Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti corso “Storia Moderna” (Criscuolo), Appunti di Storia Moderna

Appunti del corso di Storia Moderna di Vittorio Criscuolo, anno 2020/21, Università Statale di Milano.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 21/11/2021

SaraBellocchi
SaraBellocchi 🇮🇹

4.6

(79)

26 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti corso “Storia Moderna” (Criscuolo) e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA INTRO 1. La storia non è molto amata: ridotta alla considerazione allo studio mnemonico, la conoscenza mnemonica, l'inquadramento mnemonico non è importante ma è importante l'orientamento nel passato. Capire i momenti della storia e saperli inquadrare 2. Perché studiare storia? Attualmente la storia non attraversa un momento felice, scarso interesse nella storia soprattutto dei tempi lontani. La storia moderna poco considerata come uno spazio dove considerare le proprie esigenze e il proprio studio. Attualmente molto accreditata la storia contemporanea, tendenza allo studio degli anni più vicini ai nostri. Cercare di richiamare i problemi che posso avere un valore per tutti. Non si tratta di creare collegamenti forzati tra passato e presente, mondo passato è diverso ma ha le radici del nostro mondo, c’è un filo che rende vivo lo studio della storia, importa acquisire la consapevolezza che tutte le classi sociali che gli uomini che hanno attraversato la storia anche, in modo silenzioso, hanno affrontato problemi simili ai nostri, ci dice qualcosa anche a riguardo della nostra sensibilità. Es. epidemie: alcune misure prese in passato sono infondo simili alle nostre, africa ebola età — . contemporanea, le misure erano prese, sepolture vietate, sconfinamento nella parte del villaggio dei colpiti dal virus. Ci consente di confrontarci in maniera critica con il passato. Piano religioso, ampio spazio: drammatiche vicende 500 chi negava la trinità al rogo, o ci negava il corpo di cristo era considerato eretico. Considerare il rapporto tra vita e morte e come questo sia ancora un problema importante da affrontare nella nostra esistenza. Importante: capacità logica e studio delle parole. Importanza della variazione del significato delle parole PRIMO ELEMENTO CRITICO NEL MANUALE: Concetto di storia moderna, imposto dagli anni 60 in poi, a partire dalla metà del novecento: la realtà contemporanea è diversa questa . Quando nasce il concetto e che senso ha criticamente distinguere questo periodo? Non sono singole date che determinano l’individuazione di un periodo che ha un individualità che distingue da ciò che precede e segue. Età moderna si afferma nell’ottocento, ma dopo le guerre mondiali questa individuazione ha ancora senso? Questo concetto si è sfaldato annebbiato, non consideriamo e usiamo la parola moderno con lo stesso peso rispetto al passato, messa in discussione perché risulta sempre più inadeguata Parola moderno: lingua latina classica non esiste, nasce dopo la caduta impero romano (5-6 sec d.c) si forma come l’aggettivo odierno, avverbio modo deriva modernus (Ciò che è recente) perché nasce la parola moderno? Nasce al tramonto del mondo antico e a cavallo dell’età medievale. C'è bisogno di esprimere una realtà nuova, l’esaurimento del mondo antico è dovuto anche alla nascita del cristianesimo, nasce una distanza, nasce il moderno in contrapposizione all’antico. Frase di (Tassiadoro?), si elogia : abilissimo imitatore degli antichi: importante il concetto di imitare, ma è un mondo, quello passato che non c'è più, che sta scomparendo, noi siamo i moderni, quelli dell’ora, l'educazione dei moderni debe venire dal passato, gli antichi hanno una cultura straordinaria. In origine: contemporanea rispetto agli antichi, ma basata su un lascito che va imitato. Periodizzazione: alto medioevo 6-7 sec. Prima periodizzazione, individuazione di una data che segna un discrimine. Diffusione del cristianesimo, idea di una periodizzazione basata sulla nascita di cristo e che è valida ancora oggi anche in paesi che non vedono la nascita di cristo come un elemento significativo. Questo rompe un percorso, la prospettiva cristiana che impregna il medioevo vede un percorso unitario, si immagina che tutto il corso dall’inizio al giudizio universale è una storia della salvezza del mondo, guidata da dio per raggiungere l’obbiettivo. In storia salutis. Concezione unitaria della storia: rottura: 400-500 c'è un salto di qualità nella vita culturale religiosa, politica ma soprattutto artistica, nasce l’idea che stiamo attraversando una nuova fase nel mondo e vogliono esprimere questa novità: umanesimo e rinascimento è centrale la ripresa del mondo antico. Caduta del mondo romano, nascita dell’età medievale, età di mezzo: avviene una caduta, il mondo romano è caduto, molto è andato degenerando, decaduto da qui parte l’idea della rinascita, renovazio, vita nova, nasce l’idea che ciò che era stato travisato nell'età di mezzo si possa rinnovare, è come se il mondo si risvegliasse da un lungo sonno. In questi secoli bui quella lezione è venuta meno e ora va ripresa. Ecco l’idea della modernità che è positiva perché riporta in auge l’antico, che il medioevo non ha compreso. Un moderno che si afferma in quanto fa rinascere l’antico. Latino classico Cieroniano, modello, la nascita del greco che nel medioevo non è stato conosciuto, non ci si può accontentare della lingua latina bisogna ritornare alla lingua originale. Si afferma una visione nuova del mondo. Arte: medioevo impronta religiosa, arte disegna allegorie è una scala verso dio. La visione religiosa culmina nel riconoscimento della divinità, nella trascendenza. Riconosciamo l’allegoria , proiezione dell’opera verso la trascendenza, dio che guida la storia. 500: secolo religioso, profondamente, ciò che cambia è l’idea della religione, l’approccio. Ritratto rinascimentale di un condottiero: uomo al centro che prima invece era mortificato, vedo sullo sfondo castelli città, ovvero l’opera dell’uomo, l’uomo che RIVENDICA LA SUA DIGNITA. Machiavelli: figura del principe , del politico astuto, spregiudicato, a volte anche il leone che vuole raggiungere il suo obbiettivo, ecco moderno, un autore che spiega la realtà sotto i suoi occhi. Si afferma l’idea di un progresso, non rinnegano una storia di matrice cristiana, ma danno dignità al progresso dell’uomo che è colui che crea in riferimento al passato. Machiavelli principe, consapevole dell'innovazione della sua opera, dopo aver vissuto la giornata in tutta la sua pienezza mi cambio le vesti, e mi vesto di antichità per dialogare con gli antichi uomini, da delle regole: principe: bravo onesto religioso ma questa è la realtà? Non solo la realtà è anche cruda. Funziona questo? Ci appartiene ancora? Fino ad un certo punto? Vediamo le differenze tra medioevo e rinascimento, ma non funziona del tutto. 1. Se ci poniamo non al vello delle classi dirigenti, ma nella prospettiva della massa della popolazione. Un villaggio del cinquecento, non può parlare di una cultura, la vita prosegue al ritmo delle stagioni, l’agricoltura, i rapporti , non presentano una novità, una modernità. E questo è un primo limite 2. Nel 500 età che si definisce moderna, vale solo per il mondo occidentale e non per l’alta parte del mondo. La storiografia da sempre più posto ad una storia globale, perciò che senso ha? Forse lo ha in America, ma non ha molto significato in una storiografia che sta sempre più attenta a questi aspetti. E un tema che manteniamo ma sappiamo che non è giusto che paesi come africa e Asia entrino nella storia solo quando vengono in contatto con l'occidente. 3. Si afferma il concetto di modernità nell’800, si afferma che la civiltà nuova nasce. Fatto importante non neutro, vuol dire riconoscere la propria genesi. Ora non ci riconosciamo del tutto la realtà cambia e la sentiamo sempre meno nostra. Cultura umanistica insegnava a modellare la nostra espressione, modello della (dimoplastica?): periodare ampio con subordinate. La nostra espressione è modellata da fasi breve e concise, frasi ridotte al minimo, sentiamo meno la vicinanza con l’antichità. Jacob Burckhardt storico dell’arte 1870, afferma il termine rinascimento, 800 che sottomette il mondo, borghesia ottocentesca che vede lì le sue origini. Si è sfaldata la nostra consapevolezza attuale, vediamo in modo negativo la modernizzazione, fondo monetario interazione, è vista come la subordinazione. A differenza tra mondo ricco e povero, l'ottenimento di questo stadio con la violenza, abbiamo il macigno del novecento sulle nostre spalle, le guerre i totalitarismi, la modernità ci ha portato a questo? Crisi della modernità? Umanesimo: forma circolare, ritorno al passato, nasce il concetto negativo di medioevo, periodo buio i ignoranza. Questo concetto di progresso circolare non sia appartiene più dal 700, con l’illuminismo, necessità di un progresso lineare, il moderno è una superamento di ciò che c’era prima, riscopro la ragione e la centralità dell’uomo arrivando ad un progresso lineare. Progresso linguistico del 700 laicizzata. Filo, Questo determina una progressiva crescita economica e un rafforzamento del potere statale. Perdita di potere da parte dell’aristocrazia feudale nei confronti del sovrano. Nelle campagne il sistema signorile viene disgregato progressivamente e permale di questo sistema principalmente il suo contenuto economico, questo elemento di proprietà eminente. Per l’età moderna non parleremo quindi di società feudale ma società signorile. 1 contadini che vivono sulle terre, hanno dal signore in concessione delle quote di terra che coltivano e possono essere considerati proprietari di queste terre, ma devono dare delle “prestazioni” al signore, una parte del raccolto o in denaro; essi devono soggiacere anche ad una serie di prerogative del signore, essi sono vincolati anche da una serie di prestazioni personali (le “corvè”); sono però essenzialmente liberi, non sono dei servi. Molto importante è la funzione delle città. (Nelle città europee settentrionali si parla di “allodi”: la città si espande e impone le sue leggi, le sue norme, e i signori sono attirati dalla città, e di conseguenza si disgrega il sistema signorile.) | proprietari terrieri dell'Europa orientale tendono ad un processo di asservimento dei contadini. Si parla di terre di primo e di secondo serva secondo servaggio: l’Europa occidentale conosce questo asservimento per prima, quindi primo O mentre l’Europa orientale lo conosce dopo, quindi secondo servaggio. (Condizione di estrema oppressione del mondo orientale, quindi arrivano dopo) —> Distinzione temporale: nell’89 la rivoluzione francese cancellerà tutto quello che rimane del sistema signorile in Europa occidentale. In larga parte dell'Europa orientale però questa arretratezza permane per un bel po’. Ora ci concentriamo sull'Europa occidentale: la situazione nelle varie parti dei vari stati erano abbastanza differenziate, ma in generale c’era una condizione del mondo contadino sicuramente migliore dei secoli precedenti e dell’Europa orientale. Come si coltivava la terra in questa realtà d’Europa occidentale? Aumento della popolazione = maggiore richiesta di risorse alimentari. Quando non si riesce a raggiungere un numero adeguato di risorse alimentari si verificano crisi, carestie ed epidemie. In seguito si verificano varie crisi demografiche. Quando c'è una crisi demografica le fasce più colpite sono sempre quelle più deboli: anziani, bambini e poveri. (Pensare ai promessi sposi) I campi nell’Europa occidentale sono “allungati” (vedere allegato 2). E una situazione frammentata, ma complessivamente molto coesa. La proprietà privata esiste, ma in modo diversi da oggi Si coltivano cereali (molti!), patate, riso, frumento. La dipendenza da un solo prodotto è un elemento di fragilità per l’agricoltura. In questa struttura era impossibile che un contadino potesse coltivare altro dai cerali, era una realtà incentrata sulla cerealicoltura. Si parla di “campi aperti/open fields”, cioè la proprietà privata c'è, ma dopo il raccolto, i campi venivano aperti, la comunità aveva una serie di diritti civili nei confronti di questi campi (es. diritto di spigolatura: andare dopo il raccolto a raccogliere le spighe; es. raccogliere il legno), questo serviva soprattutto per le fasce più povere della comunità. Non ci sono grandi novità nell’età moderna in campo agricolo, le novità più importanti sono avvenute nel medioevo. La caratteristica fondamentale dell’agricoltura era la rotazione triennale, ma questo aveva forti limiti. C'è infatti un oggettivo conflitto tra agricoltura e allevamento. Come si fa fronte ad una richiesta maggiore di prodotti agricoli? Aumentando le coltivazioni. Ma facendo così si sottrae spazio e terra all’allevamento. Nella pianura padana c’è invece una felice integrazione tra agricoltura e allevamento, perché invece del maggese si coltivavano, in campi in cui c'era la presenza costante di un sistema d'irrigazione, nuove piante, cioè piante foraggere per l’allevamento. Si elimina il maggese, si ha più allevamento, si ha più concime. Ma perché non si è fatto ovunque come in pianura padana? Spesso per colpa del clima, ma anche per una “colpa sociale”: bisognava rompere l'economia del villaggio, era molto difficile rompere questo mondo vista la struttura sociale di questa realtà, economia agricola è molto fragile, agricoltura di sussistenza (—> questo avviene, ad esempio in Inghilterra, ed avviene quella che viene chiamata la “Rivoluzione Agricola”.) Enclosures (recinzioni) = Alcuni contadini acquistano pezzi di terra da altri contadini e li cambiano e sistemano. =Recinzione dei terreni comuni (terre demaniali) a favore dei proprietari terrieri della borghesia mercantile avvenuta in Inghilterra tra il 13 esimo e il 19 secolo. Si creano degli “Enclosures Acts”. Per quanto riguarda l'Europa Orientale, possiamo dire che essa è molto lontana da quella occidentale, è più indietro, c'è un ritardo nel superamento del selvaggio e del contadino e c’è un ritardo nello sviluppo dell’agricoltura. Qual era la fonte principale di domanda per le MANIFATTURE? Le classi alte, cioè l'aristocrazia, ma anche le amministrazioni statali. Perché non usiamo il termine “industria”? Perché innanzitutto il termine, all’epoca, non aveva il significato che gli diamo oggi; e poi parliamo di manifatture al posto di industria perché la massa dei prodotti che venivano richiesti dal mercato era soddisfatta da un mondo artigianale, dalla bottega dell’artigiano. C'erano ovviamente dei luoghi che possiamo concepire come anticipazione dell'industria, cioè luoghi in cui si riunivano più lavoratori (ad es. nell’edilizia, nei cantieri navali, nelle miniere). Com'era organizzato questo lavoro artigianale? Attraverso una struttura corporativa, erano organizzati in corporazioni che riunivano gli insiemi di quelle persone che si dedicavano a quel tipo di lavoro. La corporazione è un mondo chiuso, è un posto preciso nella città. In questa corporazione si identificano le persone, hanno una religione, hanno un santo patrono, si sostengono tra loro: la corporazione è una piccola cellula della città. In questo mondo c’è anche la presenza degli apprendisti, che lavorano nelle botteghe con lo scopo di apprendere il mestiere e aprire una bottega propria. Ci furono molte critiche alle corporazioni, perché era un mondo che “ingessava”il mondo del lavoro. L'economia non rimane statica, si muove in questi secoli. Questo determina uno sviluppo dei commerci. (Vedere manuale per capire nuovi commerci nell’età pre-industriale.) Putting out system - Manifattura a domicilio (Vedere allegato 4) Abbiamo nell’età moderna lo sviluppo di una struttura di transizione che determina un parziale superman della base artigianale della struttura manifatturiera: questo viene chiamato “manifattura a domicilio”. Il protagonista di questa struttura è il mercante imprenditore, domina e si impone come promotore di realtà produttive nuove. Cosa accade? Nelle case contadine esistevano dei filatoi, dei telai, e tante altre cose venivano fatte in casa. Questa presenza di filatoi e telai nelle case contadine crea un struttura che tende a superare l’artigianato. Per aggirare il vincolo della manifattura, alcuni mercanti creano una struttura elastica che consentiva di creare le cose a casa. Il contadino non ha nessun rapporto con il mercato, è l'imprenditore che lo ha. Formalmente, questi contadini che lavorano in casa, sono proprietari di questi attrezzi utilizzati per produrre, sono contadini imprenditori, lavorano a cottimo, non sono lavoratori salariati. Essi ricevono un compenso in base a quanto hanno filato/prodotto. Superamento dell’artigianato indipendente e prelude all'industria moderna. È una produzione che si rivolge a fette più ampie di mercato, non solo alle classi ricche/alte. L'età preindustriale però non è un'età di grandi innovazioni, anche nel campo delle manifatture. MONETA {Vedere allegato 3 e manuale) ircolavano monete metalliche, diverse da quelle di oggi. Quando si sviluppano gli scambi, si sente la necessità di cambiare moneta per facilitare gli scambi. Questo avviene alla fine dell’ottavo secolo con la rivoluzione di Carlo Magno. All’inizio sono monete d’argento, chiamate “denaro”. Poi si passa al bimetallismo. Al tempo di Carlo anno si introdusse un’equivalenza: con una libbra/lira si potevano coniare circa 240 denari, quindi 240 denari equivaleva ad una Lira, e 20 Soldi equivalgono ad una Lira. Circolavano un sacco di monete diverse di tante zone. Come si validava il valore di queste monete? Attraverso la quantità di oro e di argento che era contenuto in queste monete, cioè “l’intrinseco”. C'è una forte tentazione, cioè di tosare le monete, cioè limarle per ricavare oro e argento; più che i sudditi, il sovrano aveva la possibilità di ricorrere a questo imbroglio. Inflazione Un aumento dei prezzi lo possiamo vedere soprattutto a partire dal 500 (allegato 2). Quali sono le cause di questa rivoluzione dei prezzi? L'aumento delle monete, dei metalli preziosi, l’arrivo di metalli preziosi dalle colonie americane, ha causato un aumento dei prezzi. (Allegato 3) Crescita della massa monetaria: una delle cause principali della rivoluzione dei prezzi. (Analizziamo l’allegato 3) La storiografia ha riflettuto sulle cause di questa inflazione, innanzitutto anni fatte delle considerazione. Se osserviamo l'aumento del prezzo del frumento e dell’argento non corrispondono, quindi già questo è strano. Poi prevaleva un'economia di sussistenza, quindi ok la moneta aveva importanza ma non così tanto, circolavano principalmente le monete piccole, di rame, non d’argento/ d’oro, mentre per le grandi transazioni si utilizzavano le monete grosse (oro/argento). (Vedere allegato 2b) GERARCHIA DI ORDINI (guardare manuale) *. Clero: molto diverso al suo interno. Ecclesiastici. Possedevano il 15% delle terre, hanno privilegi, hanno immunità particolari, non pagano le imposte, i beni ecclesiastici chiamati “manomorta” sono inalienabili se sa il permesso del papa, inoltre la chiesa riscuoteva la decima (parte del raccolto) per il mantenimento del c,ero. * Nobiltà: una quota minima della popolazione faceva parte della nobiltà (1%). Differenze molto grandi al suo interno. Non pagano le imposte, possono portare la spada, sono giudicati da tribunali di loro pari, sono soggetti a pene particolari (vengono decapitati e non impiccati): hanno privilegi. Nasce nobiltà di toga. * Cavalleria: va scemando nel corso dei secoli. * Terzo stato: chi non fa parte delle altre categorie. GLI EBREI Gli effetti della diaspora: dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. ad opera dell’imperatore Tito, gli ebrei si dispersero nei paesi del Mediterraneo, nel vicino oriente e in varie zone dell'Europa. Iniziava così la diaspora. Nella Bibbia ebraica che riconosce solo l’antico testamento, fondamentale è in particolare il Pentateuco (i primi cinque libri) insieme degli insegnamenti rivelati da Dio attraverso Mosè e che costituisce la Torah scritta. La Torah orale, il Talmud, raccoglie le interpretazioni della dottrina tradizionale giudaica post-biblica. Il rabbino: figura centrale, interprete del patrimonio storico e culturale dell’ebraismo. In età medievale fu importante la presenza degli ebrei nella penisola iberica, al cui sviluppo economico e culturale essi diedero un contributo rilevante. Chiamati Sefarditi, da Sefarad, nome ebraico della Spagna, pagavano una tassa. La loro situazione peggiorò quando i territori passarono sotto i cristiani. Le accuse contro di loro: oltre ad aver condannato a morte Cristo, seguivano solo l’Antico testamento e lo interpretavano in modo diverso. Nel 1205 papa Innocenzo III riferì che dovevano essere messi in condizione di servitù ma essere liberi di professare il loro credo. Con la prima crociata del 1096 persecuzioni verso ebrei che vivevano in Germania chiamati askenaziti. Nel 1215 il 4 concilio lateranense impose l'obbligo di portare un segno distintivo, variabile er colore e forma nei vari paesi. Seguirono il grande rogo dei libri del Talmud a Parigi nel 1242 e fine ‘200 inizio ‘300 espulsione dall’ Inghilterra e dalla Francia. In questo periodo nascita di alcune leggende che avrebbero alimentato l’antisemitismo ad esempio accusa di uccidere a Pasqua i bambini a scopo rituale per utilizzarne il sangue nella preparazione del pane azzimo e inoltre di Mubare ostie non consacrate per trafiggerle con un coltello onde uccidere una seconda volta il corpo i Cristo. Nel basso Medioevo evoluzione delle comunità ebraiche dal p.d.v economico-sociale. In precedenza praticavano l’agricoltura, l’allevamento, l’artigianato, il commercio. Con il peggioramento del loro status fu vietato loro di sposare donne cristiane e non poterono esercitare molte di queste attività. Dal 1179 gli ebrei si impegnarono in attività di prestito e si dedicarono prevalentemente al commercio che portarono in seguito sullo sviluppo dell’antisemitismo. All’ alba dell'età moderna l’espulsione della Spagna nel 1494 e nel 1497 nel Portogallo segnò una svolta nelle storie delle minoranze ebraiche. Già alla fine del 14 secolo si era avuto in Spagna un massacro degli ebrei accompagnato da migliaia di conversioni forzate (conversos o marranos). Nel 1478 nacque l’Inquisizione spagnola, coloro che scelsero di partire pur si no convertirsi si diressero per lo più nei paesi bassi, balcanici, e verso | impero ottomano. In quest’ ultimo gli ebrei poterono esercitare diverse professioni, ma in Europa essi andarono incontro ad un generale aggravamento della loro condizione. l'amministrazione dei suoi domini ereditari, a dei vicerè. Ferdinando e Isabella si preoccuparono anche di limitare il potere delle città nominando dei funzionari, i “corregidores”, che avevano funzioni amministrative e giudiziarie ed esercitavano il controllo sulla vita delle comunità. Nel 1492 Ferdinando Isabella portarono a compimento la Reconquista, vale a dire la secolare lotta contro la presenza musulmana, occupando, dopo un lungo assedio, Granada. In un primo tempo fu concesso ai musulmani di restare e di conservare la loro religione. Ma l'unità nella fede Cristiana era indispensabile per integrare i territori, così alla cacciata degli ebrei dopo la caduta di Granada seguì un progressivo inasprimento della politica nei confronti dei musulmani che furono obbligati a conversioni forzate chiamati “moriscos”. Nel 1478 Ferdinando Isabella avevano ottenuto dal papà la creazione di un tribunale dell'Inquisizione esteso all'Aragona alla Sicilia e alla Sardegna. La morte della regina Isabella nel 1504 poi son delicato problema di successione, che mise in pericolo l'unione tra i due regni nel 1512 Ferdinando occupando il regno di Navarra portò a compimento l'unificazione della Spagna. FRANCIA (Vedere allegato 8) Nel medioevo i re in Francia erano solo feudatari, erano primus inter pares. | duchi di Borgogna tra 300-400 riescono a creare uno stato esteso. Quando i re di Francia riesce a sfaldare il regno di Nancy, è una frande vittoria, e riescono a controllare il regno di Borgogna. 0 stato si frantuma, alcuni territori vengono acquisiti dalla Francia, altri dagli Asburgo (quelli a Nord). <— Come si forma la Francia moderna: (Allegato 9) * controllo/limitazione dell’aristocrazia feudale * papa da al re il titolo di indicare i titolari delle cariche ecclesiastiche (controllo della ostato orgagnone (168-177) chiesa) KZI Frontiere del possedimenti di Cao temerari 1477 * sviluppo della ricchezza del = 1. Eredità borgognon di Cao V regno #1. Conquiste dico Coni provinciali Civiltà e imperi extraeuropei L'Africa Gli studi sull'africa sono stati condizionati dalla scarsità e dalla poca attendibilità delle fonti disponibili. Poiché in gran parte delle zone non influenzate dall'Islam non vi era scrittura, molto importanti sono stati i racconti dei lei missionari, i reperti archeologici e i resti delle civiltà materiali. La popolazione ebbe una crescita assai modesta con un'elevata mortalità infantile e una vita media intorno ai 20 anni, diffusa era la poligamia. Nelle zone nelle quali si era superata l'economia di raccolta si praticava un'agricoltura di sussistenza non integrata con l'allevamento. In alcuni territori era attivo un fiorente artigianato. Molto importante fu l'espansione dell'Islam che conquistò dapprima il Maghreb e si diffuse nell'africa occidentale e orientale. Il carattere frammentario della società africana è confermato dal grande numero di dialetti e dalla varietà dei culti. Le religioni africane si fondavano su una visione magica per la quale il mondo è dominato da forze segrete e che occorre propiziarsi con riti e sacrifici. La Cina La storia della Cina moderna inizia dalla caduta della dominazione mongola. Travolta dalle rivolte contadine e da un'insurrezione militare capeggiata da un ex monaco buddista, Zhu Yuanzhang. Questi prese potere nel 1368 assumendo il nome di Hongwu e diede inizio alla dinastia Ming, durata fino al 1644. In Cina vi era una rigida struttura gerarchica data dal forte tradizionalismo. L'economia cinese si fondava sull’ agricoltura, l'alimento principale era il riso. Si coltivavano anche thè, cotone e soia. L'andamento demografico della Cina fu gravemente bloccato dalla peste nella seconda metà del XIV secolo per poi conoscere una rapida ripresa. Una pratica utilizzata in Cina per incidere sulla natalità era l'infanticidio femminile. Hong-Hu riporta in Auge il confucianesimo. Se il confucianesimo non si poneva il problema del destino individuale, la salvezza dell'uomo era invece centrale nel Taoismo, una corrente di pensiero filosofico e religioso radicata nella cultura cinese, e anche nel Buddismo, sorto in India nel VI secolo a.C. e diffusosi in Cina a partire dal Il secolo d.C. L'influenza del Cristianesimo fu apportata dai Gesuiti. A partire dal 1620 scoppiarono numerose rivolte contadine, provocate dal malcontento per il prelievo fiscale e da una serie di carestie e di inondazioni. Quando nel 1644 il capo di una delle rivolte contadine entrò a Pechino, l'ultimo imperatore si impiccò. In seguito i Manciù si insediarono nella capitale e diedero vita alla dinastia che chiamarono Q'ing destinata a regnare in Cina fino al 1912. Il Giappone Un primo nucleo di organizzazione politica si formò in Giappone Sul modello cinese a partire dal VII secolo a Kyoto punto nel 1192 si affermò a Edo oggi Tokyo, lo shogunato: la carica di Shogun Grande Generale dell'esercito, divenne re d'Italia e assunse il governo effettivo del paese, mentre l'imperatore, lontana nel suo palazzo di Kyoto, era al di fuori delle contese politiche. Tuttavia già nel 1200 lo shogunato perse buona parte della sua autorità in quanto e grandi proprietari delle province si trasformarono i signori fondiari di fatto autonomi, che disponevano di guerrieri di professione tra parentesi Samurai chiusa parentesi punto Nella seconda metà del Cinquecento in questa sorta di anarchia feudale si imposero due capi militari che diede avvio ha una lunga fase della storia giapponese che si chiama era Edo.La religione Nazionale era lo shintoismo, che considera tutti fenomeni naturali espressione di forze divine punto e virgola poiché lo shintoismo non si pone problema dell'anima e della salvezza dopo la morte, la partecipazione ai suoi riti non preclude la possibilità di aderire ad altre religioni. Il potere dell'imperatore era considerato di natura divina, discendente dalla divinità shintoista, Amaterasi, la dea del sole. La società era fondata sulla divisione in quattro classi: guerrieri, Agricoltori, artigiani e mercanti; poiché questo ordine Era considerato una legge naturale, ciascuno era vincolato alla propria condizione. l'America precolombiana Agli inizi del XVI secolo, quando arrivarono gli spagnoli, in America esistevano civiltà millenarie che avevano sviluppato forme di organizzazione politica, economica e sociale di livello elevato, in articolare gi Aztechi e i Maya nel Messico e nell'America centrale, e gli Inca nella regione Andina. a base dell'economia era l'agricoltura, in particolare la coltivazione del mais. Importanti per l'alimentazione erano i tuberi della manioca e la patata. Nelle zone più sviluppate si coltivavano anche pomodori, fagioli, peperoni e zucche punto l'allevamento del bestiame non era molto praticato. Queste civiltà non conoscevano il ferro e non utilizzavano la ruota, ma costruirono grandi opere pubbliche e città con imponenti complessi monumentali dedicati alle cerimonie e al culto, come le grandi piramide dei Maya e degli Aztechi. La civiltà Maya: Fiorita fra il Guatemala e la penisola dello Yucatan, Questo popolo aveva raggiunto il massimo splendore fra il 200 e il 900 dopo Cristo punto conosceva la scrittura, i maia accumularono un gran numero di osservazioni astronomiche. Quando giunsero gli spagnoli i Maya erano in una fase di declino in quanto, frantumatasi l'unità politica, erano divisi in una molteplicità di stati minori. La società seguiva una rigida gerarchia sociale al vertice c'erano il sovrano e la nobiltà, formata da antiche aristocrazie tribali e da uomini nobilitati per meriti di guerra, questa nobiltà, che comprendeva anche i sacerdoti, aveva vari privilegi 2 punti non pagava tributi e poteva possedere terreni. * La civiltà Azteca: gli Aztechi avevano un gran numero di divinità, Anche perché adottavano quelle dei popoli sottomessi punto che si credevano in un ordine cosmico A quale gli dèi stessi erano sottomessi. | loro dei erano personificazioni delle Forze della natura, dalle quali dipendevano la prosperità o la rovina della società. Gli Aztechi Infatti vivevano nel terrore che anche l'età presente, possa sotto il segno del Sole, sarebbe stata annientata da un immane catastrofe naturale un terremoto punto i sacrifici umani, miravano ad