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Appunti corso istituzionale di Storia dell'Arte Medievale, Appunti di Storia dell'arte medievale

Contiene tutti gli argomenti del corso istituzionale di Storia dell'Arte Medievale dal periodo tardo antico e paleocristiano, fino al gotico internazionale in Italia. Il documento contiene sia gli appunti presi a lezione che le integrazioni del manuale.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 18/09/2022

irene-zadra
irene-zadra 🇮🇹

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7 documenti

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Scarica Appunti corso istituzionale di Storia dell'Arte Medievale e più Appunti in PDF di Storia dell'arte medievale solo su Docsity! Storia dell’arte medievale Prof. Cairati Roma: l’arte imperiale dai Severi a Costantino e la dissoluzione del linguaggio classico L’arte imperiale che possiamo considerare come tardo antica è quella che parte dal III secolo e arriva circa al IV. In questo periodo l’arte romana iniziò un processo che portò alla rottura dell’arte tardo antica, quel tipo di arte che fa da spartiacque tra l’arte classica e l’arte medievale. Alcune produzioni artistiche ufficiali videro la comparsa di elementi che andarono a formare l’arte plebea e provinciale; altre produzioni ebbero una tradizione di tipo ellenistica. L’arte plebea e provinciale Nella prima dominavano alcune esigenze pratiche ed immediate, si cercava: l’economicità, la celebrazione del committente dell’opera, l’immediatezza della narrazione, la facile leggibilità. Si adottavano alcune soluzioni intuitive, che sacrificavano le regole fondamentali del naturalismo classico, per evidenziare alcuni particolari e alcuni significati simbolici:  si impostava una dimensione gerarchica delle figure (o di alcune parti del corpo);  si deformava la prospettiva;  si rappresentavano contemporaneamente scene avvenute in momenti diversi;  si accentuava l’espressività; L’arte provinciale è quella che si forma nelle province romane, spesso si tende a distinguere le province orientali da quelle occidentali: nelle prime vi era un forte retaggio ellenistico; mentre nelle seconde si diffuse l’arte plebea. Alcuni esempi di quest’arte sono:  Arco di Settimio Severo , Foro romano (Roma), III secolo Arco trionfale a tre fornici, dedicato dal Senato all’imperatore Settimio Severo e ai suoi due figli, Caracalla e Geta, per celebrare la vittoria sui Parti, ottenuta con due campagne militari. È in marmo, con tre fornici inquadrati da colonne sporgenti di ordine composito, le quali si trovano su plinti sui quali sono scolpiti Vittorie e barbari. I fornici laterali comunicano con quello centrale grazie a piccoli passaggi arcuati. L’arco presenta un’iscrizione che spiega la dedica del monumento. Probabilmente sopra l’attico si trovava una quadriga imperiale in bronzo. I due lati principali erano decorati da rilievi, ai lati del fornice centrale si trovano le Vittorie alate con trofei e sopra di esse dei genietti rappresentanti le 4 stagioni; sui fornici laterali vi sono le rappresentazioni dei fiumi. Sui fornici minori corre un piccolo fregio, sul quale è scolpita la processione trionfale ad alto rilievo e nei quattro pannelli sono rappresentate le campagne militari. Chiari riferimenti alla colonna traiana e aureliana. Anche nell’arco venne usata la tecnica del trapano, che fa si che lo sfondo non fosse liscio e dona un effetto chiaroscurale  Arco di Costantino , vicino al Colosseo (Roma), IV secolo Arco trionfale a tre fornici, dedicato dal Senato a Costantino per celebrare la sua vittoria contro Massenzio. È in marmo, tranne l’attico (accessibile) è in muratura e cementizio, rivestito poi in marmo. I marmi usati sono diversi, molti sono stati reimpiegati da monumenti più antichi. I tre fornici sono divisi da colonne sporgenti, su alti plinti decorati con Vittorie. - Nell’attico compare un’iscrizione, affiancata da coppie di rilievi dell’epoca di Marco Aurelio, mentre sui lati minori sono collocate lastre pertinenti ad un fregio di epoca traianea; - Al livello inferiore, sui lati principali, sono collocate coppie di tondi risalenti all’epoca di Adriano; - Sotto è presente un lungo fregio a basso rilievo, scolpito durante l’epoca costantiniana. Costantino vuole mettersi allo stesso livello degli imperatori che in passato sono stati apprezzati, che sono stati lodati e che sono degni di memoria, i loro volti, però, sono stati modificati e al loro posto vi è rappresentato Costantino. L’arte paleocristiana È il termine che designa la produzione artistica dei primi secoli dell’era cristiana, indicativamente tra il IV e il VI secolo d.C., arte che con il tempo andrà sempre più a differenziarsi da regione a regione (arte bizantina, arte ravennate, ecc…). In ambito architettonico non vi furono innovazioni, ma si adattarono modelli preesistenti alle esigenze e ai simboli della nuova religione. Tra i primi seguaci del cristianesimo vi furono i ceti più poveri e gli schiavi, solo con il tempo anche i ceti più alti iniziarono a convertirsi e furono loro a mettere a disposizione le loro abitazioni per le riunioni religiose, facendo così nascere le domus ecclesiae (casa dell’assemblea / casa della chiesa), antesignane delle chiese: un vero e proprio edificio privato, adattato alla necessità del culto, nella quale si radunavano i primi cristiani in epoca precedente all’editto di Costantino. L’identificazione di questi non è facile, ma alcune sono state ritrovate sotto delle chiese costruite successivamente. Solitamente si trattava di case con un cortile centrale, sul quale si aprivano una serie di sale, e solitamente vi era una stanza più grande in cui si riuniva la comunità ed una più piccola adiacente che serviva per l’agape (dove si celebrava l’eucarestia) e a volte ve ne era una terza, usata come battistero. Nemmeno le catacombe erano strutture tipicamente cristiane Esse esistevano già, si tratta di aree cimiteriali sotterranee, solitamente scavate in rocce facilmente lavorabili. Sono poste sempre al di fuori della città ed i terreni sulle quali erano costruite appartenevano a privati. Il sito è di fondamentale importanza per il cattolicesimo, in quanto è riconosciuto come luogo di sepoltura di San Pietro, lo stesso in cui subì il martirio.  Basilica di San Giovanni Laterano (antica), Roma, IV secolo pianta longitudinale, divisa in cinque navate separate da colonne; vi è un arco trionfale che divide la navata centrale dal transetto. È sviluppata in verticale e nella navata centrale le colonne sono sormontate da una zona di muro con finestre, il cleristorio, fondamentale per l’illuminazione, il soffitto era coperto a capriate lignee. Facciata a capanna o a salienti. Nell’abside si trovava la cattedra vescovile ed era diviso dalle navate da un transetto “primitivo”. Tra la navata e la parte dedicata all’altare venne posto un fastigium, cioè una grande struttura su quattro colonne che sorreggevano un frontone con statue d’argento e lampade d’oro.  Basilica di Santa Sabina , Roma, V secolo pianta longitudinale, divisa in tre navate separate da 12 colonne doppie antiche; presenta un grande abside semicircolare in corrispondenza nella navata centrale. Non ha una facciata, in quanto si trova inglobata nel nartece, il quale era preceduto da un quadriportico. Le pareti sono lisce e la luce era data dal cleristorio. L’ingresso principale è chiuso da una porta lignea costituita – in origine – da 28 riquadri in cui vi sono rappresentate scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Tre capitali cristiane Costantinopoli Fu Costantino che decise di rendere Bisanzio la nuova capitale dell’Impero, quando Roma non sembrava più essere all’altezza di questo compito. Tra il IV e il V secolo l’Impero subì numerose divisioni e aggregazioni, fino ad arrivare a Giustiniano, l’ultimo che cercò di fondare l’antico impero di Roma, senza però riuscirci veramente, e dopo di lui questo progetto venne abbandonato. Bisanzio cambiò nome, diventando Costantinopoli e divenne quattro volte più grande, crescendo in scala monumentale. Le mura vengono ampliate, così come vengono migliorati diversi ambienti cittadini: la rete stradale, l’acquedotto, il palazzo imperiale. La città è articolata intorno a tre edifici: il palazzo imperiale con l’ippodromo (richiama il Circo Massimo di Roma), il foro e la chiesa dei Santi Apostoli. Il foro ha pianta circolare; al centro si colloca una colonna con in cima la statua di Costantino, rappresentato come Helios, la colonna poggiava su uno zoccolo dove venivano accese le candele votive per l’imperatore.  Chiesa dei Santi Apostoli , Costantinopoli, IV – VI secolo oggi distrutta; possediamo solo una miniatura dalla quale possiamo dedurre che avesse una pianta a croce greca, un cortile con dei portici, dei colonnati e delle esedre; all’interno erano presenti anche delle fontane e doveva contenere la tomba di Costantino. Questa chiesa, insieme a Santa Sofia divennero, nel corso del tempo, importanti luoghi di pellegrinaggio.  Chiesa di Santa Sofia , Costantinopoli, IV secolo oggi è una moschea (non visitabile). In origine era una chiesa dedicata a Gesù Cristo il Salvatore. Pianta longitudinale, l’abside è semicircolare all’interno e poligonale all’esterno; all’ingresso presentava un atrio o un nartece molto vasto. Originariamente divisa in tre navate, con Giustiniano divennero cinque: quella centrale è dominata da una cupola che poggia su pennacchi e archi retti da enormi pilastri, il resto presenta esedre con semi cupole. Le navate sono divise tra di loro da un ordine di cinque arcate su colonne, sopra le quali vi sono sette arcate più piccole, il matroneo; tra esso e la cupola si trova il cleristorio. Le finestre si trovano anche all’imposta della cupola, che la fanno sembrare sospesa. All’interno è impreziosita da marmi e mosaici.  Chiesa dei Santi Sergio e Bacco (Piccola Santa Sofia), Costantinopoli, VI secolo ha un carattere privato, una pianta centrale, quadrata, all’interno del quale è ricavato un ottagono che contiene la cupola a spicchi, attorniata da esedre e all’imposta vi sono delle finestre. L’abside è semicircolare all’interno e poligonale all’esterno; un ordine di colonne divide la zona centrale dal deambulatorio. Presenta un nartece all’ingresso. Inoltre, sembra, che ci fosse un piano interamente destinato all’imperatore. Si sono conservati i fregi e i capitelli a cesto polilobato, dai quali si può vedere l’effetto del trapano e la raffinata decorazione usata; vi sono rapporti sia con l’arte plebea, che si fonde su quella provinciale bizantina: ieraticità, frontalità, valore sacrale, gerarchie, lavoro per masse, prospettive a volo d’uccello. Milano Al centro la città aveva un grande foro quadrangolare, nel quale confluivano le strade principali della città. Vi era poi un ippodromo, un palazzo imperiale, un anfiteatro, un sistema termale. All’epoca di Costantino il vescovo della città era Mirocle, il quale avviò la costruzione di importanti chiese, specialmente in quanto la città dovette ospitare diversi concili nel corso degli anni. Si diede l’avvio ad un sistema particolare, quello dell’episcopio, cioè il sistema di cattedrale, palazzo vescovile e battistero; a Milano, in particolare, si crea un sistema di doppie cattedrali – una per l’inverno ed una per l’estate -, mentre il palazzo vescovile rimase unico, così come il battistero. A Milano sono presenti, quindi:  Basilica minor o vetus, intitolata a Maria Maggiore, Milano, IV secolo si trova dove sorge ora la zona absidale dell’odierno duomo ed era la cattedrale invernale. Abbiamo molte incertezze su come dovesse essere: sembra che fosse composta da due ambienti rettangolari, privi di abside, collegati tra loro da un vano centrale e da una piccola sala con battistero. Le aule erano divise in tre navate ed avevano soffitto a capriata. Aveva un quadriportico esterno.  Basilica maior, intitola a Santa Tecla, Milano, IV secolo si trova in piazza duomo ed era la cattedrale estiva. Presenta almeno tre fasi di costruzione: i. Basilica a pianta longitudinale divisa in cinque navate separate da colonne; il transetto è presente, ma non è sporgente ed è diviso dalle navate da delle murature ed anche esso è diviso in cinque navate separate da colonne. L’abside è semicircolare. ii. L’abside viene ricostruito, più profondo e viene costruita una solea, cioè una lunga e stretta passerella che mette in comunicazione il transetto con la navata centrale. iii. L’ultima fase è quella romanica, durante la quale viene rifatta nuovamente la zona del presbiterio, che viene spostato più ad Oriente e sopraelevato con dei gradini, andando a creare una sorta di cripta. I documenti affermano che per la realizzazione di questa cattedrale sono stati utilizzati dei materiali ricchissimi e questo fa pensare ad una sovvenzione imperiale.  Battistero di San Giovanni alle fonti , Milano, IV secolo Collegato alla basilica di Santa Tecla. Pianta ottagonale, agli angoli sono scavate una serie di nicchie, alternate tra pianta rettangolare e semicircolare, contornate da colonne. Al centro vi era la vasca battesimale. L’alzato probabilmente presentava un doppio ordine di colonne e una galleria deambulatoria, il tutto chiuso da una cupola. Il pavimento era un accostamento di tessere di marmo bianche e nere, il cosiddetto opus sectile. Sant’Ambrogio promuove la costruzione di un’importantissima serie di basiliche fuori dalla città, nelle quali sono custodite importanti reliquie:  Basilica martirum, , Milano, IV secolo Essa contiene le reliquie dei santi martiri Gervasio e Protasio, accanto ai quali Sant’Ambrogio stesso si farà seppellire. Pianta longitudinale, divisa da tre navate, senza transetto, con quadriportico antistante (grande quanto la chiesa); le tre navate terminano tutte con un’abside, quello centrale ha dimensioni maggiori. La navata centrale è composta da quattro campate, di cui l’ultima è sormontata da una cupola (sotto la quale si trova il presbiterio) e le altre tre da volte a crociera, provviste di costoloni; le due navate laterali sorreggono i matronei, e hanno otto campate. La luce proviene dalle finestre in facciata e dal tiburio di pianta ottagonale. Il tetto era in legno, con la parte centrale a doppio spiovente. Ai lati della facciata vi sono due campanili. Possiede una cripta. Al suo interno presenta numerosi e importanti mosaici, specialmente quello del catino absidale dove troviamo al centro Cristo redentore tra i Santi Gervasio e Protasio, mentre ai lati vi sono due scene della vita di Ambrogio: le figure sono statiche, vestite tutte uguali, ciò che cambia è il volto, che pare un ritratto, vi è una forte semplificazione delle forme (arte plebeo provinciale + naturalismo); ricrea l’ombra per dare realismo e volume. Lo sfondo non è verde e blu.  Basilica virginum, di San Simpliciano, Milano, IV secolo Costruita su un’area cimiteriale, conserva le reliquie dei santi Martino, Sisinio e Alessandro. Ha una pianta cruciforme longitudinale, divisa in tre navate separate da quattro pilastri circolari in mattoni, tutte ricoperte da volte a crociera. Il transetto è sporgente, sul quale vi sono una serie di aperture che fanno entrare la luce, e l’abside è semicircolare. In prossimità del presbiterio vi è un tiburio ottagonale. La facciata: nella parte inferiore presenta arcate che incorniciano i portali; nella parte superiore mostra delle finestre e degli archetti decorativi. Sul fianco vi è un campanile.  Basilica apostolorum, di San Nazaro, Milano, IV secolo Contiene le reliquie di San Nazaro, il quale è seppellito nella zona dell’abside; la tomba è estremamente decorata con marmi, i quali andranno poi ad abbellire anche la chiesa stessa. Ha una pianta longitudinale, con un’unica navata, un’abside semicircolare, un transetto con largo sviluppo movimentato da due absidiole nei bracci (per un totale di quattro + il principale). sono intervallata da candelabre e da drappi bianchi, che formano una corolla di fiore; - nell’anello esterno, a fondo azzurro, vi sono una serie di finte architetture tripartite, con una nicchia o un’esedra al centro di ciascuna, affiancata da due strutture portate da quattro colonne ai lati: al centro delle otto nicchie centrali si trovano quattro altari con il Vangelo aperto, affiancate da sedie vuote, in cui sederanno i giusti, e quattro troni vuoti con le insegne di Cristo. Anche le pareti vennero decorate: - nel registro superiore si trovano otto archi, che contengono tre archetti ciascuno: quello esterno presenta una finestra, mentre i due laterali sono decorati da stucchi che raffigurano i profeti; - al piano inferiore si trovano otto archi ciechi su colonnine, al cui interno sono poste lastre di porfido e marmo verde, in riquadri geometrici. Gli archivolti sono occupati da mosaici, raffiguranti racemi di vite e figure umano, vengono aggiunte delle iscrizioni latine, con riferimenti biblici. I corpi rappresentati sono monumentali, c’è il movimento e il riferimento al naturalismo è evidente; la consistenza plastica è notevole e testimonia la continuità con l’arte classica.  Mausoleo di Galla Placidia , Ravenna, V secolo Di questo organismo faceva parte anche la chiesa di Santa Croce, che oggi è distrutta, i due edifici erano collegati da un nartece. La tradizione vuole che in questo luogo fosse sepolta Galla Placidia, ma non è così in realtà, in quanto ella si trova a Roma; forse era dedicato a San Lorenzo. È una pianta con sviluppo longitudinale, a croce latina (quasi greca), presenta una cupola al centro, ricoperta esternamente da un tiburio a base quadrata. L’esterno è in laterizio. I bracci sono movimentati da lesene, che inquadrano archi ciechi con semplici timpani e presentano sulla copertura un tetto a due spioventi. All’interno, alla fine dei bracci sono presenti tre sarcofagi in marmo. L’interno è sfarzoso per via della policromia dei mosaici. La cupola domina lo spazio interno ed è affiancata sui lati da quattro lunette; altre quattro lunette si trovano alle estremità dei bracci, i quali sono coperti da volte a botte. La rappresentazione mosaica è escatologica – apocalittica. La cupola è dominata da una croce dorata, attorno alla quale ci sono delle stelle, negli angoli vi sono i simboli dei quattro evangelisti (il tetramorfo). Le cornici nastriformi inquadrano le lunette che raffigurano figure di santi e profeti; nelle volte a botte dei bracci della croce vi sono elementi a tralci vegetali che scaturiscono dalla base, circondati da cornici con elementi geometrici che recano al centro un clipeo con il monogramma di Cristo e con le lettere alfa e beta; due lunette hanno poi elementi vegetali, una il Buon Pastore e una il martirio di San Lorenzo. Il paesaggio rappresentato è di tipo naturalistico e c’è una forte ripresa della tradizione antica, vi è plasticità, le figure sono monumentali.  