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Appunti completi Sociologia dei Processi Culturali (1° parziale), Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

appunti completi, manuale e lezioni, per il primo parziale di sociologia dei processi culturali.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 16/02/2024

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Scarica Appunti completi Sociologia dei Processi Culturali (1° parziale) e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI INTRODUZIONE ALLA SOCIOLOGIA Sociologia della cultura e Sociologia culturale: - Sociologia della cultura: Lo studio razionale argomentato dei fenomeni sociali. Nella vita sociale presa nel suo complesso si studia direttamente ed espressamene la cultura vista come parte fondamentale della società. Si studia la cultura e i suoi ruoli in senso stretto. La cultura è vista come un qualcosa di specifico. La cultura, in questo caso, deve essere spiegata attraverso qualcosa che sia totalmente separato dal suo stesso campo di significato. La cultura è una variabile flebile e ambivalente. La sociologia della cultura tratta la cultura come una variabile dipendente. - Sociologia culturale: Sviluppatasi alla fine degli anni ’80 negli Stati uniti per poi diffondersi in tutto il mondo. La cultura non è vista solamente come un settore della vita sociale ma come qualcosa di più. Forse si può studiare un fenomeno sociale dal punto di vista del significato culturale che gli attori coinvolti in questo processo danno in quello che stanno facendo. Si fa qualcosa di più ambizioso della sociologia della cultura. La cultura non è marginale ma fondamentale. La dimensione culturale del potere è detta “soft Power”. Può trattare ogni aspetto della vita sociale mettendo contro luce la valenza culturale. Approccio che ha avuto come punto di Origine l’America. Si indaga ogni fenomeno politico mettendo in rilevanza la cultura che ha in questi fenomeni. Ogni azione è inscritta in qualche modo in un orizzonte di percezione di significato; indipendentemente dal suo rapporto con il contesto esterno. La sociologia culturale tratta la cultura come una variabile indipendente. Entrambe, sociologia della cultura e sociologia culturale, sostengono che la cultura è qualcosa di importante nella società. La cultura ottiene questo posto centrale perché il contesto sociale, politico, economico vede un posizionamento della cultura centrale. Tocqueville, francese si trasferisce negli Stati Uniti. Comincia a vedere che il modello politico democratico ha degli aspetti comuni ma, trova delle differenze fra Francia e Stati Uniti. Queste differenze istituzionali sono dettate da motivi culturali. I territori trovano delle culture con caratteristiche diverse che influiscono sul sistema istituzionale. Si studia un fenomeno che non è culturale facendo vedere come il retroterra e le premesse culturali sono non solo importanti ma decisive. Si tratta di sociologia culturale Nel corso dei secoli si sono formati dei paradigmi classici; ovvero dei modi di pensare che sono stati elaborati da alcuni studiosi fra la fine del 800 e l’inizio del 900 che hanno qualcosa da dirci anche oggi. In Gran Bretagna, ad esempio, lo studio della cultura ha fatto progressi fin dagli anni 70; mentre negli Stati Uniti è approdata soltanto a metà degli anni 80. Il concetto di “programma forte”:
 Visione della cultura e una metodologia di analisi capaci di superare le spaccature interne alla sociologia della cultura. La cultura per Alexander Jeffrey non può ne essere ridotta alla sola struttura sociale ne alla sola sfera simbolica. Tramite il “programma forte” si possono superare i problemi della sociologia. Si era arrivati alla concezione sbagliata nella quale la modernità aveva eroso la sociologia dai suoi significati. Parson teorizzò che i “valori” dovevano essere al centro delle azioni e delle istituzioni perché una società potesse essere in grado si funzionare come un’impresa coerente. Clifford Geertz mostra che la cultura è un testo ricco e complesso, capace di una sottile influenza modellante nei confronti della vita sociale. L’azione è guidata da dei significati. E’ proprio l’opera di Geertz a dormire lo slancio per il programma forte. Per rafforzare la sua idea è necessaria una sociologia della cultura che offra un’interpretazione robusta della struttura sociale e delle dinamiche istituzionali. Anche la antropologia aiuto alla formazione di questo programma forte. Il concetto di “programma debole”: • Scuola di Birmingham. Analisi che contenente le forme culturali della struttura sociale intraprendendole come manifestazioni di “egemonia”. Manca una chiara consapevolezza di metodo. • Pierre Bourdieu. Progetto di ricerca empirica di medio raggio, di natura sia qualitativa che quantitativa. L’habitus opera come variabile dipendente. • Michel Foucault. Opere attraversate da complesse contraddizioni. • Ricerca sulla produzione e ricezione della cultura; Manca di complessità teorica e di leadership carismatica. Esso propone nessi causali espliciti tra cultura e struttura sociale. Il 'paradigma culturalista' ha fornito alle teorie e alle ricerche una rappresentazione ideologica della società, la quale, nel corso degli anni, è stata estesa dall'ambiente fisico e sociale ai criteri per definire l'uomo stesso, criteri che astraggono dalle caratteristiche psicologiche invarianti comuni alle diverse culture. La cultura è un processo complesso fondato sullo scambio, sulla comunicazione, sulle interazioni, ecc..   