alimentare con il dono del sangue umano gli dei nella loro lotta contro le forze ostili. Poiché Prigionieri di guerra erano l'offerta più pregiata per il Dio, gli Aztechi combattevano anche per procurarsi il materiale per i loro sacrifici di Massa. L'impero Inca: l'espansione degli Inca si realizza nel corso del XV secolo quando con varie spedizioni sottomisero la regione Andina spingendosi fino all’ Ecuador, occupando il Cile e L'Argentina settentrionale. L'impero si estendeva lungo la catena Andina dalla Colombia fino aRio Maule nel Cile. Le province erano rette da governatori che amministravano la giustizia. Le terre erano divise in tre parti: una parte era di proprietà del dio del sole e serviva per il suo culto, un'altra parte era degli Inca e la terza era distribuita annualmente in usufrutto dalle comunità di base ai contadini. UMANESIMO Sviluppatosi dapprima in Italia fra ‘300 e ‘400, il movimento umanistico perseguì un programma di radicale rinnovamento culturale incentrato sulla rinascita dei grandi modelli dell'antichità classica, nella convinzione che si sarebbe avviata una nuova età di progresso dopo il lungo periodo intermedio di barbarie seguito alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Si ammirano le grandi opere della cultura greca e latina non solo per il loro valore letterario o filosofico, ma perché ritrovavano in esse il nuovo modello di formazione dell'uomo. Per questo motivo gli studi classici furono definiti studia humanitatis, o humanae litterae. L'umanesimo si sviluppò nelle città dell'Italia centro-settentrionale, autonome dal potere Imperiale e fiorenti di commerci e manifatture. Vi fu al centro del pensiero umanistico l'idea che l'uomo di lettere dovesse partecipare attivamente alla vita politica della sua città. Si è parlato perciò di umanesimo civile. Letterati e artisti trovarono protezione e sostegno materiale per la loro attività nel mecenatismo delle grandi famiglie principesche, i Gonzaga a Mantova, gli Este a Ferrara, i Montefeltro a Urbino. Muta progressivamente anche l'immagine del l'umanista. Se Leon Battista Alberti aveva posto come ideale della cultura umanistica la formazione di un uomo integrale scienziato, artista, e al tempo stesso partecipe della vita politica cittadina, ben diverse l'immagine delineata da Castiglione nel Cortegiano (1528), l'intellettuale inserito nella corte, è un uomo di mondo, attento alle buone maniere, pronto celebrare i Fasti del Principe. Gli umanisti si dedicarono ad un'opera di ricerca di manoscritti nei monasteri di tutta Europa. Tra i tanti testi riportati alla luce ricordiamo il De rerum natura di Lucrezio, ritrovato da Bracciolini nella Abbazia di San Gallo in Svizzera. Ancora più importante fu la riscoperta del greco, molti umanisti durante i loro viaggi in Oriente si impegnarono nella ricerca di manoscritti greci. In generale la rinascita della cultura classica promossa dall'umanesimo favorì un allargamento della circolazione dei testi latini e greci aiutata anche dalla nascita della Stampa grazie a Johann Gutenberg intorno alla metà del XV secolo. Il medioevo certamente ammirò Il mondo antico, tanto che la filosofia di Aristotele era diventata, a artire dalla metà del XIII secolo, la base dell'insegnamento universitario. Con l'umanesimo questo interesse si concretizzò nella filologia. Questo metodo implicava innanzitutto il ripristino della versione originaria dell’opera(restauratio), ripulita dagli errori, dei commentatori e dei traduttori medievali. Cambiano anche atteggiamento di fronte al pensiero classico. Nella cultura medievale grandi autori dell'antichità erano considerati come depositari di verità assolute. Il medioevo si era preoccupato soprattutto di conciliare allo studio dei classici pagani, i principi del Cristianesimo: significativa al riguardo è l'opera di sintesi fra l'aristotelismo e la tradizione cristiana operata da Tommaso d'Aquino. L’Aristotele degli umanisti era un filosofo non più costretto nella gabbia del pensiero Cristiano, spogliato dei panni che gli aveva cucito addosso la filosofia scolastica. Sul piano linguistico gli umanisti considerarono con disprezzo il barbaro latino dei chierici, modellato sulle forme grammaticali sintattiche dei volgari, imposero come norma del parlare e dello scrivere l'imitazione della lingua latina dell'età classica e in particolare del modello ciceroniano. L'arte Nell’età precedente avevano prevalso preoccupazioni di carattere religioso, quindi anche la produzione artistica doveva essere rivolta al conseguimento della salvezza dell'anima: di qui il carattere didascalico-allegorico dell'arte medievale che tendeva a trasfigurare la realtà, individuando in essa la realizzazione di un disegno divino. Quando si fece strada una sensibilità più moderna, si iniziò a considerare la natura e l'uomo nel loro autentico significato e valore, a prescindere da loro coinvolgimento divino. L'artista si proponeva di ricostruire lo spazio secondo precise regole matematiche. La tecnica della prospettiva, elaborata dal Brunelleschi ed esposta nel 1436 nel trattato De pictura da Leon Battista Alberti. Un termine, dal latino perspectiva, derivato dal verbo perspicere L'economia Dopo che si fu esaurita l'affannosa caccia all’oro dei primi anni, l'economia fu caratterizzata soprattutto dallo sviluppo dell'allevamento di pecore, buoi e cavalli. Minore importanza ebbe invece l'agricoltura: Si impiantò In alcune zone, accanto alla coltivazione del mais, quella del frumento e della segale, e furono importati dall'Europa anche l'orzo, il riso le varie piante da frutta. Come noto dal continente americano furono invece portati in Europa prodotti agricoli divenuti poi essenziali nell'alimentazione: mais, patata dolce, zucchine pomodoro, ananas, cacao, tabacco. L’evangelizzazione Fin dall'inizio le spedizioni marittime dei portoghesi furono animate dalla volontà di diffondere la religione cristiana. L'espansione portoghese assunse quindi il carattere di una crociata contro l'Islam che stringeva l'Europa cristiana in una morsa fra l'impero Ottomano che avanzava nel Mediterraneo e gli stati musulmani che occupavano gran parte dell'Africa settentrionale. Colombo si sentiva investito della missione di salvare le anime degli indigeni educandoli alla religione di Cristo, propagarono un cristianesimo animato dallo spirito di crociata, propenso cioè all'uso della forza per ottenere la conversione al proprio credo. L'inquisizione venne istituita nel 1531 in Portogallo e fu estesa 30 anni dopo anche ai domini asiatici. Le esplorazioni geografiche cancellarono la concezione medievale di un blocco di 3 continenti (Europa, Africa, Asia) posta nell'emisfero settentrionale e circondato dall'oceano. Gli straordinari progressi nella conoscenza del pianeta posero le basi per un ridimensionamento del mito dell'antichità classica: i moderni avevano superato le colonne d'Ercole che segnavano il confine del mondo antico e che il medioevo aveva posto come un limite oltre il quale non era possibile spingersi. Ma non meno sconvolgente fu l'impatto culturale. Attraverso la scoperta si realizza l'incontro fra due mondi rimasti sconosciuti l'uno all'altro: un evento straordinario, unico nella storia mondiale. Ci si interrogò sulla natura degli abitanti del nuovo mondo, un quesito che fu sciolto da Papa Paolo IIl che li dichiarò uomini come tutti gli altri. A queste posizioni non fu insensibile Carlo V: nel 1542 egli promulgò le nuove leggi che equiparavano gli indios agli altri sudditi e prescrivevano che si sarebbe dovuto tenere conto delle loro tradizioni e delle loro gerarchie interne. LA RIFORMA PROTESTANTE (Vedere allegato 12) Da tempo era viva nel corpo della cristianità l'aspirazione a una riforma che ponesse fine alla corruzione della chiesa. La crisi dello scisma d'Occidente dove si erano contrapposti due e per un certo periodo tre papi, fu risolta al concilio di Costanza, con l’elezione di Martino V, ma il ruolo del papato fu messo in discussione dalla formazione delle dottrine conciliariste, che sia a Costanza sia nel successivo Concilio di Basilea proclamarono la superiorità del Concilio, espressione della chiesa universale, rispetto al Pontefice. La spregiudicata gestione del potere da parte di Roma provocava un diffuso malcontento tra i fedeli, le critiche al papato non si limitavano a condannare il lusso della Curia invocando una riforma morale, ma era vivo fra laici ed ecclesiastici, un desiderio di rinnovamento spirituale. Tutti questi orientamenti trovarono come principale punto di riferimento l'opera di Erasmo, che fu considerato un anticipatore di Lutero. Egli era stato preceduto da alcuni riformatori radicali che avevano già proposto molti dei temi che gli avrebbe sviluppato nella sua opera: di inglese John Wyclif e il movimento da lui ispirato dei lollardi, Il teologo dell'università di Praga Jan Hus. La protezione della Camera dei comuni aveva sottratto Wyclif alla punizione come eretico ma una sorte diversa era toccata Hus, condannato al rogo. MARTIN LUTERO (Vedere allegato 12) La questione delle indulgenze Alberto di Hohenzollern, già titolare di due vescovati, ambiva ad ottenere anche l’arcivescovato di Magonza; occorreva per questo una dispensa papale, che fu ottenuta con il pagamento di un ingente somma di denaro. Il papa concesse perciò ad Alberto il permesso di lanciare nei suoi territori, una campagna di vendita delle indulgenze il cui ricavato sarebbe stato diviso a metà: una parte sarebbe servito ad Alberto per restituire la somma anticipata dai banchieri, l'altra parte sarebbe servita a contribuire alla costruzione della basilica di San Pietro a Roma. Lutero di fronte a questa situazione prese posizione con la redazione in latino di 95 tesi che, secondo una tradizione non verificata, affissò alla porta della Cattedrale di Wittenberg nel 1517. La pratica delle indulgenze si fondava sulla teoria del tesoro dei meriti dei Santi: a questo patrimonio si poteva accedere, attraverso la mediazione della chiesa, per compensare le colpe dei peccatori, i quali potevano tenere in tal modo, per se o per i defunti, la remissione parziale o totale delle pene temporali da scontare in Purgatorio. Lutero condannava le indulgenze perché creavano nel Cristiano un atteggiamento sbagliato, lo incitavano a intraprendere una scorciatoia mentre invece ogni uomo consapevole della propria miseria doveva manifestare un sincero e profondo pentimento per i propri peccati. La rottura con Roma Lutero, intendeva promuovere, secondo una prassi consueta al tempo, una disputa teologica, non un atto di ribellione contro Roma. Lo scritto, subito tradotto in tedesco suscitò un vasto consenso. Un ruolo decisivo nella diffusione della riforma fu quello della stampa, i principi essenziali del pensiero di Lutero furono divulgati in forma schematica, particolarmente importanti furono le immagini che permisero la comprensione del suo pensiero anche agli illetterati. Nel corso degli anni Lutero elaborò le basi della sua dottrina che riassunse in tre scritti pubblicati nel corso del 1520, in queste opere rifiutava l'autorità del papà e poneva come la sola guida della chiesa, Cristo. Stabiliva un rapporto diretto immediato fra l'individuo e la divinità e abbatteva l'intermediazione della chiesa sia nella via verso la salvezza sia nella interpretazione della Bibbia. Furono aboliti il monachesimo e il celibato dei preti, Lutero ridusse anche i sacramenti riconoscendo solo battesimo ed eucarestia gli unici comprovati dalla sacra scrittura, egli inoltre negò la pratica della transustanziazione, ma ritenne che Cristo entrasse attraverso il sacramento in comunione con i suoi fedeli, spariva il Purgatorio, la cui invenzione risaliva al 1100. La reazione di Roma giunse nel luglio 1520 con la bolla exsurge domine che minacciava la scomunica per Lutero se non avesse ritrattato le sue dottrine, per tutta risposta Lutero bruciò pubblicamente la bolla. Nel frattempo in Germania era stato eletto Carlo V. A questo punto si profilava per Lutero, condannato come eretico, la condanna al rogo. Fu il suo principe Federico il saggio a salvarlo, facendolo rapire sulla via del ritorno dai cavalieri mascherati che lo condussero nel castello della Wartburg, dove rimase nascosto un anno e tradusse la Bibbia in tedesco. I rivolgimenti in Germania Poco dopo esplosero nella società tedesca le tensioni date dal diffondersi della nuova dottrina. | cavalieri ritennero che fosse giunto il momento di mettere le mani sulle proprietà ecclesiastiche. Più importanti furono gli sconvolgimenti provocati dalla guerra dei contadini che fra il 1524 il 1525 infiammò larga parte della Germania, a partire dalla Svevia per giungere fino all’ Alsazia, alla Svizzera, al Tirolo e alla Stiria. Le rivendicazioni degli insorti erano la riduzione della decima, ripristino delle tradizionali prerogative della comunità di villaggio usurpate dai signori laici ed ecclesiastici. La protesta voleva essere pacifica, ma non mancarono violenze contro chiese, monasteri e castelli. Fra i predicatori si segnala la figura di Thomas Muntzer un discepolo di Lutero, che, staccatosi dalle posizioni del maestro, aveva collegato la riforma religiosa a un profondo rivolgimento sociale che stabilisse il regno della giustizia e della pace. Alla rivolta pose fine nel 1525 la disastrosa sconfitta degli insorti nella battaglia di Frankenhausen, in seguito alla quale Muntzer fu condannato alla decapitazione. L'utero prese subito le distanze dalle rivendicazioni dei contadini ed esortò i principi ad attaccare i ribelli. La polemica con Erasmo (Vedere allegato 12) Erasmo tergiversò a lungo ma nel settembre 1524 si schierò apertamente contro Lutero pubblicando un opuscolo intitolato “de libero arbitrio”, al quale il riformatore tedesco rispose l'anno seguente con il “de servo arbitrio”. Erasmo attaccò Lutero proprio nel punto sul quale l'umanesimo e la riforma si distinguevano in modo più netto: la concezione dell'uomo. AI pessimismo luterano Erasmo pose la convinzione che la libertà di scelta dell'uomo, ancorché ferita dal peccato, non è stata distrutta. Egli riteneva che, se anche per ipotesi fosse vero che l'uomo nella propria salvezza avesse un ruolo solamente passivo, non sarebbe conveniente far giungere questa verità alle orecchie del popolo. Analogamente egli giudicava utile la confessione ancorché forse non istituita da Cristo, perché tratteneva molti dal commettere il male. Alle posizioni elitarie di Erasmo, Lutero si oppose dicendo che la parola di Dio è per tutti, non si deve tacere la verità al popolo nel timore che possa abusarne. Anche in relazione alla confessione ci fu la replica di Lutero: astenersi dal male solo per il timore di doversi confessare o per paura dell'inferno non aveva ai suoi occhi alcun valore. Erasmo fu accusato dai protestanti di non aver saputo o voluto, trarre le conseguenze dal suo cristianesimo evangelico; dall'altro e gli rimase sempre per Roma un eretico. La riforma nella Svizzera tedesca: Zwingli Zwingli fu il più importante riformatore della Svizzera tedesca. Egli aveva maturato l'aspirazione a un ripristino della semplicità evangelica quando, nel 1519 l'esempio di Lutero lo spinse a mettersi ‘apertamente sulla via della riforma. Intanto ben diverso era il contesto nel quale egli operò: Zurigo era una città ricca, con una colta borghesia, impegnata in attività mercantili e finanziarie. A Zurigo quindi la riforma fu opera del Consiglio cittadino, che di fatto esautorò il vescovo attribuendosi il governo della chiesa. Proprio perché la fede è spirituale e deve prescindere dagli aspetti materiali, egli abolì le immagini sacre e la musica. Il Tempio si presenta austero, egli negava ogni presenza reale nell'eucaristia, che concepì come un semplice simbolo dell'ultima cena. Da Zurigo la riforma si diffuse in molte città della Svizzera fra cui Berna e Basilea. Alla fine | cantoni protestanti dovettero combattere da soli contro quelli cattolici, e furono sconfitti nella battaglia di Kappel, nella quale perse la vita lo stesso Zwingli. CALVINO (Guardare allegato 12) Nacque nel 1509 in Francia, il giovane ebbe una solida formazione umanistica, la sua vita cambiò con l'adesione ai Principi della riforma punto Nel 1534 fu costretto a lasciare la Francia per sfuggire alle persecuzioni lanciate contro gli eretici da Francesco |. A Basilea dove si era rifugiato, Calvino pubblicò nel 1536 la “institutio religionis cristianae”, dove esponeva la sua dottrina. La dottrina: il pensiero di Calvino è incentrato sul principio dell'onnipotenza di Dio, sovrano assoluto di tutto il creato. Secondo la dottrina della doppia predestinazione, la salvezza è un atto di misericordia, per i quali i prescelti non possono vantare alcun merito; per parte loro i dannati non hanno alcun diritto di lamentarsi della loro sorte. Questa concezione assai dura, diventava invece per il calvinista una fonte di energia positiva, purché egli avesse la forza di lasciarsi alle spalle il pensiero della propria salvezza individuale per sottomettersi al volere divino punto per Calvino è inutile macerarsi nel timore del proprio destino il quale è già deciso dalla nascita da Dio quindi immodificabile. La grazia Divina obbliga il Cristiano a vivere nella fiducia che Dio lo abbia scelto, impegnando ogni attimo della sua esistenza per celebrare la sua gloria punto ci potrebbero essere dei segni che Dio abbia scelto i prescelti, questi sono l'adesione alla chiesa, il concentrarsi sulla famiglia e sul lavoro. Un rilievo centrale nella teologia di Calvino aveva il concetto di vocazione: Dio ha stabilito per ciascuno il dovere da compiere sì che il cristiano che adempie nella sua vita i disegni divini trova una grande consolazione e conferisce a ogni atto un valore religioso, di testimonianza della gloria di Dio. ‘alvino riteneva che il corso della storia fosse governato dalla provvidenza divina. Dopo che il popolo di Israele aveva tradito il tuo patto con Dio, questi si era servito per guidare il corso degli eventi della Chiesa cristiana, la quale però a sua volta era andata in contro a un irrimediabile corruzione. Di qui la nascita di una nuova chiesa fedele ai dettami evangelici, formata da pochi eletti che si mettevano il suo servizio. Differenze Lutero-Calvino: elaborazione della dottrina (L. processo graduale # C. pubblica opera in cui è già presente la dottrina), visione si Dio (L. misericordia # C. maestà/sovranità), concetto della chiesa (L. viveva nell’attesa del giudizio finale # C. chiesa militante, strumento di Dio), Dio nella storia (L. non agisce # C. agisce), chiesa e stato (L. chiesa si fonda sullo stato, unione # C. stato non interviene nelle leggi della chiesa, separazione). ANABATTISMO Il primo tema sul quale si realizzò un distacco delle correnti radicali delle chiese stabilite fu il battesimo, che nella Bibbia avrebbe dovuto essere praticato non ai fanciulli ma agli adulti. | gruppi che seguirono questa indicazione furono chiamati anabattisti, cioè ribattezzatori. La questione era molto delicata perché implicava il problema dell’assetto della comunità. Quest'ultima attraverso il battesimo dei ragazzi trasmette di generazione in generazione la fede e quindi si radica in un territorio, fino a identificarsi con l’intera società: sia in questo caso una chiesa. Il battesimo da adulti e invece il punto di arrivo di un processo di rigenerazione interiore: il cristiano entra volontariamente a far parte della comunità: si forma in questo modo non una chiesa ma una setta, un gruppo di pochi individui che insieme a spirano alla perfezione della vita cristiana. Era un cristianesimo etico, che si traduceva in una vita austera, caratterizzata da sobrietà nel mangiare e nel bere, mitezza, umiltà, onestà, rettitudine, temperanza. Gli anabattisti prendevano modello Cristo per morire con lui al peccato e risorgere come lui a vita nuova. Ciò li portava naturalmente a una radicale separazione dalla società, che essi consideravano il regno di Satana: gli anabattisti non assumevano cariche pubbliche, non giuravano rifiutavano l’uso della forza. Ri viveva in questi gruppi lo spirito delle prime comunità cristiane, perseguitate dalle autorità e costretti a professare la loro fede in clandestinità. la libertà, però, non mantenne la parola data e organizzò una coalizione, la lega di Cognac con tutti gli stati intimoriti dal potere asburgico, cioè Inghilterra, il Papa Clemente VII Medici, Firenze, Venezia e Francesco Il Sforza di Milano. La lega però non seppe rispondere efficacemente a causa di fratture e rivalità interna. Carlo, quindi, lanciò un'offensiva inviando in Italia 12.000 lanzichenecchi che incontrarono ben poca resistenza essi arrivarono fino alle porte di Roma obbligando il Papa e vari cardinali a rifugiarsi a Castel S. Angelo. Quando il generale delle truppe, Carlo di Borbone, rimase ucciso le truppe prive da tempo di paga e avide di bottino, senza guida, entrarono in città perpetrando un terribile saccheggio. Quando la notizia arrivò a Firenze l'oligarchia scacciò i Medici e si instaurò la seconda repubblica fiorentina (1527-1530). Federico | riprese l'offensiva occupando Genova e dirigendosi verso Napoli, ma l'impresa fallì quando Andre Doria passò da Carlo V in cambio dell'indipendenza di Genova, la sua città, dalla Francia. Difatti se ne impadronì il 12 settembre 1528 e formò organi di governi sulla falsariga di quelli Veneziani, solo che il Doge veniva eletto ogni 2 anni. Nel 1529 si giunse alla pace di Cambrai dove la Francia rinunciava a ogni pretesa nella Penisola e conservava la Borgogna, a Francesco furono restituiti, dietro un lauto pagamento, i figli. Carlo V si impegno di restaurare il dominio dei Medici a Firenze, obbiettivo principale del Papa. Il Papa Clemente VII, durante il congresso di Bologna, incoronò Carlo V re d'Italia e imperatore. Firenze cadde nel 1530 e Alessandro dei Medici andò al potere. CONTRORIFORMA (Vedere allegato 15) Il termine Controriforma entrò in uso la fine del XVIII secolo per designare il processo attraverso il quale un territorio passato alla Fede protestante era ricondotto con la forza all'obbedienza nei confronti di Roma punto inseguito il concetto si ampliò e indicò anche l'opera di rinnovamento della Chiesa Cattolica culminata nel Concilio di Trento. Per riforma Cattolica si intende il movimento autonomo e distinto dalla Controriforma ovvero come rinnovamento interno al cattolicesimo. E importante conoscere il concetto di eresia, la parola di origine greca vuol dire scelta, presa di posizione e ha in sé una connotazione negativa sulla base della convinzione che l'uomo, Se nelle cose Divine vuole scegliere, affidandosi alla propria ragione, va necessariamente incontro all'errore. Dall’eresia si distinguono lo scisma, che implica la separazione dal corpo della chiesa e l'apostasia, che comporta il rifiuto dell'insegnamento Cristiano. Nuovi ordini religiosi (Vedere allegato 15) Quanto sentito fosse il bisogno di Rinnovamento nella chiesa è dimostrato anche dalla nascita di nuovi ordini religiosi impegnati nella società, sorti da iniziative spontanee, maturate nel corpo della cristianità e successivamente approvate e adottate dall'autorità ecclesiastica. Alla semplice religiosità popolare risposero gli oratori del Divino Amore, confraternite sorte in diverse città italiane tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, dell'idea di fare opere di carità e di devozione. Dal tronco della grande tradizione Francescana nacquero nel 1528 i cappuccini, detti così dal semplice abito col cappuccio che intendeva riportare in Auge il modello di del poverello di Assisi. Ricordiamo Inoltre i Teatini, istituiti da Gaetano da Thiene e da Gian Pietro Carafa, i Barnabiti affiancati del ramo femminile delle angeliche, i somaschi, attivi nell'assistenza materiale ai poveri e ai malati e nell'educazione e fra gli ordini femminili le Orsoline votate alla carità. L'ordine più importante sorto nella prima metà del Cinquecento destinato ad avere un ruolo decisivo nell'età della Controriforma, fu la compagnia di Gesù (gesuiti), fondata Nel 1534 a Parigi dallo spagnolo Inigo (poi cambiato in Ignazio) di Loyola ai tre voti tipici della scelta monastica, povertà, castità e obbedienza, i gesuiti ne aggiunsero un quarto, l'assoluta obbedienza al papa. La loro regola fu approvata da Paolo III nel 1540 i gesuiti furono attivi innanzitutto nell'istruzione, ebbero anche un notevole peso politico in quanto furono spesso confessori e consiglieri di sovrani e principi. CONCILIO DI TRENTO Vedere allegato 15) i è detto dei ripetuti tentativi di Carlo V di indurre i papi a convocare finalmente un concilio dal quale egli sperava una composizione dei conflitti religiosi che dilaniavano l'Europa, e in particolare la Germania. Anche Lutero aveva dichiarato di essere pronto a discutere le sue tesi solo in un concilio, a patto che fosse libero, cioè non condizionato dal papa. Esso si riunisce solo dopo 28 anni dalla protesta sollevata dal Lutero. Questo ritardo fu dovuto soprattutto alla riluttanza dei Papi, i quali temevano una ripresa delle teorie conciliariste che affermavano la superiorità dell'assemblea dei Vescovi sulla autorità pontificia. Nessuna iniziativa di riforma ci si poteva aspettare da un papà politico come Clemente VII. Il clima comincio a mutare con il papato di Paolo IIl Farnese. In Italia Nacque nel 1542 la congregazione cardinalizia del Sant’ Uffizio o dell'Inquisizione. Molto importante il ruolo della confessione, attraverso essa la chiesa sa cosa fai, ti controlla. Nel 1545 si aprì a Trento il Concilio indetto da Paolo III fin dal 1542 ma ritardato a causa della guerra. Si stabili che avevano diritto di voto, oltre ai Vescovi, anche i generali degli ordini mendicanti, mentre non votavano i teologi e i canonisti. Carlo quinto suggerì di non trattare per prima e le questioni teologiche ma di promuovere innovazioni sul piano morale e disciplinare, nella speranza di un compromesso. Queste posizioni furono sconfitte: il Concilio decise già nella prima fase di affrontare le questioni teologiche e, Condannando il principio della giustificazione per sola fede, chiuse la porta a ogni dialogo. Il Concilio si riaprì a Trento (era stato spostato a Bologna per n’epidemia di tifo) nel 1551 sotto il nuovo papà Giulio III del Monte, ma fu nuovamente sospeso nel 1552 per la ripresa della guerra. Nel 1555 il quadro mutò radicalmente con l'elezione del Cardinale napoletano Gianpietro Carafa, papa con il nome di Paolo IV, egli era favorevole a una dura repressione dell'eresia a difesa dell'ortodossia. Per questo egli si guardò bene dal riconvocare il Concilio e persegui una politica di accentramento e di rafforzamento del primato del papà, fondato in particolare sulla centralità dell'Inquisizione, della quale Carafa era stato il vero artefice. Paolo IV promulgò nel 1559 l'indice dei libri proibiti nel quale fu compresa tutta l'opera di Erasmo. Il nuovo papato di Pio IV Medici fece segnare una svolta rispetto al predecessore, sotto il suo pontificato poter svolgersi Fra 1562 e 1563 l'ultima fase del Concilio che fu anche la più intensa. Per quanto concerne la Bibbia, il testo latino di Girolamo (la “vulgata”) fu confermato come edizione ufficiale e i fedeli furono obbligati ad attenersi all'interpretazione della chiesa, riguardo all'eucaristia si confermò la transustanziazione, cioè la trasformazione delle specie nel corpo e nel sangue di Cristo, furono ribaditi l'esistenza del Purgatorio, il culto dei santi e della Madonna. Oltre a queste prese di posizione sul piano dogmatico, il Concilio provvede anche a un rinnovamento morale e disciplinare della compagine ecclesiastica. Per la formazione del clero furono istituiti i seminari, aperti anche ai figli dei poveri. Fu confermato l'obbligo del celibato per i parroci. Si riconfermò la figura del papa, egli è sopra la chiesa e sopra il Concilio ecumenico. La confessione non aveva solo la funzione di dare sollievo al peccatore, ma era anche uno strumento di controllo, l'orecchio attraverso il quale la chiesa conosceva gli orientamenti e i sentimenti della massa dei fedeli, il confessore era anche un giudice dietro il quale si stagliava l'ombra dell'Inquisizione, chi confessava di avere letto libri proibiti non riceveva l'assoluzione ma era invitato a denunciare all'inquisitore la provenienza dei libri. Nel 600 si aggiunse la lotta alla stregoneria. L’età di Filippo Il —> conseguenze politiche della Controriforma (Vedere allegato 16) L'affermazione del primato del papa quale capo assoluto della Chiesa di Roma, che rappresentava l’esito principale sul piano politico della Controriforma, pose agli Stati cattolici il problema di difendere l’autonomia delle Chiese nazionali e quindi le loro prerogative nell’amministrazione della vita religiosa. Gli stati italiani, il Portogallo, la Polonia e l’Austria, pubblicarono la bolla papale che riassumeva le decisioni del concilio, ma nella Spagna la pubblicazione fu accompagnata dalla formale riserva che essa non poteva limitare il potere statale. La Francia, non accettò formalmente la bolla. Espansione della Riforma protestante: quando fu firmata la pace di Augusta, che legittimò la presenza del luteranesimo nel suolo tedesco, esso aveva già da tempo arrestato la sua espansione. In Germania i calvinisti, si diffusero soprattutto nel Wurttemberg. Una penetrazione notevole del calvinismo si ebbe in Ungheria, in Polonia e in Boemia. La chiesa anglicana assume un’impronta protestante (Vedere allegato 18, Il re Enrico VIII, desiderava avere un erede maschio che non era in grado di dargli la moglie Caterina di Aragona. Alla sua richiesta di annullamento del matrimonio il papa Clemente VII, che dopo il sacco era ormai legato alla Spagna, non poteva rispondere positivamente per non urtare Carlo V, nipote di Caterina. Allora Enrico VIII fece votare dal parlamento provvedimenti che ruppero tutti i rapporti della Chiesa inglese con Roma e infine nel 1534 l’atto di supremazia. Enrico ottenne così da un tribunale ecclesiastico la dichiarazione di nullità del matrimonio con Caterina e quindi la legittimazione dell'Unione con la Boleyn. Fra coloro che rifiutarono di accettare l'atto di supremazia vi fu il grande umanista Thomas More. Il distacco della Chiesa inglese da Roma fu uno scisma senza eresia sul piano dottrinale e liturgico non cambia nulla, tant'è che Enrico VIII continua a perseguitare i protestanti. Il principale cambiamento fu la soppressione dei monasteri, le cui ingenti proprietà fondiarie furono incamerati dallo Stato. A Enrico successe il figlio Edoardo Sesto, un fanciullo di 10 anni di salute cagionevole, nato dalla terza moglie, i protettori che governarono in suo nome aprirono la chiesa anglicana all'influenza delle dottrine protestanti, in particolare con il