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Appunti completi Sociologia dei Processi Culturali (3° parziale), Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

appunti completi, integrati con lezioni e manuale, per il terzo parziale di sociologia dei processi culturali

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 16/02/2024

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Scarica Appunti completi Sociologia dei Processi Culturali (3° parziale) e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI AZIONE SOCIALE E RAPPORTO CON LA RAZIONALIZZAZIONE INTRODUZIONE Boudon: L’opera “Azione Sociale” fa parte dell’enciclopedia delle scienze sociali. Si colloca nel filone weberiano e tocquevilliano. Il tema dell’azione sociale è un tema elaborato concettualizzato specificamente da Weber. Con Weber abbiamo parlato di 4 tipologie di azione: - Azione per un valore. - Azione affettiva: un agire mosso dal sentimento. - Azione tradizionale: un agire mosso da un abitudine. - Azione per un fine, un agire calcolante la cui azione è mossa da una finalità che porta utilità al soggetto che compie l’azione. es. di tipo economico. Weber osserva come nella modernità fino a oggi l’agire strumentale con uno scopo ha ottenuto sempre più importanza. Anche Ritzer, nel saggio sulla McDonaldizzazione, riprende queste ideologie. La globalizzazione ci porta a vivere in un mondo strumentalizzato. Tutte le altre forme di agire sono state abbandonate. Agire non è solo e sempre un agire razionale. Pareto, esponente delle scienze sociali ed economiche, mette a tema il concetto dell’Azione logica contraddistinta dalle Azioni non logiche. Le azioni logiche sono le azioni razionali di Weber. Le azioni non logiche nacquero dall’osservanza degli individui, essi quando fanno delle scelte non sono mossi solamente da un movente razionale. Gli individui spesso compiono azioni perché mossi da qualcosa di diverso dalla razionalità: sentimenti, passioni, emozioni. L’agire affettivo di Weber era da lui stesso limitato poiché non rientrava nei suoi interessi studio. Ma Pareto gli da un peso maggiore poiché, nella nostra vita, spesso compiamo azioni non logiche. Pareto inizia con un metodo positivista; dunque non si rassegna alla sola idea che gli individui a volte agiscano in modo non logico. Ritiene che, spesso, l’uomo neghi questa condizione. Pareto nella sua riflessione, vede nella tensione umana il motivo a partire dal quale nascono le ideologie. Residui e derivazioni saranno gli altri due elementi di studio di Parato. Residuo è ciò che rimane fuori dalla ragione; abitudini, passioni e sentimenti. Essi sono il movente delle azioni non logiche. Le derivazioni, invece, vengono tradotte come “ideologia”. Sono delle giustificazioni. Un altro passaggi importante è rappresentato dall’agire drammaturgo di Goffman. Anche Goffman, come Pareto, invita a riflettere su un nuovo concetto non trattato in Weber. L’agire drammaturgo. Goffman, a differenza di Weber rivolto sempre verso un attore sociale, si focalizza sul fatto che ogni azione fa riferimento a un interlocutore o un indie di interlocutori. Goffman usa molto l’immagine della metafora del teatro. Gli individui sociali sono attori che recitano una parte su un palcoscenico; su cui ci sono altri attori; e che si riferisce al pubblico. Nell’agire sociale, oltre alle finalità di Weber, si tende a rappresentare prima di tutto a se stessi. Si vuole dare una propria immagine agli altri. Questo avviene comunemente nella vita quotidiana. Agire drammaturgo perché si basa sulla metafora del teatro. Nella nostra vita siamo gli attori che cercano di rappresentare un personaggio, un personaggio scelto di rappresentare di volta in volta. 1 Queso agire non ha una funzione utilitaria, ma è strumentale per la concezione e l’immagine che volgiamo dare di noi stessi. Dietro a queste maschere che indossiamo chi è il soggetto che si nasconde? Questo paradigma viene usato per studiare le interazioni tra gli individui. Nelle relazioni gli individui scendono a patti e compromessi pur di accattivarsi l’altro. Questa concezione è importante anche a livello diplomatico. Coffman si interroga anche su come sia possibile vivere una vita perennemente sul palcoscenico. E’ una vita pesante e impegnativa. E’ necessario, di tempo in tempo, prendere le distanze dai ruoli che si recitano. Uscire dalla stretta maglia di ruoli e aspettative. Es. Il chirurgo finché opera ha tutti i suoi dispostitivi, opera per ore e appena esce dalla sala operatoria si toglie i guanti gettandoli lontani. E’ un rito di passaggio attraverso il quale l’individuo si mette nei panni del chirurgo riprendendo i panni dell’individuo. Infine verrà trattata la teoria dell’agire comunicativo di Aber Imax. Arriva dalla scuola di Francoforte, è un esponente della seconda generazione dei francofortesi. E’ il principale esponente della seconda fase di Francoforte. Parte da un retro terra critico marxiano, superandolo. Il punto più importante è la teoria dell’agire comunicativo. Quest’opera si confronta con tutti i classici dell’azione sociale; in particolare con Weber. Introduce un’accezione, un aspetto che Weber non aveva trattato: L’agire comunicativo. Vede una contrapposizione tra la logica dei pensieri sociali, la logica della politica e quella dell’economia. Dice che non tutta la vita può essere ricondotta a questo. C’è uno spazio che viene riempito da una razionalità diversa, quando ci rapportiamo agli altri non lo facciamo solo per scopi puramente utilitari ma perché siamo mossi dal desiderio di costruire qualcosa insieme agli altri. Siamo portati a condividere, a trovare un nesso comune, a collaborare, e a di formulare delle finali attraverso la comunicazione. R. BOUDON Il paradigma dell’azione sociale sostiene che non esistano solamente azioni individuali che permettano di capire la società. La società è l’effetto della combinazione delle diverse azioni individuali. Non tutto ciò che accade nella vita sociale è frutto dell’intenzionalità degli attori individuali ma alcuni effetti derivano dalle azioni individuali. es. Un parco viene inaugurato, con una zona verde e dei percorsi pedonali; il primo giorno il parco è come l’immagine della sua progettazione. Dopo alcuni mesi la conformazione del parco è cambiata. Si sono formati dei sentieri in mezzo al verde. Si è formata una