una cosa→ gli viene in mente che lui è un po’ come “Il mito di Medusa” che però si riflette su di sé, lui pensa che la vista di sé stesso lo farebbe morire ma sarebbe inutile perchè lui è già morto. Savinio prende questo mito e ci gioca, Savinio ci crede a questi miti perché sono importanti per lui ma allo stesso tempo è come se li smontasse. Siamo sempre dentro la casa e il signor Muster sente che qualcuno si sta muovendo in quella casa→es. qualcuno suona un campanello che rimanda alla cucina e allora cerca di attraversare il corridoio molto lungo e in fondo al quale si trova l’entrata della porta e lui capisce che dietro il vetro della porta c’è il portiere che sta portando qualche notizia. Il portiere si chiama Alessandro e gli ha portato un telegramma, il signor Muster pensa ad Alessandro Magno. La condizione del signor Muster è la condizione di qualcuno che sta vedendo la realtà sotto nuovi aspetti (le cose che si deformano, le immagini dell’arte ecc…) perchè adesso vede più lontano, dove gli uomini non vedono normalmente perchè sa che ormai la sua vita è finita. E’ riuscito a rimanere nascosto da tutti durante la giornata e sta arrivando la notte, ora pensa anche di andarsene di casa, vuole andare all’aperto a ritrovare nella natura e dissolversi in essa=vuole che la sua morte definitiva non avvenga in quella casa che lui odia perché non ci sono più legami con essa. Ma come può uscire di casa?Si rende conto che per uscire deve coprire completamente perché sennò qualcuno potrebbe vedere il suo corpo in disfacimento. Gli viene in mente un’idea di bizzarra (con cui Savino chiude il racconto), perché tutti i vestiti che gli potrebbero servire non sono ancora arrivati da Losanna, l’idea della metamorfosi→andare nell’armadio di sua moglie e vestirsi da donna. Qui Savinio si diverte a seguire tutti passaggi bizzarri, fuori logica di quest’uomo e questo è il passaggio più strano e inimmaginabile. Chissà che questa idea di vestirsi da donna non sia la vera causa che ha rotto gli indugi. [Sono queste idee piccole ma eccitanti che capovolgono le situazioni.] Non esistono in letteratura testimonianze precedenti a questa di un uomo che si veste da donna per andare a morire fuori di casa.] Trova un grande mantello da sera di seta nero per copririsi/nascondersi completamente→che erano quei mantelli che le donne utilizzavano per andare a teatro=in un certo senso ora il Signor Munster è contento perchè anche lui ora uscirà dal teatro dell’esistenza, della vita= con quel mantello “uscirà di scena”. Trova anche un gran cappello di paglia che sua moglie portava al mare perchè ha necessità anche di coprire la testa→ora è pronto a uscire ma prima decide di passare tutte le stanze della casa e accendere tutte le luci che ci sono grandi e piccole. Accende queste luci come per lasciare un segnale da addio alla casa, passa poi in due vie del centro di Roma (Via Condotti e Via del Babuino) e mentre passa nella seconda via vede una donna che è vestita con un abito da ballo e sopra un mantello nero, con i capelli disordinati, la faccia ha qualcosa di rovinato, gli occhi hanno delle profonde occhiaie nere e sul viso ha della macchie come se l’avessero picchiata. Il signor Munster è attirato da questa donna, che guarda e riconosce→Savino con questa descrizione della donna ci vuol far capire che ha avuto un rapporto sessuale molto focoso, questa donna si chiama Aurora ed è una ninfa=divinità che compare tutti i giorni in cielo e secondo i greci ha le dita di rosa.Il signor Munster capisce che è Aurora però dice: ”è un po’ tardi” perché è vero che è notte ma perché Aurora è qui in giro per Roma? In questo momento il Signor Munster ha perso un occhio ma comunque la riconosce e vede che sta camminando di fretta perchè è il momento che Aurora vada verso l’orizzonte e salga in cielo. Ma il Signor Munster pensa che Aurora sia in ritardo perché tra poco le toccherà come tutte le mattine di tutte le epoche da quando la luce è apparsa sul mondo le toccherà salire in cielo. [Secondo il mito Aurora tutte le notti sta tra le braccia di Titone ,lei giovane e