Battistero degli ariani , Ravenna, fine V secolo Pianta ottagonale, con absidiole nel registro inferiore e finestre ad arco in quello superiore. L’esterno è in laterizi e lungo il perimetro correva un deambulatorio che si interrompeva solo quando incontrava l’abside rivolto ad oriente. L’interno si presenta spoglio, con la muratura a vista e privo di arredi; tranne la cupola, la quale è interamente decorata a mosaico: al centro è rappresentata la scena del battesimo di Cristo, nel giro esterno vi sono i dodici apostoli e il trono vuoto dell’etimasia (ricorda la seconda venuta di Cristo, segno apocalittico) raffigurante una croce gemmata. Rompe con la tradizione classica e si manifesta sempre di più la componente bizantina: il fondo è oro e dona l’impressione di irrealtà; le figure sono statiche, ieratiche e frontali, sempre più appiattite, scompare il senso di profondità e di volume.  Chiesa di Sant’Apollinare Nuovo , Ravenna, VI secolo Probabilmente era stata concepita come una chiesa palatina ed originariamente doveva essere dedicata al Salvatore. Ha una pianta longitudinale divisa in tre navate da colonne con basi quadrate, è priva di transetto ed è preceduta da un nartece; l’abside è semicircolare all’interno e poligonale all’esterno. La luce è data dalla presenza di un cleristorio. L’esterno è in laterizio e presenta una facciata a salienti. L’interno è ricco, le colonne sono ispirate a modelli orientali: hanno capitelli corinzi, ma viene inserito il pulvino. Contiene, inoltre, splendidi mosaici, organizzati lungo tre registri: - nella fascia più alta ci sono gli episodi della vita di Cristo, alternati da motivi allegorici, che raffigurano un padiglione con due colombe; - il secondo livello ha le finestre e ad esse sono intervallate figure di santi e di profeti; - l’ultimo livello ha una sovrapposizione di scene: o dell’epoca di Teodorico abbiamo solo un frammento che rappresenta il palazzo e dall’altra parte vi è raffigurato il porto di Classe, probabilmente sotto le arcate del palazzo doveva trovarsi l’imperatore con la corte, ma questi sembrano essere stati cancellati in una sorta di damnatio memoriae quando la chiesa è stata adibita al culto cattolico (è testimoniato dalla traccia di mani sotto la tenda); o a queste scene si accompagnano le figure di santi martiri e sante vergini, di epoca successiva. Le figure sono statiche, frontali, si è perso lo sfondo naturale a favore di quello oro, l’effetto è bidimensionale, le tessere stesse sono più piatte, le campiture dei colori più larghe. Viene ripresa l’iconografia della prima arte cristiana e i rapporti gerarchici; la scena viene semplificata, il paesaggio è piatto e paratattico, si usa nuovamente la prospettiva a volo d’uccello. Inoltre, le figure sono tutte uguali, non c’è più distinzione.  Chiesa di San Vitale , Ravenna, VI secolo È a pianta centrale monumentale, la pianta è ottagonale con cupola al centro – esternamente coperta da un tiburio -, attorno è presente un deambulatorio; obliquamente all’ingresso c’è un’ardica (nartece) affiancata da due torri. Vi era poi un portico su tre lati. Il presbiterio conduce all’abside, semicircolare all’interno e poligonale all’esterno. Ha un forte sviluppo verticale. All’interno vi è un continuo ripetersi di archi, un susseguirsi di colonne ed esedre, i pulvini staccano l’arco, sospingendolo verso l’alto; su di essi, inoltre, sono raffigurate sagome zoomorfe e la croce. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un’importante decorazione musiva. Sull’arco che immette nell’abside ci sono degli Angeli, con la Gerusalemme e la Betlemme celeste; nel catino absidale c’è Cristo giudice, che legge i sette sigilli e porge una corona trionfale a San Vitale., assiso su un globo circondato da angeli. Sulla volta del presbiterio vi è un agnus dei; vi sono poi coppie di trifore sormontate da lunette con scene di sacrificio; nelle lunette superiori vi sono angeli, vite dei profeti, tetramorfo, Giustiniano e Teodora. Si vuole rappresentare la Regalis Protestas. Figure frontali, molto simili – tranne che nei volti -, piatte, fisse, ieratiche, bloccate, in rapporti gerarchici. Il tema è quello dello sfarzo e della ricchezza, spicca il decorativismo.  Chiesa di Sant’Apollinare in Classe , Ravenna, VI secolo Classe era il porto e la prima sede vescovile. Sant’Apollinare viene eretta sulla tomba del santo. Ha una pianta longitudinale, divisa in tre navate separate da colonne – con capitelli che rielaborano il modello corinzio e presentano un pulvino -, senza transetto, l’abside è semicircolare all’interno e poligonale all’esterno ed è affiancata da pastofori (sacrestie); sul lato opposto, dove c’è l’ingresso è presente un nartece. Le navate sono coperte da un soffitto ligneo a capriate e la facciata ha un andamento a salienti. Ci sono numerose finestre. La decorazione musiva ha una sorta di parallelo con San Vitale: nel catino absidale troviamo al centro un tondo con una bordura ora e rossa, all’interno del quale vi è un cielo stellato dove campeggia una croce con il volto di Cristo all’incrocio dei bracci, e vi sono l’alfa e l’omega e la mano benedicente di Dio. Ai lati del disco ci sono Elia e Mosè, con delle iscrizioni; sotto ci sono tre agnelli, con la testa rivolta verso il disco, essi sono Pietro, Paolo e Giovanni: la scena è stata interpretata come la trasfigurazione sul monte Tabor. Sant’Apollinare è raffigurato come l’Orante della prima iconografia cristiana e verso di lui si rivolgono alcuni agnelli, che rappresentano la comunità. Forte decorativismo, recupero del naturalismo nel paesaggio, bidimensionalità, frontalità delle figure. La scena è leggibile e caratterizzata da una forte simmetria.  Mausoleo di Teodorico , Ravenna, VI secolo Si distingue da tutte le altre costruzioni ravvenate in quanto non è in mattoni, ma in blocchi di pietra. Ha una pianta centrale, decagonale ed è caratterizzato su due ordini: - il primo è esternamente decagonale, con nicchie su ciascun lato coperte da solidi archi a tutto sesto, mentre all’interno ha un vano cruciforme, con destinazione di camera sepolcrale; - il secondo è più piccolo, raggiungibile da una scala esterna e anticamente circondato da un deambulatorio con colonnine, del quale restano solo tracce nell’attaccatura di archi alla parete: forma decagonale all’esterno, ma diviene circolare al livello del fregio; il vano interno è circolare, con una sola nicchia ad arco provvisto di croce. La copertura è formata da un enorme unico monolite a forma di calotta; su di esso si trova una fascia decorativa con un motivo “a tenaglia”, unica testimonianza di oreficeria gota a Ravenna. Arte al tempo delle invasioni barbariche L’arte guida di questo periodo diventa l’oreficeria, vengono fatte le decorazioni di else, di spade, di corazze e oggetti tipici nell’uso comune. L’oreficeria barbarica ha principalmente due stili: i. Stile policromo: presenta delle cellette dove vengono inserite delle pietre o delle paste vitree, spesso di colore rosso; raggiunge il vertice con le produzioni franche e longobarde. ii. Stile animalistico: che si distingue in due tipi, il primo è caratterizzato da animali i cui corpi sono divisi in sezioni e sono caratterizzati da una forte geometrizzazione; il secondo presenta animali leggermente deformati, allungati in “nastri” che si intrecciano in forma simmetriche senza pretese di naturalismo. I Longobardi  Chiesa dei Santi Cosma e Damiano , Roma, VI secolo Forte riuso, recupero del classico. Importante per il mosaico presente nella zona absidale: dove si vede Cristo stante che rege un rotolo con una mano e con l’altra indica una stella; alla sinistra vi sono San Paolo, San Cosma e Papa Felice IV, mentre a destra San Pietro, San Damiano e l’imperatore Teodorico; mentre nella parte inferiore vi sono dodici agnelli che alludo ai dodici apostoli. Si nota il forte simbolismo, la staticità, l’espressività congelata, il naturalismo nelle vesti e nell’accenno paesaggistico; i personaggi vengono caratterizzati, la plasticità viene evidenziata dalle ombre.  Chiesa di Santa Maria Antiqua , Roma, VI secolo Viene ricavata negli ambienti di rappresentanza dei vecchi palazzi imperiali, forse era una cappella palatina. Ha una pianta longitudinale, con tre navate separate da pilastri; un presbiterio di pianta quadrata e una singola abside affiancata da cappelle. La decorazione interna presenta un ciclo di affreschi nella zona del presbiterio e di questo sono state individuate quattro fasi successive di decorazione; si vedono chiaramente l’influenza bizantina e degli spunti derivanti dall’arte siriaca e palestinese.  Chiesa di San Clemente , Roma, VI secolo In questo periodo vengono realizzati l’altare e la schola cantorum, viene installato un nuovo pavimento a mosaico floreale, in gran parte ancora visibile.  Chiesa di Santa Prassede , Roma, VIII secolo Pare essere una semplificazione della Basilica di San Pietro, e viene ripresa la tradizione paleocristiana. Ha una pianta longitudinale, divisa in tre navate separate da una serie di colonne; c’è un transetto leggermente sporgente e un’abside semicircolare. All’esterno vi è un portale con scalinata e un portico. Importante all’interno della chiesa è il sacello di San Zenone, al quale si accede attraverso la navata destra. dove domani il fondo dorato, la simmetria, dove le forme sono semplificate, vi è l’uso di grandi campiture bianche che definiscono le figure, c’è l’idea di movimento e una certa espressiva vitalità. Affreschi di Santa Maria Foris Portas Gli affreschi di Castelseprio sono un ciclo di pitture, datate tra il VI e X secolo (ma gli studi di datazione sono ancora in corso ed incerti), nella chiesa di Santa Maria Foris Portas e sono opera di un pittore anonimo, probabilmente bizantino. Il ciclo rappresenta scene dell’infanzia di Cristo, ispirate specialmente ai Vangeli apocrifi. Esso è si trova su due ordini e gli episodi si susseguono l’uno dopo l’altro senza alcuna cornice divisoria. Tra scena e scena, sopra le finestre, sono dipinti dei medaglioni – di cui se ne sono conservati pochi -, tra cui quello con il Cristo Pantocratore. Interessante è la tecnica compositiva, che lascia emergere una sorta di schema prospettico e un chiaro realismo nella rappresentazione degli ambienti, di figure umane e di animali. La qualità delle pitture è molto alta, con una narrazione fluida, con la capacità di creare uno spazio tridimensionale; la tecnica pittorica è sapiente, con pennellate decise, velature che danno una luminosità diffusa e ombre ben definite. La Rinascenza carolingia Ci troviamo nel periodo in cui Carlo Magno diventa re e successivamente imperatore, allargando il suo dominio in gran parte della Gallia, della Germania e dell’Italia, dando avvio ad una vera e propria dinastia che prenderà il nome di carolingia. Si sviluppa, in questo periodo, una rinascenza che vuole far rivivere il mondo romano cristianizzato dell’epoca di Costantino. La rinascenza è uno strumento politico utilizzato da Carlo Magno per dare omogeneità a aree assai diverse tra loro per usi, costumi, e lo fa riprendendo come modello l’antico; una ripresa che avviene in maniera consapevole e sistematica: il recupero avviene, però, in tutti i campi e vuole, in primo luogo, riaffermare un potere unico e universale fondato sulla legge cristiana e romana; viene ripristinato il diritto romano e Carlo si allea con la Chiesa e con il Papa. Viene coniata nuovamente una moneta, dove viene spesso rappresentato Carlo stesso. Si promuove l’istruzione, e viene creato un nuovo tipo di scrittura, la cosiddetta carolina: chiara, modellata su esempi classici, elegante, in cui le lettere sono singole, è minuscola, quadri lineare. E si cerca di adottare anche un unico linguaggio. La ripresa del tardo antico e dell’antichità avviene in due modi:  facendo riferimento alla classicità;  l’antico è desunto anche da modelli orientali e longobardi. Le singole culture locali non muoiono, riescono ad avere una loro voce. Ritornano le arti maggiori e i campi in cui la rinascenza è più evidente sono l’architettura, la miniatura, la pittura, la scultura e l’oreficeria. L’architettura Abbazie di Lorsch e di Corvey sur Weser L’architettura diventa l’arte privilegiata ed è fondamentale nell’imitazione delle opere antiche.  Palazzo imperiale ad Aquisgrana , Aquisgrana, VIII – IX secolo È andato distrutto, rimane solamente la cappella palatina. Ma si crede che il complesso prevedesse alloggi dislocati intorno a quadriportici, un’aula per le udienze con annessa sala del tesoro, un ingresso monumentale e una cappella palatina. Concepito secondo un modulo quadrato: l’aula per le udienze ha pianta longitudinale con un’abside semicircolare a occidente.  Cappella Palatina , Aquisgrana, IX secolo Ha una pianta centrale con deambulatorio con pilastri cruciformi che formano un ottagono, il quale sostiene la cupola. L’abside è a pianta quadrata, l’ingresso è preceduto da un quadriportico; presenta un corpo sporgente, chiamato westwerk, di pianta quadrata, con torri semicircolari. Vi sono due ordini di gallerie: - al piano superiore ci sono due colonnati che scandiscono lo spazio, in modo rotatorio e ascensionale, formando una sorta di tribuna, dove si trova il matroneo e il trono dell’imperatore; - al piano inferiore vi sono grandi archi a tutto sesto, che poggiano su poderosi pilastri. La cupola è preceduta da un tamburo finestrato, costituita da una volta a padiglione, mentre all’esterno è chiusa dai due spioventi del tetto. Ha una decorazione a mosaico con Cristo in trono con veste purpurea, circondato dai vegliardi dell’Apocalisse. Grande risalto delle masse murarie. Il pavimento è decorato con un intarsio alla cosmatesca (=tasselli geometrici con marmi colorati). Forte appiattimento volumetrico, stilizzazione dei modelli, forte valore lineare. Non mancano elementi bronzei. Il westwerk è un’innovazione carolingia e costituisce una sorta di facciata, ha un corpo (una pianta) tutta sua, solitamente quadrata, ed è un edificio autonomo a più piani.  Abbazia di Corvey , Corvey, IX secolo Pianta centrale a forma quadrata. Al primo piano vi è l’ingresso e si vedono volte a crociera sorrette da colonne a pilastri; si sviluppa poi su più piani, dove le masse murarie sono ben accentuate. Il westwerk su tre lati presenta delle gallerie, mentre il quarto lato è aperto sulla navata della chiesa. L’interno è decorato da mosaici ed esternamente ha l’aspetto di un bastione difensivo con delle torri; nella parte alta ci sono bifore e finestre in quella bassa.  Abbazia di Lorsch , Lorsch, VIII secolo Edificio di piccole dimensioni, presenta una gradinata sopra la quale si aprono tre fornici, affiancati da semicolonne con capitelli corinzi, che reggono un architrave; sopra vi è una grande aula con tetto a spiovente, il secondo ordine ha lesene o paraste scanalate con capitello ionico, che reggono un architrave piegato a 45°, il quale ha solo valore decorativo e non più funzionale. Grande uso sapiente della bicromia, evidenziata da scacchi, losanghe ed esagoni. All’interno vi è un forte decorativismo, dato dagli affreschi. La pittura monumentale Negli affreschi le scene sono semplificate, vi è una visione sintetica, ma c’è anche movimento (dato dalla gestualità) e mimica facciale. I colori hanno subito mutazioni chimiche, le scene sono disposte secondo ordini tipologici e presentano fondali architettonici complessi. Ricordiamo il ciclo sulla vita di Santo Stefano, nella chiesa di Saint Germain d’Auxerre  Ciclo con scene dell’A.T. e del N.T., chiesa di San Giovanni a Mustair Sono molto danneggiati e giudicabili solamente nell’insieme: si nota un tratto rapido, con pochi colori, che sovrappone le campiture, ritoccando con lumeggiature (quasi invisibili).  Ciclo di affreschi nella zona absidale di San Benedetto a Malles Vi sono tre immagini centrali che rappresentano Cristo stante circondato da angeli; nelle nicchie laterali vi erano San Gregorio e Santo Pianta longitudinale, a tre navate con sostegni alternati (a due colonne corrisponde un pilastro); c’è un doppio transetto, tre absidi a oriente, a occidente un westwerk. Viene utilizzato lo schema geometrico dei quadrati (rimanda alla trinità). Le altezze sono regolate da rapporti precisissimi e proporzionali. Alle estremità dei transetti sono presenti i cori degli angeli, cioè delle loggette con aperture che crescono in progressione da due a sei, salendo, e diminuiscono in altezza. I capitelli sono creati dall’unione tra una semisfera e un cubo. Il Westwerk è profondo e sotto presenta una cripta circondata da un deambulatorio. Aveva numerose opere in bronzo, tra cui i battenti delle porte, usando modelli tardo antichi. Vi è grande naturalismo, soprattutto nella volumetria dei corpi. Oggi è completamente snaturato. Nel tesoro della chiesa sono conservate diverse opere: - Madonna acefala: anima lignea, rivestita di bronzo dorato; - Colonna bronzea con scene della vita di Cristo, ispirata alle colonne coclidi, con una decorazione, stile solenne, corpi plastici. Le porte Bronzee Porte a due battenti, con una ricca decorazione di figure bibliche, tratte dalla Genesi e dalla vita di Gesù. Prodotte usando il processo a cera persa e le singole scene del ciclo furono eseguite da modellisti su massicci pannelli di cera e poi montati insieme in una cornice di ferro; i maniglioni erano già presenti nello stampo a cera.  Chiesa di Santa Maria in Campidoglio , Colonia (Germania), XI secolo Legata al convento, ha una pianta longitudinale, il corpo centrale è triconco, il quale presenta un deambulatorio, che sembra proseguire le navate laterali. Nella parte occidentale c’è il westwerk, affiancato da torri. All’interno c’è una forte spazialità, le masse murarie sono poderose e la muratura movimentata, ci sono semi pilastri addossati tra loro.  Cattedrale di Spira , Spira (Germania), XI secolo Pianta longitudinale, divisa in tre navate, dove quella maggiore presenta campate quasi quadrate. C’è il sistema dei pilastri a fascio, il transetto è poco sporgente e vi è un’abside profonda e sopraelevata, sotto la quale vi è una cripta, la quale è movimentata da conci in terracotta. Ha torri e un westwerk. In origine le volte erano ricoperte da un soffitto ligneo; vi è un grande slancio verticale, la muratura è movimentata, c’è un forte plasticismo dato dalle semi colonne.  Abbazia di Cluny , Cluny (Francia), X – XI secolo Ampio presbiterio, con due absidi anche sul transetto, un coro allungato, tripartito e un deambulatorio. Ricostruita nel secolo successivo era dotata di un nartece a sviluppo longitudinale, aveva cinque navate, un coro allungato e diviso a sua volta in cinque navate con deambulatorio e cappelle radiali; un doppio transetto e sette torri. Pittura murale e miniatura  Registrum Gregorii È un codice che raccoglie tutte le epistole di Gregorio Magno ed è decorato da miniature. Le miniature raffigurano Ottone III in trono, circondato da figure femminili, rappresentazioni delle province imperiali; vi è poi Gregorio Magno e uno scriba. Forte ripresa dell’iconografia carolingia e del classicismo: ci sono rapporti gerarchici, prospettiva a volo d’uccello, scena simmetrica, sfondo dettagliato, colori luminosi e ci sono lumeggiature; si cerca di dare un senso di volume, di pesantezza.  