stradina dove non era prevista. Si è formata perché tanti individui hanno scelto di camminare in quella direzione. Ognuno di questi attori non faceva quel tratto di strada con l’obbiettivo di creare una nuova stradina. E’ stata la combinazione di tante azioni individuali che ha portato a un effetto più ampio. L’individualismo è metodologico, non si deve confondere il metodo con il senso morale o sociologico. Inoltre non si deve confondere l’individualismo con l’atomismo. Non esiste solo l’individuo; al contrario l’individuo è in relazione con altri attori con altre convinzioni. Va osservato che l’individualismo non vieta di raggruppare gli attori sociali in categoria. Dal piccolo si può andare al grande, al gruppo. Molti sociologi aderiscono in automatico ai principi di Durkheim che sostiene la priorità del tutto rispetto alla parte. Oggettivo > soggettivo. Per Boudon l'azione sociale ottiene un senso sociologico; si tratta dell'azione svolta dall'attore sociale in quanto elemento dell’analisi sociologica. 2 Questa razionalità soggettiva richiama a quella assiologica di Weber: l'azione orientata verso un valore.L'autore può avere delle buone ragioni per credere in un dato valore. Irrazionalità: Ogni volta che l'attore non riesce a dominare in modo perfetto il suo comportamento si può trattare di più irrazionalità. Spesso si considera razionale comportamento altrui e perché non si arriva a comprenderlo per difetto di informazione. In generale un osservatore tende a giudicare a razionale comportamento di un attore quando l'impressione che questi vada contro i propri interessi. Marx ha influenzato il prodotto nel sociologo con un effetto che legittimazione: si devono smascherare le forze oscure che sono all'origine di un comportamento; l'obiettivo è dar prova alla modernità. Effetti di composizione: Ogni analisi condotta nel quadro della sociologia dell'azione deve innanzitutto identificare gli attori. In secondo luogo deve comprendere il comportamento di questi ultimi. Infine deve spiegare in che modo questi comportamenti individuali producano i fenomeni macroscopici. Gli effetti stessi hanno un carattere puramente additivo. Aggregazione dei comportamenti individuali può dare origine a effetti di tipo particolare; ad esempio la crisi del 1929. Un effetto imprevisto non copre l'intero campo degli effetti indesiderabili, spesso questi ultimi sono senz'altro prevedibili. Questo effetto è indesiderabile ma non si può ricerco dire che sia un effetto imprevisto. In realtà questi effetti vengono spesso innescati volontariamente sono accolti con soddisfazione da chi gli ha prodotti. L'arte di governare consiste nel prendere provvedimenti che spingono i cittadini a servire l'interesse generale favorendo lo stesso tempo loro interesse particolare. Spesso accade però che si provocano degli effetti desiderabili. Effetti semplici: Sono effetti di composizione che assumono la forma di effetti additivi; nascono quando tutti gli attori si trovano nella medesima situazione e quando ciascuno di essi si tende a comportare nello stesso modo. I fenomeni sociali di maggior rilievo corrispondono spesso effetti di questo tipo. L'interesse durevole, presentato all'interno dell'etica protestante di Weber, deriva dalla nascita dell'accumulazione capitalistica (un effetto di aggregazione di un gran numero di comportamenti individuali). Esiste un diffuso pregiudizio per cui l'importanza degli effetti deve essere proporzionata a quella delle cause che li producono. E’ difficile invece accettare che la storia è il risultato di una miriade di piccole cause prosaiche. Effetti complessi: Gli effetti di aggregazione hanno una struttura più complessa. Succede che individui che dovrebbero collaborar e tra loro non riescono a farlo. Se non c'è una legge morale è una forza esterna che li costringe a quella morale ciascuno di essi sarà attentato a ritirarsi da un'impresa comune. Elementi di cooperazione quelle di conflitto possono combinarsi nei modi più svariati. Secondo Rapoport corrispondono 78 o più situazioni di interazione diversamente strutturate. Non appena si va oltre i casi semplici, diviene impossibile addirittura comprendere questa diversità. Nella logica dell'azione collettiva, Olsen riflette sul fatto che se non si tiene presente l'esistenza di effetti di questo tipo diventa difficile spiegare i numerosi fenomeni sociali. Boudon ha fatto notare che fatti i complessi analoghi si incontrano nella sociologia dell'educazione e nell'analisi della stratificazione sociale. 5 Applicazioni della sociologia dell’azione: La sociologia dell'azione non riguarda soltanto l'analisi dei gruppi ristretti, dei sistemi di interazione. Essa riguarda anche l'analisi dei sistemi di interdipendenza, in cui le azioni di ciascun individuo si riflettono su tutti gli altri senza che vi sia un’interazione. I sistemi di interdipendenza sono di dimensioni notevoli, si dubita talvolta che hai se sia applicabile la sociologia dell'azione; proprio perché fondata sull'analisi di comportamenti individuali. Ma nulla impedisce di raggruppare individui in categorie appropriate. Nella tradizione della sociologia dell'azione sono compresi un gran numero di studi relativi ai fenomeni per loro natura macroscopici; o studi comparativi riguardanti più nazioni. In questi campi di ricerca sono presenti anche altre tradizioni sociologiche. L'importanza data nel paradigma dell'interazione al postulato della razionalità, in senso metodologico, porta spesso a interpretare certi dati microscopici. Il paradigma della sociologia dell'azione incontra talvolta un'opposizione tenace. Ciò dipende da ragioni storiche. L'influsso comtiana si combina in modo complesso con certi sentimenti tipici del temperamento conservatore; il punto su cui tutti i conservatori sono concordi e che l'individuo è un'astrazione e che solo la totalità è reale. Secondo altri invece la sociologia dell'azione disconosce il carattere oppressivo delle strutture sociali e il fatto che l'individuo sia del tutto privo di autonomia. La sociologia dell'azione è una che è una fra le tradizioni sociologiche. ALCUNE QUESTIONI CHE POTREBBERO SORGERE • Come si passa dal micro al macro? Come si passa dallo studio micro dell’individuo, delle sue azioni e delle sue scelte a definire fenomeni di natura macro; di istituzioni e di processi sociali? Su questo punto