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appunti completi storia del mondo contemporaneo, Schemi e mappe concettuali di Storia Contemporanea

appunti completi storia del mondo contemporaneo dalla Prima guerra mondiale al 1929

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 04/06/2024

Francibertine
Francibertine 🇮🇹

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Scarica appunti completi storia del mondo contemporaneo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! PRIMA GUERRA MONDIALE Prima guerra mondiale come inizio della storia contemporanea • Il periodo 1914-1918 rappresenta una cesura da molti punti di vista: politico, geopolitico, militare, sociale. • Anche per chi guarda ai processi di globalizzazione è una data periodizzante, perché con la guerra si chiude la «prima globalizzazione», una lunga fase (1870-1914) caratterizzata da libero commercio, flussi di capitali e libera circolazione delle persone (migrazioni), fenomeni di proporzioni simili a quelle attuali. Casus belli: 1914  La Prima Guerra Mondiale è conosciuta nel mondo come la Grande Guerra, nome che le fu attribuito a causa delle dimensioni del conflitto, il quale nelle storie delle grandi battaglie, fu il primo in grado di coinvolgere così tanti paesi e causare così tante morti.  Agli inizi del XX secolo, l'atmosfera in Europa era molto molto complessa, poiché si erano formati due schieramenti tra loro contrapposti: da un lato, Francia e Gran Bretagna, le quali nel 1904, cementarono la loro alleanza nell'Intesa Cordiale alla quale poi si aggiunsero Russia, Giappone e Italia; al fronte opposto, l'Austria, l’Ungheria e la Germania che insieme all'impero ottomano costituirono i cosiddetti Imperi centrali.  Inoltre, in quegli anni, si intensificò il conflitto nei Balcani a causa dell'annessione, nel 1908, della Bosnia-Erzegovina all'Austria-Ungheria che insieme alla grande rivalità tra Francia e Germania andava sempre più minando la pace in Europa; non solo, la rivalità navale anglo-tedesca, l'indebolimento dell'impero ottomano dopo le guerre balcaniche, la crisi dell'impero austro-ungarico e le aspirazioni dell'Italia furono tutti fattori che contribuirono a intensificare la tensione nel continente che culminò il 28 giugno del 1914, con l'assassinio dell'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, da parte di un gruppo nazionalista serbo, così ebbe inizio la Prima guerra mondiale. Caratteristiche: • Estensione del conflitto: guerra mondiale • Tipologia del conflitto: guerra nuova • Dimensioni del conflitto: guerra di massa La Grande guerra fu un conflitto senza precedenti che cambiò in maniera radicale la concezione che fino ad allora si aveva della parola guerra. In tutto furono dispiegati più di 65 milioni di soldati, quasi 15 milioni di persone morirono, di cui 6,6 milioni civili e più di 21 milioni rimasero feriti: una carneficina che nessuno avrebbe potuto immaginare all'epoca. Tutto ciò avvenne come conseguenza dell’introduzione di nuove armi micidiali: fucili e mitragliatrici in grado di uccidere migliaia di soldati in pochi secondi, cannoni, granate, munizioni prodotte su scala senza precedenti e gas velenosi; non solo armi ma anche nuovi mezzi di assalto contribuirono a rendere la guerra ancora più distruttiva: navi corazzate, sottomarini, aerei e carri armati. Ne derivò che le tattiche di assalto napoleonico divennero antiquate, costringendo gli eserciti ad una logorante guerra di posizione nell’inferno delle trincee, scavi con l’intento di essere fortificazioni militari difensive, protetti da filo spinato e da nidi di mitragliatrici, che le nuove armi trasformavano in brutali stragi. Intere generazioni di cittadini furono costrette a prendere parte alla guerra attraverso la coscrizione obbligatoria mobilitata dalle nazioni belligeranti, una guerra che vedeva come protagonisti non più soldati abili e adeguatamente preparati, ma civili che nemmeno lontanamente avevano idea di cosa fosse un campo di battaglia. La Grande guerra era diventata una guerra di massa che richiedeva, per l’entità del conflitto, la mobilitazione dell’intero corpo nazionale. Le minoranze etniche vennero tenute sotto controllo