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Appunti completi Sociologia dei Processi Culturali (2° parziale), Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

appunti completi, integrati con lezioni e manuale, per il secondo parziale di sociologia dei processi culturali.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 16/02/2024

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Scarica Appunti completi Sociologia dei Processi Culturali (2° parziale) e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI Teoria Critica La teoria critica è strettamente connessa agli autori della scuola di Francoforte. I “francofortesi" basano la loro critica riprendendo la sociologia critica di Marx e la critica di Weber alla modernità. Questa nuova ideologia si afferma nel dopo guerra tedesco; la Germania stava vivendo una crisi sociale ed economica senza precedenti. È in questo contesto che si afferma una riflessione sociale e filosofica. Gli autori della scuola di Francoforte cercano di trovare le caratteristiche positive delle opere di questi due studiosi con l’obiettivo di dar vita a una sintesi originale. Viene fondato in questa città l’istituto per la ricerca sociale. Letteralmente, questa teoria, venne denominata scuola di Francoforte. Infatti nel 1923, un gruppo di studiosi con un approccio marxista, di origini ebraiche, fondarono a Francoforte un istituto per la ricerca sociale. La scuola era costituita da un gruppo eterogeneo di intellettuali; sociologi, filosofi, psicologi, Psicoanalisti, economisti, critici letterali, politologi; accomunati da degli elementi. Rifiutavano il socialismo moderato e il modello rivoluzionario incarnato dalla Russia. Lo scopo dell’istituto era di dare vita a una riflessone filosofica e sociale, che parta e riprenda il concetto di critica promosso da Marx. Si pensava che il puro pensiero di Marx fosse stato perso nelle forme della socialdemocrazia e dell’ortodossia comunista sovietica. La visione critica che sta dietro l’idea di Marx, secondo questi autori, vede la perdita del suo significato iniziale nell’eredità del pensiero. I francofortesi perciò propongono un ritorno alle origini, in cui la dimensione critica viene prima della costruzione politica positiva. Nel tempo era stato dimenticato che Marx era un critico sociale. Inoltre era necessario, sotto alcuni aspetti criticare e superare l'idea stessa di Marx. Questa politica marxista non aveva ancora dato frutti. Per la scuola di Francoforte la critica di Marx deve diventare una teoria sociale capace di spiegare fatti nuovi; il loro marxismo coincide con l'idea di un pensiero critico capace di evitare ogni dogmatismo e fossilizzazione in formule stantie e ripetute. Vogliono trovare risposte a nuove questioni, si pongono oltre ogni forma di dogmatismo. Criticano: • L’americanizzazione del mondo e i modelli che diffondono. Pensa che il capitalismo moderno abbia diffuso la sofferenza; e che si è diffusa soprattutto nella fabbrica. L'americanizzazione costituisce il mondo del più totale definito dominio dello scambio della merce. La ragione illuminista a creato delle nuove forme di dominio nella società di massa. L'alienazione ha come conseguenza la trasformazione di tutto in merce. L'oggetto è una posizione di supremazia rispetto al soggetto. Si vive per acquistare. Il consumo porta a una sensazione di gratificazione. La cultura stessa diventa consumabile. es. Hollywood. • Criticano il marxismo-leninismo istituito nell’Unione sovietica. Si rivisita il pensiero di alienazione di Marx tramite il concetto di Razionalizzazione di un altro importante sociologo. Oltre all’opera di Marx, un altro punto di riferimento è l’opera di Weber. La dimensione critica che emerge dall’opera di Weber vede il capitalismo divenire una “gabbia d’acciaio” per l’individuo, che ha perso il suo significato. Inoltre Weber osserva come la modernità sia sempre di più caratterizzata da una natura burocratica. I “fracofortesi” cercano di tenere insieme questi due aspetti. Si valorizza il concetto di alienazione di Marx tramite il concetto della razionalizzazione di Weber. Il dominio della tecnica, invece di liberare