Evangeliario di Ottone Viene meno la classicità, le figure sono minute, la linea contribuisce a dare un forte valore, maggiore grafismo, che fa perdere la plasticità; c’è la mimica della gestualità e la spazialità è appiattita. Forte simbolismo, tipico bizantino.  Ciclo della chiesa di San Giorgio , Oberzell (Germania), X secolo Nella parte alta del cleristorio, tra le finestre, sono raffigurati i dodici apostoli; sotto vi sono le storie di Cristo, si concentrano sulle storie taumaturgiche; sotto ancora i ritratti degli abati. Gli affreschi hanno una cornice a meandri, una grande trabeazione policroma che crea profondità. Le figure sono caratterizzate da grande grafismo.  Antependium , Basilea, XI secolo Uno dei grandi capolavori di oreficeria di commissione imperiale. È un pannello che serviva per decorare la facciata dell’altare rivolta ai fedeli; ha un’anima lignea. Presenta cinque arcate che racchiudono altrettante figure: al centro vi è Cristo stante, con un’iscrizione che lo definisce re dei re, ai suoi piedi ci sono i ritratti dei committenti; nelle arcate laterali vi sono tre arcangeli e San Benedetto. Le figure emergono da fondo neutro e i panneggi sono molto complessi, ispirati alla classicità. L’Italia in età ottoniana  Situla di Gotofredo , Milano, X secolo In avorio, vi è una banda vegetale – d’acanto -, dentro la quale c’è una grande fascia con una serie di arcate, di uguale misura, separate da colonne con capitelli che inquadrano la Madonna con il bambino e gli angeli; nelle altre arcate vi sono i quattro evangelisti con il loro simbolo. Fra gli archi si nota un’architettura che richiama delle torri (porte della Gerusalemme celeste). Le figure sono a basso rilievo.  Ciborio di Sant’Ambrogio , Milano, X secolo Inizialmente era dipinto, ora la decorazione è in stucco dipinto. È costituito da quattro colonne in porfido egiziano rosso, poggianti su basi quadrangolari di granito e sormontate da capitelli in marmo bianco che sostengono una struttura in mattoni a cupola rinforzata da costoloni, nascosta all’esterno da quattro frontoni triangolari decorati con stucchi ad alto rilievo. Dalla parte della navata centrale c’è la scena della traditio legis; dalla parte opposta vi è raffigurato Sant’Ambrogio, con i Santi Gervasio e Protasio; da un lato vi è la Vergine con due donne e opposto a questo un vescovo incoronato da una mano celeste. C’è una forte plasticità e le figure assecondano l’andamento dello spazio.  Mosaico absidale , basilica di Sant’Ambrogio, Milano, IX – XII secolo Modificato in epoca carolingia e rimaneggiato nel XII secolo è stato distrutto durante la IIGM. È presente Cristo in trono con i Santi Gervasio e Protasio e due angeli; non c’è però simmetria. Sotto Cristo sono raffigurati i Santi Marcella, Satiro e Candida, ai lati vi sono le scene narrative della vita di Sant’Ambrogio.  Basilica di San Vincenzo in Prato , Milano, VIII secolo Piccola basilica paleocristiana in mattoni a vista; pianta longitudinale divisa in tre navate da una serie di archi, ognuna delle quali presente un’abside alla fine. Presenta una cripta e un battistero ottagonale all’esterno, sulla sinistra.  Affreschi di San Vincenzo , Galliano, XI secolo L’affresco del catino absidale è incorniciato da due fasce di riquadri con figurazioni animali e vegetali, presenta al centro una mandorla con Cristo orante, ai lati vi sono Geremia, Ezechiele, Michele e Gabriele. Nella zona inferiore ci sono dei riquadri delimitati da tre finestre, dove appare un breve ciclo delle storie di San Vicenzo. Vi è un vivace senso plastico, realizzato attraverso un raffinato accostamento cromatico, la trama delle lumeggiature fornisce alle superficie un’apparenza come di sbalzi metallici.  Ciborio di San Pietro , Civate, XI secolo Composto da quattro colonne che sorreggono una struttura, sotto vi è un arco a tutto sesto, sopra un timpano. Completamente rivestito con lo stucco. Sopra le colonne è rappresentato il tetramorfo, nelle quattro fronti abbiamo: la traditio legis, la crocifissione, un’ascensione e le Marie al sepolcro. La cupola è completamente affrescata: al centro vi è l’agnello mistico contornato da diciotto figure, che rimandano all’Apocalisse. Una parte di cromia è stata conservata. A livello di stile si rifà a modelli bizantini con u forte grafismo, le figure sono stereotipizzate, statiche, rigido schema compositivo e forti componenti simmetriche.  Affreschi di San Clemente , Roma, XI secolo Negli affreschi sono rappresentati alcuni miracoli attribuiti a San Clemente. Ha tre navate, uno sviluppo verticale marcato su tre ordini – in uno dei quali vi è il matroneo -, vi è un sistema alternato tra pilastro composito e colonna. La navata centrale è coperta da volte a crociera. L’articolazione spaziale interna è ricca e complessa, non c’è più l’effetto di unità dell’ambiente e i sostegni alternati creano un effetto di plasticità. La Borgogna Il modello principale è sicuramente l’Abbazia di Cluny.  Chiesa di Paray-le-Monial Grande slancio verticale, sviluppo su tre ordini, ha una copertura con volte a botte.  Basilica di Autun , Francia, XII secolo Molto importante è il portale: porta una firma ed è una sorta di simbolica soglia per il fedele, tra lo spazio della vita quotidiana e lo spazio religioso della chiesa, allude alla redenzione del fedele. La figura dominante è Cristo giudice – con uno stile aulico -, che si trova in una scesa ricca, affollata – figure più naturalistiche -, dove non mancano i rapporti gerarchici.  Chiesa della Maddalena a Vezelay , Francia, XII secolo Le pareti sono movimentate da pilastri a fascio e dalla bicromia, scandite da due ordini, dove il secondo ha semplici finestre e il primo archi a tutto sesto che dividono le volte a crociera. La zona presbiteriale è sopraelevata e sotto vi è una cripta, dove venivano conservate le reliquie. Vi sono deambulatori, sui quali si aprono delle cappelle a raggiera. Anche qua ha grande valore il portale: Cristo affida agli apostoli la missione di evangelizzare la Terra: la struttura ricopre il timpano, l’architrave, l’archivolto, gli stipiti e i due battenti; presente una struttura verticale decorata, chiamata trumeau. Vi è una forte tensione, il panneggio è fitto e vi un grande gioco di simmetrie, maggiore espressività e movimento. Negli scomparti dell’archivolto sono raffigurati i popoli destinati a ricevere la buona novella; vi sono poi i simboli dello zodiaco, i lavori e le rappresentazioni dei mesi. Forte naturalismo. Ricompare una vena narrativa e viene data più attenzione al dettaglio. La Linguadoca  Chiesa di Saint Sernin , Tolosa, XI secolo Pianta longitudinale, divisa in 5 navate, dove quelle minori hanno campate di pianta quadrata, e sono divise da pilastri compositi. Vi è un transetto e all’incrocio dei bracci ci sono pilastri ottagonali. Il presbiterio presenta un deambulatorio con cappelle radiali. In facciata ci sono due torri.  Abbazia di Moissac , Francia, XI secolo Il grande chiostro presenta archi a sesto acuto retti da colonne singole o binate; presenta stupende rappresentazioni degli apostoli a grandezza naturale nei pilastri angolari. Nel timpano vi è la visione di San Giovanni evangelista con Gesù al centro attorniato dai vegliardi dell’Apocalisse; negli stipiti laterali vi è San Pietro; nel trumeau ci sono San Paolo e un profeta. Le scene sono immobili, fisse, frontali. La Spagna  Chiesa di San Giacomo de Compostela , Spagna, XI secolo Le due torri della facciata sono sporgenti. Presenta 3 navate. I capitelli del deambulatorio hanno una decorazione a fogliame ispirati a modelli classici o con figure con forte rilievo plastico. Ci sono più cantieri: il primo caratterizzato da una forte conoscenza dell’anatomia umana; il secondo da una forte volumetria e risalto plastico. I centri del Romani in Italia  Basilica di Sant’Ambrogio , Milano, XI secolo Venne ricostruita nell’XI secolo, ma rispettando l’impianto paleocristiano. Pianta longitudinale, divisa in tre navate da un sistema alternato. Presenta volte a crociera costolonate. Ci sono tre absidi, quella maggiore inquadra il presbiterio sopraelevato e sotto vi è la cripta. È priva di transetto. È preceduta da un quadriportico. L’interno presenta una forte bicromia, che conferisce eleganza. Al centro vi è una grande cupola, coperta esternamente da un tiburio. La facciata ha un’impostazione a capanna, profilata da una serie di archetti pensili: cinque archi che crescono man mano ci si avvicina al centro.  Cattedrale di Modena , Modena, XI secolo Architetto: Lanfranco. Scultore: Wiligelmo. Abbiamo certezza di ciò grazie a due epigrafi e una cronaca, che riportano i loro nomi. Sostituisce un edificio preesistente, probabilmente finanziato da Matilde di Canossa. Pianta longitudinale divisa in 3 navate, priva di transetto, con 3 absidi. Il presbiterio è sopraelevato e sotto è presente una cripta. Le campate sono a pianta quadrata: quella centrale ne presenta quattro e quelle laterali otto. Le navate sono suddivise da colonne e pilastri compositi agli angoli della campata; vi sono poi delle semicolonne che dalla navata proseguono verso il cleristorio e si congiungono agli archi. L’alzato interno è in laterizio e in origine il soffitto era a capriate lignee, oggi ci sono volte a crociera. I capitelli sono corinzi. La parete è organizzata su tre livelli: al primo vi sono archi a tutto sesto; al secondo c’è un loggiato composto da trifore racchiuse da un arco a tutto sesto, che corrisponde al matroneo; e nel terzo vi sono finestre slanciate. All’esterno vi è un paramento murario molto compatto, regolare, con pietre tagliate regolarmente, movimentato da arcate cieche rette da semicolonne; nella parte alta corre una galleria fatta da trifore chiuse entro archi a tutto sesto, questo è semi percorribile. Ci sono poi gli archetti pensili. La facciata è a salienti e in facciata ci sono dei contrafforti, che danno maggiore slancio e la tripartiscono. Nella parte alta ci sono torrette e pinnacoli. Wiligelmo nella faccia lascia un’iscrizione, quattro scene della genesi, due lastre con genietti alati e un pellicano, animali che lottano, il tetramorfo con Cristo redentore, Sansone e il leone. Alla sommità c’è la statua di un angelo. Crea capitelli figurati, che attingono al repertorio dei grandi bestiari medievali. È volumetrico, recupera il naturalismo, c’è un forte richiamo al classico (chiasmo), senso di movimento, espressioni quotidiane, elementi simbolici. Nei capitelli delle colonne tortili inserisce Telamone. Inserisce il realismo, traduce un dato reale. Anche il portale maggiore è opera di Wiligelmo è racchiuso da un protiro a gettante: nella parte alta c’è un’edicola, nella parte bassa un protiro sorretto da leoni stilofori. Ha una strombatura e il timpano non è scolpito; sulla fronte degli stipiti, nell’archivolto e nell’architrave corre senza soluzione di continuità un tralcio avvitato, caratterizzato da una grandissima vitalità e da un forte plasticismo. Le figure si trovano su fondo neutro e l’attenzione ai dettagli è fortissima. L’Italia tra XI e XII secolo: i grandi cantieri tra architettura, scultura e pittura Lombardia  Chiesa di San Michele , Pavia, XI – XII secolo Realizzata in arenaria, ha uno sviluppo ascensionale. Vi sono alcune aperture: le bifore diventano monofore. Lo sviluppo verticale è dato dai pilastri a fascio addossati alla facciata, che donano un senso chiaroscurale. Il repertorio di scultura è molto vasto ed include elementi naturalistici, scene venatorie e figure di santi. Croce latina con un transetto sviluppato – il soffitto è coperto con una volta a botte, ha una propria facciata e un finto abside -; è divisa in tre navate, con volte a crociera.  Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro , Pavia, XII secolo Edificio in mattoni, con tre navate e un transetto, un’abside e una cripta. La facciata è a capanna ed è scandita da due contrafforti, che la dividono in tre zone, corrispondenti alle navate interne; quello a destra ospita una scalinata interna, che permette di raggiungere il tetto. La sommità è coronata da una loggetta cieca e da un motivo ad archi intrecciati. La pietra è usata solo le parti più importanti (portale, finestrelle, ecc..) L’interno è scandito da cinque campate, rettangolari nella navata centrale e quadrate in quelle laterali, e sono coperte da volte a crociera e da volte a botte. Le navate sono chiuse da abside decorate esternamente da una loggetta cieca e il catino è decorato con affreschi. All’incrocio dei bracci vi è una cupola, racchiusa esternamente da un tiburio.  Basilica di Sant’Abbondio , Como, XI secolo Nella facciata sono presenti dei contrafforti e delle semicolonne che evidenziano la partizione interna in cinque navate; presenta quattro salienti laterali. Vi sono poi due notevoli campanili gemelli posti nella zona absidale. Sui portali e attorno ad alcune figure vi sono delle sculture con motivi floreali, zoomorfi e geometrici, scolpiti direttamente sulle pietre. Un tempo, probabilmente, possedeva un nartece su due piani. Pianta rettangolare, senza transetto, divisa in 5 navate separate da colonne o pilastri, con un presbiterio caratterizzato da una profonda abside. I capelli sono di diversi tipi, da quelli con forme geometriche basilare, fino a quelli corinzi e quelli decorati con motivi liberi. La chiesa ospita numerosi bassorilievi e una serie di affreschi.  Basilica di San Fedele , Como, XII secolo È in pietra. Nella parte alta all’esterno dell’abside ci sono archetti pensili. In facciata sono presenti due torri ed essa è a doppio saliente. Su di essa si apre un portale a tutto sesto, leggermente strombato. La chiesa è a pianta centrale su cui si innesta una pianta longitudinale; le tre navate sono irregolari, coperte da quattro campate ciascuna e nel secondo ordine si aprono dei matronei, così come lo è l’abside principale rispetto ai due presenti nel transetto, che sono pentagonali, e attorno ai quali si apre un deambulatorio.  Abbazia di San Pietro al Monte , Civate, XI secolo Nell’XI secolo viene invertito l’orientamento della Chiesa e l’abside viene spostato da ovest ad est: si ritrova così ad avere due absidi, la più antica possiede un ciborio con altare in serpentino, mentre la seconda ha un pronao con due cappelline ai lati dell’ingresso. L’interno è diviso in tre navate separate da 18 colonne di marmo greco, con capitelli corinzi; la controfacciata è occupata da un mosaico veneto-bizantino raffigurante il Giudizio Universale. Il presbiterio è separato dalle navate attraverso un’iconostasi (=parete divisoria decorata con icone), formata nella parte alta da sottili colonne marmoree con capitelli bizantini e in basso da bassorilievi di pavoni e leoni e una serie di immagini sacre su tavole lignee.  Chiesa di Santa Fosca , Torcello, IX – XII secolo Edificio a pianta circolare, con funzione di reliquario. All’esterno è circondato da un portico su cinque lati, gli archi sono retti da colonne a piede rialzato ed eleganti capitelli bizantini. L’interno è a croce greca, a tre navate con absidi, il tutto sovrastato da una cupola.  Basilica dei Santi Maria e Donato , Murano, XII secolo È un mix tra modelli romanici padani e modelli bizantini. Piemonte, Liguria e Val d’Aosta  Sacra di San Michele , Val di Susa, X – XI secolo Stilo romanico di stampo normanno, senza alcuna finestra e sormontato da volte a crociera, vennero con il tempo aggiunte delle bifore.  Chiesa abbaziale di Vezzolano , Asti, XI secolo Facciata decorata: nella parte superiore vi è un paramento in cotto alternato da fasce orizzontali in pietra e presenta tre ordini di gallerie cieche; importante è la grande bifora che rappresenta Cristo con Michele e Raffaele. Composto da due navate, le volte sono ad archi avuti costolonati. La navata centrale è divisa trasversalmente da un pontile, che poggia su cinque archi a sesto acuto.  Chiesa dei Santi Pietro e Orso , Aosta, XI secolo Facciata a salienti asimmetrica. È divisa in tre navate da robusti pilastri e presenta una cripta. Toscana  Duomo di Pisa , Pisa, XI secolo Ad opera di Buscheto e di Rainaldo. Pianta longitudinale, a croce latina, divisa in cinque navate e si sviluppa su dieci campate ad archi a tutto sesto, con un profondo transetto, con quattro campate per lato; all’incrocio dei bracci vi è una cupola con un tamburo poligonale, in alto rimanda a forme islamiche. Le fasce bi crome evidenziano lo sviluppo verticale. La navata centrale ha un soffitto a cassettoni, mentre il transetto e le navate laterali hanno una copertura a botte. È presente un matroneo di origine bizantina. La facciata è a salienti e in basso è caratterizzata da archi ciechi. La facciata è interamente decorata con marmi colorati. I tre portali sottostanno a quattro ordini di loggette divise da cornici con tarsie marmoree, dietro cui si aprono monofore, bifore e trifore.  Porta di San Ranieri , opera di Bonanno Pisano Porta del transetto destro del duomo. È costituita da 24 lastre di bronzo, le quali sono fissate da cornici applicate alla struttura lignea di sostegno mediante chiodi in ferro. I pannelli rielaborano con originalità suggestioni del mondo classico e bizantino, narrano le scene del Nuoto Testamento.  Battistero di Pisa , Pisa, XII secolo Realizzato da Diotisalvi e completato da Nicola Pisano. Presenta una cupola troncoconica ed è coperta da tegoli rossi e da lastre di piombo e sulla sommità vi è la statua di San Giovanni Battista. L’interno è semplice e privo di decorazioni. È un’aula circolare centrale, corre un deambulatorio, con archi a tutto sesto poggiati su pilastri, sormontato da un matroneo, raggiungibile con delle scale costruite all’interno del muro esterno.  Torre campanaria di Pisa , Pisa, XII secolo Torre campanaria dove predomina la linea curva, con giri di arcate cieche e sei piani di loggette. La pendenza è dovuta a un cedimento del terreno sottostante. La struttura incorpora due stanze: una alla base della torre, nota come la sala del Pesce, non ha un soffitto; l’altra è la cella campanaria, al settimo anello, delimitata dalle mura del camminamento superiore è a cielo aperto e al centro è possibile vedere il piano terreno. Sono presenti tre rampe di scale.  Battistero di San Giovanni , Firenze, XI secolo È ottagonale, in marmo bianco e verde. Il mosaico interno è successivo, così come le famose porte. L’edificio è coperto da una cupola ad otto spicchi, mascherata all’esterno dall’attico e coperta da una piramide ottagonale. Sul lato opposto all’ingresso sporge il corpo dell’abside rettangolare. L’esterno è scandito da tre fasce orizzontali, ornate da riquadri geometrici e quella mediana occupata da tre archi, dove sono inserite le finestre con i timpani. L’interno è a pianta ottagonale, suddiviso in tre fasce orizzontali, dove la più alta è coperta dalla cupola, nella mediana vi è il matroneo e nella parte inferiore le pareti sono suddivise verticalmente in tre zone per mezzo di lesene e colonne. Sopra le bifore del matroneo vi sono tarsie geometriche.  