viene mossa la critica da parte di chi non crede al paradigma dell’azione sociale. Studiando eventi macro, come le relazioni internazionali, sembra che le logiche siano ondante e che tenere insieme macro e micro non sia così facile. Dal punto di vista olistico il problema è facilmente risolvibile. Il macro crea macro, e il micro crea micro, cosi come supponeva Durkheim. I fenomeni collettivi creano altri fenomeni collettivi. In questo caso sorge il problema dell’individuo; dove si trova in questo contesto? Il problema viene risolto volgendo l’attenzione verso le istituzioni e il collettivo. Boudon e le persone che abbracciano l’individualismo metodologico legano e spiegano i fenomeni sociali Micro-Macro, in termini di azione sociale, mettendo al centro l’azione sociale e gli individui. Fenomeni di ordine collettivo possono essere riconducibili ad azioni di ordine individuale. Dall’azione individuale sono nati processi di ampio raggio. • Cosa sappiamo di questi individui? Vediamo solo le scelte e le azioni, ma cosa c’è dietro? La sociologia guarda all’attore prima di tutto dal punto di vista dell’azione, dalle scelte che compie e dal valore che attribuisce alle sue azioni. I collettivisti vedono come fumo negli occhi la psicologia. Per i collettivisti tutto sociale e non può esistere una disciplina che studia l’individuo dall’interno, non può esistere una disciplina che studia qualcosa di non riconducibile a ciò che succede nella società. Questo approccio, più interno, profondo e personale è invece accettato dall’individualismo. • Bisogna considerare l’attore per le sue azioni o per le cause delle sue azioni? Nei panni dello scienziato sociale si studia il significato che gli attori attribuiscono alle azioni guardando a come l’individuo agisce e come motiva le sua azione. Naturalmente nella realtà non presente solo questo; ma gli altri fattori messi da parte dalla sociologia sono studiate i da altre discipline. 6 Analiticamente se si vuole studiare l’individuo bisogna partire dallo studio di ciò che è visibile e descrivibile, l’interiorità è importate nel momento in cui si esprime nell’esterno; nel momento in cui influenza l’esterno. Sempre di più gli studiosi hanno messo in luce come il movente dell’azione non sia solo il primato dell’uomo economiche, che l’attore sociale non si muove solamente per massimizzare il proprio utile. L’approccio è arrivato col tempo a basarsi anche su desideri, passioni, sentimenti, ecc.. • L’azione sociale è razionale si o no? Boudon rifiuta tutto ciò che riconduce l’azione degli individui a motivazioni che vedono individuo controllato e mosso come se fosse una marionetta. Questa concezione è tipica dell’approccio olistico. I sociologi olistici tendono a determinare l’individuo come risposta del tutto; cause economiche, psichiche, ecc… Boudon invece da importanza all’irrazionalità. La razionalità oggettiva è quando l’attore adopera i mezzi migliori per conseguire uno scopo. Pareto chiama logiche le azioni di questo tipo, definite razionali. In passato anche l’agire verso un fine era una razionalità oggettiva, verificabile proposta da Weber. Le scelte che sono definite razionali hanno un oggettività verificabile, quantificabile anche da parte dell’analisi di altri. Ma quella oggettiva non è l’unica razionalità. La razionalità soggettiva entra in ballo quando si parla di “a priori”. Entra in gioco quando si parla di punti di vista, di osservazioni assunte dall’attore, che a differenza della razionalità oggettiva, non possono essere verificati o quantificati. L’esempio principale, ricordando Weber, è l’azione razionale rispetto a un valore. La razionalità soggettiva è diversa, l’individuo ha delle ragioni per credere in un determinato valore. L’azione si fonda su delle prese di posizioni, delle scelte e delle azioni che i sociologi devono osservare dall’esterno. Gli individui possono essere influenzati da motivazioni razionali; ad esempio da errori del passato. Bisogna chiedersi qual’è la ragione che muove l’azione. Non tutto però è sullo stesso piano. Quando si usa la parola razionale, le si attribuisce un significato positivo genericamente. Un’azione razionale è concepita come un’azione, in termini morali, più elevata rispetto a qualcosa di irrazionale. Parlando di irrazionalità, nel principio dell’individualismo metodologico non si fa riferimento al valore morale ma a se e come gli individui riconducono l’azione che fanno a un principio in particolare. Spesso gli attori sociali agiscono in un determinato modo perché spinti dal raggiungimento di un fine. Ma come si determina un fine? Secondo i francofortesi, i totalitarismi ad esempio erano il massimo di irrazionalità e il massimo di razionalità. Il fine dell’azione politica rappresentava la massima irrazionalità; nessuna delle tesi del nazional- socialismo poteva definirsi fondata. Tutta la storia, del passato, del presente e del futuro è spiegata dalla lotta tra classe. Una classe che prevale sulle altre. Questa semplice spiegazione potrebbe essere definita totalmente irrazionale e non supportabile. Il fine irrazionale del nazismo ad esempio è considerato estremamente capace di mettere in moto un enorme meccanismo di propaganda e violenza che da seguito a questa folle ideologia. L’organizzazione efficace rende l’ideologia stessa estremamente razionalizzata. Il nazismo è perciò definito razionale perché è stato capace di raggiungere l’obiettivo prefissato. Aveva raggiunto la massima efficenza tecnica. Nasce spontanea una domanda in seguito all’analisi precedente: Chi stabilisce i fini? Come è possibile argomentare sul fine dell’azione? Questi quesisti sono stati spesso trattati dai Francofortesi. Quando entrano in ballo le ideologie, esse prevalgono sull’utilità. Esse possono portare a fare azioni sconvenienti, che non portano a vantaggi. 