l’uomo, costituisce una nuova forma di oppressione. In questa storia troviamo molti studiosi, es. Horkheimer, Benjamin, Adorno, Marcuse, Lowenthal, Wittfogel e Fromm; tutti accomunati dalla stima verso Marx e dall’essere di origini ebraiche. Fra questi ricordiamo Adorno che tra il 1941 e il 1944 lavora con Horkeimerin “dialettica dell’Illuminismo”. A un certo punto questi studiosi dovettero scappare dal nazismo tedesco, trovando sicurezza negli Stati Uniti. CRITICA DEL METODO Questi autori prendono le distanze sia dal metodo di Durkheim sia dall’individualismo di Weber. La società e l’individuo non devono essere pensati come conflittuali. Non si può fare una scienza del sociale partendo da questa conflittualità. • In Durkeheim la società ha priorità sull’individuo. • In Weber l’individuo deve trovare un compromesso con la società. L’individuo viene superato perché, è vero che nella società moderna c’è una conflittualità tra società e individuo difficilmente conciliabile, ma questo avviene non perché si tratta di una concezione naturale. Si vive in una condizione storico-economica, che per come è organizzata, provoca questa conflittualità. Ma le cosa potrebbero anche stare diversamente. “La sociologia produce un sapere falso poiché separa società ed individuo come due realtà autonome e ripropone ciò nella sua metodologia scientifica” Bisogna leggere la società contemporanea in modo critico. La società è sia un prodotto dell’individuo che una realtà autonoma. Solo quando non esiste più lo scarto tra individuo e collettività si potrà avere un risultato del sapere oggettivo. Il concetto di ragione è critico e dialettico. Si tratta di un sapere e una razionalità che mette in guardia e aiuta gli esseri umani a scardinare le concezioni mitologiche e dogmatiche. Critica “gli assoluti terrestri”. Cos’è l’illuminismo? Kant, nel suo scritto, descrive l’illuminismo come l’uso della ragione, della criticità che può togliere le falsità del mito. Nella dialettica dell’illuminismo, la ragione che vuole togliere i miti dalla società finisce per mitizzare l’azione stessa. Finisce per aprire la strada a nuove forme di dominio. La ragione produce ciò che cerca di eliminare. L’illuminismo crea delle forme di dominio che si incarnano nella società di massa seppur esso cercasse invece di dar via a un principio opposto al dominio. i francofortesi criticano i modelli di vita che hanno portato a degli eccessi. L’illuminismo genera un paradosso. Gli individui vengono annullati dal sistema economico e politico in quanto ridotti a cose; Sono Alienati. Invece della liberazione, gli sviluppi dell’illuminismo hanno portato all’estraniazione. Il Mito della ragione diventa il mito della ragione strumentale, porta alla costruzione di “gabbie d’acciaio” e di nuove forme di oppressione. Ad esempio il nazismo vede gli uomini ridotti a cose poiché sono ingabbiati in concetti che non ammettono delle repliche; ad esempio la differenza tra ebrei e ariani. Il totalitarismo viene mantenuto grazie all'utilizzo della tecnica di giornali, radio, cinema. Tutto viene controllata, soprattutto l’individuo. Si consolida nel dominio della tecnica. Il capitalismo si diffonde, non è più legato solo alle fabbriche ma all’intera società. Tutto diventa merce, tutto fa parte di possibili relazioni economiche. La logica dell’individuo colonizza il mondo intero. • Nel mondo globale c’è una crescente interdipendenza tra i diversi protagonisti del sistema, esistono più stati che perseguono i propri interessi nello scenario internazionale, ma sono tutti legati fra loro da una dipendenza è reciproca. Si assiste alla vittoria della democrazia a discapito della risoluzione delle controversie tramite i conflitti, in virtù della interdipendenza. Si mette al centro la cooperazione e la collaborazione tra soggetti a scapito del conflitto. Questo è un modo di leggere la globalizzazione non condiviso da tutti. La globalizzazione è dunque un fenomeno complesso. La globalizzazione è un fenomeno che interessa i sitemi politici, sociali ed economici a livello nazionale e sovra-nazionale, ma ha anche delle conseguenze fondamentali sulla vita individuale. La