Chiesa di San Miniato al Monte , Firenze, XI secolo Pianta longitudinale, divisa in tre navate da semplici colonne con capitelli corinzi. Il presbiterio e il coro sono rialzati e sotto vi è la cripta. Il soffitto è a capriate. La facciata è a salienti e l’esterno è cosparso di elementi geometri rettangolari e curvi, ripresi dalle tarsie marmoree. È divisa in due fasce principali: quella inferiore è caratterizzata da cinque archi a tutto sesto sorretti da semicolonne con capitelli corinzi; quella superiore mette in evidenza la struttura della chiesa, con due falde simmetriche delle navate laterali, i due frontoni sono decorati usando la bicromia (opus reticulatum) e la parte centrale ha un ideale loggiato tetrastilo sorretto da quattro pilastri, che la dividono in tre parti, dove al centro è presente una finestra, sopra la quale vi è un mosaico che rappresenta Cristo tra la Vergine e San Miniato.  Abbazia di Sant’Antimo , Montalcino, XII secolo La facciata è a salienti, al centro della fascia centrale, sotto la bifora e la monofora, si trova il portale; la grande porta d’ingresso è inglobata all’interno di una struttura a tettoia, preceduta da una leggera strombatura, sopra vi è un architrave scolpito. L’interno è diviso in tre navate, separata da due serie di quattro archi sorretti da colonne monolite intervallati da un pilastro cruciforme, e termina con un’abside semicircolare con deambulatorio, sul quale si aprono delle cappelle radiali. La navata centrale è coperta da una semplice volta a capriate lignee, quelle laterali coperta da volte a crociera. Sulla controfacciata, al disotto del corridoio che collega i due matronei, un’iscrizione dove viene citato l’architetto, Azzo. Maestro Guglielmo Scultore italiano, era uno dei più illustri e famosi scultori che lavorarono al duomo di Pisa e, più precisamente, era a capo del gruppo specializzato in sculture di tipo più plastico. Egli concluse il Pergamo di Guglielmo, per il duomo: è un pulpito marmoreo; diviso in due parti addossato alla controfacciata e sostenute ciascuna da due colonne e due semicolonne, in modo da formare due piccole cantorie inaccessibili. Su ciascuna cantoria, i tre lati del parapetto appaiono impreziositi da immagini scolpite in alto rilievo, raffiguranti scene evangeliche, mentre a destra è scolpito San Paolo con Tito e Timoteo, mentre a sinistra vi è il tetramorfo. Umbria  Cattedrale di San Rufino , Assisi, XII secolo La facciata è divisa in più fasce: quella inferiore ha tre portali fiancheggiati da leoni e grifi scolpiti, e quello centrale ha una forte decorazione nella ghiera e nella lunetta; sopra i portali vi è una fascia orizzontale con figure di animali e mensole con teste umane e zoomorfe; sopra la quale vi è una galleria da cui sporgono quattro animali. Nella fascia centrale vi sono tre rosoni, attorno a cui si trovano mensole con altorilievi. All’interno ha un impianto basilicale, diviso in tre navate da pilastri; lungo l’abside sono collocati gli stalli del coro ligneo; l’altare è sopraelevato. È presente una cripta divisa in tre navate con affreschi.  Chiesa di San Pietro , Spoleto, XII secolo La facciata possiede splendidi altorilievi, che illustrano scene relative alla vita del Santo Apostolo ed episodi di intento moralistico, tratti dalla novellistica medievale. L’impianto della chiesa è a tre navate con pilastri che sorreggono archi a tutto sesto. Marche  Duomo di San Ciriaco , Ancona, XI secolo La facciata è tripartita, preceduta da un’ambia scalinata, sopra alla quale si apre un protiro strombato, formato da un arco a tutto sesto sorretto da quattro colonne; nel sottarco vi sono quattro rilievi rappresentanti il tetramorfo. Sopra si trova un grande oculo con cornice, ai lati de monofore. È in pietra bianca; le absidi sono sporgenti dai transetti. La cupola è successiva. La chiesa è a croce greca, divisa in tre navate da colonne, alcune con capitelli bizantini. I bracci laterali dei transetti terminano con presbiteri sopraelevati su cripte e terminanti in absidi, il braccio centrale ha perso l’abside. Le navate centrali sono coperte da volte lignee a carena di nave rovesciata. Nicodemo firmava le sue opere. La sua prima opera sembra essere l’ambone della chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta: costituito da quattro pilastri ottagoni sormontati da arcate sulle fronti principale e su quelle laterali; la decorazione iconografica è incentrata sui simboli degli evangelisti, i santi Stefano e Lorenzo. Per la stessa chiesa eseguì anche un ciborio, e ne fece uno anche per la chiesa badiale di San Martino. Ultimò il pulpito di Santa Maria del Lago: in pietra bianca, con vivaci policrome, le colonne sostengono un arco trilobo, raffigura episodi biblici ed evangelici. Altra opera è il pulpito della chiesa di Santo Stefano a Cugnoli. Calabria  Cattolica di Stilo , Stilo, X – XI secolo Architettura bizantina, assimilabile alla tipologia della chiesa a croce greca iscritta in un quadrato, tipica del periodo medio – bizantino. All’interno quattro colonne dividono lo spazio in nove parti, l’area quadrata centrale e quelle angolari sono coperte da cupole. Sul lato orientale sono presenti tre absidi. L’aspetto generale esterno è a forma cubica. In laterizio, tranne i contrafforti che sono in pietrame, usati per dare plasticità e movimento. Puglia  Basilica di San Nicola , Bari, XI – XII secolo Pare una grande fortezza. La facciata è a salienti ed è inquadrata da due torri; nel fianco vi sono delle loggette, composte da arcate cieche. La facciata è tripartita da lesene, coronata da archetti e aperta in alto da delle bifore e in basso da tre portali. L’interno ha uno sviluppo longitudinale, divisa in tre navate, con colonne alternate a pilastri compositi; gli archi a tutto sesto separano le campate, la copertura è a capriate. Sopra gli archi vi è un piano con matroneo a trifore; il soffitto è intagliato e dorato. Tre arcate su colonne dividono la navata centrale dal presbiterio. Nell’abside centrale il pavimento presenta tarsie marmoree con motivi orientali. Sopra l’altare vi è un ciborio, caratterizzato da quattro colonne di marmo, composto da due tiburi piramidali a base ottagonale, sovrapposti e sorretti da due serie di colonnine. È presente una cripta.  Cattedrale di Ruvo , Puglia, XII secolo La facciata è a salienti, con tre portali, di cui quello centrale è il più grande ed è arricchito con bassorilievi; nell’arco esterno sono raffigurati Cristo con dei Pellegrini, la Madonna e San Giovanni Battista, con attorno gli angeli e gli apostoli; nel secondo arco vi è la figura dell’Agnus Dei e degli evangelisti; mentre in quello interno vi sono due pavoni che beccano l’uva. Il portale centrale è fiancheggiato da due colonnine sormontate da grifi che poggiano su leoni stilofori, sostenuti da telamoni. La facciata è adornata con vari manufatti lapidei, e la miglior decorazione è in una bifora con il bassorilievo dell’Arcangelo Michele che sconfigge il Demonio. L’interno è diviso in tre navate, sfocianti in tre absidi, e in un transetto trasversale. La navata centrale è circondata in alto da un falso ballatoio, che si poggia su due file di colonne.  Cattedrale di Trani , Puglia, XII secolo Vi si accede grazie ad una doppia rampa di scale, che conduce ad un ballatoio situato davanti alla facciata, dove al centro di un’arcata cieca si trova un portale – che risente dell’influenza araba -. La porta centrale di bronzo è opera di Barisano da Trani. Sulla facciata si aprono anche tre finestroni e un ampio rosoni, che donano plasticità all’edificio, e non mancano diverse composizioni/decorazioni fito-zoomorfe. All’interno è diviso in tre navate da colonne binate, che sorreggono i matronei: le due laterali sono coperte da volte a crociera, quella centrale da capriate a vista. Ha un transetto formato da tre absidi e coperto a capriate. Presenta una cripta.  Cattedrale di Troia , Puglia, XI secolo La facciata è divisa da un cornicione che distingue la parte superiore, da quella inferiore: la prima è caratterizzata da un tetto a doppio spiovente ed è sorretto da due ampi contrafforti; mentre la seconda è ravvivata dalla presenza di archi ciechi e semicolonne. Interessante è vedere come parti architettoniche e scultoree formano un’armonia particolare. Importantissimo è il rosone, composto da 11 colonne che si irradiano al centro, simbolo dell’eternità, della morte e della resurrezione. All’interno vi sono tre navate, divise da 13 colonne marmoree. L’abside è asimmetrica. La Sicilia tra arabi e normanni  Palazzo della Cuba , Palermo, XI secolo Era un padiglione delle delizie, usato dalla corte per trascorrere ore piacevoli. All’esterno si presenta come un edificio rettangolare, dove al centro di ogni lato sporgono quattro corpi a forma di torre. I muri esterni sono ornati con arcate ogivali e nella parte inferiore si aprono alcune finestre separate da pilastrini in muratura. Divisa in tre ambienti allineati e comunicanti tra loro, al centro si vedono i resti di una fontana in marmo e la sala centrale era abbellita da muqarnas, una soluzione architettonica ed ornamentale simile ad una mezza cupola.  Chiesa di San Cataldo , Palermo, XII secolo L’esterno presenta un compatto paramento murario in arenaria, addolcito da intagli di arcate cieche e ghiere traforate, di influenza islamica. In alto si impongono i profili solenni di tre cupole rosse, poste in contrasto cromatico con la monocromia delle pareti. L’interno presenta tre piccole navate, di cui quella centrale è scandita dalla sequenza ritmica delle tre cupolette, separate da colonne.  Chiesa della Martorana , Palermo, XII secolo Famose e importantissima per i mosaici e gli affreschi che contiene al suo interno, sia di episodi biblici che storici.  Cappella palatina , Palermo, XII secolo Chiesa annessa al Palazzo dei Normanni. Ha una pianta centrale, recupera la spazialità paleocristiana. Il soffitto è ligneo. L’edificio ha un impianto basilicale a tre navate separate da colonne in granito e marmo a capitelli compositi che sostengono archi ad ogiva, cinque per lato. Presenta una cupola e un transetto, e questi, insieme alle absidi sono interamente decorate con mosaici bizantini. Presenta un nartece e una cripta.  Duomo di Monreale , Monreale, XII secolo Facciata stretta tra due torri campanarie. L’ingresso è preceduto da un portico (barocco), sotto il quale vi è il portale chiuso tra due battenti bronzei. Nella parte superiore, che termina con un basso timpano triangolare, si apre una monofora ogivale, incorniciata da una decorazione ad archetti ciechi. Ha una pianta a croce latina con transetto poco sporgente (quasi una continuazione del presbiterio). Ogni navata termina con un’abside semicircolare, sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli. I soffitti sono a travature scoperte e dipinte. Presenta numerose cappelle ed è completamente decorata con mosaici.  Duomo di Cefalù , Cefalù, XII secolo Preceduto da un ampio sagrato a terrazzo, con funzione cimiteriale. La facciata è inquadrata da due torri, alleggerite da bifore e monofore. Le absidi sono decorate da archetti incrociati e da mensoloni scolpiti. L’interno è a croce latina, diviso in tre navate da due file di colonne. Il transetto ha un’altezza maggiore rispetto alle navate con un verticalismo tipicamente nordico. Il presbiterio è rialzato. La decorazione musiva fu realizzata nel presbiterio. Il gotico Il termine gotico venne coniato in epoca umanistica, con una connotazione prettamente negativa, veniva usata per indicare una particolare scrittura usata nel Medioevo, una scrittura arzigogolata. Dal Cinquecento il termine viene usato nei trattati d’arte per fare riferimento all’architettura oltre alpina, sempre in modo negativo. Nella seconda metà del Settecento e nell’Ottocento l’arte gotica viene rivalutata. È l’arte che da espressione ai nascenti stati nazionali. Ed è il periodo che va dalla metà del XII secolo fino al XV secolo, anche se il periodo può variare da regione a regione. Ha dei caratteri originali: non è una vera e propria rottura con la tradizione, ma ci sono due fattori che lo caratterizzano: 1. il rinnovamento interessa tutti i campi delle arti, anche quelle minori; 2. si afferma un’arte integralmente profana, c’è una produzione artistica laica. Tradizionalmente si dice che abbia avvio nell’Ile de France, in particolare nel coro dell’Abbazia di Saint – Denis. I centri del Gotico in Europa Ile de France Dove il gotico si dice, si possa dividere in due fasi: quella classica e quella radiante.  Basilica di Saint Denis , Ile de France, XIII secolo L’esterno è ritmato dalla presenza di contrafforti e archi rampanti, che inquadrano e sostengono le masse architettoniche. Il tetto è rivestito da lastre di rame. Intorno all’edificio si aprono tre facciate, tutte con rosoni, tutte di transizione da romanico a gotico: il primo stile è dato dai portali a tutto sesto, mentre il secondo lo si vede dalla verticalità e del rosone. È divisa visibilmente in tre parti da robusti pilastri; su di essa si aprono tante e grandi finestre e gallerie cieche. È preceduta da un nartece. Maria. La facciata opposta ha una struttura analoga, ma con il Giudizio Universale, gli Apostoli e alcuni santi martiri. Le sculture sono di passaggio tra quelle di arte romanica e di arte gotica. All’interno la cattedrale presenta una struttura a croce latina, con tre navate a sei campate, tripartizione presente anche nei due braccia del transetto e nel coro, con le navatelle che si ricongiungono intorno all’abside semicircolare, formando un deambulatorio con cappelle radiali. Sono sormontate da volte a crociera, separate da arcate ogivali poggianti su pilastri e sormontate da trifore. Il labirinto è una figura geometrica circolare iscritta in larghezza sul pavimento della navata centrale: rappresenta un percorso continuo con una successione di curve e archi di cerchi concentrici; è un percorso salvifico. La cattedrale possiede alcune delle vetrate più importanti del XIII secolo, che presentano un colore blu e rappresentano principalmente santi e personaggi biblici. Possiede due cripte concentriche.  Cattedrale di Reims , Reims, XIII – XV secolo Pianta a croce latina, divisa in tre navate, ha un transetto. Coro e abside presentano una doppia serie di navatelle, coronate da cinque cappelle radiali, di cui quella centrale è più grande grazie all’aggiunta di una campata. La navata centrale è divisa in nove campate. È incompiuta. Il gotico in Italia, cantieri italiani nella prima metà del XIII secolo In Italia l’architettura gotica stente ad affermarsi, in quanto la forte cultura romanica e classica si oppongono all’annullamento delle masse murarie: i muri continuano ad essere pieni e decorati da grandi cicli di affreschi. Quello che riesce a penetrare in Italia sono per lo più forme “ibride” e penetrano in contesti legati al mondo oltre alpino, un ruolo importante lo assumono le abbazie cistercensi.  Abbazia di San Galgano , Toscana, XIII secolo Facciata a doppio spiovente: nella parte inferiore vi sono quattro semicolonne addossate a lesene, che avevano il compito di sostenere un portico. L’ingresso è affidato a tre portali con archi a tuto sesto ed estradosso a sesto acuto. Sui fianchi si vede una lunga successione di finestre. L’interno si presenta oggi senza pavimento e senza copertura. Ha una pianta a croce latina, conclusa con un ampio transetto; divisa in tre navate di 16 campate di pilastri cruciformi. Nel transetto vi sono quattro cappelle rettangoli.  Abbazia di Fossanova , Lazio, XII – XIII secolo Facciata maestosa con un portale strombato, costituito da un arco a sesto acuto, nella cui lunetta è ripreso il motivo del rosone e nella parte inferiore vi è un mosaico cosmatesco. 24 colonne binate, su cui si impostano archetti a senso acuto, funzionano da armatura della vetrata. La struttura è basilicale, ha pianta cruciforme divisa in tre navate e attraversata da un transetto. La navata centrale è scandita da sette campate rettangolari e termina nel presbiterio, il quale forma – con l’abside – un corpo rettangolare. I sostegni sono dei pilastri rettangolari. Dal centro del transetto si erge un tiburio a pianta ottagonale, elevato di due piani e sormontato dalla lanterna, che sostituiva il campanile.  Basilica di Sant’Andrea , Vercelli, XIII secolo Realizzata da Tommaso Gallo, che armonizza elementi di importazione gotica ed elementi legati alla tradizione romanica. La decorazione della lunetta del portale è attribuita ad Antelami. La lunetta centrale mostra la scena del Martirio di Sant’Andrea, nell’archivolto ci sono decorazioni floreali e un angelo. La facciata ha andamento a capanna, la muratura è compatta con pietre squadrate perfettamente. C’è un grande rosone, i portali sono strombati e gotici, anche se con l’arco a tutto sesto. Ci sono contrafforti a fascio. Le torri hanno uno slancio verticale. L’interno è a pianta a croce latina, divisa in tre navate, formate da sei campate, divisi da archi a sesto acuto e pilastri a fascio bicromi. Il transetto è diviso in cinque campate. All’incrocio c’è un alto tiburio a base ottagonale, sormontato da una torre campanaria che termina in una cuspide piramidale. L’abside è a pianta rettangolare.  Battistero , Parma, XII – XIII secolo Legato al nome di Antelami, che è sia architetto che scultore. Si sviluppa in verticale, ha tre grandi portali strombati, un arco a tutto sesto racchiude i contrafforti che reggono un architrave; ci sono poi ordini di loggette architravate. Ci sono archetti ciechi e sopra pinnacoli o guglie. All’interno si passa da una struttura ottagonale a una struttura a sedici lati, che presenta nella parte bassa ci sono una serie di nicchie separate da colonne; nella parte superiore ci sono due ordini di gallerie architravate; sopra ci sono archi a sesto acuto. C’è una grande cupola a ombrello che ha nervature sottili, realizzati in tuboli fittili.  Basilica di Sant’Antonio , Padova, XIII – XIV secolo Facciata a capanna romanica, i contrafforti che si sviluppano fino a diventare archi rampanti in stile gotico, cupole in stile bizantino, due campanili gemelli, l’abside ha delle cappelle radiali. Nella facciata sono presenti cinque arcati rientranti, dove quella centrale è sormontata da una nicchia con la statua del santo; si aprono tre porte bronzee. L’interno è a croce latina, diviso in tre navate da pilastri; sulla parte superiore delle pareti corrono delle gallerie.  Basilica di San Francesco , Bologna, XIII secolo Caratterizzata da un grande giardino con tombe di importanti personaggi legati all’università. Costruita da Marco da Brescia. Ha uno sviluppo longitudinale a croce latina con transetto sporgente; nel coro si sviluppa un deambulatorio absidale con una corona di cappelle radiali al di sopra delle quali troviamo archi rampanti. Non mancano elementi della tradizione, come il materiale in cotto e le murature compatte. È diviso in tre navate, scandite da pilastri ottagonali con altissime volte esapartite. La facciata è a capanna, tripartita da lesene e decorata con scodelle di ceramica lungo gli spioventi; il portale si apre entro un protiro marmoreo affiancato da bassorilievi (tutto in stile romanico).  