Cultura è ciò che è umano, l’umanità è ciò che è culturale. La cultura è una razionalizzazione prodotta da attori sociali dotati di una natura umana strutturata da configurazioni sensoriali, radicata nei bisogni individuali percepiti attraverso le significazioni di simboli e i sistemi simbolici propri di una società specifica in un'epoca particolare. La conversione pura e semplice alla cultura dell'altro è una presupposizione gratuita, giacché ogni cultura seleziona, reinterpreta, trasforma secondo una logica propria gli elementi presi o ricevuti, non è mai passiva di fronte ai cambiamenti culturali esogeni. In una visione più recente la personalità è lo strumento capitale per garantire il controllo sociale.  La visione della società è modellata dalle rappresentazioni sociali che ci rendono sensibili a certi aspetti dell'ambiente e che sono strutturate secondo moduli stabili. I fenomeni sociali hanno componenti diverse, ma esiste un legame causale che caratterizza il cervello e lo spirito, marcati ambedue dall'ambiente e quest'ultimo a sua volta marcato dall'attività degli altri esseri umani.  Le ricerche sui processi interattivi che producono i sistemi culturali hanno rivelato l'eterogeneità e l'instabilità di tutte le culture e messo in evidenza le logiche dei comportamenti apparentemente contraddittori degli individui agenti in contesti diversi.  Un sistema culturale non può essere né superiore né inferiore a un altro. I rapporti di dominazione culturale non si confondono quasi mai coi rapporti di dominazione sociale. COS’E’ LA CULTURA? La cultura è qualcosa che importante comprendere. Per i sociologi la cultura riguarda: norme, valori, credenze o simboli espressivi. Norme: comportamento delle persone in una data società. Valori: ciò a cui le persone tengono. Credenze: modo in cui le persone pensano che il mondo funzioni. Simboli espressivi: rappresentazione di valori e credenze. La cultura e la società sono astrazioni. La cultura rappresenta l'aspetto espressivo dell'esistenza umana mentre la società indica l'aspetto relazionale e pratico. La cultura mette le persone in grado di connettere la conoscenza al comportamento e alla bellezza. È un mezzo per un fine. Arnold credeva che la cultura potesse essere l’agente umanizzante che modera le conseguenze più distruttive della modernizzazione. Per poter comprendere appieno le sue opere è necessario basarsi su diversi periodi: tra il 1841 il 1848 si tratta di periodo della giovinezza; altri suoi scritti furono pubblicati successivamente alla sua morte. Marx pone al centro dell'interpretazione antinomia tra società del passato e società del presente la contraddizione inerente alla società moderna: il capitalismo. Il pensiero di Marx era influenzato da tre elementi: la filosofia tedesca, l'economia inglese e la scienza storica francese. La prima prevedeva che la successione di società e regimi rappresenti contemporaneamente le tappe della filosofia e quelle dell’umanità. La seconda invece influenzò il pensiero marxista tramite delle teorie. Infine, la terza, riprende il concetto francese socialista di lotta di classe. LA NUOVA ANTROPOLOGIA: Storica e Materialista • Storica perché si ha una critica all’antropologia platonico cristiana. Questa nuova antropologia introdotta da Marx cerca di porsi in discontinuità alla tradizione, ora è importante la dimensione storica. Si mette a confronto la storia con l’ essenza immutabile. Platone, ad esempio, inaugura un modo generale di vedere l’Essere. Il ruolo centrale è rappresentato dalla idee. Lo scopo del filosofo è trovare l’essenza e l’idea dell’essere umano. Esiste per Platone qualcosa che definisce in modo univoco, preciso e costante gli esseri umani. L’essenza è costante e non storica. E’ quel qualcosa che non cambia nelle persone. Risiede in esse e basta, non dipende dalle condizioni storiche. L’essenza umana non è astrazione ma, nella sua realtà, è l’insieme dei rapporti sociali, Feuerbach. Per Marx questo modello Platonico si pone in continuità alla visione del cristianesimo. Non solo, il cristianesimo infatti lo rafforza. Dietro all’essenza c’è la volontà di Dio. • Materialista poiché critica il materialismo di Feuerbach. L’ideologia materialista di Feuerbach non è la prima ma è quella più significativa per Marx. Nel materialismo tutto ciò che siamo ha una natura materiale ed empirica. Per la visione idealistica, oltre alla dimensione materialistica esiste un altra visione della realtà di cose intangibili che influiscono sul mondo materiale. es. Per il materialismo, i nostri pensieri sarebbero processo di solo fattori materiali, per la visione materialistica si penda che si sia un corpo e qualcosa che non è spiegabile riconducendolo semplicemente a una realtà materiale. Marx continua la prima di queste ideologie mentre altre le supera criticandole. Infatti per Feuerbach si trattava di un materialismo dipendente dall’antropologia platonico cristiana. Feuerbach da una parte viene approvato da Marx per una versione alienante della vita sociale, poiché la religione limita tutto ciò che è umano. Gli uomini proiettano in un’entità superiore tutto ciò che è particolare nella vita umana. Cosi facendo la religione finisce a legittimare la vita sociale con lo scopo di dare agli uomini speranza. Marx su questo punto concorda. Quello che Marx rifiuta è il processo di sublimazione tramite la religione, infatti riteneva che esso facesse parte dell’essere umano. Quello che era mancato a Feuerbach era di prenderne coscienza e criticare i punti deboli della sua idea. Marx ritiene che il materialismo di Feuerbach sia incompiuto poiché non da spiegazioni e non indaga radicalmente sulle cause di questa situazione. Marx critica di Feuerbach non tanto l’ateismo di per se, ma la sua formulazione. Feuerbach infatti fonda l’ateismo dicendo che gli esseri umani sono definiti e illimitati ma hanno desideri e pensieri illimitati che non trovano soddisfazione. Per Feuerbach l’uomo proietta questa visione illimitata in Dio. Cosi facendo mostra che la sublimazione dei nostri limiti fa derivare il concetto di Dio. Marx non condivide come Feuerbach è arrivato a prendente concetto. Marx ritiene che non è l’essere umano in quanto tale a genera questa situazione; ma è l’essere umano rapportato alla sua vita in un contesto economico e sociale di tipo alienante. La religione compenso questo tipo di vita. Non si tratta di un’essenza umana ma di una condizione che genera questa sublimazione. Per Marx questa essenza umana non esiste, soprattutto non esiste un’essenza immutabile. Marx invece vede il materialismo come qualcosa di economico. E’ da questa condizione che si stimola l’alienazione della società. “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma il contrario”. Secondo Marx si può andare al di la di dove si è arrivato. Il materialismo bio-logistico come quello di Feuerbach via una visione de “l’uomo è ciò che mangia”. Questa visione cambia in una di natura economica per Marx; non è solo mio che si mangia; ma l’insieme di processi economici che hanno portato il “cibo” in tavola, dipende tutto dalla struttura economica. es. albero di ciliegio e tutto ciò che c'è intorno. In Marx ciò che noi siamo come esseri umani dipende dai rapporti di produzioni all’interno dei quali siamo inseriti. Il materialismo storico di Marx sostiene che la legge del reale è la legge del cambiamento, le concezioni naturali e umane si trasformano di epoca in epoca. Questi cambiamenti avvengono secondo leggi astratte. IDEOLOGIA Dal materialismo storico alla critica delle ideologia. Si possono distinguere due tipi di concezioni principali : - Concezione classica: E’ la generale concezione filosofica di ideologia. Un’ideologia è la distorsione della realtà. La genesi dell’ideologia vede gli uomini che giudicano e descrivono la realtà in cui vivono vedono gli errori che gli umani stessi compiono. Si capisce che ragione umana ha dei difetti. Essa è mossa dai sentimenti, dai pregiudizi e dunque rischia i travisare la realtà. Non è onnipotente, ha dei limiti. C’è un limite nella realtà umana che ci porta a essere ideologici. L’ideologia riguarda soprattutto il sapere umano. La critica riguarda la razionalità, la ragione umana che si corregge nel tempo. La filosofia può aiutare a correggere le visioni distorte della realtà. - Concezione marxiana: La genesi non deriva più da un difetto della regione umana ma dalle condizioni storiche e sociali che caratterizzano il contesto. La visione distorta posta dalla società distingue una classe superiore e una classe inferiore. Viene presentato come universale qualcosa che in realtà difende solo una parte della società. Delle differenze basata da un aspetto economico-sociale, non ha a che fare con una presunta razionalità comune universalistica. il difetto non è della ragione ma della società. L’ideologia per Marx ha una visione distorta poiché basata solo sulla classe dominante che la propone come visione universale. In realtà è a beneficio di una sola classe. Guarda all’ideologia perché influenza la vita politica. L’ideologia è più forte in ambiente politico e sociale. Dunque anche la critica riguarda questi argomenti. Non si interpreta più il mondo, lo si vuole cambiare. Per sradicare l’ideologia vanno cambiate le condizioni sociali ed economiche che influiscono sulla genesi dell’ideologia. CRITICA INTERNA ALL’IDEOLOGIA MARXIANA Marx ritiene che quando un’ideologia nasce da particolari condizioni sociali ha una falsa generalizzazione dato che gli interessi riguardano solo una parte della società. L’ideologia è una falsa coscienza che non sa d'essere tale. Altera la realtà senza che ne siamo consapevoli. Un filosofo si è chiesto come è possibile che Marx, pur appartenendo alla classe borghese, si renda conto della situazione in cui si trova la società e la sua stessa classe? Come può comprendere la natura ideologica del sapere appartenendo lui alle stesse classi di cui parla? Mahinaim prova a rispondere che questa classe riesce a prendere consapevolezza della realtà poiché abituati ad entrare in contatto con persone con background culturali diversi. Tradizionalmente il marxismo ha lasciato troppo in secondo piano il ruolo della cultura. Si pensa ci sia una contraddizione. OPERE • Il manifesto del partito comunista: Testo non scientifico, utilizzato come propaganda tramite idee scientifiche. Il tema principalmente trattato è la lotta di classe, base della storia umana. Per Marx, dunque, la lotta fra classi sociali è sempre stata presente nella storia. Attualmente però una delle due classi, la borghesia, è incapace di mantenere il suo regno senza rivoluzionare costantemente gli strumenti di produzione. Seppur tramite il capitalismo si produca sempre di più, questo fattore non corrisponde alla ricchezza nel paese, minima. Da questa contraddizione nascerà prima o poi una crisi rivoluzionaria. Questa ribellione porrà fine alle classi e al carattere antagonistico della società capitalistica. Per Marx la politica e lo stato sono fenomeni secondari in rapporto quanto succede nella società stessa. • Per la critica dell’economia politica: Conviene seguire il movimento della storia analizzando la struttura della società, le forze di produzione e i rapporti di produzione senza fare riferimento al modo di pensare degli uomini. In ogni