globalizzazione è un processo di diffusione che crea legami e relazioni tra diversi attori. La globalizzazione e la sua progressiva estensione a livello globale, da un punto di vista storico, deriva da diversi momenti storici antecedenti. Questo fenomeno è legato a snodi della storia contemporanea antecedente. In particolare, con la fine della seconda guerra mondiale, viene fondando un nuovo ordine politico, giuridico ed economico internazionale. Es. Nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods si pongono le basi di una politica mondiale con al centro gli Stati Uniti, viene anche fondata la NATO. Questi processi pongono in una posizione specifica e centrale gli Stati uniti, pongono anche le basi per una nuova politica economica liberale. Una seconda visione della “preistoria” della globalizzazione è denominata: Il Washington Consensus. Questa espressione viene assunta come uno snodo fondamentale per il nuovo ordine internazionale della globalizzazione. Il Washington Consensus venne introdotto da un economista americano alla fine degli anni ’80. Lo studioso elencava una serie di provvedimenti e punti fondamentali guida per le politiche economiche dei diversi paesi a livello globale. Verrà denominato Washington poiché nella città è presente oltre alla Banca Mondiale, anche il Fondo Monetario internazionale e il dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d’America. La dottrina del Washington Consensus raccoglie i principi attorno all’espressione di: - Liberalizzazione del commercio. - Politiche rigorose per i bilanci. Secondo alcuni in realtà, per individuare la genesi della globalizzazione, si dovrebbe andare ancora più indietro nel tempo. Naturalmente si troverebbe la “globalizzazione” in forme qualitative e quantitative diverse. Si rimanda la sua nascita allo sviluppo del Capitalismo. Nella tendenza di espansione in nuovi mercati del capitalismo è possibile trovare una premessa della globalizzazione. Questa ipotesi di lettura fa riferimento anche a fenomeni come l’Imperialismo; si tratta di ondate che pian piano amplificano il processo di apertura alla globalità. Dunque le tre letture della globalizzazione sono: - Dopo la guerra fredda. - Con il Washington Consensus negli anni ’70. - Con il capitalismo. A seconda della scelta della lettura si rispondere in modo diverso alla domanda: La globalizzazione è un fenomeno nuovo? Che rapporto ha con i fenomeni storici che la antecedono? Ad esempio, scegliendo la lettura del capitalismo, si sosterrà che la globalizzazione non è una realtà prima. C’è qualcosa che viene prima di essa e che la causa. La globalizzazione, in questo caso, è effetto e non una causa. Wallerstein fu un sociologo e studioso di relazioni internazionali di impianto marxistico. Adattò le categorie di Marx allo studio contemporaneo creando lo “studio del Mondo”. Mise a tema il soggetto che in futuro verrà chiamato globalizzazione, ponendolo come l’effetto di un’organizzazione economica e politica internazionale che lui chiama Sistema Mondo. Questo sistema era incentrato sul Capitalismo, l’imperialismo e la seconda rivoluzione industriale. Tutti fenomeni che pian piano si diffonderanno nel Mondo. Mette in luce come sia possibile interpretare il sistema internazionale, con un centro di natura internazionale che influisce sui paesi periferici con forti ripercussioni anche a livello culturale. Wallerstein utilizzerà prima di tutti l'approccio del paradigma marxiano per la lettura della modernità e della globalizzazione; va oltre il pensiero di Marx perché risponde a questioni nuove. Wallerstein condivide il paradigma della centralità economica con Marx; ma se il marxismo si riferiva ai processi economici dei singoli stati; Wallerstein è convinto che il capitalismo abbia acquisito una dimensione internazionale. Ci sono 7 grandi questioni controversie che riguardano la Globalizzazione : 1. Qual è la natura della Globalizzazione? La globalizzazione è un fenomeno uniforme? Si ci domanda se la globalizzazione abbia effetti sulla vita di ogni individuo in modo uniforme o con delle differenze. Non c’è una sola globalizzazione, non è ne univoca ne uniforme. I flussi culturali hanno pratiche che si sono diffuse anche in paesi estranei al proprio. Non solo ci sono molte globalizzazioni ma sono presenti anche delle sub-globalizzazioni. Alcune culture interne diventano fondamentali e influenzano anche i paesi limitrofi. Es. Bollywood. 