Basilica di San Francesco , Assisi, XIII secolo È formata da due chiese sovrapposte, una inferiore e una superiore, legate a due diverse fasi costruttive: la prima è legata al romanico umbro, di derivazione lombarda, la seconda legata al gotico francese. Chiesa inferiore L’ingresso è caratterizzato da un portale sormontato da un rosone e preceduto da un protiro, composto da un arco sorretto da due colonne con un attico. L’interno è a forma di croce egizia a navata unica a cinque campate, coperte da basse arcate con volte a crociera costolonate, mentre il transetto è chiuso da volte a botte. La prima campata viene allungata e usata come un nartece. L’abside è poligonale; l’accesso alle cappelle laterali è scandito lungo la navata da archi a sesto acuto. Presenta una cripta, che corrisponde alla tomba di San Francesco d’Assisi. Chiesa superiore L’esterno presenta un portale a sesto acuto e archi rampanti; prevale la policromia e le forme gotiche slanciate. La facciata è tripartita orizzontalmente fra tre cornici con mensole e coronata da un timpano triangolare: portale gemino e rosone doppio, decorato da intarsi cosmateschi. La navata unica è divisa in quattro campate con transetto e abside, presenta una copertura con volte a crociera; uno stretto ballatoio corre attorno alle pareti. È illuminata da grandi finestroni gotici che corrono lungo tutta la fascia alta della navata e dell’abside. Il presbiterio è composto da tre campate irregolari e abside poligonale. Le volte a crociera sono rette da pilastri polistili, composti da colonnine sui cui importano i costoloni. È importantissima per il ciclo di affreschi al suo interno.  Cattedrale di San Donnino , Fidenza, XII – XIII secolo Chiesa semplice a cui viene addossata una facciata articolata, con un protiro che inquadra un portale strombato sorretto da leoni stilofori. Ci sono due portali minori e due torri. È romanica, in laterizio. Il portale è strombato, c’è un fregio e figure stanti in nicchie. Scultura in area padana Benedetto Antelami È stato uno scultore e un architetto italiano, attivo prevalentemente a Parma ed è uno dei pochi del periodo di cui conosciamo il nome; è – insieme a Nicola Pisano – uno di coloro che aiuteranno a diffondere il gotico in Italia e a rielaborarlo in chiave classica. Antelami è una sorta di soprannome ed esso equivale ad architetto. Opere principali: simmetriche disposte a tenaglia ed è decorato da due colonne scanalate che sorreggono un finto architrave, su cui si imposta un frontone di forma cuspidale. Nel cortile interno la compattezza delle mura è attenuata dalla presenza di tre ingressi nella parte inferiore e di tre “porte finestre” nella parte superiore, dove si trovano anche archi ciechi. Al di sotto del cortile è presente una cisterna per la raccolta delle acque piovane. Lo spazio interno è suddiviso in due piani rialzati; le stanze sono trapezoidali e divise da muri che congiungono gli spigoli dell’ottagono interno e di quello esterno. Il trapezio è stato scomposto in un quadrato centrale, coperto da una volta a crociera, e due triangoli laterali, coperti da due spicchi di volta a botte. Ogni sala è illuminata dalla presenza delle finestre bifore o trifore, divise da eleganti colonnette. La decorazione è quasi del tutto scomparsa, probabilmente nei costoloni vi erano creature mitologiche e motivi vegetali; ricche cornici in porfido decorano le porte. Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio Nicola Pisano È stato uno scultore e un architetto italiano pugliese, considerato tra i principali maestri della scultura gotica. Egli, molto probabilmente, si è sviluppato nella corte di Federico II di Svevia e dove probabilmente egli aprì una propria bottega e successivamente si trasferì a Pisa, ma è legato anche a Siena, a Lucca e a Firenze: evidenziando gli importanti scambi culturali artistici tra la Toscana ed il Mezzogiorno.  Duomo di Siena , Siena, XIII – XIV secolo Nasce sopra una pseudo cripta, è a pianta longitudinale – pseudo latina -, a tre navate divise da pilastri, che sorreggono degli archi a tutto sesto; le campate hanno pianta quadrate nelle navate laterali e rettangolari in quella centrale, tutte hanno volte a crociera. È presente un profondo transetto con terminazione piatta, all’incrocio dei bracci si innalzata una grande cupola esagonale (irregolare). All’interno vi è una grande monumentalità, ispirata alla tradizione classica. Vi è un forte slancio verticale, evidenziato dalla bicromia; nella parte alta è presente un cleristorio di trifore. L’esterno è semplice, la muratura è compatta, scavata da bifore con andamento a sesto acuto. Presenta una struttura campanaria con aperture di numero crescente dal basso verso l’alto. La cupola è chiusa da un tamburo con archi ciechi e decorato da una serie di sculture e mensole. La facciata è a opera del figlio, Giovanni Pisano. All’interno del duomo vi sono le prime opere documentate di Nicola Pisano Quattro teste – capitello; 22 teste – mensola, in particolare la testa di Giove.  Lunetta della Deposizione , portale del Duomo di Lucca, 1260 È una scena affollata, dove le figure si adattano allo spazio ricavato, l’archivolto crea la cornice della scena. Le figure tendono verso il centro, dove l’occhio è portato a guardare, dove si trova la figura di Cristo deposto dalla croce. È una figura, una scena drammatica. Cristo è morto – Chrisus patiens -, il corpo è un corpo morto, che si lascia andare e se ne percepisce il peso, è una figura inerme e pesante, il tutto è reso grazie al corpo flesso, alla testa che si abbandona. È un’immagine, un’iconografia nuova, più viva, vera e toccante. La forte drammaticità, inoltre, è data dal forte uso della linea.  Tamburo , battistero di Pisa Interviene nella parte superiore del tamburo che nasconde la cupola: realizza un ordine con sessanta archetti ciechi inquadrati da timpani, c’è un timpano ogni due archetti. Vi sono dei gattoni rampanti. Si vedono poi delle bifore chiuse in un arco a tutto sesto, sormontate da una guglia (realizzata da Giovanni Pisano).  Pulpito (o Pergamo), battistero di Pisa, 1260 Concepita come un’architettura in miniatura. È di pianta esagonale, sostenuto da un giro di sei colonne, più una centrale che sostiene la cassa: tre sono sorrette da leoni stilofori, quella centrale da telamoni. Le colonne reggono archi a tutto sesto trilobati, con sculture, le quali rappresentano le Virtù, San Giovanni Battista, l’Arcangelo Michele, mentre i pennacchi sono decorati con profeti ed evangelisti. Superiormente vi è la vera cassa – parapetto con il leggio: la cassa è scolpita su cinque lati (il sesto è libero per permettere l’ingresso) e vi sono raffigurate scene della vita di Cristo. È visibile una grande varietà di temi e di personaggi, interpretato come una descrizione della Domus Dei. Rilevati 4 livelli di descrizione: i. Domus Dei Inferior: i leoni stilofori e i telamoni che simboleggiano il mondo terreno; ii. Domus Dei Exterior: le sette colonne alludono ai sette sacramenti, che simboleggiano la Chiesa; iii. Domus Dei Interior: le statue e i rilievi tra gli archi raffigurano le virtù, i profeti, gli evangelisti e i santi; iv. Domud Dei Superior: vi sono i rilievi cristologici. È una sorta di teofania. Vi è un forte naturalismo, vi è l’inquietudine gotica e una forte gravitas classica. Molta espressività, plasticità e forte volumetria, forte segno grafico, forte tensione drammatica. Altra innovazione iconografica di Nicola è l’inserimento dello svenimento di Maria nella scena della morte di Cristo; dove, inoltre, il nudo è bello, è studiato e la morte viene nobilitata. Altra innovazione sono i piedi di Cristo posti uno sopra l’altro, uniti da un solo chiodo.  Pulpito , duomo di Siena, 1265 – 1268 Realizzato con l’aiuto della bottega. Ha una struttura poligonale con otto lati. È rialzato da un altro basamento, che da maggiore slancio. Ci sono otto colonne, più una centrale. Le scene della cassa sono divise da colonnine, ma c’è una narrazione continua, e i temi trattati sono sempre l’infanzia e la morte di Cristo, con l’introduzione del Giudizio Universale, della Strage degli Innocenti. Il tono è più drammatico. I rilievi sono divisi da statue. Le scene sono affollate, con una forte concitazione e forte gestualità, accentuate le espressioni dei volti. Più goticismo.  Fontana della Piazza Maggiore , Perugia È la più antica fontana pubblica realizzata in Italia che si è conservata. Il programma iconografico è complesso, sono trattati sia temi religiosi, sia simbologie politiche. Ci sono due vasche poligonali sovrapposte: quella superiore ha dodici facce, quella inferiore ne ha venticinque e sono ornate da rilievi. Le statue superiori sono libere e raffigurano Perugia, la Campagna Perugina, il Lago Trasimeno, alcuni Santi, Roma, la Chiesa, la Teologia. I rilievi bassi raffigurano animali allegorici, scene bibliche e storiche. Ed è firmata da Giovanni e Nicola.  Arca di San Domenico , Bologna Realizzata insieme alla sua bottega, ha subito grossi rimaneggiamenti. Presentava una grande cassa sorretta da quattro figure di diaconi e religiosi, di cui ne sono sopravvissute solo due e sorreggono un’ampolla. Le sculture sono più classiche, il panneggio è risolto in superficie, c’è grossa tensione dinamica e si sente l’influenza francese. Arnolfo di Cambio È stato uno scultore, un architetto e un urbanista italiano, attivo in particolare a Roma e a Firenze tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento. Lavorò principalmente per Carlo I D’Angiò, con il quale si recò anche a Perugia, e per il quale subirà una forte influenza francese.  Complesso di sculture onorarie , Roma, 1277 Statua del sovrano Il sovrano – Carlo I D’Angiò - è seduto su un trono, che ha delle teste di leoni ai lati. La posa è maestosa ed in mano tiene lo scettro del comando. La figura è naturale, i panneggi sono squadrati, nella parte alta invece più lineari, risolti in superficie. Forte tensione dinamica. Si tratta di un vero e proprio ritratto, uno tra i primi.  Fontana di Perugia Smembrata, sono conservati alcuni rilievi nella Galleria Nazionale dell’Umbria. Le sculture probabilmente erano ispirate alla classicità, il panneggio è risolto in superficie ed è per lo più grafico. Le pose non sono naturali, la figura è avvitata su sé stessa, c’è una forte tensione del viso. Le figure sembrano schiacciate, compresse in superficie e si stagliano dal fondo, sono poco profonde, appiattite.  Monumento al cardinal de Bray , Orvieto, 1282 È incompleta. Su un alto basamento vi sono due colonne tortili che reggono un’arcata a sesto acuto triloba, con una grande cuspide con pinnacoli. All’interno vi è il monumento vero e proprio: nella parte centrale ci sono due accoliti che scostano una tenda per permettere di vedere il gisant; nella parte superiore ci sono delle edicole che inquadrano delle statue, quella dei San Marco e di San Domenico. Al centro si vede il defunto e in alto sempre egli, ma inginocchiato con Maria e i Santi, in una sorta di elevatio animae. È un misto tra scultura e architettura. Le statue si trovano in punti nodali. Le forme si dilatano, c’è un maggiore chiaroscuro e un richiamo alla cultura antica. Il cardinale è rappresentato vecchio, malato, segno di grande naturalismo. Il decorativismo è tantissimo e per questo utilizza il trapano.  Ciborio , San Paolo fuori le mura, Roma, 1285 Si sviluppa in verticale, è sorretto da quattro colonne con arco a sesto acuto trilobo. Le colonne sono sormontate poi da cuspidi e aguzzi pinnacoli sui quattro angoli. Negli angoli sono inserite figure quasi a tutto tondo dei santi Pietro, Paolo, Benedetto e Timoteo. l’obbedienza e le 3 virtù teologali. La cassa è istoriata da una serie di rilievi con le storie di San Pietro Martire. Presenta un tetto a piramide tronca, in cui sono raffigurati i maggiori committenti dell’arca. Nella parte alta c’è un tabernacolo gotico con al centro la Madonna col bambino, affiancata da Santi. La pittura in Toscana nel secondo Duecento Per tutto il Duecento la scultura è l’arte guida e fa da riferimento anche per la pittura. Si sviluppa un ininterrotto scambio stilistico e formale con il mondo bizantino e in Italia arrivano icone, mosaici e artisti che vengono da Oriente. Nella seconda metà del Duecento ci sono due generazioni di artisti che portano a un rinnovamento dell’arte pittorica. È Giotto che fa diventare la pittura l’arte guida, e iniziano a diffondersi anche le tavole dipinte e l’uso dell’affresco. I dipinti su tavola non erano usati solo per gli altari delle chiese, ma potevano anche essere portati in processione, sono tavole che cercano di commuovere, immagini che risuonano empatia. Uno dei temi principali è la figura di San Francesco stante e la Madonna con il Bambino, solitamente è seduta in trono con il figlio e rappresenta la metafora della chiesa. Le tavole sono sagomate, con forme svariate come pentagoni o croci. Spesso viene rappresentato il crocifisso, che venivano poi posti alla fine della navata maggiore, davanti ai fedeli; si distinguono due tipi di Cristo: - Triumphans: vivo, con gli occhi aperti, che non soffre, una divinità incarnata; spesso viene circondato da scene tratte dalla Passione e agli estremi dei bracci della croce presentava figurine di contorno in posizione di compiano, talvolta si incontrano anche i simboli degli evangelisti; sulla cimasa spesso si vede un Cristo in maestà; - Patiens: figura più umanizzata, Cristo morto su cui si vedono i dolori della sofferenza e della morte; nella cimasa iniziano a cambiare le immagini, spesso si trova il Padre Eterno, a volte il pellicano o altre immagini cristologiche; ai piedi di Cristo invece si alternano la Maddalena, il teschio di Adamo, un santo protettore o il committente. Giunta Pisano È stato un pittore italiano, considerato il maggiore innovatore della pittura italiana nel secondo quarto del XIII secolo e viene documentato a Pisa. È tra i primi a adottare l’iconografia del Cristo morto:  Croce perduta , basilica di San Francesco, Assisi Dove era raffigurata anche un ritratto del committente. Ha una serie di crocifissi sagomati, 4 firmati e 2 ricondotti stilisticamente a lui. Giunta riesce a passare dalla posa frontale dei pettorali a un leggere tre quarti del bacino, usando il Cristo Patiens. Parte dall’arte bizantina e la porta alle estreme conseguenze. Il suo Cristo patiens ha il corpo inarcato nello spazio, teso fino allo spasmo dell’agonia, il bacino è spostato in fuori, quasi esce dalla croce e invade le tabelle laterali. Nelle tabelle laterali si raffigurano scene della storia di Cristo, ma a volte Giunta le elimina. Ai lati dei bracci della croce vengono messe le figure di Maria e di San Giovanni a mezzo busto in posa di compianto. Recupera il fondo verdaccio (colore verde che viene steso come base, prima di dare le pennellate del colore dell’incarnato. Dall’arte bizantina derivano anche i capelli di Maria, che sotto il velo sono racchiusi da una cuffietta, chiamata maforeon, un tipico capo orientale. Vi è un forte grafismo e molta lumeggiatura a linee d’oro che conferiscono un forte luminismo nel vestiario. Il chiaroscuro trasmette pathos. La componente patetica è essenziale.  Dossali francescani Si tratta di tre dossali (=progetto artistico destinato alla parte posteriore dell’altare, antecedente al polittico e alla pala d’altare) raffiguranti Francesco e storie della sua leggenda, in particolare i miracoli taumaturgici. Essi si trovano a Pisa, ad Assisi e in Vaticano, l’attribuzione a Giunta è ipotetica. Coppo di Marcovaldo È stato un pittore italiano, una delle figure più eminenti della pittura toscana del XIII secolo. Originario di Firenze, passa del tempo a Pistoia, e a Siena – tanto da venir scambiato per un pittore completamente senese. A lui sono attribuite alcune opere come la Maestà di Orvieto, l’Inferno dei mosaici del battistero di Firenze e il Crocifisso di San Zeno. Importanti e certe sono, invece:  Madonna del Bordone , Siena, 1261 Tempera e oro su tavola. Aveva un modo di dipingere che ricorda quello di Giunta, usando pennellate pastose e senza sfumature, quasi tratteggiate, prevedendo forti contrasti di chiaroscuro. Al centro vi è la Madonna, con due angeli ai lati, seduta in trono e con il Bambino in braccio, benedicente. Vi sono le aureole. La madre è vista teneramente, è umanizzata, che simboleggia la trepidazione con cui Dio guarda la Chiesa.  Crocifisso di San Gimignano , San Gimignano, 1264 Tempera e oro su tavola. Presenta un Cristo Patiens, appeso alla croce con quattro chiodi, la testa è barbuta, con i capelli ricadenti sulle spalle, e abbandonata verso sinistra. Il corpo è inarcato verso sinistra, con il bacino che va ad assottigliare la scena corrispondente sui tabelloni laterali. Nella cimasa si trova l’Ascensione e nel clipeo superiore vi è il Redentore, alle estremità dei bracci vi sono a destra la Madonna con San Giovanni, mentre a sinistra le Pie donne. I tabelloni mostrano tre scene per lato, raffiguranti scene della Passione. Cimabue Firenze, 1240 – Pisa, 1302. Dante lo citò come il maggiore della generazione antecedente a quella di Giotto, parallelamente al poeta Guido Guinizelli e al miniatore Oderisi da Gubbio. Secondo Ghiberti fu al contempo maestro e scopritore di Giotto. Vasari lo indicò come il primo pittore che si staccò dalla maniera greca, avvicinandosi al disegno verosimile alla latina. Egli opera a Firenze, a Roma, ad Assisi e a Pisa. A Cimabue spetta un passo fondamentale nella transizione da figure ieratiche e idealizzate verso veri soggetti, dotati di umanità ed emozioni. Ebbe una spregiudicata capacità innovatrice, senza staccarsi mai dai modi propriamente bizantini, lì porta ad estreme conseguenze. Importante è ricordare la tavola cromatica usata da Cimabue, dove le sfumature tendono al terroso e prevalgono colori come il rosso e il marrone.  Crocifisso di San Domenico , Arezzo, 1270 Tempera e oro su tavola. Il grafismo è molto presente, così come la componente bizantina. Cristo si inarca molto di più nello spazio (rispetto ai precedenti). È una figura grandiosa, sinuosa, con uno slancio maggiore e per questo risulta allungata e viene molto sfruttato l’effetto del chiaroscuro, ma essa risulta comunque morbida. Nelle tabelle laterali vi sono Maria e San Giovanni dolenti: dà molta profondità al panneggio, usando le striature; le mani sono modellate dal colore. L’opera ha subito grandi problemi conservativi: si intravede il verdaccio di preparazione; il fondo doveva essere completamente oro, invece si notano al di sotto una preparazione rossa, quella del bolo armeno (una preparazione rossa di colla, che veniva stesa e sopra la quale veniva posizionata la foglia d’oro battuta sottilissima).  