Book of common Prayer del 1552. Le cose mutarono con l'avvento al trono di Maria udor, la figlia Nata dal matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona. Mandò sul rogo molti di coloro che sotto il regno di Edoardo avevano appoggiato l'introduzione della riforma, tanto da essere chiamata Maria la sanguinaria (bloody Mary). La fine della lotta per la supremazia in Europa Toccò ai figli ed eredi di Francesco | è di Carlo V portare a compimento la guerra per la supremazia in Europa interrotta nel 1556 dalla tregua di Vaucelles. Fu il re francese Enrico Il a prendere l'iniziativa per sostenere in Italia la svolta anti spagnola. Ma la penisola ormai legata alla Spagna, non era più il centro del conflitto, che si risolse invece nei Paesi Bassi Dov'è l'esercito spagnolo, comandato da Emanuele Filiberto di Savoia ottenne nel 1557 una schiacciante vittoria. Il re prudente Filippo Il era molto diverso dal padre, egli aveva un senso Altissimo della sua autorità, fece il suo apprendistato All'Ombra del padre, che gli affidò precocemente responsabilità politiche. Caratteristica centrale della sua personalità fu una religiosità tanto sentita quanto chiusa è intollerante. Tornato in Spagna decise di spostare la corte a Madrid e fece costruire nei suoi pressi un edificio: l'Escorial. Filippo ebbe 4 mogli, dall'ultima delle quali, la nipote Anna d'Austria, Figlia di sua sorella, ebbe poi l'agognato erede, il futuro Filippo III. Di qui il ruolo centrale che assunse nel regno di Filippo Il l'inquisizione, che controllava anche la Stampa. In seguito la persecuzione si abbatté anche sui moriscos. Nel 1568 scoppiò la rivolta: i moriscos si rifugiarono sui monti delle Alpujarras combattendo con imboscate e attacchi ai villaggi. Nel 1609 tutti i moriscos furono espulsi dal Regno, non meno intransigente su l'atteggiamento nei confronti degli ebrei convertiti i cosiddetti Marrani o conversi misure discriminatorie colpirono chiunque. Le guerre di religione in Francia La morte di Enrico Il aprì un lungo periodo di debolezza dell'istituzione monarchica a causa della giovanissima età dei suoi figli. A questo si aggiunse il problema della divisione religiosa, da tempo in Francia si erano formate numerose comunità di calvinisti chiamati ugonotti, nonostante la repressione promossa da Enrico, i calvinisti francesi si erano dati una solida organizzazione. A Enrico successe il figlio maggiore Francesco II, secondo sedicenne, sposato con Maria Stuart la futura regina di Scozia. In questo periodo il governo fu nelle mani del Duca di guisa, io della regina. Morto Francesco dopo un anno salì al trono il fratello Carlo IX che aveva appena 10 anni per cui il potere fu assunto in qualità di reggente dalla madre Caterina de' Medici, realizzò una politica di Concordia religiosa concessa ai calvinisti il culto privato, il provvedimento sia uscito alla violentare Azione Cattolica culminata nella strage di una folla di ugonotti, Il massacro di bassi fu l'atto di inizio delle guerre di religione che durarono 36 anni. Nel 1574, Morto Carlo IX virgola salì al trono il fratello Enrico III ebbe inizio così l'ultima fase delle guerre civili, la guerra dei tre enrichi, che vide contrapposti in re Enrico III, il capo della Lega Enrico di guisa, ed Enrico di Borbone, la decisione di Enrico IV di convertirsi al cattolicesimo e la successiva cerimonia della consacrazione crearono le condizioni per la fine delle guerre civili ora che il re non era più un eretico cadeva la necessità di combatterlo. Nello stesso anno il re emanò l'Editto di Nantes, che pose fine alle guerre di religione; il cattolicesimo fu riconfermato religione dello Stato Ma i calvinisti o tenero libertà di coscienza, libertà di culto in tutta la Francia e i diritti civili. L'Inghilterra di Elisabetta | .Come abbiamo detto la morte di Enrico Il aprì un lungo periodo di incertezza istituzionale in Francia, data la giovane età dei suoi figli. A questo si aggiunse il problema della divisione religiosa, infatti vi erano molte comunità calviniste (detti ugonotti) che erano saldamente organizzate. Il calvinismo giovò pure di un'alta adesione pure nell'aristocrazia che ne approfittava per conquistare spazi politici nella debole monarchia francese. A Enrico successe il figlio maggiore Francesco II, sposato con Mary Stuart, in questo periodo il governo fu in mano al duca di Guisa, zio della Regina. Morto Francesco, dopo appena un anno, salì al trono Carlo IX a soli dieci anni, perciò la reggente fu L’AVVENTO DELLA DINASTIA STUART Nel 1603, morta senza eredi Elisabetta |, salì sul trono d’Inghilterra il figlio di Mary Stuart, Giacomo I, re di Scozia dal 1567. Sotto il regno di Elisabetta | l'Inghilterra aveva conosciuto una forte crescita demografica e economica. Durante il XVI secolo le enclosures avevano rotto l'economia di villaggio e ampliato i pascoli a beneficio della manifattura laniera. Si erano sviluppate le manifatture a domicilio. Elisabetta aveva anche sostenuto la crescita della flotta e favorito lo sviluppo dei commerci attraverso compagnie privilegiate. Sul piano istituzionale, Elisabetta aveva mantenuto buoni rapporti con il Parlamento, ma lo aveva convocato di rado. Nel corso del Cinquecento i Comuni erano intervenuti più volte nei problemi politici e religiosi e avevano acquisito rilievo rispetto alla Camera dei Lord. Durante il regno di Elisabetta la Chiesa anglicana aveva raggiunto un suo equilibrio, anche se precario. La dottrina anglicana era di impronta protestante ma fondeva diversi aspetti della Riforma senza esprimere una precisa scelta confessionale; la liturgia era rimasta cattolica, e la struttura ecclesiastica era imperniata sui vescovi. Ciò che premeva a Elisabetta era l’unità religiosa: erano tollerate anche posizioni diversificate sul piano dottrinale a patto che si prestasse obbedienza alla sovrana, capo della Chiesa. Nella seconda metà del Cinquecento si erano sviluppate correnti religiosi che tendevano al superamento di questo compromesso e auspicavano un'evoluzione della Chiesa anglicana verso un'adesione del calvinismo; per i loro modi di vivere venivano chiamati puritani. Quanto ai cattolici, detti “papisti”, furono sempre visti con sospetto perché fedeli a un sovrano straniero, il papa, che aveva dichiarato illegittimo il regno di Elisabetta. La società inglese era molto dinamica. Al suo vertice c'erano i nobili titolati che avevano un seggio ereditario nella Camera dei Lord. Si trattava di un gruppo ristretto che aveva conosciuto un declino sia economico che politico. | nobili inglesi non avevano privilegi feudali e fiscali, ma solo alcune prerogative onorifiche; inoltre i figli cadetti, che non ereditavano titolo e patrimonio, riservati al primogenito, non disponevano delle opportunità di cui si avvalevano i cadetti nel continente: la Chiesa anglicana non offriva possibilità di impiego nel ceto ecclesiastico e la mancanza di un esercito permanente escludeva la carriera militare; cadetti spesso si dedicavano ad affari di commercio. La vendita dei beni acquisiti dalla corona con la soppressione degli ordini religiosi dopo lo scisma del 1534 rafforzò l'ascesa di una piccola nobiltà di campagna, la gentry. Un ceto di proprietari terrieri che vivevano nobilmente. La natura aristocratica di questa componente tipica della società inglese non era riconosciuta e costituiva una realtà di fatto; non bastava avere una proprietà fondiaria, occorreva che fosse riconosciuto alla famiglia un prestigio e un’autorità che ne facevano il punto di riferimento. Essi svolgevano la funzione di giudici di pace, carica non retribuita che comportava una serie di compiti di controllo locale. Questo ceto assunse anche un rilievo politico in quanto dai suoi ranghi provenivano i membri eletti nella Camera dei comuni. Nelle città al vertice si ponevano le comunità di mercanti e uomini d'affari. Un ruolo importante spettava anche al mondo delle professioni liberali. Il governo delle città era controllato da un elite formata da grandi mercanti, uomini di legge e funzionari. Alla base della società vi erano artigiani, salariati e lavoratori non qualificati. Infine vi erano i contadini senza terra che vivevano di salario. Nei rapporti con il parlamento Giacomo | non si discostò dai principi adottati da Elisabetta. Egli però non godeva di popolarità, in quanto scozzese. Inoltre la sua insistenza nell’affermare l'autorità della corona finì per provocare un irrigidimento della Camera dei Comuni a difesa delle proprie prerogative. Il primo motivo di contrasto fu la difficile situazione finanziaria provocata dalla guerre con la Spagna nel 1604. Il demanio della corona era stato impoverito dalla vendita delle terre acquisite dopo la rottura con Roma. Sarebbe stata necessaria un'imposta fondiaria permanente, ma ogni proposta veniva rifiutata dal Parlamento. Furono ripetute le critiche del Parlamento alla corruzione della corte. Non meno delicato era il problema religioso. Nel 1605 la scoperta della congiura delle polveri. portò a un inasprimento della legislazione contro i papisti. Ciò non voleva dire esaudire le richieste del movimento puritano. Il contrasto fra il re e il movimento puritano nasceva da considerazioni politiche più che religiose: Giacomo aveva dovuto confrontarsi con la Chiesa presbiteriana scozzese e non intendeva riprodurre la stessa situazione in Inghilterra, anzi avrebbe trapiantato il modello anglicano anche in Scozia. La trasformazione della Chiesa anglicana in Chiesa calvinista avrebbe sottratto alla monarchia una leva potente per controllare la società attraverso la gerarchia ecclesiastica. Nel corso del suo regno Giacomo fu costretto a ricorrere a vari espedienti per raggirare la riluttanza del Parlamento a concedergli sussidi finanziari, utilizzò il suo diritto di nominare nuovi Lord accrescendone il numero e nel 1611 creò il titolo di baronetto per ricavare denaro dalla sua vendita. Anche le scelte politiche non piacquero al Parlamento: Giacomo non sostenne nella prima fase della guerra dei Trent'anni il partito protestante come il Parlamento avrebbe voluto; inoltre non fu accolto favorevolmente il matrimonio dell’erede Carlo con una principessa cattolica, Enrichetta Maria, sorella del re francese Luigi XIII. Oltre alla corona, Carlo | ereditò dal padre l’impopolarità e il duca di Buckingham. Carlo cercò di dissipare i sospetti circa la sua inclinazione verso il cattolicesimo dichiarando guerra alla Spagna e inviando un corpo di spedizione a sostegno degli ugonotti. Il Parlamento, convocato nel 1628, approvò una petition of right nella quale ribadì che nessuna tassa poteva essere riscossa senza il suo consenso e protestò contro i prestiti forzosi, gli arresti illegali e gli alloggiamenti forzati dei soldati presso case di privati. Carlo fu costretto ad accettare la petizione. Intanto nell'ottobre La Rochelle si arrendeva all'assedio francese. Questo fallimento indebolì la posizione di Carlo, che chiusa la sessione parlamentare del 1629 diede inizio a un periodo di governo in cui non riconvocò più il Parlamento. Carlo si impegnò a realizzare il programma assolutistico del padre; non volendo ricorrere al Parlamento, cercò di superare le difficoltà finanziarie promuovendo una riforma dell’amministrazione, riducendo le spese e procurandosi nuove entrate. Nel contempo Carlo proseguì il disegno di realizzare l'uniformità religiosa. Così l’arcivescovo di Canterbury adottò come dottrina della Chiesa l’arminianesimo ed emarginò i puritani che non si adeguarono. Si intensificò l’esodo dei puritani nel nuovo mondo. Gli scozzesi nel 1638 insorsero in difesa della loro Chiesa presbiteriana per cui Carlo fu costretto a riconvocare il Parlamento per chiedere le risorse finanziarie per sedare la rivolta. Riunitosi il 3 aprile 1640 il Parlamento fu sciolto dopo un mese (Short Parliament). Non avendo ottenuto prestiti dalla City di Londra, Carlo affrontò i ribelli scozzesi ma subì una grave sconfitta. Dovette riconvocare il Parlamento nel novembre 1640 che si sarebbe sciolto solo nel 1653 (Long Parliament). La camera dei Comuni a questo punto potè dettare le proprie condizioni e varò una serie di misure per sbarrare la strada al tentativo assolutistico di Carlo. L'opera del Parlamento fu sostenuta da una vasta mobilitazione popolare diretta dai capi dell’opposizione. Quando nel 1641 la cattolica Irlanda si ribellò, si pose il problema della guida dell'esercito che avrebbe dovuto ristabilire l’ordine. Il parlamento non si fidava del re per cui volle togliergli il comando delle forze armate. Fu questa l'occasione per lo scoppio della guerra civile. Carlo si decise a compiere un atto di forza e si recò in Parlamento con un drappello di soldati per arrestare i capi dell’opposizione accusati di tradimento, ma questi si erano rifugiati nella City che si rifiutò di consegnarli al re. Questi allora lasciò Londra, mentre i capi dell’opposizione ritornavano in Parlamento. Era l’inizio della rivoluzione. Il tentativo degli Stuart di dar vita a un regime assolutistico era destinato al fallimento. Mancavano i pilastri sui quali l’assolutismo si basava: non c’era un esercito permanente, il re non disponeva di un solido apparato burocratico che gli consentisse il controllo del governo locale che era gestito attraverso i giudici di pace dalla gentry, il potere legislativo del re era limitato dal fatto che vigeva in Inghilterra la common law, la monarchia non disponeva di un solido apparato finanziario. Su questo si incentrò la lotta dei Comuni, che bloccarono il tentativo assolutistico degli Stuart. Attraverso questo conflitto istituzionale il Parlamento venne ad assumere un ruolo nuovo fino a diventare il centro della vita politica. Ridimensionata l’importanza dei Lord, i Comuni in quanto rappresentanti del popolo si ponevano come l’espressione della volontà del Paese in contrapposizione alle politiche liberticide della corte e quindi reclamarono il diritto di esprimere l'indirizzo politico che il governo avrebbe dovuto attuare. All’inizio della guerra civile il paese rimase in gran parte neutrale, in attesa di conoscere gli sviluppi degli avvenimenti. Carlo ottenne qualche successo sulle forza parlamentari e nel 1643 controllava tre quarti del paese. Il Parlamento poteva contare sull’aiuto finanziario della City, disponeva della flotta e nel 1643 strinse alleanza con gli scozzesi, che inviarono un'armata per sostenere la sua lotta. Il 1 luglio 1644 l'esercito parlamentare ottenne a Marston Moor una prima vittoria. Si distinse nella battaglia Oliver Cromwell, un esponente della gentry di fede calvinista. | fautori del Parlamento furono chiamati roundheads a differenza dei sostenitori del re, chiamati cavalieri. Nel 1645 Cromwell organizzò l’esercito del nuovo modello che decise la guerra in favore del Parlamento riportando una grande vittoria a Naseby. Questo esercito era caratterizzato da una ferrea disciplina e da un forte spirito egualitario, per cui la selezione anche dei gradi più alti era basata sul merito. Ma risultò decisiva la fede calvinista che animava i soldati. A Carlo non rimase che prendere atto della sconfitta. Nel maggio 1646 decise di arrendersi agli scozzesi. Si chiuse così la prima fase della guerra civile. A questo punto, poiché nessuno pensava si potesse fare a meno della monarchia, si poneva il problema di un accordo con il re che stabilisse le prerogative della corona e del Parlamento. Questo compromesso risultò impossibile per la resistenza di Carlo le a causa delle divisioni sul fronte rivoluzionario. La maggioranza in Parlamento era detenuta dai presbiteriani, calvinisti che intendevano porre una Chiesa di Stato, alla quale tutti avrebbero dovuto conformarsi, strutturata sul modello scozzese. L'altra ala del movimento puritano, gli indipendenti o congrezionalisti, rivendicava l'autonomia delle congregazioni religiose ed era favorevole a un regime di tolleranza, salvo che per i cattolici. Queste posizioni dovevano confrontarsi con le aspirazioni a un rinnovamento religioso e politico che si erano diffuse nella popolazione durante la guerra civile. Proliferarono sette e congregazioni che si ricollegavano alle posizioni della Riforma radicale. A partire dal 1646 nasce un vero partito politico con una sua organizzazione, i Levelllers, radicati nelle classi lavoratrici delle città. Essi reclamavano misure per alleviare la miseria della popolazione e perseguirono un programma politico di impronta democratica, fondato sull’affermazione della sovranità popolare come fonte di ogni diritto. Essi chiedevano una riforma elettorale che concedesse il diritto di voto a tutti i maschi adulti liberi. Sul piano religioso erano favorevoli a una completa libertà di coscienza. Chiesero anche l’abolizione della Camera dei Lord ed erano di orientamento repubblicano. Si aprì la seconda fase della rivoluzione, che vide contrapposti il Parlamento, e l’esercito, nel quale trovarono seguito sia il non conformismo religioso sia il radicalismo politico dei livellatori. La maggioranza presbiteriana pensava di liquidare l’esercito non pagando le tasse arretrate o inviandolo a combattere contro i ribelli irlandesi. | soldati reagirono eleggendo degli agitatori, delegati incaricati di presentare le loro richieste ai capi militari. Inoltre l’esercito occupò Londra e si impadronì del re. Cromwell si rendeva conto che molti presbiteriani inclinavano ad accordarsi con il re, spaventati dal dilagare delle posizioni più radicali. Non condivideva però l’estremismo delle sette e dei livellatori, ma accettò il confronto con gli agitatori per evitare che gli sfuggisse il controllo dell'esercito. Nell'ottobre 1647 a Putney le posizioni democratiche dei livellatori furono esposte dal colonnello Thomas Rainborough. L'opposizione dei Grandi e di Cromwell fu espressa dal suo genero, Henry Ireton, il quale ribadì che i diritti civili spettavano a tutti ma che solo i proprietari potevano avere il diritto di voto. Proprio mentre si chiudevano i dibattiti di Putney, Carlo fuggì. Rifugiatosi nell’isola di Wright, si accordò con gli scozzesi, accettando il presbiterianesimo in cambio del loro sostegno. Cromwell, resosi conto che accordarsi col re era impossibile, sconfisse gli scozzesi e i monarhcici nella battaglia di Preston (agosto 1648). Poiché era impossibile un accordo generale, la spaccatura tra esercito e Parlamento poteva essere risolta solo con un colpo di Stato. Il 6 dicembre 1648 il colonnello Pride arrestò 45 parlamentari e impedì l’accesso a Westminster. Ciò che restava della Camera dei Comuni istituì un’alta corte di giustizia che processò e condannò a morte Carlo |, che fu decapitato il 30 gennaio 1649. Poi il Parlamento abolì la Camera dei Lord e il 19 maggio proclamò la repubblica di Inghilterra, Scozia e Irlanda. La situazione politica dopo la condanna del re era tutt'altro che stabile. Una parte della popolazione era fedele al re, il figlio di Carlo | fu riconosciuto da scozzesi e irlandesi come re col nome di Carlo II. Occorreva far fronte alle radicali richieste dei settari e dei livellatori. Proprio in quei mesi alcuni gruppi di contadini occuparono alcune terre comuni e iniziarono ad ararle: i diggers o true levellers. Il loro leader, Gerard Winstanley considerava contraria ai principi del cristianesimo la proprietà privatà. Era un movimento pacifico, che esprimeva la speranza che il nuovo regime venisse incontro ai poveri e ai diseredati. La reazione dei proprietari stroncò sul nascere queste iniziative. Tuttavia Cromwell era consapevole della necessità di ripristinare l'ordine per dare solide basi al regime repubblicano. Egli aveva abolito la monarchia e la camera dei Lord, ma non voleva promuovere la riforma elettorale dei livellatori. Il parlamento stabilì che in attesa di nuove elezioni il potere sarebbe stato gestito dal Consiglio di Stato controllato dai capi dell'esercito. | livellatori ripresero la loro agitazioni. Quando il loro leader, John Liburne, denunciò le nuove catene imposte dal popolo, Cromwell lo fece arrestare. Quindi represse a Burford l’ammutinamento di alcuni reparti. John Liburne fu poi assolto dalle accuse. Le istanze democratiche ed egualitarie rifluirono nel mondo del non conformismo religioso. Si diffuse allora la setta degli uomini della quinta monarchia che vivevano nell’attesa del regno della perfetta giustizia. Liburne aderì alla setta dei quaccheri che emigrarono nel nuovo mondo, dove si raccolsero nella colonia della Pennsylvania fondata nel 1681 dal loro confratello Wiliam Penn. Fra il 1649 e il 1650 Cromwell represse la rivolta d’Irianda. Con un'ulteriore campagna militare egli riportò all'ordine anche la Scozia, costringendo Carlo Il a fuggire in Francia. Durante il suo governo Cromwell ridiede slancio alla vocazione marinara e commerciale che si era affermata sotto Elisabetta. Con l’Atto di navigazione promulgato nel 1651 stabilì che nei porti inglesi potessero attraccare solo navi inglesi o dei paesi dai quali provenivano le merci; il provvedimento colpiva gli olandesi, che ricavavano ingenti profitti dal mercato dei noli marittimi e provocò fra l’Inghilterra e le Province unite tre guerre. Inoltre Cromwell mosse guerra alla Spagna, alla quale nel 1655 strappò l'isola di Giamaica. Rimase insoluto il problema dell’assetto istituzionale da dare al nuovo regime. Mancava una legittimazione, che il Rump Parliament, in carica dal 1640, non poteva garantire. Nel 1653 al suo posto si insediò un'assemblea di esponenti delle congregazioni religiose e delle sette scelti dal Consiglio di Stato, il Parlamento dei nominati, che fu sciolto dopo pochi mesi per il suo radicalismo. Nello stesso anno l’esercito elaborò lo Strumento di governo, un progetto costituzionale in base al quale Cromwell fu eletto Lord Protettore del Commonwealth di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Fallirono però i tentativi di legittimare il regime con l’elezione di due Parlamenti. Il regime repubblicano non mise radici nel paese e fu una dittatura militare, che assunse un volto sempre più conservatore, il periodo prese il nome di interregno. Alla morte di Cromwell, il 3 settembre 1658, gli successe il figlio Richard che si rivelò incapace di governare e lasciò il potere dopo poco. Il Generale Monck, lasciata la Scozia si recò a Londra dove preparò il terreno per la restaurazione della STORIA MODERNA INTRO 1. La storia non è molto amata: ridotta alla considerazione allo studio mnemonico, la conoscenza mnemonica, l'inquadramento mnemonico non è importante ma è importante l'orientamento nel passato. Capire i momenti della storia e saperli inquadrare 2. Perché studiare storia? Attualmente la storia non attraversa un momento felice, scarso interesse nella storia soprattutto dei tempi lontani. La storia moderna poco considerata come uno spazio dove considerare le proprie esigenze e il proprio studio. Attualmente molto accreditata la storia contemporanea, tendenza allo studio degli anni più vicini ai nostri. Cercare di richiamare i problemi che posso avere un valore per tutti. Non si tratta di creare collegamenti forzati tra passato e presente, mondo passato è diverso ma ha le radici del nostro mondo, c’è un filo che rende vivo lo studio della storia, importa acquisire la consapevolezza che tutte le classi sociali che gli uomini che hanno attraversato la storia anche, in modo silenzioso, hanno affrontato problemi simili ai nostri, ci dice qualcosa anche a riguardo della nostra sensibilità. Es. epidemie: alcune misure prese in passato sono infondo simili alle nostre, africa ebola età — . contemporanea, le misure erano prese, sepolture vietate, sconfinamento nella parte del villaggio dei colpiti dal virus. Ci consente di confrontarci in maniera critica con il passato. Piano religioso, ampio spazio: drammatiche vicende 500 chi negava la trinità al rogo, o ci negava il corpo di cristo era considerato eretico. Considerare il rapporto tra vita e morte e come questo sia ancora un problema importante da affrontare nella nostra esistenza. Importante: capacità logica e studio delle parole. Importanza della variazione del significato delle parole PRIMO ELEMENTO CRITICO NEL MANUALE: Concetto di storia moderna, imposto dagli anni 60 in poi, a partire dalla metà del novecento: la realtà contemporanea è diversa questa . Quando nasce il concetto e che senso ha criticamente distinguere questo periodo? Non sono singole date che determinano l’individuazione di un periodo che ha un individualità che distingue da ciò che precede e segue. Età moderna si afferma nell’ottocento, ma dopo le guerre mondiali questa individuazione ha ancora senso? Questo concetto si è sfaldato annebbiato, non consideriamo e usiamo la parola moderno con lo stesso peso rispetto al passato, messa in discussione perché risulta sempre più inadeguata Parola moderno: lingua latina classica non esiste, nasce dopo la caduta impero romano (5-6 sec d.c) si forma come l’aggettivo odierno, avverbio modo deriva modernus (Ciò che è recente) perché nasce la parola moderno? Nasce al tramonto del mondo antico e a cavallo dell’età medievale. C'è bisogno di esprimere una realtà nuova, l’esaurimento del mondo antico è dovuto anche alla nascita del cristianesimo, nasce una distanza, nasce il moderno in contrapposizione all’antico. Frase di (Tassiadoro?), si elogia : abilissimo imitatore degli antichi: importante il concetto di imitare, ma è un mondo, quello passato che non c'è più, che sta scomparendo, noi siamo i moderni, quelli dell’ora, l'educazione dei moderni debe venire dal passato, gli antichi hanno una cultura straordinaria. In origine: contemporanea rispetto agli antichi, ma basata su un lascito che va imitato. Periodizzazione: alto medioevo 6-7 sec. Prima periodizzazione, individuazione di una data che segna un discrimine. Diffusione del cristianesimo, idea di una periodizzazione basata sulla nascita di cristo e che è valida ancora oggi anche in paesi che non vedono la nascita di cristo come un elemento significativo. Questo rompe un percorso, la prospettiva cristiana che impregna il medioevo vede un percorso unitario, si immagina che tutto il corso dall’inizio al giudizio universale è una storia della salvezza del mondo, guidata da dio per raggiungere l’obbiettivo. In storia salutis. Concezione unitaria della storia: rottura: 400-500 c'è un salto di qualità nella vita culturale religiosa, politica ma soprattutto artistica, nasce l’idea che stiamo attraversando una nuova fase nel mondo e vogliono esprimere questa novità: umanesimo e rinascimento è centrale la ripresa del mondo antico. Caduta del mondo romano, nascita dell’età medievale, età di mezzo: avviene una caduta, il mondo romano è caduto, molto è andato degenerando, decaduto da qui parte l’idea della rinascita, renovazio, vita nova, nasce l’idea che ciò che era stato travisato nell'età di mezzo si possa rinnovare, è come se il mondo si risvegliasse da un lungo sonno. In questi secoli bui quella lezione è venuta meno e ora va ripresa. Ecco l’idea della modernità che è positiva perché riporta in auge l’antico, che il medioevo non ha compreso. Un moderno che si afferma in quanto fa rinascere l’antico. Latino classico Cieroniano, modello, la nascita del greco che nel medioevo non è stato conosciuto, non ci si può accontentare della lingua latina bisogna ritornare alla lingua originale. Si afferma una visione nuova del mondo. Arte: medioevo impronta religiosa, arte disegna allegorie è una scala verso dio. La visione religiosa culmina nel riconoscimento della divinità, nella trascendenza. Riconosciamo l’allegoria , proiezione dell’opera verso la trascendenza, dio che guida la storia. 500: secolo religioso, profondamente, ciò che cambia è l’idea della religione, l’approccio. Ritratto rinascimentale di un condottiero: uomo al centro che prima invece era mortificato, vedo sullo sfondo castelli città, ovvero l’opera dell’uomo, l’uomo che RIVENDICA LA SUA DIGNITA. Machiavelli: figura del principe , del politico astuto, spregiudicato, a volte anche il leone che vuole raggiungere il suo obbiettivo, ecco moderno, un autore che spiega la realtà sotto i suoi occhi. Si afferma l’idea di un progresso, non rinnegano una storia di matrice cristiana, ma danno dignità al progresso dell’uomo che è colui che crea in riferimento al passato. Machiavelli principe, consapevole dell'innovazione della sua opera, dopo aver vissuto la giornata in tutta la sua pienezza mi cambio le vesti, e mi vesto di antichità per dialogare con gli antichi uomini, da delle regole: principe: bravo onesto religioso ma questa è la realtà? Non solo la realtà è anche cruda. Funziona questo? Ci appartiene ancora? Fino ad un certo punto? Vediamo le differenze tra medioevo e rinascimento, ma non funziona del tutto. 1. Se ci poniamo non al vello delle classi dirigenti, ma nella prospettiva della massa della popolazione. Un villaggio del cinquecento, non può parlare di una cultura, la vita prosegue al ritmo delle stagioni, l’agricoltura, i rapporti , non presentano una novità, una modernità. E questo è un primo limite 2. Nel 500 età che si definisce moderna, vale solo per il mondo occidentale e non per l’alta parte del mondo. La storiografia da sempre più posto ad una storia globale, perciò che senso ha? Forse lo ha in America, ma non ha molto significato in una storiografia che sta sempre più attenta a questi aspetti. E un tema che manteniamo ma sappiamo che non è giusto che paesi come africa e Asia entrino nella storia solo quando vengono in contatto con l'occidente. 3. Si afferma il concetto di modernità nell’800, si afferma che la civiltà nuova nasce. Fatto importante non neutro, vuol dire riconoscere la propria genesi. Ora non ci riconosciamo del tutto la realtà cambia e la sentiamo sempre meno nostra. Cultura umanistica insegnava a modellare la nostra espressione, modello della (dimoplastica?): periodare ampio con subordinate. La nostra espressione è modellata da fasi breve e concise, frasi ridotte al minimo, sentiamo meno la vicinanza con l’antichità. Jacob Burckhardt storico dell’arte 1870, afferma il termine rinascimento, 800 che sottomette il mondo, borghesia ottocentesca che vede lì le sue origini. Si è sfaldata la nostra consapevolezza attuale, vediamo in modo negativo la modernizzazione, fondo monetario interazione, è vista come la subordinazione. A differenza tra mondo ricco e povero, l'ottenimento di questo stadio con la violenza, abbiamo il macigno del novecento sulle nostre spalle, le guerre i totalitarismi, la modernità ci ha portato a questo? Crisi della modernità? Umanesimo: forma circolare, ritorno al passato, nasce il concetto negativo di medioevo, periodo buio i ignoranza. Questo concetto di progresso circolare non sia appartiene più dal 700, con l’illuminismo, necessità di un progresso lineare, il moderno è una superamento di ciò che c’era prima, riscopro la ragione e la centralità dell’uomo arrivando ad un progresso lineare. Progresso linguistico del 700 laicizzata. Filo, Questo determina una progressiva crescita economica e un rafforzamento del potere statale. Perdita di potere da parte dell’aristocrazia feudale nei confronti del sovrano. Nelle campagne il sistema signorile viene disgregato progressivamente e permale di questo sistema principalmente il suo contenuto economico, questo elemento di proprietà eminente. Per l’età moderna non parleremo quindi di società feudale ma società signorile. 