2. Qual’è l’origine storica della Globalizzazione? Si ci domanda quando è stata all'origine di questo fenomeno. Si cerca di definire la globalizzazione o come un processo di continuità con fenomeni precedenti o come un fenomeno di rottura. 3. Come è nata la Globalizzazione? Cosa ha fatto si che si sviluppasse? La globalizzazione è nata “spontaneamente” dal basso oppure è l’esito di un progetto specifico ed elaborato a tavolino? 4. Quali sono i cambiamenti prodotti della Globalizzazione in ambito politico? Come si comportano gli organismi nazionali con quelli sovra-nazionali, e intra-nazionali? E’ possibili individuare una forma politiche rappresenti la globalizzazione? Il problema è legato alla concezione di stato mondiale. Si ci interroga sul ruolo che ricopre lo Stato in questo contesto e se effettivamente esiste ancora uno Stato nazionale. 5. Chi trova beneficio dalla Globalizzazione? È un fenomeno che porta soltanto effetti positivi per tutti gli individui oppure aumenta le differenze tra vincitori e perdenti? 6. E’ un fenomeno sociale positivo o negativo? La globalizzazione deve essere sostenuta e supportata o, d'altro canto, essere combattuta? L'opinione si divide tra chi ritiene la globalizzazione come un fenomeno di riscatto individuale, e chi invece la vede come una gabbia mondiale che mette in difficoltà soprattutto i più deboli. 7. E’ possibile governare la Globalizzazione tramite delle politiche? Le tre grandi scuole utilizzate per la lettura delle relazioni internazionali sono: Marxismo, liberalismo e realismo. - Marxismo: Wallerstein mette al centro dell’attenzione i modi di produzione e le classi generate da essa; in questa visione la globalizzazione non è un fenomeno primo ma è l’esito del capitalismo. - Realismo: Approccio per molto tempo dominante. Riguarda uno scenario della politica internazionale in cui gli attori principali rimangono gli stati nazionale. Comporta lo studio delle relazioni tra stati. La relazione può essere egemonica, competitiva, conflittuale. La globalizzazione non è qualcosa ne di nuovo ne di originario. Dipende dalla volontà di potenza degli stati. es. Stati Uniti. Si smitizza, cosi come con l’approccio marxista, la globalizzazione. - Liberalismo: Lo sviluppo dei mercati porta a una cooperazione internazionale e di interdipendenza che richiama al concetto di solidarietà organica di Durkheim. Apre nuovi scenari positivi in quanto lo sviluppo dei mercati genera degli effetti positivi anche sul piano istituzionale, giuridico e culturale. La globalizzazione è qualcosa di nuovo e strettamente legato agli sviluppi tecnologici, all’avvento delle reti e alla creazioni di istituzioni sovra-nazionale e intra-nazionali che ottengono una posizione centrale nel mondo globalizzato. Ricerca il benessere e la libertà, a ciò si aggiunge lo sviluppo tecnologico, migliori condizioni di esistenza e la diffusione di infrastrutture. La globalizzazione può essere interpretata con la lotta per il potere, e questa battaglia che porta alla nascita di questo fenomeno. In realtà la lettura delle relazioni internazionali fa riferimento ad altre tre teorie. - Costruttivismo: Si ci focalizza soprattutto sulla costruzione sociale della realtà in cui si vive; la globalizzazione viene intesa è spiegata come la ricostruzione mentale del mondo sociale. - Postmodernismo: La conoscenza è il potere assoluto; la globalizzazione viene spiegata come la conseguenza dell'imperialismo del razionalismo. - Femminismo: Si pone attenzione sulle relazioni di genere; la globalizzazione viene spiegata come il prodotto dei comportamenti maschilisti delle subordinazione patriarcali. Interpretazioni teoriche della globalizzazione: La globalizzazione può essere interpretata come una variabile indipendente o come una variabile dipendente. Nel primo caso viene vista come la causa che genera dei nuovi effetti; nel secondo come la conseguenza