7 Le condotte logiche sono determinate da ragionamenti di ispirazione scientifica che si sforzano di combinare efficacemente i mezzi in vista dei fini. Ma, le condotte logiche non coprono e non possono coprire la parte limitata dell'insieme della condotta umana. Una condotta definita come non logica tramite l'ironia può essere dichiarata o nascosta da coloro che agendo in modo analogico immaginano di agire logicamente. La prima tesi di Pareto è che tutti gli uomini vogliono dare un'apparenza logica a condotte che non lo sono nella sostanza. La seconda tesi di Pareto vede lo scopo della sociologia nel mostrare agli uomini che loro condotte sono non logiche. Il sociologo, mostrando agli uomini ciò che essi non vogliono vedere, si rende impopolare. Gli uomini che scrivono possono essere divisi in due categorie: - Chi scrive col desiderio cosciente di essere popolare. - Chi scrive col desiderio cosciente di essere impopolare. L’uno o l’altro non sono meno logici in base al desiderio di popolarità o impopolarità. Il parallelo tra la concezione della scienza e quello degli azionisti logiche e delle azioni non logiche ricorda che la scienza non determina logicamente i suoi scopi. La scienza può solamente indicare i mezzi efficaci per raggiungere determinati obiettivi ma la loro determinazione non rientra nel suo campo. La scienza non può insegnare la ragione dietro il problema sociale. • Dalle espressioni ai sentimenti: L'autore si domanda come possibile spiegare gli atti, e le espressioni (le teorie) senza prendere in considerazione lo stato psichico dei soggetti agenti. La spiegazione di atti ed espressioni è vittima della logicizzazione umana. L’istinto umano fa credere che i propri atti siano autenticamente determinati dalle dottrine invocate, mentre in realtà essi sono determinati anche dal loro stato psichico e dai sentimenti. Pareto è convinto che sono questi ultimi caratteri definiscano i primi. Spesso le espressioni delle teorie convincono gli uomini che il loro agire è in funzione alla loro razionalizzazione. L'autore si rende poi conto, in una forma più sviluppata, che bisogna tenere conto non soltanto dello stato d'animo e delle espressioni ma anche del fattore del culto e degli atti. Basandosi su queste concezioni la sociologia di Pareto può seguire due vie diverse: - Induttiva; seguita dall'attore stesso nel suo “trattato". Si ricerca come le azioni non logiche sono state conosciute o mal sconosciute. - Deduttiva. Consiste nello stabilire una classificazione dei residui che sono le manifestazioni dei sentimenti e le cause principali delle azioni non logiche. Il metodo di Pareto consisteva nello studio di un gran numero di espressioni, di teorie, di comportamenti, di modalità di qualche religiosi, eccetera… Constatando se questi atti differiscano e comportano una certa consistenza. Il carattere comune è la tendenza ad attribuire un significato benefico malefico a numeri, giorni, luoghi o circostanze. Questo tipo di fenomeni sono distinti in: Una parte costante e una parte variabile. La parte costante è la tendenza degli uomini a stabilire rapporti tra cose, numeri, luoghi e significati; ad attribuire a fatti qualsiasi un valore di simbolo o di indizio. La parte variabile è la ragione che gli uomini danno per giustificare i rapporti. L'elemento costante è il fenomeno concreto considerato e definito residuo. I residui sono gli istinti dell'uomo. Non hanno esistenza oggettiva, sono diversi secondo i diversi uomini. Le teorie diverse e rigogliose con le quali si giustificano gli elementi costanti sono dette derivazioni. Corrispondono al lavoro della mente per rendere ragione all'elemento residuale; riflette sulla fantasia. I residui si trovano tra il sentimento che non conosciamo direttamente e le espressioni o gli atti. Questi residui si riferiscono agli istinti dell'uomo ma non comprendono tutti gli istinti. Riguardano infatti solo gli istinti che danno luogo a dei ragionamenti. 10 Vengono posti fuori dai residui gli interessi, essi derivano dalla presa di coscienza di uno scopo che l'individuo si propone di raggiungere. I residui si collocano più vicini agli atti e alle un'espressione piuttosto che sentimenti. I residui non sono realtà concrete ma concetti analitici creati dall'osservatore per rendere ragione a dei fenomeni. I Residui corrispondono a qualcosa dal natura e nella condotta dell'uomo; un qualcosa definito da un concetto analitico forgiato dalla comprensione del funzionamento della società. • Residui e derivazioni: Pareto distingue sei classi eterogenee di residui; ogni classe la divide in alcune speci. 1. Istinto delle combinazioni. Il termine istinto rinvia a qualcosa di profondo nell’uomo; rinvia anche ai suoi sentimenti. È la tendenza a stabilire relazioni tra le idee e le cose, a trarre le conseguenze da un principio posto, a ragionare bene o male. Alla base di quest'istinto troviamo il bisogno di sviluppi logici. Questa classe si suddivide in genere astratto (senza specificazione) , delle cose simili o contrarie ,del potere misterioso, del bisogno di sviluppi logici (determina le derivazioni) e infine quello della fede dell’efficacia delle combinazioni. 2. Persistenza degli aggregati. È la tendenza umana a mantenere le combinazioni che sono state formate, rifiutare i cambiamenti ad accettare una volta per tutte gli imperativi. La classificazione di questa classe vede la persistenza dei rapporti tra vivi e morti; in generale le relazioni di un uomo con gli altri uomini o degli uomini con alcuni luoghi. 3. Bisogno di manifestare sentimenti con atti esterni. Questo bisogno si traduce in un atto rituale, es. applauso. 4. Residui in rapporto con la socialità. Gli uomini sono inclini a creare associazioni esterne ai raggruppamenti primari nei quali possono sentirsi integrati suscitando sentimenti di fedeltà e di lealismo. 5. Integrità dell'individuo e delle sue dipendenze. Individuo è portato all'istinto ad augurarsi cose piacevoli. 6. Residui sessuali. Tratta l'istinto al suo stato più puro. Le derivazioni sono gli elementi variabili nell'insieme costituito dalla condotta umana e del suo accompagnamento verbale. Sono l'equivalente a ciò che comunemente si chiama ideologia o teoria giustificativa. Lo studio delle derivazioni comporta più aspetti: - Può esaminare le manifestazioni verbali degli individui agenti in rapporto alla logica. - Può mostrare quanto e come se ne allontanano. - Può confrontare le attivazioni con la realtà sperimentale per segnare la distanza tra la rappresentazione che soggetti danno del mondo e il mondo così come effettivamente. Pareto decise di studiare le derivazioni sotto l'aspetto soggettivo della forza persuasiva che possono avere. Il sociologo cerca come gli uomini utilizzino alcuni procedimenti psicologici, logici o pseudo logici per convincere altri uomini. Pareto classifica le derivazioni in 4 classi: 1. Semplici affermazioni; "è così perché è così". Si tratta di relazioni interpersonali di un determinato tipo, grazie alle quali la derivazione di semplice affermazione raggiunge il suo scopo. 