1 contadini che vivono sulle terre, hanno dal signore in concessione delle quote di terra che coltivano e possono essere considerati proprietari di queste terre, ma devono dare delle “prestazioni” al signore, una parte del raccolto o in denaro; essi devono soggiacere anche ad una serie di prerogative del signore, essi sono vincolati anche da una serie di prestazioni personali (le “corvè”); sono però essenzialmente liberi, non sono dei servi. Molto importante è la funzione delle città. (Nelle città europee settentrionali si parla di “allodi”: la città si espande e impone le sue leggi, le sue norme, e i signori sono attirati dalla città, e di conseguenza si disgrega il sistema signorile.) | proprietari terrieri dell'Europa orientale tendono ad un processo di asservimento dei contadini. Si parla di terre di primo e di secondo serva secondo servaggio: l’Europa occidentale conosce questo asservimento per prima, quindi primo O mentre l’Europa orientale lo conosce dopo, quindi secondo servaggio. (Condizione di estrema oppressione del mondo orientale, quindi arrivano dopo) —> Distinzione temporale: nell’89 la rivoluzione francese cancellerà tutto quello che rimane del sistema signorile in Europa occidentale. In larga parte dell'Europa orientale però questa arretratezza permane per un bel po’. Ora ci concentriamo sull'Europa occidentale: la situazione nelle varie parti dei vari stati erano abbastanza differenziate, ma in generale c’era una condizione del mondo contadino sicuramente migliore dei secoli precedenti e dell’Europa orientale. Come si coltivava la terra in questa realtà d’Europa occidentale? Aumento della popolazione = maggiore richiesta di risorse alimentari. Quando non si riesce a raggiungere un numero adeguato di risorse alimentari si verificano crisi, carestie ed epidemie. In seguito si verificano varie crisi demografiche. Quando c'è una crisi demografica le fasce più colpite sono sempre quelle più deboli: anziani, bambini e poveri. (Pensare ai promessi sposi) I campi nell’Europa occidentale sono “allungati” (vedere allegato 2). E una situazione frammentata, ma complessivamente molto coesa. La proprietà privata esiste, ma in modo diversi da oggi Si coltivano cereali (molti!), patate, riso, frumento. La dipendenza da un solo prodotto è un elemento di fragilità per l’agricoltura. In questa struttura era impossibile che un contadino potesse coltivare altro dai cerali, era una realtà incentrata sulla cerealicoltura. Si parla di “campi aperti/open fields”, cioè la proprietà privata c'è, ma dopo il raccolto, i campi venivano aperti, la comunità aveva una serie di diritti civili nei confronti di questi campi (es. diritto di spigolatura: andare dopo il raccolto a raccogliere le spighe; es. raccogliere il legno), questo serviva soprattutto per le fasce più povere della comunità. Non ci sono grandi novità nell’età moderna in campo agricolo, le novità più importanti sono avvenute nel medioevo. La caratteristica fondamentale dell’agricoltura era la rotazione triennale, ma questo aveva forti limiti. C'è infatti un oggettivo conflitto tra agricoltura e allevamento. Come si fa fronte ad una richiesta maggiore di prodotti agricoli? Aumentando le coltivazioni. Ma facendo così si sottrae spazio e terra all’allevamento. Nella pianura padana c’è invece una felice integrazione tra agricoltura e allevamento, perché invece del maggese si coltivavano, in campi in cui c'era la presenza costante di un sistema d'irrigazione, nuove piante, cioè piante foraggere per l’allevamento. Si elimina il maggese, si ha più allevamento, si ha più concime. Ma perché non si è fatto ovunque come in pianura padana? Spesso per colpa del clima, ma anche per una “colpa sociale”: bisognava rompere l'economia del villaggio, era molto difficile rompere questo mondo vista la struttura sociale di questa realtà, economia agricola è molto fragile, agricoltura di sussistenza (—> questo avviene, ad esempio in Inghilterra, ed avviene quella che viene chiamata la “Rivoluzione Agricola”.) Enclosures (recinzioni) = Alcuni contadini acquistano pezzi di terra da altri contadini e li cambiano e sistemano. =Recinzione dei terreni comuni (terre demaniali) a favore dei proprietari terrieri della borghesia mercantile avvenuta in Inghilterra tra il 13 esimo e il 19 secolo. Si creano degli “Enclosures Acts”. Per quanto riguarda l'Europa Orientale, possiamo dire che essa è molto lontana da quella occidentale, è più indietro, c'è un ritardo nel superamento del selvaggio e del contadino e c’è un ritardo nello sviluppo dell’agricoltura. Qual era la fonte principale di domanda per le MANIFATTURE? Le classi alte, cioè l'aristocrazia, ma anche le amministrazioni statali. Perché non usiamo il termine “industria”? Perché innanzitutto il termine, all’epoca, non aveva il significato che gli diamo oggi; e poi parliamo di manifatture al posto di industria perché la massa dei prodotti che venivano richiesti dal mercato era soddisfatta da un mondo artigianale, dalla bottega dell’artigiano. C'erano ovviamente dei luoghi che possiamo concepire come anticipazione dell'industria, cioè luoghi in cui si riunivano più lavoratori (ad es. nell’edilizia, nei cantieri navali, nelle miniere). Com'era organizzato questo lavoro artigianale? Attraverso una struttura corporativa, erano organizzati in corporazioni che riunivano gli insiemi di quelle persone che si dedicavano a quel tipo di lavoro. La corporazione è un mondo chiuso, è un posto preciso nella città. In questa corporazione si identificano le persone, hanno una religione, hanno un santo patrono, si sostengono tra loro: la corporazione è una piccola cellula della città. In questo mondo c’è anche la presenza degli apprendisti, che lavorano nelle botteghe con lo scopo di apprendere il mestiere e aprire una bottega propria. Ci furono molte critiche alle corporazioni, perché era un mondo che “ingessava”il mondo del lavoro. L'economia non rimane statica, si muove in questi secoli. Questo determina uno sviluppo dei commerci. (Vedere manuale per capire nuovi commerci nell’età pre-industriale.) Putting out system - Manifattura a domicilio (Vedere allegato 4) Abbiamo nell’età moderna lo sviluppo di una struttura di transizione che determina un parziale superman della base artigianale della struttura manifatturiera: questo viene chiamato “manifattura a domicilio”. Il protagonista di questa struttura è il mercante imprenditore, domina e si impone come promotore di realtà produttive nuove. Cosa accade? Nelle case contadine esistevano dei filatoi, dei telai, e tante altre cose venivano fatte in casa. Questa presenza di filatoi e telai nelle case contadine crea un struttura che tende a superare l’artigianato. Per aggirare il vincolo della manifattura, alcuni mercanti creano una struttura elastica che consentiva di creare le cose a casa. Il contadino non ha nessun rapporto con il mercato, è l'imprenditore che lo ha. Formalmente, questi contadini che lavorano in casa, sono proprietari di questi attrezzi utilizzati per produrre, sono contadini imprenditori, lavorano a cottimo, non sono lavoratori salariati. Essi ricevono un compenso in base a quanto hanno filato/prodotto. Superamento dell’artigianato indipendente e prelude all'industria moderna. È una produzione che si rivolge a fette più ampie di mercato, non solo alle classi ricche/alte. L'età preindustriale però non è un'età di grandi innovazioni, anche nel campo delle manifatture. MONETA {Vedere allegato 3 e manuale) ircolavano monete metalliche, diverse da quelle di oggi. Quando si sviluppano gli scambi, si sente la necessità di cambiare moneta per facilitare gli scambi. Questo avviene alla fine dell’ottavo secolo con la rivoluzione di Carlo Magno. All’inizio sono monete d’argento, chiamate “denaro”. Poi si passa al bimetallismo. Al tempo di Carlo anno si introdusse un’equivalenza: con una libbra/lira si potevano coniare circa 240 denari, quindi 240 denari equivaleva ad una Lira, e 20 Soldi equivalgono ad una Lira. Circolavano un sacco di monete diverse di tante zone. Come si validava il valore di queste monete? Attraverso la quantità di oro e di argento che era contenuto in queste monete, cioè “l’intrinseco”. C'è una forte tentazione, cioè di tosare le monete, cioè limarle per ricavare oro e argento; più che i sudditi, il sovrano aveva la possibilità di ricorrere a questo imbroglio. Inflazione Un aumento dei prezzi lo possiamo vedere soprattutto a partire dal 500 (allegato 2). Quali sono le cause di questa rivoluzione dei prezzi? L'aumento delle monete, dei metalli preziosi, l’arrivo di metalli preziosi dalle colonie americane, ha causato un aumento dei prezzi. (Allegato 3) Crescita della massa monetaria: una delle cause principali della rivoluzione dei prezzi. (Analizziamo l’allegato 3) La storiografia ha riflettuto sulle cause di questa inflazione, innanzitutto anni fatte delle considerazione. Se osserviamo l'aumento del prezzo del frumento e dell’argento non corrispondono, quindi già questo è strano. Poi prevaleva un'economia di sussistenza, quindi ok la moneta aveva importanza ma non così tanto, circolavano principalmente le monete piccole, di rame, non d’argento/ d’oro, mentre per le grandi transazioni si utilizzavano le monete grosse (oro/argento). (Vedere allegato 2b) GERARCHIA DI ORDINI (guardare manuale) *. Clero: molto diverso al suo interno. Ecclesiastici. Possedevano il 15% delle terre, hanno privilegi, hanno immunità particolari, non pagano le imposte, i beni ecclesiastici chiamati “manomorta” sono inalienabili se sa il permesso del papa, inoltre la chiesa riscuoteva la decima (parte del raccolto) per il mantenimento del c,ero. * Nobiltà: una quota minima della popolazione faceva parte della nobiltà (1%). Differenze molto grandi al suo interno. Non pagano le imposte, possono portare la spada, sono giudicati da tribunali di loro pari, sono soggetti a pene particolari (vengono decapitati e non impiccati): hanno privilegi. Nasce nobiltà di toga. * Cavalleria: va scemando nel corso dei secoli. * Terzo stato: chi non fa parte delle altre categorie. GLI EBREI Gli effetti della diaspora: dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. ad opera dell’imperatore Tito, gli ebrei si dispersero nei paesi del Mediterraneo, nel vicino oriente e in varie zone dell'Europa. Iniziava così la diaspora. Nella Bibbia ebraica che riconosce solo l’antico testamento, fondamentale è in particolare il Pentateuco (i primi cinque libri) insieme degli insegnamenti rivelati da Dio attraverso Mosè e che costituisce la Torah scritta. La Torah orale, il Talmud, raccoglie le interpretazioni della dottrina tradizionale giudaica post-biblica. Il rabbino: figura centrale, interprete del patrimonio storico e culturale dell’ebraismo. In età medievale fu importante la presenza degli ebrei nella penisola iberica, al cui sviluppo economico e culturale essi diedero un contributo rilevante. Chiamati Sefarditi, da Sefarad, nome ebraico della Spagna, pagavano una tassa. La loro situazione peggiorò quando i territori passarono sotto i cristiani. Le accuse contro di loro: oltre ad aver condannato a morte Cristo, seguivano solo l’Antico testamento e lo interpretavano in modo diverso. Nel 1205 papa Innocenzo III riferì che dovevano essere messi in condizione di servitù ma essere liberi di professare il loro credo. Con la prima crociata del 1096 persecuzioni verso ebrei che vivevano in Germania chiamati askenaziti. Nel 1215 il 4 concilio lateranense impose l'obbligo di portare un segno distintivo, variabile er colore e forma nei vari paesi. Seguirono il grande rogo dei libri del Talmud a Parigi nel 1242 e fine ‘200 inizio ‘300 espulsione dall’ Inghilterra e dalla Francia. In questo periodo nascita di alcune leggende che avrebbero alimentato l’antisemitismo ad esempio accusa di uccidere a Pasqua i bambini a scopo rituale per utilizzarne il sangue nella preparazione del pane azzimo e inoltre di Mubare ostie non consacrate per trafiggerle con un coltello onde uccidere una seconda volta il corpo i Cristo. Nel basso Medioevo evoluzione delle comunità ebraiche dal p.d.v economico-sociale. In precedenza praticavano l’agricoltura, l’allevamento, l’artigianato, il commercio. Con il peggioramento del loro status fu vietato loro di sposare donne cristiane e non poterono esercitare molte di queste attività. Dal 1179 gli ebrei si impegnarono in attività di prestito e si dedicarono prevalentemente al commercio che portarono in seguito sullo sviluppo dell’antisemitismo. All’ alba dell'età moderna l’espulsione della Spagna nel 1494 e nel 1497 nel Portogallo segnò una svolta nelle storie delle minoranze ebraiche. Già alla fine del 14 secolo si era avuto in Spagna un massacro degli ebrei accompagnato da migliaia di conversioni forzate (conversos o marranos). Nel 1478 nacque l’Inquisizione spagnola, coloro che scelsero di partire pur si no convertirsi si diressero per lo più nei paesi bassi, balcanici, e verso | impero ottomano. In quest’ ultimo gli ebrei poterono esercitare diverse professioni, ma in Europa essi andarono incontro ad un generale aggravamento della loro condizione. l'amministrazione dei suoi domini ereditari, a dei vicerè. Ferdinando e Isabella si preoccuparono anche di limitare il potere delle città nominando dei funzionari, i “corregidores”, che avevano funzioni amministrative e giudiziarie ed esercitavano il controllo sulla vita delle comunità. Nel 1492 Ferdinando Isabella portarono a compimento la Reconquista, vale a dire la secolare lotta contro la presenza musulmana, occupando, dopo un lungo assedio, Granada. In un primo tempo fu concesso ai musulmani di restare e di conservare la loro religione. Ma l'unità nella fede Cristiana era indispensabile per integrare i territori, così alla cacciata degli ebrei dopo la caduta di Granada seguì un progressivo inasprimento della politica nei confronti dei musulmani che furono obbligati a conversioni forzate chiamati “moriscos”. Nel 1478 Ferdinando Isabella avevano ottenuto dal papà la creazione di un tribunale dell'Inquisizione esteso all'Aragona alla Sicilia e alla Sardegna. La morte della regina Isabella nel 1504 poi son delicato problema di successione, che mise in pericolo l'unione tra i due regni nel 1512 Ferdinando occupando il regno di Navarra portò a compimento l'unificazione della Spagna. FRANCIA (Vedere allegato 8) Nel medioevo i re in Francia erano solo feudatari, erano primus inter pares. | duchi di Borgogna tra 300-400 riescono a creare uno stato esteso. Quando i re di Francia riesce a sfaldare il regno di Nancy, è una frande vittoria, e riescono a controllare il regno di Borgogna. 0 stato si frantuma, alcuni territori vengono acquisiti dalla Francia, altri dagli Asburgo (quelli a Nord). <— Come si forma la Francia moderna: (Allegato 9) * controllo/limitazione dell’aristocrazia feudale * papa da al re il titolo di indicare i titolari delle cariche ecclesiastiche (controllo della ostato orgagnone (168-177) chiesa) KZI Frontiere del possedimenti di Cao temerari 1477 * sviluppo della ricchezza del = 1. Eredità borgognon di Cao V regno #1. Conquiste dico Coni provinciali Civiltà e imperi extraeuropei L'Africa Gli studi sull'africa sono stati condizionati dalla scarsità e dalla poca attendibilità delle fonti disponibili. Poiché in gran parte delle zone non influenzate dall'Islam non vi era scrittura, molto importanti sono stati i racconti dei lei missionari, i reperti archeologici e i resti delle civiltà materiali. La popolazione ebbe una crescita assai modesta con un'elevata mortalità infantile e una vita media intorno ai 20 anni, diffusa era la poligamia. Nelle zone nelle quali si era superata l'economia di raccolta si praticava un'agricoltura di sussistenza non integrata con l'allevamento. In alcuni territori era attivo un fiorente artigianato. Molto importante fu l'espansione dell'Islam che conquistò dapprima il Maghreb e si diffuse nell'africa occidentale e orientale. Il carattere frammentario della società africana è confermato dal grande numero di dialetti e dalla varietà dei culti. Le religioni africane si fondavano su una visione magica per la quale il mondo è dominato da forze segrete e che occorre propiziarsi con riti e sacrifici. La Cina La storia della Cina moderna inizia dalla caduta della dominazione mongola. Travolta dalle rivolte contadine e da un'insurrezione militare capeggiata da un ex monaco buddista, Zhu Yuanzhang. Questi prese potere nel 1368 assumendo il nome di Hongwu e diede inizio alla dinastia Ming, durata fino al 1644. In Cina vi era una rigida struttura gerarchica data dal forte tradizionalismo. L'economia cinese si fondava sull’ agricoltura, l'alimento principale era il riso. Si coltivavano anche thè, cotone e soia. L'andamento demografico della Cina fu gravemente bloccato dalla peste nella seconda metà del XIV secolo per poi conoscere una rapida ripresa. Una pratica utilizzata in Cina per incidere sulla natalità era l'infanticidio femminile. Hong-Hu riporta in Auge il confucianesimo. Se il confucianesimo non si poneva il problema del destino individuale, la salvezza dell'uomo era invece centrale nel Taoismo, una corrente di pensiero filosofico e religioso radicata nella cultura cinese, e anche nel Buddismo, sorto in India nel VI secolo a.C. e diffusosi in Cina a partire dal Il secolo d.C. L'influenza del Cristianesimo fu apportata dai Gesuiti. A partire dal 1620 scoppiarono numerose rivolte contadine, provocate dal malcontento per il prelievo fiscale e da una serie di carestie e di inondazioni. Quando nel 1644 il capo di una delle rivolte contadine entrò a Pechino, l'ultimo imperatore si impiccò. In seguito i Manciù si insediarono nella capitale e diedero vita alla dinastia che chiamarono Q'ing destinata a regnare in Cina fino al 1912. Il Giappone Un primo nucleo di organizzazione politica si formò in Giappone Sul modello cinese a partire dal VII secolo a Kyoto punto nel 1192 si affermò a Edo oggi Tokyo, lo shogunato: la carica di Shogun Grande Generale dell'esercito, divenne re d'Italia e assunse il governo effettivo del paese, mentre l'imperatore, lontana nel suo palazzo di Kyoto, era al di fuori delle contese politiche. Tuttavia già nel 1200 lo shogunato perse buona parte della sua autorità in quanto e grandi proprietari delle province si trasformarono i signori fondiari di fatto autonomi, che disponevano di guerrieri di professione tra parentesi Samurai chiusa parentesi punto Nella seconda metà del Cinquecento in questa sorta di anarchia feudale si imposero due capi militari che diede avvio ha una lunga fase della storia giapponese che si chiama era Edo.La religione Nazionale era lo shintoismo, che considera tutti fenomeni naturali espressione di forze divine punto e virgola poiché lo shintoismo non si pone problema dell'anima e della salvezza dopo la morte, la partecipazione ai suoi riti non preclude la possibilità di aderire ad altre religioni. Il potere dell'imperatore era considerato di natura divina, discendente dalla divinità shintoista, Amaterasi, la dea del sole. La società era fondata sulla divisione in quattro classi: guerrieri, Agricoltori, artigiani e mercanti; poiché questo ordine Era considerato una legge naturale, ciascuno era vincolato alla propria condizione. l'America precolombiana Agli inizi del XVI secolo, quando arrivarono gli spagnoli, in America esistevano civiltà millenarie che avevano sviluppato forme di organizzazione politica, economica e sociale di livello elevato, in articolare gi Aztechi e i Maya nel Messico e nell'America centrale, e gli Inca nella regione Andina. a base dell'economia era l'agricoltura, in particolare la coltivazione del mais. Importanti per l'alimentazione erano i tuberi della manioca e la patata. Nelle zone più sviluppate si coltivavano anche pomodori, fagioli, peperoni e zucche punto l'allevamento del bestiame non era molto praticato. Queste civiltà non conoscevano il ferro e non utilizzavano la ruota, ma costruirono grandi opere pubbliche e città con imponenti complessi monumentali dedicati alle cerimonie e al culto, come le grandi piramide dei Maya e degli Aztechi. La civiltà Maya: Fiorita fra il Guatemala e la penisola dello Yucatan, Questo popolo aveva raggiunto il massimo splendore fra il 200 e il 900 dopo Cristo punto conosceva la scrittura, i maia accumularono un gran numero di osservazioni astronomiche. Quando giunsero gli spagnoli i Maya erano in una fase di declino in quanto, frantumatasi l'unità politica, erano divisi in una molteplicità di stati minori. La società seguiva una rigida gerarchia sociale al vertice c'erano il sovrano e la nobiltà, formata da antiche aristocrazie tribali e da uomini nobilitati per meriti di guerra, questa nobiltà, che comprendeva anche i sacerdoti, aveva vari privilegi 2 punti non pagava tributi e poteva possedere terreni. * La civiltà Azteca: gli Aztechi avevano un gran numero di divinità, Anche perché adottavano quelle dei popoli sottomessi punto che si credevano in un ordine cosmico A quale gli dèi stessi erano sottomessi. | loro dei erano personificazioni delle Forze della natura, dalle quali dipendevano la prosperità o la rovina della società. Gli Aztechi Infatti vivevano nel terrore che anche l'età presente, possa sotto il segno del Sole, sarebbe stata annientata da un immane catastrofe naturale un terremoto punto i sacrifici umani, miravano ad alimentare con il dono del sangue umano gli dei nella loro lotta contro le forze ostili. Poiché Prigionieri di guerra erano l'offerta più pregiata per il Dio, gli Aztechi combattevano anche per procurarsi il materiale per i loro sacrifici di Massa. L'impero Inca: l'espansione degli Inca si realizza nel corso del XV secolo quando con varie spedizioni sottomisero la regione Andina spingendosi fino all’ Ecuador, occupando il Cile e L'Argentina settentrionale. L'impero si estendeva lungo la catena Andina dalla Colombia fino aRio Maule nel Cile. Le province erano rette da governatori che amministravano la giustizia. Le terre erano divise in tre parti: una parte era di proprietà del dio del sole e serviva per il suo culto, un'altra parte era degli Inca e la terza era distribuita annualmente in usufrutto dalle comunità di base ai contadini. UMANESIMO Sviluppatosi dapprima in Italia fra ‘300 e ‘400, il movimento umanistico perseguì un programma di radicale rinnovamento culturale incentrato sulla rinascita dei grandi modelli dell'antichità classica, nella convinzione che si sarebbe avviata una nuova età di progresso dopo il lungo periodo intermedio di barbarie seguito alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Si ammirano le grandi opere della cultura greca e latina non solo per il loro valore letterario o filosofico, ma perché ritrovavano in esse il nuovo modello di formazione dell'uomo. Per questo motivo gli studi classici furono definiti studia humanitatis, o humanae litterae. L'umanesimo si sviluppò nelle città dell'Italia centro-settentrionale, autonome dal potere Imperiale e fiorenti di commerci e manifatture. Vi fu al centro del pensiero umanistico l'idea che l'uomo di lettere dovesse partecipare attivamente alla vita politica della sua città. Si è parlato perciò di umanesimo civile. Letterati e artisti trovarono protezione e sostegno materiale per la loro attività nel mecenatismo delle grandi famiglie principesche, i Gonzaga a Mantova, gli Este a Ferrara, i Montefeltro a Urbino. Muta progressivamente anche l'immagine del l'umanista. Se Leon Battista Alberti aveva posto come ideale della cultura umanistica la formazione di un uomo integrale scienziato, artista, e al tempo stesso partecipe della vita politica cittadina, ben diverse l'immagine delineata da Castiglione nel Cortegiano (1528), l'intellettuale inserito nella corte, è un uomo di mondo, attento alle buone maniere, pronto celebrare i Fasti del Principe. Gli umanisti si dedicarono ad un'opera di ricerca di manoscritti nei monasteri di tutta Europa. Tra i tanti testi riportati alla luce ricordiamo il De rerum natura di Lucrezio, ritrovato da Bracciolini nella Abbazia di San Gallo in Svizzera. Ancora più importante fu la riscoperta del greco, molti umanisti durante i loro viaggi in Oriente si impegnarono nella ricerca di manoscritti greci. In generale la rinascita della cultura classica promossa dall'umanesimo favorì un allargamento della circolazione dei testi latini e greci aiutata anche dalla nascita della Stampa grazie a Johann Gutenberg intorno alla metà del XV secolo. Il medioevo certamente ammirò Il mondo antico, tanto che la filosofia di Aristotele era diventata, a artire dalla metà del XIII secolo, la base dell'insegnamento universitario. Con l'umanesimo questo interesse si concretizzò nella filologia. Questo metodo implicava innanzitutto il ripristino della versione originaria dell’opera(restauratio), ripulita dagli errori, dei commentatori e dei traduttori medievali. Cambiano anche atteggiamento di fronte al pensiero classico. Nella cultura medievale grandi autori dell'antichità erano considerati come depositari di verità assolute. Il medioevo si era preoccupato soprattutto di conciliare allo studio dei classici pagani, i principi del Cristianesimo: significativa al riguardo è l'opera di sintesi fra l'aristotelismo e la tradizione cristiana operata da Tommaso d'Aquino. L’Aristotele degli umanisti era un filosofo non più costretto nella gabbia del pensiero Cristiano, spogliato dei panni che gli aveva cucito addosso la filosofia scolastica. Sul piano linguistico gli umanisti considerarono con disprezzo il barbaro latino dei chierici, modellato sulle forme grammaticali sintattiche dei volgari, imposero come norma del parlare e dello scrivere l'imitazione della lingua latina dell'età classica e in particolare del modello ciceroniano. L'arte Nell’età precedente avevano prevalso preoccupazioni di carattere religioso, quindi anche la produzione artistica doveva essere rivolta al conseguimento della salvezza dell'anima: di qui il carattere didascalico-allegorico dell'arte medievale che tendeva a trasfigurare la realtà, individuando in essa la realizzazione di un disegno divino. Quando si fece strada una sensibilità più moderna, si iniziò a considerare la natura e l'uomo nel loro autentico significato e valore, a prescindere da loro coinvolgimento divino. L'artista si proponeva di ricostruire lo spazio secondo precise regole matematiche. La tecnica della prospettiva, elaborata dal Brunelleschi ed esposta nel 1436 nel trattato De pictura da Leon Battista Alberti. Un termine, dal latino perspectiva, derivato dal verbo perspicere L'economia Dopo che si fu esaurita l'affannosa caccia all’oro dei primi anni, l'economia fu caratterizzata soprattutto dallo sviluppo dell'allevamento di pecore, buoi e cavalli. Minore importanza ebbe invece l'agricoltura: Si impiantò In alcune zone, accanto alla coltivazione del mais, quella del frumento e della segale, e furono importati dall'Europa anche l'orzo, il riso le varie piante da frutta. Come noto dal continente americano furono invece portati in Europa prodotti agricoli divenuti poi essenziali nell'alimentazione: mais, patata dolce, zucchine pomodoro, ananas, cacao, tabacco. L’evangelizzazione Fin dall'inizio le spedizioni marittime dei portoghesi furono animate dalla volontà di diffondere la religione cristiana. L'espansione portoghese assunse quindi il carattere di una crociata contro l'Islam che stringeva l'Europa cristiana in una morsa fra l'impero Ottomano che avanzava nel Mediterraneo e gli stati musulmani che occupavano gran parte dell'Africa settentrionale. Colombo si sentiva investito della missione di salvare le anime degli indigeni educandoli alla religione di Cristo, propagarono un cristianesimo animato dallo spirito di crociata, propenso cioè all'uso della forza per ottenere la conversione al proprio credo. L'inquisizione venne istituita nel 1531 in Portogallo e fu estesa 30 anni dopo anche ai domini asiatici. Le esplorazioni geografiche cancellarono la concezione medievale di un blocco di 3 continenti (Europa, Africa, Asia) posta nell'emisfero settentrionale e circondato dall'oceano. Gli straordinari progressi nella conoscenza del pianeta posero le basi per un ridimensionamento del mito dell'antichità classica: i moderni avevano superato le colonne d'Ercole che segnavano il confine del mondo antico e che il medioevo aveva posto come un limite oltre il quale non era possibile spingersi. Ma non meno sconvolgente fu l'impatto culturale. Attraverso la scoperta si realizza l'incontro fra due mondi rimasti sconosciuti l'uno all'altro: un evento straordinario, unico nella storia mondiale. Ci si interrogò sulla natura degli abitanti del nuovo mondo, un quesito che fu sciolto da Papa Paolo IIl che li dichiarò uomini come tutti gli altri. A queste posizioni non fu insensibile Carlo V: nel 1542 egli promulgò le nuove leggi che equiparavano gli indios agli altri sudditi e prescrivevano che si sarebbe dovuto tenere conto delle loro tradizioni e delle loro gerarchie interne. LA RIFORMA PROTESTANTE (Vedere allegato 12) Da tempo era viva nel corpo della cristianità l'aspirazione a una riforma che ponesse fine alla corruzione della chiesa. La crisi dello scisma d'Occidente dove si erano contrapposti due e per un certo periodo tre papi, fu risolta al concilio di Costanza, con l’elezione di Martino V, ma il ruolo del papato fu messo in discussione dalla formazione delle dottrine conciliariste, che sia a Costanza sia nel successivo Concilio di Basilea proclamarono la superiorità del Concilio, espressione della chiesa universale, rispetto al Pontefice. La spregiudicata gestione del potere da parte di Roma provocava un diffuso malcontento tra i fedeli, le critiche al papato non si limitavano a condannare il lusso della Curia invocando una riforma morale, ma era vivo fra laici ed ecclesiastici, un desiderio di rinnovamento spirituale. Tutti questi orientamenti trovarono come principale punto di riferimento l'opera di Erasmo, che fu considerato un anticipatore di Lutero. Egli era stato preceduto da alcuni riformatori radicali che avevano già proposto molti dei temi che gli avrebbe sviluppato nella sua opera: di inglese John Wyclif e il movimento da lui ispirato dei lollardi, Il teologo dell'università di Praga Jan Hus. La protezione della Camera dei comuni aveva sottratto Wyclif alla punizione come eretico