bella e lui vecchio, e quando lui la lasciava andare lei correva in cielo e iniziava la giornata] Il signor Munster va a vedere con curiosità il portone e legge sul campanello Ingegnere Titone (Savinio trasforma il mito in un fatto quotidiano)→gli viene rabbia perché dice: “Ma perché Aurora sta con questo vecchio?” e inizia a insultare Aurora e vorrebbe vederla morta. Proprio quando gli mancano pochi minuti alla morte vuole rincorrere Aurora e fermarla=vuole fermare il tempo preso da questa rabbia→l’idea che le aurore continueranno anche dopo di lui per il signor Munster è insopportabile. Lui cerca di inseguirla, ma nel frattempo il suo corpo continua il disfacimento e l’Aurora era molto più avanti di lui= ”Come farà ad afferrarla, a strozzarla?” visto che gli è rimasta una mano solo con quattro dita. Nel frattempo che il signor Munster formula questa domanda anche le altre quattro dita si staccano dalla mano. Il progetto del signor Munster è, visto che lui morirà, bloccare il ciclo normale delle stagioni. Il corpo del signor Munster è ormai è dissolto→questo sarebbe il momento in cui in realtà dovrebbe apparire l’anima=”Ma chissà se l’anima c’è?” dice Savinio. Savinio dice ironicamente che se il signor Munster potesse parlare ci rivelerebbe la verità, ma ora il signor Munster non può parlare. Savinio a questo punto dice che la morte del signor Munster non serve a niente perchè la vita continua→tutto il tormento conoscitivo, il suo percorso di conoscenza del mondo attraverso un’altra dimensione (i miti,le immagini,le fotografie) non è servita a nulla=si è dissolto in qualcosa di informe. Tutti i miti del mondo non sono riusciti a metterlo nella condizione di raggiungere la sapienza che lui avrebbe voluto=sconfitta del signor Munster. Savinio ha così rappresentato il momento punto in cui l’arte e la letteratura sono arrivati a un fallimento=non riescono più a tenere uniti il mondo, i miti greci, le antiche religioni si. Non c’è via d'uscita , alternativa a questo mondo→un artista può divertirsi e spiegare al suo pubblico che le cose sono ormai irreversibilmente cambiate (uomo può diventare donna travestendosi,ecc..). Il racconto comico e grottesco si chiude con questa specie di dubbio esistenziale=forse non esistono vie di salvezza. 18/10 Per Savinio l'infanzia è una dimensione dell’esistere fondamentale→è mito (ritorno al primitivo) e la dichiarata sfiducia nelle tecniche tradizionali della letteratura. Signor Munster è la trasfigurazione di quello che è il pensiero e la psicologia di Savinio, personaggio che gli serve per esprimere una serie di pensieri e immagini che costituiscono un suo mondo mentale e psicologico. (Racconto finisce con una scena comica ma allo stesso malinconica) Racconto che si mette in una posizione anomala rispetto alla tradizione italiana corrente, Savinio è un grande anomalo, non possiamo catalogarlo dentro le categorie tipiche della letteratura o dell’arte. Carlo Levi ROMANZO Cristo si è fermato a Eboli →opera che ha delle caratteristiche molto vicine alla realtà Considerato un romanzo ma all’inizio viene pubblicato come saggio che dava un’immagine dell'Italia del Sud in anticipo su quelle che sarebbero state le indagini fatte da studiosi di vario tipo in quei luoghi. Levi cominciò a scriverlo tra il 39-40 mentre si trovava in Francia. [Mussolini nel ‘38 aveva emanato le leggi antirazziali] In realtà le cose che racconta le sono capitate prima di questi anni (Levi racconta avventure di vario tipo, il libro alla fine ha una data e un luogo “Firenze dicembre del ‘43-luglio del ‘44=ultimi mesi della seconda guerra mondiale mentre Levi era nascosto a Firenze per evitare di essere catturato e ucciso dai fascisti)→Levi durante il fascismo viene mandato al confine e quindi rimane in un posto che nessuno conosce dal quale non può comunicare con la sua famiglia in particolare con la sorella che si trova a Torino. Calvino dice che Carlo Levi ci ha lasciato la testimonianza più forte→che all’interno del nostro mondo esistevano degli altri mondi→ quella che per noi uomini occidentali è la storia intesa come