2. Comando materno: È l'argomentazione basata sul principio d'autorità. Se l'autorità paterna non basta la madre ricorrerà la terza classe. 3. Richiamo a sentimenti e principi; punta su entità giuridico metafisiche per fare appello a delle volontà di essere soprannaturale 4. Prova Verbale: le derivazioni verbali sono ottenute perché l'uso di termini di senso indeterminato, doppio, equivoco e che non corrispondono alla realtà. 11 Per Pareto non alcuna importanza essere razionali o logici, è importante invece dare l'impressione di ragionare. Il pensiero logico sperimentale dimostra con la concordanza tra le proposizioni e i fatti osservabili che non invoca l'autorità della tradizione di una persona ma i risultati delle esperienze, delle irregolarità constatate. Le proposizioni logico sperimentale non si accordano con i nostri sentimenti. In poche parole le proposizioni logico sperimentali rivestono l'interesse di una piccola categoria di uomini che preferiscono la verità all’utilità. I tipi di derivazioni designano fenomeni ricavati con un analisi induttiva. Questa parte dai comportamenti umani giungendo all'espressione dei sentimenti, i residui e alla formalizzazione delle derivazioni. I residui possono essere coloro che determinano gli scopi delle nostre azioni. In questo caso gli scopi sono qualcosa di diverso dal ragionamento; cioè diversi dai sentimenti. In questa prima concezione i residui esprimono gli stati psichici che fissano gli scopi di ogni essere. Una seconda concezione fa riferimento a comportamenti non logico sperimentali; si tratta di comportamenti simbolici. Mirano a esprimere simboli e sentimenti nei confronti della realtà sacra. A questa categoria appartengono i comportamenti che si possono chiamare rituali, non logici dal carattere simbolico. Una terza categoria di residui non comporta la coincidenza tra la serie soggettiva la serie oggettiva. È tipica nei comportamenti politici orientati verso fini ideali. Infine l'ultima concezione è quella dei comportamenti determinati dagli pseudo ragionamenti logico sperimentali o da degli errori. Definito così perché si ispira a teorie false. Fanno parte di questo tipo di restituì anche i comportamenti magici. Tra queste quattro categorie soltanto l'ultima merita di essere chiamata illogica. “il non logico è logico per il fatto dell’errore". Invece, la determinazione dei fini con i residui e non logica, ma non in logica, perché nessun caso esiste una determinazione logica degli scopi. Questo è il motivo per cui alcuni gesti non sono definiti logici poiché visti come normali. Vengono invece definiti illogici quei comportamenti ispirati da delle illusioni. L'ipocrita agisce logicamente mentre il credente agisce in modo illogico. In conclusione la rilevanza che Pareto da alle azioni non logiche ridimensionano il predominio della società all’interno della nostra società. RAZIONALITA' DI ELSTER Un autore con un percorso biografico interessante, partendo da un analisi dettagliata di Marx arriva con lo sviluppo delle sue riflessioni ad approfondire la razionalità e l’azione sociale. Cambia punto di vista sulla società, con una lettura di Marx analitica, integrando passato e presente. Non è uno studioso per cui il fondo dell’economia e le scelte sociali siano la stessa cosa, anzi rifiuta il concetto di homo economicus. In quest’opera Elster fa il punto, prendendo come spunto la domanda sulla razionalità degli attori sociali di Pareto, si convince che esista una razionalità di fondo. La lettura della razionalità diventa più complessa, mette in luce i limiti della razionalità. Questo testo è molto sintetico ma l’autore ha scritto molti saggi su questo tema es. “Ulisse e le sirene”. Ma la sua opera più importate sarà “La spiegazione del comportamento sociale”, un’opera molto voluminosa di 600 pagine. Nel testo la riflessione parte da una analisi del concetto di razionalità, viene poi preso in esame il modello della teoria della scienza razionale. Quest’ultimo è fondamentale nello studio dell’economia e delle relazioni internazionali. In questa voce si parla anche della teoria dei giochi nello sviluppo contemporaneo fondamentale, nello studio delle relazioni internazionali e della diplomazia. 12 Per ciascuna coppia di alternative se ci può chiedere quali siano le preferenze del soggetto rispetto a ciascuna delle alternative. L’utilità deve essere definita in maniera precisa e coerente, essa non è intesa come sensazioni positive quantificabili ma deve essere legata al concetto di preferenze. Devono avere particolari proprietà. • Coerenti o transitive: Se un agente preferisce A rispetto a B; B rispetto a C; allora dovrà preferire A a C. Nel caso in cui egli preferisse a rispetto a B, B rispetto a C e C rispetto ad a; allora egli preferisce C ad A. • Complete: Per ogni coppia di scelte o preferisco una o l’altra o sono indifferente a entrambe. Per distinguere l'indifferenza dall'incompletezza possiamo pensare che quando il soggetto non è in grado di esprimere una preferenza per l'uno per l’altra; se decide di scegliere quello che gli dà il profitto maggiore allora si tratta di indifferenza. Nel caso continuasse a non essere in grado di esprimere una preferenza si ritrova davanti è un caso di incompletezza. • Continue: La relazione di preferenza forte è rappresentata dall'utilità se un'alternativa a un utilità maggiore rispetto all’altra. Questa situazione esiste sempre se le preferenze sono transitivi, complete e continue. Il concetto di utilità non può essere interpretato in termini di piacere o felicità. L'utilità indica le preferenze; difatti il soggetto sceglierà la scelta che sta al primo posto nel suo ordinamento delle preferenze. Alcune alternative sono definite semplici, dato che non presentano alcuna struttura o differenziazione interna. Quelle che hanno una struttura interna sono costituite da effetti oppure da sequenze di alternative semplici. Quanto minore è la quantità che si possiede di un bene tanto maggiore sarà la quantità dell'altro bene necessari a compensare la perdita di una data quantità del primo. Spesso non si conoscono con certezza le conseguenze di un'azione; il soggetto però può