ma una sorte diversa era toccata Hus, condannato al rogo. MARTIN LUTERO (Vedere allegato 12) La questione delle indulgenze Alberto di Hohenzollern, già titolare di due vescovati, ambiva ad ottenere anche l’arcivescovato di Magonza; occorreva per questo una dispensa papale, che fu ottenuta con il pagamento di un ingente somma di denaro. Il papa concesse perciò ad Alberto il permesso di lanciare nei suoi territori, una campagna di vendita delle indulgenze il cui ricavato sarebbe stato diviso a metà: una parte sarebbe servito ad Alberto per restituire la somma anticipata dai banchieri, l'altra parte sarebbe servita a contribuire alla costruzione della basilica di San Pietro a Roma. Lutero di fronte a questa situazione prese posizione con la redazione in latino di 95 tesi che, secondo una tradizione non verificata, affissò alla porta della Cattedrale di Wittenberg nel 1517. La pratica delle indulgenze si fondava sulla teoria del tesoro dei meriti dei Santi: a questo patrimonio si poteva accedere, attraverso la mediazione della chiesa, per compensare le colpe dei peccatori, i quali potevano tenere in tal modo, per se o per i defunti, la remissione parziale o totale delle pene temporali da scontare in Purgatorio. Lutero condannava le indulgenze perché creavano nel Cristiano un atteggiamento sbagliato, lo incitavano a intraprendere una scorciatoia mentre invece ogni uomo consapevole della propria miseria doveva manifestare un sincero e profondo pentimento per i propri peccati. La rottura con Roma Lutero, intendeva promuovere, secondo una prassi consueta al tempo, una disputa teologica, non un atto di ribellione contro Roma. Lo scritto, subito tradotto in tedesco suscitò un vasto consenso. Un ruolo decisivo nella diffusione della riforma fu quello della stampa, i principi essenziali del pensiero di Lutero furono divulgati in forma schematica, particolarmente importanti furono le immagini che permisero la comprensione del suo pensiero anche agli illetterati. Nel corso degli anni Lutero elaborò le basi della sua dottrina che riassunse in tre scritti pubblicati nel corso del 1520, in queste opere rifiutava l'autorità del papà e poneva come la sola guida della chiesa, Cristo. Stabiliva un rapporto diretto immediato fra l'individuo e la divinità e abbatteva l'intermediazione della chiesa sia nella via verso la salvezza sia nella interpretazione della Bibbia. Furono aboliti il monachesimo e il celibato dei preti, Lutero ridusse anche i sacramenti riconoscendo solo battesimo ed eucarestia gli unici comprovati dalla sacra scrittura, egli inoltre negò la pratica della transustanziazione, ma ritenne che Cristo entrasse attraverso il sacramento in comunione con i suoi fedeli, spariva il Purgatorio, la cui invenzione risaliva al 1100. La reazione di Roma giunse nel luglio 1520 con la bolla exsurge domine che minacciava la scomunica per Lutero se non avesse ritrattato le sue dottrine, per tutta risposta Lutero bruciò pubblicamente la bolla. Nel frattempo in Germania era stato eletto Carlo V. A questo punto si profilava per Lutero, condannato come eretico, la condanna al rogo. Fu il suo principe Federico il saggio a salvarlo, facendolo rapire sulla via del ritorno dai cavalieri mascherati che lo condussero nel castello della Wartburg, dove rimase nascosto un anno e tradusse la Bibbia in tedesco. I rivolgimenti in Germania Poco dopo esplosero nella società tedesca le tensioni date dal diffondersi della nuova dottrina. | cavalieri ritennero che fosse giunto il momento di mettere le mani sulle proprietà ecclesiastiche. Più importanti furono gli sconvolgimenti provocati dalla guerra dei contadini che fra il 1524 il 1525 infiammò larga parte della Germania, a partire dalla Svevia per giungere fino all’ Alsazia, alla Svizzera, al Tirolo e alla Stiria. Le rivendicazioni degli insorti erano la riduzione della decima, ripristino delle tradizionali prerogative della comunità di villaggio usurpate dai signori laici ed ecclesiastici. La protesta voleva essere pacifica, ma non mancarono violenze contro chiese, monasteri e castelli. Fra i predicatori si segnala la figura di Thomas Muntzer un discepolo di Lutero, che, staccatosi dalle posizioni del maestro, aveva collegato la riforma religiosa a un profondo rivolgimento sociale che stabilisse il regno della giustizia e della pace. Alla rivolta pose fine nel 1525 la disastrosa sconfitta degli insorti nella battaglia di Frankenhausen, in seguito alla quale Muntzer fu condannato alla decapitazione. L'utero prese subito le distanze dalle rivendicazioni dei contadini ed esortò i principi ad attaccare i ribelli. La polemica con Erasmo (Vedere allegato 12) Erasmo tergiversò a lungo ma nel settembre 1524 si schierò apertamente contro Lutero pubblicando un opuscolo intitolato “de libero arbitrio”, al quale il riformatore tedesco rispose l'anno seguente con il “de servo arbitrio”. Erasmo attaccò Lutero proprio nel punto sul quale l'umanesimo e la riforma si distinguevano in modo più netto: la concezione dell'uomo. AI pessimismo luterano Erasmo pose la convinzione che la libertà di scelta dell'uomo, ancorché ferita dal peccato, non è stata distrutta. Egli riteneva che, se anche per ipotesi fosse vero che l'uomo nella propria salvezza avesse un ruolo solamente passivo, non sarebbe conveniente far giungere questa verità alle orecchie del popolo. Analogamente egli giudicava utile la confessione ancorché forse non istituita da Cristo, perché tratteneva molti dal commettere il male. Alle posizioni elitarie di Erasmo, Lutero si oppose dicendo che la parola di Dio è per tutti, non si deve tacere la verità al popolo nel timore che possa abusarne. Anche in relazione alla confessione ci fu la replica di Lutero: astenersi dal male solo per il timore di doversi confessare o per paura dell'inferno non aveva ai suoi occhi alcun valore. Erasmo fu accusato dai protestanti di non aver saputo o voluto, trarre le conseguenze dal suo cristianesimo evangelico; dall'altro e gli rimase sempre per Roma un eretico. La riforma nella Svizzera tedesca: Zwingli Zwingli fu il più importante riformatore della Svizzera tedesca. Egli aveva maturato l'aspirazione a un ripristino della semplicità evangelica quando, nel 1519 l'esempio di Lutero lo spinse a mettersi ‘apertamente sulla via della riforma. Intanto ben diverso era il contesto nel quale egli operò: Zurigo era una città ricca, con una colta borghesia, impegnata in attività mercantili e finanziarie. A Zurigo quindi la riforma fu opera del Consiglio cittadino, che di fatto esautorò il vescovo attribuendosi il governo della chiesa. Proprio perché la fede è spirituale e deve prescindere dagli aspetti materiali, egli abolì le immagini sacre e la musica. Il Tempio si presenta austero, egli negava ogni presenza reale nell'eucaristia, che concepì come un semplice simbolo dell'ultima cena. Da Zurigo la riforma si diffuse in molte città della Svizzera fra cui Berna e Basilea. Alla fine | cantoni protestanti dovettero combattere da soli contro quelli cattolici, e furono sconfitti nella battaglia di Kappel, nella quale perse la vita lo stesso Zwingli. CALVINO (Guardare allegato 12) Nacque nel 1509 in Francia, il giovane ebbe una solida formazione umanistica, la sua vita cambiò con l'adesione ai Principi della riforma punto Nel 1534 fu costretto a lasciare la Francia per sfuggire alle persecuzioni lanciate contro gli eretici da Francesco |. A Basilea dove si era rifugiato, Calvino pubblicò nel 1536 la “institutio religionis cristianae”, dove esponeva la sua dottrina. La dottrina: il pensiero di Calvino è incentrato sul principio dell'onnipotenza di Dio, sovrano assoluto di tutto il creato. Secondo la dottrina della doppia predestinazione, la salvezza è un atto di misericordia, per i quali i prescelti non possono vantare alcun merito; per parte loro i dannati non hanno alcun diritto di lamentarsi della loro sorte. Questa concezione assai dura, diventava invece per il calvinista una fonte di energia positiva, purché egli avesse la forza di lasciarsi alle spalle il pensiero della propria salvezza individuale per sottomettersi al volere divino punto per Calvino è inutile macerarsi nel timore del proprio destino il quale è già deciso dalla nascita da Dio quindi immodificabile. La grazia Divina obbliga il Cristiano a vivere nella fiducia che Dio lo abbia scelto, impegnando ogni attimo della sua esistenza per celebrare la sua gloria punto ci potrebbero essere dei segni che Dio abbia scelto i prescelti, questi sono l'adesione alla chiesa, il concentrarsi sulla famiglia e sul lavoro. Un rilievo centrale nella teologia di Calvino aveva il concetto di vocazione: Dio ha stabilito per ciascuno il dovere da compiere sì che il cristiano che adempie nella sua vita i disegni divini trova una grande consolazione e conferisce a ogni atto un valore religioso, di testimonianza della gloria di Dio. ‘alvino riteneva che il corso della storia fosse governato dalla provvidenza divina. Dopo che il popolo di Israele aveva tradito il tuo patto con Dio, questi si era servito per guidare il corso degli eventi della Chiesa cristiana, la quale però a sua volta era andata in contro a un irrimediabile corruzione. Di qui la nascita di una nuova chiesa fedele ai dettami evangelici, formata da pochi eletti che si mettevano il suo servizio. Differenze Lutero-Calvino: elaborazione della dottrina (L. processo graduale # C. pubblica opera in cui è già presente la dottrina), visione si Dio (L. misericordia # C. maestà/sovranità), concetto della chiesa (L. viveva nell’attesa del giudizio finale # C. chiesa militante, strumento di Dio), Dio nella storia (L. non agisce # C. agisce), chiesa e stato (L. chiesa si fonda sullo stato, unione # C. stato non interviene nelle leggi della chiesa, separazione). ANABATTISMO Il primo tema sul quale si realizzò un distacco delle correnti radicali delle chiese stabilite fu il battesimo, che nella Bibbia avrebbe dovuto essere praticato non ai fanciulli ma agli adulti. | gruppi che seguirono questa indicazione furono chiamati anabattisti, cioè ribattezzatori. La questione era molto delicata perché implicava il problema dell’assetto della comunità. Quest'ultima attraverso il battesimo dei ragazzi trasmette di generazione in generazione la fede e quindi si radica in un territorio, fino a identificarsi con l’intera società: sia in questo caso una chiesa. Il battesimo da adulti e invece il punto di arrivo di un processo di rigenerazione interiore: il cristiano entra volontariamente a far parte della comunità: si forma in questo modo non una chiesa ma una setta, un gruppo di pochi individui che insieme a spirano alla perfezione della vita cristiana. Era un cristianesimo etico, che si traduceva in una vita austera, caratterizzata da sobrietà nel mangiare e nel bere, mitezza, umiltà, onestà, rettitudine, temperanza. Gli anabattisti prendevano modello Cristo per morire con lui al peccato e risorgere come lui a vita nuova. Ciò li portava naturalmente a una radicale separazione dalla società, che essi consideravano il regno di Satana: gli anabattisti non assumevano cariche pubbliche, non giuravano rifiutavano l’uso della forza. Ri viveva in questi gruppi lo spirito delle prime comunità cristiane, perseguitate dalle autorità e costretti a professare la loro fede in clandestinità. la libertà, però, non mantenne la parola data e organizzò una coalizione, la lega di Cognac con tutti gli stati intimoriti dal potere asburgico, cioè Inghilterra, il Papa Clemente VII Medici, Firenze, Venezia e Francesco Il Sforza di Milano. La lega però non seppe rispondere efficacemente a causa di fratture e rivalità interna. Carlo, quindi, lanciò un'offensiva inviando in Italia 12.000 lanzichenecchi che incontrarono ben poca resistenza essi arrivarono fino alle porte di Roma obbligando il Papa e vari cardinali a rifugiarsi a Castel S. Angelo. Quando il generale delle truppe, Carlo di Borbone, rimase ucciso le truppe prive da tempo di paga e avide di bottino, senza guida, entrarono in città perpetrando un terribile saccheggio. Quando la notizia arrivò a Firenze l'oligarchia scacciò i Medici e si instaurò la seconda repubblica fiorentina (1527-1530). Federico | riprese l'offensiva occupando Genova e dirigendosi verso Napoli, ma l'impresa fallì quando Andre Doria passò da Carlo V in cambio dell'indipendenza di Genova, la sua città, dalla Francia. Difatti se ne impadronì il 12 settembre 1528 e formò organi di governi sulla falsariga di quelli Veneziani, solo che il Doge veniva eletto ogni 2 anni. Nel 1529 si giunse alla pace di Cambrai dove la Francia rinunciava a ogni pretesa nella Penisola e conservava la Borgogna, a Francesco furono restituiti, dietro un lauto pagamento, i figli. Carlo V si impegno di restaurare il dominio dei Medici a Firenze, obbiettivo principale del Papa. Il Papa Clemente VII, durante il congresso di Bologna, incoronò Carlo V re d'Italia e imperatore. Firenze cadde nel 1530 e Alessandro dei Medici andò al potere. CONTRORIFORMA (Vedere allegato 15) Il termine Controriforma entrò in uso la fine del XVIII secolo per designare il processo attraverso il quale un territorio passato alla Fede protestante era ricondotto con la forza all'obbedienza nei confronti di Roma punto inseguito il concetto si ampliò e indicò anche l'opera di rinnovamento della Chiesa Cattolica culminata nel Concilio di Trento. Per riforma Cattolica si intende il movimento autonomo e distinto dalla Controriforma ovvero come rinnovamento interno al cattolicesimo. E importante conoscere il concetto di eresia, la parola di origine greca vuol dire scelta, presa di posizione e ha in sé una connotazione negativa sulla base della convinzione che l'uomo, Se nelle cose Divine vuole scegliere, affidandosi alla propria ragione, va necessariamente incontro all'errore. Dall’eresia si distinguono lo scisma, che implica la separazione dal corpo della chiesa e l'apostasia, che comporta il rifiuto dell'insegnamento Cristiano. Nuovi ordini religiosi (Vedere allegato 15) Quanto sentito fosse il bisogno di Rinnovamento nella chiesa è dimostrato anche dalla nascita di nuovi ordini religiosi impegnati nella società, sorti da iniziative spontanee, maturate nel corpo della cristianità e successivamente approvate e adottate dall'autorità ecclesiastica. Alla semplice religiosità popolare risposero gli oratori del Divino Amore, confraternite sorte in diverse città italiane tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, dell'idea di fare opere di carità e di devozione. Dal tronco della grande tradizione Francescana nacquero nel 1528 i cappuccini, detti così dal semplice abito col cappuccio che intendeva riportare in Auge il modello di del poverello di Assisi. Ricordiamo Inoltre i Teatini, istituiti da Gaetano da Thiene e da Gian Pietro Carafa, i Barnabiti affiancati del ramo femminile delle angeliche, i somaschi, attivi nell'assistenza materiale ai poveri e ai malati e nell'educazione e fra gli ordini femminili le Orsoline votate alla carità. L'ordine più importante sorto nella prima metà del Cinquecento destinato ad avere un ruolo decisivo nell'età della Controriforma, fu la compagnia di Gesù (gesuiti), fondata Nel 1534 a Parigi dallo spagnolo Inigo (poi cambiato in Ignazio) di Loyola ai tre voti tipici della scelta monastica, povertà, castità e obbedienza, i gesuiti ne aggiunsero un quarto, l'assoluta obbedienza al papa. La loro regola fu approvata da Paolo III nel 1540 i gesuiti furono attivi innanzitutto nell'istruzione, ebbero anche un notevole peso politico in quanto furono spesso confessori e consiglieri di sovrani e principi. CONCILIO DI TRENTO Vedere allegato 15) i è detto dei ripetuti tentativi di Carlo V di indurre i papi a convocare finalmente un concilio dal quale egli sperava una composizione dei conflitti religiosi che dilaniavano l'Europa, e in particolare la Germania. Anche Lutero aveva dichiarato di essere pronto a discutere le sue tesi solo in un concilio, a patto che fosse libero, cioè non condizionato dal papa. Esso si riunisce solo dopo 28 anni dalla protesta sollevata dal Lutero. Questo ritardo fu dovuto soprattutto alla riluttanza dei Papi, i quali temevano una ripresa delle teorie conciliariste che affermavano la superiorità dell'assemblea dei Vescovi sulla autorità pontificia. Nessuna iniziativa di riforma ci si poteva aspettare da un papà politico come Clemente VII. Il clima comincio a mutare con il papato di Paolo IIl Farnese. In Italia Nacque nel 1542 la congregazione cardinalizia del Sant’ Uffizio o dell'Inquisizione. Molto importante il ruolo della confessione, attraverso essa la chiesa sa cosa fai, ti controlla. Nel 1545 si aprì a Trento il Concilio indetto da Paolo III fin dal 1542 ma ritardato a causa della guerra. Si stabili che avevano diritto di voto, oltre ai Vescovi, anche i generali degli ordini mendicanti, mentre non votavano i teologi e i canonisti. Carlo quinto suggerì di non trattare per prima e le questioni teologiche ma di promuovere innovazioni sul piano morale e disciplinare, nella speranza di un compromesso. Queste posizioni furono sconfitte: il Concilio decise già nella prima fase di affrontare le questioni teologiche e, Condannando il principio della giustificazione per sola fede, chiuse la porta a ogni dialogo. Il Concilio si riaprì a Trento (era stato spostato a Bologna per n’epidemia di tifo) nel 1551 sotto il nuovo papà Giulio III del Monte, ma fu nuovamente sospeso nel 1552 per la ripresa della guerra. Nel 1555 il quadro mutò radicalmente con l'elezione del Cardinale napoletano Gianpietro Carafa, papa con il nome di Paolo IV, egli era favorevole a una dura repressione dell'eresia a difesa dell'ortodossia. Per questo egli si guardò bene dal riconvocare il Concilio e persegui una politica di accentramento e di rafforzamento del primato del papà, fondato in particolare sulla centralità dell'Inquisizione, della quale Carafa era stato il vero artefice. Paolo IV promulgò nel 1559 l'indice dei libri proibiti nel quale fu compresa tutta l'opera di Erasmo. Il nuovo papato di Pio IV Medici fece segnare una svolta rispetto al predecessore, sotto il suo pontificato poter svolgersi Fra 1562 e 1563 l'ultima fase del Concilio che fu anche la più intensa. Per quanto concerne la Bibbia, il testo latino di Girolamo (la “vulgata”) fu confermato come edizione ufficiale e i fedeli furono obbligati ad attenersi all'interpretazione della chiesa, riguardo all'eucaristia si confermò la transustanziazione, cioè la trasformazione delle specie nel corpo e nel sangue di Cristo, furono ribaditi l'esistenza del Purgatorio, il culto dei santi e della Madonna. Oltre a queste prese di posizione sul piano dogmatico, il Concilio provvede anche a un rinnovamento morale e disciplinare della compagine ecclesiastica. Per la formazione del clero furono istituiti i seminari, aperti anche ai figli dei poveri. Fu confermato l'obbligo del celibato per i parroci. Si riconfermò la figura del papa, egli è sopra la chiesa e sopra il Concilio ecumenico. La confessione non aveva solo la funzione di dare sollievo al peccatore, ma era anche uno strumento di controllo, l'orecchio attraverso il quale la chiesa conosceva gli orientamenti e i sentimenti della massa dei fedeli, il confessore era anche un giudice dietro il quale si stagliava l'ombra dell'Inquisizione, chi confessava di avere letto libri proibiti non riceveva l'assoluzione ma era invitato a denunciare all'inquisitore la provenienza dei libri. Nel 600 si aggiunse la lotta alla stregoneria. L’età di Filippo Il —> conseguenze politiche della Controriforma (Vedere allegato 16) L'affermazione del primato del papa quale capo assoluto della Chiesa di Roma, che rappresentava l’esito principale sul piano politico della Controriforma, pose agli Stati cattolici il problema di difendere l’autonomia delle Chiese nazionali e quindi le loro prerogative nell’amministrazione della vita religiosa. Gli stati italiani, il Portogallo, la Polonia e l’Austria, pubblicarono la bolla papale che riassumeva le decisioni del concilio, ma nella Spagna la pubblicazione fu accompagnata dalla formale riserva che essa non poteva limitare il potere statale. La Francia, non accettò formalmente la bolla. Espansione della Riforma protestante: quando fu firmata la pace di Augusta, che legittimò la presenza del luteranesimo nel suolo tedesco, esso aveva già da tempo arrestato la sua espansione. In Germania i calvinisti, si diffusero soprattutto nel Wurttemberg. Una penetrazione notevole del calvinismo si ebbe in Ungheria, in Polonia e in Boemia. La chiesa anglicana assume un’impronta protestante (Vedere allegato 18, Il re Enrico VIII, desiderava avere un erede maschio che non era in grado di dargli la moglie Caterina di Aragona. Alla sua richiesta di annullamento del matrimonio il papa Clemente VII, che dopo il sacco era ormai legato alla Spagna, non poteva rispondere positivamente per non urtare Carlo V, nipote di Caterina. Allora Enrico VIII fece votare dal parlamento provvedimenti che ruppero tutti i rapporti della Chiesa inglese con Roma e infine nel 1534 l’atto di supremazia. Enrico ottenne così da un tribunale ecclesiastico la dichiarazione di nullità del matrimonio con Caterina e quindi la legittimazione dell'Unione con la Boleyn. Fra coloro che rifiutarono di accettare l'atto di supremazia vi fu il grande umanista Thomas More. Il distacco della Chiesa inglese da Roma fu uno scisma senza eresia sul piano dottrinale e liturgico non cambia nulla, tant'è che Enrico VIII continua a perseguitare i protestanti. Il principale cambiamento fu la soppressione dei monasteri, le cui ingenti proprietà fondiarie furono incamerati dallo Stato. A Enrico successe il figlio Edoardo Sesto, un fanciullo di 10 anni di salute cagionevole, nato dalla terza moglie, i protettori che governarono in suo nome aprirono la chiesa anglicana all'influenza delle dottrine protestanti, in particolare con il Book of common Prayer del 1552. Le cose mutarono con l'avvento al trono di Maria udor, la figlia Nata dal matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona. Mandò sul rogo molti di coloro che sotto il regno di Edoardo avevano appoggiato l'introduzione della riforma, tanto da essere chiamata Maria la sanguinaria (bloody Mary). La fine della lotta per la supremazia in Europa Toccò ai figli ed eredi di Francesco | è di Carlo V portare a compimento la guerra per la supremazia in Europa interrotta nel 1556 dalla tregua di Vaucelles. Fu il re francese Enrico Il a prendere l'iniziativa per sostenere in Italia la svolta anti spagnola. Ma la penisola ormai legata alla Spagna, non era più il centro del conflitto, che si risolse invece nei Paesi Bassi Dov'è l'esercito spagnolo, comandato da Emanuele Filiberto di Savoia ottenne nel 1557 una schiacciante vittoria. Il re prudente Filippo Il era molto diverso dal padre, egli aveva un senso Altissimo della sua autorità, fece il suo apprendistato All'Ombra del padre, che gli affidò precocemente responsabilità politiche. Caratteristica centrale della sua personalità fu una religiosità tanto sentita quanto chiusa è intollerante. Tornato in Spagna decise di spostare la corte a Madrid e fece costruire nei suoi pressi un edificio: l'Escorial. Filippo ebbe 4 mogli, dall'ultima delle quali, la nipote Anna d'Austria, Figlia di sua sorella, ebbe poi l'agognato erede, il futuro Filippo III. Di qui il ruolo centrale che assunse nel regno di Filippo Il l'inquisizione, che controllava anche la Stampa. In seguito la persecuzione si abbatté anche sui moriscos. Nel 1568 scoppiò la rivolta: i moriscos si rifugiarono sui monti delle Alpujarras combattendo con imboscate e attacchi ai villaggi. Nel 1609 tutti i moriscos furono espulsi dal Regno, non meno intransigente su l'atteggiamento nei confronti degli ebrei convertiti i cosiddetti Marrani o conversi misure discriminatorie colpirono chiunque. Le guerre di religione in Francia La morte di Enrico Il aprì un lungo periodo di debolezza dell'istituzione monarchica a causa della giovanissima età dei suoi figli. A questo si aggiunse il problema della divisione religiosa, da tempo in Francia si erano formate numerose comunità di calvinisti chiamati ugonotti, nonostante la repressione promossa da Enrico, i calvinisti francesi si erano dati una solida organizzazione. A Enrico successe il figlio maggiore Francesco II, secondo sedicenne, sposato con Maria Stuart la futura regina di Scozia. In questo periodo il governo fu nelle mani del Duca di guisa, io della regina. Morto Francesco dopo un anno salì al trono il fratello Carlo IX che aveva appena 10 anni per cui il potere fu assunto in qualità di reggente dalla madre Caterina de' Medici, realizzò una politica di Concordia religiosa concessa ai calvinisti il culto privato, il provvedimento sia uscito alla violentare Azione Cattolica culminata nella strage di una folla di ugonotti, Il massacro di bassi fu l'atto di inizio delle guerre di religione che durarono 36 anni. Nel 1574, Morto Carlo IX virgola salì al trono il fratello Enrico III ebbe inizio così l'ultima fase delle guerre civili, la guerra dei tre enrichi, che vide contrapposti in re Enrico III, il capo della Lega Enrico di guisa, ed Enrico di Borbone, la decisione di Enrico IV di convertirsi al cattolicesimo e la successiva cerimonia della consacrazione crearono le condizioni per la fine delle guerre civili ora che il re non era più un eretico cadeva la necessità di combatterlo. Nello stesso anno il re emanò l'Editto di Nantes, che pose fine alle guerre di religione; il cattolicesimo fu riconfermato religione dello Stato Ma i calvinisti o tenero libertà di coscienza, libertà di culto in tutta la Francia e i diritti civili. L'Inghilterra di Elisabetta | .Come abbiamo detto la morte di Enrico Il aprì un lungo periodo di incertezza istituzionale in Francia, data la giovane età dei suoi figli. A questo si aggiunse il problema della divisione religiosa, infatti vi erano molte comunità calviniste (detti ugonotti) che erano saldamente organizzate. Il calvinismo giovò pure di un'alta adesione pure nell'aristocrazia che ne approfittava per conquistare spazi politici nella debole monarchia francese. A Enrico successe il figlio maggiore Francesco II, sposato con Mary Stuart, in questo periodo il governo fu in mano al duca di Guisa, zio della Regina. Morto Francesco, dopo appena un anno, salì al trono Carlo IX a soli dieci anni, perciò la reggente fu L’AVVENTO DELLA DINASTIA STUART Nel 1603, morta senza eredi Elisabetta |, salì sul trono d’Inghilterra il figlio di Mary Stuart, Giacomo I, re di Scozia dal 1567. Sotto il regno di Elisabetta | l'Inghilterra aveva conosciuto una forte crescita demografica e economica. Durante il XVI secolo le enclosures avevano rotto l'economia di villaggio e ampliato i pascoli a beneficio della manifattura laniera. Si erano sviluppate le manifatture a domicilio. Elisabetta aveva anche sostenuto la crescita della flotta e favorito lo sviluppo dei commerci attraverso compagnie privilegiate. Sul piano istituzionale, Elisabetta aveva mantenuto buoni rapporti con il Parlamento, ma lo aveva convocato di rado. Nel corso del Cinquecento i Comuni erano intervenuti più volte nei problemi politici e religiosi e avevano acquisito rilievo rispetto alla Camera dei Lord. Durante il regno di Elisabetta la Chiesa anglicana aveva raggiunto un suo equilibrio, anche se precario. La dottrina anglicana era di impronta protestante ma fondeva diversi aspetti della Riforma senza esprimere una precisa scelta confessionale; la liturgia era rimasta cattolica, e la struttura ecclesiastica era imperniata sui vescovi. Ciò che premeva a Elisabetta era l’unità religiosa: erano tollerate anche posizioni diversificate sul piano dottrinale a patto che si prestasse obbedienza alla sovrana, capo della Chiesa. Nella seconda metà del Cinquecento si erano sviluppate correnti religiosi che tendevano al superamento di questo compromesso e auspicavano un'evoluzione della Chiesa anglicana verso un'adesione del calvinismo; per i loro modi di vivere venivano chiamati puritani. Quanto ai cattolici, detti “papisti”, furono sempre visti con sospetto perché fedeli a un sovrano straniero, il papa, che aveva dichiarato illegittimo il regno di Elisabetta. La società inglese era molto dinamica. Al suo vertice c'erano i nobili titolati che avevano un seggio ereditario nella Camera dei Lord. Si trattava di un gruppo ristretto che aveva conosciuto un declino sia economico che politico. | nobili inglesi non avevano privilegi feudali e fiscali, ma solo alcune prerogative onorifiche; inoltre i figli cadetti, che non ereditavano titolo e patrimonio, riservati al primogenito, non disponevano delle opportunità di cui si avvalevano i cadetti nel continente: la Chiesa anglicana non offriva possibilità di impiego nel ceto ecclesiastico e la mancanza di un esercito permanente escludeva la carriera militare; cadetti spesso si dedicavano ad affari di commercio. La vendita dei beni acquisiti dalla corona con la soppressione degli ordini religiosi dopo lo scisma del 1534 rafforzò l'ascesa di una piccola nobiltà di campagna, la gentry. Un ceto di proprietari terrieri che vivevano nobilmente. La natura aristocratica di questa componente tipica della società inglese non era riconosciuta e costituiva una realtà di fatto; non bastava avere una proprietà fondiaria, occorreva che fosse riconosciuto alla famiglia un prestigio e un’autorità che ne facevano il punto di riferimento. Essi svolgevano la funzione di giudici di pace, carica non retribuita che comportava una serie di compiti di controllo locale. Questo ceto assunse anche un rilievo politico in quanto dai suoi ranghi provenivano i membri eletti nella Camera dei comuni. Nelle città al vertice si ponevano le comunità di mercanti e uomini d'affari. Un ruolo importante spettava anche al mondo delle professioni liberali. Il governo delle città era controllato da un elite formata da grandi mercanti, uomini di legge e funzionari. Alla base della società vi erano artigiani, salariati e lavoratori non qualificati. Infine vi erano i contadini senza terra che vivevano di salario. Nei rapporti con il parlamento Giacomo | non si discostò dai principi adottati da Elisabetta. Egli però non godeva di popolarità, in quanto scozzese. Inoltre la sua insistenza nell’affermare l'autorità della corona finì per provocare un irrigidimento della Camera dei Comuni a difesa delle proprie prerogative. Il primo motivo di contrasto fu la difficile situazione finanziaria provocata dalla guerre con la Spagna nel 1604. Il demanio della corona era stato impoverito dalla vendita delle terre acquisite dopo la rottura con Roma. Sarebbe stata necessaria un'imposta fondiaria permanente, ma ogni proposta veniva rifiutata dal Parlamento. Furono ripetute le critiche del Parlamento alla corruzione della corte. Non meno delicato era il problema religioso. Nel 1605 la