di altre forze in campo. - La globalizzazione concepita come variabile dipendente viene fatta risalire a dei fattori scatenanti. Fra questi viene visto principalmente lo sviluppo tecnologico es. Chiamare le persone del mondo. Altri risalgono a dei fattori politici es. la nascita del sistema monetario internazionale. - La globalizzazione è concepita come variabile indipendente quando viene intesa come un fenomeno di cambiamento del contesto socio-economico del mondo contemporaneo. Si ci focalizza sui cambiamenti dello stato sociale e sul tema della guerra. La globalizzazione aumenta la competizione internazionale mettendo a confronto gli Stati già sviluppati con quelli in via di sviluppo. Dicotomia del dibattito sulla globalizzazione: Davanti alla globalizzazione gli individui e i gruppi sociali possono sviluppare degli atteggiamenti diversi: • I globalisti definiscono la globalizzazione come un fenomeno nuovo, la vedo come uno sviluppo storico reale. • Gli scettici vedono la globalizzazione come qualcosa che non è nuovo, dal punto di vista politico possono differenziarsi ma condividono l’idea di fondo. “La concepiscono come una costruzione ideologica o sociale”. Tengono la globalizzazione basata su un modello astratto; ritengono che essa si basi su un resoconto storico falso che la definisce un fenomeno nuovo quando realtà è presente ormai da secoli e infine rappresenta una minaccia per il benessere mondiale. Per gli scettici l'economia è la dimensione a cui affidarsi Oppure • i cosmopoliti vedono la globalizzazione come il superamento dei confini culturali. Riconoscono che essa mette in discussione le certezze che si avevano. La globalizzazione cambia il mondo. Di questo tema si è molto parlato nell’opinione pubblica. I movimenti sociali globali e la loro agenda politica sono per loro natura di tipo sociale. Significa che sono caratterizzati da un azione e una presenza pre-politica globale. Travalicano con le loro idee i confini nazionali. Ci troviamo davanti a un paradosso. Criticano la globalizzazione ma tendono a essere nella forma e nell’organizzazione sempre più globali e globalizzati. La proposta politica in senso stesso e la ricaduta politica di questi movimenti è un aspetto controverso. Spesso questi movimenti pongono dei temi sulla politica nazionale e internazionale senza arrivare a una vera e propria istituzionalizzazione delle loro azioni di protesta e criticità. Questi movimenti fanno riferimento alla storia di questo fenomeno. Una storia lunga e consolidata nel tempo. Il loro obiettivo è di riportare la democrazia alla sua forma pura; poiché ritengono che con la mondializzazione gli aspetti democratici si siano, almeno in parte, persi. L’emergere dei movimenti no-global a livello internazionale parte nel 1999. Questa data vede in programma a Seattle una conferenza dell’organizzazione mondiale del commercio. La conferenza doveva definire una nuova fase di liberalizzazione degli scambi commerciali a livello globale. Nell’opinione pubblica si ci rende conto che essa potrebbe rappresentare un punto di svolta per la globalizzazione. Inaspettatamente durante la conferenza avvengono delle proteste e degli scontri di piazza, con la partecipazione di diverse decine di migliaia di cittadini. La visibilità di questi movimenti fu ottenuta con una copertura mediatica mondiale: la CNN trasmise in tutto il mondo queste proteste. Questo evento simbolico fu importante perché diede visibilità e un’identità ai movimenti Anti-global. I movimenti anti-global si scontrano con alcuni trattati e alcune organizzazioni: La banca mondiale, il fondo monetario internazionale, il G8, ecc… Fra gli elementi dell’agenda della cultura politica individuiamo: - Movimenti accomunati dall’idea che la globalizzazione non porta alla democratizzazione, non porta alla condivisione della ricchezza. E’ un fenomeno guidato da un’ élite che persegue interessi di parte, sicuramente non democratici. Questo processo ha una natura ideologica. Alcuni paesi e alcuni gruppi diligenti sbandierano la globalizzazione come la possibilità di sviluppo universale quando in realtà è tutta una finzione per portare a crescere