sapere quali probabilità hanno i vari risultati di verificarsi. Le conseguenze possono essere considerate azioni con risultati incerti: lotterie. La scelta tra le diverse lotterie è governata dal principio di massimizzazione dell'utilità attesa. Soggetto sceglierà l'azione per la quale l'utilità è massima. L’utilità cardinale consente di affermare che nella scelta tra i risultati incerti, un soggetto razionale massimizzerà l’utilità. Spesso le conseguenze di un'azione sono differite nel tempo. Un soggetto razionale terrà conto delle conseguenze immediate, ma anche di quelle differite. Gli esseri umani infatti si distinguono per la loro capacità di anticipazione. Un soggetto razionale si distingue dagli animali perché ha una concezione del tempo. Si da minor valore alle conseguenze del futuro piuttosto che quelle immediate. Questo avviene perché l'uomo è un essere mortale. Dunque un comportamento di questo tipo non può essere definito e razionale. Inoltre tutti gli organismi tendono a svalutare il futuro prossimo più del futuro lontano. I valori precedenti corrispondono a valori attuali minori. Il comportamento del soggetto è temporalmente incoerente. Gli individui razionali possono rendersi conto di questa tendenza e modificare le proprie decisioni. Una decisione nel passato che impedisce di scegliere il guadagno più vicino nel tempo della 15 presa in atto da un soggetto razionale se i costi dell’autocontrollo non saranno eccessivi. Teoria dei giochi: Si parte dal presupposto che gli attori in gioco si diano una attribuzione reciproca di razionalità, i giocatori giocano razionalmente. La teoria dei giochi a finalità in parte prescrittiva e in parte predittiva; mira a determinare in che modo gli esseri razionali agirebbero in situazioni di interdipendenza. Gli elementi fondamentali sono: - Il numero di giocatori, è determinante se ve ne sono 2 o più. - Le strategie di ciascuno. Oltre alle strategie i giocatori possono scegliere delle strategie miste es. Lancio della moneta per decidere verso dove dirigersi. - Utilità di ciascun giocatore in ciascuno stato del mondo. - Tabella che spiega le strategie in rapporto agli stati del mondo che ne possono venir fuori. - Tabella riassuntiva che mette in rapporto le strategie e l’utilità che scaturisce per ciascun giocatore. Lo scopo è determinare la soluzione d’equilibri. La soluzione è un insieme di strategie scelte in anticipo da tutti i giocatori.è una combinazione di strategie che costituiscono le risposte reciproche ottimali. Ogni soluzione hai chiamata punto di equilibrio del gioco. Quasi tutti i giochi hanno un punto di equilibrio; molti più di uno. Nel caso non esistesse si tratta di giochi senza soluzione. I giochi possono essere classificati a seconda di diversi criteri: - Giochi operativi e non cooperativi. I primi non vengono presi in considerazione. - Con mosse simultanee e mosse in sequenza. Riguardano giochi misti che comportano sia conflitto che cooperazione. Ogni giocatore può scegliere tra due strategie: Cooperazione e defezione. Può capitare che un singolo giocatore otterrà un risultato peggiore di quello che avrebbe ottenuto optando per la cooperazione. es. inquinamento. (nel dilemma del prigioniero la responsabilità attribuita alla razionalità individuale, nel gioco della garanzia è la causa è all'informazione incompleta, nel conflitto dei sessi la sito negativo dipende dalla pluralità dei punti di equilibrio anziché della loro assenza). - Somma costante e somma variabile. In giochi a somma costante i giocatori hanno interessi direttamente contrapposti. es. poker, tennis, eccc… In giochi assomma variabile interessi possono essere convergenti oppure un misto di interessi convergenti configgenti. Es. relazione tra datore di lavoro e lavoratore. - Giochi ripetuti. Se si sa che il gioco verra ripetuto nel tempo allora ci possono essere dei condizionamenti nelle scelte di strategia dei singoli giocatori per le prossime giocate. Indeterminazione: La teoria della scelta razionale in alcuni casi si dimostra inservibili; può fallire; può dimostrarsi incapace di formulare previsioni univoche e non ambigue. Le previsioni possono anche essere falsificate dall'osservazione; in questo caso si tratta di irrazionalità. • Problemi di indeterminazione richiedono un'integrazione della teoria; ovvero una teoria supplementare. Dato un insieme di credenze e desideri, l'indeterminazione dell'azione può sorgere se esistono diverse linee d'azione equiottimali. Un soggetto è posto di fronte alla scelta tra diverse alternative; raramente un individuo si dichiara indifferente rispetto alle alternative equiottimali diverse. I soggetti versano in uno stato di incertezza che li rende incapaci di valutare i gradi di probabilità dei risultati. L'incertezza può essere assoluta o strategica. La prima deriva dall'esistenza di fatti relativi al futuro remoto che non possono essere conosciuti in forma probabilistica. La seconda deriva dal fatto che esistono giochi senza soluzione. 16 La razionalità presuppone che le risorse impiegate non siano né eccessive ne insufficienti. Il criterio di sufficienza proposto da Simon, È stato usato per integrare la teoria della scelta razionale in casi di indeterminazione. Quando il soggetto non è in grado di stabilire la scelta ottimale, può scegliere un'alternativa soddisfacente o sufficientemente buona. • Il problema dell'irrazionalità richiede invece un'alternativa la teoria. Molti comportamenti che a prima vista appaiono i razionali in realtà si rivelano invece abbastanza razionali. Es. tossicomania. Li razionalità è una componente importante e pervasiva della vita umana. L'incapacità di scegliere i mezzi ottimali per i propri scopi è imputabile a una debolezza della volontà. Forma particolare di comportamento e razionale è legata agli effetti collaterali: Stati che non possono essere determinati dall'azione stessa es. Eccitazione sessuale, dimenticanza. Il tentativo di raggiungere tali stati semplicemente direttamente con un atto di volontà risulta vano e auto frustrante. Le credenze razionali vengono derivate da regole che tendono alla distanza e media a massimizzare la formazione di credenze vere. Alcune credenze sono formate attraverso regole sub-ottimali. Questo tipo di formazione irrazionale viene definito: irrazionalità fredda. In questo caso non intervengono cause