perché sospette di poca lealtà nei confronti del Paese visto le spinte indipendentiste (es. Armeni: popolo di religione cristiana nel Caucaso, divisa tra Impero Ottomano e russo. Russia e Turchia si combattevano nel Caucaso, gli Armeni che vivevano nella parte turca sospettati di intesa con la Russia furono sottoposti a un brutale sterminio, oltre 1 milione di vittime, preludio dei genocidi successivi). Il caso del Trentino: a nord della provincia di Verona passava una trincea e le popolazioni vennero obbligate a trasferirsi da quel luogo per rischi di bombardamento. In realtà queste persone vennero internate in campi in Austria, per il timore che questi si legassero all’esercito italiano. La società cambia drasticamente: le donne iniziano a lavorare in fabbrica per sostituire gli uomini arruolati. L’Italia entra in guerra: 1915 Secondo queste tesi, il proletariato (ossia i lavoratori delle fabbriche) dovevano abbattere il governo provvisorio, ancora in mano ai borghesi "parassiti", dare tutto il potere ai Soviet e porre fine alla guerra con la Germania. I contadini invece dovevano occupare le terre dei grandi proprietari terrieri. Nonostante l'ingrossarsi della forza delle ali più estremiste, il governo provvisorio, che era passato nelle mani dell'ex ministro Kerenskij, continuava a inviare truppe al fronte con la Germania. Il luglio 1917 però fu l'occasione per nuovi tumulti, con contadini, operai e soldati che chiedevano a gran voce l'uscita dalla Grande Guerra. Sedato il focolaio di rivolta, il governo provvisorio esiliò nuovamente Lenin, ormai troppo pericoloso. In agosto però ci fu un tentativo di colpo di Stato da parte del generale Kornilov, che voleva far tornare i conservatori al potere e isolare i bolscevichi. Il colpo di mano fallì, ma la debolezza di Kerenskij ormai era evidente e i bolscevichi apparivano sempre più forti. La Rivoluzione d’ottobre Lenin fiutò l'occasione e tornato clandestinamente a Pietrogrado, preparò la sua scalata al potere. Una volta convinti anche i più dubbiosi all'azione, Lenin ed i suoi fedeli organizzarono i Soviet bolscevichi e il 24 ottobre 1917 scoppiò una nuova rivolta. I bolscevichi occuparono in poche ore i punti strategici del potere e Kerenskij fu costretto alla fuga. Il giorno successivo il tumulto divampò a Mosca e in tutte le altre grandi città russe. Lenin costituì quindi un nuovo governo rivoluzionario Bolscevico e cominciò a porre le basi del nuovo ordine nazionalizzando le banche, le fabbriche e le proprietà agricole (che quindi divennero proprietà dello Stato). Parallelamente vennero arrestati tutti gli oppositori del nuovo regime e si diede inizio ad una serie di colloqui diplomatici per porre fine alla guerra. La pace con la Germania venne raggiunta con il Trattato di Brest-Litovsk, con il quale però la Russia perdeva di un'enorme quantità di territorio TRA Repubbliche Baltiche, Ucraina, Bielorussia, parte della Russia ceduta alla Polonia) Ciò scateno una reazione contro i bolscevichi e nel 1918 si arrivò anche ad una guerra civile dalla quale però il governo bolscevico uscì intatto. La guerra civile in Russia (1918-1920) Questa guerra civile si combatté tra il ‘18 e il ‘20 ed ebbe conseguenze devastanti sulla popolazione perch si sommò ad una carestia gravissima provocando la morteé́ di centinaia di migliaia di persone per fame. I contadini in parte si rifiutarono di produrre e in parte si videro requisiti i loro prodotti per sfamare gli eserciti impegnati nella guerra. I bolscevichi organizzarono un esercito, l’Armata Rossa guidata da Lev Trockij; ci furono scontri feroci tra le armate rivoluzionarie, i rossi, e quelle controrivoluzionarie, i bianchi. La Russia rivoluzionaria di Lenin trionfa nella guerra civile e si riprende anche l’Ucraina e la Bielorussia che entreranno nell’URSS nel 1922. Fallisce anche l’idea di esportare la rivoluzione in Europa e di trasformare in senso comunista non solo la Russia, ma l’intero territorio europeo ed è costretto a fermarsi. La rivoluzione ha un enorme impatto anche nel conflitto poich con la sua uscitaé́ dalla guerra, la Germania non deve più occuparsi del fronte orientale; quindi, la sua uscita va a rafforzare gli imperi centrali facendo durare di più il conflitto e rende ancora più importante l’intervento degli Usa in appoggio all’Intesa (Francia, Gran Bretagna e Italia). IL DOPOGUERRA L’impatto fu evidente in vari campi: - politico: inizia processo di democratizzazione, sempre più persone nella vita politica del Paese; -economico: tutti gli stati (anche i vincitori) si indebitano e aumenta anche l’inflazione; - sociale: impatto dell'esperienza della guerra: reduci, profughi e civili; - geopolitico: dissoluzione di 4 imperi; impero tedesco, impero russo, impero austroungarico e impero ottomano. A livello geopolitico: Dopo la Prima guerra mondiale? Dopo le devastazioni causate dalla Prima Guerra Mondiale, le potenze occidentali vincitrici imposero alle nazioni sconfitte una serie di trattati molto duri. Tali trattati ridussero significativamente l’estensione del territorio nazionale delle Potenze Centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero Ottomano, e Bulgaria) imponendo anche il pagamento di somme consistenti in risarcimento ai danni causati dalla guerra. Nel gennaio del 1918, dieci mesi circa prima della fine della Prima Guerra Mondiale, il presidente Americano Woodrow Wilson aveva stilato una lista di obiettivi che aveva chiamato i “Quattordici Punti”, otto dei quali parlavano specificatamente degli accordi territoriali e politici che avrebbero fatto seguito alla vittoria degli stati dell’Intesa Cordiale e che includevano il concetto di diritto all’autodeterminazione delle popolazioni europee e delle varie etnie che vivevano nel Vecchio Continente. Gli altri punti riguardavano invece come prevenire nuovi conflitti; l’ultimo, in particolare, proponeva la costituzione di una Società delle Nazioni che avrebbe avuto il compito di mediare le controversie internazionali. Wilson sperava che la sua proposta potesse garantire una pace giusta e duratura, una “pace senza vittoria” che avrebbe messo fine alla “guerra per porre fine a tutte le guerre”. La Società delle Nazioni affida alle potenze europee vincitrici (Francia e Gran Bretagna) la tutela delle popolazioni e territori dell’ex impero ottomano attraverso il sistema dei “mandati” per cui: • Vengono tracciati confini arbitrari dalle potenze europee: non rispettano le divisioni etniche e religiose i quali sono decisi in base agli interessi politici e potenze europee Due esempi: Siria- mandato francese: Si parla di “invenzione della Siria” perché è un aggregato di 4 entità diverse.Nel 1920 la Francia crea 4 stati uniti in federazione: • Stato di Damasco • Stato di Aleppo • Stato del Libano • Stato degli Alawiti: territori inventati. Minoranza della religione sciita. Ø tentativo rivoluzionario a Berlino (1919) • CONFLITTI SOCIALI E TENTATIVI RIVOLUZIONARI IN EUROPA: UNGHERIA, AUSTRIA: “fare come in Russia” NB-> I problemi irrisolti nel 1919 ci aiutano a comprendere quello che succede in Europa nei due decenni successivi, a livello politico ed economico, non sono la causa della Seconda guerra mondiale che scoppia nel 1939. DOPOGUERRA IN ITALIA Dopo gli accordi di Versailles, l’Italia non ottiene tutto ciò che le era stato promesso nel patto di Londra dall’Intesa: oltre al Trentino, all'Alto Adige, al Friuli, alla Venezia Giulia e all'Istria, l'accordo prevedeva l'occupazione della Dalmazia (la cui popolazione era prevalentemente slava) e la rivendicazione della città di Fiume, che però non furono concesse all’Italia. Ciò alimentò i processi di ribellione già in atto e, come non bastasse, si diffuse il sentimento di una “vittoria mutilata”, espressione coniata da Gabriele d’Annunzio. Questo sentimento metteva in luce il fatto che l’Italia venne trattata, in sede dei trattati di pace, più come una potenza sconfitta che come una vincitrice.  Il dopoguerra vede un incremento della conflittualità sociale e degli scioperi: • L’esperienza del fronte favorì il maturare di una “coscienza di classe” tra i proletari. • Il numero degli iscritti a leghe e sindacati cresce radicalmente. • L’inflazione spinge alla lotta per adeguare i salari al costo della vita. • I contadini chiedono (e occupano) le terre promesse a Caporetto. • Combattentismo: gli ex combattenti soprattutto gli ufficiali e i sottoufficiali, reclamano un ruolo nella società, e formano associazioni e movimenti politici. Ø Come conseguenza di ciò, il sistema liberale di Giolitti andò in crisi: assistiamo al passaggio dai partiti di notabili a quelli di massa, nascono il partito socialista e quello popolare (cattolico). Ø Sempre nel 1919 Mussolini a Milano fonda il Movimento dei Fasci di Combattimento , con un programma in cui convivono istanze rivoluzionarie e nazionalismo. Dopo la guerra, non è più possibile escludere le masse dalla politica… o Il suffragio universale maschile del 1912, si estende nel ‘18 a tutti gli uomini maggiori di 21 anni e a coloro che avevano prestato servizio militare. o Cambia il sistema elettorale, da maggioritario a proporzionale (voti=seggi). -> Lati positivi: privilegia la rappresentanza, è una fotografia del voto. Lati negativi del proporzionale: formazione di molti partiti, frammentazione delle forze politiche, instabilità (difficoltà di formare maggioranze in Parlamento). o In parlamento ci sono molti più rappresentanti, con molti più partiti di rappresentanza. Sistema politico da gestire. -> risultato grande frammentazione del Parlamento. Le elezioni del novembre 1919 • I liberali (=Giovanni Giolitti) non hanno la maggioranza da soli, per la crescita dei partiti di massa, cioè del Partito popolare e del Partito socialista • Si presenta, a Milano, un piccolo movimento nuovo: i Fasci di combattimento, fondati da Benito Mussolini, ex socialista, espulso dal partito per il suo interventismo nella Prima guerra mondiale. Nel suo programma in cui convivono istanze rivoluzionarie e nazionalismo. • Giolitti torna al governo, sostenuto dal Partito popolare (cattolico), ma la sua maggioranza è fragile. BIENNIO ROSSO, LA NASCITA DEL PARTITO COMUNISTA E DEL FASCISMO Con l’espressione “Biennio rosso” si indica il periodo tra il 1919 e il 1920, caratterizzato da un notevole protagonismo operaio e da una serie di scioperi riguardanti tutte le categorie dei lavoratori, inclusi i contadini nelle campagne, i quali tornati a casa dal fronte reclamavano l’assegnazione delle terre incolte dei latifondi. Tale fenomeno non fu solamente italiano, ma coinvolse gran parte dell’Europa. La causa principale si deve alle condizioni molto difficili che alcune nazioni vissero una volta conclusa la Prima guerra mondiale, e a ciò si aggiunse l’esempio della Rivoluzione russa del 1917 che voleva essere seguito da larghe fasce dei movimenti di sinistra in Europa. Dal 1921 in poi, lo scenario politico si arricchì con l’entrata dei comunisti. Il Partito Comunista d’Italia nacque, appunto, nel gennaio del 1921, in seguito alla scissione del Partito Socialista al Congresso di Livorno, quando i membri più convinti di voler seguire l’esempio russo decisero di creare una nuova entità politica, finendo per dividere ulteriormente il panorama della sinistra italiana. L’organo di questo nuovo partito è l’”Ordine nuovo”, che inizialmente è un periodico e poi un quotidiano fondato da uno dei fondatori del Partito comunista, Antonio Gramsci. Il 23 marzo 1919, in piazza San Sepolcro a Milano, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento, che nel 1921 si costituirono definitivamente come un vero e proprio partito, assumendo il nome di Partito Nazionale Fascista. I Fasci di combattimento furono sin da subito presentati da Mussolini come un movimento antipartitico e antisistema, cavalcando così il malcontento contro lo Stato liberale. Mussolini, inoltre, rivendicò immediatamente l’uso della violenza in chiave antisocialista, ma come legittima reazione a un conflitto che non era stato avviato dai fascisti, bensì dai socialisti e dai rivoluzionari di sinistra. Il PNF raggiunse rapidamente i 300.000 iscritti (il Partito socialista ne aveva circa 200mila). Il fascismo si era organizzato in squadre locali, che operavano solitamente su base provinciale, attaccando esponenti e sedi dei “nemici interni” da estirpare con la violenza per questo motivo questo periodo viene ricordato come biennio nero. Lo squadrismo era nato in Friuli in funzione anti-slava, e da lì si diffuse in tutto il nord Italia, con le stesse modalità e la stessa retorica, individuando però come nemici non minoranze straniere ma i socialisti. Il Pnf era diventato una organizzazione para-militare. Il numero di vittime non è semplice da calcolare perch gli episodi di violenza furonoé́ migliaia in tutto il Paese e si stimano tra le 2000 o 3000 i socialisti e 600 fascisti. Elezioni del 1921: A queste prime elezioni, il Partito Nazionale Fascista si presenta in una coalizione denominata “Blocchi Nazionali”, coalizione instaurata con i liberali e altri gruppi  Vengono sospesa la libertà di associazione e la libertà di stampa.  Il processo di trasformazione dell’Italia in dittatura si conclude con una nuova legge elettorale nel ‘28 che permette a una sola lista di presentarsi alle elezioni (regime a partito unico), quella fascista e nel ‘29 viene votata dal 90% degli elettori. FASCISMO E CHIESA CATTOLICA La Chiesa, prima della Prima guerra mondiale, era entrata a far parte della politica con il Partito popolare. Il Partito popolare (cattolico), su posizioni antifasciste, viene sciolto, come tutti gli altri partiti oppositori, nel 1926. Nel 1929, Mussolini firma i Patti Lateranensi e la religione cattolica viene riconosciuta come unica religione dello Stato italiano, in cambio i cattolici devono solo fare opere di fede e stare fuori dalla politica. Nel 1931 poi verranno sciolte anche le associazioni religiose e l’Azione cattolica potrà operare solo sul terreno religioso. IL REGIME FASCISTA – caratteristiche e impatto sulla societ italiana à̀ È importante soffermarsi su tre termini: repressione, consenso e totalitarismo. Repressione • Repressione: eliminazione di ogni forma di dissenso, coloro che non rispettavano gli ideali del regime, venivano ammoniti dalle squadre della polizia. • Durante il periodo fascista si usava il termine ammonizione, facendo riferimento al fatto che si veniva segnalati alla polizia. Uno dei principali mezzi di repressione era il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, creato nel 1926 ed eliminato con la caduta del fascismo nel 1943. Ha il compito di sanzionare i reati di tipo politico. Tra le sanzioni c'era anche la condanna a morte, eseguita 31 volte sulle 45 applicate. Consenso • Dietro al termine c’era l’idea che il fascismo non fosse stato solo violenza e repressione, ma che avesse anche saputo costruire consenso in tutti quegli anni al potere. Molti storici però si domandano quante fossero le effettive adesioni al fascismo poiché il concetto di consenso in un contesto di mancata libertà è molto difficile da definire. • Gli strumenti utilizzati dal fascismo per ottenere il consenso possono essere suddivisi in tre gruppi, più un quarto strumento comunicativo, ossia la propaganda, attraverso i giornali, la radio e una serie di altri strumenti comunicativi che venivano usati per creare identificazione tra massa e regime. Gli altri strumenti che sono stati creati per favorire il consenso da parte delle masse e sono il partito nazionale fascista, le organizzazioni fasciste e il welfare state, ossia una serie di iniziative dal settore sanitario a pensioni e assicurazioni, che consentirono al cittadino di avere una serie di protezioni nei diversi casi della vita. 1. Il partito fascista. Il suo nucleo ha inizio dal fascio dei combattenti nel 1921 e dopo le due anime, ossia partito politico e partito armato si separano. Le milizie armate diventano corpo militare dello Stato. Il partito diventa uno strumento per assorbire sempre più persone al suo interno. Il fascismo utilizza la tessera del partito per poter compiere una serie di attività, come cercare lavoro e durante la Seconda Guerra Mondiale per poter ottenere la propria razione del pane e per questo venne chiamata tessera del pane. 2. Le organizzazioni fasciste. L’idea di organizzare e inquadrare le masse fin dalla tenera età dentro a organizzazioni espressione di un partito indica il fatto che siamo di fronte a un partito nuovo, che si rende conto che le masse non possono essere escluse dalla vita pubblica. Vengono create organizzazioni specifiche per fasce d’età e genere. • Figli della lupa→i più piccoli, riferimento alla lupa romana, quindi al passato glorioso dell’Italia; • Balilla→ riferimento sempre al passato, ad una rivolta nella città di Genova in cui un bambino ne fu protagonista; • Avanguardisti→ gli adolescenti. Presenti anche i Gruppi universitari fascisti GUF. Le donne erano presenti nei Gruppi femminili fascisti e massaie rurali. La più grande organizzazione tra queste era l’Opera Nazionale Dopolavoro che organizza il tempo libero dal lavoro di tutti i lavoratori dei diversi settori. 3. Propaganda Il fascismo si rivolge alle masse con operazioni culturali con la diffusione di libri e opuscoli, oltre ai filmati prodotti dall’istituto Luce. TOTALITARISMO Nel 1938 vennero emanate le leggi raziali, che escludevano gli ebrei italiani dalla sciola e dagli impieghi pubblici; venne anche impedito il matrimonio con cittadini non ebrei. Il fascismo, dagli anni ’30, inizia una politica estera molto aggressiva e attua, con questa legislazione, l’esclusione di una parte della popolazione nazionale. La decisione delle leggi da parte di Mussolini viene rimandata all’idea che fosse inevitabile arrivare al nazismo con questa esaltazione dell’identità nazionale del regime fascista, iniziata nelle colonie, Le leggi raziali, nella loro opera di discriminazione e privazione dei diritti, hanno imposto: - il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei; - il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana; - il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico, come banche e assicurazioni, di avere alle proprie dipendenze ebrei; - il divieto di trasferirsi in Italia a ebrei stranieri; - il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali; - il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei, che non fossero convertiti al cattolicesimo e che non vivessero in zone in cui i ragazzi ebrei erano troppo pochi per istituire scuole ebraiche, nelle scuole pubbliche; - il divieto per le scuole di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo. Dal consenso alla propaganda popolare, il fascismo arriva ad avere un controllo totale del Paese e della società italiana. Totalitarismo richiama l’idea di totalità e diversi studiosi hanno sottolineato il carattere totalitario dei regimi sorti in Europa tra le 2 guerre (nazismo in Germania, fascismo in Italia, stalinismo in Unione Sovietica). Questi 3 regimi hanno realizzato, come dice il filosofo antifascista Norberto Nobbio, la totale assunzione della società civile nello Stato, cioè che la società civile, quindi i cittadini, non sono più autonomi rispetto all’ideologia fascista, nazista o staliniana imposta. Un’altra definizione del regime totalitario è come un regime in cui un numero ristretto di persone detiene tutto il potere e lo esercita al di fuori del controllo democratico. Totalitarismo diverso rispetto a quello tedesco Nel 1912 il governo diviene da impero a repubblica, mentre nel 1921 Mao Tse Tung fonda il partito comunista, che inizia una serie di offensive nei confronti dei suoi ex alleati, Chiang-Kai-she. Egli adotta un nuovo metodo di lotta, la guerriglia, (attacchi e ritirate, sfruttando la conoscenza del territorio a causa di una situazione di inferiorità a livello di numeri di soldati) realizzando pian piano una “lunga marcia” fino alla conquista del potere nel 1949 e proclamando la Repubblica popolare cinese. L’India L’india fu la principale colonia inglese, con 1 milione di soldati indiani che combatterono con gli inglesi nella Prima guerra mondiale. Vi era inoltre un problema religioso, l’india era divisa dal punto di vista religioso fra indù e musulmani (in modo pacifico per oltre un millennio). Gli inglesi erano coscienti della divisione e decisero di alimentarla dando l’idea di creare due partiti (religiosi) contrapposti. Gli inglesi fecero ciò per evitare che i due gruppi si unissero contro gli inglesi (diventando troppi a livello numerico). Nel 1935 venne poi garantita più autonomia con la Costituzione. Il modello anticoloniale indiano fu dominato dalla figura di Ghandi, dopo aver studiato a Londra e lavorato come avvocato in Sudafrica, rientra in India, che elabora una forma di lotta politica fondata sulla resistenza passiva per l’ottenimento dell’indipendenza. L’India ottiene indipendente nel 1947, dopo la Seconda guerra mondiale. IL MEDIO ORIENTE Nordafrica La fine dell’impero ottomano dopo la Prima guerra mondiale porta alla nascita di nuovi Stati, tra cui il Nord Africa. I nuovi Stati sono in gran parte controllati dalle potenze occidentali, direttamente o con il sistema dei “mandati”. Ø Maghreb (=Marocco, Tunisia, Algeria): controllato dalla Francia Ø Libia: colonia italiana Ø Egitto: controllato dall’Inghilterra I movimenti anticoloniali sono basati sull’identità religiosa. La religione musulmana è un elemento identitario forte e un collante dei popoli dominati dagli europei in Nord Africa e Medio Oriente. Il dominio coloniale contribuisce a radicalizzare in senso politico la religione musulmana. In questa area troviamo tre stati indipendenti: Turchia (rimasta come nucleo dell’impero ottomano, come repubblica), Arabia Saudita e attuale Iran (ex Persia). Arabia Saudita Caratterizzata da un forte tradizionalismo sia dal punto di vista politico che religioso, che vengono visti come unica entità: autorità religiosa=autorità politica. Possiede in grande quantità il petrolio, sfruttato da compagnie straniere, ma è anche protagonista di una grande arretratezza economica. Turchia Nel 1923 nasce la Repubblica turca dalla dissoluzione dell’impero ottomano, che vede come presidente Ataturk Mustafà Kemal, che instaurerà un sistema autoritario a partito unico dopo un colpo di stato appoggiato dall’esercito. Egli attua una grande modernizzazione che passa attraverso la laicizzazione del paese: l’Islam non è più religione di stato e viene dichiarata la parit fra i sessi, conà̀ l’introduzione del suffragio universale femminile. Verrà anche proibito l’abbigliamento tradizionale turco (velo islamico, cappello maschile). In questo territorio vi erano due minoranze: quella dei greci e quella dei curdi (i primi vennero espulsi, ed entrambe perseguite). Iran È protagonista della modernizzazione da parte della dinastia della famiglia Pahlavi che si ispira alla Turchia di Mustafà Kemal: le riforme attuate riducono il potere delle autorità religiose, tuttavia, si manifesta una resistenza ai modelli occidentali e alla modernizzazione, in risposta a questo tentativo di rivoluzione si pone la rivoluzione Komeinista, con la fine del processo di modernizzazione. L’AMERICA centrale e meridionale America centrale Caratterizzata da una forte instabilità politica e da interventi degli Stati Uniti in America centrale, regione considerata dall'800 in poi il loro “cortile di casa” (dottrina Monroe). In politica vene anche coniato il termine “repubblica delle banane” espressione dispregiativa in riferimento ai paesi del Centro America, i quali erano formati da governi deboli, oligarchie ricche e corrotte, che controllavano le risorse primarie agricole accordandosi con le multinazionali straniere. Messico Problema: il popolo chiede un processo di democratizzazione e superamento del regime autoritario di Porfirio Diaz, che ha modernizzato il paese. A causa di ciò, fra il 1910 e il 1920 avviene la Rivoluzione Messicana, guidata da Francisco Villa ed Emiliano Zapata che, con i loro eserciti, marciano verso il governo centrale per spodestarlo (fu un vero e proprio massacro, con migliaia di morti). Questa rivoluzione inizialmente urbana, poi si estende in tutte le campagne e diventa rurale. Ciò che i contadini chiedevano era la ridistribuzione delle terre che erano solo in mano a pochi. Si parla di rivoluzione rurale “congelata”-> la riforma agraria non verrà attuata. Il governo, comunque, non riuscir a trovare una stabilità fino all’arrivo di à̀ Lázaro Cárdenas (1934-1940) che riuscirà ad attuare la riforma agraria. In Cardenas troviamo un nazionalismo che rivendica l’indipendenza economica e l’emancipazione dei Paesi dal controllo esercitato dalle potenze straniere attraverso le compagnie private che detengono il controllo delle risorse. Grazie a Cardenàs vi fu una nazionalizzazione dei diritti delle compagnie petrolifere straniere, dove fondamentalmente il petrolio diventa il materiale fondamentale di esportazione. America meridionale Brasile e Argentina Il Brasile e l’Argentina si inserirono nei mercati mondiali attraverso le esportazioni di materie prime alimentari fino al 1914. La Prima guerra mondiale rivela la dipendenza economica di questi paesi dalle economie avanzate (Stati Uniti, Inghilterra: fornitori di prodotti industriali, macchinari ma anche di capitali). L’aumento della produttività fu sostanzialmente dovuto: - al sistema della catena di montaggio associata principalmente alla produzione di automobili (fordismo), per cui il tempo necessario per assemblare un’auto si ridusse di 8 volte. Basti pensare che Alla fine degli anni Venti metà del parco macchine mondiale era costituito da Ford T. - all’organizzazione scientifica del lavoro (taylorismo), cioè la divisione del lavoro in mansioni semplici e ripetitive. Taylorismo e fordismo definirono le caratteristiche della moderna fabbrica e società industriale -> Nuova organizzazione del lavoro> caratterizzata da produzione di beni di massa> salari alti> consumi di massa. 21 OTTOBRE DEL 1929, CROLLO DELLA BORSA DI NEW YORK • Cosa successe? Ø Il mercato di beni di consumo era in via di saturazione, perché la crescita della produttività non era compensata da un’equivalente crescita del potere di acquisto. Ø Inoltre, quegli anni furono caratterizzati da una febbre speculativa in cui si desideravano soldi facili in poco tempo e poiché le azioni erano molto richieste, il loro valore saliva rapidamente. Così si acquistavano azioni, aspettandosi che il loro valore aumentasse, per poi rivenderle subito e guadagnare sulla differenza tra il prezzo di acquisto (inferiore) e quello di vendita (superiore). In questo modo molti riuscirono ad arricchirsi in fretta, ma il valore delle azioni smise di riflettere l'effettiva salute economica e finanziaria delle aziende (bolla speculativa). Ø A fine anni 20 non c’era più corrispondenza tra il valore di un’impresa quotata in borsa e il valore e il numero delle azioni di quell’impresa in circolazione. • Conseguenze Le conseguenze furono drammatiche, perché la crisi passò rapidamente dall’economia finanziaria all’economia reale. Le aziende furono costrette a ridurre gli investimenti e in molti casi a chiudere. Coloro che avevano investito in borsa si ritrovarono senza capitali e ridussero i consumi, provocando la chiusura di altre aziende. Entro il 1932 la produzione diminuì del 46%. La crisi, inoltre, coinvolse le banche: le aziende non potevano rimborsare i prestiti e molti istituti di credito furono costretti a chiudere, trascinando nel fallimento le imprese che finanziavano e spingendo i risparmiatori a ritirare il proprio denaro. La conseguenza più drammatica della crisi fu la disoccupazione di massa: tra il 1929 e il 1932 si stima che milioni e milioni di americani restarono senza lavoro. Le risposte dei singoli stati alla crisi furono simili tra loro: • Svalutazione della moneta (per rendere competitive le esportazioni); • Protezionismo (= imposizione di dazi sulle merci importate, per rendere più care le importazioni). Conseguenze globali: Ø Negli anni ’20 l’economia mondiale era fortemente interconnessa e gli Stati Uniti erano i principali fornitori di capitali ad altri Paesi. A causa delle crisi, i capitali vennero a mancare e il commercio internazionale si ridusse, provocando conseguenze gravissime soprattutto nei paesi più deboli. Banche e aziende fallirono in tutta Europa, sia pure in misura diversa a seconda dei Paesi, fu la fine della cosiddetta «prima globalizzazione». GLI STATI UNITI DOPO LA CRISI Il presidente in carica Hoover del Partito repubblicano credeva che l’economia avrebbe recuperato da sola ma non fu così: gli Stati Uniti sprofondarono nella crisi e la disoccupazione raggiunse numeri mai visti. La ripresa ci fu solo con il “New Deal” – nuovo patto – di Franklin Delano Roosevelt, eletto per la prima volta nel 1933. Il piano di riforme economiche e sociali promosso dal presidente statunitense prevedeva: Ø Autorità di controllo sul mercato azionario, quindi l’abbandono della posizione di non intervento dello Stato in economia. Ø Spesa pubblica: indennità ai disoccupati. Ø Sostegno all’occupazione da parte dello Stato: opere pubbliche per creare lavoro. Ø Aumento del deficit, contro la teoria economica classica.
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