Crocifisso di Santa Croce , Firenze, 1272 Tempera su tavola. L’opera ha riportato dei problemi di sollevamento del colore, in quanto vittima di un’alluvione. Il grafismo è meno pronunciato, si ha quindi un superamento della maniera greca: il corpo è più naturalistico e realistico. Le ombre sono più sfumate, il perizoma non è altro che un velo trasparente, costruito sul colore, e permette di far vedere l’anatomia sottostante. Il colore e la luce modellano la figura ed entrambi sono molto studiati nei minimi dettagli. La figura di Cristo è in una posa ancora più sinuosa, la figura sprofonda verso il basso, trascinata dal suo peso.  Maestà o Madonna con il Bambino, Louvre, 1280 Tempera su tavola. È una tavola molto grande, a forma pentagonale. La Madonna è maestosa, ma al contempo è molto naturale, coinvolgente: tiene il bambino teneramente ed è seduta su uno scranno ligneo posto in tralice con una posa semplificata. Le figure hanno un peso, il panneggio è fitto e sovrapposto. Non mancano caratteristiche tipiche bizantine, come il maforeon, e come gli angeli creino una corte d’onore attorno a Maria.  Maestà , Basilica di Santa Maria dei Servi, Bologna, 1280 – 85 Tempera e oro su tavola. Vi è una grande umanizzazione delle figure: Maria tiene il piede di Gesù e Gesù tiene il velo della Vergine. Gesù appare per la prima volta come un bambino e Maria è serena, quasi sorridente. Si nota una maggiore volumetria, il torno è dilatato, la parte superiore è bombata e doveva accentuare la profondità. Il panneggio della vesta di Maria è particolarmente complesso, presenza pieghe fisse e fascianti, ma al tempo stesso si riesce a vedere l’anatomia delle ginocchia.  Maestà di Santa Trinità , Uffizi - Firenze, 1290 – 1300 Tempera su tavola. C’è una profondità che tende verso il centro e si nota nel suppedaneo, dove è presente una rientranza, uno spazio concavo che aumenta la profondità della scena verso il centro. È un riflesso della conoscenza pittorica giottesca. Gli angeli sono figure solide, disposte a semicerchio per accentuare la profondità. L’iconografia è quella bizantina, della Madonna che indica la via; il trono è raffigurato secondo una visione frontale innovativa e prospettica e assume una vera e propria massa architettonica, impreziosita da decori cosmateschi e calligrafici. Il trono è un vero e proprio palcoscenico dove sono inquadrati, sotto degli archi, i quattro profeti. Sappiamo poi che avrebbe dovuto realizzare un Polittico di Santa Chiara, ma che non venne mai realizzato per la morte dell’artista, ma di esso conserviamo il contratto e la sua descrizione, dalla quale ci pare dovesse essere di enorme grandezza. grande maestro che precorse la pittura gotica toscana. Ebbe contatti con Cimabue e partecipò alla decorazione della Basilica Superiore di Assisi.  Storie dell’Antico Testamento + storie di Cristo, Assisi Stile romano, con un retaggio più marcato verso i modelli classici e paleocristiani, con figure solenni, auliche e dal gusto raffinato. Inserisce degli angeli che sostengono dei clipei con le figure della Vergine, del Redentore, di San Giovanni Battista e San Francesco.  Croce mistica tra la Vergine, il Battista e altri santi , abside di San Giovanni in Laterano – Roma, 1291 Mosaico. Oggi in gran parte snaturata a causa di interventi successivi. Si nota comunque un’iconografia legata all’arte paleocristiana, ispirata forse a una precedente decorazione musiva. Nel registro inferiore è visibile un autoritratto dell’artista e la firma.  Incoronazione della Vergine + storie di Maria, abside di Santa Maria Maggiore, Roma, 1295 Cartoni preparatori per mosaici, firmati. Si distinse dall’arte bizantina, ma senza distaccarsi completamente dall’iconografia: immette delle notazioni naturalistiche, che si integrano negli sfondi dorati. Di grande interesse sono anche gli sfondi architettonici, che si avvicinano al giottesco. Filippo Rusuti È stato un pittore mosaicista italiano, attivo a Roma fra il 1288 e l 1297 e a Napoli intorno al 1320. Apparteneva alla scuola romana e abbiamo tracce della sua attività – oltre che a Roma e a Napoli – anche ad Assisi, a Poitiers per conto degli Angioini. A Roma realizzò la facciata di Santa Maria Maggiore, il mosaico absidale nella chiesa di San Crisogno, la Madonna del Popolo nell’omonima chiesa. Ad Assisi lavorò alla Creazione di Adamo ed Eva, insieme a Torriti. A Napoli realizzò alcuni affreschi nella chiesa di Santa Maria Donnaregina e alcune scene della vita di Cristo nella cappella Brancaccio della Chiesa di San Domenico. Pietro Cavallini Roma, 1240 – 1330. È stato un pittore mosaicista italiano, tra i più importanti esponenti della scuola romana del XIII secolo. Egli venne citato sia da Ghiberti, che da Vasari. Egli lavorò probabilmente a Roma, ad Assisi, a Firenze e ad Orvieto.  Affreschi , San Paolo fuori le mura – Roma, 1277 – 1285 L’opera constava in due cicli ad affresco, anteriori nella navata centrale, tratte dagli Atti degli Apostoli e dall’Antico Testamento. Opere scomparse con l’incendio avvenuto nel 1823 e i pochi disegni che possediamo non riescono a descrivere lo stile e l’opera dell’autore. Oltre agli affreschi, in questa chiesa, gli vanno attribuiti anche i busti dei Papi a mosaico presenti sulla facciata, dei quali rimangono pochi lacerti.  Vita della Vergine Maria , Santa Maria in Trastevere – Roma, 1291 Ciclo decorativo di mosaici. L’autore rompeva con le forme ieratiche bizantine e adattava i modelli stilistici dei suoi mosaici alle novità che provenivano dalla pittura e dalla scultura toscane, affiancando la scuola romana al clima gotico. Ci sono citazioni naturalistiche, tridimensionalità, volti e corpi che esprimono emozioni. Ciò che lo differenzia da Giotto sono le sue quinte architettoniche, che sono dei semplici sfondi irreali, che non dialogano con i personaggi e sono sproporzionati. Inoltre, nelle prospettive intuitive ci sono più punti di vista e questo le fanno sembrare arcaiche e imprecise.  Giudizio Universale , Santa Cecilia in Trastevere – Roma, 1293 Affresco, dove è possibile notare numerosi dettagli stilistici che non sono visibili in un mosaico, come la tecnica nei panneggi e l’uso del chiaroscuro; che nelle opere di Cavallini donano grande tridimensionalità e una grande potenza espressiva, di tipo drammatico. L’opera è particolarmente innovativa in quanto, per esempio, negli Apostoli seduti negli scranni egli sa infondere una forte presenza fisica e un volume completamente estranei alla maniera bizantina: i panneggi non sono ripetitivi, ma variano a seconda della posizione delle membra; i volti sono raffigurati con individualità; la cromia è varia, il chiaroscuro è morbido e raffinato, ma non costipato, grazie a lumeggiature e ombre scure nei solchi profondi.  Bibbia cavalliniana , conservata a Catania. Si tratta di una Bibbia miniata: arricchita da oltre 100 miniature e 167 iniziali ornate con foglia d’oro, il tutto su circa 400 pagine di pergamena. Giotto Giotto di Bondone: Colle di Vespignano-Vicchio (Firenze), 1267 – Firenze, 1337. È stato un pittore e architetto italiano. Problema della formazione Secondo la tradizione letteraria era stato affidato dai genitori alla bottega di Cimabue e i primi anni della sua vita sono stati oggetto di credenze quasi leggendari fin da quando egli era in vita. Sia Vasari che Ghiberti riportano diversi aneddoti sul passato dell’artista; ma la prima volta che venne ufficialmente nominato fu in un documento del 1309, nel quale si registra che Palmerino di Guido restituisce ad Assisi un prestito a nome suo e del pittore. Giotto aveva aperto una bottega, nella quale era circondato da alunni e dove si occupava di progettare le opere e impostare le composizioni più importanti, mentre agli alunni lasciava quelle secondarie. Giotto superò la smaterializzazione dell’immagine, l’astrattismo propri dell’arte bizantina, si riappropriò della realtà naturale. Abile nell’organizzare scene con realismo e creare gruppi di figure che dialogano tra loro, inserite in uno spazio di cui egli ebbe grande padronanza, aprendosi alla terza dimensione (alla profondità). Il naturalismo giottesco fa si che i personaggi siano sempre caratterizzati da notevole espressività di sentimenti e stati d’animo; egli compie una profonda indagine dell’emozione umana, resa sempre con vivace realismo e riesce a rappresentare i sentimenti umani con delicatezza e intensità. Egli, in ogni caso, compare accanto a Cimabue, come un artista autonomo. Con Giotto si forma lo stile latino, si forma l’arte italiana. Le prime opere  Madonna col bambino , San Giorgio alla Costa – Firenze, 1295 Tempera e oro su tavola. È una delle sue prime opere documentate. Giotto conferisce all’immagine una prepotente volumetria: Maria è scultorea, con grande fisicità; il Bambino è corpulento, volumetrico. C’è una grande profondità. C’è ancora un recupero del bizantinismo negli occhi e nei capelli. Si vedono le pennellate e si vede come egli “gioca” con il colore per dare forma e volumetria. Il trono presenta delle decorazioni con motivi cosmateschi e a differenza della tradizione che si era sviluppata non è rappresentato in tralice, ma frontalmente, con i lati aperti  Storie di Isacco , Basilica Superiore – Assisi Si trovano nella parte alta della navata destra. Le scene rappresentate sono Isacco che benedice Giacobbe e Esaù respinto da Isacco. Il pittore di queste due scene aveva una particolare predisposizione alla resa volumetrica dei corpi, tramite un accentuato chiaroscuro, ed era capace di ambientare le proprie scene in un ambiente architettonico fittizio. Tutto è disegnato secondo una prospettiva ed uno scorcio laterale. Si usa, in questi affreschi, la tecnica dell’affresco a giornate e non a portate. Ciò che è certo di queste due scene è che l’autore derivi dalla scuola di Cimabue, ma non è certo che la mano sia quella di Giotto, per cui l’artista è stato soprannominato Maestro di Isacco.  Storie di San Francesco , Basilica Superiore – Assisi, 1292 - 1305 È una delle opere capitali dell’autore e probabilmente il ciclo capitale della Basilica. Le scene sono inserite in riquadri, in una sorta di finto loggiato retto da colonnine tortili, che dividono le scene; mentre sotto c’è un finto tessuto appeso alle pareti. Questa intelaiatura illusiva inquadra 28 riquadri con le storie della vita di San Francesco, che vengono lette da destra verso l’ingresso, proseguendo lungo la controfacciata e poi dal lato sinistro. Le storie sono tratte sia da episodi storici ufficiali che da leggende. È enorme ed è quasi certo che per la realizzazione egli venne aiutato dalla sua bottega. Vi è l’omaggio all’uomo semplice, vi è infatti un forte naturalismo: gli edifici allineati sul fondale (con una sorta di unità di veduta dal basso) creano una scena serena, credibile, sono luoghi che la gente conosce; i personaggi sono calati nell’azione e indossano i costumi della borghesia del tempo e questi due elementi facilitano l’immedesimazione degli spettatori. I corpi hanno volumetria e sono i risultati di un grande studio anatomico, così come la composizione delle scene è attentamente studiata. Gli studi sono tali da creare un’idea di pittura come se fosse un documento. Anche la tecnica è rivoluzionaria: l’affresco si fa stendendo sul muro una preparazione su cui fare il disegno e poi il colore; il disegno poteva essere fatto sull’arriccio o riportato su cartoni; per dipingere introduce la tecnica della pittura a giornata (viene dipinto solo ciò che si fa a giornata, anche se fosse solo una figura o un volto). Grande uso del colore e del chiaroscuro, c’è sapienza nelle tinte scelte e nelle pennellate svolte. Per i paesaggi e gli sfondi architettonici Giotto sfrutta una serie di diagonali per far convergere lo sguardo sulla figura importante.  Crocifisso , Santa Maria Novella – Firenze, 1290 La volta e le pareti della cappella sono interamente ricoperti di affreschi, con in basso un rivestimento marmoreo a intarsi. Nell’archivolto dell’arcone a sesto acuto che conduce alla navata si trovano sei coppie di santi (tre a destra e tre a sinistra). Le pareti sono tripartite orizzontalmente in tre fasce, divise da decorazioni che simulano mosaici cosmateschi. Le scene sono più ampie rispetto a quelle di altri affreschi e non presentano l’idea della scatola spaziale. I gesti e i personaggi sono simili, ma hanno un respiro più monumentale. La pittura appare più intensa nei colori quasi pastosi, le ombre nel chiaroscuro sono spesso intrise di colore. La gamma di espressioni usate nei volti è più ampia e sfaccettata e i dettagli sono curati.  Polittico Stefaneschi , Pinacoteca Vaticana, 1320 Tempera su tavola. Venne ideato dal maestro, ma dipinto insieme agli aiuti. È caratterizzato da una grande varietà cromatica a scopo decorativo. L’importanza del luogo in cui era posizionata imponeva l’uso dello sfondo oro, dal quale le figure monumentali si stagliano con grande sicurezza. È dipinto su entrambi i lati: - sul davanti: Cristo in trono con i martiri di San Pietro e San Paolo; - sul retro: San Pietro in trono; - negli scomparti e nelle predelle: la Vergine col bambino in trono + Santi + Apostoli.  Cappella Peruzzi , Santa Croce – Firenze, 1318 – 1322 Contiene gli affreschi della Vita di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista. Le stupende architetture degli edifici contemporanei in prospettiva continuano – con le cornici delle scene – a fornire un’istantanea dello stile urbanistico del tempo di Giotto. Le storie sacre sono composte in maniera calibrata nel numero e nel movimento dei personaggi. C’è un’evoluzione nello stile di Giotto, con panneggi ampi e debordanti.  Cappella Bardi , Santa Croce – Firenze, 1325 Narra gli episodi della vita di San Francesco e figure di Santi francescani. In esso Giotto preferì dare maggiore importanza alla figura umana, accentuandone i valori espressivi, probabilmente per assecondare la svolta in senso pauperistico dei Conventuali. Il santo appare insolitamente imberbe in tutte le storie. Le composizioni sono semplificate ed è la disposizione delle figure a dare il senso della profondità spaziale. Giotto a Napoli e a Milano Napoli Nel 1328 venne chiamato dalla corte angioina a Napoli e vi rimase fino al 1333, insieme alla bottega, e venne nominato come primo pittore della corte e gli venne dato uno stipendio annuo. La sua opera è molto ben documentata, ma a Napoli rimane oggi molto poco dei suoi lavori: un frammento di affresco raffigurante la Lamentazione sul Cristo Morto in Santa Chiara e le figure di Uomini Illustri dipinte negli strombi delle finestre della Cappella di Santa Barbara. La sua presenza, inoltre, fu importante, per la formazione dei pittori locali. Milano Prima del 1337 (data della morte) andò a Milano, presso Azzone Visconti, ma le opere di questa fare sono tutte scomparse. Rimase, però, traccia della sua presenza soprattutto nell’influenza esercitata sui pittori lombardi del Trecento, come la Crocifissione della chiesa di San Gottardo in Corte. Giotto architetto  Campanile del Duomo , Firenze, 1298 – 1359 Nel 1334 Giotto subentrò nell’incarico di capomastro, il quale fornì un progetto originale del campanile, con una terminazione a cuspide piramidale. La sua impronta è soprattutto evidente nel pittoricismo del raffinato rivestimento in marmi bianchi, verdi e rossi e, soprattutto, nel grandioso ciclo figurativo che adorna il basamento del campanile. Firenze nella prima metà del Trecento Architettura  Palazzo Vecchio , piazza della Signoria – Firenze (sede del comune), 1299 Il palazzo è attribuito ad Arnolfo di Cambio, ma non riuscirà a terminarlo e lo faranno altri due maestri. La facciata principale dà l’impressione di solidità anche grazie alla finitura esterna di bugnato rustico in pietraforte. È divisa in tre piani principali da cornici marcapiano, che sottolineano due file di bifore marmoree con archetti trilobati. La parte antica è coronata da un ballatoio aggettante sostenuto da beccatelli su archi a tutto sesto e caratterizzato da una merlatura di tipo guelfo, mentre la torre ha una merlatura ghibellina. La torre di Palazzo Vecchio fu costruita verso il 1310: posta sulla facciata, si appoggia solo in parte alle mura, è decentrata verso il lato sud.  Loggia di Orsanmichele , Firenze, 1290 Loggia destinata al mercato delle granaglie. La prima venne eretta ad opera di Arnolfo di Cambio. Su uno dei pilastri si trovava un dipinto, probabilmente un affresco, di una Madonna del Popolo, ritenuto miracoloso. La loggia fu gravemente danneggiata nel 1304 e in seguito ricostruita. La loggia è un elemento architettonico aperto integralmente almeno su un lato, come una galleria o un portico, spesso rialzato e coperto, e in genere sostenuto da colonne e archi. Scultura Andrea Pisano Pontedera, 1290 – Orvieto, 1348/9 È stato uno scultore e un architetto italiano. Probabilmente si formò nelle botteghe di orafi e scultori della Pisa del tempo dominate dalla cultura di Giovanni Pisano.  Porta sud del Battistero , Firenze, 1330 – 1336 Porta in bronzo firmata. Andrea creò le due massicce porte bronzee decorate da 28 pannelli con Storie di San Giovanni Battista, e nella parte bassa, le Virtù. Fu il primo ad usare la cornice mistilinea a quadrilobo, formata da una losanga su ciascun lato della quale si apre un semicerchio. Vi dispose varie scene con una tensione tra linee dritte e oblique, tipicamente gotica. Le formelle sono separate da bordi dentellati e una cornice con rosette alternate a piccole piramidi e teste leonine agli angoli. Venne, poi, applicata una doratura ad amalgama di mercurio. Stilisticamente le formelle dimostrano la conoscenza di più influssi: l’artista realizzò le figure con uno stile sobrio e raffinato, tanto che ogni composizione rappresenta un’opera a sé stante, in cui da un fondo liscio si staccano i personaggi.  Rilievi , campanile di Giotto – Firenze, 1337 – 1348 Scolpì numerosi rilievi per il basamento, ispirato da Giotto stesso (del quale prenderà il posto come capomastro dopo la sua morte). I rilievi mostrano una ricerca spaziale tipicamente giottesca. Il ciclo aggiornò il repertorio dell’epoca, usando formelle dedicate alle attività economiche della città. Come suggerisce il nome, egli lavorerà anche a Pisa, dove si dedicherà alla chiesa di Santa Maria della Spina, per la quale eseguì alcuni lavori di consolidamento e abbellimento. Ad Orvieto, invece, verrà nominato capomastro del Duomo. Pittura Il seguito di Giotto a Firenze Giotto aveva completato le numerose commissioni della sua bottega utilizzando un’organizzazione del lavoro impostata secondo una logica imprenditoriale, che prevedeva il coordinamento di numerosi collaboratori. A Firenze e in Toscana iniziarono ad opera i cosiddetti protogiotteschi, cioè i seguaci che avevano visto all’opera Giotto nella sua città. Con il tempo l’influenza di Giotto si estese, arrivando in Umbria, a Rimini, fino a comprendere tutto il settentrione, poi alla scuola romana e alla fine anche a Napoli. Ecco alcuni nomi importanti del seguito dell’artista. Maestro della Santa Cecilia È stato un pittore anonimo italiano, attivo a Firenze e probabilmente anche ad Assisi – dove dipingerà gli ultimi tre riquadri, su disegno del maestro - nei primi anni del Trecento. Il nome gli è stato assegnato a partire dalla grande tavola di Santa Cecilia e storie della sua vita, oggi conservata agli Uffizi. La sua personalità artistica dimostra una piena padronanza delle novità di Giotto nel campo delle ambientazioni architettoniche delle scene. I limiti sono, però, nella realizzazione delle figure umane, che appaiono allungate, stilizzate e convenzionali, legate più al Duecento che alla realista plasticità di Giotto. Pacino di Buonaguida È stato un pittore e un miniatore italiano di scuola giottesca. La sua unica opera firmata è un polittico raffigurante la Crocifissione con i santi Nicola, Bartolomeo, Florenzio e Luca, oggi alla Galleria dell’Accademia di Firenze. La sua pittura è caratterizzata da uno stile arcaico fortemente legato ai canoni della fine del XIII secolo e influenzato dalle prime opere di Giotto. Parente di Giotto È stato, forse, un allievo molto vicino a Giotto, che lavorò ad una commissione affidata al maestro stesso, ma che egli dovette delegare per altri impegni: cioè la decorazione della Basilica Inferiore di Assisi. Si nota la mano di un artista di grande levatura, che possiede una cromia ampia, aggiornata alle novità, forse anche influenzata dalla scuola senese. Il tema della decorazione è quello delle Allegorie francescane, nelle quali si nota una notevole scioltezza nella rappresentazione narrativa ed una grande perizia nella caratterizzazione individuale dei personaggi, con attenzione ai dettagli e alla descrizione del paesaggio. La sua mano viene rilevata anche nelle Storie di Cristo, dove si ha una maggiore intensità espressiva e un potenziamento dell’illusionismo spaziale. Taddeo Gaddi È stato un pittore italiano del XIV secolo. Per il suo consistente operato nella bottega di Giotto ha sempre rivestito un posto di preminenza, anche se questo ruolo ha sempre implicato una valutazione negativa della sua attività, in quanto è sempre stato solo allievo, e mai maestro. Tra le sue opere, la più importante è sicuramente il ciclo degli affreschi con Storie della Vergine nella Cappella Baroncelli, in Santa Croce; in quest’opera dimostrò di aver messo a frutto gli insegnamenti di Giotto, disponendo con una notevole libertà narrativa le figure nelle scene, che risultano più affollate di quelle del maestro; riprende, inoltre, la sperimentazione della Per essa realizzò anche delle sculture in pietra, che unite ai rilievi dei pilastri completano il ciclo sul destino umano: - Storie della Genesi - Giudizio finale Realizzò anche il disegno della vetrata absidale del Duomo, un gruppo di sculture lignee e il progetto del castello di Montefalco. Gli smalti  Reliquario della testa di San Galgano , Siena, 1270 - 1280 Realizzato con rame ed argento dorato, sbalzato e cesellato; riproduce un tiburio con tanto di contrafforti e pinnacoli, tra i quali sono disposte le Storie di San Galgano e figure di santi in rilievo.  Calice di Niccolò IV , Guccio di Mannaia, Assisi, 1288 – 1292 È considerato un capolavoro di oreficeria, contiene i primi smalti traslucidi esistenti, usando la tecnica basse-taille. Il calice è decorato con 80 smalti ordinati dalla base al gambo per formare un programmo iconografico relativo all’eucarestia. La base è decorata con 32 placche, ciascuna incorniciata da una fascia di perle, attraverso cui sono lavorate foglie battute.  Reliquario del Corporale di Bolsena , Orvieto, 1337 – 1338 Venne realizzato da Ugolino di Vieri per conservare il lino liturgico che venne miracolosamente bagnato dal sangue scaturito da un’ostia consacrata. Il grande reliquario è realizzato con la tecnica detta basse-taille, in oro, argento e smalti traslucidi. Esso rappresenta la facciata del duomo di Orvieto: è tripartito, con timpani acuti, sormontato da una serie di pinnacoli sormontati da statuette dorate. Presenta trentadue scene di smalto dipinto che rappresentano le Storie del Miracolo di Bolsena e le Storie della Passione di Cristo, create con uno stile aggiornatissimo: le ambientazioni architettoniche sono elaborate, le linee sono movimentate e gotiche e c’è grande cura dei dettagli. Il colore predominante è il blu. Pittura Simone Martini (da Siena ad Avignone) Siena, 1284 – Avignone, 1344. È stato un pittore e un miniatore italiano, maestro della scuola senese. Lavorò a Siena, Assisi, Roma, Napoli e dal 1340 ad Avignone, all’epoca sede del papato. Tra le sue opere più importanti:  Maestà , Palazzo Pubblico – Siena, 1312 – 1315 Grande affresco in cui usa una fonte di luce unica per la resa dei chiaroscuri, usa una prospettiva diretta e possiede un grande realismo figurativo, specialmente nelle fisionomie. Il trono è reso con caratteristiche pienamente gotiche, è poi presente un baldacchino da cerimonia, che rimanda a un gusto cortese di sapore transalpino. La gamma cromatica è molto varia.  Annunciazione , Firenze, 1331 – 1333 Tempera e oro su tavola. Grande pala di legno. La cornice originale è andata perduta. È un polittico contenente tre tavole, che rappresentano: l’Arcangelo Gabriele che porge alla Vergine un ramo d’ulivo, ai lati vi sono Sant’Ansano e Santa Massima. I corpi sono privi di qualsiasi consistenza materiale e le loro forme sono delineate dal dolce ricorrere della linea curva e dal sapiente accostamento di colori. Lo sfondo è completamente oro.  Affreschi , Avignone, 1336 – 1340 Eseguì un diverso numero di affreschi, dei quali rimangono solamente quelli staccati da due lunette dei portali e le corrispondenti sinopie (colore rossastro d’incentra composizione, usato per i disegni preparatori). Questi rappresentavano Cristo Benedicente tra gli Angeli e la Madonna dell’Umiltà tra Angeli e il Cardinale Stefaneschi. Tra questi c’erano anche quelli di San Giorgio e il drago, oggi perduto, ma che venne descritto dalle fonti. Matteo Giovannetti Viterbo, inizio XIV – 1370 È stato un pittore italiano, attivo ad Avignone, si formò alla scuola di Simone Martini e fu amico di Petrarca. Aprì la stagione del gotico internazionale.  Decorazione e affresco , Palazzo dei Papi – Avignone, 1343 Diresse un’intera equipe. Ciò che è rimasto di questo cantiera è la documentazione relativa alle cappelle di San Michele e di San Marziale. L’artista fu il tramite tra il giottismo d’impronta senese e il gotico francese. Inserì elementi di pittura profana. Cambia il registro e accanto alle scene di carattere sacro, inserisce elementi naturalistici. Gran parte del lavoro è andato perduto. Pietro Lorenzetti Siena, 1280 - 1348 È stato un pittore italiano del XIV secolo ed è considerato uno dei maestri della scuola senese. Giorgio Vasari ne scrisse una biografia, elogiandolo e compiendo anche alcuni errori. Anche egli partecipò al grande cantiere decorativo della Basilica Inferiore di San Francesco d’Assisi, affrescando principalmente scena della Passione di Cristo, dove dimostrò di aver sviluppato un linguaggio figurativo autonomo, che sintetizzava l’arte senese e il linguaggio giottesco.  Ultima Cena , Basilica inferiore – Assisi, 1310 – 1320 La scena è costruita attorno ad un tavolo, all’interno di una loggia esagonale, dove viene dimostrata l’assimilazione delle tecniche prospettiche per le virtuose ambientazioni architettoniche derivate da Giotto. La parte più sorprendente è, però, la visione della stretta stanzetta dei servitori a sinistra: una cucina adiacente alla scena principale, dove il cibo sta bollendo sopra il focolare e due servitori puliscono le stoviglie e gettano gli avanzi di cibo. Si riconoscono, sullo sfondo, i particolari dell’arredo. Quest’immagine, con l’aggiunta del cane e del gatto rendono tutta la scena molto più quotidiana, quasi di un registro basso.  Natività della Vergine , duomo di Siena, 1342 Pala d’altare, dipinto a tempera su tavola. Oggi è smembrata, ma sappiamo che ad essa doveva appartenere una predella con Episodi della vita di San Sabino. È un trittico, in cui la superficie pittorica è trattata in modo originale per l’epoca: è come se si trattasse di un’unica scena, senza soluzione di continuità, ambientata in una stanza coperta da colte che ricalcano la forma della pala, con due pilastri che altro non sono che bordi di separazione dei tre pannelli. La scena è divisa in tre ambienti illusionisticamente contigui, due dei quali appartenenti alla stanza principale e uno diverso, dove il padre di Maria l’aspetta. Lo spazio è composto in maniere prospettica, con un preciso sistema di piani ortogonali. L’interno domestico non è semplicemente una fredda struttura architettonica, ma le figure si muovono a proprio agio e i dettagli del mobilio sono curatissimi Ambrogio Lorenzetti Siena, 1290 – 1348. È stato un pittore italiano, uno dei maestri della scuola senese, che si distinse soprattutto per la forte componente allegorica e complessa simbologia delle sue opere mature e per la profonda umanità dei suoi soggetti.  Le Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti , Palazzo Pubblico – Siena, 1337 Sulla parete di fondo della sala si trova l’Allegoria del Buon Governo, dove ogni aspetto del governo e le virtù ispiratrici sono rappresentati da figure umane; queste interagiscono, secondo un preciso ordine, a rappresentare una scena assai complessa: vi è una rappresentazione allegorica del lavoro produttivo entro la città di Siena e nella sua campagna. Sulla parete sinistra è presente l’Allegoria del Cattivo Governo, con personificazioni degli aspetti del malgoverno e i vizi e dei suoi effetti sia in città che in campagna. È uno dei primi messaggi di propaganda politica in un’opera medievale. Buonamico Buffalmacco Firenze, 1290 – 1340 È stato un pittore italiano, fiorentino che si discosta dalla maniera giottesca e fu uno dei maggiori rappresentanti della pittura gotica in Toscana. È protagonista di alcuni aneddoti e storielle del Decameron. Sono attribuite a lui diverse opere, ma le più importanti sono gli affreschi del Camposanto di Pisa.  Affreschi , Camposanto – Pisa, 1330 - 1337 si trovano sull’estremità orientale del lato meridionale e trattano i seguenti temi: - Il trionfo della Morte ha un’interpretazione dello spazio libera e disorganica; il tema assume tra le mura di un cimitero un valore suggestivo: la scena è frammentata in più scene dominate da diversi sentimenti (orrido, grottesco, comico, serenità), dove dame e cavalieri stanno andando a caccia con un’allegra brigata, ma se si guarda l’opera nell’insieme ci si rende conto che la tragedia della morte trionfa sul mondo terreno. Scena principale è proprio l’incontro tra i tre vivi e i tre morti; viene poi rappresentato un memento mori. - Il Giudizio finale e l’Inferno Presenta elementi di forte originalità iconografica: il Giudizio è condotto congiuntamente da Cristo e dalla Vergine, entrambi assisi nell’arcobaleno di due mandorle adiacenti; ai lati dei giudicanti stanno gli Apostoli, mentre sopra di essi alcuni angeli hanno tra le mani i simboli della Passione ed anche sotto le mandorle vi sono altri angeli. In basso San Michele con la spada indica agli arcangeli i compiti da eseguire. Pietro da Rimini È stato un pittore giottesco italiano, che ha lavorato prima in Romagna e successivamente nelle Marche; è evidente nelle sue tavole lo stile giottesco senese. Le opere attribuite a Pietro sono distanti, sia geograficamente che stilisticamente, e per questo è difficile metterle a confronto. Bologna e l’Emilia La miniatura bolognese L’Illustratore Il Maestro del 1333 Dalmasio Scannabecchi è stato un pittore bolognese, documentato tra il 1342 e il 1373. Oltre che a Bologna, probabilmente egli lavorò anche a Pistoia e a Firenze. La formazione stilistica fu influenzata dalle innovazioni giottesche; successivamente il suo stile si avvicinò allo spirito narrativo pungente di Vitale (vedi dopo). Vitale da Bologna Bologna, 1310 – 1360. È stato un pittore italiano e un rappresentante della scuola emiliana trecentesca. Egli raccoglie il clima di una città legata alla cultura gotica d’oltralpe, associandolo all’espressivo, sereno e dinamico realismo della pittura e della miniatura bolognese.  San Giorno e il drago , Bologna, 1330 È un dipinto di tempera su tavola, nel quale l’autore elabora un proprio linguaggio, in cui si mescolano ricerca di espressività e attenzione ai particolari. Il movimento è accentuato dalla posa del cavaliere che si getta sul drago, mentre la principessa volge il capo all’indietro, guardando la scena. Presenta delle decorazioni dorate, lavorate a punzone. Il fondo è dorato, cosa che fa credere che probabilmente la tavola fosse inserita in una parete affrescata. Tommaso da Modena Modena, 1326 – 1379 È stato un pittore e un miniatore italiano. Egli percepì il naturalismo della scuola locale, ma non fu influenzato dalle esperienze più originali: la sua arte mescola realismo giottesco, eleganza gotica e gusto per il dettaglio inconsueto e il particolare minuto (tipici del miniatore). Molto importante è la sua attività a Treviso: i. ad una prima fase risalgono 40 ritratti di domenicani nella Sala Capitolare del Convento di San Nicolò, dove dimostrò di avere una pittura realisticamente concreta: i domenicani sono seduti su uno scranno, in pose reali ed espressivamente caratterizzati (tanto da far pensare che si sia servito di modelli); ii. ad una seconda fase risalgono gli affreschi sui pilastri dell’attigua chiesa: ogni uomo è impiegato in un’azione diversa, con gesti eloquenti e peculiari, tanto che il realismo arriva a tal punto da raffigurare qualcuno malsano o con la barba incolta; iii. la migliore vena narrativa viene espressa ancora successivamente:  Ciclo di Sant’Orsola , chiesa di Santa Maria degli Eremitani, 1360 – 1366 Serie di affreschi dalla forma vivace e immediata, la mimica varia ed efficace, la varietà dei personaggi e dei costumi è amplissima. Si tratta di 11 riquadri narrativi, disposte a coppie su tre registri sovrapposti. È un modello esemplare di raffinatezza ed eleganza gotica, e rivela i vari protagonisti nei loro risvolti psicologici con un’efficacia narrativa assolutamente inedita e moderna. Milano e la Lombardia Giotto a Milano Giotto visse a Milano tra il 1335 e il 1336 dipingendo la Sala delle Udienze nel Palazzo Ducale, con figure di eroi e condottieri della mitologia pagana e della storia cristiana, ma di essi non c’è rimasto nulla, immortalati nei due cicli:  Gloria Mondana (o Vanagloria) È un soggetto iconografico molto diffuso nelle coti dell’epoca.  Trionfo della Fama Tra i principi cristiani appariva Azzone Visconti, insieme ad Enea, Ettore, Attila e Carlo Magno; è la prima volta in cui Giotto trae ispirazione dal ondo classico: questo avviene probabilmente perché l’ambiente di corte e le necessità celebrative richiesero l’adozione di un nuovo linguaggio e si dovette adattare anche alla moda francese. Per testimonianza giottesche bisogna rifarsi ai resti degli affreschi dell’attigua chiesetta di San Gottardo in Corte e dell’abbazia di Chiaravalle e di Vidoldone.  San Gottardo in Corte , Milano, 1330 – 1336 L’aspetto esterno è stato completamente trasformato in epoca neoclassica. Mentre l’interno ci è noto grazie ad un’attenta descrizione da parte di un frate domenicano, dal quale sappiamo che le pareti erano interamente decorate con affreschi finiti a lapislazzuli e foglia d’oro con le Storie della Vergine. Della ricca decorazione rimane oggi il grande affresco con la Crocifissione, di scuola giottesca.  Affreschi , abbazia di Chiaravalle – Milano Nel tiburio sono presenti tre serie di affreschi, ormai molto frammentari e deperiti. La cupola era decorata dai Santi Gerolamo, Agostino, Gregorio e Ambrogio, dai quattro Evangelisti, il tutto sormontato da un cielo stellato; di questi, però, rimangono solo un frammento di cielo e due Evangelisti. Nel tamburo si osservano, invece, le figure di sedici Santi, disposti a coppie. Si possono osservare poi alcuni episodi della vita delle Vergine. La paternità delle opere è attribuita ad allievi di scuola giottesca.  Abbazia di Viboldone , provincia di Milano, 1348 Facciata a capanna, caratteristica per le bifore aperte sul cielo, con tessitura muraria in mattoni a vista, solcata da due semicolonne che la tripartiscono, con decorazioni di pietra bianca. Il portale è in marmo bianco e nella lunetta si trovano alcune sculture marmoree, ai lati, in due nicchie si trovano i Santi Pietro e Paolo. Sopra il tiburio della chiesa si innalza il campanile, che contiene cornici in cotto e archetti alla base delle bifore e delle trifore sormontate da oculi. All’interno presenta una sala rettangolare, a tre navate di cinque campate ciascuna, inquadrate in archi trasversali a sesto acuto, coperte da volte a crociere. La chiesa accoglie numerosi e celebri affreschi di scuola giottesca: nella parete frontale del tiburio è raffigurata, al centro, la Madonna in Maestà e Santi; sulla parete che la fronteggià è campito il (con al centro una mandorla con Cristo, a destra i benedetti e a sinistra i dannati, sul fondo la Gerusalemme celeste). Giovanni di Balduccio È stato uno scultore italiano, attivo tra il 1320 e il 1347. Egli lavorò a Pisa, a Bologna e a Milano.  Arca di San Pietro Martire , Basilica di Sant’Eustorgio – Milano, 1339 Firmata. In marmo bianco di Carrara. Il monumento è contraddistinto da un impianto iconografico e allegorico particolarmente complesso. Il sepolcro è retto da otto pilastri quadrangolari in marmo rosso, affiancati da altrettante figure femminili, a tutto tondo, che rappresentano le Virtù teologali e morali, con ai piedi animali simbolici. A decorare i lati del sarcofago vi sono otto bassorilievi con storie del santo, intervallati da figure di santi ed apostoli a tutto tondo. Ai quattro angoli sono posto i quattro Dottori della Chiesa, mentre lungo i lati si possono vedere Sant’Eustorgio e alcuni apostoli. Le formelle rappresentano i miracoli compiuti dal santo. Intorno al coperchio svettano le vivaci figure allegoriche dei nove cori angelici. Il coperchio è a piramide tronca con bassorilievi con altri santi e i donatori-mecenati, sulla cornice superiore dell’urna si nota la firma dello scultore. Bonino da Campione Fra il 1350 e il 1390 fu importante maestro della scultura gotica dell’Italia settentrionale. Eseguì numerosi monumenti funerari.  Monumento equestre a Bernabò Visconti , Milano, 1363 (sarcofago 1385) Statua in marmo. Venne concepito come un cenotafio per il signore di Milano. Si compone di due blocchi: - Il monumento equestre vero e proprio: il signore viene ritratto a volto scoperto, i capelli corti stretti sulla fronte da un cerchio di metallo, la sua figura è chiusa nell’armatura composita tipica. Il pugno destro stringe il bastone del comando e dal fianco sinistro pende il fodero della spada a due mani. L’espressione sul viso è grave. Il cavallo è una figura slanciata e massiccia, statica. - L’arca (tomba): sorretta da sei colonne affiancate a sei pilastri. Il sarcofago è istoriato sui quattro lati coi temi della Crocifissione, della Pietà, dell’Incoronazione della Vergine e dei Santi Evangelisti. Sui pilastrini sono rappresentati i Padri della Chiesa. A dividere l’arca dal monumento vi sono le figure femminili della Giustizia e della Fortezza. La miniatura Il libro riccamente miniato divenne un oggetto di lusso idoneo per prestigiosi doni in occasione di nozze e alleanze, solitamente si trattava di Bibbie. A Milano, in particolare, Bernabò Visconti fece miniare un Tacuinum sanitatis per sua figlia. La figlia di Gian Galeazzo Visconti, invece, fece miniare uno zibaldone di viaggi in Oriente, composto nel 1360. Venezia e il Veneto Paolo Veneziano Venezia, 1300 – 1365 È stato un pittore italiano, definito come il più importante pittore veneziano del XIV secolo; egli si inserì nel dialogo dell’epoca realizzando un equilibrio unico fra i suggestivi temi bizantini della sua formazione e l’influenza di Giotto. La sua prima opera certa è il polittico con la Dormitio Virginis. Dal 1340 le sue opere rivelano un inizio di cesura col mondo bizantino e l’emergere di maggiori tendenze gotiche. A partire dal 1347 è di rilievo la sua produzione di mosaici e di pale d’altare.  