motivazionali. Altre credenze derivate dall'evidenza empirica sono formate dai desideri del soggetto: irrazionalità calda. Es. autoinganno e illusioni. Sono legate all'azione delle emozioni, principale alternativa la scelta razionale che può influenzare direttamente il comportamento Il processo di massimizzazione del piacere tratta di un meccanismo di adattamento inconscio; che comprometterà gli obiettivi a lungo termine dell'individuo pur soddisfacendo suo momentaneo bisogno di piacere mentale. La teoria della scelta razionale appartiene a qualcosa di micro. Ma l’interesse di questo approccio va oltre, la teoria della scelta razionale puo essere usata anche nello studio di fenomeni macro. Gli stati possono essere visti come attori collettivi ma individuali nelle loro strategie d’azione. L’autore, rispetto a questa teoria, mette in luce anche i limiti della razionalità. Questo modello, soprattutto nella versione più radicale e integrale, ha dei limiti che non ci fanno vedere che la razionalità presenta degli aspetti complessi e problematici più di quello che i sociologi mostrano. Da questo punto di vista un altro autore molto importante è Simon, un economista e scienziato sociale che ha riflettuto molto su questo tema mettendo discussione il concetto standard di razionalità e introducendo la razionalità olimpica. Indubbiamente la razionalità è fondamentale nell’azione sociale, ma sarebbe giusto trovare un modello più ampio e complesso della scelta razionale. La dimensione non logica e non razionale, e altre forme di razionalità devo essere trattate. Nella sua integrità questa teoria presenta un attore sociale che in ogni circostanza è pienamente razionale e utilitaristico, ma i critici di questa teoria mostrano che è una dimensione riduttiva. Tra questi critici ritroviamo il movimento Mauss: movimento anti utilitarista nelle scienze sociali. Anche l’autore stesso Mauss pone la questione sul valore del dono. Nello studio di un’azione bisogna prendere in considerazione il contesto, le finalità e i soggetti attori. L’economia vede gli attori sociali come consumatori e li postula come nella teoria della scelta razionale. ATTORE SOCIALE: - homo sociologicus: Approccio in cui per comprendere l’attore sociale si deve guardare la componente strutturale. E’ una marionetta che è governato da qualcosa che viene prima e sta sopra. es. approccio funzionalità o marxista. 17 La facciata: Si tratta della parte della rappresentazione dell'individuo che di regola funziona in maniera fissa e generalizzata allo scopo di definire la situazione per quanti lo stanno osservando. Tramite l'equipaggiamento espressivo e i dettagli di sfondo che forniscono lo scenario, impiegato dall’attore per rendere più reale la sua rappresentazione. Alcuni equipaggiamenti espressivi, strettamente identificati con l'attore stesso, lo seguiranno ovunque: Vestiario, sesso, età, caratteristiche razziali, taglia, aspetto, portamento, modo di parlare, espressione del volto, gesti a persona, e via di seguito. La coerenza che si cerca fra ambientazione, apparenza e maniera stimola il pubblico a prestare attenzione e interesse alle eccezioni: le quali forniscono l'elemento piccante fascinoso di molte carriere. Le facciate sono scelte e non create. Gli attori sono obbligati a scegliersene una adatta fra le molte disponibili e fra loro diverse. L'attore, quando è in presenza di terzi, puntualizza tipicamente la propria attività con segni che accentuano in modo teatrale fatti che passerebbero inosservati o apparirebbero scuri. Spesso le maschere poste dall'esterno celano attività che non si vedono. es. l’infermiera che "Chiacchiera" con un paziente, mentre osserva la sua situazione le sue condizioni, verrà criticata per non star facendo nulla data la maschera imposta dall’esterno. Spesso l'individuo prova così tanto a indossare una maschera che gli altri si aspettano che lui indossi finendo poi per rendere la maschera stessa soltanto una rappresentazione senza compiere la vera azione che ci celerebbe dietro. es. Studente che vuole sembrare concentrato con la sua postura, finisce per concentrasi troppo sull’apparire piuttosto che sull’essere. È così che spesso gli individui finiscono per trovarsi di fronte a un dilemma: espressione o azione. Coloro che hanno il tempo e la capacità per svolgere bene un compito, proprio per questo possono non avere il tempo e la capacità di rendere visibile il fatto che lo stanno facendo. Pur di rappresentare il comportamento che si vuole far vedere un individuo mostrerà soltanto una routine per la quale dipende la sua reputazione. Idealizzazione: Le rappresentazioni vengono plasmate e modificate per adattarle alle comprensioni e alle aspettative della società nella quale esse vengono presentate. Gli essere umani tendono sempre a mostrarsi un poco migliori rispetto a quello che effettivamente sono. Questo approccio è l'unico modo per poter migliorarsi e svilupparsi. Quando l'individuo si presenta davanti a terzi, tenderà ad incorporare ed esemplificare i valori sociali che già gli sono stati accreditati. Durkheim descrisse queste rappresentazioni come delle cerimonie. Simboli e familiarità sono adoperate per abbellire ed illustrare le proprie rappresentazioni: Alcuni simboli di status vengono utilizzati per esprimere la ricchezza materiale. In India si è osservato come le caste inferiori cercano di imitare quelli superiori; questo comportamento avuto come conseguenza è il raggiungimento di un certo livello di uniformità culturale. Per dare una buona impressione agli altri se ci riduce anche in miseria. In questo caso l'attore prova a mostrarsi più di quel che è; prova a mostrarsi appartenente a una classe che non gli appartiene. Capita anche, in determinate situazioni, che gli attori debbano esprimere e sistematicamente modestia e sminuire qualsiasi apparenza di ricchezza, talento, forza molare o rispetto di sé. Negli anni è capitato più volte che le etnie africane fossero costrette a esalare valori ideali che attribuivano all'attore una posizione inferiore a quella con cui egli privatamente si identifica. 