scoperta della congiura delle polveri. portò a un inasprimento della legislazione contro i papisti. Ciò non voleva dire esaudire le richieste del movimento puritano. Il contrasto fra il re e il movimento puritano nasceva da considerazioni politiche più che religiose: Giacomo aveva dovuto confrontarsi con la Chiesa presbiteriana scozzese e non intendeva riprodurre la stessa situazione in Inghilterra, anzi avrebbe trapiantato il modello anglicano anche in Scozia. La trasformazione della Chiesa anglicana in Chiesa calvinista avrebbe sottratto alla monarchia una leva potente per controllare la società attraverso la gerarchia ecclesiastica. Nel corso del suo regno Giacomo fu costretto a ricorrere a vari espedienti per raggirare la riluttanza del Parlamento a concedergli sussidi finanziari, utilizzò il suo diritto di nominare nuovi Lord accrescendone il numero e nel 1611 creò il titolo di baronetto per ricavare denaro dalla sua vendita. Anche le scelte politiche non piacquero al Parlamento: Giacomo non sostenne nella prima fase della guerra dei Trent'anni il partito protestante come il Parlamento avrebbe voluto; inoltre non fu accolto favorevolmente il matrimonio dell’erede Carlo con una principessa cattolica, Enrichetta Maria, sorella del re francese Luigi XIII. Oltre alla corona, Carlo | ereditò dal padre l’impopolarità e il duca di Buckingham. Carlo cercò di dissipare i sospetti circa la sua inclinazione verso il cattolicesimo dichiarando guerra alla Spagna e inviando un corpo di spedizione a sostegno degli ugonotti. Il Parlamento, convocato nel 1628, approvò una petition of right nella quale ribadì che nessuna tassa poteva essere riscossa senza il suo consenso e protestò contro i prestiti forzosi, gli arresti illegali e gli alloggiamenti forzati dei soldati presso case di privati. Carlo fu costretto ad accettare la petizione. Intanto nell'ottobre La Rochelle si arrendeva all'assedio francese. Questo fallimento indebolì la posizione di Carlo, che chiusa la sessione parlamentare del 1629 diede inizio a un periodo di governo in cui non riconvocò più il Parlamento. Carlo si impegnò a realizzare il programma assolutistico del padre; non volendo ricorrere al Parlamento, cercò di superare le difficoltà finanziarie promuovendo una riforma dell’amministrazione, riducendo le spese e procurandosi nuove entrate. Nel contempo Carlo proseguì il disegno di realizzare l'uniformità religiosa. Così l’arcivescovo di Canterbury adottò come dottrina della Chiesa l’arminianesimo ed emarginò i puritani che non si adeguarono. Si intensificò l’esodo dei puritani nel nuovo mondo. Gli scozzesi nel 1638 insorsero in difesa della loro Chiesa presbiteriana per cui Carlo fu costretto a riconvocare il Parlamento per chiedere le risorse finanziarie per sedare la rivolta. Riunitosi il 3 aprile 1640 il Parlamento fu sciolto dopo un mese (Short Parliament). Non avendo ottenuto prestiti dalla City di Londra, Carlo affrontò i ribelli scozzesi ma subì una grave sconfitta. Dovette riconvocare il Parlamento nel novembre 1640 che si sarebbe sciolto solo nel 1653 (Long Parliament). La camera dei Comuni a questo punto potè dettare le proprie condizioni e varò una serie di misure per sbarrare la strada al tentativo assolutistico di Carlo. L'opera del Parlamento fu sostenuta da una vasta mobilitazione popolare diretta dai capi dell’opposizione. Quando nel 1641 la cattolica Irlanda si ribellò, si pose il problema della guida dell'esercito che avrebbe dovuto ristabilire l’ordine. Il parlamento non si fidava del re per cui volle togliergli il comando delle forze armate. Fu questa l'occasione per lo scoppio della guerra civile. Carlo si decise a compiere un atto di forza e si recò in Parlamento con un drappello di soldati per arrestare i capi dell’opposizione accusati di tradimento, ma questi si erano rifugiati nella City che si rifiutò di consegnarli al re. Questi allora lasciò Londra, mentre i capi dell’opposizione ritornavano in Parlamento. Era l’inizio della rivoluzione. Il tentativo degli Stuart di dar vita a un regime assolutistico era destinato al fallimento. Mancavano i pilastri sui quali l’assolutismo si basava: non c’era un esercito permanente, il re non disponeva di un solido apparato burocratico che gli consentisse il controllo del governo locale che era gestito attraverso i giudici di pace dalla gentry, il potere legislativo del re era limitato dal fatto che vigeva in Inghilterra la common law, la monarchia non disponeva di un solido apparato finanziario. Su questo si incentrò la lotta dei Comuni, che bloccarono il tentativo assolutistico degli Stuart. Attraverso questo conflitto istituzionale il Parlamento venne ad assumere un ruolo nuovo fino a diventare il centro della vita politica. Ridimensionata l’importanza dei Lord, i Comuni in quanto rappresentanti del popolo si ponevano come l’espressione della volontà del Paese in contrapposizione alle politiche liberticide della corte e quindi reclamarono il diritto di esprimere l'indirizzo politico che il governo avrebbe dovuto attuare. All’inizio della guerra civile il paese rimase in gran parte neutrale, in attesa di conoscere gli sviluppi degli avvenimenti. Carlo ottenne qualche successo sulle forza parlamentari e nel 1643 controllava tre quarti del paese. Il Parlamento poteva contare sull’aiuto finanziario della City, disponeva della flotta e nel 1643 strinse alleanza con gli scozzesi, che inviarono un'armata per sostenere la sua lotta. Il 1 luglio 1644 l'esercito parlamentare ottenne a Marston Moor una prima vittoria. Si distinse nella battaglia Oliver Cromwell, un esponente della gentry di fede calvinista. | fautori del Parlamento furono chiamati roundheads a differenza dei sostenitori del re, chiamati cavalieri. Nel 1645 Cromwell organizzò l’esercito del nuovo modello che decise la guerra in favore del Parlamento riportando una grande vittoria a Naseby. Questo esercito era caratterizzato da una ferrea disciplina e da un forte spirito egualitario, per cui la selezione anche dei gradi più alti era basata sul merito. Ma risultò decisiva la fede calvinista che animava i soldati. A Carlo non rimase che prendere atto della sconfitta. Nel maggio 1646 decise di arrendersi agli scozzesi. Si chiuse così la prima fase della guerra civile. A questo punto, poiché nessuno pensava si potesse fare a meno della monarchia, si poneva il problema di un accordo con il re che stabilisse le prerogative della corona e del Parlamento. Questo compromesso risultò impossibile per la resistenza di Carlo le a causa delle divisioni sul fronte rivoluzionario. La maggioranza in Parlamento era detenuta dai presbiteriani, calvinisti che intendevano porre una Chiesa di Stato, alla quale tutti avrebbero dovuto conformarsi, strutturata sul modello scozzese. L'altra ala del movimento puritano, gli indipendenti o congrezionalisti, rivendicava l'autonomia delle congregazioni religiose ed era favorevole a un regime di tolleranza, salvo che per i cattolici. Queste posizioni dovevano confrontarsi con le aspirazioni a un rinnovamento religioso e politico che si erano diffuse nella popolazione durante la guerra civile. Proliferarono sette e congregazioni che si ricollegavano alle posizioni della Riforma radicale. A partire dal 1646 nasce un vero partito politico con una sua organizzazione, i Levelllers, radicati nelle classi lavoratrici delle città. Essi reclamavano misure per alleviare la miseria della popolazione e perseguirono un programma politico di impronta democratica, fondato sull’affermazione della sovranità popolare come fonte di ogni diritto. Essi chiedevano una riforma elettorale che concedesse il diritto di voto a tutti i maschi adulti liberi. Sul piano religioso erano favorevoli a una completa libertà di coscienza. Chiesero anche l’abolizione della Camera dei Lord ed erano di orientamento repubblicano. Si aprì la seconda fase della rivoluzione, che vide contrapposti il Parlamento, e l’esercito, nel quale trovarono seguito sia il non conformismo religioso sia il radicalismo politico dei livellatori. La maggioranza presbiteriana pensava di liquidare l’esercito non pagando le tasse arretrate o inviandolo a combattere contro i ribelli irlandesi. | soldati reagirono eleggendo degli agitatori, delegati incaricati di presentare le loro richieste ai capi militari. Inoltre l’esercito occupò Londra e si impadronì del re. Cromwell si rendeva conto che molti presbiteriani inclinavano ad accordarsi con il re, spaventati dal dilagare delle posizioni più radicali. Non condivideva però l’estremismo delle sette e dei livellatori, ma accettò il confronto con gli agitatori per evitare che gli sfuggisse il controllo dell'esercito. Nell'ottobre 1647 a Putney le posizioni democratiche dei livellatori furono esposte dal colonnello Thomas Rainborough. L'opposizione dei Grandi e di Cromwell fu espressa dal suo genero, Henry Ireton, il quale ribadì che i diritti civili spettavano a tutti ma che solo i proprietari potevano avere il diritto di voto. Proprio mentre si chiudevano i dibattiti di Putney, Carlo fuggì. Rifugiatosi nell’isola di Wright, si accordò con gli scozzesi, accettando il presbiterianesimo in cambio del loro sostegno. Cromwell, resosi conto che accordarsi col re era impossibile, sconfisse gli scozzesi e i monarhcici nella battaglia di Preston (agosto 1648). Poiché era impossibile un accordo generale, la spaccatura tra esercito e Parlamento poteva essere risolta solo con un colpo di Stato. Il 6 dicembre 1648 il colonnello Pride arrestò 45 parlamentari e impedì l’accesso a Westminster. Ciò che restava della Camera dei Comuni istituì un’alta corte di giustizia che processò e condannò a morte Carlo |, che fu decapitato il 30 gennaio 1649. Poi il Parlamento abolì la Camera dei Lord e il 19 maggio proclamò la repubblica di Inghilterra, Scozia e Irlanda. La situazione politica dopo la condanna del re era tutt'altro che stabile. Una parte della popolazione era fedele al re, il figlio di Carlo | fu riconosciuto da scozzesi e irlandesi come re col nome di Carlo II. Occorreva far fronte alle radicali richieste dei settari e dei livellatori. Proprio in quei mesi alcuni gruppi di contadini occuparono alcune terre comuni e iniziarono ad ararle: i diggers o true levellers. Il loro leader, Gerard Winstanley considerava contraria ai principi del cristianesimo la proprietà privatà. Era un movimento pacifico, che esprimeva la speranza che il nuovo regime venisse incontro ai poveri e ai diseredati. La reazione dei proprietari stroncò sul nascere queste iniziative. Tuttavia Cromwell era consapevole della necessità di ripristinare l'ordine per dare solide basi al regime repubblicano. Egli aveva abolito la monarchia e la camera dei Lord, ma non voleva promuovere la riforma elettorale dei livellatori. Il parlamento stabilì che in attesa di nuove elezioni il potere sarebbe stato gestito dal Consiglio di Stato controllato dai capi dell'esercito. | livellatori ripresero la loro agitazioni. Quando il loro leader, John Liburne, denunciò le nuove catene imposte dal popolo, Cromwell lo fece arrestare. Quindi represse a Burford l’ammutinamento di alcuni reparti. John Liburne fu poi assolto dalle accuse. Le istanze democratiche ed egualitarie rifluirono nel mondo del non conformismo religioso. Si diffuse allora la setta degli uomini della quinta monarchia che vivevano nell’attesa del regno della perfetta giustizia. Liburne aderì alla setta dei quaccheri che emigrarono nel nuovo mondo, dove si raccolsero nella colonia della Pennsylvania fondata nel 1681 dal loro confratello Wiliam Penn. Fra il 1649 e il 1650 Cromwell represse la rivolta d’Irianda. Con un'ulteriore campagna militare egli riportò all'ordine anche la Scozia, costringendo Carlo Il a fuggire in Francia. Durante il suo governo Cromwell ridiede slancio alla vocazione marinara e commerciale che si era affermata sotto Elisabetta. Con l’Atto di navigazione promulgato nel 1651 stabilì che nei porti inglesi potessero attraccare solo navi inglesi o dei paesi dai quali provenivano le merci; il provvedimento colpiva gli olandesi, che ricavavano ingenti profitti dal mercato dei noli marittimi e provocò fra l’Inghilterra e le Province unite tre guerre. Inoltre Cromwell mosse guerra alla Spagna, alla quale nel 1655 strappò l'isola di Giamaica. Rimase insoluto il problema dell’assetto istituzionale da dare al nuovo regime. Mancava una legittimazione, che il Rump Parliament, in carica dal 1640, non poteva garantire. Nel 1653 al suo posto si insediò un'assemblea di esponenti delle congregazioni religiose e delle sette scelti dal Consiglio di Stato, il Parlamento dei nominati, che fu sciolto dopo pochi mesi per il suo radicalismo. Nello stesso anno l’esercito elaborò lo Strumento di governo, un progetto costituzionale in base al quale Cromwell fu eletto Lord Protettore del Commonwealth di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Fallirono però i tentativi di legittimare il regime con l’elezione di due Parlamenti. Il regime repubblicano non mise radici nel paese e fu una dittatura militare, che assunse un volto sempre più conservatore, il periodo prese il nome di interregno. Alla morte di Cromwell, il 3 settembre 1658, gli successe il figlio Richard che si rivelò incapace di governare e lasciò il potere dopo poco. Il Generale Monck, lasciata la Scozia si recò a Londra dove preparò il terreno per la restaurazione della a scacciare nel 1654 gli olandesi. L'importanza di questo possedimento accrebbe quando alla fine del XVII secolo i portoghesi scoprirono giacimenti di diamanti e oro. Gli olandesi parteciparono anche all'espansione nell’America settentrionale dove crearono la colonia della Nuova Olanda e fondarono la citta di New Amesterdam. L'insediamento fu attaccato dagli inglesi che nel 1664 ribattezzarono la città New York. Restavano agli olandesi solo la Guyana e l’isola di Curacao nelle Antille. Gli scarsi risultati e la cattiva organizzazione portarono allo scioglimento della Compagnia delle Indie occidentali nel 1674. La Compagnia inglese delle Indie orientali sorse nel 1600 sotto il regno di Elisabetta. Anche gli inglesi si posero l'obbiettivo di strappare al Portogallo una parte dei commerci delle spezie, ma dovettero scontrarsi con gli olandesi. Gli inglesi allora si impegnarono a stabilire relazioni commerciali con l'impero persiano e Moghul. Importante fu l’azione congiunta dei persiani che nel 1622 aprirono la possibilità di espandere i commerci verso il Mar Rosso e il golfo Persico. La Compagnia stabilì anche alcune basi in India, così riuscì a diversificare il suo commercio. La vera e propria colonizzazione si rivolse verso l’America settentrionale. Nel 1584 Walter Raleigh, il favorito di Elisabetta, risalì la costa della Florida fino alla Carolina del Nord chiamando questa regione Virginia. | primi insediamenti stabili si ebbero sotto i regni di Giacomo | e Carlo |. Queste colonie ebbero origini molto diverse. | coloni aspiravano al possesso della terra, crearono infatti in Virginia grandi piantagioni di tabacco, lavorate da schiavi dell’Africa; essi non si mischiavano con la popolazione, infatti il fenomeno del meticciato fu trascurabile; l'emigrazione fu favorita dai contratti di servitù che garantivano il viaggio in cambio dell'impegno a lavorare per alcuni anni. | primi insediamenti permanenti in America settentrionale, nell'attuale Canada, si ebbero sotto il regno di Enrico IV, con la fondazione di Quebec (1608). La colonizzazione si sviluppò lentamente anche per i difficili rapporti con alcune popolazioni indigene. Nei territori della Nuova Francia, Richelieu impose che tutti i coloni dovessero essere cattolici, per cui i protestanti dovettero convertirsi o partire; inoltre promosse l’occupazione nel 1635 delle isole dei Caraibi Guadalupa e Martinica e nel 1637 della Guyana francese. Importante è anche la colonia di Saint- Domingue nella parte orientale di San Domingo riconosciuta da Parigi nel 1661. Luigi XIV assunse il controllo diretto degli insediamenti canadesi e nelle Antille. In ogni colonia vi erano un governatore militare controllato da un intendente. Grazie a Colbert l'emigrazione verso il nuovo mondo crebbe. Nel 1682 i francesi scesero lungo la valle del Mississippi fino al Golfo del Messico e fondarono la Luisiana in onore di Luigi XIV. Nel 1664 fu fondata la Compagnia francese della Indie orientali, che creò insediamenti nell’isola di Giava e in India, dove fu importante la base di Pondichéry (1683). Capitolo 19 Dopo il trattato di Cateau Cambrèsis la penisola conobbe fino agli inizi dei Seicento un lungo periodo di pace, che favorì la crescita demografica e la ripresa economica. Per effetto dell'incremento demografico la produzione agricola aumentò e i prezzi dei cereali salirono, di conseguenza si accrebbe il valore della terra, stimolando gli investimenti e le bonifiche. Dopo la pace con l’impero ottomano nel 1573 Venezia poté rilanciare i suoi traffici con l'Oriente. All’inizio del XVII secolo questa fase di crescita si esaurì e si manifestò un'inversione di tendenza, fu l'inizio della crisi che caratterizzò gli anni dal 1620 al 1660. A essere colpite furono le esportazioni dei manufatti tessili e le attività di intermediazione finanziaria. Nel settore laniero la produzione fece segnare un drastico calo fra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento. Anche per le manifatture seriche vi fu un andamento negativo. Venezia dagli anni Trenta del Seicento fu tagliata fuori dal commercio delle spezie, controllato da portoghesi e da olandesi. Fra le cause di questa frenata dell'economia si possono annoverare le guerre della Valtellina e del Monferrato, gli effetti della guerra dei Trent'anni sull'economia della Germania, le epidemie di peste che colpirono l’Italia settentrionale, la Toscana e il Meridione, e le carestie dovute al peggioramento delle condizioni climatiche. Pesò sulla produzione italiana la forza contrattuale delle corporazioni, che imponevano salari alti ed elevati standard di qualità, e spesso si opponevano alle innovazioni per difendere gli equilibri interni. Resistettero solo le imprese artigianali specializzate nella fabbricazione dei prodotti di lusso. Nella seconda metà del secolo vi fu una ripresa, furono colmati i vuoti lasciati dalle epidemie e la popolazione raggiunse i livelli di inizio secolo. Tuttavia questo recupero non significò un ritorno alle condizioni precedenti ma determinò delle trasformazioni nella realtà economica e sociale. Per quanto concerne l’agricoltura, la diminuzione dei prezzi del grano per effetto della diminuzione della popolazione incentivò importanti trasformazioni. In diverse zone si realizzò un decentramento della produzione nelle campagne, con abbassamenti del costo della manodopera. Da questo deriva un secondo cambiamento: le novità nel settore agricolo e nelle manifatture interessarono soprattutto l’Italia settentrionale, per cui si accentuò il divario col Meridione. L’Italia all'alba del XVII secolo aveva recuperato sul piano demografico ed economico le conseguenze negative della recessione seicentesca, ma il suo declino si evidenzia alla luce della grande distanza che separava la penisola dai progressi compiuti dagli Stati europei più dinamici. Il porto di Venezia era relegato a una dimensione regionale, mentre il commercio mediterraneo era dominato dalle navi dei paesi atlantici, che offrivano servizi più efficienti con noli più convenienti. Già dalla seconda metà del Cinquecento si manifestò nelle classi agiate una tendenza a investire nella proprietà fondiaria o nei titoli del debito pubblico. Era una scelta giustificata dall’ascesa dei prezzi agricoli e dalle difficoltà dell'economia cittadina. Si trattava di un comportamento prevalente nel ceto mercantile in tutta l'Europa: anche in Olanda molti mercanti tendevano a ritirarsi dagli affari per promuovere l’ascesa sociale della famiglia. Tuttavia si ridussero in Italia coloro che erano disposti a investire in manifatture. Questi processi rispondevano al prevalere di una chiusa mentalità aristocratica che portava ‘ gruppi più agiati a privilegiare la proprietà della terra come fonte di prestigio. Era un sintomo dell’irrigidimento della gerarchia sociale, per effetto di una redistribuzione della ricchezza che accrebbe la distanza che separava l’aristocrazia e la grande proprietà dalla massa della popolazione lavoratrice. La cultura e l’arte dell’Italia seicentesca guardarono a un pubblico aristocratico e cortigiano. Si impose un’interpretazione in chiave conservatrice dell’eredità rinascimentale. All’amore del classicismo si sostituì il “barocco”. Nell'arte prevalsero rappresentazioni movimentate, scenografiche per esprimere le emozioni dei personaggi. Non mancarono eccellenze nel campo artistico e nell’attività scientifica, ma si interruppe la circolazione di idee con l'Europa. In tal senso lo spirito della Controriforma ebbe nella penisola il suo campo d’azione privilegiato. L'opera di disciplinamento morale e spirituale promossa dalla Chiesa permeò ogni aspetto della realtà italiana e rappresentò il principale elemento di coesione civile e intellettuale della società Nel periodo della dominazione spagnola l’assetto politico della penisola fu stabile. | soli cambiamenti furono l’acquisizione da parte dello Stato della Chiesa di Ferrara nel 1598 e del ducato di Urbino, inoltre il passaggio del marchesato di Saluzzo ai Savoia nel 1601. La Spagna possedeva la Sicilia e la Sardegna, il regno di Napoli dal 1503, il ducato di Milano dal 1535 e lo Stato dei Presidi. Scarso rilievo avevano gli Stati minori. L’egemonia della Spagna andava al di là dei territori direttamente controllati e si esercitava su tutti gli Stati italiani, a eccezione della repubblica di Venezia; inoltre la vita politica era condizionata dalla Chiesa. Mancava negli Stati italiani un potere politico in grado di creare un argine efficacie alle intromissioni della Chiesa. D'altra parte la Chiesa stabilì un legame con le classi dirigenti degli Stati italiani, che trovavano nella carriera ecclesiastica un'opportunità per sistemare i cadetti e le figlie non destinate al matrimonio. Rientrato dopo la pace di Cateau Cambrèsis nei suoi Stati, Emanuele Filiberto provvide alla riorganizzazione dell’amministrazione e pose le basi per un rafforzamento militare con la costituzione di un esercito permanente. Lo spostamento della capitale a Torino fu la conseguenza di orientare la politica estera verso la penisola italiana. Il successore, Carlo Emanuele | approfittò della crisi interna della Francia per occupare il marchesato di Saluzzo, ma fu costretto a fronteggiare la reazione di Enrico IV le cui truppe invasero la Savoia. Con il trattato di Lione (1601) Carlo Emanuele | mantenne il marchesato, però dovette cedere alcuni territori transalpini. Le due guerre del Monferrato portarono all’acquisizione di Alba e una parte del monferrino ma obbligarono il nuovo duca Vittorio Amedeo | a cedere alla Francia il castello di Pinerolo. Alla morte di Vittorio Amedeo | si aprì una crisi dinastica con un conflitto fra la reggente Cristina e i fratelli di Vittorio Amedeo I. l’intervento francese risolse la crisi nel 1643. La Toscana era retta dai Medici che avevano ottenuto il titolo di duchi nel 1532 e il titolo di granduchi nel 1569. Ad Alessandro, assassinato nel 1537, successe Cosimo | figlio di Giovanni dalle Bande nere. Lasciò in vita i Consigli dei Duecento e del Quarantotto, nei quali sedevano le famiglie dell’oligarchia fiorentina, creati in sostituzione delle magistrature dei comuni, ma sovrapponendogli un apparato burocratico aperto a funzionari che dipendevano direttamente da lui. Dal 1547 mise in funzione la Pratica segreta, un Consiglio privato in cui si riunivano i principali ministri; egli si riservò il potere di fare le leggi e le decisioni più importanti. Cosimo riuscì ad annettere nel 1557 la repubblica di Siena. La sua opera fu proseguita dai figli Francesco | e Ferdinando |. L'economia fu caratterizzata dalla crisi delle manifatture cittadine e dall’immobilismo dell’agricoltura; nelle campagne prevaleva il contratto della mezzadria che non incentivava i miglioramenti nelle colture. Il tradizionale legame con la Santa sede guidò la politica dei successori di Ferdinando I, che diedero un’impronta sempre più chiusa e conservatrice. Nel caso toscano si vedono i limiti dello Stato cittadino di derivazione comunale: non si arrivò alla formazione di un territorio sottoposto in modo uniforme alla sovranità del principe in quanto lo “Stato vecchio” (Firenze) rimase distinto dallo “Stato nuovo” (Siena). La repubblica di Genova dopo Andrea Doria nel 1528 era sotto il protettorato della Spagna sia per la funzione che aveva il porto sia perché i banchieri genovesi erano diventati i principali finanziatori della monarchia spagnola. L’assetto istituzionale dato alla repubblica nel 1528 non riuscì a comporre la conflittualità tra i nobili vecchi e nobili nuovi, che esplose in una guerra civile nel 1575 in una guerra civile, superata grazie all'intervento dei rappresentanti della Spagna e del papa che favorirono un nuovo accordo istituzionale. Le leges novae del 1576 modificarono le regole attraverso le quali si selezionavano le principali cariche della repubblica: si diede minore spazio all'estrazione a sorte e si favorì la cooptazione, ciò consentiva alle famiglie più influenti di avere il controllo delle nomine. Nel corso del Cinquecento, con la crisi delle attività manifatturiere, la ricchezza mobiliare divenne la principale componente dei patrimoni del patriziato e dell'economia cittadina. | prestiti a breve termine e ad alto interesse, le speculazioni sulle operazioni di cambio e la gestione del debito pubblico consentirono alla finanza genovese di dominare il mercato del credito e di accumulare grandi fortune. E' importante il ruolo del Banco di San Giorgio: la repubblica affidava al Banco la gestione del debito pubblico, cedendogli come garanzia le entrate delle principali gabelle e l’amministrazione di alcuni possedimenti territoriali. Basandosi su questo patrimonio, il Banco emetteva quote del debito pubblico, che davano un interesse. Esso solo formalmente era un istituto privato, in quanto era amministrato dalle stesse famiglie che avevano il controllo delle istituzioni cittadine. Infatti il Banco finanziava la repubblica quando questa ne faceva richiesta. Il patriziato genovese privatizzò le entrate pubbliche mettendole in una cassaforte, il Banco, al riparo dalle vicende politiche. Le bancarotte della Spagna imposero nel corso del XVII secolo una riconversione della politica finanziaria, e indussero molte famiglie a privilegiare gli investimenti fondiari. La crisi religiosa del Cinquecento però a un rafforzamento del centralismo romano, per cui il papa si affermò come il monarca del mondo cattolico. | papi erano anche sovrani di uno Stato temporale, quindi si impegnarono nella costituzione di un apparato burocratico centralizzato. Questo processo assunse caratteristiche particolari a causa del duplice ruolo del papato. Tutta l’amministrazione era guidata da ecclesiastici, che fornirono anche i quadri della diplomazia. Il Concistoro fu privato dei suoi poteri e suddiviso in 15 congregazioni che furono riorganizzate di Sisto V nel 1587. Nelle congregazioni i cardinali istituivano le pratiche relative all’amministrazione dello Stato temporale o al governo della Chiesa come comunità internazionale dei fedeli. Dopo la creazione del ducato di Parma e Piacenza da parte di Paolo III per il figlio Luigi non vi furono altri casi di grande nepotismo, però continuavano a verificarsi casi di piccolo nepotismo, il quale caratterizzò a lungo la storia dello Bfato nell'età moderna fino a quando si affermò la prassi di nominare un cardinale segretario di Stato. L'inizio dell’opera missionaria della Chiesa cattolica riconduce al 1523 quando 12 francescani spagnoli furono inviati a evangelizzare i popoli dei territori conquistati da Cortès. Ben presto si prese coscienza delle enormi difficoltà nella relazione con gli indios. La croce veniva associata dalle violenze dei conquistador. Inoltre i battesimi collettivi erano conversioni di facciata, infatti di questo problema dovette occuparsi l’Inquisizione. Si comprese quindi che per conquistare il cuore dei nuovi cristiani occorrevano studio, preparazione e continuità nel tempo. Protagonisti di questa svolta furono i gesuiti, i quali mostrarono una grande capacità di entrare in mondi culturali nuovi e sconosciuti. acque allora il moderno concetto di missione, che portò nella seconda metà del Cinquecento alla nascita di collegi e università per la formazione dei missionari nello studio delle lingue e delle civiltà dei popoli non europei. Questo portò all’istituzione nel 1622 della Congregazione cardinalizia De propaganda fide, che aveva il compito di dirigere l’attività missionaria. L'iniziativa missionaria della Chiesa si rivolse anche alle classi popolari, nei cui confronti fu messa in atto un’attività di insegnamento e acculturazione per omologare credenze e comportamenti ai principi tridentini. Furono organizzate delle vere missioni popolari che regolarono e assorbirono quelle superstizioni e antichi riti pagani che improntavano la religiosità delle masse. Si trattò di un indottrinamento di intere comunità che fece leva sugli effetti di processioni e riti collettivi per coinvolgere i fedeli. Il divieto dei volgarizzamenti della Bibbia impedì alla popolazione italiana una conoscenza diretta della parola di Dio. La crisi seguita alla sconfitta di Agnadello (1509) e la perdita di Cipro (1571) avevano indotto la repubblica di Venezia a un atteggiamento di difesa dei suoi \ossedimenti che la portò a rimanere neutrale nei conflitti internazionali. Nel corso del Cinquecento ra le magistrature veneziane si accrebbe il potere del Consiglio dei Dieci, che si impose ai danni del Senato; a questo corrisponde un restringersi del potere effettivo in un gruppo di famiglie ricche: si formò un’oligarchia nell’oligarchia, che dal 1539 dispose, con la creazione della magistratura dei tre Inquisitori di Stato, di uno strumento di controllo. Questa tendenza fu osteggiata nel Maggior Consiglio dal gruppo dei “giovani”, quei patrizi che si batterono per un ritorno alle caratteristiche originarie della costituzione, per un ripristino dei poteri del Senato e necessitavano di una politica estera più risoluta nei confronti della Spagna e di Roma. Ai “giovani” si opponevano i “vecchi”, convinti che fosse inevitabile mantenere un atteggiamento prudente, in quanto la repubblica non aveva più la forza di prima. La prima occasione per mettere in atto il programma dei “giovani” fu il conflitto con la Santa sede in seguito all’arresto nel 1605 di due preti colpevoli di reati comuni. Roma chiese che fossero giudicati nel foro