ancora di più le élite che ne fanno parte. - Critica alla globalizzazione neoliberista: La globalizzazione rappresenta una versione più pervasiva rispetto alle logiche di mercato del capitalismo moderno. Diventano sempre più importanti gli attori che operano a livello internazionale, es. multinazionali. Esse sono capaci di accentrare attorno a grandi aziende l’intero mercato globale. La concezione neoliberista si basa sulla liberalizzazione degli scambi, sulla delocalizzazione, sulla manodopera a basso costo, ecc.. - La globalizzazione sarebbe l’esito di un crescente deficit democratico: Lo sviluppo della globalizzazione avviene sulla base delle scelte degli attori che governano su di essa. Questi attori hanno un ruolo sempre più importante nel contesto mondiale, per questo decidono le politiche che tutti dovrebbero seguire; seppur essi non abbiamo l’approvazione della democrazia. La globalizzazione è un rischio per la democrazia. Le élite diventano sempre più importanti. Es. Forum di Davos. - Critica alla omologazione culturale. La globalizzazione porta le culture locali ad assomigliarsi sempre di più, ed ad somigliare sempre di più ai grandi centri economici, es. Stati Uniti. - Salute e ambiente. Si vuole preservare e migliorare lo stato di salute del pianeta. es. lotta contro OGM; Caso di creta in cui queste tendenze acquistano visibilità. I movimenti sociali anti-global sono un movimento composto, con proposte e motivazioni diverse. Tra gli attori che fanno parte di questi movimenti troviamo: • Sinistra tradizionale: La cultura politica della sinistra tradizionale propone le tematiche tipiche della sinistra. Si portano avanti un approccio olistico; si ci preoccupa di più tematiche. Spesso si tratta anche delle situazioni del debito nei paesi in via di sviluppo e dell’emissione del debito da quelli già sviluppati. • O.n.g: Organizzazioni non governative. Alcune supportano la globalizzazione e altre la criticano. Attori che si sono dati una veste giuridica specifica. C’è stata un esplosione internazionale di queste organizzazioni attive negli ultimi anni. Esse perseguono un interesse e una politica specifica. Si specializzano in un campo specifico. es. green peace, Save the Children, ecc… • Protezionisti, nazionalisti: Criticano la globalizzazione, ma la direzione verso cui va è diverso da quello della sinistra tradizionale. L’approccio scelto è di fare un passo indietro rispetto alla globalizzazione. Ristabilire i confini, le differenze culturali e difendere gli interessi locali e tradizionali nello scenario globale. In alcuni casi rifiutano totalmente la globalizzazione, ritenendo che essa debba essere sostituita da qualcosa di nuovo. Qui rientrano movimenti sociali anarchici e radicali. Ma altri movimenti non vogliono abbandonare la globalizzazione; essi esprimono solo l’intenzione politica di migliorare la globalizzazione correggendo alcuni suoi aspetti critici e problematici. Ungheria, Cuba, Turchia, Russia sono fra i paesi più importanti che hanno portato avanti una visione politica alternativa globale. DIMENSIONE CULTURALE Le differenze culturali sono tema fondamentale del processo di globalizzazione. Pieterse nella sua opera “Mèlange globale” propende ed è favorevole al fenomeno di ibridazione generato dalla globalizzazione. Pieterse ritiene che su questo tema si confrontano tre grandi modelli: - Differenzialismo culturale; in questo caso si sostiene la tesi in cui le differenze culturali siano qualcosa di intrinseco; un’essenza immutabile. La cultura è un tutt’uno, un orizzonte chiuso che nelle relazioni con l’altro non viene modificato. Le differenze culturali sono permanenti e statiche. Enfatizza le differenze culturali. - Convergenza culturale; in questo caso si ci trova di fronte alla tesi che le identità culturali non sono qualcosa di immodificabile. Tramite l’interazioni tra gruppi sociali con culture diverse, si porta a una progressiva convergenza culturale. Un modello identitario prevale progressivamente su gli altri. Esso diventa quello dominante. In poche Paole si tratta di prevalenza culturale di un identità sulle altre. Sfuma le differenze culturali. - Mescolamento