20 Questo avviene anche nelle donne: quando una giovane ragazza si trova davanti un ragazzo, essa tende a nascondere le proprie abilità per dimostrare la naturale superiorità del maschio ed affermare il ruolo più debole della donna. Quello che si mostra agli altri è diverso da quello che si mostra in privato. Se durante una rappresentazione un individuo deve esprimere norme ideali, sarà obbligato ad astenersi dal compiere un'azione che risulti in congruente con quelle norme. Si tratta dei consumi nascosti. Oltre ai piaceri segreti e alle economie, l'attore può essere impegnato in un'attività lucrativa che resta nascosta al pubblico e che è incompatibile con l'espressione che vuole dare della sua attività. Capita per questo che l'attore corregga sbagli e di errori compiuti, nascondendone inoltre i segni. In tal modo viene mantenuta l'impressione di infallibilità. Molte rappresentazioni non potrebbero aver luogo se prima non fossero stati eseguiti dei lavori fisicamente poco puliti, semi legali, crudeli e degradanti. Le istruzioni, i regolamenti e gli ordini che vengono in genere rispettati, sono quelli per cui è facile rilevare se sono stati osservati o meno. È necessario dunque, per poter realizzare i fini principali di un'organizzazione trascurare momentaneamente altri ideali. I componenti teme l’emergere di elementi negativi e nascondono l'aspetto vero delle cose pur di apparire come la società si aspetta. L'attore ha dunque la tendenza di nascondere o sminuire quelle attività, fatti e motivi, che sono incompatibili con una versione idealizzata di sé stesso e dei suoi prodotti. È possibile dire che l'attore a tanti diversi "io sociali" quanti sono i gruppi di persone della cui opinione egli si preoccupa. Egli mostra un diverso aspetto di sé ad ognuno di questi gruppi diversi. Anche se gli attori tentassero di distruggere questa segregazione tra un gruppo e un altro, e l'inganno che ne deriva, spesso il pubblico impedirebbe loro di farlo. Il pubblico infatti si accorge che c'è gran risparmio di tempo di energia emotiva nel trattare l'attore per quello che appare, senza andare a fondo. Controllo dell’espressione Quando sappiamo che il pubblico è scettico circa la realtà che gli vogliamo presentare, ci accorgiamo subito della sua tendenza a interpretare imperfezioni marginali come segno della falsità dell'intera messa in scena. Certi gesti involontari, che possono determinare queste imperfezioni, avvengono con impressioni incompatibili con quelle presentate. 1. Quando un attore accidentalmente comunica incapacità, scorrettezza o insolenza perde momentaneamente il controllo dei propri muscoli. es. inciampando o grattandosi 2. Quando agisce in modo da dare l'impressione di essere troppo o troppo poco interessato. 3. Quando le rappresentazioni risentono di una regia inadeguata, ciò significa che l'attore era preparato per una rappresentazione diversa a causa di fatti imprevisti. L'impressione della realtà suscitata da una rappresentazione è qualcosa di fragile e delicato che può essere incrinato dalla minima trascuratezza. Come esseri umani siamo principalmente creature dall'impulsi variabili ma come attori davanti a un pubblico non possiamo permetterci alti e bassi. Nel momento in cui assumiamo un'impressione facendola nostra e sottolineandola, diamo la definizione del nostro umore dominante; creiamo e rappresentiamo il personaggio che ci siamo scelti. Il nostro carattere riflesso è la parte più genuina di noi stessi, più di quanto non lo sia il flusso dei nostri sogni involontari. Le nostre abitudini animali sono trasformate dalla coscienza e lealtà e doveri, diventiamo persone o maschere. 21 Qualsiasi momento della loro rappresentazione, gli attori possono compiere qualcosa che gli sbugiarda o contraddice quanto avevano affermato in precedenza. Quando ci si accorge che una delle persone è un impostore, si scopre che egli non aveva il diritto di recitare quella parte. Quanti vengono colti in flagrante nel dire sfacciatamente bugie sono screditati sia in quel particolare momento, ma anche per sempre. Se perdi fiducia una volta l'hai persa per sempre. Tuttavia sono molte le bugie dette a buon fine, dette con lo scopo di proteggere i sentimenti del pubblico a cui si sta mentendo. Questo tipo di bugia non è considerato disonorevole. Tecniche come l'allusione, l'ambiguità strategica, l'omissione permettono all'impostore di approfittare delle bugie senza averne detta tecnicamente alcuna. Anche se le condizioni mettono l'attore in una posizione di non dover nascondere nulla; in qualche punto della complessa gamma delle sue attività vi è sempre qualcosa che egli non può rendere completamente palese. Tali punti di segretezza consentono di mantenere un equilibrio favorevole al rapporto col pubblico. Una rivelazione che lo discrediti in uno dei campi della sua attività potrebbe far sorgere dubbi relativamente a tutti gli altri campi in cui egli non dovrebbe avere nulla da nascondere. Le impressioni suscitate dalle rappresentazioni della vita di ogni giorno sono soggetti ad alterazioni. Gli attori devono atteggiare la loro rappresentazione con le espressioni adatte, escludendo quelle che potrebbero screditare le impressioni desiderate. Devono inoltre badare a che il pubblico non attribuisca significati non voluti a ciò che trasmettono. La rappresentazione di un individuo accento a certi aspetti e nasconde altri. Ogni essere umano è circondato da una sfera ideale; questa sfera non può essere penetrata se non distruggendo il valore della personalità dell'individuo: il suo onore. La rappresentazione puo essere vera, sincera ed onesta, oppure falsa, accuratamente messa in scena. Molti individui credono sinceramente che la definizione della situazione che si abitualmente proiettano sia la realtà. Una rappresentazione riesce nella misura in cui i testimoni possono credere che gli attori siano sinceri. Una rigida incapacità a disfarsi della propria visione della realtà può a volte compromettere la rappresentazione. Una volta rappresentato onestamente sinceramente una parte, l'attore possiede la capacità di riuscire a ripeterla in seguito. Egli si può avvalere anche di parti che persone per le importanti hanno impersonato in passato, permettendogli di trasformarsi dalla persona che era a quelle che altri erano per lui. Tutti recitano sono meglio di quanto pensano di farlo. Essere un particolare tipo di persona non implica solamente possedere gli attributi necessari ma anche a mantenere gli standard di condotta ed apparenza che il proprio gruppo sociale comporta. 22
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