ecclesiastico, quando la repubblica rifiutò il papa lanciò contro lo Stato veneziano l’interdetto. Venezia respinse l’interdetto ed espulse i gesuiti. La crisi dell’interdetto si aggiungeva a un contenzioso fra la repubblica e Roma, che contestava la legislazione veneziana sulla proprietà ecclesiastica. Lo scontro diede vita a una polemica che divampò per mesi. La polemica ebbe anche un ampio risalto europeo. Alla fine la vertenza fu risolta da una mediazione congiunta della Francia e della Spagna: l’interdetto fu cancellato e i due preti trasportati a Roma, inoltre gli ordini religiosi che avevano abbandonato la repubblica poterono a rientrare a eccezione dei gesuiti. Venezia si impegnò nella guerra di Gradisca (1615-1617)con la quale obbligò gli Asburgo a non sostenere più gli uscocchi, pirati slavi. Era ormai evidente, però, che il rilancio della politica dei “giovani” era impossibile. Nei patrimoni dei patrizi la parte investita nella marina e nel commercio era diminuita a favore delle proprietà fondiarie in Terraferma. Nel Seicento parte delle forza finanziarie e della nobiltà, di ministri funzionari, tecnici e servitori, per un totale di 10.000 persone. Egli staccò la nobiltà dalla terra e la obbligò a vivere della luce riflessa del sovrano. Le spese richieste dalla vita di corte misero a dura prova i patrimoni di molte famiglie, costrette a dipendere dall’elargizione di pensioni e donativi regi. Il principale problema era il risanamento finanziario, al quale si dedicò Colbert, nominato nel 1665. Occorreva combattere sprechi e malversazioni, a tal fine fu costituita la Camera di giustizia che multò e punì i finanzieri che avevano accumulato fortune speculando. La situazione però era più complicata, in quanto si trattò di un regolamento di conti fra il finanziere e Colbert, il quale voleva sostituirlo. Colbert non era stato meno spregiudicato nell’accumulo di ricchezze per Mazzarino e per se, e in seguito continuò a sfruttare il proprio potere. Fouquet fu condannato all’esilio, ma per ordine di Luigi XIV scontò l'ergastolo. Il Tesoro con questi sistemi alleggerì la propria posizione tanto che fu possibile una diminuzione della taglia. Il peso fiscale fu spostato sulle imposte indirette: la riscossione di queste fu attribuita con un solo contratto di concessione, il che consentì di aumentare gli introiti delle casse statali. Si raggiunse così un livello delle entrate quasi pari alle uscite, prima che, dal 1672, la ripresa delle guerre squilibrasse nuovamente l'assetto finanziario. La politica economica di Colbert rappresenta un tipico esempio del modello mercantilistico, infatti in Francia prese il nome di “colbertismo”. La sua azione si concentrò sullo sviluppo delle manifatture nell'intento di realizzare un attivo della bilancia commerciale che consentisse la crescita della moneta circolante nel paese. A tal fine, oltre al protezionismo, egli stabilì un controllo sulla qualità dei prodotti e sulla disciplina dei lavoratori. La produzione fu favorita con manifatture di “Stato”, a capitale pubblico, e “privilegiate”. Per facilitare la circolazione delle merci Colbert migliorò la rete stradale e costruì canali. Rafforzò anche la marina e diede impulso all’espansione coloniale. La politica economica di Colbert è stata criticata per la scarsa attenzione all’agricoltura. L'’arretratezza dell’agricoltura limitava la domanda interna: questa era alimentata dalle commesse dello Stato per le spese militari. Anche per questo, oltre che per la congiuntura economica e per le spese belliche, il ventennio colbertiano non diede risultati immediati, ma pose basi per il secolo successivo. Il primo problema con il quale Luigi XIV dovette confrontarsi fu la diffusione del giansenismo. Giansenio proponeva in ambito cattolico il pessimismo della Riforma. Da questa dottrina derivava l'opposizione al sistema proposta dal gesuita Luis de Molina, il molinismo, che ridimensionava gli effetti del peccato originale riconoscendo all’uomo una qualche capacità di fare il bene. Il rigorismo portò i giansenisti a condannare anche la morale dei gesuiti. Da queste concezioni derivarono esperienze di rinnovamento spirituale, che spesso portavano i solitaires al ritiro dal mondo per vivere in solitudine e preghiera. Il rigorismo giansenista influenzò molti ecclesiastici e intellettuali, trovando il suo centro nel monasteri di Port-Royal. Il giansenismo fu considerato un elemento di divisione nel cattolicesimo. Inoltre il Re individuò nei giansenisti una forza di opposizione, in quanto erano pronti a rifiutare ogni compromesso con il mondo terreno in nome della fede. Un primo tentativo di imporre ai giansenisti il rifiuto delle dottrine dell’Augustustinus si concluse nel 1668 con una tregua, anche perché si profilava un conflitto con Roma a proposito delle regalie, Luigi XIV estese il diritto anche a quelle meridionali, suscitando la protesta di papa Innocenzo XI. Luigi rispose convocando una sessione speciale dell’assemblea del clero francese, che promulgò nel 1682 quattro articoli che esponevano i principi fondamentali del gallicanesimo. In risposta il papa si rifiutò di investire i vescovi nominati dal re, per cui molte diocesi rimasero vacanti, e Luigi per ritorsione occupò l’enclave di Avignone. La crisi fu risolta con un compromesso: i quattro articoli non furono insegnati nelle università, ma rimasero validi, e il papa accettò le nomine dei vescovi. In questi anni Luigi XIV affrontò anche il problema della minoranza calvinista. Gli ugonotti furono inizialmente sottoposti a vessazioni attraverso un’applicazione restrittiva delle clausole dell’editto di Nantes. Poi si passò alla pressione attraverso le dragonnades. La conseguenza fu la conversione in massa al cattolicesimo. Infine il 17 ottobre 1685, con l’editto di Fontainbleau, Luigi XIV revocò l’editto di Nantes in quanto la maggior parte dei calvinisti si era convertita. Circa 200.000 ugonotti lasciarono la Francia. Nel 1702 i calvinisti delle Cevenne diedero vita alla rivolta dei camisards, repressa dopo solo tre anni. Negli ultimi anni si fece vivo nell’animo del re un sentimento religioso, per l'influenza a corte dei gesuiti e per l'ascendente che aveva su di lui Madame de Maintenon, che aveva sposato in segreto nel 1684 dopo la morte della regina. Questi condizionamenti pesarono sulla sua decisione di sradicare la presenza giansenista nel cattolicesimo francese. Nel 1709 fece chiudere il monastero di Port-Royal e poi lo fece demolire, infine sollecitò papa Clemente VI l'emanazione di una bolla che condannava 101 proposizioni gianseniste. L'accettazione della bolla, divenuta legge nel 1730, ferì i sentimenti di molti gallicani in quanto smentiva la battaglia del 1682 a difesa della libertà Chiesa francese. Al fianco dei giansenisti si schierarono anche i parlamenti, ostili alle ingerenze della curia romana. Il movimento giansenista sopravvisse e si diffuse in Olanda e Italia e divenne una forza di opposizione all’assolutismo monarchico. L'obbiettivo principale di Luigi XIV era il predominio francese in Europa. Quindi le spese militari assorbirono ogni anno più del 50% del bilancio statale. Dell’organizzazione militare si occuparono il ministro della guerra Le Tellier e suo figlio il marchese di Louvois. Quest'ultimo riorganizzò l’esercito sottoponendolo al controllo di commissari e intendenti che rispondevano direttamente a lui, introdusse una ferrea disciplina e rese più efficiente l'armamento, migliorò i servizi logistici, l'artiglieria, garantì ai soldati paghe regolari e uniformi. AI reclutamento tradizionale attraverso l’ingaggio di corpi stranieri e la raccolta di volontari, fu aggiunta nel 1688 una coscrizione per sorteggio fra i celibi della parrocchia. Importante fu anche l’opera dell’ingegnere Le Prestre, nominato commissario generale delle fortificazioni, che eresse una cintura di piazzeforti a difesa della frontiera orientale dall'Olanda all’Alsazia. In una prima fase la politica estera di Luigi XIV mirò all'espansione in direzione delle Fiandre. A tal fine utilizzò la sua potenza militare e un'azione diplomatica per guadagnarsi con donativi di denaro l’alleanza o la neutralità degli stati germanici e del re d’Inghilterra Carlo Il. L'occasione per avviare la sua espansione gli fu offerta dal matrimonio con Maria Teresa di Borbone, la figlia del re Filippo IV. Questi, prima di morire nel 1665 aveva stabilito che dopo il successore, Carlo Il, l'eredità sarebbe spettata alla figlia Margherita Teresa, escludendo la moglie di Luigi XIV in base alle clausole della pace dei Pirenei. Poiché la Spagna non aveva mai pagato la dote Luigi XIV, contestò il testamento di Filippo IV e rivendicò per la moglie l’eredità di diversi territori spagnoli. Diede così inizio alla guerra di devoluzione e occupò numerose piazzeforti. L'iniziativa suscitò preoccupazione nell’Olanda, che stipulò un’alleanza con Inghilterra e Svezia; per fermare la campagna militare francese Luigi XIV fu costretto a stipulare la pace di Aquisgrana (1668) che gli permise di conservare le conquiste fatte nei Paesi Bassi. Le Province unite divennero il suo principale obbiettivo. La piccola confederazione, che aveva ottenuto dalla Spagna nel 1648 il riconoscimento della sua indipendenza, aveva conosciuto nella prima metà del XVII secolo uno sviluppo economico, che aveva consentito ad Amsterdam di raccogliere l’eredità di Anversa. Il terreno destinato all’agricoltura fu esteso grazie all’abilità degli ingegneri che strapparono al mare i polder, zone costiere poste sotto il livello delle alte maree, rese coltivabili con opere di prosciugamento delle zone paludose e la costruzione di dighe. Il XVII secolo fu anche caratterizzato da una fioritura culturale e artistica. L’arte espresse lo spirito della civiltà olandese e la distanza che la separava dalla società dei Paesi bassi meridionali. Conclusa la guerra con la Spagna, si aprì nelle Province unite un periodo di pace, nel quale la carica di statolder non venne più assegnata dal 1653, e si affermò il Gran pensionario di Olanda Johan de Witt. Egli all’interno provò a limitare il potere degli Orange che, imparentati con gli Stuart, rappresentavano un pericolo per le istituzioni repubblicane. In politica estera egli dovette affrontare l’aggressiva politica commerciale dell’Inghilterra, promossa da Cromwell, che, con l’Atto di navigazione del 1651 aveva lanciato una vera e propria dichiarazione di guerra alla repubblica. Si aprirono infatti i tre conflitti anglo-olandesi. | primi due, nel 1652-1654 e nel 1665- 1667, si combatterono sui mari. Il terzo, nel 1672-1674 mise in pericolo la stessa esistenza della repubblica perché a fianco dell’Inghilterra scese in campo Luigi XIV. Il re di Francia preparò l’attacco stipulando a Dover nel 1670 un trattato segreto con Carlo Il il quale, in cambio di un sussidio finanziario annuale si impegnava a sostenere la Francia nella guerra con l’Olanda e a restaurare il cattolicesimo in Inghilterra. Luigi XIV poté così, sostenuto anche da alcuni principi tedeschi, entrare alla testa di un esercito nel territorio delle Province unite e occuparne una buona parte, stabilendo il quartier generale a Utrecht (1672). Agli olandesi non rimase che aprire dighe e chiuse dei canali per ostacolare i Movimenti dell’esercito occupante, e ritirarsi a difesa del territorio dell'Olanda. Gli eventi segnarono il trionfo del partito orangista: Guglielmo d’Orange fu nominato in Olanda come statolder, carica che dal 1675 fu dichiarata ereditaria. Fu sconfitto il ceto dei reggenti e questo segnò anche il destino di Johan de Witt, assassinato da una folla di orangisti. Guglielmo riuscì a rompere l'isolamento dell’Olanda, ottenendo l’alleanza dell'impero e della Spagna, mentre nel 1674 i comuni obbligarono Carlo Il a uscire dal conflitto. Luigi XIV, costretto a ritirare le truppe dall'Olanda, difese in seguito con successo le frontiere della coalizione nemica. Dalla pace, stipulata a Nimega del 1678, uscì sconfitta la Spagna, costretta a cedere alla Francia la Franca contea e alcuni territori dei Paesi bassi meridionali, mentre Luigi XIV abolì i dazi doganali sulle merci olandesi e rinunciò alla maggior parte delle conquiste. Luigi XÎV, con finanziamenti legò a sè molti principi tedeschi e diede inizio a un escalation di forza. | pretesti gli furono forniti dalle camere di riunione, corti nelle quali giuristi rispolveravano antiche consuetudini e pratiche feudali per rivendicare alla Francia vari territori. Le proteste non sortirono effetto in virtù del potere deterrente dell'esercito francese. Furono annesse dieci città dell’Alsazia e altri territori sulla frontiera orientale. Azioni militari vere e proprie portarono nel 1681 all'occupazione di Strasburgo, città imperiale, e Casale Monferrato in Italia. Nel 1684 la Spagna entrò in guerra ma non riuscì a evitare che la Francia occupasse il Lussemburgo. Queste azioni di forza furono rese possibili anche dal fatto che l’imperatore Leopoldo | era impegnato sul fronte orientale a fronteggiare l'aggressione dell'impero ottomano. Nel corso del XVII secolo, la “Sublime porta” aveva continuato l’offensiva contro l'Europa cristiana lungo le due direttrici classiche, il Mediterraneo e in Ungheria contro i domini degli Asburgo. L'occasione per un nuovo attacco fu offerta dalla rivolta contro il dominio asburgico della nobiltà dell'Ungheria imperiale a difesa dei suoi privilegi e della libertà religiosa. L'insurrezione fu sostenuta dall'esercito ottomano il quale, dopo aver occupato l'Ungheria imperiale, puntò verso Vienna e l’assediò, costringendo a fuggire l'Imperatore. Leopoldo fece appello alle potenze cristiane ma Luigi XIV si guardò dall’intervenire in quanto le difficoltà dell'Austria gli davano mano libera nella politica delle annessioni. In soccorso dell’Imperatore giunse il re di Polonia Giovanni III Sobieski, che il 12 settembre 1683 inflisse sulla collina di Kahlenberg una sconfitta delle truppe turche. La controffensiva delle forze cristiane fu sostenuta anche dalla repubblica di Venezia, e dal 1695 anche la Russia, che attaccò i turchi in Crimea. L'Imperatore poté occupare Buda e Belgrado. La guerra volse a favore della lega cristiana grazie alla vittoria del 1690 a Zenta. Nel 1699 con la pace di Carlowitz l'impero ottomano dovette riconoscere all’Imperatore il possesso ereditario del regno di Ungheria e la sovranità sulla Transilvania, cedere la Podolia alla Polonia e Venezia ottenne il Peloponneso. La rivolta costò all’Ungheria una limitazione delle sue autonomie. Dopo la sconfitta di Vienna nel 1683, l'impero ottomano non rappresentò più una minaccia sul fronte orientale ed entrò in una fase di declino. Molti territori allentarono i legami di dipendenza da Istanbul e furono soggetti a una sovranità nominale. Il governo centrale era sempre più debole a causa dell’instabilità dovuta a intrighi e congiure a palazzo. Fra le cause di instabilità bisogna annoverare anche i cambiamenti nella prassi seguita per la successione al trono: in precedenza la donna dell’harem che avesse dato un figlio al sultano abbandonava Istanbul per recarsi in provincia con il bambino, finché questi non fosse pronto di ricevere una carica di governatore. Quello fra i figli che riusciva a salire al trono eliminava i fratelli. Nel XVI secolo questa tradizione cambia e si stabilisce che il sultanato spettava al membro più anziano della famiglia Osman, per cui il potere passava non ai figli ma ai fratelli. Questo sistema portò sul trono sultani cresciuti negli agi del palazzo e incapaci di gestire il potere; si aprì un grande potere d'influenza alle madri. Crebbe anche l’importanza dei gran visir che gestivano il potere al posto del sultano. L'organizzazione militare fu minata dall’abbandono del sistema del timar; le terre non furono più date in uso ai guerrieri ma assegnate in proprietà privata a cortigiani o capi locali, non tenuti a contribuire all'esercito. L’inferiorità militare dimostrata dagli eserciti ottomani nel Settecento fu dovuta all’incapacità di stare al passo con le innovazioni degli Stati europei Liberatosi della minaccia ottomana, Leopoldo poté impegnarsi a contrastare l’espansionismo francese, stipulando nel luglio 1686 una lega difensiva con Spagna, Province unite e Svezia. La formazione della lega di Augusta evidenziò l’isolamento di Luigi XIV e segnò l’inizio della sua parabola discendente, in quanto fu il primo nucleo della coalizione che combatté contro la Francia nella guerra dei nove anni e nella guerra di successione spagnola. Questi nuovi impegni militari chiesero un enorme sforzo finanziario: fu necessario istituire due nuove imposte. Il re ribadiva così il diritto della monarchia di tassare i suoi sudditi senza chiedere il consenso degli Stati generali, ma i privilegiati e il clero riuscirono a sfuggire alle nuove imposte. La popolazione, colpita anche da una carestia nel 1709- 1710 diede vita a diverse rivolte. All’amarezza per le sconfitte si aggiunse per il re il dolore dei lutti familiari: la morte nel 1711 del figlio e l’anno seguente anche del nipote, il duca di Borgogna. L'annuncio della sua morte, il primo settembre 1715, fu accolto con gioia dalla popolazione. Poiché l'erede, Luigi d'Angiò aveva cinque anni, si aprì un nuovo periodo di reggenza. L'INGHILTERRA DALLA RESTAURAZIONE ALLA RIVOLUZIONE Con il ritorno della monarchia nel 1660, la chiesa anglicana venne restaurata nella sua Antica struttura, con i vescovi e con il Monarca come capo supremo. Fu rimesso in vigore il vecchio sistema elettorale. Il Parlamento continuò a condizionare l’azione di Carlo II. D'altra parte, si considerava anche con sospetto la propensione di Carlo per il cattolicesimo, e si preoccupò perciò di stabilire con una serie di provvedimenti precisi limiti all'azione del monarca. Nel 1673 approvò il test act, che, obbligando tutti i funzionari civili e gli ufficiali a giurare fedeltà alla chiesa anglicana, escludeva i cattolici. La preoccupazione del Parlamento si rivolgeva anche alla successione al trono, in quanto Carlo non aveva figli e il fratello Giacomo era cattolico. Fu in questi anni che si diffusero i nomi di thories e wigs per designare i diversi orientamenti politici all'interno della Camera dei comuni. | primi consideravano la monarchia sacra e di origine Divina ed erano legati alla tradizionale struttura della chiesa anglicana, i secondi invece rivendicavano la centralità del Parlamento ed erano favorevoli a una ampia tolleranza nei confronti del non conformismo religioso di matrice protestante. L'ascesa al trono di Giacomo II, acuì il conflitto con il Parlamento, il re accrebbe gli effettivi dell'esercito, e vi immise molti ufficiali cattolici. Quando nel 1688 nacque a Giacomo un erede maschio, il futuro Giacomo IIl che sarebbe stato allevato nella religione cattolica, lo spettro di una dinastia Cattolica spinse i capi dei due partiti a rompere gli indugi. Su richiesta di quattro wigs e di tre thories, lo statolder d'Olanda Guglielmo d'Orange, marito della prima figlia di Giacomo, Maria, sbarcò in Inghilterra a novembre mentre Giacomo fuggiva in Francia. Îl Parlamento considerò questa figa come una rinuncia alla corona, dichiarò il trono vacante e chiamò a regnare insieme Guglielmo III e Maria. Contestualmente il Parlamento approvò un Bill of Right dichiarazione dei diritti che i sovrani si impegnarono a rispettare. Il triennal act del 1694 impose l'obbligo di eleggere un Parlamento almeno fin dalla nascita, altrimenti esse dovrebbero essere conosciute anche dai selvaggi; ne consegue che le idee derivano esclusivamente dalle impressioni suscitate nell'uomo dalla realtà esterna idee di sensazione ad esempio il caldo o dalla realtà interna, ovvero dal suo stesso pensiero. Su queste premesse si fonda la filosofia dell'empirismo, che considera l'esperienza l'unica fonte della conoscenza e il solo criterio di verità della quale dispone la ragione umana: la conoscenza non può che basarsi sui fenomeni. La ragione trova in questo il suo limite invalicabile, e quindi finita e imperfetta ma è l'unica qui la della quale l'uomo dispone. Limiti della ragione Ricollegandosi alla lezione di Locke, anche lo scozzese Hume espresse un netto rifiuto della metafisica tuttavia egli portando alle estreme conseguenze l’empirismo Lockiano piano, sostenne Che dall'esperienza non si possono ricavare i conclusioni certe ma solo probabili. La conoscenza fondata sull'esperienza, utile per orientare i comportamenti dell'uomo, non ha la validità universale è necessaria delle conoscenze matematiche. La polemica contro lo spirito di sistema A differenza di Cartesio, gli illuministi concepivano la ragione non come sistema ma come metodo di analisi. Di qui il carattere anti sistematico della filosofia dei lumi, ostile ai grandi trattati che sul modello di Cartesio, affrontavano in maniera organica ed esaustiva tutti gli aspetti del pensiero, metafisica, logica, e etica, fisica, meccanica e così via. Il dialogo era stato il modello letterario preferito dagli umanisti, la forma tipica della filosofia illuministica era invece il saggio, componimento breve che analizza con metodo scientifico una singola questione, offrendo risultati provvisori, nella consapevolezza che gli sviluppi della ricerca modificheranno in seguito le conclusioni raggiunte, aprendo nuove prospettive di conoscenza e di ulteriore approfondimento. L’idea di progresso L'età dei lumi fu animata da una profonda L'idea di progresso l'età dei lumi fu animata da una profonda fiducia nello sviluppo della civiltà: la luce della ragione avrebbe scacciato le tenebre dell'ignoranza e della superstizione, che avevano dominato fino ad allora la storia dell'umanità. Ma tu no allora una decisiva evoluzione dell'idea del Progresso, concepita dall'illuminismo non più secondo lo schema ciclico degli umanisti, come ritorno in Auge dell'antichità classica, ma come un moto rettilineo, destinato comunque ad affermarsi, tra ostacoli e difficoltà. Idea che riprendeva evidentemente, secolarizzandolo, lo schema della concezione Cristiana della storia come processo teso verso la meta finale della salvezza dell'uomo. Considerando la dimensione terrena della vita dell'uomo, gli illuministi rivendicarono l'autonomia della morale, dell'arte e della politica dalla religione. Dominò in generale il deismo, orientamento di pensiero che portava al riconoscimento cimento dell'esistenza di Dio, come creatore del mondo, solo attraverso la ragione. Era una religione a base razionale, che criticava il dogmatismo delle religioni positive, La Credenza nei miracoli e nella magia piccola le superstizioni, il formalismo di riti e cerimonie. L'economia La capacità di osservare i fenomeni con spirito scientifico diede frutti importanti anche nell'analisi dell'economia, proprio allora nacque l'economia politica come disciplina autonoma rispetto alla scienza dello Stato e alla politica. La fisiocrazia (in greco governo della natura), dal titolo di una raccolta di scritti del principale esponente della scuola, Francois Fresnai, riteneva che solo l’agricoltura fosse creatrice di ricchezza, in quanto produce ogni anno un prodotto netto, dato dalla differenza fra il raccolto e il valore dei fattori impiegati per ottenerla. Quesnay elaborò nel 1756 un quadro economico, che ricostruiva la rete di scambi tra i vari gruppi protagonisti dell'economia: la rima classe è costituita dai proprietari della terra, gli agricoltori, gli unici a produrre ricchezza formano la classe produttiva; alla classe sterile, le cui attività, pur essendo utili non producono ricchezza, appartengono, artigiani, manifatturieri e commercianti i quali trasformano le materie prime o trasportano i prodotti, e inoltre militari, funzionari, ecclesiastici e così via. Come avrebbe dimostrato poi Adam Smith, non è vero che la trasformazione delle materie prime non crea ricchezza. La vera misura del valore è dunque la quantità di lavoro impiegato. AI di là della sua concezione erronea del valore, Quesnay ebbe il merito di introdurre una moderna nozione di classe, legata, non alla condizione giuridica degli individui, ma alla funzione dei gruppi sociali nel processo produttivo. Secondo i fisiocratici, l'economia è retta da leggi naturali che lo stato non deve intralciare, in quanto esse, lasciate libere di agire, garantiscono il raggiungimento del giusto prezzo e quindi dell’equilibrio. Di qui la posizione nettamente liberista della scuola. Rispetto alla teoria fisiocratica, il pensiero di Adam Smith rifletteva il dinamismo di una società come quella inglese. Partendo dalla teoria del valore, egli metteva a nudo i meccanismi dell'Innovazione economica innescata dalla divisione del lavoro. Il lavoratore, specializzandosi in un solo segmento del processo produttivo, è in grado di produrre di più in un tempo minore; in tal modo si rende possibile lo spostamento di manodopera ad altri settori con una crescita complessiva della produzione e una diminuzione dei costi. L’illuminismo ha come una delle correnti principali l’idea di una riforma della società e per questo molti intellettuali illuministi hanno studiato il piano politico scrivendo numerosi saggi. Una delle idee più comuni è quella del giusnaturalismo (vedere allegato 20), che affermava l’esistenza di un diritto superiore rispetto al diritto positivo. Nel ‘600 si afferma una concezione razionalista del diritto naturale e se il potere politico non rispetta quei principi allora è ingiusto. Grozio afferma che i patti vanno rispettati; quando si stipula un patto, questo va rispettato. Grozio pensava che la natura razionale dell’uomo lo portasse a relazionarsi razionalmente con gli altri Uomini, ma sappiamo bene che in realtà c'è sempre qualcuno che non rispetta i patti per conseguire un vantaggio. Per questo il giusnaturalismo moderno nasce in realtà con Thomas Hobbes, che traccia una visione fortemente negativa dell’uomo. L'uomo è animato dalla cupidigia che vince sulla parte razionale. Gli uomini si accordano solo perché tutti vedono la propria vita in costante pericolo; cedono tutti gli individui ad un sovrano assoluto e grazia a questo potere riesce ad ottenere un controllo e una pace assoluta. Questo assolutismo però nasce dalla volontà degli uomini e questo lo distingue da quelle teorie assolutiste che facevano derivare il potere da Dio o da un fatto naturale. La società per Hobbes nasce da un patto. Colui che sviluppò la teoria del diritto naturale è John Locke. La Rivoluzione Americana e quella Francese hanno come base di partenza proprio queste teorie giusnaturalistiche. In Locke la teoria assume una forma liberal-moderata, poiché gli uomini nel patto devono solamente cedere quei diritti necessari per formare un potere ordinato. Queste teorie vengono limitate fortemente dalle monarchie assolute europee. Gli illuministi si trovano di fronte alle monarchie assolute, le repubbliche sono poche e decadenti. Qui c’è il nodo centrale della politica moderna: molti filosofi del secolo dei lumi si interessano ai monarchi assoluti, pensando che possano essere elementi centrali per una riforma sociale grazie al loro potere. Questa è una premessa che contraddistingue la parte centrale del ‘700 in cui si vedono una serie di riforme promosse dall’alto, dai monarchi, che si fanno aiutare da pensatori illuministi. Emblema di questo è l’amicizia tra Voltaire e Federico Il di Prussia o Caterina Il che chiama in Russia Diderot e anche Beccaria, il quale però non si presentò. Questi sono alcuni esempi che possiamo fare. Non si parla di libertà politica in questo periodo ma di libertà culturale, grazie a cui i pensatori potevano pubblicare le proprie opere. Ad esempio, vengono anche emanate delle leggi che limitano le donazioni alle chiese. Uno dei principi dell’illuminismo era quello di condividere ed estendere le idee a più persone possibile per creare la cosiddetta opinione pubblica, ovvero una società che sia in grado di criticare ciò che avviene. C'è ad esempio il rifiuto delle scuole d’istruzione poiché fortemente comandate dalla Chiesa che quindi limitavano la condivisione delle moderne teorie. Nel ‘700 per questo vengono promosse delle riforme scolastiche nella Milano asburgica. Qui c'è un terreno di oggettivo incontro tra i pensatori e il potere assoluto. | monarchi tentano di escludere sempre più la nobiltà dal potere prendendo come ministri personaggi del terzo stato, così come veniva già fatto sotto il regno di Luigi XIV, poiché è preferibile l'ingegno dei filosofi che l'orgoglio della nobiltà. Ecco che qui c'è di nuovo un incontro tra gli illuministi e il potere assoluto. Se guardiamo nell’encyclopédie la definizione di filosofo: il filosofo è un uomo dabbene che agisce sempre in base a ragione, ed unisce a spirito di riflessione e di esattezza buoni costumi e qualità sociale: innestate un sovrano su un filosofo e di tal tempra e avrete un perfetto sovrano. Molti pensano che solo un potere assoluto sia in grado di limitare il volere della nobiltà e della Chiesa. In questo periodo è anche importante la visione dei fisiocrati, una visione liberista dell'economia in cui lo stato non deve assolutamente intervenire perché creerebbe solo danni; da qui un rifiuto della politica mercantilista poiché il mercato si regola da solo. E in questo periodo che viene nascendo l’idea che solo un grande imprenditore è possibile avanzare tecnologicamente, al contrario della piccola proprietà che invece non è in grado di fare ciò. Si è in presenza quindi di un modello pre-capitalista, in cui ci sono salariati che lavorano la terra di un proprietario. Anche i fisiocrati guardano con aspettativa favorevole al potere assoluto e lamentano che nella Francia del ‘700 non ci sia un sovrano assoluto e riformatore. Per creare una libertà economica occorreva liberarsi degli ostacoli e dei limiti, come la libertà del commercio dei grani. Ogni governo temeva che si creasse una carestia, ma con la limitatezza del mercato si creavano grandi speculazioni. Solo un sovrano assoluto ha il potere di liberare la libertà delle merci. Questi fisiocrati sono liberisti ma non liberali. Il liberismo è la teoria della libertà economica per cui il mercato si regola da sé, altra cosa è il liberalismo, ovvero l’idea che ci sono delle libertà fondamentali per l’uomo. L'Italia dà un contributo fondamentale per l’illuminismo europeo. L'’illuminismo nasce in Inghilterra con Locke a fine ‘600 ma nel ‘700 il centro dell'illuminismo europeo è la Francia e infatti la lingua della cultura e della politica è il francese; ma anche in Italia abbiamo dei contributi importanti. Un centro era Milano con Pietro Verri, che ebbe anche un percorso particolare: visse abbastanza lungo, mori nel 1797 ed ebbe una vita abbastanza lungo, riuscendo a vedere Napoleone arrivare a Milano, aderendovi. Gran parte dell’opera di Beccaria è da