Arche Scaligere , Verona, XIV secolo Sono un monumentale complesso funerario, in marmo, in stile gotico della famiglia Scaligeri, destinate a contenere le arche (tombe) di alcuni illustri rappresentati della casata. - Sarcofago di Cangrande: sostenuto da cani recanti il suo vessillo; sopra vi è posta la statua, dove è raffigurato sdraiato, forse morto, ma con il sorriso. Il fronte anteriore del Non esiste una sola espressione per definire questo movimento: gotico internazionale è a oggi l’espressione più diffusa e accettata; tuttavia, gli studiosi, che si sono focalizzati su altri aspetti, hanno elaborato altri termini per definire questo movimento: Tardo gotico: termine che fa leva sulla cronologia, per indicare la continuità, ma anche le differenze rispetto allo stile gotico, oltre che per rimarcare la cesura rispetto alle novità rinascimentali che sarebbero comparse successivamente; Gotico cortese: si riferisce al fatto che il gotico internazionale sarebbe una creazione tipica delle corti e dell’aristocrazia, come reazione all’affermarsi sempre più diffuso della borghesia; Gotico fiorito; Gotico delicato: in questo caso il riferimento è allo stile, per evidenziare come in questa fase il preziosismo e la morbidezza delle linee siano elementi prevalenti; Gotico fiammeggiante: per la forma delle linee di alcuni elementi decorativi che ricordavano quella delle fiamme. Il Gotico Internazionale in Europa La Francia Maestro del Maresciallo Boucicaut È stato un miniatore e pittore francese, attivo a Parigi. Maestro indipendente, direttore di una bottega parigina, la sua opera fu importante e si pose come diretto antecedente per il nuovo approccio spaziale e per le innovazioni nel trattamento della luce e del colore. Grazie alla scoperta di nuove sostanze agglutinante, egli seppe disporre di colori più brillanti, capaci di creare trasparenze. Egli, inoltre, usa diverse prospettive empiriche, impiegate per la resa spaziale delle architetture e ingegnosi espedienti ottici. Era affiancato da numerosi collaboratori, facenti parti della sua bottega. Claus Sluter È stato uno scultore olandese, attivo principalmente in Borgogna (a Digione), fu uno dei maggiori scultori di stile gotico internazionale nell’Europa settentrionale. La sua opera matura, per la vivace caratterizzazione delle figure e l’accuratissima finitura delle superfici, ha precedenti nelle Fiandre. In Borgogna aveva ricevuto l’incarico di realizzare le sculture per la Certosa di Champmol, dove rese le statue quasi autonome rispetto all’architettura, caratterizzate da una monumentale plasticità delle figure e da una nuova concezione realistica.  Pozzo dei Profeti o di Mosè Un pilastro esagonale cui si appoggiano sei figure di profeti e altrettanti angeli, di salda volumetria e straordinaria espressività: viene superato lo stile delle figure esili ed eleganti, si creano personaggi dalla possente fisicità, saldamente disposti nello spazio tramite una piena consapevolezza del volume plastico; vi è grande espressività, data dagli effetti del chiaroscuro, mentre i dettagli sono resi con la massima precisione e realismo. Fratelli Limbourg Paul, Jean Hennequin e Hermann sono stati tre miniatori olandesi, tra i più significativi rappresentati della pittura fianco-fiamminga del XV secolo. Furono al servizio del Duca di Berry, per cui crearono alcuni raffinatissimi codici, che costituiscono una vera e propria rivoluzione nella miniatura. Le loro creazioni vengono definite fiabesche.  Bibbia moralizzata di Giovanni il Buono Segue da vicino il modello, nel testo, nel formato e nell’impaginazione. I campi delle miniature sono dello stesso formato e impiegano lo stesso sistema di alternanza di incorniciature architettoniche e polilobate. Inizialmente la composizione delle scene segue il prototipo, divenendo in seguito più libera e sicura.  Les Tres Riches Heures du duc de Berry Lo stile dei fratelli giunse ad un risultato di straordinaria fusione armonica, attraverso l’unione di un minuzioso naturalismo a un raffinato formalismo lineare che andava divenendo in quegli anni un carattere distintivo. Contiene la serie dei Mesi, dodici miniature a tutta pagina accompagnate dal relativo calendario: in ogni foglio, sotto una lunetta dedicata ai segni zodiacali del mese, sono illustrati immensi e luminosi paesaggi entro i quali nobili figure si intrattengono in svaghi cortesi e contadini svolgono attività agricole stagionali. La Boemia In Boemia trova ampia affermazione nella scultura, pittura e miniatura, il Weicher Stile (lo stile molle/dolce), cioè una versione ulteriormente addolcita del Gotico internazionale, caratterizzata da eleganza estenuata e sensibilità languida. Questo stile era caratterizzato da un’attenzione preminente alla linea, con il movimento ritmico delle pieghe nei panneggi e da un’idealizzazione spirituale e purificata delle fisionomie. Frequente è la produzione delle Belle Madonne, spesso in legno, ispirate a eleganti modelli gotici francesi, ma improntate a una maggiore serenità sorridente. In pittura fu tipico l’uso di tinte morbidamente sfumate, che sottolineavano con delicatezza le rotondità delle forme. La Spagna Castiglia e Aragona: le committenze ecclesiastiche erano ancora saldamente legate a un gusto di tipo gotico, che in questo periodo produce opere di fastosa opulenza. Celebri sono i grandi retabli (pale d’altare) delle cattedrali, composti spesso di più ordini articolati e grandiosi. Le influenze furono molte, in particolare le Fiandre e l’Italia. Catalogna e Valencia: aveva un’ampia produzione artistica, influenzata principalmente dalla scuola fiamminga e poi anche quella italiana. A Valencia era in voga uno stile opulento, con ampio ricorso ai fondi oro, le figure dei santi ormai profanizzate come nobili aristocratici dell’epoca, riccamente abbigliati. Il Gotico Internazionale in Italia Piemonte Giacomo Jaquerio Torino, 1375 – 1453 È stato un pittore italiano, maggior rappresentate della pittura tardo gotica in Piemonte, fu attivo a Torino, a Genova e in varie località della Savoia. Della vasta produzione del pittore torinese solo pochissime opere sono documentate attraverso gli archivi. La decorazione pittorica della chiesa abbaziale di Sant’Antonio in Ranverso costituisce la principale e meglio documentata testimonianza superstite della lunga carriera, ma quelli meglio conservati sono quelli che si trovano nella sacrestia, tra cui la Salita al Calvario. Della sua produzione dovettero far parte anche lavori di miniatura. Maestro del Castello della Manta È il nome attribuito all’anonimo pittore italiano del XV secolo.  Affreschi , Sala baronale nel Castello della Manta – Saluzzo Dove vengono raffigurati i nove Prodi, ai quali fanno da contrappunto nove eroine attinte alla tradizione letteraria antica. Trentino  La torre dell’Aquila , Castello del Buonconsiglio, Trento Sovrasta e protegge l’omonima porta della città. Ha pianta quadrangolare, l’interno è diviso in tre piani, collegati da una scala a chiocciola in legno, e al piano inferiore una botola si apre sulla sommità della porta sottostante. Le pareti interne presentano il ciclo dei dodici mesi, ad opera di un artista anonimo; questi descrivono la situazione economica, sociale e politica del Trentino del tempo: raffigurano i passatempi dei nobili e dei contadini secondo l’alternarsi delle stagioni. Lombardia  Duomo di Milano , 1418 Nel 1387 si gettarono le fondazioni dei piloni e da quel momento si impostò una costruzione di tipo tardo gotico, anche se per i lunghi lavori non corrisponde a nessuno stile preciso. Ha una pianta a croce latina, con piedicroce a cinque navate e transetto a tre, con un profondo presbiterio circondato da deambulatorio con abside poligonale, all’incrocio dei bracci si alza il tiburio. La struttura portante è composta da pilastri e da muri perimetrali rinforzati da contrafforti all’altezza degli stessi piloni, manca lo slancio verso l’alto e, infatti, guglie e pinnacoli non hanno funzione portante. La decorazione distintiva del Duomo è la straordinaria abbondanza di sculture e le vetrate. Giovannino de Grassi Milano, 1350 – 1398 È stato un pittore, sculture, architetto e miniatore italiano. Dal 1370 illustrò circa 50 fogli dell’Offiziolo di Gian Galeazzo Visconti con scene di paesaggi fiabeschi e immagini naturalistiche. In particolar modo le sue miniature, caratterizzate da uno spirito acuto di indagine dei temi risolti con una dose di realismo, e da una libera invenzione di forme eleganti, indicano l’autore uno dei precursori del gotico internazionale. Michelino da Besozzo È stato un pittore e miniatore italiano, considerato uno dei maggiori esponenti del gotico internazionale in Italia, lavorò prevalentemente in Lombardia e nel Veneto. Molte delle sue opere sono, purtroppo andate perdute. Sappiamo che miniò il Libro d’Ore. Lavorò anche nel cantiere del Duomo di Milano, focalizzandosi sulle vetrate. Realizzò le tavole sia con lo Sposalizio mistico di santa Caterina e lo Sposalizio della Vergine. Jacopino da Tradate È stato uno scultore italiano, attivo in Lombardia. Fu il principale scultore attivo nel cantiere del Duomo di Milano nel corso del primo quarto del XV secolo, lasciandovi molte statue e rilievi. Lavorò, poi, alla corte dei Gonzaga a Mantova. Tra le opere più conosciute vi è la figura di Papa Martino V in trono, nel deambulatorio del Duomo e una statua della Madonna col Bambino. Franco e Filippolo de Veris Rispettivamente padre e figlio, furono pittori e miniatori. Affrescarono i 37 episodi dell’Antico Testamento nel transetto del Duomo di Cremona. Il loro capolavoro è il ciclo di affreschi della Chiesa di Santa Maria dei Ghirli a Campione d’Italia, dove spicca il Giudizio Universale, con molti dettagli presi dal mondo cortese e aneddoti grotteschi tipici dello stile gotico. Gli Zavattari Noto palazzo veneziano. Vistosa asimmetria dell’impianto è determinata dalla prassi costruttiva dell’epoca, che prevedeva l’uso delle fondazioni dell’edificio precedente. La facciata si caratterizza tra la parte sinistra – dove si sovrappongono tre fasce traforate – e l’ala destra – dove prevale la muratura rivestita di marmi -, tra esse è inserito un fregio, l’unico elemento di continuità della facciata. Il portico è aperto da cinque grandi archi sull’acqua; al piano superiore una loggia, composta da un’esafora. Il pavimento è ricoperto con le tecniche dell’opus sectile e dell’opus tessellatum: motivi geometrici che compongono le decorazioni, usando marmi di diverso tipo e colore. Pierpaolo e Jacobello Dalle Masegne Rispettivamente due fratelli, il primo fu scultore e architetto, mentre il secondo solo sculture. Seguono uno stile che richiama fortemente le decorazioni gotiche. Realizzano l’altare della Chiesa di San Francesco a Bologna e l’iconostasi della Basilica di San Marco a Venezia, realizzarono le due facciate della Cattedrale di San Pietro a Mantova, opera andata distrutta. Giovanni e Bartolomeo Buon Rispettivamente padre e figlio, scultori e architetti veneziani; lavorarono alla realizzazione della Ca’ d’Oro e del Palazzo Ducale. I legami stilistici tra i due sono molto evidenti. Michele Giambono È stato un pittore veneziano. Erede dello stile di Gentile da Fabriano, ha una profonda sensibilità naturalistica e un morbido plasticismo delle figure. Di certa attribuzione sono la decorazione a fresco del monumento Serego nella Chiesa di Sant’Anastasia a Verona, caratterizzata da un focoso cromatismo di memoria bizantina. L’opera più giovanile è la Dormitio Virginis, un paliotto d’altare dipinto su tela. A Venezia realizza diversi mosaici nella chiesa di San Marco. Jacobello del Fiore Pittore veneziano, attivo tra Venezia, le Marche e l’Abruzzo.  Polittico , Duomo di Teramo, 1439 È costituito da sedici tavole a fondo oro disposte su due file, tutto incorniciato da una ricca carpenteria lignea dipinta d’oro, di chiaro stampo gotico, con decorazioni vegetali, profeti ed evangelisti nei pinnacoli. La parte bassa presenta le tavole cuspidate con i santi a figura intera; nella parte ala le tavole – cuspidate a fondo oro – rappresentano altri santi a mezzo busto; il centro della parte alta è costituita da tre tavole separate da archetti pensili – rappresentano la Madonna Addolorata, Cristo in Pietà e San Giovanni. Jacopo Bellini Venezia, 1396 – 1470 È stato un pittore italiano, la cui opera si pone tra la fine del gotico internazionale e l’inizio del Rinascimento. Lavorò a Foligno, a Firenze, a Venezia, successivamente si stabilì a Verona e poi a Ferrara, soggiornò a Padova. Di lui restano due importanti album di disegni, particolarmente importanti sia per l’altissima qualità sia per lo stile del pittore: costruzione prospettica usata per evitare la frammentazione della scena e dare coerenza, legando vari episodi della composizione; immense architetture impostate con fughe centrali; citazione all’arte classica.  Madonna col Bambino , Uffizi, 1450 Ne realizzerà diverse. Tempera su tavola. La Madonna è a mezzo busto, su uno sfondo scuro, il Bambino è “portato in mano”, come ad offrirlo alla contemplazione dello spettatore. La forma della pala e della cornice suggeriscono un affaccio come da una finestra. Lo sguardo di Maria si dirige a destra, mentre il bambino si sporge per cercare la madre. Tentativo di prospettiva nel piede del Bambino. I dettagli sono molto curati e riecheggiano anche della tradizione bizantina. Emilia  Basilica di San Petronio , Bologna, 1390 La facciata è incompiuta è divisa in due fasce orizzontali: quella inferiore, con le specchiature marmoree, e quella superiore, con materiale laterizio a vista e dal profilo sfaccettato, che avrebbe dovuto consentire l’ancoraggio del rivestimento decorativo. I due portali laterali sono decorati da formelle di numerosi autori. Le fiancate sono decorate dall’alternanza tra contrafforti e finestroni in marmo traforato, dove all’interno si vedono le vetrate delle cappelle, i mattoni sono a vista. All’interno presenta sei campate a pianta quadrata, la sesta della navata centrale è occupata dal presbiterio. La suddivisione in tre navate è realizzata tramite enormi pilastri in mattoni, con basi elaborate e capitelli a foglie di arenaria. Giovanni da Modena È stato un pittore italiano attivo a Bologna fino al 1451. Realizzò diversi affreschi nella Basilica di San Petronio, usando una narrazione corposa e vivace, con particolari estrosi e di cupezza nordica, a volte abbonda di particolari macabri o realistici. Marche I fratelli Salimbeni Jacopo e Lorenzo, sono stati due pittori italiani, che vissero e lavorarono insieme e le loro opere sono inseparabili, lavorando principalmente a San Severino Marche, Urbino, Perugia e Norcia. La loro opera più importante è il Matrimonio mistico di Santa Caterina, caratterizzato da un vorticoso movimento delle linee dei panneggi, da colori irreali e da un minuto realismo nei dettagli; lo stile narrativo è a tratti ingenuo, antepone alla visione d’insieme il dettaglio aneddotico. Firenze Gherardo Starnina È stato un pittore italiano, che lavorò anche alla corte di Valencia, per Giovanni I di Castiglia. Fra le sue opere più importanti vi è la decorazione della cappella di San Girolamo, nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, di cui restano solo alcuni frammenti. Gli sono stati attribuiti anche alcuni episodi delle storie di Sant’Antonio Abate nella basilica di Santa Croce e alcuni pittore della Cappella di San Biagio nella cattedrale di Toledo.  Madonna dell’Umiltà , Uffizi, 1403 Tempera e oro su tavola. Maria simboleggia la Chiesa, si siede a terra e si avvicina ai fedeli. L’opera mostra una piacevole intonazione familiare tra madre e figlio, con uno scambio amorevole di gesti (abbraccio di Maria, carezza, presa del velo). Stile gotico internazionale con il ritmico ricadere della veste di Maria – dal bordo oro con eleganti giochi lineari -. Gusto per lo sfarzo. Lorenzo Monaco È stato un monaco cristiano, un pittore e un miniatore italiano. Formato nell’estrema tradizione giottesca, orientandosi, poi, pian piano verso il gotico internazionale. Realizza numerose tavole a fondo oro, da dove si evince uno stile caratterizzato da figure allungate, con linee sinuose dei panneggi, contorni taglienti, colori brillanti e ricchissimi, gesti accennati e spazio annullato. Sono quasi del tutto assenti le notazioni profane e naturalistiche.  Incoronazione della Vergine , Uffizi, 1414 Grande polittico a tempera e oro su tavola. Composta da una maestosa cornice intagliata e decorata, una vera e propria macchina scenica con tre cuspidi coperte da protiri su mensole sporgenti. Sopra troviamo tre pannelli cuspidati con l’Angelo annunciante, Cristo benedicente tra i cherubini e la Vergine annunciata. Ai lati due pilastri con colonnine tortili. In basso la predella con sei quadrilobi contenti le storie di San Benedetto e di San Bernardo da Chiaravalle. Il pannello centrale è organizzato dalle cuspidi come un trittico, ma senza soluzione di continuità; è rappresentata l’incoronazione con i santi presenti. Molto vasta fu la sua produzione anche in miniatura, dove raggiunse risultati di grande valore anche sul piano creativo e formale. Compose anche cantorini. Italia Meridionale  Trionfo della Morte , Palazzo Sclafani – Palermo, 1446 Affresco staccato. Composto come una gigantesca pagina miniata, dove in un lussureggiante giardino incantato, bordato da una siepe, irrompe la Morte su uno spettrale cavallo scheletrico. Essa inizia a lanciare frecce letali che colpiscono personaggi di tutte le fasce sociali, uccidendoli. Il cavallo occupa il centro della scena; la morte è raffigurata efficacemente nell’attimo in cui ha appena scoccato una freccia, ed essa ha legato al fianco la falce e tiene con sé una faretra, i suoi tipici attributi iconografici. A destra si trova un gruppo di aristocratici, disinteressati all’avvenimento, che continuano le loro attività (caccia) – tranne coloro che sono vicini ai cadaveri -. La scena è composta in maniera unitaria, grazie a un’efficace stilizzazione lineare e alle pennellate corpose che riescono a trasmettere la consistenza materica del colore.
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