flusso di azioni che vanno in una direzione specifica, dentro di essa ci sono degli uomini che vivono fuori dalla storia. Nessuno in quel momento si era reso conto e poteva pensare che esistesse un mondo fatto di streghe, magie e azioni irrazionali che Levi ha vissuto in prima persona questa realtà così bizzarra, se non alcuni studiosi specialisti (antropologi) che in Italia ancora non c’erano realmente Levi ci lascia una testimonianza diretta di quel mondo, dove lui non può integrarsi perché non sa niente di quel mondo→non può capire come coloro che abitano in quei paesi pensano e ragionano=assoluta differenza. Levi fa parte di una famiglia ebraica torinese , che ha compiuto degli studi (è un medico) deve adattarsi a vivere in luoghi primitivi. Levi arriverà a dire una cosa impressionante soprattutto se pensiamo che Levi quando è arrivato in quel paese aveva delle competenze ma in realtà stava facendo una carriera abbastanza importante come pittore era un artista che poteva ragionare in termini artistici. Scena dell’UOMO CAPRA→Mentre Levi sta camminando per la città , vede un pisciatoio sul quale c’è un'epigrafe: "«Ditta Renzi - Torino».” =una ditta del suo paese di provenienza. L’aveva costruito il podestà per far vedere che era un uomo importante e aveva utilizzato una quantità di soldi (ricavati da anni di tasse accumulate) per dare segno della modernità. Levi è incuriosito e si affaccia all'entrata di questo edificio, e vede davanti un maiale e dell’altro due ragazzi che ci buttavano barche di carta→il luogo non era utilizzato per la sua funzione. (Pagina 41) C’era solo una persona che lo usava per la sua funzione reale che era proprio Levi,poi nota un uomo strano vestito di nero che ha di fronte a lui una capra morta che aveva ammazzato poco prima , viene gonfiata da quest’uomo→sembrava di assitere a un altra metamorfosi, dove l’uomo entra in una comunicazione mostruosa con la capra=uno dei primi segnali di mostruosità imcomprensibile. Levi assiste a una cosa disgustosa che però lui descrive quasi come se fosse un fenomeno naturale, i contadini le uccidono perché sono state introdotte delle tasse troppo alte, questa che impone un imposta su ogni capra posseduta costringe i contadini a uccidere l’unico mezzo di sostentamento delle famiglie (la capra vive con poco anche in luoghi come quelli). Levi si rende conto dopo pochi giorni che in quel luogo dove si trova non c'è nulla, silenzio e mosche, sia dentro che fuori alla casa dove si trova. Quella che Levi non capisce è la quantità di questi insetti che lui paragona a un’immagine della bibbia=al popolo di Mosè quando attraversa il Mar Rosso (analogia della quantità di pomodori distesi al sole e le mosche sono gli eserciti del faraone). Il passare delle ore in quel luogo sono tutte uguali=non passa il tempo, il tempo che sta vivendo Levi è sospeso. Levi inizia a pensare che ci sia qualcosa in quel luogo realmente di incomprensibile→sente il suono delle campane e pensa che c’è un ragazzo sui 18 anni che ogni giorno deve compiere quella funzione. (Pagina 64) Questa è una delle più misteriose del racconto→Levi è un uomo razionale ma inizia a pensare che ci sia qualcosa di veramente anomalo in quel paese=ci sono gli spiriti, i fantasmi. Levi inizia a pensare che anche il suo cane avesse qualcosa di diabolico. Prima di arrivare al cimitero per calmare il cane, Levi ci descrive la strana atmosfera magica che passa attraversa gli animali che sono l’incarnazione di qualcosa di irrazionale che adesso sente anche Levi→si sta facendo assorbire lentamente da queste magie che hanno a che fare anche con la sua pittura. Levi fa un’operazione con la quale ci sta raccontando che la sua dimensione di uomo razionale entra un po’ in crisi, questa sensazione di elementi diabolici “ Un incanto animalesco” → presenza di fenomeni irrazionali che provengono dal mondo animalesco, sente delle "invisibile presenze bestiali, fa una descrizione degli animali del paese che ci sono oltre agli insetti (una scrofa, un asino eccitato, i corvi, i galli, i falchi). Questa scena è stata ben studiata a iniziare dalle indicazione iniziale:” Il silenzio meridiano” →nella tradizione antica il mezzogiorno rappresenta il manifestarsi degli dei di cui gli uomini antichi avevano paura (momento panico ). Questa scena ricorda la scena dell’uomo che gonfia la capra. Riferimento al Dio Pan , personificazione umana di una capra maschio, incomprensibile e imprevedibile che apparteneva alle divinità legate a Dioniso (dio complementare ad Apollo per i greci). Nel medioevo il dio Pan viene trasformato nel demonio. Quello che Levi descrive in questa scena è l’effetto del panico nel paese di Galliano→tutti gli animali sono posseduti da qualcosa che lui sente=Levi si è fatto coinvolgere e sente un animale che è il più potente di tutti che è appunto la capra (incarnazione del diavolo). 23/10 Mentre nella logica dell'uomo moderno esistono differenze tra gli individui, gli animali e i mondo che gli circonda, in questo mondo le differenze sono superate dalle forze elementari che mettono in comunicazione tutto ciò che esiste→uomini e donne possono entrare in comunicazione attraverso la magia (utilizzare il sangue per far cadere un uomo in balia di una passione amorosa per una donna)=cultura basata sulla superstizione che Levi impara a conoscere e dalla quale di deve difenedere. Levi vuole continuare la sua attività di pittore, nonostante sia un medico→pittura vista come un’arte magica, questo per Levi è uno dei primi problemi da risolvere cioè fa capire loro che non si tratta di arte magica. Anche se, essendo lui immerso in un mondo di magia, non è detto che anche lui non assorba alcune idee di questo mondo e si rende conto che dipingere potrebbe essere un’azione dotata di poteri particolari. Dio Pan vuol dire anche il tutto fosse una divinità che in qualche modo incarna l’insieme dei fenomeni naturali, insieme di fatti della natura;porta in sé la somma di tutto il mondo che non vediamo, mondo nascosto che agisce su di noi. La capra ha un rapporto con il mondo dell’oltretomba:” essa è demoniaca piú di ogni altro essere poiché, nel suo aspetto animale, sta celata una potenza.” → la potenza non è il potere, ma è qualcosa di più ampio e nascosto. E’ quella forma di potere che si puo manifestare ma non è detto che si manifesti, forma di potere che sta nascosta; che può uscire alla luce ma esiste in quanto nascosta, appartiene al mondo della possibilità. Levi con questo termine intende questa capacità che hanno alcuni esseri di esercitare degli influssi su altri esseri=una forza magica. “Per il contadino essa è realmente quello che era un tempo il Satiro” Satiro=dio Pan, scelto poi dai cristiani cattolici come incarnazione del diavolo. Quando poi si diffonde il cristianemsimo si inizia a pensare che il dio Pan è morto e in questo momento nasce il cristianeismo e compaiono altre figure che girano intorno alla figura del Cristo (Dio che si fa uomo). Tra il dio Pan e il Cristo vi è una frattura inconciliabile=Cristo si è fermato a Eboli perchè da Eboli in giù c'è il dominio di altre forze→Cristo non è riuscito a portare il suo messaggio. Ecco perché Levi ci descrive questo mondo che vive in una condizione precedente a quella di Cristo, e quello che si trova in questo mondo ha sempre a che fare con la sessualità→il dio Pan è una divinità legata alla sessualità al contrario ovviamente della figura di Cristo perché per il Cristianesimo deve esistere l’amore spirituale (quello che i greci chiamavano Agape) e non quello fisico su cui il Cristianesimo forma i propri valori. Da qui l’idea presente nel libro di Levi, un uomo ebreo laico come Levi arriva in un mondo dove ritrova valori che sembravano scomparsi per sempre dal mondo a cui lui appartiene. Satiro ma “povero satiro fraterno e selvaggio” →non è più il Pan distruttore, ma è come se Levi si rendesse conto che questo animale ha perso le sue caratteristiche originali=è una divinità che è stata addomesticata. (Pagina 60) Passiamo a una delle scene capitali del romanzo→la passeggiata di Levi lo conduce al cimitero (luogo chiave) che è l’unico posto del paese dove c’è qualche albero per stendersi al fresco. Levi però pensa che l’unico modo per salvarsi dal quel caldo assurdo fosse sdraiarsi sotto terra→è come se seppellisse se stesso mettendosi nella posizione di una cadavere senza avere paura dei morti, dell’oltretomba come ha sempre fatto in tutto il romanzo. Il cimitero è un luogo di protezione per Levi dove può passare alcune ore della giornata, perché è un luogo di meditazione; poi dice che insieme al cane lentamente si addormenta. In questo momento entra in scena un individuo particolare, l’emanazione delle figure magiche di cui ha parlato Levi ma è un essere vivente e non un animale. (Pagina 61) Levi dice che questa voce che lo sveglia è “senza sesso” inizialmente ma poi vede che è un uono molto vecchio (90 anni) con caratteristiche molto specifiche in particolare ha qualcosa che non la appartenre al genere maschile: non ha ne barba, ne baffi, non parlava il dialetto del luogo ecc… Levi ci parla di questo essere vivente che usa una lingua con la quale non si può comunicare , perché questo vecchio non ha mai ascoltato i discorsi che sono stati fatti→appartiene a un tempo mitico, è un essere che sta un po nella realtà e un po’ nel mito=non si può decidere se lui ascolti realmente e quello che gli viene detto. Per la prima volta abbiamo un essere reale che appartiene a un altro mondo. Chi è questo essere? Levi lo definisce un essere indefinibile e fa una descrizione di come è vestito ponendo particolare attenzione su un berretto rosso da cui capisce che quest’uomo a un ruolo pubblico, è quello che porta a seppellire i morti ma è anche il banditore comunale (ha una funzione fondamentale): “piena di una oscura potenza impenetrabile .” → usa lo stesso termine che aveva usato per il satiro/capra→perchè è un uomo non uomo nella considerazione che si aveva di uomo in quei paesi, lo caratterizza la sua sessualità. Quest’uomo viene deriso dalla donne ma scherzano perchè hanno paura di lui, per esorcizzare la paura che quel vecchio ha un potere inspiegabile che si manifesta con il suo rapporto con quelle forze nascoste che tutti in quel luogo temono=forze sotterranee, che portano a dominare gli spiriti e gli animali.: “ Ci vieni stasera a letto con me? – Perché mi lasci dormire sola? “ Levi capisce che in ogni cultura primitiva ci sono degli uomini che hanno un ruolo, che nelle nostre culture abbiamo manipolato in modo diverso. Quest’uomo come mestiere faceva prima di arrivare a Galliano “ l’incantatore di lupi” → è una figura unica perché appartiene a un mondo che sta scomparendo, ma anche perché non appartiene alla comunità degli uomini. Levi potrebbe sentirsi come lui in quella comunità per il suo essere diverso appena è arrivato lì, e anche lui ha il potere magico della pittura e della medicina. Levi cercava di farsi spiegare da lui delle cose, ma lui rideva e ripeteva sempre la stessa frase:"- Il paese è fatto delle ossa dei morti, -", questa frase era vera. Levi aggiunge una cosa basata su una leggenda con cui termina il capitolo e che chiude l’episodio dell'incontro con questo vecchio, quest'uomo ha incontrato una capra/diavolo ed è riuscito a sconfiggerlo con il suo potere. Quel diavolo lo tratteneva con la sua forza e gli rendeva impossibile camminare. Qui entra la considerazione sul mondo dei briganti, in queste zone non si accetta che l’Italia sia un paese unito dominata dai savoia nasce così il fenomeno del brigantaggio. Il vecchio gli dice che ha conosciuto Ninco Nanco (uno dei più conosciuti briganti di quel tempo) e la sua compagna Maria a’ Pastora (dea della guerra), il capitolo termina con questa specie di favola con la donna che diventa la protagonista di questa ultima scena. Levi sa che questo mondo è destinato a finire non appena arriverà Cristo=il processo di modernizzazione dell’Italia arriverà anche qua seppur resteranno sempre delle tracce. Levi scrive questo libro anche per salvare l’esperienza di un uomo come lui che è arrivato lì prima di tanti altri ed è riuscito a conoscere meglio quello che succede, raccogliendo le idee e le credenze del posto.
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