culturale; Le culture si incontrano e interagiscono fra loro; ma in questo caso ciò che emerge dall’interazione è una sorta di ibridazione. Non c’è più una cultura di base ma si è tutti diversi dalla propria situazione iniziale. Non c’è una prevalenza culturale che si impone sulle altre. Ognuno ripensa e mette in discussione la propria identità. Si perdono le differenze culturali. La tesi di Fukuyama vede le identità culturali perdere sempre di più la propria identità poiché si rivolgono verso il mescolamento culturale. Tutti inizieranno ad assomigliarsi di più. “Sostiene il trionfo universale dell'idea di democrazia liberale”. Per lui esisteva un solo modello istituzionale. Questi tre modelli teorici rappresentano le tre tesi fondamentai per Pieterse. Nella prima tesi facciamo riferimento all’idea di Huntington. Depotenzia la novità della globalizzazione. Il primo paradigma consiste nello scontro tra le diverse civiltà. Le diverse culture si contrappongono e fanno riferimento al modello del differenziassimo culturale. Si incrociano e si scontrano. Huntington concepisce il mondo occidentale con una visione universale. “La Cultura riguarda esclusivamente la diversità inter-gruppo”. Nel mondo in cui viviamo si cerca un nuovo ordine. Rimette al centro la religione nella sua opera; cerca di leggere immondo presente guardando alle radici storiche. Riconosce che esistono differenze internazionali basate sulla cultura. Vede le culture come definite e autoreferenziali, potenzialmente conflittuali.“La cultura è importante e identifica non solo gli individui ma anche la collettività”. La seconda tesi è portata avanti da Ritzer. L’autore sostiene la metafora della McDonaldizzazione. Il modello logistico promosso del Mc Donald (produzione in serie, risparmio sulla struttura, contigentalizzazione delle spese) sia diventata una metafora della vita. Il termine McDonaldizzazione È semplicemente una variante dell'imperialismo culturale. In essa, la tesi di modernizzazione, deriva dall'espansione del capitalismo di Marx e dalla razionalizzazione di Weber. Il modello McDonald vede una società “fast food” che si comporta in quanto tale. Ritzer vede la globalizzazione come la verifica della razionalizzazione di Weber. E’ come se si assistesse al processo della gabbia d’acciaio di Weber nel contesto attuale. Si assiste alla vittoria del processo di razionalizzazione in una società moderna. Alcuni studiosi hanno messo in luce come questo caso rappresenti il fenomeno di “localizzazione globale”. Nel caso del McDonald, osservando i menu dei diversi stati del mondo, si scopre la variabilità di essi. Del Mc Donald americano rimane solo lo stemma e la organizzazione. I menu si aprono ai prodotti tipici e ai piatti tipici del contesto locale. Più che diventare mc Donald il paese in cui viene messo il ristorante, diventa locale il Mc Donald stesso. Vengono riscoperte tradizioni locali. Si tratta non di omogeneizzazione ma di localizzazione globale. Nel mondo globalizzato non si assista ne a un permanere radicale delle differenze culturali; il mondo non è diviso a mosaico; ne a un mescolamento culturale totale. Si ha l’idea che la globalizzazione porti a un omogeneizzazione culturale del mondo. Un mondo in cui le culture tendono ad assomigliarsi sempre di più, e ad assomigliare sempre di più a una cultura dominante. es. Stati Uniti. L’ultimo paradigma è quello di Pieterse dell’ibridazione. Si differenzia dagli altri due. Si sostiene che la globalizzazione non produca una tendenza formante ma, anzi che sviluppi un incontro e una mescolanza tra culture. Le culture in quanto tali sono ibride già dall’inizio dei tempi secondo questa tesi. Non esiste dunque un identità culturale pura. Sarebbe un costrutto immaginario. L'aspetto più profondo e tradizionale rimane attaccato al contesto, ma superficialmente ogni cultura si mescola all’altra. Anche l’identità occidentale è stata influenzata fin dall’inizio da culture non occidentali. L’identità è un fenomeno molto più composito e complesso rispetto a quello che immaginiamo. Si critica l’essenzializzazione delle cultura.
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