società si possono distinguere struttura e sovrastruttura. Un’altra distinzione possibile è fra realtà sociale e coscienza. Il modo di pensare degli uomini può essere spiegato tramite i rapporti sociali con cui hanno a che fare. Il movimento storico è mosso dalla contraddizione tra forze e rapporti di produzione. Infine, questa contraddizione è dettata dalla lotta tra classi. Borghesia contro proletariato. Le rivoluzioni vengono perciò viste come una “necessità storica”. Marx delinea in questo suo scritto le tappe della storia umana stabilendo 4 regimi economici: Asiatico, antico, feudale e borghese. • Capitale: Secondo Marx ogni sistema economico ha le sue leggi; dunque passa da una teoria economica universalistica a una particolare delle leggi di ogni sistema. Le leggi economiche sono l’espressione astratta delle relazioni sociali che definiscono un determinato modo di produzione. Alla base del capitalismo si trova la ricerca costante di profitto, nel socialismo invece si ricerca la soddisfazione dei bisogni e l’elevazione del livello culturale delle masse. Lo scambio può essere di due tipi: diretto, con il baratto; indiretto, tramite il denaro. Il capitalismo, invece, prevede di passare da centro a denaro tramite la merce. Il pensiero marxista consiste nell'unione dell'analisi del funzionamento e dell'analisi di un divenire inevitabile poiché ognuno agisce in funzione del suo interesse distruggendo l'interesse comune a tutti. Secondo Durkheim se si vogliono studiare i fenomeni sociali non si deve partire dall’individuo per studiare il sociale, ma si deve partire dal sociale per studiare l’individuo. La società, intesa come totalità, è più importante perché è lei stessa che da valore agli individui e li forma. Per comprender la società non si parte dai pensieri dell’individuo ma, è necessario partire dai fattori di ordine collettivo. Anche per Marx valeva lo stesso approccio. (Col paradigma dell’azione noi dovremmo partire dagli individui studiando la loro visione degli ordini collettivi. Questo non è il caso). Homo Duplex, l’uomo è diviso. L’uomo si divide fra una dimensione sociale dell’individuo, consistente in una pressione esterna; e una dimensione interna. La prima è molto forte e ha una presa dall’esterno; questa divisione è in conflitto con la divisione interna. Se l’individuo si adatta alla società e di conseguenza ha un buon approccio con la dimensione sociale si avrà una società ordinata. Se invece l’individuo mette in contestazione la pressione esterna della società, ci saranno delle tensioni e delle contraddizioni; dunque una società non in ordine. Durkheim vuole porre le basi metodologiche per una sociologia scientifica (positiva) ed empirica. E’ il primo scienziato sociale che basa le sue tesi su delle ricerche empiriche. Tipiche di questo metodo sono le ricerche sul tema del suicidio e della religione. In quest’opera individua 5 regole: 1. La natura dei fatti sociali; i fatti sociali devono essere considerati come cose. I fenomeni sociali devono essere trattati come una cosa. La società deve essere studiata negli stessi modi con cui si studiano le scienze naturali. Una “cosa” ha delle caratteristiche: E’ empirica e concreta, ciò significa che esiste all’infuori di noi. Una cosa è indipendente da noi. Una cosa ci costringe ha fare una scelta piuttosto che un’altra. I fatti sociali per Durkheim esistono senza di noi anzi, hanno un potere di coercizione su di noi, sono indipendenti da noi. Es. La globalizzazione, esiste al di fuori da noi, indipendentemente dalle nostre scelte o decisioni; cambia, volente o nolente dalle nostre scelte. Lo stesso discorso vale per la moda. 2. Le cause dei fatti sociali; Non si può fare riferimenti ad azioni individuali poiché i fatti sociali hanno sempre e solo a che fare con fatti di ordine collettivo. il collettivismo significa che il tutto non solo viene prima dalla parte ma è anche più importante. 3. La distinzione tra normale e patologico; Studiando i fattori sociali dovremmo distinguere ciò che è considerato normale e ciò che è considerato patologico. Ciò che è deviante nella società è considerato patologico. Secondo Durkheim questa distinzione è dettata da risultati statistici, non centra ne l’etica ne la morale. E’ normale ciò che la maggiorate degli individui ritiene normale, è patologico ciò che si discosta dalla coscienza collettiva comune. Cosa significa dunque spiegare in modo sociologico un fatto sociale? 1. Bisogna definire il fatto sociale in modo univoco e chiaro, ovvero definirlo in termini collettivi. 2. Bisogna elencare, ancor prima di confutare, le possibili spiegazioni del fatto sociale in termini psicologici-individualistici. 3. Bisogna elaborare un’esaustiva e coerente spiegazione del fatto sociale in termini olistici, ovvero collettivi. Bisogna ricondurlo dunque ad altri fatti sociali. Questa elaborazione deve tenere conto di tutto ciò che è stato analizzato così da poterlo ricondurre ad altri fatti sociali. Durkheim decide di studiare secondo questo metodo il Suicidio e la Religione. Sceglie di studiare empiricamente questi due fatti. Sceglie due situazioni che vengono generalmente spiegate tramite fattori individuali. Se riesce, con il suo metodo, a spiegare questo genere di situazione allora significa che sarà riuscito a trovare la verifica che cercava a ciò che stava studiando utilizzando il suo metodo: Il positivismo collettivistico. Significa che spiegare la società, partendo dal tutto e arrivando alla parte è corretto. es. Il tasso di suicidio è più alto in un contesto in cui gli individui non riescono a trovare dei legami sociali forti e radicati. Lo stesso processo utilizzerà contrapponendo lo studio del suicidio con quello della religione, vedendo che chi è sposato e va in chiesa ha un tasso di suicidi minore. Riconduce il tutto su un tasso sociale. LE FORME ELEMENTARI DELLA VITA RELIGIOSA Durkheim come Comte (colui che introdusse la parola sociologia e posò le basi del positivismo) scrivono l’ultima loro opera sul tema della religione. A primo impatto sembra contraddittorio poiché la religione confina il positivismo, è un retaggio del passato che ha a che fare con l’irrazionalità. Tutti e due rimettono, alla fine del loro percorso intellettuale, sotto studio il tema della religione. Si ci rende conto che la scienza non basta a rendere gli individui più vicino tra loro, c’è bisogno di qualcosa che accomuni gli stessi. Un significato che, almeno per Durkheim e Comte rimanda alla religione. La finalità dell’opera è di rielaborare una sociologica polistica, iniziando dalla rielaborazione delle forme più semplici e primitive della religione. Si decide di non partire dalle situazioni attuali religiose, poiché esse sono influenzate da altri fattori. Questi due studiosi devono capire l’essenza della religione. Lo studio di Durkheim si basa soprattutto su le tribù degli Arunta, sedimentati nel centro dell’Australia. Secondo Durkheim la religione non è caratterizzata dalla credenza in un dio ma nella distinzione tra Sacro e Profano. • Sacro: Ciò che è saturo e ciò che è inviolabile e mitico dell’esistenza. Sacro è ciò che è considerato degno di particolare rispetto. • Profano: Ciò che è fuori dal tempio, ciò che è ordinario. In ogni società avviene questa distinzione. La distinzione tra sacro e profano è più ampia del semplice studio della tribù degli Arunta poiché riguarda tutte le religioni. La religione è un sistema solidale di credenze e di pratiche, relativo a cose sacre, cioè separare e interdette, le quali unisono in un unica comunità morale, chiamata Chiesa, tutti quelli che vi aderiscano. Entra in gioco la chiesa, si ci rende conto che la religione è dettata da un fattore collettivo. E’ un fenomeno eminentemente collettivo poiché l’idea di religione è inseparabile dall’idea di Chiesa. Durkheim scopre che ogni tribù venera un animale o un fenomeno naturale. Questi stessi vengono raffigurati in totem intorno ai quali vengono svolti dei riti collettivi. Il totem aiuta a ricordare chi si è. Gli individui stessi si riconoscono nell’oggetto sacro. Durkheim dopo aver: definito la distinzione tra sacro e profano, aver definito la religione, e aver capito che la religione nella sua forma primizia è totemica fa una scoperta. Durkheim ritiene che, in realtà, queste tribù generano effervescenza collettiva religiosa non perché la comunità o la chiesa veneri quell’oggetto sacro; ma perché tramite questi riti e il ritrovarsi si riesce a esaltare la comunità. L’oggetto della religione non è trascendente ma è eminente. L’effetto è di saldare i legami sociali e condividere qualcosa di comune. Durkheim da ora spazio anche alla religione perché lo vede come fatto sociale in termini polistici e collettivisti. La società rafforza se stessa tramite una religione, dunque si tratta sempre di un fatto radicalmente sociale. Durkheim da spazio alla religione per ciò che è toccabile, non si tratta della religione per l’aspetto di un dio trascendente. E’ importante come “cemento” per unire la società e non farla affondare nell’anomia. Questa tesi verrà ripresa molto in riferimento agli studi sulle religioni secolari. La religione secolare è un’espressione utilizzata nella seconda metà del ‘900 per descrivere i regimi totalitari. Questi hanno dato vita a una forma di religione secolarizzata. Si tratta di una religiosità svoltasi in un contesto prettamente politico. es. il nazional-socialismo, il culto della persona del suo leader carismatico, riti che portava il regime, il mito che stava dietro al nazional-socialismo, forte senso di appartenenza fra chi si riconosce in questi miti… La religione civile fa riferimento all’idea diffusa di cultura politica in cui gli individui si riconoscono in alcuni valori, personaggi, simboli che danno vita a una cultura politica che sta alla base del sistema americano e che era tratti religiosi. Non c’è un’alternativa, si può anche continuare a seguire una religione tradizionale mentre si segue una religione civile. es. il ruolo del presidente, la centralità del riconoscersi parte del grande destino comune americano, visione in ambito internazionale, ecc… Le religioni secolari sono i totalitarismi e la loro istituzionalizzazione, in cui una visione del mondo politica è diventata di fatto una religione secolare. L'analisi durkheminiana della religione si basa dunque su 4 idee chiave: 1. La rappresentazione collettiva. 2. La distinzione tra sacro e profano. 3. Trovare i fondamenti di tutte le religioni. 4. Le conseguenze sociali della religione. ALEXIS DE TOCQUEVILLE Vita Nasce nel 1805 a Verneuil, Francia. Nel 1826 si laurea in Diritto a Parigi. Nel 1827 viene nominato magistrato. Tra il 1831-1832 soggiorna negli Stati Uniti per studiare il sistema penitenziario. Nel 1832 si dimette da magistrato. Nel 1835 pubblica La democrazia in America [primo libro]. Nel 1839 viene eletto deputato (lo rimarrà fino al 1851): Nel 1840 pubblica La democrazia in America [seconda parte]. Nel 1848 viene nominato membro della commissione per nuova costituzione. Nel 1856 pubblica L’antico regime e la Rivoluzione. Muore a Cannes nel 1859. Nato nel 1805 a Verneuil; si laurea in diritto a Parigi nel 1826. Durante la sua vita prenderà parte in un percorso politico. Venne nominato magistrato, e in questa funzione partirà per un viaggio verso l’America. Tra il 1831 e il 1832 soggiornerà negli Stati Uniti. Questo viaggio cambierà la sua visione del Mondo. Al suo ritorno viene eletto deputato francese. Tocqueville ha una collocazione disciplinare non semplice. E’ uno studioso che si presenta come scienziato sociale, non si basa sullo studio di un’unica materia, ma lo amplia a più soggetti. Tocqueville è un esponente e studioso della cultura nella società. Utilizzerà il metodo della sociologia culturale. Ciò significa che si prestava a studiare fenomeni prettamente istituzionali e specifici, mettendo in evidenza il retro-terra culturale che li influenzava. La cultura, n’àùella sua visione, è il motore che sta dietro agli sviluppi delle principale istituzioni. Con Tocqueville si volta pagina, si abbandona il paradigma della struttura tipico di Marx e Durkheim. Tocqueville rifiuta il collettivismo e abbraccia un approccio individualista metodologico. Si trovavano accidentalmente, per questi motivi, in un contesto diverso da quello europeo. Inoltre i coloni hanno introdotto il loro sapere tecnico portando a un grosso sviluppo industriale americano. Infine non essendosi formata un’aristocrazia guerriera mancano pretesti per aprire delle guerre contro altri popoli. b. Le leggi, esse possono essere prese come spunto per altri territori. Questo è l’elemento che più gli da importanza. Lo stato federale favorisce uno sviluppo armonico e meno conflittuale della democrazia. La sua vastità territoriale facilita l’adozione di un modello federale. Piccoli stati e grandi stati hanno degli obiettivi comuni. • La costituzione prevede una doppia divisione. • Il sistema americano garantisce la libertà di associazione e incoraggia la solidarietà sociale. Arrivato in America Tocqueville nota quante associazioni ci siano rispetto alla Francia. Questi gruppi cercano di soddisfare i bisogni dei cittadini e del contesto in cui vivono. Ogni associazione ha un obiettivo specifico. Questa sfera dell’associazionismo è una sfera distinta da quella politica ed economica. Le associazioni non sono basate sui gruppi politici. Questi raggruppamenti associativi portano ad un incoraggiamento nella solidarietà sociale e promuovono il benessere della democrazia. La società francese aveva invece cercato di eliminare gruppi simili, che si contrapponevano tra individuo e stato. Gli autori fondamentali sono le aziende che proseguono l’obiettivo di utile. c. Le abitudini e i costumi. Si tratta di dimensioni strettamente culturali; queste abitudini sono modellate dalla religione. Sono la causa dell’alleanza tra principio di libertà e di uguaglianza. Lo spirito religioso è alleato di quello liberale. Questa alleanza è molto importante per capire il carattere specifico della democrazia americana. Tocqueville osserva come nella situazione francese la politica guardi alla religione come un fattore di possibile conflitto. Negli stati uniti, invece, la religione viene vista come un potenziale alleato della politica. Come qualcosa che può portare beneficio a livello politica, mantenendo allo stesso tempo una distinzione tra le due. La pratica religiosa, in Francia invece, non deve avere rilevanza sul piano politico. Negli stati uniti la democrazia vede la religione come retro-terra che da le basi per un buono sviluppo. Gli individui, in quanto religiosi, non devono dedicare la loro vita solamente alla politica. Ma, i cittadini, vengono discolpati moralmente non dal timore del castigo ma dalla fede religiosa. La regione era vista come un aiuto. Era la capacità di farsi carico del bene comune. Portava ad aiutare gli altri creando socialità. Rafforza quindi anche le istituzioni democratiche. Genera dei cittadini disciplinati che si riconoscono nella legge; che non cadono negli eccessi, e che rafforzano le basi morali della democrazia. Il fatto che il sistema federale degli Stati Uniti permetta ai cittadini di essere partecipi della vita pubblica, dandogli dunque un vero potere, gli da la possibilità di sentirsi parte della comunità. Tocqueville ritiene che nella democrazia, come in tutti i regimi politici, ci siano dei rischi. Soprattutto di degenerazione. I rischi per la democrazia contemporanea, moderna sono i problemi che anche noi oggi affrontiamo. Sono: - L’indifferenza verso la cosa pubblica: La democrazia, garantisce la libertà agli individui, può far si che quest'ultimi si disinteressino della sfera pubblica. Può capitare che essi si interessino alla sola sfera individuale; a una vita narcisistica. Si perde interesse nei confronti della vita politica e della società. L’interesse è solo il proprio. - Il conformismo sociale: Strettamente culturale, Tocqueville osserva che anche nella democrazia gli individui cominciano a pensare tutti allo stesso modo. L’uguaglianza formale giuridica rischia di diventare un’uniformità culturale. Per entrare a far parte di certi stereotipi, per cercare di far parte della società, gli individui rischiano di iniziare a pensare come essa. Tutto questo rischia di generale un nuovo dispotismo. Una tirannia della maggioranza. Non è più un dispotismo esercitato con la forza. Formalmente tutto rimane allo stesso modo, nessuno viene costretto ad abbracciare certi principi. Gli individui finiscono, da soli, per omologarsi alla massa pur di non essere visti come alternativi o minacciosi. E’ come se venisse tracciato un cerchio, all’interno del quale sta tutto ciò che è considerato accettabile e condivisibile. Nel momento in cui si esce al di fuori di esso, mettendo in discussione la visione del mondo del cerchio, si viene esclusi socialmente. Non si tratta di violenza ma di un aspetto intellettuale e morale. Il dispotismo è quindi la scelta che l’individuo fa di conformarsi con l’idea di massa. La democrazia ha al suo interno degli strumenti da usare come antidoti a questi rischi: - La partecipazione sociale e una società civile. - La libertà di stampa. - La religione. In sintesi, le condizioni ultime della libertà sono: i costumi e le credenze degli uomini. La religione ha un ruolo importante per la formazione di quest’ultimi. La società americana ha unito lo spirito religioso e lo spirito liberale. Per Tocqueville, un contributo fondamentale della democrazia in America vede le istituzioni presupporre delle conoscenze morali. Tocqueville dice che la democrazia non è uno strumento solamente tecnico, prima di questo c’è un retro-terra culturale. Fino a che ci sarà questo retro-terra culturale la democrazia sarà giusta. Le istituzioni democratiche possono stare insieme e conservarsi, tramite procedure, soltanto se hanno un retro-terra che li fa da base. Si ci chiede se è possibile trovare questo fondamento in altro. Attualmente si dovrebbe sostituire la religione tradizionale con un nuovo modello di religione civile. Per il modello europeo questa situazione non trova attacco perché: La religione, seppur importante a livello autoctono o di importazione, non deve avere una rilevanza pubblica; le istituzioni dovrebbero basarsi su una neutralità etnica e religiosa per essere universalistiche. All’interno di un paese dentro il quale si sviluppa un processo democratico persistente, l’etos civile di un paese non permette sempre l’alleanza tra spirito liberale e religioso. Questo etos quando viene condiviso fa sentire gli individui parte della comunità: concetto di religione civile. Tocqueville viene visto, per i suoi ideali, come un nostro contemporaneo. Alcuni elementi particolari lo rendono tale: - Etos e religione civile. Si tratta del rapporto tra cultura (religione) e democrazia. - Capitale sociale di cui l’America poteva vantarsi. La società americana aveva, al suo interno, una fitta di rete di relazioni: individuali e di gruppo. Seppur sembrasse una società individualistica dall’esterno, in realtà, internamente aveva una moltitudine di relazioni. Putnam, studioso contemporaneo, si rende conto che il capitale sociale degli Stati Uniti si sta attualmente consumando. La società diventa più frammentata, gli individui diventano più soli. Questo era un tema tipicamente Tocquevilliano. - Dispotismo soft: approccio di tirannia in cui vengono date dinamiche socio-culturali, in cui viene messa in discussione l’autonomia culturale degli individuali. Il conformismo sociale rischia di mettere in discussione il senso di autonomia; tratto caratterizzante della modernità. MAX WEBER Weber nasce a Erfurt nel 1864. Consegue, nel 1889, a Berlino il dottorato in diritto dopo aver dedicato anni di studio anche a storia, economia, filosofia, teologia. Diventa professore universitario a Heidelberg. weber fu un autore e scienziato sociale molto importante, ha scritto concetti che sono ancora oggi molto condivisi. L’approccio di Weber interagisce con altre tradizioni culturali e di pensiero. Fra le sue opere più importanti: - L’oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, 1903. L’approccio di studio alla società è in contrapposizione al positivismo. - L’etica protestante e lo spirito del capitalismo. 1904-1905. Riflette sullo spirito del capitalismo; cosa ce dietro la nascita e lo sviluppo di questo fenomeno. Farà un affondo sull’etica protestante, fattore che influire sullo sviluppo economica. Osserva nei suoi studi come l’Occidente fosse, sotto molti aspetti, unico. Weber è interessato all’origine della borghesia. Difatti Weber notò che in Europa i protestanti erano più attratti dal commercio rispetto al cristianesimo. Ciò venne per diversi motivi. Innanzitutto Lutero affermava che Dio aveva dato a ogni donna ed uomo una professione particolare, questo concedeva una giustificazione morale all’attività mondana, e al lavoro per trarre profitto (tipico del capitalismo). - Alcune categorie della sociologia comprendente, 1913. - La politica e la scienza come professioni. Weber mette a tema e precisa alcuni concetti fondamentali della sua sociologia politica, 1919. - Il metodo delle scienze-sociali, 1922. - Economia e società, 1922. Visione finale. Weber fa perno sull’azione degli individui per studiare la società. I fatti sociali non sono più i soggetti della sociologia come invece avveniva in passato. Le azioni sociali, ovvero gli atti coscienti e intenzionali, sono i punti di partenza che tengono conto dell’agire altrui in riferimento all’agire proprio. E’ un modo diverso di vedere la società. Individualismo metodologico ha come principio fondamentale che ogni fenomeno sociale è il risultato della combinazione di azioni, credenze o atteggiamenti individuali; la cui spiegazione consiste nel ricondurre alle cause individuali. Anche al giorno d’oggi, a livello internazionale, i protagonisti sono banalmente dei singoli “attori”. Le intenzioni di un singolo individuo possono pesare sull’intero processo internazionale. Es. Trump. l’Azione sociale è fondamentale. Weber distingue per questo: - Comportamento: Quando un atto viene fatto in modo meccanico ed intenzionale. Non c’è un intenzione specifica. Manca l’intenzionalità e il significato, non viene fatto ne per se stessi ne per gli altri. - Azione: Quando viene dettata dall’intenzionalità, in questo caso un gesto viene fatto con un’intenzione e ha dietro un significato. - Azione sociale: In quell’azione si agisce ponendosi in relazione con altri. Il significato e l’intenzionalità sono strettamente legata ad altri soggetti. Weber arriva alla conclusione che un politico degno d questo titolo dovrebbe cercare di coniugare queste due tipi di etica. L’attività politica presuppone una passione e una dedizione ideale della causa; ma deve essere anche lungimirante sul il perché e il come è possibile perseguire questa finalità. Deve fare ciò prendendo in considerazione le conseguenze che deriveranno dal suo agire. Se il politico fosse mosso dalla sola etica della convinzione non si chiederebbe mai quali saranno le difficoltà o le conseguenze dell’agire che sceglierà. E’ un eccesso estremo. D’altro canto, un’azione politica, se mossa esclusivamente dall’etica della responsabilità, da vita a una politica incapace di prendere delle decisioni. La politica sarà incentrata sul trasformismo, un governo di centro. La politica compierà qualunque scelta politica solo se essa porterà a delle conseguenze vantaggiose all’uomo politico stesso. Si lasciano da parte certezze e convinzioni, vivendo solamente al proprio tornaconto. es. visione tecno-cratica di una scienza basata sulla sola efficenza. La vita politica dovrebbe tenere insieme queste due etiche per non ridurre la politica a qualcosa di snaturato e semplificato. Queste situazioni rischiano di portare alla creazione di un sistema politico puramente burocratizzato. Un altro tipo ideale weberiano legato alla politica vede la distinzione tra: - Potenza: Possibilità di far valere entro una relazione sociale, anche di fronte a un’opposizione, la propria volontà, quale che sia la base di questa possibilità. Nel concetto di potenza è implicito che un soggetto possa far prevalere il suo potere su un altro. - Potere: Possibilità di trovare obbedienza, presso certe persone, ad un comando che abbia un determinato contenuto. Presuppone un concetto di legittimazione e un apparato amministrativo. Chi obbedisce riconosce che è giusto, in virtù del determinato principio, di riconoscere il potere a un determinato soggetto. L’asimmetria fra i soggetti viene legittimata e giustificata da dei principi. Weber distingue i diversi tipi di principi di legittimazione del potere. Una componente importante di essi riguarda infatti la cultura. Identifica tre legittimazioni principali: - Carismatica: Chi detiene il potere viene percepito come un soggetto con qualità fuori dal comune, che lo rende unico e degno di essere seguito: il Duce. Evoca irrazionalità e movimenti rivoluzionari. La leadership politica sembra poter far tutto, tutto è per lui legittimo. Se il leader è cosi straordinario può anche passare sopra ad alcune regole. - Tradizionale: Chi detiene il potere, non lo fa in virtù di qualità straordinarie. Non c’è un condottiero carismatico. Chi detiene il potere lo fa perché ci sono delle regole trasmesse di generazione in generazione che danno potere a un soggetto: è il Signore. es. monarchia, non dipende dalle qualità. Si ci basa su delle regole vincolate al passato. - Legale-Razionale: Il potere diventa impersonale e svincolato dalla singola persona. La leadership viene stabilita secondo delle regole razionali condivise. Chiunque, se eletto, può diventare detentore del potere. La legittimazione è diversa dalle precedenti. Secondo Weber in ogni epoca ci possiamo trovare di fronte a ognuna di queste forme di legittimazione. Lo Stato: Comunità di persone in cui l’apparato amministrativo rivendica con successo il monopolio dell’uso legittimo della forza fisica all’interno di un determinato territorio. La Burocrazia: L’apparato amministrativo tipico per l’esercizio del potere legale. Il processo di burocratizzazione universale è in atto e porta a imprigionare le persone in una rete di regole minuziose a sottometterle alla potenza anonima, irresponsabile e ogni giorno più necessaria degli apparati burocratici, i veri detentori del potere nelle società moderne. Il Capitalismo: Esistenza di imprese che si prefiggono come scopo il massimo profitto e il cui mezzo è l’organizzazione razionale del lavoro e della produzione. Ne “lo spirito del capitalismo e l’ethos calvinista” Weber si focalizza sulla cultura dietro il capitalismo. Weber mostra nel capitalismo un retro-terra culturale; dunque riesce a dimostrare che la cultura è una realtà indipendente rispetto alle altre sfere sociali. Mostra che senza lo sviluppo dell’ethos calvinista non si sarebbe sviluppata la concezione di capitalismo. La tesi di Weber, studiata analiticamente, può essere definita in questo modo: Per i protestanti calvinisti il tema della salvezza interna era molto importante, il problema fondamentale vede che in quest’etica religiosa non era possibile conquistare la salvezza eterna. Il destino non poteva essere cambiato in base alle svelte fatte in vita. Per uscire da questa angoscia, i calvinisti pensano di poter diventare consapevoli su qual’è il loro destino interno. Rispecchiano questi indivisi in base al successo terreno; se si avrà successo allora si avrà la salvezza. Se si sarà presi da controversie allora è un indicatore di cattiva sorte. E’ possibile così conoscere il proprio destino eterno. Avere un successo mondano portano gli individui ad avere un lavoro efficiente e organizzato, con risultato di avere una buona riuscita nella loro opera. La profezia si auto-adempie. Si creano le condizioni per la genesi e lo sviluppo del capitalismo. Weber si è quindi discostato dalla visiona capitalistica di Marx, basata unicamente sui fattori economici.
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