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Relazione tra Crusoe e la Bibbia: Riflessioni in Robinson Crusoe, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Inglese

La relazione tra il personaggio di crusoe e la bibbia nel romanzo omonimo di defoe. Il rapporto di crusoe con il testo sacro appare distratto e superficiale, ma le riflessioni che ne deriva sono tipiche della religione protestante. Come le letture di crusoe e le sue riflessioni siano complementari, con un focus particolare sulle questioni fondamentali dell'individuo e la natura dell'uomo. Inoltre, il documento discute della comparsa di venerdì e il suo ruolo nell'opera.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 26/09/2022

Esty_2000
Esty_2000 🇮🇹

4

(8)

24 documenti

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Scarica Relazione tra Crusoe e la Bibbia: Riflessioni in Robinson Crusoe e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Un'azione ricorrente di Crusoe nel libro è quella in cui prende la Bibbia in mano e la apre a caso trovando sempre una frase adatta alla sua situazione. Il rapporto che Crusoe ha con la Bibbia appare distratto e superficiale. Trae conforto dalle frasi estrapolate. A pagina 168 per la prima volta è Crusoe stesso a fornire la frase, quando ricorda la frase della Bibbia e quindi dal momento in cui la lettura diventa anche ricordo questo implica che Crusoe sta cominciando a internare le parole del Vangelo. Insieme alla lettura della Bibbia ci sono i pensieri e le riflessioni di Crusoe. Il fattore della riflessione dell'individuo su questioni fondamentali è tipico della religione protestante. Vanno di pari passo sia queste sue letture sia i pensieri, l'idea è quasi che quello che domina maggiormente sono proprio le riflessioni dell'individuo e quindi quel rapporto individuo Dio che è importante nella religione protestante. Queste riflessioni portano Crusoe a sviluppare le sue riflessioni attorno alla natura dell'uomo, in particolare ad esempio intorno ai cannibali. La prima reazione di Crusoe all'idea che ci sono i cannibali sull'isola è il pieno disgusto. A pagina 182 viene ribadita l’idea del raziocinio, della scientificità. Crusoe comincia a vedere nelle azioni dei cannibali un disegno che rientra nel disegno di Dio stesso. Dalle riflessioni di Crusoe a pagina 182 ne consegue un processo mentale che dalla paura totale si risolve in un atteggiamento che coglie l'idea del relativismo culturale. Crusoe giudica i selvaggi innocenti rispetto agli spagnoli, all'ipocrisia dell'essere umano. L'arrivo di Venerdì occupa una minima parte del romanzo, tuttavia la sua comparsa rappresenta uno sviluppo importante dell'opera. Il legame tra Crusoe e Venerdì è un aspetto rimarchevole del romanzo e colpisce il fatto che questa amicizia è ritratta in un'epoca in di cui gli europei erano occupati in operazioni di devastazione dei popoli non bianchi. Venerdì rimane sempre il servo di Robinson. Tuttavia, Crusoe descrive la propria soddisfazione in Venerdì affermando di amarlo veramente, il suo attaccamento sembra sincero. In Venerdì abbiamo un personaggio che inizialmente appare vigliacco e sottomesso; invece, emergono tratti del tutto ammirevoli è coraggioso, fedele, vivace, sincero, intelligente e in più è un modello di gratitudine. Allo stesso tempo Venerdì è dominato dalla paura di essere mangiato. Il nome Venerdì, oltre al fatto che Crusoe l’aveva salvato il venerdì ma in verità non era venerdì ma sabato c'è questa ironia, però lo chiama venerdì perché è quello il giorno in cui Dio ha creato l'uomo. Le coincidenze riguardo ai due personaggi non possono andare trascurate: Venerdì ha 26 anni la stessa età di Crusoe quando arriva sull'isola in più in questo momento è stato sull'isola 26 anni. Nella visione provvidenziale del romanzo venerdì è nato in senso figurativo a causa di Crusoe e diventa una prova del suo pentimento e della sua fede. La parte iniziale e la parte finale dell'opera fanno un po’ da cornice alla parte centrale e confermano l'idea che la vita di Crusoe è piena di eventi. Dal momento in cui Crusoe riesce a liberarsi dall'isola si riprende la narrazione tipica dell’inizio del romanzo. Nell'epoca in cui Orwell scriveva la maggior parte degli scrittori di successo provenivano da ambienti non aristocratici ma facevano parte di una classe benestante. La maggior parte di questi scrittori poi proseguirono con l'università. Quindi, abbiamo ancora l'idea di un cerchio elitario di scrittori. Nello stesso tempo ci sono esempi di scrittori che provengono dagli strati più bassi della società. Il vero nome di Orwell è Eric Arthur Blair, era nato in India. In Orwell abbiamo due linee contrapposte. Da un lato attacca la società e le ipocrisie, è sempre intento a svelare la verità e dall'altro lato era un'amante dei vecchi valori inglesi (esistono saggi in cui ci spiega come preparare il tè, sullo sport del calcio, tutte cose tradizionali inglesi). Abbiamo un autore politicamente attivo, non dal punto di vista di capeggiare necessariamente un partito. Lui stesso definisce la sua classe sociale come la classe media inferiore-superiore. Orwell appartiene alla stessa classe sociale di Defoe. Orwell ha un’educazione elitaria, tuttavia decide di non proseguire con gli studi. Decide di sostenere gli esami per il servizio civile in India e diventa un poliziotto in Birmania. Le sue esperienze lì ispirano il primo romanzo che si chiama Giorni in Birmania. Poi diventa assistente sopraintendente del distretto della polizia. Successivamente comincia a vedere la corruzione che c'era nella polizia e abbandona questo lavoro. Nel 27 ritorna in Inghilterra, questi sono anni particolari perché c'è stata la prima guerra mondiale. Questo periodo fu caratterizzato da massicce proteste, manifestazioni per la pace. Orwell è un uomo che abbraccia i valori socialisti, che lo portano a rivalutare tutta la questione dell'impero britannico. Nel 28 inizia a lavorare come giornalista ma guadagna poco e per un periodo di tempo vive letteralmente come un vagabondo, per un anno e mezzo più o meno e durante questo periodo faceva il lavapiatti. Questa esperienza di povertà che lui vive finisce in un testo che si intitola Senza un soldo a Parigi e Londra, ed è semplicemente la descrizione di quello che lui viveva. Dopo questa esperienza Orwell
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