dire che si deve a Verri. Nel 1776, a Vienna si propone una riforma della tortura sotto l’influsso dell’opera di Beccaria. L’altro centro dell'illuminismo italiano Napoli. A partire dagli anni ’80 il clima cambia radicalmente. In America non c’è nobiltà e dispone di infinite terre, a danno delle popolazioni indigene, avendo così la possibilità di un grande sviluppo. In Europa questo è impossibile. A Napoli, rispetto al primo illuminismo Finanzieri ha un rapporto epistolare con ranklin e scrive che vuole vivere liberamente in America. In Europa si sente l’aria che nell’’89 porterà la Rivoluzione Francese. In Italia fino alla metà degli anni ’80 si guarda con fiducia ad un sovrano illuminato. Anche nel testo di Beccaria, dei delitti e delle pene, si legge che per riformare una società tanto corrotta è necessaria la figura di un sovrano assoluto con il potere di cambiare tutto radicalmente. Per Beccaria il potere assoluto è importante se illuminato poiché elimina la nobiltà e permettono il progresso della società. E significativo il fatto che il padre di Verri in parlamento fa un’arringa in favore della tortura. Verri e Beccaria diventano però funzionari dell’amministrazione asburgica. La scienza della politica: lo spirito delle leggi di Montesquieu (Vedere allegato 22) L'opera più importante di Montesquieu l'esprit Des Lois, lo spirito delle leggi, pubblicata nel 1748, rappresentò un vero manuale della politica settecentesca. Montesquieu modifica la Tradizionale teoria, formulata nel secondo secolo dallo storico greco Polibio, che distingueva le forme di governo in base al numero dei detentori del potere: monarchia (uno), aristocrazia (i migliori), (il popolo) democrazia, e prevedeva anche le rispettive degenerazioni: tirannide, oligarchia (governo dei pochi) e oclocrazia (governo della massa). Per Montesquieu i governi sono essenzialmente tre: il repubblicano, il monarchico e il dispotico. Il governo repubblicano, nel quale o il popolo tutto, democrazia o una parte di esso, aristocrazia, esercita il potere, trova il suo principio nella virtù, ovvero nella disposizione dei cittadini a sacrificare il proprio interesse individuale per garantire il bene della patria e l'interesse comune; se viene meno la virtù la Repubblica non può più reggersi e quindi decade. La monarchia, nella quale uno solo governa si fonda sull'onore ovvero sulle prerogative di ceti. Nel dispotismo invece uno solo leggere lo stato senza leggi né freni, al suo arbitrio; il regime dispotico si fonda perciò sulla paura. | tre tipi di regimi si differenziano anche per la dimensione territoriale: la Repubblica è adatta a piccoli territori, la monarchia ai medi e il dispotismo alle grandi estensioni. Queste leggi agiscono in modo meccanico, necessario: se una repubblica amplia con le conquiste il suo territorio, non può reggersi ma com'era accaduto all'antica Roma, deve per forza di cose evolvere verso un regime monocratico. Quanto al modello repubblicano Montesquieu ne evidenzia con lucidità la crisi: le poche repubbliche sopravvissute vivevano nel culto di un passato comunale ormai anacronistico, e le stesse province unite erano lontane dallo splendore del ‘600. Il quadro politico settecentesco era incentrato invece sulla contrapposizione fra monarchia moderata dispotismo. Come modello di monarchia fondata sulle leggi Montesquieu poneva la Costituzione dell'Inghilterra affermatasi con la gloriosa rivoluzione del 1688: in essa la libertà era fondata come aveva dimostrato Locke, sulla separazione dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Tuttavia a suo parere, erano soprattutto gli ordini intermedi, di regola vale a dire la nobiltà e le varie magistrature che difendendo le loro prerogative, garantiva nel carattere moderato della monarchia, impedendo una sua evoluzione verso il modello dispotico. Non a caso egli poneva l'accento non sul potere legislativo ma su quello giudiziario. Era proprio il ruolo dei parlamenti, ad essere il principale baluardo contro l'assolutismo. Rousseau (Vedere allegato 23) Rousseau fu il principale esponente del filone democratico-radicale. Il suo pensiero si può articolare in due fasi. Nel discorso sulle scienze e sulle Arti e nel discorso sull'origine dell'ineguaglianza, pubblicati rispettivamente nel 1750 e nel 1755, il ginevrino rovesciò l'immagine della società settecentesca della quale andavano orgogliosi di illuministi: lo splendore delle grandi città come Parigi, la raffinatezza delle arti e dei costumi, nascondevano la profonda miseria morale e L'infelicità della massa della popolazione. Rousseau elaborò un radicale rifiuto della stessa società, la quale aveva irrimediabilmente corrotto l'uomo, rendendolo egoista e malvagio. Alla civiltà dell'Europa settecentesca Rousseau contrapponeva i semplici costumi dell'uomo primitivo che, libero da ogni vincolo, non aveva che pochi bisogni ed era guidato solo dall'istinto. La vera filosofia era per lui la semplicità e la naturalezza dell'uomo primitivo. Questa radicale critica della civiltà, che negava l'idea di progresso provoca la rottura i suoi rapporti con gli illuministi. La seconda fase del suo pensiero politico, rappresentata in particolare nel Contratto sociale 1762, prese le mosse dalla conclusione alla quale era giunto nei suoi Discorsi: “l’uomo è nato libero e ovunque è in catene”. Egli era convinto che dopo la nascita della società fosse impossibile per Il 26 agosto 1789 venne approvato il testo che dichiarava i diritti naturali dell'uomo, inalienabili e imprescrittibili, la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. L'eguaglianza giuridica. Con la rivoluzione Costituente del 1789 si affermarono i concetti e i termini del linguaggio politico moderno, a partire dalla distinzione fra destra e sinistra. Nacque Allora il giornale moderno, volto a formare l'opinione pubblica sulla base di un preciso programma politico. L'opera della Costituente Tramontato il ruolo leyès e di Mirabeau, l'iniziativa politica nella Costituente fu assunta per un certo tempo dai cosiddetti anglomani, fautori di una monarchia costituzionale Sul modello inglese. La loro proposta di istituire una camera alta, simile a quella dei Lord, fu però respinta ad ampia maggioranza. In Francia la maggior parte della nobiltà rifiutava in blocco la Costituzione. Su questa la prima divisione nel fronte rivoluzionario. La guida della borghesia rivoluzionaria fu assunta dal cosiddetto triumvirato, composto da Antoine Barnave, da Adrien Duport, Alexandre de Lameth. La Francia fu suddivisa in 83 dipartimenti, di estensione simile; ciascun dipartimento comprendeva iù distretti, i quali erano divisi a loro volta in Cantoni e i Cantoni in comuni. La Borghesia Si assicurò Il controllo di tutte queste amministrazioni locali, rette da funzionari elettivi. Ci fu la nazionalizzazione di tutti i beni ecclesiastici. Avendo tolto alla chiesa tutti i suoi beni, l'assemblea dovete incaricarsi di una sua completa riorganizzazione che fu realizzata con la costituzione civile del clero. Gli ecclesiastici divennero dei funzionari al servizio dello Stato, dal quale ricevevano lo stipendio. La fuga di Varennes Nella notte fra il 20 e il 21 giugno 1791, Luigi XVI tentò di lasciare la Francia con la sua famiglia per rifugiarsi in Belgio, sotto la protezione dell'imperatore d'Austria Leopoldo Il. Luigi XVI non aveva alcuna intenzione di vestire i panni del monarca costituzionale che l'assemblea gli aveva cucito addosso. Egli aveva sempre tenuto contatti segreti con la Spagna e con l'Austria nella speranza di un loro intervento in suo favore. L'assemblea approvò il 4 settembre 1791, il testo della Costituzione che firmò anche Luigi XVI. La Costituente diede vita a una monarchia costituzionale nella quale il sovrano, conservava la titolarità del potere esecutivo, quindi la nomina di ministri, generali e diplomatici, Ma vedeva sensibilmente limitato il suo potere da un'assemblea depositaria del potere legislativo. Oltre all’ ostinata volontà di Luigi XVI di restare fedele alla monarchia assoluta, altri fattori minavano il regime costituzionale del 1791. Intanto una Costituzione ispirata al modello inglese ma monocamerale appariva zoppa, proprio per la mancanza di un sostegno da parte dell'aristocrazia. Un altro motivo di instabilità e di debolezza era il problema religioso. Quando l'assemblea Nazionale impose agli ecclesiastici un giuramento di fedeltà alla Costituzione quasi tutti i vescovi e i parroci si rifiutarono. Sì determinò così nel clero una frattura che fece naufragare l'unità religiosa della nazione. Un ulteriore fattore di accelerazione della crisi fu la guerra. Lo stesso Luigi XVI favorì con ogni mezzo lo scoppio delle ostilità, Nella speranza che le potenze coalizzate avrebbero soffocato nel sangue la rivoluzione e ristabilito il suo potere assoluto. Il re dichiarò guerra all'Imperatore d'Austria Francesco Il e l'Assemblea approvò a larga maggioranza nonostante l'opposizione di Robespierre. | primi insuccessi militari provocarono una ripresa dell'iniziativa rivoluzionaria, che mise sotto accusa il tradimento del re. L'Assemblea legislativa, presso la quale si era rifugiato Luigi XVI, mantenne un atteggiamento attendista, Ma quando si profilò la vittoria dell'insurrezione decise la sospensione del re era formazione di un Consiglio provvisorio. VERSO LA PRIMA REPUBBLICA All'indomani della caduta del re si creò un dualismo istituzionale fra il Comune rivoluzionario, che si era insediato al posto delle precedenti municipalità Travolta dall'insurrezione, e l'Assemblea legislativa, che restava in carica in attesa che fosse eletta a suffragio universale una Convenzione. Un punto di raccordo Fra Questi due poteri in conflitto era il consiglio esecutivo provvisorio, formato dalla stessa Assemblea, nel quale la figura principale era Danton, ministro della giustizia. La Repubblica La Convenzione, riunitasi a Parigi il 20 settembre, il giorno seguente proclamò ufficialmente la repubblica. All’ala destra sedeva il gruppo dei girondini. Alla Gironda si contrapponeva la Montagna (un centinaio di deputati, molti di essi giacobini). Il centro Era occupato dalla Pianura, grosso raggruppamento di personaggi privi di precisa caratterizzazione politica ma interpreti degli interessi profondi maturati nella società francese per effetto della rivoluzione. Fin dall'inizio si sviluppò fra Montagna e Gironda un'aspra lotta politica. Il movimento sanculotto A partire dalla primavera del 1792 il movimento popolare in pose la sua centralità nel processo rivoluzionario. Esso si era formato attraverso un lungo percorso che aveva trasformato la folla indistinta, in una organizzazione militante. | militanti del movimento Popolare furono chiamati sanculotti perché portavano i pantaloni lunghi e non le culottes, calzoni fino al ginocchio utilizzati dalle classi alte. Il termine è riferito a una realtà urbana, e in particolare ai popolani di Parigi. Il sanculotto divenne l'incarnazione del militante e dell'agitatore rivoluzionario, animato dall'odio per l'aristocrazia e da un sentimento di uguaglianza. Era un gruppo socialmente definito. La componente maggioritaria, che aveva anche la guida del Movimento era formata da artigiani e bottegai. Sul piano sociale guardavano con sospetto le posizioni egemoni nell'ambito del mercato e aspiravano a una società di piccoli produttori indipendenti, nella quale ciascuno disponesse di una bottega o di una quantità sufficiente di terra ad assicurargli la sussistenza. Il processo di Luigi XVI —> L'occasione del primo scontro fra gironda e montagna si ebbe riguardo alla sorte del re. Robespierre tentò invano di convincere la convenzione che si trattava di una decisione politica, per la quale non occorreva un processo; ma la Convenzione si pronunciò all'unanimità per la colpevolezza del re. Venne ghigliottinato il 21 gennaio 1793.L'esecuzione del re segnò la simbolica cancellazione della monarchia di diritto divino. La reazion lle monarchi Gli stati europei, avevano mantenuto un atteggiamento prudente, e si Erano preoccupati soprattutto di impedire la diffusione dei Principi rivoluzionari. Del resto non mancavano in Europa zone di potenziale crisi: il Belgio, l'Irlanda, la Polonia. Con l'esecuzione di Luigi XVI si determinò nel 1793 la formazione della prima coalizione antifrancese comprendente Inghilterra, Austria Russia e Prussia, Spagna, Olanda, Portogallo, quasi tutti i principi dell'impero e tutti gli stati italiani, a eccezione di Genova e Venezia. La vittoria della Montagna e la costituzione del 1793 Convinto che solo l'appoggio popolare avrebbe salvato la rivoluzione, Robespierre, vero capo politico della Montagna, nella primavera del 1793 lanciò Il suo attacco alla Gironda, criticando il progetto di costituzione di Condorcet. La sua attenzione si concentrò in particolare sulla proprietà, che ll progetto girondino definiva il diritto di ogni cittadino di godere a suo piacimento dei suoi beni. Robespierre affermò che questo testo era fatto per i ricchi. Presentò perciò un progetto alternativo il 24 aprile. Questa apertura alle richieste popolari mirava a ottenere il sostegno del Movimento sanculotto, che fu Infatti decisivo nel decidere lo scontro fra montagna e gironda. Dopo un fallito tentativo i sanculotti circondarono in armi la convenzione costringendola a votare il decreto di arresto per tutto lo Stato Maggiore girondino. Avendo acquisito il controllo della convenzione, la montagna provvide rapidamente all'approvazione della nuova Costituzione repubblicana il 24 giugno 1798, ispirata ai più radicali principi della democrazia politica. Tuttavia, per quanto concerne la proprietà, la dichiarazione mantenne lo stesso testo di Condorcet. L'emergenza e la nascita del governo rivoluzionario La Costituzione fu sottoposta in luglio Al Plebiscito Popolare, risultando approvata a schiacciante maggioranza. Grande scalpore fece l’assassinio di Marat da parte di un giovane realista. Nell'estate, ai pericoli provenienti dai successi delle Armate nemiche con L'occupazione di Magonza e dagli insorti della Vandea (assedio di Nantes) si aggiunse nelle province del Sud Est la rivolta federalista contro il centralismo della capitale, innescata dai girondini. Prendendo atto di questa situazione, la convenzione decretò la sospensione della Costituzione stabilendo che la Francia sarebbe stata retta da un governo rivoluzionario fino al conseguimento della pace. Si instaura va così la dittatura del comitato di salute pubblica che, coadiuvato dal comitato di sicurezza generale, avrebbe governato la Francia per quasi 10 mesi. Il Comitato, accentrando tutto il potere nelle sue mani, affrontò l'emergenza con straordinaria energia. Per legittimare il grande potere acquisito dal comitato di salute pubblica, Robespierre pronunciò alla convenzione due importanti discorsi nei quali indica nella virtù intesa come volontà di realizzare il bene comune, la principale ispirazione della politica del terrore, necessaria per superare le tempeste della rivoluzione. L'eliminazione delle fazioni e il grande terrore Per consolidare il governo rivoluzionario, Robespierre e il gruppo montagnardo decisero di eliminare le fazioni politiche che da poli opposti ne contestavano l'azione. Dapprima furono colpiti gruppi di sinistra, Il principale esponente delle posizioni estremiste era Jacques Hebert, autore di un giornale molto popolare. Accusato di trame eversive, fu ghigliottinato, furono condannati a morte gli indulgenti, i cui principali esponenti erano Danton e il giornalista Desmoulins, favorevoli a un ritorno al regime costituzionale che ponesse fine al terrore. Il 9 termidoro —> superata l'emergenza, la maggioranza della convenzione riteneva ormai inutile la pratica del terrore. Si annodò così la congiura, che portò il 27 luglio 1794 alla messa in stato di accusa di Robespierre in una drammatica seduta della Convenzione. Il giorno seguente Robespierre salì sulla ghigliottina. Apparve subito evidente che nell’ eterogenea coalizione di forze che aveva ispirato il 9 termidoro erano nettamente prevalenti i gruppi di orientamento moderato e conservatore. La borghesia rivoluzionaria voleva riprendere il controllo delle istituzioni e ripristinare la libertà economica, liquidando il movimento Popolare. Fu questo il segno caratteristico della cosiddetta reazione termidoriana, periodo compreso fra il 10 termidoro e lo stabilimento della Costituzione del 1795. La liquidazione del movimento popolare La crisi economica determinò una ripresa del movimento popolare, che cominciava a rimpiangere la politica sociale del governo robespierrista. Per la prima volta la forza militare intervenne a difesa dell'ordine interno: la giornata segnò la fine del Movimento Popolare. Segui il cosiddetto terrore bianco: centinaia di Giacobini ed i militanti della sinistra furono deportati, perseguitati e uccisi. La costituzioni 1795 (Vedere allagato 26) Morto nel frattempo in carcere il figlio di Luigi XVI, per i legittimisti l'erede al trono diventava il fratello del re, il conte di Provenza Luigi XVIII. Anche per contrastare manovre volte alla restaurazione della monarchia, il termidoriani decisero di procedere alla elaborazione di una nuova Costituzione repubblicana in sostituzione di quella democratica del 1793. Il testo presentava dopo una dichiarazione dei diritti una dichiarazione dei doveri che mostrava l'orientamento dei convenzionali: la rivoluzione era finita, tutti dovevano sottomettersi alle leggi. Il potere esecutivo fu affidato a un direttorio di 5 membri, uno dei quali era sostituito ogni anno. La costituzione, approvata dal plebiscito popolare, entrò in funzione il 26 ottobre 1795. Già prima di questa data apparve evidente la fragilità dei nuovi equilibri istituzionali. Infatti i termidoriani, per assicurarsi il controllo dei consigli fecero votare dalla Convenzione alla fine di agosto un decreto per effetto del quale i due terzi dei futuri deputati avrebbero dovuti essere eletti nel seno della stessa Convenzione. L’insurrezione monarchica e la congiura per l’uguaglianza: il decreto dei due terzi provocò la reazione dei monarchi che il 5 ottobre 1795 assalirono in armi la Convenzione. Il tentativo fu sventato grazie all’energica difesa organizzata da Barras. Alla repressione contribuì Napoleone Bonaparte, che iniziò da questo momento la sua carriera. L'instabilità del regime direttoriale Tutta l'età della direttorio fu caratterizzata da continue oscillazioni, che provocarono una cronica instabilità politica e istituzionale. Il regime non riuscì a consolidare La Repubblica soprattutto per l'impossibilità di sanare la profonda frattura creatasi nella società francese per effetto degli eventi rivoluzionari. Esso fu costretto a lottare su due fronti: a destra i monarchici, a sinistra le forze legate in vario modo all'esperienza giacobina e al movimento popolare. Le realizzazioni dell'età del Direttorio Nell'età del direttorio giunsero a compimento alcuni processi messi in moto dagli eventi rivoluzionari. Intanto si stabilì definitivamente, come conseguenza dello scisma religioso, la separazione fra Stato e chiesa. Fu portata anche a termine la vendita dei beni nazionali. Infine il direttorio pose fine all'esperienza degli assegnati, completamente svalutati. Dopo la vittoria di Fleurus le armate francesi occuparono il Belgio e l'Olanda. Il 16 maggio e il 22 luglio 1795 furono firmati a Basilea trattati di pace con la Prussia e la Spagna. La prima campagna d'Italia | piani predisposti dal Direttorio per la campagna del 1796 prevedevano che l'offensiva principale contro l'Austria si svolgesse sul Reno, mentre allarmata d'Italia, il cui comando fu affidato a Napoleone Bonaparte, doveva svolgere una funzione diversiva. Napoleone pur disponendo di un'armata inferiore per numero al nemico e male equipaggiata, attraversate le Alpi dal passo di Cadibona, batté separatamente l'esercito sardo e quello austriaco, costringendo il re di Sardegna a firmare l'armistizio di Cherasco. Quindi aggirò le forze austriache attraverso il Po a Piacenza ed entrò a Milano. Napoleone riprese l'offensiva penetrando dal Trentino in territorio nemico, e giunse con le sue avanguardie a 100 km da Vienna. Napoleone impose agli stati italiani trattati che prevedevano il pagamento di ingenti somme di denaro e il trasferimento a Parigi di molti quadri e opere d'arte, inoltre costrinse il papà acceder gli Ferrara, Bologna e la Romagna. L'adesione alla coalizione costò molto cara anche al re di Napoli. Un esercito francese occupò il regno, sul cui trono si insediò il fratello maggiore di Napoleone, Giuseppe. Napoleone riunì gli stati alleati della Francia in una Confederazione del Reno sottoposta di fatto al suo controllo. La Repubblica batava si trasformò in regno d'Olanda, affidato a un altro fratello di Napoleone, Luigi. La quarta coalizione: fu il re di Prussia Federico Guglielmo III, allarmato dall' influenza francese in Germania, a riaprire il conflitto alleandosi nella quarta coalizione con Russia e Inghilterra. A Londra era morto Pete, il grande nemico di Napoleone, ma la sua politica fu proseguita dal suo erede, il ministro degli esteri Robert Stewart visconte di Castelreach. Napoleone sconfisse i Prussiani ed entrò a Berlino mentre Federico Guglielmo si rifugiava presso lo zar. Più difficile fu la successiva campagna contro la Russia, che fu battuta comunque a Friedland. Napoleone durissimo con la Prussia, costretta a cedere tutti i territori fra il Reno e l'Elba. La confederazione del Reno comprendeva a questo punto tutti gli stati tedeschi tranne Prussia e Austria. Il blocco continentale Rimasta sola di fronte alla potenza francese, l'Inghilterra pensò di approfittare del suo strapotere navale per proclamare il blocco delle coste francesi, in modo da controllare le navi, soprattutto statunitensi, che commerciavano con la Francia. Napoleone vendette agli Stati Uniti per 15 milioni di dollari il territorio della Louisiana, cedutogli dalla Spagna 3 anni prima. Si sviluppò fra Inghilterra e Stati Uniti una crescente tensione che sarebbe sfociata nella guerra del 1812-1814. Napoleone controllando ormai gran parte dell'Europa, vietò ogni commercio fra il continente e l'Inghilterra. In tal modo il conflitto commerciale degli anni precedenti cambio natura: ormai il blocco mirava a strangolare l'economia inglese nell'intento di obbligare Londra a chiedere la pace. Anche il papa fu obbligato con la forza a sostenere il blocco. L'intervento in Spagna: Napoleone si accordò con la Spagna per occupare il Portogallo che era alleato dell'Inghilterra ed era uno snodo centrale del Commercio inglese. Lisbona fu occupata dalle forze francesi nel novembre 1807 e la famiglia reale su costretta a fuggire in Brasile. Se non che in quel mentre si ebbe in Spagna una crisi dinastica, Napoleone colse allora l'occasione per imporre la sua volontà e per dare nel maggio 1808 la corona al fratello Giuseppe. L'ostilità dei madrileni nei confronti dei Francesi provocò un violento tumulto represso dai francesi con la fucilazione degli insorti. Napoleone riuscì con la forza delle armi a entrare a Madrid il 4 dicembre 1808 e a ripristinare il potere del fratello ma, chiamato in patria dal pericolo di un attacco da parte dell'Austria, non poté ottenere vittorie risolutive. La quinta coalizione e il secondo matrimonio di Napoleone Mentre Napoleone era impegnato in Spagna, l'Austria, si unì all'Inghilterra nella quinta coalizione e passò all'offensiva in Baviera. Il 12 Maggio Napoleone entrò per la seconda volta a Vienna. Poi inflisse agli austriaci una nuova sconfitta ad Agram. l'Austria con la pace di Vienna dovette cedere Salisburgo alla Baviera, la Galizia settentrionale al Granducato di Varsavia e quella orientale alla Russia. Nell'intento di consolidare la sua dinastia, Napoleone pensava a un erede maschio. La vittoria sull' Austria gliene diede l'occasione. Il nuovo ministro degli Esteri il principe di Metternich- Winneburg convinse la corte di Vienna a concedere a Napoleone la mano di una principessa asburgica. Dopo aver divorziato da Josephine, Napoleone sposò Maria Luisa che gli diede l'anno successivo Napoleone Francesco. La società napoleonica La natura autoritaria del regime è evidenziata dal potente apparato poliziesco organizzato dal ministro Joseph Fouché sulla sottomissione del clero, impegnato dal catechismo a inculcare la riconoscenza verso l'imperatore, l'obbedienza al governo, il dovere di rispondere alla coscrizione militare e di pagare le imposte. Quando nel giugno 1800, Napoleone scese per la seconda volta in Italia, la situazione politica era profondamente diversa rispetto al 1796. | drammatici eventi del 1799 avevano dimostrato che il progetto dell'unificazione nazionale non era ancora maturo a causa dell'arretratezza culturale e civile soprattutto rurale della popolazione italiana. La repubblica italiana, che si estendeva a est fino all’ Adige, ovest fino al Sesia, fu governata di fatto dal patrizio milanese Francesco Melzi. Con la proclamazione dell'impero la Repubblica si trasformò in regno il 17 marzo 1805 una deputazione italiana a Parigi offrì all'imperatore la corona di re d'Italia, che egli assunse in una solenne cerimonia svoltasi nel Duomo di Milano. Il Regno d'Italia fu interamente sottomesso all'autorità di Napoleone. L'amministrazione e la legislazione dell'Italia napoleonica le conseguenze più positive della dominazione napoleonica nella penisola vanno cercate senza dubbio nell'organizzazione amministrativa e nella legislazione. L'accentramento amministrativo portò alla formazione di un'organizzazione finanziaria regolare ed efficiente e di un apparato burocratico uniforme e razionale, ordinato gerarchicamente intorno alla figura del precetto. Anche per quanto riguarda l'economia la penisola fu interamente asservita agli interessi della Francia e del sistema Napoleonico. Il regime napoleonico impiantò per la prima volta nella penisola un sistema organico di istruzione pubblica, ed ebbe il merito di avviare una scuola elementare gratuita e obbligatoria. La crisi religiosa Esaltato dal trionfo di Vienna, il 17 maggio 1809 Napoleone dichiarò decaduto il potere temporale e incorporò nell'Impero Lazio e Umbria. Qando seppe che Pio VII lo aveva scomunicato, dietro ordine di deportarlo nel palazzo vescovile di Savona. Il clero e il mondo cattolico divenne un importante fattore di opposizione al regime. Il disegno di Napoleone cinico, di servirsi della religione come strumento del proprio potere era fallito: progressivamente il cattolicesimo riacquistò la sua influenza sulla società, radicandosi in particolare nelle masse rurali. La rinascita dello spirito nazionale L’altro fattore di crisi del dominio Napoleonico fu la rinascita dello spirito nazionale e del desiderio di indipendenza degli Stati soggetti alla dominazione francese. Dopo la disfatta di Genant, la Prussia avvia proprio in vista della riscossa, un processo di riforme e di modernizzazione. La Prussia si pose così alla guida della Guerra di Liberazione. La disfatta russa Alessandro primo, personalità complessa e ambigua, si atteggiava a sovrano liberale, disposto a dare una Costituzione alla Russia; di fatto mise in atto una politica espansionistica. Da tempo la sua intesa con Napoleone si era logorata. Danneggiata dal blocco continentale, che penalizzava le sue esportazioni agricole la Russia era anche colpita dalla Rinascita della Polonia e dall'espansione francese sul Baltico; per parte sua Napoleone era da tempo risoluto a sciogliere questo nodo con la forza. Il 24 giugno 1812 prese l'iniziativa passando il con fiume il confine del fiume Niemen con un'armata. Î generali russi per evitare lo scontro in campo aperto si ritirarono distruggendo ogni risorsa disponibile. L'esercito francese quando giunse a Mosca il 14 settembre era decimato dalle perdite e dalle diserzioni, Napoleone si trovò in una situazione senza uscita in quanto Alessandro non rispose alle sue richieste di trattativa. Fu costretto perciò a metà ottobre a ordinare la ritirata. Napoleone riuscì tuttavia a sconfiggere le forze prussiane e russe cacciandole aldilà dell'Elba. L’ago della bilancia divenne a questo punto l'Austria legata dinasticamente per il tramite di Maria Luisa a Napoleone. Ma Metternich si schierò con Russia Prussia Svezia e Inghilterra nella stessa coalizione. Molto più numeroso di quello francese, L'esercito degli alleati ottenere una vittoria decisiva a Lipsia. Si faceva strada nello schieramento francese il tradimento: per salvare il suo trono, Gioacchino Murat accettò di collaborare con gli austriaci nell'offensiva contro il Regno d'Italia. Il ministro degli Esteri inglese Castelreagh rafforzò con il patto di Chamounit l'unità della coalizione fra Inghilterra Prussia Austria e Russia. Alla fine Napoleone fu costretto a ritirarsi a Fontainebleau. Il 3 aprile il Senato napoleonico dichiarava decaduto l'imperatore e chiamava al trono Luigi XVIII di Borbone. Il 6 aprile Napoleone abdicò. Naturalmente Luigi XVIII rifiutava la Costituzione proposta Dal Senato egli tornava sul trono come legittimo sovrano, non perché chiamato dal popolo, ma concesse il 4 giugno una carta ispirata al modello inglese. L'avventura dei 100 giorni Intanto Napoleone all'Elba era informato dai suoi emissari del crescente malumore della popolazione nei confronti dei Borbone, a causa della difficile situazione economica, della smobilitazione dell'Esercito, dell'offensiva clericale e dall'arroganza di emigrati. Napoleone decise allora di lasciare l'isola, sbarcato presso Cannes fu accolto trionfalmente dalla popolazione. Le truppe inviate per arrestarlo passarono dalla sua parte. Il 20 marzo 1815 raggiunse Parigi mentre Luigi XVIII fuggiva in Belgio. Appresa la notizia della fuga, giunse a Vienna, Inghilterra Austria Prussia e Russia rinnovarono la loro alleanza. Quando fu informato della fuga del cognato, Gioacchino Murat dichiarò guerra all'Austria e risali con le sue truppe la penisola lanciando da Rimini una proclama nel quale esortava gli italiani a liberarsi dal dominio straniero. Fu sconfitto a Tolentino e dovette abbandonare l'Italia e rifugiarsi in Corsica. Napoleone vuole dare un volto liberale al suo potere varando una riforma costituzionale sottoposta al plebiscito popolare. Ma la borghesia e i notabili rimasero freddi di fronte a una nuova avventura che rischiava di costare molto cara alla Francia. Napoleone attaccò le forze nemiche, comandate dal Duca di Wellington, in Belgio, prima che gli eserciti Rossi austriaco potessero raggiungere il campo di battaglia, ma fu sconfitto a Waterloo il 18 giugno 1815. Consegnatosi agli inglesi, Napoleone fu da questi relegato nell'isola di Sant'Elena, dove sarebbe morto il 5 maggio 1821.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved