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Galileo Galilei: Padre della Scienza Moderna e Primo Comunicatore Scientifico - Prof. Pasq, Appunti di Comunicazione Politica

Comunicazione scientificaStoria della BiologiaStoria della FisicaStoria della chimica

Su galileo galilei, considerato il padre della scienza moderna e il primo comunicatore scientifico nella storia dell'uomo. Esplora come galilei utilizzò stilistiche linguistiche moderne per approcciare la scienza e il mondo, e come le prime forme di comunicazione scientifica pubblica si svilupparono dal '700 in avanti. Anche del ruolo dei musei scientifici, della televisione e dei quotidiani nella comunicazione scientifica, e presenta alcuni esempi di comunicatori scientifici italiani famosi. Inoltre, il documento discute sulla scienza al cinema e in televisione.

Cosa imparerai

  • Che ruolo ha Galileo Galilei nella storia della scienza moderna?
  • Come i musei scientifici comunicano la scienza?
  • Che ruolo hanno i mass media nella comunicazione scientifica?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 16/05/2019

simone-macchi10
simone-macchi10 🇮🇹

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Scarica Galileo Galilei: Padre della Scienza Moderna e Primo Comunicatore Scientifico - Prof. Pasq e più Appunti in PDF di Comunicazione Politica solo su Docsity! Galileo Galilei può essere considerato il padre della scienza moderna e primo comunicatore della scienza nella storia dell’uomo. Nel “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” utilizza scelte stilistico- linguistiche più improntate ad affrontare la scienza e il mondo attraverso un metodo più “moderno”; egli sceglie il volgare come strumento per dialogare con il pubblico più ampio possibile. Allo stesso tempo ha uno stile molto chiaro, attento a spiegare in modo semplice ed efficace i concetti a favore dell’eliocentrismo. Le prime forme di comunicazione pubblica della scienza (dal ‘700) furono le conferenze scientifiche e le dimostrazioni sperimentali aperte al pubblico di non esperti. La Royal Institution (1799) è il primo laboratorio di ricerca britannico divenuto importante nell’ambito della comunicazione della scienza. Il più importante chimico dell’epoca, nonché protagonista di lezioni- spettacolo fu Humphry Davy. Suo successore e allievo, dal 1826, è Michael Faraday (Londra, 1791). Di famiglia povera, inizia fin da giovane a lavorare come apprendista libraio, nella quale bottega ebbe la possibilità di leggere testi di fisica e di chimica, appassionandosi. (il suo nome è associato all’effetto Faraday, gabbia di Faraday e perfino un cratere sulla Luna). 1827, inaugurò una serie di lezioni elementari di chimica, ricolte a studenti di medie e superiori. 1848, tenne 6 conferenze dal titolo “The chemical history of a candle”, nel quale, grazie all’utilizzo di una candela, riuscì a spiegare processi fisici e chimici su idrogeno, ossigeno e anidride carbonica. I Musei scientifici hanno la funzione di comunicare la scienza, ma per farlo devono continuamente incrementare e rinnovare le proprie collezioni e accentuare il livello di interattività. Visitare un museo scientifico di permettere di approfondire l’evoluzione della scienza nella storia e comprendere i più importanti concetti scientifici, che di norma si apprendono a Scuola o Università; in più puoi imparare divertendoti tramite il coinvolgimento diretto, soprattutto per il pubblico di giovanissimi. L’esposizione degli oggetti permette a chi visita il museo di capire l’evoluzione delle osservazioni scientifiche (Mountain View, California, museo della storia del computer). La comunicazione della scienza avviene grazie ai mass media: la televisione occupa il primo posto come fonte di informazione preferita dai cittadini. Attraverso i telegiornali, programmi scientifici (Superquark) con ospiti fissi e numerosi mini-documentari, documentari televisivi trasmessi dai network o su OTT (Discovery Channel, National Geographic), interventi di scienziati in programmi non dedicati alla scienza (Otto e mezzo, Porta a Porta) oppure attraverso servizi di giornalismo investigativo (Report, Le Iene). La scienza può essere comunicata al pubblico tramite i quotidiani. Qui, gli spazi per approfondire gli argomenti sono maggiori rispetto alla TV; esso ha il vantaggio che posso consultarlo non solo a casa, ma ovunque. I maggiori quotidiani godono della possibilità di avvalersi di riviste specializzate (Corriere della Sera, La Repubblica, protagonista di “distorsione della realtà scientifica, caso del Black Hole prodotto dal CERN he secondo il quotidiano avrebbe distrutto il Pianeta. 10 settembre 2010). Gli uffici stampa, sempre più presenti nelle istituzioni scientifiche, assumono un ruolo importante nel settore scientifico: fanno da tramite tra l’Ente di Ricerca e le agenzie stampa (ANSA), i quotidiani, televisione e radio. Il compito difficile è riuscire a rendere “attraenti” le attività di ricerca svolte dagli scienziati, comunicandole in forma semplificata, senza banalizzare il concetto. I siti web delle istituzioni possono essere un canale fondamentale per accrescere la visibilità dell’ente e per completare l’operato dell’ufficio stampa. NASA è sicuramente quello con maggior prestigio al mondo. INGV (Istituto italiano di Geofisica e Vulcanologia) è un esempio di eccellenza nella comunicazione scientifica, svolgendo un lavoro di ricerca e monitoraggio dei rischi geologici. È dotato di un canale YouTube nel quale appaiono video e documentari prodotti dell’Ente che spiegano i concetti generali della sismologia, monitoraggio e ediliza antisismica. (Terremoto Roma 11 maggio 2011) Le riviste di scienza sono sicuramente un importante strumento di divulgazione della scienza. Immagini e articoli possono essere visti e rivisti prima della pubblicazione. Molte di esse hanno un livello di affidabilità molto attenta alla qualità, mentre altre puntano più sulla visibilità che sulla credibilità. SAPERE: primo numero è del 1935, tuttora presente nelle edicole italiane. Fin da subito ebbe molto successo superando le 100.000 copie con articoli di Guglielmo Marconi e Enrico Fermi. LE SCIENZE: 1968 da Alberto Mondadori (copia della Scientific American). Scrivono articoli scienziati che hanno ottenuto il premio Nobel. FOCUS: 1992, è il primo mensile italiano per vendite (800mila ogni mese, 4 milioni lettori). Pubblicata in molti paesi europei, ha lo scopo di “mettere a fuoco” i temi più attuali tra scienza e società. Le immagini e le grafiche sono spettacoli, ma a volte le notizie peccano di affidabilità. I ruoli del comunicatore della scienza: Il comunicatore della scienza studia articoli, libri intervista esperti, utilizza metafore, traduce articoli scientifici e comunicati scritti solitamente in lingua inglese. (Traduttore e Semplificatore). Quando opera in contesta diversi dal classico giornalismo, deve saper utilizzare linguaggio, parole, gesti, musica e immagini adatti al contesto. (Sperimentatore di linguaggi). Egli può fungere da moderatore tra scienziato e persone non esperte: deve fornire elementi scientifici che consentono al destinatario di valutare i rischi e benefici associati ad un determinato evento, come per esempio la costruzione di una diga e conseguente conferenza stampa che spiega ai locali la situazione. (Mediatore fra sapere ed esperienze). Il comunicatore deve contribuire a difendere il metodo scientifico dalle pretese di pseudoscienziati, che vorrebbero imporre le loro convinzioni senza passare dalla comunità scientifica. (Sostenitore del ruolo sociale della scienza). Infine, è tenuto a denunciare situazioni che gruppi di potere hanno interesse di tenere nascosto. Esempio del giornalista di Science Magazine che ha portato alla luca il nesso causa-effetto fra le trivellazioni petrolifere e il terremoto dell’Emilia del maggio 2012. (Giornalista investigativo) I comunicatori della scienza in Italia Lo Stato Pontificio, per secoli, ha frenato a lungo la Comunicazione della Scienza. Nel Risorgimento, invece, ci fu un vero e proprio boom di cominciatori: medici, avvocati, uomini di fede si dedicarono alla botanica, zoologia, geologia e igiene. Dal XX secolo, nonostante i finanziamenti siano diminuiti, il panorama scientifico ha continuato a produrre risultati straordinari. (Nobel: Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia, Renato Dulbecco e Fabiola Gianotti). Piero Angela (Torino, dicembre 1928) è un comunicatore scientifico, giornalista, scrittore e conduttore televisivo. Nonostante una formazione classica, verso il 1968, iniziò a interessarsi allo spazio e produsse una serie di documentari dal titolo “il futuro nello spazio”, sul tema del programma Apollo. Negli anni ’70, ha condotto molti programmi scientifici (“Quark” nel 1981) e si è affermato come collaboratore dalla RAI (primo conduttore Tg2, 1976). Insieme al figlio ha realizzato “Superquark” e “Ulisse-il piacere della scoperta”. Mario Tozzi (Roma, 1959) è un geologo presso il CNR e primo comunicatore italiano a proporre temi legati al vulcanismo, sismologia, rischio idrogeologico e rischi climatici. È noto per aver condotto diverse trasmissioni quali, “Gaia-il pianeta che vive” e “La Gaia Scienza”. Luca Mercalli (Torio, 1966) è un meteorologo e comunicatore scientifico, presidente dalla Società Meteorologica Italiana. Ha partecipato a “che tempo che fa” di Fabio Fazio per circa 10 anni e ha condotto il programma “Scala Mercalli” (Rai3). Ha scritto molte opere di divulgazione della climatologia, “Clima bene comune” e “Prepariamoci”. Fabiola Gianotti (Roma, 1960) è la prima donna ad essere nominata Direttore generale del CERN di Ginevra (1° gennaio 2016); uno dei 10 personaggi dell’anno secondo il TIME. Ogni anno illustra al pubblico le caratteristiche dell’LHC e il Bosone di Higgs. Nel 2924, nasce L’istituto Luce, che si occupava di proiettare film educativi, spesso opera di propaganda che di alfabetizzazione. Nel 1954, la RAI diede il via alla programmazione televisiva improntata sull’informazione (intrattenimento in secondo piano). In Italia, la televisione era uno strumento che rappresentava l’indispensabile, dato l’alto tasso di analfabetismo. Dalla metà degli anni ’69, i registi cinematografici entrano in contatto con la scienza. Roberto Rossellini e il figlio realizzarono i primi cinque episodi di “Età del Ferro” (1965) seguita dai dodici episodi di “La Lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza” (’67-’69). La televisione inizia a restare al passo con i cambiamenti della società e le nuove scoperte come lo sbarco sulla luna. Proprio per questo motivo, la RAI iniziò a trasmettere le tematiche dell’esplorazione spaziale, mandando in onda la telecronaca dello sbarco. Protagonisti dei programmi son anche i disastri ambientali (Chernobyl e Seveso). Nel 1981, viene trasmetto “Quark”: primo vero programma di divulgazione scientifica di Piero Angela, rimasto a lungo l’unico punto di riferimento della comunicazione scientifica in Italia. Utilizzo di metafore e analogie è molto frequente, per avvicinare il telespettatore ai temi più complessi (“è un po’ come se…”). Grazie alla nascita della computer-grafica, il programma si è dedicato anche all’intrattenimento. Inoltre, anche l’utilizzo di docufiction, ricostruzioni interpretate da attori, diventerà un importante strumento di divulgazione scientifica (ideate da Piero, rese importanti dal figlio Alberto Angela). Successivamente, il Gruppo Mediaset a proposto un programma simile, condotto da Alessandro Cecchi Paone, “La Macchina del Tempo” (’97-2006): l’elemento didattico viene eliminato per concentrarsi sul divertimento, grazie all’utilizzo di tecnologie digitali. La scienza nel cinema documentario “An Inconvenient Truth” è un documentario del 2006 creato da Albert Arnold Al Gore, ex vicepresidente durante la presidenza di Bill Clinton, che si basa su interpretazione multimediale utilizzata durante la campagna di informazione sul riscaldamento globale e i cambiamenti climatici (2007, Oscar come miglior documentario e Premio Nobel ad Al Gore, lo stesso anno). Oltre a dati scientifici e statistiche, il documentario presenta momenti della vita provata del protagonista e riflette sull’impatto che il riscaldamento globale può avere sulla vita dei nostri figli e nipoti. “Chasing Ice” è un documentario che racconta la ricerca condotta dal fotografo ambientale James Balog nel 2012: una spedizione per documentare lo scioglimento dei ghiacciai. Grazie al progetto “Extreme Ice Survey”, il fotografo ha tenuto per anni sotto controllo i ghiacciai con l’installazione di 43 telecamere che scattano foto ogni ora; una volta montate in un video, mostrano il drammatico cambiamento dell’ambiente glaciale. Le fotografie hanno maggior impatto dei dati e statistiche. La scienza e la finzione cinematografica Il ‘900 è stato il secolo del cinema che nasce prima di tutto come invenzione scientifica e come applicazione tecnica, fino a diventare una modalità creativa più apprezzata e diffusa dal pubblico a livello mondiale. Grazie agli effetti speciali, il cinema offre divertimento e sorprese, ma soprattutto, i film a tema offrono motivi di riflessione sui temi più delicati (cambiamento climatico, nucleare, inquinamento). Rispecchia e influenza la percezione che il pubblico ha della scienza. Inoltre, ha la capacità e la possibilità di “comunicare la scienza”, avvicinando il pubblico a tematiche scientifiche (“Einstein e Eddington” racconta della teoria della relatività, “Erin Brockovich” parla dell’inquinamento delle falde acquifere). Molti registi vengono ispirati e producono grandi opere cinematografiche, in rado di ottenere il successo tra il pubblico e la critica. Negli ultimi 20 anni sono numerosi i Premi Oca rasseganti ad attori, registi e sceneggiatori di film, nei quali la scienza è protagonista. Cinema e ambiente: “The Day After Tomorrow” (2004) Primo film definite eco-catastrofista: il nemico numero uno dell’umanità è la forza della natura che si ribella alle azioni dell’uomo, causando conseguenze apocalittiche. All’inizio del film, un climatologo, durante una conferenza in India, illustra il meccanismo del blocco della corrente del Golfo, causa dell’inizio de una nuova Era Glaciale. (la stessa spiegazione è fornita d DiCaprio e da Al Gore, nei rispettivi documentari). La reazione degli scienziati del clima è stata rappresentata da una posizione diffidente nei confronti del film; allo stesso tempo, molti hanno espresso la speranza che il disaster movie possa produrre un effetto sulla percezione dell’emergenza climatica globale. Dan Schrag (Harvard University) “è apocalittico e non realistico, ma potrebbe riuscire a smuovere i cittadini americani” Cinema e geologia: “The Core” (2003) La Terra è stata colpita da enormi tempeste magnetiche che provocano tempeste di fulmini, decessi di persone cardiopatiche e attacchi di stormi di piccioni. Josh Keyes, esperto di geofisica, scopre che dietro alle tempeste magnetiche si cela una minaccia ancor più grave: il camp magnetico della Terra si sta riducendo ed è destinato a scomparire. La soluzione è un viaggio al centro della Terra, per causare un’esplosione nucleare che posso “rimettere in gioco” le correnti convettive del nucleo esterno. La finzione cinematografica prende completamente il posto della verità scientifica: l’atterraggio di fortuna dello Shuttle a Los Angeles, la distruzione di Roma e San Francisco e il viaggio attraverso il mantello terreste rendono spettacolare il film. Pertanto, sono presenti alcuni paradossi: il più ovvio è che la pressione all’interno del mantello rappresenta un limite invalicabile per qualsiasi tipo di tecnologia, anche la più avanzata. Non è possibile attraversare il mantello da parte di alcuna sonda, e raggiungere il nucleo (6.000km di profondità). “San Andreas” (2015) Il film prende spunto dal reale rischio sismico legato all’attività della Faglia di San Andreas (California); in un futuro prossimo darà luogo al cosiddetto “Big One”, un terremoto che i sismologi prevedono possa raggiungere magnitudo 8 della Scala Richter. “The Rock” interpreta un elicotterista dei vigili del fuoco, in cerca della ex moglie e la loro figlia quando le città di San Francisco e Los Angeles vengono colpite da un terremoto magnitudo 9.1 (più di 32 volte maggiore di quello che potrebbe verificarsi). Un sismologo (che conferisce “scientificità” al film) assiste alla distruzione totale della Diga di Hoover a seguito di un sisma di magnitudo 7.1. si tratta di un’eventualità impossibile, in quanto la diga è progettata per resistere a terremoto ben più forti. Un’altra esagerazione è l’enorme tsunami che investe le coste californiane, a seguito del sisma di M=9.1 lungo la faglia di San Andrea. In realtà gli tsunami si scatenano quando un terremoto disloca il fondo oceanico (Giappone, 2011). Il tracciato della Faglia è interamente subaereo: uno tsunami in California meridionale è dunque impossibile. (paradossi secondari: strumentazione pseudoscientifica: indicatore per prevedere i terremoti che evidenzia i picchi geomagnetici (impossibile), un terremoto in Nevada non può causare un terremoto lungo la Faglia, l’assistente del sismologo dice in diretta la magnitudo (impossibile)). Cinema e matematica: “Hidden Figures” (2007) “il diritto di contare” è un film che racconta le vicende professionali e personali di tre scienziate, le cui vite sono state intrecciate: Katherine Johnson, Dorothy Vaughan, Mary Jackson. Tuttavia, la storia è incentrata sul risultato di un “team work”, cioè il contributo di molti soggetti per ottenere un unico risultato comune rappresentato dall’invio dell’uomo sulla Luna. È un punto di vista che raramente i registi scelgono di raccontare nei film; il pubblico, solitamente, è abituato alle biografie di un’unica personalità. Nel 1961, le tre amiche lavorano insieme nella sezione “calcolatrici di colore” della NASA: un gruppo di ragazze nere addette ai calcoli, svolti completamente a mano, necessari per il lavoro dell’agenzia, dalle traiettorie delle orbite alla termodinamica dei razzi. Inoltre, nel film viene messa in evidenzia le condizioni di discriminazione razziale negli USA degli anni ’60. Cinema e astronomia: “Interstellar” (2014) È un film diretto da Christopher Nolan affiancato da Kip Thorne, fisico teorico, Premio Nobel per la fisica nel 2017 e uno dei maggiori esperti al mondo di relatività, buchi neri, onde gravitazionali e tunnel spazio- temporali. Grazie al suo contributo, sono numerosi i temi scientifici nel film: ■ Esistenza di pianeti extrasolari (esopianeti) potenzialmente adatti ad ospitare la vita. ■ I tunnel nello spazio-tempo (wormholes) previsti solo da modelli matematici, mai osservati, in cui le regioni dello spazio vengono messe in comunicazione. (scoperti da Einstein e Rosen, raffigurati con disegni il cui lo spazio è ridotto a due dimensioni) ■ Le anomalie gravitazionali associate a buchi neri (blackholes). In un futuro imprecisato nel XXI secolo, una calamità ambientale sta uccidendo i raccolti a livello globale; l’umanità è ii crisi di cibo e gli uomini sono diventati agricoltori per contrastare l’emergenza. La scienza è ormai dimenticata, tanto che ai più piccoli viene insegnato che l’uomo non ha raggiunto la Luna, era solo propaganda. La NASA sta organizzando, in segreto, missioni per scoprire pianeti extrasolari adatti ad ospitare l’uomo. Un ex-astronauta (McConaughey) viene selezionato per una tale missione. Come annunciato al titolo del film, gli esseri umani lasciano il Sistema Solare, diretti verso un’altra galassia; è necessaria una “scorciatoia cosmica” (wormhole), posizionata vicino a Saturno. Il momento più spettacolare è l’atterraggio della navicella su un pianeta ricoperto d’acqua. Qui, la gravità esercitata dal buco nero provoca maree con onde alte come uno tsunami. Nella realtà, non potrebbe mai verificarsi un tale fenomeno, in quanto un pianeta verrebbe disintegrato dalla gravità, come accaduto ad una cometa sgretolata dall’attrazione gravitazionale di Giove, 22 anni orsono.
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